Books by Paolo Villa
ETS, Pisa 2022
Nel secondo dopoguerra il film sull’arte conosce un periodo aureo in Italia e in altri paesi euro... more Nel secondo dopoguerra il film sull’arte conosce un periodo aureo in Italia e in altri paesi europei, instaurando complessi legami tra cinema e disciplina della storia dell’arte. Con una produzione amplissima, ha rappresentato uno dei generi più prolifici del cinema documentario italiano dell’epoca. Questo libro intende tracciarne una storia culturale, esaminando il dibattito critico e teorico, il rapporto con gli artisti e i musei, le istituzioni e i festival, i punti di contatto con libri fotografici e trasmissioni televisive. Tra storia del cinema e critica artistica, la parabola di questo genere cinematografico è un punto di osservazione privilegiato per indagare le dinamiche di mediatizzazione dell’arte nel XX secolo.
Edited with Maria Ida Bernabei and Simone Dotto, Mimesis, Udine-Milano 2022
Edited with Greta Plaitano and Simone Venturini, Mimesis, Udine-Milano 2020
Articles and Essais by Paolo Villa
In Claudio Marra, Daniel Borselli (a cura di), Paradigmi del fotografico, Pendragon, Bologna 2022
«Storia della critica d’Arte. Annuario della SISCA», 2021
During the Fifties, numerous Italian art historians were involved in the debate around art docume... more During the Fifties, numerous Italian art historians were involved in the debate around art documentaries, a flourishing film genre in Europe at that time. Few of them, however, personally directed films on art. Corrado Maltese, a major Italian art scholar, realised some short films that have remained almost unknown. This essay aims to outline Maltese’s interest in documentary cinema and to examine the outcomings of his cinematographic work, taking his writings on cinema, his films and the documents that survived in his private archive as primary sources. These films deal with a variety of topics and issues, and appear to be authentic, highly meaningful acts of art criticism through the film language. Specific attention is devoted to Immagini e materia, a film depicting artist Corrado Cagli creating in his atelier, Maltese’s most interesting art documentary. Even though his activity as film director lasted only for a few years, it represents one of the most meaningful and successful attempts to make art history and criticism through the cinematic medium.
In: Media-Impresa. Discorsi e pratiche cinematografiche e mediali nella cultura industriale, "Cinema e Storia", 1/2022
Nel dopoguerra si svilupparono in Italia diverse company town, o città aziendali, che divennero p... more Nel dopoguerra si svilupparono in Italia diverse company town, o città aziendali, che divennero presto soggetto di film documentari, spesso sponsorizzati dalle aziende stesse. Tramite la proposta di un modello urbano fondato sui criteri dell’efficienza e della produttività industriale, fornendo al contempo ai lavoratori servizi assistenziali, le company towns sono state uno degli strumenti più importanti nelle mani del capitalismo per trasformare e governare lo spazio pubblico, per plasmare mentalità, abitudini, bisogni e desideri collettivi. I film e gli altri media che ritraggono questi centri li dipingono come epitome della città moderna, pacifica e ordinata. Esaminando alcuni casi significativi – quattro film su Maniago, Ivrea, Pozzuoli e Valdagno – questo saggio intende evidenziare le tensioni soggiacenti alla superficie serena delle immagini: opposizioni e contrasti tra modernità e tradizione, vecchio e nuovo, locale e internazionale, efficienza e improduttività, cura e controllo, utopia e ideologia. Rappresentando nuovi paradigmi urbani, riforme sociali e traguardi collettivi nel welfare, ma rivelando anche l’intenzione aziendale di pianificare e controllare tutti gli aspetti della società, questi film espongono in tutte le sue contraddittorie sfaccettature quella retorica del progresso che diede forma – culturalmente, socialmente e politicamente – a un momento di epocali trasformazioni per l’Italia.
