Books by Federico Salzotti
Carta Archeologica della Provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Pubblicazione dedicata alle finalità e agli aspetti metodologici e tecnici del progetto Carta Arc... more Pubblicazione dedicata alle finalità e agli aspetti metodologici e tecnici del progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena (direzione scientifica Prof. Marco Valenti): strumenti (GIS, cartografia numerica, remote sensing e strumenti di rilevazione digitale) e ambiti applicativi (scientifici, amministrativi e pubblici) che gli archeologi possono mettere a disposizione della comunità intesa in senso lato, dai ricercatori agli amministratori fino ai comuni cittadini.
Indice:
Introduzione (Marco Valenti)
Capitolo I - Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
Capitolo II - Finalità, metodi e strumenti dell'archeologia territoriale e della cartografia archeologica
Capitolo III - La tecnologia GIS
Capitolo IV - La cartografia di base
Capitolo V - La costruzione di nuova cartografia
Capitolo VI - La gestione del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
Capitolo VII - La gestione del patrimonio archeologico: dai piani paesaggistici all'archeologia pubblica
Bibliografia
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi,strumenti, 2012
Bibliografia della pubblicazione
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Il settimo e ultimo capitolo si concentra sulla finalità ultima di un progetto di cartografia arc... more Il settimo e ultimo capitolo si concentra sulla finalità ultima di un progetto di cartografia archeologica, vale a dire la gestione pubblica del dato.
In prima battuta si affronta il tema dei Piani paesaggistici, la loro storia e il ruolo che al loro interno devono poter svolgere i Beni archeologici, analizzandone le potenzialità strategiche e i più comuni errori nella loro gestione (o mancata tale).
Seguono alcune riflessioni sul tema della gestione dei Beni Culturali e dell'archeologia pubblica, puntando l'attenzione sulla sua strategica valenza sociale.
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Il sesto capitolo entra nel merito dell'intero ciclo di gestione dei dati del progetto, illustran... more Il sesto capitolo entra nel merito dell'intero ciclo di gestione dei dati del progetto, illustrando le varie fasi e le rispettive problematiche nella gestione ed elaborazione delle informazioni.
Nello specifico: metodi e criteri per la registrazione dei dati (differenziati sulla base delle fonti e degli ambiti di rinvenimento e trattati anche nella prospettiva delle modalità di georeferenziazione), per la loro interrogazione e organizzazione (creazione di tematismi), elaborazione (varie tipologie di analisi dei dati) e restituzione (da quella cartacea al web-GIS).
Il capitolo termina con la presentazione (a cura di Stefano Bertoldi) delle piattaforme web-GIS dell'Area di Archeologia Medievale dell'Università di Siena.
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti
Il quinto capitolo affronta il tema della costruzione di nuova cartografia per la registrazione d... more Il quinto capitolo affronta il tema della costruzione di nuova cartografia per la registrazione dei dati archeologici a fronte di possibili ed eventuali inadeguatezze della cartografia di base (spesso legate a problemi di scala di rilievo e di rappresentazione).
Vengono quindi descritti i possibili strumenti per il rilievo sul campo: stazione totale, GPS e laser scanning (contributo di Mirko Peripimeno).
infine viene offerta una riflessione sulle possibilità offerte dalla rielaborazione delle basi cartografiche esistenti (costruzione di DTM - Modelli Digitali del Terreno) ma anche sulla reale tridimensionalità di tali supporti, utilizzabili in fase di restituzione 3D, più che di effettiva analisi 3D dei volumi: GIS 2,5D
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Il quarto capitolo del libro affronta l'argomento della cartografia di base a disposizione per la... more Il quarto capitolo del libro affronta l'argomento della cartografia di base a disposizione per la redazione di un progetto di cartografia archeologica.
Vengono passati in rassegna i principali repertori (IGM, CTR, cartografia catastale, tematica e aerofotografica) e viene presentato l'uso dei servizi di web-mapping per la ricerca e georeferenziazione dei siti archeologici.
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Il terzo capitolo è dedicato ad un'approfondita descrizione della tecnologia GIS nella prima part... more Il terzo capitolo è dedicato ad un'approfondita descrizione della tecnologia GIS nella prima parte (caratteristiche, funzioni, ambiti d'applicazione e prospettive future) della cartografia numerica nella seconda parte (strutture e tipologie dei dati, tecniche di acquisizione e concetto di scala in cartografia numerica)
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Il secondo capitolo del libro affronta le tematiche tecniche e metodologiche di un progetto di ar... more Il secondo capitolo del libro affronta le tematiche tecniche e metodologiche di un progetto di archeologia territoriale e di cartografia archeologica, con un breve excursus sulle principali tappe di crescita della disciplina e sui possibili sviluppi nel medio termine. Passa quindi ad analizzare in maniera più specifica gli obiettivi e le strategie adottate nell'ambito dell'esperienza senese (finalità scientifiche, amministrative e sociali) e la metodologia adottata, dall'indagine sul campo alle attività in laboratorio, con una parte dedicata anche al remote sensing in archeologia. Prosegue affrontando il tema dell'innovazione garantita alla metodologia di registrazione e gestione dei dati archeologici da parte dei sistemi informativi (con particolare riferimento al binomio database-GIS).
L'ultimo paragrafo contiene un contributo di Vittorio Fronza sui sistemi di archiviazione alfanumerica del dato archeologico territoriale secondo l'esperienza sviluppata al LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all'Archeologia Medievale) dell'Università di Siena.
Carta archeologica della provincia di Siena - Volume XI - Finalità, metodi, strumenti, 2012
Il primo capitolo del libro è dedicato a un'introduzione generale al Progetto Carta Archeologica ... more Il primo capitolo del libro è dedicato a un'introduzione generale al Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena, presentata nei suoi dati quantitativi, nell'orientamento metodologico, nella tipologia di strumenti utilizzati per la sua gestione e nelle profonde connessioni fra enti di ricerca (Università di Siena) e amministrazioni locali, con particolare riferimento a quella provinciale.
