Badia Pozzeveri (LU) : lo scavo bioarcheologico di un monastero lungo la via Francigena, 2015
L'articolo descrive sinteticamente i risultati delle prime cinque campagne di scavo alla ... more L'articolo descrive sinteticamente i risultati delle prime cinque campagne di scavo alla Badia di Pozzeveri (LU).
All in-text references underlined in blue are linked to publications on ResearchGate, letting you... more All in-text references underlined in blue are linked to publications on ResearchGate, letting you access and read them immediately.
Risultati preliminari delle indagini archeologiche condotte in Piazza Mazzini (popolarmente detta... more Risultati preliminari delle indagini archeologiche condotte in Piazza Mazzini (popolarmente detta piazza Mercurio) tra 2011 e 2012 nell'ambito dei lavori PIUSS.
Il discreto numero di riesumazioni di corpi di personaggi illustri avvenute negli ultimi anni, a ... more Il discreto numero di riesumazioni di corpi di personaggi illustri avvenute negli ultimi anni, a seguito di progetti paleopatologici o durante il restauro di complessi scultorei e architettonici, ci permette, in questo ambito preciso, di svolgere alcune considerazioni che riguardano l’apporto conoscitivo che può derivare da un approccio archeologico. In particolare l’archeologia ha affinato ormai da tempo alcune metodiche che si possono rivelare utili all’indagine dei sepolcri monumentali, affiancando le altre discipline che, come nel caso di Gian Gastone (1671-1737), ultimo Granduca de’ Medici, abbiamo visto concorrere alla ricostruzione storico-biologica. In realtà il tipo di approccio non differisce da quello che generalmente viene impiegato, o almeno dovrebbe esserlo, per qualsiasi tipo di inumazione di interesse archeologico e le differenze che è possibile cogliere sono dovute più alla singolarità del contesto di studio che non all’impostazione teorico metodologica generale. Un sarcofago chiuso costituisce un bacino stratigrafico a sé stante e può essere indagato archeologicamente distinguendo la successione delle azioni che hanno portato alla deposizione dei vari oggetti e dei materiali di corredo, oltre che del corpo del defunto o dei defunti, nel caso di un utilizzo prolungato della tomba; allo stesso modo le azioni di asportazione di materiali possono essere delineate come azioni negative di impoverimento del deposito, così come possono verificarsi azioni di trasformazione, ad esempio a causa dell’intrusione spontanea di animali. I vari cambiamenti apportati artificialmente possono essere esaminati cronologicamente e può essere costruita una cronologia relativa delle azioni succedutesi nel tempo. L’analisi dei fattori tafonomici, cioè dei cambiamenti che si verificano internamente al sepolcro, senza l’intervento antropico esterno, a causa della trasformazione progressiva dei tessuti organici, che possono evolvere in modi differenti, dalla mummificazione al disfacimento completo, permette di acquisire informazioni sulla deposizione originaria, sui fattori ambientali al momento della sepoltura, sulla gestualità o pseudo gestualità funeraria. Osservando alcuni casi specifici potremo cogliere le problematiche connesse allo studio archeologico delle tombe monumentali e cercare di notare alcune caratteristiche che si verificano in contesti simili e che trovano interessanti paralleli con il caso veronese. Il complesso funerario formato dall’ambiente ipogeo contenente i resti dell’ultimo granduca mediceo e di otto individui infantili ha rappresentato probabilmente la scoperta più imprevista ed importante della prima fase del Progetto Medici. Mentre infatti le altre sepolture indagate tra il 2004 e il 2005 erano già state oggetto di ricognizione negli anni ’40 per iniziativa di Gaetano Pieraccini, la piccola cripta di Gian Gastone non era stata più visitata, almeno ufficialmente, fin dal lontano 1858. Si era perfino persa la memoria dell’esistenza del vano sotterraneo e grande è stata la sorpresa nel trovarsi di fronte non ad un semplice loculo, come era accaduto per le altre tombe che abbiamo avuto l’opportunità di esplorare, ma ad una vera e propria camera sepolcrale, la cui costruzione, forse risalente alle prime fasi di edificazione della Cappella dei Principi, è sicuramente anteriore alla deposizione dell’ultimo Granduca. La scoperta della “cripta nella cripta” ha creato del resto non poche difficoltà operative, obbligandoci ad adeguare la strategia dell’intervento alla nuova realtà sotterranea: un ambiente di ridotte dimensioni reso ancora più malagevole dalle tracce della grande alluvione fiorentina del 1966. L’analisi archeologica ha dimostrato che l’apparente marginalità della localizzazione topografica della tomba di Gian Gastone, la cui epigrafe terragna era posizionata dietro l’altare della cripta medicea, è compensata dalla sua vicinanza con la parte più sacra dell’edificio sepolcrale, la porzione presbiterale, e dalla sistemazione che è stata data al sarcofago plumbeo, posto al centro del sottostante vano ipogeo, ai piedi della scala di accesso, su una seduta di ascendenza etrusca che evoca nella sua stessa definizione architettonica il legame con uno dei motivi più insistiti della propaganda medicea. Le dimensioni veramente imponenti del sarcofago di piombo, giustificate dalla mole altrettanto imponente della salma di un uomo che negli ultimi anni di vita era affetto da un’evidente obesità, danno maggior risalto alla sua preminenza sugli altri individui, bambini senza nome della famiglia Medici, che occupavano gli spazi circostanti della seduta. Nel posizionare i corpi nella cripta i Lorena avevano seguito un ordine preciso, non scevro da alcune scelte di carattere simbolico. In particolare la volontà di rendere omaggio postumo all’ultimo rappresentante di casa Medici, già manifestatasi a suo tempo al momento delle esequie del 1737, e di giustificare il proprio dominio su Firenze e la…
In the summers of 2005 and 2006 the paleopathology team of the University of Pisa carried out a s... more In the summers of 2005 and 2006 the paleopathology team of the University of Pisa carried out a survey in north-eastern Sicily to investigate the funerary structures of Modern Age attested there, but still largely ignored and misunderstood. A particular kind of funerary apparatus is preserved in the crypts under the churches: after the death, the corpses of laymen and priests were placed in special structures named “colatoi” (“strainer rooms” used to desiccate the bodies, eliminating the bodily fuids). Two typologies are identified: the “sitting colatoi” and the “horizontal colatoi”; the survey permitted to propose an interpretation about their use and destination. An inventory of the abundant human mummiàed remains still in situ was also drawn up. The research was extended to the draining and mummification practices attested in other regions of southern Italy in the XVIII and XIX centuries, with a reflection about the concept of death in terms of duration and of secondary burial first developed by Hertz and Van Gennep. From the present study it emerges how these concepts, which seemed to have been uprooted by the Catholic Church, tenaciously resisted in the heart of modern Mediterranean Europe.
Relazione preliminare sui risultati degli scavi archeologici condotti in Piazza degli Aranci a Ma... more Relazione preliminare sui risultati degli scavi archeologici condotti in Piazza degli Aranci a Massa tra 2011 e 2012 in occasione degli interventi P.I.U.S.S. (piano integrato di sviluppo urbano sostenibile)
OBJECTIVE To differentially diagnose a calcified formation recovered from a 13th century AD grave... more OBJECTIVE To differentially diagnose a calcified formation recovered from a 13th century AD grave from the Tuscan monastery of Badia Pozzeveri, Lucca, Italy. MATERIALS A calcified formation from the thoraco-abdominal region of a skeleton buried in the monastery cemetery. METHODS Cone Beam Computed Tomography, Scanning Electron Microscope and Energy Dispersive X-Ray Spectroscopy. RESULTS A hollow, calcified ovoid formation was identified as typical of a hydatid cyst, permitting the diagnosis of cystic echinococcosis in a 35-45year-old female. CONCLUSIONS The study reveals the circulation of the parasite Echinococcus granulosus in the region of Lucca in late medieval Tuscany. SIGNIFICANCE This finding is the fourth case of cystic echinococcosis from an archaeological context in Italy and provides insight into environmental conditions that appear to have affected members of a community, irrespective of social status. LIMITATIONS Caution and the application of multiple analyses must be exercised in the differential diagnosis to discriminate among calcified formations. SUGGESTIONS FOR FURTHER RESEARCH Analysis of stable isotopes of the calcified formation, such as 15N and 13C, in order to compare them with isotopic values of the host individual and to further confirm the parasitic origin of the find.