During the post-war decades, several company
towns developed in Italy, and soon became the object of documentary films, usually sponsored by the companies themselves. Proposing an urban model based on the criteria of industrial efficiency and productivity, but also providing workers with welfare services, company towns were one of the strongest tools in the hands of capitalism to influence, transform, exploit and govern the public space and collective mentality, habits, needs and desires. Films and media portraying company towns made them the epitome of the modern, fruitful, and peaceful city. Through the exam of some meaningful cases – four films about Maniago, Ivrea, Pozzuoli, and Valdagno – this article aims to highlight the tensions lying beneath the serene surface of the images: oppositions and contrasts between modernity and tradition, old and new, local and international, efficiency and unproductivity, care and control, utopia and ideology. Representing new urban paradigms, social reforms, and collective achievements in welfare systems, while also revealing the companies’intentions of planning and controlling all aspects of society and life, these films expose in all its contradictory facets the rhetoric of progress and capitalism that deeply shaped – culturally, socially and politically – a time of momentous transformations for Italy.
(con Francesco Pitassio), in: MemWar. Memorie e oblii delle guerre e dei traumi del XX secolo, a cura di A. Giaufret, L. Querciaroli Mincer,Genova University Press, Genova, 2021
How to teach history through cinematographic sources? How to connect the ongoing process of digit... more How to teach history through cinematographic sources? How to connect the ongoing process of digitisation of films by cinémathèque, film archives and other institutions with the more and more relevant place that public history is gaining in our cultural debates? Which benefits and hich risks lie in the large availability of visual historic sources on the web? And how should media education act as a bridge between students and historic (filmic) knowledge? Though the case of designing a digital learning toolkit based on post-WWII non fiction films for high school students, the presentation sketches the potentials and the challenges of connecting film heritage, media education, and public history.
In: Anaphora: Legacy and Memory, edited by Robert B. Galin, Interdisciplinary Discourses, London, 2021
The destruction and the restoration of monuments, artworks and of the cultural heritage was a fre... more The destruction and the restoration of monuments, artworks and of the cultural heritage was a frequent subject in post-WWII Italian newsreels and documentaries. This presentation explores how these films the process of ruin and rebirth of the art heritage, seen as metaphor for the nation raising after the conflict, elaborating on the notion of collective memory, war trauma, restoration, and mediatisation of the arts.
Scrivere la storia, costruire l’archivio. Note per una storiografia del cinema e dei media, a cura di Diego Cavallotti, Andrea Mariani, Denis Lotti, Meltemi, Roma, 2021
Gli archivi, in particolare quelli "di persona", presentano strutture spesso complesse, ma anche ... more Gli archivi, in particolare quelli "di persona", presentano strutture spesso complesse, ma anche direttive e direzioni intrinseche, quasi delle istruzioni per l'uso e la lettura: l'Archivio Zucchelli di Bergamo, nella sua componente filmica ma non solo, invita ad un'analisi stratigrafica che permette di far emergere non solo la personalità e le attività del suo soggetto creatore - Nino Zucchelli - ma anche il rapporto di questi con il contesto cittadino e il ruolo attuale dell'istituzione museale che conserva l'archivio.
In Apocalissi italiane. Il cinema e la televisione di fronte ai disastri del Novecento, a cura di Alessandro Faccioli e Stefania Parigi, «Immagine. Note di storia del cinema», 21., 2020
In una giornata tragica per la storia italiana del Novecento, il 4 novembre 1966, più di un terzo... more In una giornata tragica per la storia italiana del Novecento, il 4 novembre 1966, più di un terzo del territorio nazionale è in stato alluvionale. Firenze è travolta dalla piena dirompente dell'Arno che sconvolge l'intera città; numerosi altri centri (Pisa, Trento, Grosseto, Verona, il Polesine) sono allagati; Venezia affonda sotto l'acqua alta peggiore mai registrata, che rimarrà nella memoria collettiva della Laguna come "l'aqua granda". Cinegiornali, servizi televisivi, reportage fotografici su giornali e riviste (non solo italiani) riportano i disastri, in particolare la tragedia di Firenze e la catastrofe del patrimonio artistico. In questo articolo, si ripercorrono le dinamiche discorsive e la rappresentazione mediatica dell'alluvione a Firenze e a Venezia, dai primi giorni di lutto ai mesi e agli anni successivi di ripresa e rinascita: in entrambi i casi l'attenzione è concentrata sul patrimonio artistico ("prima vittima" del diluvio), ma i regimi di visioni impiegati per Firenze e Venezia sono assai diversi.