Papers by Federico Salzotti
VOLPE G. (a cura di), Storia e archeologia globale dei paesaggi rurali in Italia fra Tardoantico e Medioevo, EdiPuglia, Bari 2018, pp. 559-570., 2018
This paper arises from the experience of the participation of a group of archaeologists in the dr... more This paper arises from the experience of the participation of a group of archaeologists in the drafting of the Landscape Plan of the Tuscany Region in the years 2011-2015. In the light of the latest experience in the field of applied archaeological research (Landscape Plans) it can be said that the ordering of archaeological record and its dynamic processing can result in more extensive developments. The promotion of appropriate insights can be the starting point for cognitive pathways aimed at describing (even very complex) planning problems inherent in the history of individual and specific geographic areas. Historical and archaeological reconstruction therefore actively and directly contributes to the evaluation of the critical issues present in the different horizons, takes part in the process of building the disciplines of use and helps to better target the pursuit of quality objectives in future planning.
ANNUNZIATA E., GARGIULO B., SOGLIANI F., VITALE V. (a cura di), VIII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Atti del Congresso, Matera, 12-15 settembre 2018, All’Insegna del Giglio, Firenze 2018, pp. 43-45., 2018
Il contributo intende fornire una visione, parziale ma riteniamo almeno in parte rappresentativa ... more Il contributo intende fornire una visione, parziale ma riteniamo almeno in parte rappresentativa ed emblematica, delle opportunità e delle problematiche dell'archeologia professionale in Italia in risposta agli anni della crisi. Lo facciamo presentando l'esperienza di Archeotipo srl, nata come spin-off dell'Università di Siena e oggi impegnata nell'ambizioso tentativo di mantenere in essere un gruppo di ricerca in grado di sperimentare nuovi percorsi disciplinari che sappiano proporsi come paralleli e complementari a quelli accademici ma sappiano al contempo replicarsi anche al di fuori dell'ambiente strettamente archeologico. Nuove opportunità, risorse e contaminazioni che non possono non destare interesse, a patto che si riesca a riconoscere la necessaria dignità alla figura professionale dell'archeologo, oggi umiliato da assurde dinamiche burocratiche pubbliche, bandi al ribasso e una concorrenza interna svilente e autolesionista.
CERQUETTI M. (ed.), Bridging theories, strategies and practices in valuing cultural heritage, Macerata, 2017, pp. 243-260., 2017
Il contributo nasce dalla presentazione della relazione "Per una cultura partecipata: l'esperienz... more Il contributo nasce dalla presentazione della relazione "Per una cultura partecipata: l'esperienza di Archeotipo srl e l'archeodromo di Poggibonsi (SI)" proposta nell'ambito del workshop “Smart value. Bridging theories, strategies and practices in valuing cultural heritage”, workshop nazionale sull'esperienza degli stakeholder nella valutazione del patrimonio culturale, svoltosi presso l'università di Macerata il 25 maggio 2017.
L'articolo intende presentare il caso dell'archeodromo di Poggibonsi valutandolo nelle sue modalità di gestione e in quelle di comunicazione e interazione con il pubblico.
MARSON A. (a cura di), La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il Piano della Toscana, Bari-Roma 2016, pp.83-97., 2016
All’interno dell’opera di revisione del Piano Paesaggistico, l’unità di ricerca “Beni Archeologic... more All’interno dell’opera di revisione del Piano Paesaggistico, l’unità di ricerca “Beni Archeologici” ha avuto il compito di delineare lo status della conoscenza archeologica del territorio e conseguentemente di costruire le sintesi interpretative degli assetti paesaggistici dalla preistoria al medioevo, definite come “processi storici di territorializzazione”.
Il contributo intende illustrare la metodologia e gli strumenti utilizzati per la gestione dell'informazione archeologica regionale all'interno della costruzione dei quadri conoscitivi del nuovo piano paesaggistico toscano.
Intende inoltre proporre alcune riflessioni strategiche e operative come testimonianza del lavoro e delle problematiche affrontate, al fine di fornire il proprio contributo al dibattito sull'uso pubblico-amministrativo dei dati archeologici, sforzandosi di individuare nuovi possibili scenari ed evoluzioni, e offrendo al tempo stesso un bilancio finale, non mancando di suggerire possibili e auspicabili obiettivi futuri.
Redi F., Forgione A (a cura di), VI Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Atti del Congresso, L'Aquila, 12-15 settembre 2012, All’Insegna del Giglio, Firenze 2012, pp. 757-762., 2012
Nel contributo si illustrano alcune delle indagini condotte negli ultimi anni nel centro storico ... more Nel contributo si illustrano alcune delle indagini condotte negli ultimi anni nel centro storico di Siena.
Dalla fine degli anni Ottanta del XX secolo il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena sta conducendo un’ampia e sistematica ricerca sulla collina del Duomo e sulle zone di più antica frequentazione della città, per definirne gli assetti urbani antichi e medievali. A queste indagini si sono aggiunti negli ultimi anni interventi di recupero e di archeologia preventiva che hanno interessato l’edilizia cittadina civile e religiosa. Proprio su tre di quest’ultimi, sarà articolato l’intervento.
STANCIC Z., VELJANOVSKI T. (eds) "Computing Archaeology for understanding the past", CAA 2000. Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology, Proceedings of the 28° Conference, Ljubljana, April 2000, BAR International Series, 931, 2001, pp.173-177., 2001
It is our intention to present the experience accumulated in the last decade by the LIAAM of the ... more It is our intention to present the experience accumulated in the last decade by the LIAAM of the Department of Archaeology and Art History - University of Siena, Italy. During these years we specialized in developing solutions managing every kind of information produced by an archaeological project. We work on different scales (from regional surveys down to detailed records of all the finds). In particular all the data is administered within a system made up of three components: different GIS platforms, an alphanumerical database and a media database; these are linked by a system level application called OpenArcheo, directly engineered and developed at our Laboratory. Basic concepts of our system are the multidirectional links between information types (which allow the user to query and retrieve all the information related to a feature starting from any of the components mentioned above), modular organization of the architecture in order to implement the ever changing variables and detail levels of archaological research and suit specific needs of every single project, user-friendliness making the management of complex data possible to anyone who has a basic knowledge in the use of computers. In short, what we try to do is optimizing the management of information produced by archaeological projects and allow the archaeologist to have all the different kind of data at hand in real time. Such a system fits perfectly the application of landscape and intrasite spatial and statistical analysis tools, allowing us to build predictive models of landscapes and settlements, orientating every campaign of our projects and providing simulations of the parts we cannot investigate. We also take a particular care in editing of web pages, 3D modeling and hypermedial production, in order to spread the information we produce to the widest range of people.