This paper describes the activities performed by the students of the course of funerary archaeolo... more This paper describes the activities performed by the students of the course of funerary archaeology held at the Division of Palaeopathology of Pisa University in collaboration with the Institute for Computational Linguistics (ILC) of the National Research Council (CNR) in Pisa in the period April-June 2014. The lessons, which used a Content and Language Integrated Learning (CLIL) approach, were aimed at studying the funerary beliefs and burial practices in Italy and England in the Middle Ages. The 2014 course followed on from the courses of the year 2012 (focused on the more general issue of taphonomy; primary and secondary burials; single, double, or multiple burials), and 2013 (which examined the world of the ancient Romans and their burial customs of cremation and inhumation). The lessons were conducted by using extracts from self-contained specialized texts that were simple to read and that offered the basic concepts of medieval funerary archaeology. The students were supported ...
The Capuchins crypt in Savoca (Sicily) is well known for hosting an interesting collection of mal... more The Capuchins crypt in Savoca (Sicily) is well known for hosting an interesting collection of male mummies, dating back to XVIII-XIX century. During a preliminary survey of the human remains, we examined eleven additional isolated skeletonized heads. One of these heads was a badly preserved calva, lacking right temporal and parts of sphenoid and occipital bones. It showed diffusely closed sutures, belonging to an old male (over 60 years). A Wormian bone in the lambdoid suture and a honeycomb-like structure in the left orbit were also observed. Twelve parietal and sphenoidal lytic areas were found at macroscopic examination: six of them were evident only on the inner surface and one only on the external aspect of skull vault. The largest diameter of the lesions ranged between 21 and 3 mm. Radiography and CT highlighted the true extent of the lesions, more pronounced within the diploic layer. Samples from the largest and one of the smaller lesions underwent scanning electron microscop...
Badia Pozzeveri (LU) : lo scavo bioarcheologico di un monastero lungo la via Francigena, 2015
L'articolo descrive sinteticamente i risultati delle prime cinque campagne di scavo alla ... more L'articolo descrive sinteticamente i risultati delle prime cinque campagne di scavo alla Badia di Pozzeveri (LU).
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Risultati preliminari delle indagini archeologiche condotte in Piazza Mazzini (popolarmente detta... more Risultati preliminari delle indagini archeologiche condotte in Piazza Mazzini (popolarmente detta piazza Mercurio) tra 2011 e 2012 nell'ambito dei lavori PIUSS.