(con Francesco Pitassio), in Michele Guerra, Sara Martin (a cura di), Culture del film. La critica cinematografica e la società italiana, Il Mulino, Bologna, 2020
La presenza delle immagini ha da sempre rappresentato un elemento fondante delle riviste di cinem... more La presenza delle immagini ha da sempre rappresentato un elemento fondante delle riviste di cinema italiane. Con prospettiva ad ampio raggio dagli anni Venti ai primi Duemila, e fondandosi su un'analisi debitrice della storia culturale e dei visual studies, il contributo vuole tracciare attraverso alcuni affondi specifici il ruolo della fotografia in alcune di queste riviste, mettendo in luce il ruolo non solo di mera illustrazione, ma di autentico istanza critica e discorsiva parallela a quella verbale, dove le immagini supportano (o smentiscono) i discorsi critici e gli orientamenti ideologici degli autori e delle pubblicazioni.
Greta Plaitano, Simone Venturini, Paolo Villa (edited by) Moving Pictures, Living Machines. Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media, Mimesis International, Milano-Udine, 2020
At the end of a decade that saw an exponential, almost vertiginous development in Artificial Inte... more At the end of a decade that saw an exponential, almost vertiginous development in Artificial Intelligence (AI), robotics, big data analysis, computer vision, algorithms, machine learning and virtual networks, in new and sometimes even unpredictable directions, the 2019 “Udine” Film and Media Studies Conference Moving Pictures,
Living Machines: Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media set its focus on the themes of automation and technology in cinema and the media.
The ever-increasing scale and relevance of automation processes and technological changes currently at play in every field of human activities – including communication media, artistic practices, social media interaction, archival preservation and restoration
– urges an in-depth exploration of the implications and repercussions of this momentous passage. We intend to do this from a privileged vantage point: after all, due to its technological and media nature, since its very outset cinema has been a site of exploration and experimentation of automatic images, representations
of machines, technological developments, human-machine interactions, new concepts of modern visions and artificial gazes.
All’ascolto del cinema italiano: musiche, voci, rumori, a cura di Roberto Calabretto, Marco Cosci, Elena Mosconi, «Quaderni del CSCI», 2019
Il paesaggio sonoro delle città italiane nel cinema è stato ricostruito e riproposto in modalità ... more Il paesaggio sonoro delle città italiane nel cinema è stato ricostruito e riproposto in modalità diverse e con finalità differenti da un film all'altro e da un'epoca all'altra. Il contributo, in un percorso tra film, esplora come le città italiane siano state rese acusticamente sullo schermo, da quelle in macerie del neorealismo alle città alienanti e silenziosi della modernità antonioniana, dalle metropoli violente (anche sonoramente) degli anni Settanta alla multiculturalità e alla modernità delle attuali città italiane.
Cinema e identità italiana, a cura di S. Parigi, C. Uva, V. Zagarrio, Roma TrE-Press, Rome, 2019
La piazza italiana rappresenta un tratto peculiare non solo delle città ma anche della cultura, d... more La piazza italiana rappresenta un tratto peculiare non solo delle città ma anche della cultura, dello stile di vita e della società italiane, tra patrimonio artistico, luogo di ritrovo, palcoscenico per (auto)rappresentazioni. Nell'immediato dopoguerra, alcune delle piazze più significative d'Italia sono protagoniste di cortometraggi documentari di diverso genere, ognuno dei quali sottolinea una sfaccettatura di questo elemento basilare dell'identità nazionale attraverso la rimediazione del moderno medium cinematografico.
38esimo Premio Sergio Amidei, catalogo a cura di Mattia Filigoi, Margherita Merlo, Silvia Mascia, Gorizia, 2019
Dal Neuer Deutscher Film degli anni Settanta ai più recenti anni, Margarethe von Trotta - attrice... more Dal Neuer Deutscher Film degli anni Settanta ai più recenti anni, Margarethe von Trotta - attrice, autrice, regista, attivista - ha tracciato un percorso coerente e personale nel cinema tedesco ed europeo, scandagliando i temi della soggettività femminile, dell'identità sororale, il peso della memoria collettiva e della storia, la necessità dell'indipendenza di pensiero e dell'espressione della critica ai poteri forti, talvolta autoritari.