KEYWORDS. Excavation GIS, Excavation DBMS, Intrasite analysis, Medieval Archaeology, OpenArcheo, Global archeological data management.
DOERR M., SARRIS A. (eds) "The Digital Heritage of Archaeology", CAA 2002. Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology, Proceedings of the 30° Conference, Heraklion, April 2002, pp. 113-118, 2003
During the last five years the LIAAM (Laboratory of Computer Science Applied to Medieval Archaeol... more During the last five years the LIAAM (Laboratory of Computer Science Applied to Medieval Archaeology) of the Siena University has worked heavily on developing and testing a wide range of digital cartography related to archaeological data. In this paper we will discuss our approach to the management of a complex cartographical data set, focusing particularly on what kind of data archaeologists need and on how to relate these maps to possible research applications and management alternatives. Another important point is represented by the requirement of data exchange with local and regional administrations ; this process has to be bi-directional (archaeologists acquire basic maps and return maps of archaeological risk) in order to really let our discipline be part of landscape administration processes. The GIS platform of the Archaeological Map of the Siena Province represents a valid model for both of the main points explained above; it has produced good results in fact of historical knowledge improvement.
SIFET 2005, “Integrazione fra le tecniche innovative del rilievo del territorio e dei beni culturali”, Atti del 50° Convegno nazionale della SIFET (CD rom), Mondello (PA), 29 giugno – 01 luglio 2005, 2005
Digital technology, with particular reference to GIS applications, the use of numerical cartograp... more Digital technology, with particular reference to GIS applications, the use of numerical cartography and the developments of topographical survey instruments (total stations, GPS and, more recently, laserscanners) have been of major importance in determining a clear quality improvement in the production of archaeological cartography.
This paper describes the experience of the LIAAM (Laboratory of Information Technology Applied to Medieval Archaeology - Medieval Archaeology Area of the University of Siena) in the integrated management of archaeological data, from the landscape scale down to single excavations. In particular we will deal with aspects related to digital surveying and production of archaeological cartography, obtained through instrumental acquisition as well as through long-lasting processing steps of base maps. Starting from a discipline which is part of the human sciences, we slowly developed the necessary technical know-how which now allows us to autonomously produce data and records fitting the needs of our projects; it also puts us in the right conditions to have a profitable interchange with the public administrations and with specific professional figures having a technical-scientific background.
Our methodologies, and therefore the adopted survey techniques, change in relationship to the different territorial scales of our researches. In fact, different detail levels derive directly from the scale of an archaeological project and are determined by specific needs usually tied to the research questions which are involved. Moreover our cartography collection has to be seen as part of a more general data management system based on GIS solutions which allow us to gather into one platform several types of interventions (data derived from published material, field-walking, excavations, topographical and monuments survey campaigns, etc.) operated by the research groups of our Department. The great attention towards the spatial perspective of our data passes through a collective effort aiming at the identification of the most appropriate survey methodologies and at gaining the necessary skills in order to produce high quality and technologically advanced records and documentation.
The energy we have spent in this direction has allowed us to obtain, whenever and wherever it has been possible (due to the many and very changeable conditions of archaeological research), a highly reliable cartographical data which serves more than one purpose. In particular the final fruition of the maps is tied with aspects concerning the scientific matters of archaeological and historical research, the political questions of landscape planning and cultural heritage preservation, the social viewpoint in the sense of communicating to the wide public the results of our investigations through a simple and explanatory use of cartographical reconstructions.
La tecnologia informatica, in particolar modo le applicazioni GIS e la cartografia numerica, e gli sviluppi delle strumentazioni di rilevamento topografico, ossia stazioni totali e GPS (nonché, sebbene di recente affermazione, gli scanner tridimensionali) hanno contribuito in maniera sostanziale ad un marcato miglioramento nella produzione e nella divulgazione della cartografia archeologica.
Nel contributo si intende descrivere l’esperienza maturata presso l’area di Archeologia medievale dell’Università di Siena, in particolare all’interno del LIAAM, per una gestione integrata del dato archeologico dalla scala territoriale a quella dello scavo stratigrafico. Nello specifico, ci limiteremo agli aspetti inerenti al rilievo ed alla produzione di cartografia archeologica, che passano attraverso l’uso dei più comuni strumenti per il rilevo topografico digitale, ma anche attraverso un lungo lavoro di acquisizione e trattamento della cartografia numerica di base. L’obiettivo è quello di descrivere come, all’interno di un settore disciplinare tradizionalmente afferente all’ambito umanistico, si sia riusciti a formare personale che, nel tempo, ha acquisito le competenze tecniche minime indispensabili per poter disporre di documentazione adeguata, rendendosi autosufficienti e ponendosi in condizione di dialogare con amministratori e figure professionali di formazione tecnico-scientifica.
Di seguito verranno illustrate le metodologie di lavoro e le tecniche di rilievo adottate, ponendo l’attenzione sulle loro variazioni dovute al cambio di scala dell’indagine: a ciascuna scala corrispondono infatti, in archeologia, un grado di dettaglio proporzionale alle particolari esigenze ed alle specifiche problematiche di studio. Il tutto viene visto nell’ottica di una gestione complessiva del dato archeologico all’interno di sistemi GIS che mettono in connessione interventi di vario carattere (schedature, ricognizioni topografiche, scavi, campagne di rilievo, ecc.) operati dai diversi gruppi di lavoro all’interno del dipartimento. La grande attenzione al dato spaziale passa attraverso uno sforzo collettivo di individuazione di metodologie di rilievo rispondenti alle nostre specifiche esigenze ma anche di adeguamento ed apprendimento degli strumenti necessari alla produzione di una documentazione di alto profilo e tecnologicamente avanzata.