Il discreto numero di riesumazioni di corpi di personaggi illustri avvenute negli ultimi anni, a ... more Il discreto numero di riesumazioni di corpi di personaggi illustri avvenute negli ultimi anni, a seguito di progetti paleopatologici o durante il restauro di complessi scultorei e architettonici, ci permette, in questo ambito preciso, di svolgere alcune considerazioni che riguardano l’apporto conoscitivo che può derivare da un approccio archeologico. In particolare l’archeologia ha affinato ormai da tempo alcune metodiche che si possono rivelare utili all’indagine dei sepolcri monumentali, affiancando le altre discipline che, come nel caso di Gian Gastone (1671-1737), ultimo Granduca de’ Medici, abbiamo visto concorrere alla ricostruzione storico-biologica. In realtà il tipo di approccio non differisce da quello che generalmente viene impiegato, o almeno dovrebbe esserlo, per qualsiasi tipo di inumazione di interesse archeologico e le differenze che è possibile cogliere sono dovute più alla singolarità del contesto di studio che non all’impostazione teorico metodologica generale. Un sarcofago chiuso costituisce un bacino stratigrafico a sé stante e può essere indagato archeologicamente distinguendo la successione delle azioni che hanno portato alla deposizione dei vari oggetti e dei materiali di corredo, oltre che del corpo del defunto o dei defunti, nel caso di un utilizzo prolungato della tomba; allo stesso modo le azioni di asportazione di materiali possono essere delineate come azioni negative di impoverimento del deposito, così come possono verificarsi azioni di trasformazione, ad esempio a causa dell’intrusione spontanea di animali. I vari cambiamenti apportati artificialmente possono essere esaminati cronologicamente e può essere costruita una cronologia relativa delle azioni succedutesi nel tempo. L’analisi dei fattori tafonomici, cioè dei cambiamenti che si verificano internamente al sepolcro, senza l’intervento antropico esterno, a causa della trasformazione progressiva dei tessuti organici, che possono evolvere in modi differenti, dalla mummificazione al disfacimento completo, permette di acquisire informazioni sulla deposizione originaria, sui fattori ambientali al momento della sepoltura, sulla gestualità o pseudo gestualità funeraria. Osservando alcuni casi specifici potremo cogliere le problematiche connesse allo studio archeologico delle tombe monumentali e cercare di notare alcune caratteristiche che si verificano in contesti simili e che trovano interessanti paralleli con il caso veronese. Il complesso funerario formato dall’ambiente ipogeo contenente i resti dell’ultimo granduca mediceo e di otto individui infantili ha rappresentato probabilmente la scoperta più imprevista ed importante della prima fase del Progetto Medici. Mentre infatti le altre sepolture indagate tra il 2004 e il 2005 erano già state oggetto di ricognizione negli anni ’40 per iniziativa di Gaetano Pieraccini, la piccola cripta di Gian Gastone non era stata più visitata, almeno ufficialmente, fin dal lontano 1858. Si era perfino persa la memoria dell’esistenza del vano sotterraneo e grande è stata la sorpresa nel trovarsi di fronte non ad un semplice loculo, come era accaduto per le altre tombe che abbiamo avuto l’opportunità di esplorare, ma ad una vera e propria camera sepolcrale, la cui costruzione, forse risalente alle prime fasi di edificazione della Cappella dei Principi, è sicuramente anteriore alla deposizione dell’ultimo Granduca. La scoperta della “cripta nella cripta” ha creato del resto non poche difficoltà operative, obbligandoci ad adeguare la strategia dell’intervento alla nuova realtà sotterranea: un ambiente di ridotte dimensioni reso ancora più malagevole dalle tracce della grande alluvione fiorentina del 1966. L’analisi archeologica ha dimostrato che l’apparente marginalità della localizzazione topografica della tomba di Gian Gastone, la cui epigrafe terragna era posizionata dietro l’altare della cripta medicea, è compensata dalla sua vicinanza con la parte più sacra dell’edificio sepolcrale, la porzione presbiterale, e dalla sistemazione che è stata data al sarcofago plumbeo, posto al centro del sottostante vano ipogeo, ai piedi della scala di accesso, su una seduta di ascendenza etrusca che evoca nella sua stessa definizione architettonica il legame con uno dei motivi più insistiti della propaganda medicea. Le dimensioni veramente imponenti del sarcofago di piombo, giustificate dalla mole altrettanto imponente della salma di un uomo che negli ultimi anni di vita era affetto da un’evidente obesità, danno maggior risalto alla sua preminenza sugli altri individui, bambini senza nome della famiglia Medici, che occupavano gli spazi circostanti della seduta. Nel posizionare i corpi nella cripta i Lorena avevano seguito un ordine preciso, non scevro da alcune scelte di carattere simbolico. In particolare la volontà di rendere omaggio postumo all’ultimo rappresentante di casa Medici, già manifestatasi a suo tempo al momento delle esequie del 1737, e di giustificare il proprio dominio su Firenze e la…
In the summers of 2005 and 2006 the paleopathology team of the University of Pisa carried out a s... more In the summers of 2005 and 2006 the paleopathology team of the University of Pisa carried out a survey in north-eastern Sicily to investigate the funerary structures of Modern Age attested there, but still largely ignored and misunderstood. A particular kind of funerary apparatus is preserved in the crypts under the churches: after the death, the corpses of laymen and priests were placed in special structures named “colatoi” (“strainer rooms” used to desiccate the bodies, eliminating the bodily fuids). Two typologies are identified: the “sitting colatoi” and the “horizontal colatoi”; the survey permitted to propose an interpretation about their use and destination. An inventory of the abundant human mummiàed remains still in situ was also drawn up. The research was extended to the draining and mummification practices attested in other regions of southern Italy in the XVIII and XIX centuries, with a reflection about the concept of death in terms of duration and of secondary burial first developed by Hertz and Van Gennep. From the present study it emerges how these concepts, which seemed to have been uprooted by the Catholic Church, tenaciously resisted in the heart of modern Mediterranean Europe.