L’arte mediata: dal Critofilm al Talent Show, «Piano b. Arti e culture visive», a cura di Giacomo Manzoli e Claudio Marra, 2018
Il film "processuale" è una specifica categoria del documentario d'arte che mostra la creazione d... more Il film "processuale" è una specifica categoria del documentario d'arte che mostra la creazione di un'opera d'arte "in diretta", davanti alla macchina da presa. A partire dagli storici esempi di Hans Namuth con Jackson Pollock e di Paul Haesaerts con Pablo Picasso, e avvalendosi di una puntuale analisi dei documentari d'arte di e con il pittore belga Pierre Alechinsky, il saggio esplora le caratteristiche di questo peculiare genere di film, riflettendo sulla questione del corpo e della gestualità del pittore, del gesto artistico e del gesto filmico, della performatività (mediata dalla tecnologia) della creazione artistica.
Milano e il cinema, catalogo della mostra a cura di Stefano Galli, Palazzo Morando, Milano in Mostra, Milano , 2018
A partire dal dopoguerra e fino ai pieni anni Sessanta Milano è la capitale italiana del film ind... more A partire dal dopoguerra e fino ai pieni anni Sessanta Milano è la capitale italiana del film industriale, in virtù del suo ruolo di epicentro dell'industrializzazione massiccia che investe la nazione dopo il conflitto, in particolare nel periodo del boom economico. Seppur con modalità diverse, quasi tutte le aziende milanesi si avvalgono del cinema per documentare, illustrare e pubblicizzare i propri prodotti, gli stabilmenti, il lavoro e la vita delle fabbriche, creando un patrimonio filmico a torto poco noto ed esplorato.
Storia dei media (1900-1944), a cura di C. Bernardi e E. Mosconi, Vita e Pensiero, Milano, 2018
Ignorata e misconosciuta, la cartolina è stata probabilmente uno dei media più potenti del XIX e ... more Ignorata e misconosciuta, la cartolina è stata probabilmente uno dei media più potenti del XIX e XX secolo. La scheda traccia sinteticamente le tappe, i generi e le caratteristiche di questo mezzo di comunicazione nella prima metà del Novecento.
Storia dei media (1900-1944), a cura di C. Bernardi e E. Mosconi, Vita e Pensiero, Milano, 2018
Il saggio illustra il divismo cinematografico italiano nella prima metà del XX secolo, un fenomen... more Il saggio illustra il divismo cinematografico italiano nella prima metà del XX secolo, un fenomeno sociale e culturale che conosce fin da subito un'ampia portata, partendo dalle dive di fama globale del muto per ridimensionarsi, nel corso del ventennio fascista, verso uno star system nazionale e autarchico.
Conference Presentations by Paolo Villa
Kunsthistorisches Institut in Florenz, Contro l’identità? Discorsi sulla storia dell’arte e cultu... more Kunsthistorisches Institut in Florenz, Contro l’identità? Discorsi sulla storia dell’arte e cultura visiva in Italia, 9-10 dicembre 2021.
Prendendo il caso di Piazza della Signora a Firenze, questo intervento vuole proporre lo studio dell'immagine delle piazze europee nel cinema non fiction come strategia per indagare fluttuazioni e persistenza dell'identità europea nel XX secolo. Luogo identitario per eccellenza, costantemente risemantizzato dall'immagine cinematografica e mediatica, la piazza racchiude e problematizza molteplici livelli di appartenenza: locale, regionale, nazionale, internazionale, ma anche politica, religiosa, culturale, di genere, di classe o di censo, ecc., nonché svolge funzioni e assume forme sempre diverse. Il cinema cattura e condensa questa ricchezza storica, divenendo strumento privilegiato per un'indagine dell'identità comune della e nella piazza europea.
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Articles and Essais by Paolo Villa
During the post-war decades, several company
towns developed in Italy, and soon became the object of documentary films, usually sponsored by the companies themselves. Proposing an urban model based on the criteria of industrial efficiency and productivity, but also providing workers with welfare services, company towns were one of the strongest tools in the hands of capitalism to influence, transform, exploit and govern the public space and collective mentality, habits, needs and desires. Films and media portraying company towns made them the epitome of the modern, fruitful, and peaceful city. Through the exam of some meaningful cases – four films about Maniago, Ivrea, Pozzuoli, and Valdagno – this article aims to highlight the tensions lying beneath the serene surface of the images: oppositions and contrasts between modernity and tradition, old and new, local and international, efficiency and unproductivity, care and control, utopia and ideology. Representing new urban paradigms, social reforms, and collective achievements in welfare systems, while also revealing the companies’intentions of planning and controlling all aspects of society and life, these films expose in all its contradictory facets the rhetoric of progress and capitalism that deeply shaped – culturally, socially and politically – a time of momentous transformations for Italy.