L’impegno profuso in questa direzione ci ha consentito di disporre di una documentazione che si presta a molteplici usi, sempre garantendo, nell’ambito del possibile (condizione quanto mai variabile in archeologia), un’alta affidabilità del dato cartografico. In particolare, la fruizione finale della cartografia è connessa agli aspetti scientifici della ricerca, a quelli politici della programmazione territoriale o della salvaguardia del patrimonio e a quelli sociali dell’uscita al grande pubblico, ossia della divulgazione e della volgarizzazione dei contenuti, che si può ottenere anche mediante un uso semplice e “didascalico” delle ricostruzioni cartografiche.
SIFET 2006, “Le nuove frontiere della rappresentazione 3D”, Atti del 51° Convegno Nazionale della SIFET, Castellaneta Marina (TA), 14-16 giugno 2006., 2006
KEY WORDS: 3D, Laser Scanner, archeologia, GIS 3D, reverse engeneering
Riassunto
Dopo l'applica... more KEY WORDS: 3D, Laser Scanner, archeologia, GIS 3D, reverse engeneering
Riassunto
Dopo l'applicazione sistematica di tecniche 3D laser scanning per la conservazione, gestione edivulgazione dei reperti archeologici, la sperimentazione di tali tecniche da parte del Laboratorio di Informatica Applicata all'Archeologia Medievale (LIAAM) dell'Università degli Studi di Siena si è concentrata nel tentativo di gestione tridimensionale dello scavo. Obiettivo della ricerca è quello di giungere ad un documentazione GIS 3D basata su dati provenienti da laser scanner con cui documentare sistematicamente il deposito stratigrafico individuato. La ricerca, prendendo spunto da queste semplici riflessioni, si presenta, in maniera non poco presuntuosa, come una sperimentazione metodologica, la cui fattibilità e utilità all'interno della ricerca archeologica resta ancora da dimostrare.
Abstract
In the last 5 years, 3D laserscanning technology has benn the object of intense experimantation at the LIAAM (Laboratori of Information Technology Applied to Medieval Archaeology) of the University of Siena; the aim of our work has been to test the potentilities of these new tools in the evaluation and preservation of the archaeological and historical-monumental heritage in Tuscany. After the Minolta 3D VI-900 machine, by now systematically employed to acquire small and medium size artefacts, we started using a longdistance laserscanner produced by the German company iQvolution (model iQsun 880 HE LS). This last tool has been tested in relation to the possibility of achieving a real and complete 3D recording of archaeological evidencies, on excavations as well as in the study of monuments. Introduzione Una veloce consultazione di un qualsiasi dizionario della lingua italiana, alla voce tridimensionale, riporta il significato "che ha tre dimensioni, lo spazio ordinario" (DEVOTO-OLI 1995). Per tale motivo, la stesura di un articolo, o presentazione di un qualsiasi lavoro che ne presupponga l'applicazione in archeologia, dovrebbe anzitutto prevedere la conoscenza semantica del termine, di uso così comune, ma di applicazione così rara. Si sta parlando, infatti, di uno degli argomenti di discussione più ricorrenti nel campo dell'informatica applicata, con impieghi che vanno dalla ricostruzione delle diverse fasi diacroniche dei siti indagati alla creazione di sistemi di realtà virtuale, passando per la modellazione ed animazione dei reperti. Ma, se da un lato è sempre più comune dialogare facendo riferimento a questo particolare tipo di tecnologia, è ancora evidente la mancanza di un vero approccio archeologico al problema, con l'inevitabile conseguenza di limitare il 3D a qualche semplicistica vista per volumi, in chiara attinenza con gli studi più propriamente architettonici, finendo per definire come tridimensionali delle semplici immagini, spesso in monocromia, su cui effettuare delle viste per rotazione. In realtà le potenzialità del 3D, applicato o meno all'archeologia, vanno ben oltre (PERIPIMENO 2006a, PERIPIMENO 2006b). Attualmente, anche a livello internazionale, la situazione non è delle più incoraggianti, soprattutto se confrontata con le effettive potenzialità offerte. L'applicazione della tridimensionalità all'archeologia, quando presente, si limita infatti ad un'asettica, oltre che qualitativamente scadente, visualizzazione dei siti di volta in volta indagati, con qualche rara produzione di documenti di interesse per gli specialisti. I motivi vanno ricercati da un lato nella mancanza di quell'alfabetizzazione di base che a più riprese si è auspicata (FRANCOVICH 1999), e dall'altro, nell'atteggiamento conservatore tipico dell'ambiente archeologico, che poco si presta ad innovazioni forti, specie se metodologiche, come in questo caso. La tecnica del laser scanning Il laser, acronimo inglese di Light Amplification by the Stimulated Emission of Radiation, traducibile in Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di Radiazioni, la cui invenzione si può far risalire alla fine degli anni cinquanta (SCHAWLOW-TOWNES 1958), è applicato in una gran varietà di strumenti. In particolare, la tecnica del laser scanning terrestre, da considerarsi come l'evoluzione delle metodologie topografiche e fotogrammetriche per l'acquisizione di modelli digitali delle superfici (DSM-Digital Surface Model), ha conosciuto negli ultimi anni una forte crescita di interesse per svariate applicazioni, dal campo geologico a quello ingegneristico ed industriale, per finire, solo recentemente, a quello archeologico. Il principio di funzionamento di uno scanner laser è piuttosto semplice e si basa su di un distanziometro laser in grado di misurare la distanza senza necessità di prismi topografici ma munito di organismi di movimento con cui direzionare lo strumento verso la superficie oggetto del rilievo (BRANCHINI-GIUSSANI-RONCORONI-SCAIONI 2004).
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Indice:
Introduzione (Marco Valenti)
Capitolo I - Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
Capitolo II - Finalità, metodi e strumenti dell'archeologia territoriale e della cartografia archeologica
Capitolo III - La tecnologia GIS
Capitolo IV - La cartografia di base
Capitolo V - La costruzione di nuova cartografia
Capitolo VI - La gestione del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
Capitolo VII - La gestione del patrimonio archeologico: dai piani paesaggistici all'archeologia pubblica
Bibliografia
In prima battuta si affronta il tema dei Piani paesaggistici, la loro storia e il ruolo che al loro interno devono poter svolgere i Beni archeologici, analizzandone le potenzialità strategiche e i più comuni errori nella loro gestione (o mancata tale).