Relazione preliminare sui risultati degli scavi archeologici condotti in Piazza degli Aranci a Ma... more Relazione preliminare sui risultati degli scavi archeologici condotti in Piazza degli Aranci a Massa tra 2011 e 2012 in occasione degli interventi P.I.U.S.S. (piano integrato di sviluppo urbano sostenibile)
OBJECTIVE To differentially diagnose a calcified formation recovered from a 13th century AD grave... more OBJECTIVE To differentially diagnose a calcified formation recovered from a 13th century AD grave from the Tuscan monastery of Badia Pozzeveri, Lucca, Italy. MATERIALS A calcified formation from the thoraco-abdominal region of a skeleton buried in the monastery cemetery. METHODS Cone Beam Computed Tomography, Scanning Electron Microscope and Energy Dispersive X-Ray Spectroscopy. RESULTS A hollow, calcified ovoid formation was identified as typical of a hydatid cyst, permitting the diagnosis of cystic echinococcosis in a 35-45year-old female. CONCLUSIONS The study reveals the circulation of the parasite Echinococcus granulosus in the region of Lucca in late medieval Tuscany. SIGNIFICANCE This finding is the fourth case of cystic echinococcosis from an archaeological context in Italy and provides insight into environmental conditions that appear to have affected members of a community, irrespective of social status. LIMITATIONS Caution and the application of multiple analyses must be exercised in the differential diagnosis to discriminate among calcified formations. SUGGESTIONS FOR FURTHER RESEARCH Analysis of stable isotopes of the calcified formation, such as 15N and 13C, in order to compare them with isotopic values of the host individual and to further confirm the parasitic origin of the find.
This paper describes the activities performed by the students of the course of funerary archaeolo... more This paper describes the activities performed by the students of the course of funerary archaeology held at the Division of Palaeopathology of Pisa University in collaboration with the Institute for Computational Linguistics (ILC) of the National Research Council (CNR) in Pisa in the period April-June 2014. The lessons, which used a Content and Language Integrated Learning (CLIL) approach, were aimed at studying the funerary beliefs and burial practices in Italy and England in the Middle Ages. The 2014 course followed on from the courses of the year 2012 (focused on the more general issue of taphonomy; primary and secondary burials; single, double, or multiple burials), and 2013 (which examined the world of the ancient Romans and their burial customs of cremation and inhumation). The lessons were conducted by using extracts from self-contained specialized texts that were simple to read and that offered the basic concepts of medieval funerary archaeology. The students were supported ...