Living Machines: Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media set its focus on the themes of automation and technology in cinema and the media.
The ever-increasing scale and relevance of automation processes and technological changes currently at play in every field of human activities – including communication media, artistic practices, social media interaction, archival preservation and restoration
– urges an in-depth exploration of the implications and repercussions of this momentous passage. We intend to do this from a privileged vantage point: after all, due to its technological and media nature, since its very outset cinema has been a site of exploration and experimentation of automatic images, representations
of machines, technological developments, human-machine interactions, new concepts of modern visions and artificial gazes.
Conference Presentations by Paolo Villa
Prendendo il caso di Piazza della Signora a Firenze, questo intervento vuole proporre lo studio dell'immagine delle piazze europee nel cinema non fiction come strategia per indagare fluttuazioni e persistenza dell'identità europea nel XX secolo. Luogo identitario per eccellenza, costantemente risemantizzato dall'immagine cinematografica e mediatica, la piazza racchiude e problematizza molteplici livelli di appartenenza: locale, regionale, nazionale, internazionale, ma anche politica, religiosa, culturale, di genere, di classe o di censo, ecc., nonché svolge funzioni e assume forme sempre diverse. Il cinema cattura e condensa questa ricchezza storica, divenendo strumento privilegiato per un'indagine dell'identità comune della e nella piazza europea.
During the post-war decades, several company
towns developed in Italy, and soon became the object of documentary films, usually sponsored by the companies themselves. Proposing an urban model based on the criteria of industrial efficiency and productivity, but also providing workers with welfare services, company towns were one of the strongest tools in the hands of capitalism to influence, transform, exploit and govern the public space and collective mentality, habits, needs and desires. Films and media portraying company towns made them the epitome of the modern, fruitful, and peaceful city. Through the exam of some meaningful cases – four films about Maniago, Ivrea, Pozzuoli, and Valdagno – this article aims to highlight the tensions lying beneath the serene surface of the images: oppositions and contrasts between modernity and tradition, old and new, local and international, efficiency and unproductivity, care and control, utopia and ideology. Representing new urban paradigms, social reforms, and collective achievements in welfare systems, while also revealing the companies’intentions of planning and controlling all aspects of society and life, these films expose in all its contradictory facets the rhetoric of progress and capitalism that deeply shaped – culturally, socially and politically – a time of momentous transformations for Italy.
Living Machines: Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media set its focus on the themes of automation and technology in cinema and the media.
The ever-increasing scale and relevance of automation processes and technological changes currently at play in every field of human activities – including communication media, artistic practices, social media interaction, archival preservation and restoration
– urges an in-depth exploration of the implications and repercussions of this momentous passage. We intend to do this from a privileged vantage point: after all, due to its technological and media nature, since its very outset cinema has been a site of exploration and experimentation of automatic images, representations
of machines, technological developments, human-machine interactions, new concepts of modern visions and artificial gazes.
Prendendo il caso di Piazza della Signora a Firenze, questo intervento vuole proporre lo studio dell'immagine delle piazze europee nel cinema non fiction come strategia per indagare fluttuazioni e persistenza dell'identità europea nel XX secolo. Luogo identitario per eccellenza, costantemente risemantizzato dall'immagine cinematografica e mediatica, la piazza racchiude e problematizza molteplici livelli di appartenenza: locale, regionale, nazionale, internazionale, ma anche politica, religiosa, culturale, di genere, di classe o di censo, ecc., nonché svolge funzioni e assume forme sempre diverse. Il cinema cattura e condensa questa ricchezza storica, divenendo strumento privilegiato per un'indagine dell'identità comune della e nella piazza europea.