Seguono alcune riflessioni sul tema della gestione dei Beni Culturali e dell'archeologia pubblica, puntando l'attenzione sulla sua strategica valenza sociale.
Nello specifico: metodi e criteri per la registrazione dei dati (differenziati sulla base delle fonti e degli ambiti di rinvenimento e trattati anche nella prospettiva delle modalità di georeferenziazione), per la loro interrogazione e organizzazione (creazione di tematismi), elaborazione (varie tipologie di analisi dei dati) e restituzione (da quella cartacea al web-GIS).
Il capitolo termina con la presentazione (a cura di Stefano Bertoldi) delle piattaforme web-GIS dell'Area di Archeologia Medievale dell'Università di Siena.
Vengono quindi descritti i possibili strumenti per il rilievo sul campo: stazione totale, GPS e laser scanning (contributo di Mirko Peripimeno).
infine viene offerta una riflessione sulle possibilità offerte dalla rielaborazione delle basi cartografiche esistenti (costruzione di DTM - Modelli Digitali del Terreno) ma anche sulla reale tridimensionalità di tali supporti, utilizzabili in fase di restituzione 3D, più che di effettiva analisi 3D dei volumi: GIS 2,5D
Vengono passati in rassegna i principali repertori (IGM, CTR, cartografia catastale, tematica e aerofotografica) e viene presentato l'uso dei servizi di web-mapping per la ricerca e georeferenziazione dei siti archeologici.
L'ultimo paragrafo contiene un contributo di Vittorio Fronza sui sistemi di archiviazione alfanumerica del dato archeologico territoriale secondo l'esperienza sviluppata al LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all'Archeologia Medievale) dell'Università di Siena.
Papers by Federico Salzotti
L'articolo intende presentare il caso dell'archeodromo di Poggibonsi valutandolo nelle sue modalità di gestione e in quelle di comunicazione e interazione con il pubblico.
Il contributo intende illustrare la metodologia e gli strumenti utilizzati per la gestione dell'informazione archeologica regionale all'interno della costruzione dei quadri conoscitivi del nuovo piano paesaggistico toscano.
Intende inoltre proporre alcune riflessioni strategiche e operative come testimonianza del lavoro e delle problematiche affrontate, al fine di fornire il proprio contributo al dibattito sull'uso pubblico-amministrativo dei dati archeologici, sforzandosi di individuare nuovi possibili scenari ed evoluzioni, e offrendo al tempo stesso un bilancio finale, non mancando di suggerire possibili e auspicabili obiettivi futuri.
Dalla fine degli anni Ottanta del XX secolo il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena sta conducendo un’ampia e sistematica ricerca sulla collina del Duomo e sulle zone di più antica frequentazione della città, per definirne gli assetti urbani antichi e medievali. A queste indagini si sono aggiunti negli ultimi anni interventi di recupero e di archeologia preventiva che hanno interessato l’edilizia cittadina civile e religiosa. Proprio su tre di quest’ultimi, sarà articolato l’intervento.
KEYWORDS. Excavation GIS, Excavation DBMS, Intrasite analysis, Medieval Archaeology, OpenArcheo, Global archeological data management.
This paper describes the experience of the LIAAM (Laboratory of Information Technology Applied to Medieval Archaeology - Medieval Archaeology Area of the University of Siena) in the integrated management of archaeological data, from the landscape scale down to single excavations. In particular we will deal with aspects related to digital surveying and production of archaeological cartography, obtained through instrumental acquisition as well as through long-lasting processing steps of base maps. Starting from a discipline which is part of the human sciences, we slowly developed the necessary technical know-how which now allows us to autonomously produce data and records fitting the needs of our projects; it also puts us in the right conditions to have a profitable interchange with the public administrations and with specific professional figures having a technical-scientific background.
Our methodologies, and therefore the adopted survey techniques, change in relationship to the different territorial scales of our researches. In fact, different detail levels derive directly from the scale of an archaeological project and are determined by specific needs usually tied to the research questions which are involved. Moreover our cartography collection has to be seen as part of a more general data management system based on GIS solutions which allow us to gather into one platform several types of interventions (data derived from published material, field-walking, excavations, topographical and monuments survey campaigns, etc.) operated by the research groups of our Department. The great attention towards the spatial perspective of our data passes through a collective effort aiming at the identification of the most appropriate survey methodologies and at gaining the necessary skills in order to produce high quality and technologically advanced records and documentation.
The energy we have spent in this direction has allowed us to obtain, whenever and wherever it has been possible (due to the many and very changeable conditions of archaeological research), a highly reliable cartographical data which serves more than one purpose. In particular the final fruition of the maps is tied with aspects concerning the scientific matters of archaeological and historical research, the political questions of landscape planning and cultural heritage preservation, the social viewpoint in the sense of communicating to the wide public the results of our investigations through a simple and explanatory use of cartographical reconstructions.
La tecnologia informatica, in particolar modo le applicazioni GIS e la cartografia numerica, e gli sviluppi delle strumentazioni di rilevamento topografico, ossia stazioni totali e GPS (nonché, sebbene di recente affermazione, gli scanner tridimensionali) hanno contribuito in maniera sostanziale ad un marcato miglioramento nella produzione e nella divulgazione della cartografia archeologica.
Nel contributo si intende descrivere l’esperienza maturata presso l’area di Archeologia medievale dell’Università di Siena, in particolare all’interno del LIAAM, per una gestione integrata del dato archeologico dalla scala territoriale a quella dello scavo stratigrafico. Nello specifico, ci limiteremo agli aspetti inerenti al rilievo ed alla produzione di cartografia archeologica, che passano attraverso l’uso dei più comuni strumenti per il rilevo topografico digitale, ma anche attraverso un lungo lavoro di acquisizione e trattamento della cartografia numerica di base. L’obiettivo è quello di descrivere come, all’interno di un settore disciplinare tradizionalmente afferente all’ambito umanistico, si sia riusciti a formare personale che, nel tempo, ha acquisito le competenze tecniche minime indispensabili per poter disporre di documentazione adeguata, rendendosi autosufficienti e ponendosi in condizione di dialogare con amministratori e figure professionali di formazione tecnico-scientifica.