The Capuchins crypt in Savoca (Sicily) is well known for hosting an interesting collection of mal... more The Capuchins crypt in Savoca (Sicily) is well known for hosting an interesting collection of male mummies, dating back to XVIII-XIX century. During a preliminary survey of the human remains, we examined eleven additional isolated skeletonized heads. One of these heads was a badly preserved calva, lacking right temporal and parts of sphenoid and occipital bones. It showed diffusely closed sutures, belonging to an old male (over 60 years). A Wormian bone in the lambdoid suture and a honeycomb-like structure in the left orbit were also observed. Twelve parietal and sphenoidal lytic areas were found at macroscopic examination: six of them were evident only on the inner surface and one only on the external aspect of skull vault. The largest diameter of the lesions ranged between 21 and 3 mm. Radiography and CT highlighted the true extent of the lesions, more pronounced within the diploic layer. Samples from the largest and one of the smaller lesions underwent scanning electron microscop...
3 aprile 2017. Presentazione del volume 7 dei DAP (Documenti di Archeologia Postmedievale): La So... more 3 aprile 2017. Presentazione del volume 7 dei DAP (Documenti di Archeologia Postmedievale): La Sostanza delle Forme. Morfologia e Cronotipologia della Maiolica di Montelupo Fiorentino, di Antonio Fornaciari. Università di Sassari, Dipartimento di Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione. Ore 17:00, aula i. Interventi di Marco Milanese (Direttore del Dipartimento di Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione dell'Università di Sassari, direttore e fondatore della rivista Archeologia Postmedievale) e Federico Cantini (professore di Archeologia Medievale, Università di Pisa).
Venerdì 30 Gennaio 2015, ore 17:00 nell'auditorium di Palazzo Blu, a conclusione del progetto 'Sc... more Venerdì 30 Gennaio 2015, ore 17:00 nell'auditorium di Palazzo Blu, a conclusione del progetto 'Scopripisa', si terrà la presentazione del volume 'Vasai e Vasellame a Pisa tra Cinque e Seicento. La produzione di ceramica attraverso le fonti scritte e archeologiche' di Antonio Alberti e Marcella Giorgio, con contributi di Claudio Capelli, Giuseppe Clemente, Mara Febbraro, Antonio Fornaciari e Daniela Stiaffini.
Saluti introduttivi
Mauro Ciampa, Fondazione Pisa
Claudia Rizzitelli, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Gabriella Garzella, Società Storica Pisana
Interventi
Monica Baldassarri, Società Storica Pisana
Catia Renzo Rizzo, Società Storica Pisana
Carlo Varaldo, Università degli Studi di Genova
Non molti centri produttivi in Italia possiedono una tradizione ceramica plurisecolare paragonabi... more Non molti centri produttivi in Italia possiedono una tradizione ceramica plurisecolare paragonabile a quella di Montelupo Fiorentino, e soprattutto poche classi ceramiche possono vantare una presenza così pervasiva sui mercati tirrenici e mediterranei nel corso dell’età moderna come la maiolica montelupina. Gli studi degli ultimi decenni hanno permesso di conoscere nei particolari gli sviluppi decorativi della produzione e la maiolica di Montelupo, proprio grazie all’attenta analisi stilistica dei motivi dipinti, rappresenta ormai un imprescindibile fossile guida per la datazione dei contesti archeologici dal XV al XIX secolo. L’analisi dei paradigmi formali, invece, è rimasta sullo sfondo della ricerca. Con questo libro l’autore si propone di colmare tale lacuna costruendo una tipologia sistematica, morfologica e dimensionale, delle maioliche di Montelupo, basata su di un metodo strutturato. Dallo studio delle forme in rapporto ai motivi decorativi ed ai contesti di rinvenimento discendono informazioni circostanziate di carattere cronologico per i singoli tipi, ed il presente lavoro, oltre a permettere di delineare l’evoluzione morfologica della produzione montelupina nel lungo periodo, si configura come uno strumento fondamentale per la classificazione dei reperti da scavo o dei manufatti presenti in raccolte pubbliche e private. L’ultima parte del volume si sofferma inoltre sul significato della maiolica di Montelupo come indicatore di status socio-economico nei contesti archeologici. Il confronto tra fonti scritte, contesti ben connotati socialmente e, soprattutto, caratteristiche dimensionali e qualitative dei manufatti, suggerisce una nuova chiave di lettura di questi importanti indicatori, il cui peso informativo è stato spesso trascurato nella letteratura archeologica.