Czech and Italian post-war documentaries about the destruction and reconstruction of art heritage present important differences, due to the different social, cultural and political contexts of the two countries. The aim of this joint presentation is, however, to underline the common features they present, from visual patterns to narrative strategies, from ideological investments to the role of art historians and architects. These emerging similarities prove that it is possible to identify and research a common European visual and memorial culture of the postwar decade.
La scena fotografica friulana del dopoguerra presenta una pluralità di approcci e declinazioni che ne fanno un osservatorio privilegiato per comprendere la fotografia italiana ed europea dell'epoca. Tra pittorialismo, neorealismo e ricerca etnografica, la fotografia del Friuli si presenta come un mosaico di pratiche e concezioni del medium che, seppure talvolta lontane o in opposizione, convivono influenzandosi a vicenda, e restituiscono visioni plurali del paesaggio: da quelle ancora tradizionali, in linea con il gusto di inizio XX secolo, ad altre vicine al fotogiornalismo d'inchiesta o alla fotografia umanista degli anni Cinquanta.
Questa presentazione intende tracciare un quadro di metodo per affrontare lo studio, in un'ottica di visual culture e di memory studies, della rappresentazione delle piazze europee nel cinema non-fiction del XX secolo, in particolare dal secondo dopoguerra in poi. Fondandosi su un approccio transnazionale e transdisciplinare, un simile studio vuole rintracciare persistenze e fluttuazioni dell'identità e della memoria comuni europee attraverso l'analisi di un "iconema" forte come quello della piazza, spazio pubblico per eccellenza della civiltà europea, che i media e il cinema risemantizzano costantemente facendo specchio di trasformazioni, eventi e processi capaci di forgiare l'Europa del Novecento.
Film quasi nato "su commissione" per il 150simo anniversario dell'Unificazione, Noi credevamo di Mario Martone rilegge il Risorgimento in maniera stratificata e problematica, riproponendo un patrimonio di arti e di iconemi profondamente radicato nella coscienza nazionale (pittura, letteratura, musica, opera lirica, il cinema risorgimentale stesso), ma con sguardo critico e disincantato, sposando la visione gramsciana del Risorgimento come "rivoluzione fallita". Film propriamente storico, che interroga le nozioni stesse di storicità e storiografia, pur strettamente legato alla messa in scena del patrimonio nazionale Noi credevamo può solo problematicamente relazionarsi all'heritage film di matrice anglosassone.
L'architettura spontanea è profondamente legata al paesaggio nella quale sorge, spesso in una relazione simbiotica inscindibile. Negli anni Cinquanta e Sessanta, alcuni libri fotografici esplorano questa relazione in riferimento alla Carnia, alla val Cellina, alle Alpi del settore orientale. La fotografia si rivela uno strumento duttile e prezioso per esplorare le trasformazioni del paesaggio e la progressiva scomparsa di stili di vita tradizionali sotto la spinta del progresso industriale e moderno, agendo sia da strumento di catalogazione antropologica sia da mezzo di denuncia e critica sociale.
"Museum movies" indicates a specific kind of documentary productions made by and/or for museums: didactic films, experimental movies by artsist invited by the institution, interviews, audiovisual documentation of performances, events, restorations, exhibitions' openings, etc. The Metropolitan Museum of New York was amongst the first to use cinema for its purposes, to have a film office and to collect films. For its 150th anniversary, in 2020, MET shared some of its 1200 films on an online platform. This initiative took a particular relevance when, due to the covid pandemic, the museum was shut down for months, and online activities remained the only link with the visitors. The presentation traces the features of the "museum movie" genre starting from the film MET collection.
How to teach history through cinematographic sources? How to connect the ongoing process of digitisation of films by cinémathèque, film archives and other institutions with the more and more relevant place that public history is gaining in our cultural debates? Which benefits and hich risks lie in the large availability of visual historic sources on the web? And how should media education act as a bridge between students and historic (filmic) knowledge? Though the case of designing a digital learning toolkit based on post-WWII non fiction films for high school students, the presentation sketches the potentials and the challenges of connecting film heritage, media education, and public history.
The destruction and the restoration of monuments, artworks and of the cultural heritage was a frequent subject in post-WWII Italian newsreels and documentaries. This presentation explores how these films the process of ruin and rebirth of the art heritage, seen as metaphor for the nation raising after the conflict, elaborating on the notion of collective memory, war trauma, restoration, and mediatisation of the arts.