Di seguito verranno illustrate le metodologie di lavoro e le tecniche di rilievo adottate, ponendo l’attenzione sulle loro variazioni dovute al cambio di scala dell’indagine: a ciascuna scala corrispondono infatti, in archeologia, un grado di dettaglio proporzionale alle particolari esigenze ed alle specifiche problematiche di studio. Il tutto viene visto nell’ottica di una gestione complessiva del dato archeologico all’interno di sistemi GIS che mettono in connessione interventi di vario carattere (schedature, ricognizioni topografiche, scavi, campagne di rilievo, ecc.) operati dai diversi gruppi di lavoro all’interno del dipartimento. La grande attenzione al dato spaziale passa attraverso uno sforzo collettivo di individuazione di metodologie di rilievo rispondenti alle nostre specifiche esigenze ma anche di adeguamento ed apprendimento degli strumenti necessari alla produzione di una documentazione di alto profilo e tecnologicamente avanzata.
L’impegno profuso in questa direzione ci ha consentito di disporre di una documentazione che si presta a molteplici usi, sempre garantendo, nell’ambito del possibile (condizione quanto mai variabile in archeologia), un’alta affidabilità del dato cartografico. In particolare, la fruizione finale della cartografia è connessa agli aspetti scientifici della ricerca, a quelli politici della programmazione territoriale o della salvaguardia del patrimonio e a quelli sociali dell’uscita al grande pubblico, ossia della divulgazione e della volgarizzazione dei contenuti, che si può ottenere anche mediante un uso semplice e “didascalico” delle ricostruzioni cartografiche.
Riassunto
Dopo l'applicazione sistematica di tecniche 3D laser scanning per la conservazione, gestione edivulgazione dei reperti archeologici, la sperimentazione di tali tecniche da parte del Laboratorio di Informatica Applicata all'Archeologia Medievale (LIAAM) dell'Università degli Studi di Siena si è concentrata nel tentativo di gestione tridimensionale dello scavo. Obiettivo della ricerca è quello di giungere ad un documentazione GIS 3D basata su dati provenienti da laser scanner con cui documentare sistematicamente il deposito stratigrafico individuato. La ricerca, prendendo spunto da queste semplici riflessioni, si presenta, in maniera non poco presuntuosa, come una sperimentazione metodologica, la cui fattibilità e utilità all'interno della ricerca archeologica resta ancora da dimostrare.
Abstract
In the last 5 years, 3D laserscanning technology has benn the object of intense experimantation at the LIAAM (Laboratori of Information Technology Applied to Medieval Archaeology) of the University of Siena; the aim of our work has been to test the potentilities of these new tools in the evaluation and preservation of the archaeological and historical-monumental heritage in Tuscany. After the Minolta 3D VI-900 machine, by now systematically employed to acquire small and medium size artefacts, we started using a longdistance laserscanner produced by the German company iQvolution (model iQsun 880 HE LS). This last tool has been tested in relation to the possibility of achieving a real and complete 3D recording of archaeological evidencies, on excavations as well as in the study of monuments. Introduzione Una veloce consultazione di un qualsiasi dizionario della lingua italiana, alla voce tridimensionale, riporta il significato "che ha tre dimensioni, lo spazio ordinario" (DEVOTO-OLI 1995). Per tale motivo, la stesura di un articolo, o presentazione di un qualsiasi lavoro che ne presupponga l'applicazione in archeologia, dovrebbe anzitutto prevedere la conoscenza semantica del termine, di uso così comune, ma di applicazione così rara. Si sta parlando, infatti, di uno degli argomenti di discussione più ricorrenti nel campo dell'informatica applicata, con impieghi che vanno dalla ricostruzione delle diverse fasi diacroniche dei siti indagati alla creazione di sistemi di realtà virtuale, passando per la modellazione ed animazione dei reperti. Ma, se da un lato è sempre più comune dialogare facendo riferimento a questo particolare tipo di tecnologia, è ancora evidente la mancanza di un vero approccio archeologico al problema, con l'inevitabile conseguenza di limitare il 3D a qualche semplicistica vista per volumi, in chiara attinenza con gli studi più propriamente architettonici, finendo per definire come tridimensionali delle semplici immagini, spesso in monocromia, su cui effettuare delle viste per rotazione. In realtà le potenzialità del 3D, applicato o meno all'archeologia, vanno ben oltre (PERIPIMENO 2006a, PERIPIMENO 2006b). Attualmente, anche a livello internazionale, la situazione non è delle più incoraggianti, soprattutto se confrontata con le effettive potenzialità offerte. L'applicazione della tridimensionalità all'archeologia, quando presente, si limita infatti ad un'asettica, oltre che qualitativamente scadente, visualizzazione dei siti di volta in volta indagati, con qualche rara produzione di documenti di interesse per gli specialisti. I motivi vanno ricercati da un lato nella mancanza di quell'alfabetizzazione di base che a più riprese si è auspicata (FRANCOVICH 1999), e dall'altro, nell'atteggiamento conservatore tipico dell'ambiente archeologico, che poco si presta ad innovazioni forti, specie se metodologiche, come in questo caso. La tecnica del laser scanning Il laser, acronimo inglese di Light Amplification by the Stimulated Emission of Radiation, traducibile in Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di Radiazioni, la cui invenzione si può far risalire alla fine degli anni cinquanta (SCHAWLOW-TOWNES 1958), è applicato in una gran varietà di strumenti. In particolare, la tecnica del laser scanning terrestre, da considerarsi come l'evoluzione delle metodologie topografiche e fotogrammetriche per l'acquisizione di modelli digitali delle superfici (DSM-Digital Surface Model), ha conosciuto negli ultimi anni una forte crescita di interesse per svariate applicazioni, dal campo geologico a quello ingegneristico ed industriale, per finire, solo recentemente, a quello archeologico. Il principio di funzionamento di uno scanner laser è piuttosto semplice e si basa su di un distanziometro laser in grado di misurare la distanza senza necessità di prismi topografici ma munito di organismi di movimento con cui direzionare lo strumento verso la superficie oggetto del rilievo (BRANCHINI-GIUSSANI-RONCORONI-SCAIONI 2004).