Gorini I., Pezzoni B. ( a cura di), Le collezioni storiche di otorinolaringoiatria, Atti delle Giornate di Museologia Medica. Qiaderno n. 8. Varese 8 novembre 2019, pp. 59-62, 2019
Nel contributo si descrivono sei preparati in liquido di dimora (formalina) conservati nel Museo... more Nel contributo si descrivono sei preparati in liquido di dimora (formalina) conservati nel Museo di Anatomia Patologica risalenti agli anni '60 del XX secolo.
Frederick of Montefeltro (1422-1482), Duke of Urbino, is one of the foremost warlords and patron ... more Frederick of Montefeltro (1422-1482), Duke of Urbino, is one of the foremost warlords and patron of the arts of the whole Italian Renaissance. He died in Ferrara in the autumn of 1482 after contracting an infectious disease during his last military campaign in Northern Italy. His body was taken to Urbino and after solemn funerals it was embalmed. The corpse remained in a wooden coffin hung to the wall, to the right of the main altar, in the church of San Bernardini until 1620, when it was placed in a burial chamber under the floor of the church. The remains were exhumed twice: in 1824 and in 1938. On both occasions they were found in a rather poor state of preservation. The last exhumation in 2000 confirmed the extremely poor preservation status of his skeletal remains. However it was possible to note a marked development of the muscular attachments of the upper limbs and of the pelvic bone, especially of the iliac crest, that are the result of considerable physical activity, unmistakably linked to his extensive practice of horse riding. The most remarkable find is the first metatarsal bone of the right foot, fortunatly still well preserved. The metatarsal,
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Papers by Antonio Fornaciari
Interventi di Marco Milanese (Direttore del Dipartimento di Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione dell'Università di Sassari, direttore e fondatore della rivista Archeologia Postmedievale) e Federico Cantini (professore di Archeologia Medievale, Università di Pisa).
Saluti introduttivi
Mauro Ciampa, Fondazione Pisa
Claudia Rizzitelli, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Gabriella Garzella, Società Storica Pisana
Interventi
Monica Baldassarri, Società Storica Pisana
Catia Renzo Rizzo, Società Storica Pisana
Carlo Varaldo, Università degli Studi di Genova
Saranno presenti gli Autori
Gli studi degli ultimi decenni hanno permesso di conoscere nei particolari gli sviluppi decorativi della produzione e la maiolica di Montelupo, proprio grazie all’attenta analisi stilistica dei motivi dipinti, rappresenta ormai un imprescindibile fossile guida per la datazione dei contesti archeologici dal XV al XIX secolo. L’analisi dei paradigmi formali, invece, è rimasta sullo sfondo della ricerca.
Con questo libro l’autore si propone di colmare tale lacuna costruendo una tipologia sistematica, morfologica e dimensionale, delle maioliche di Montelupo, basata su di un metodo strutturato.
Dallo studio delle forme in rapporto ai motivi decorativi ed ai contesti di rinvenimento discendono informazioni circostanziate di carattere cronologico per i singoli tipi, ed il presente lavoro, oltre a permettere di delineare l’evoluzione morfologica della produzione montelupina nel lungo periodo, si configura come uno strumento fondamentale per la classificazione dei reperti da scavo o dei manufatti presenti in raccolte pubbliche e private.
L’ultima parte del volume si sofferma inoltre sul significato della maiolica di Montelupo come indicatore di status socio-economico nei contesti archeologici. Il confronto tra fonti scritte, contesti ben connotati socialmente e, soprattutto, caratteristiche dimensionali e qualitative dei manufatti, suggerisce una nuova chiave di lettura di questi importanti indicatori, il cui peso informativo è stato spesso trascurato nella letteratura archeologica.