Indice:
Introduzione (Marco Valenti)
Capitolo I - Il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
Capitolo II - Finalità, metodi e strumenti dell'archeologia territoriale e della cartografia archeologica
Capitolo III - La tecnologia GIS
Capitolo IV - La cartografia di base
Capitolo V - La costruzione di nuova cartografia
Capitolo VI - La gestione del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena
Capitolo VII - La gestione del patrimonio archeologico: dai piani paesaggistici all'archeologia pubblica
Bibliografia
In prima battuta si affronta il tema dei Piani paesaggistici, la loro storia e il ruolo che al loro interno devono poter svolgere i Beni archeologici, analizzandone le potenzialità strategiche e i più comuni errori nella loro gestione (o mancata tale).
Seguono alcune riflessioni sul tema della gestione dei Beni Culturali e dell'archeologia pubblica, puntando l'attenzione sulla sua strategica valenza sociale.
Nello specifico: metodi e criteri per la registrazione dei dati (differenziati sulla base delle fonti e degli ambiti di rinvenimento e trattati anche nella prospettiva delle modalità di georeferenziazione), per la loro interrogazione e organizzazione (creazione di tematismi), elaborazione (varie tipologie di analisi dei dati) e restituzione (da quella cartacea al web-GIS).
Il capitolo termina con la presentazione (a cura di Stefano Bertoldi) delle piattaforme web-GIS dell'Area di Archeologia Medievale dell'Università di Siena.
Vengono quindi descritti i possibili strumenti per il rilievo sul campo: stazione totale, GPS e laser scanning (contributo di Mirko Peripimeno).
infine viene offerta una riflessione sulle possibilità offerte dalla rielaborazione delle basi cartografiche esistenti (costruzione di DTM - Modelli Digitali del Terreno) ma anche sulla reale tridimensionalità di tali supporti, utilizzabili in fase di restituzione 3D, più che di effettiva analisi 3D dei volumi: GIS 2,5D
Vengono passati in rassegna i principali repertori (IGM, CTR, cartografia catastale, tematica e aerofotografica) e viene presentato l'uso dei servizi di web-mapping per la ricerca e georeferenziazione dei siti archeologici.
L'ultimo paragrafo contiene un contributo di Vittorio Fronza sui sistemi di archiviazione alfanumerica del dato archeologico territoriale secondo l'esperienza sviluppata al LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all'Archeologia Medievale) dell'Università di Siena.
L'articolo intende presentare il caso dell'archeodromo di Poggibonsi valutandolo nelle sue modalità di gestione e in quelle di comunicazione e interazione con il pubblico.
Il contributo intende illustrare la metodologia e gli strumenti utilizzati per la gestione dell'informazione archeologica regionale all'interno della costruzione dei quadri conoscitivi del nuovo piano paesaggistico toscano.
Intende inoltre proporre alcune riflessioni strategiche e operative come testimonianza del lavoro e delle problematiche affrontate, al fine di fornire il proprio contributo al dibattito sull'uso pubblico-amministrativo dei dati archeologici, sforzandosi di individuare nuovi possibili scenari ed evoluzioni, e offrendo al tempo stesso un bilancio finale, non mancando di suggerire possibili e auspicabili obiettivi futuri.
Dalla fine degli anni Ottanta del XX secolo il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena sta conducendo un’ampia e sistematica ricerca sulla collina del Duomo e sulle zone di più antica frequentazione della città, per definirne gli assetti urbani antichi e medievali. A queste indagini si sono aggiunti negli ultimi anni interventi di recupero e di archeologia preventiva che hanno interessato l’edilizia cittadina civile e religiosa. Proprio su tre di quest’ultimi, sarà articolato l’intervento.
KEYWORDS. Excavation GIS, Excavation DBMS, Intrasite analysis, Medieval Archaeology, OpenArcheo, Global archeological data management.
This paper describes the experience of the LIAAM (Laboratory of Information Technology Applied to Medieval Archaeology - Medieval Archaeology Area of the University of Siena) in the integrated management of archaeological data, from the landscape scale down to single excavations. In particular we will deal with aspects related to digital surveying and production of archaeological cartography, obtained through instrumental acquisition as well as through long-lasting processing steps of base maps. Starting from a discipline which is part of the human sciences, we slowly developed the necessary technical know-how which now allows us to autonomously produce data and records fitting the needs of our projects; it also puts us in the right conditions to have a profitable interchange with the public administrations and with specific professional figures having a technical-scientific background.
Our methodologies, and therefore the adopted survey techniques, change in relationship to the different territorial scales of our researches. In fact, different detail levels derive directly from the scale of an archaeological project and are determined by specific needs usually tied to the research questions which are involved. Moreover our cartography collection has to be seen as part of a more general data management system based on GIS solutions which allow us to gather into one platform several types of interventions (data derived from published material, field-walking, excavations, topographical and monuments survey campaigns, etc.) operated by the research groups of our Department. The great attention towards the spatial perspective of our data passes through a collective effort aiming at the identification of the most appropriate survey methodologies and at gaining the necessary skills in order to produce high quality and technologically advanced records and documentation.
The energy we have spent in this direction has allowed us to obtain, whenever and wherever it has been possible (due to the many and very changeable conditions of archaeological research), a highly reliable cartographical data which serves more than one purpose. In particular the final fruition of the maps is tied with aspects concerning the scientific matters of archaeological and historical research, the political questions of landscape planning and cultural heritage preservation, the social viewpoint in the sense of communicating to the wide public the results of our investigations through a simple and explanatory use of cartographical reconstructions.
La tecnologia informatica, in particolar modo le applicazioni GIS e la cartografia numerica, e gli sviluppi delle strumentazioni di rilevamento topografico, ossia stazioni totali e GPS (nonché, sebbene di recente affermazione, gli scanner tridimensionali) hanno contribuito in maniera sostanziale ad un marcato miglioramento nella produzione e nella divulgazione della cartografia archeologica.
Nel contributo si intende descrivere l’esperienza maturata presso l’area di Archeologia medievale dell’Università di Siena, in particolare all’interno del LIAAM, per una gestione integrata del dato archeologico dalla scala territoriale a quella dello scavo stratigrafico. Nello specifico, ci limiteremo agli aspetti inerenti al rilievo ed alla produzione di cartografia archeologica, che passano attraverso l’uso dei più comuni strumenti per il rilevo topografico digitale, ma anche attraverso un lungo lavoro di acquisizione e trattamento della cartografia numerica di base. L’obiettivo è quello di descrivere come, all’interno di un settore disciplinare tradizionalmente afferente all’ambito umanistico, si sia riusciti a formare personale che, nel tempo, ha acquisito le competenze tecniche minime indispensabili per poter disporre di documentazione adeguata, rendendosi autosufficienti e ponendosi in condizione di dialogare con amministratori e figure professionali di formazione tecnico-scientifica.
Di seguito verranno illustrate le metodologie di lavoro e le tecniche di rilievo adottate, ponendo l’attenzione sulle loro variazioni dovute al cambio di scala dell’indagine: a ciascuna scala corrispondono infatti, in archeologia, un grado di dettaglio proporzionale alle particolari esigenze ed alle specifiche problematiche di studio. Il tutto viene visto nell’ottica di una gestione complessiva del dato archeologico all’interno di sistemi GIS che mettono in connessione interventi di vario carattere (schedature, ricognizioni topografiche, scavi, campagne di rilievo, ecc.) operati dai diversi gruppi di lavoro all’interno del dipartimento. La grande attenzione al dato spaziale passa attraverso uno sforzo collettivo di individuazione di metodologie di rilievo rispondenti alle nostre specifiche esigenze ma anche di adeguamento ed apprendimento degli strumenti necessari alla produzione di una documentazione di alto profilo e tecnologicamente avanzata.
L’impegno profuso in questa direzione ci ha consentito di disporre di una documentazione che si presta a molteplici usi, sempre garantendo, nell’ambito del possibile (condizione quanto mai variabile in archeologia), un’alta affidabilità del dato cartografico. In particolare, la fruizione finale della cartografia è connessa agli aspetti scientifici della ricerca, a quelli politici della programmazione territoriale o della salvaguardia del patrimonio e a quelli sociali dell’uscita al grande pubblico, ossia della divulgazione e della volgarizzazione dei contenuti, che si può ottenere anche mediante un uso semplice e “didascalico” delle ricostruzioni cartografiche.
Riassunto
Dopo l'applicazione sistematica di tecniche 3D laser scanning per la conservazione, gestione edivulgazione dei reperti archeologici, la sperimentazione di tali tecniche da parte del Laboratorio di Informatica Applicata all'Archeologia Medievale (LIAAM) dell'Università degli Studi di Siena si è concentrata nel tentativo di gestione tridimensionale dello scavo. Obiettivo della ricerca è quello di giungere ad un documentazione GIS 3D basata su dati provenienti da laser scanner con cui documentare sistematicamente il deposito stratigrafico individuato. La ricerca, prendendo spunto da queste semplici riflessioni, si presenta, in maniera non poco presuntuosa, come una sperimentazione metodologica, la cui fattibilità e utilità all'interno della ricerca archeologica resta ancora da dimostrare.
Abstract
In the last 5 years, 3D laserscanning technology has benn the object of intense experimantation at the LIAAM (Laboratori of Information Technology Applied to Medieval Archaeology) of the University of Siena; the aim of our work has been to test the potentilities of these new tools in the evaluation and preservation of the archaeological and historical-monumental heritage in Tuscany. After the Minolta 3D VI-900 machine, by now systematically employed to acquire small and medium size artefacts, we started using a longdistance laserscanner produced by the German company iQvolution (model iQsun 880 HE LS). This last tool has been tested in relation to the possibility of achieving a real and complete 3D recording of archaeological evidencies, on excavations as well as in the study of monuments. Introduzione Una veloce consultazione di un qualsiasi dizionario della lingua italiana, alla voce tridimensionale, riporta il significato "che ha tre dimensioni, lo spazio ordinario" (DEVOTO-OLI 1995). Per tale motivo, la stesura di un articolo, o presentazione di un qualsiasi lavoro che ne presupponga l'applicazione in archeologia, dovrebbe anzitutto prevedere la conoscenza semantica del termine, di uso così comune, ma di applicazione così rara. Si sta parlando, infatti, di uno degli argomenti di discussione più ricorrenti nel campo dell'informatica applicata, con impieghi che vanno dalla ricostruzione delle diverse fasi diacroniche dei siti indagati alla creazione di sistemi di realtà virtuale, passando per la modellazione ed animazione dei reperti. Ma, se da un lato è sempre più comune dialogare facendo riferimento a questo particolare tipo di tecnologia, è ancora evidente la mancanza di un vero approccio archeologico al problema, con l'inevitabile conseguenza di limitare il 3D a qualche semplicistica vista per volumi, in chiara attinenza con gli studi più propriamente architettonici, finendo per definire come tridimensionali delle semplici immagini, spesso in monocromia, su cui effettuare delle viste per rotazione. In realtà le potenzialità del 3D, applicato o meno all'archeologia, vanno ben oltre (PERIPIMENO 2006a, PERIPIMENO 2006b). Attualmente, anche a livello internazionale, la situazione non è delle più incoraggianti, soprattutto se confrontata con le effettive potenzialità offerte. L'applicazione della tridimensionalità all'archeologia, quando presente, si limita infatti ad un'asettica, oltre che qualitativamente scadente, visualizzazione dei siti di volta in volta indagati, con qualche rara produzione di documenti di interesse per gli specialisti. I motivi vanno ricercati da un lato nella mancanza di quell'alfabetizzazione di base che a più riprese si è auspicata (FRANCOVICH 1999), e dall'altro, nell'atteggiamento conservatore tipico dell'ambiente archeologico, che poco si presta ad innovazioni forti, specie se metodologiche, come in questo caso. La tecnica del laser scanning Il laser, acronimo inglese di Light Amplification by the Stimulated Emission of Radiation, traducibile in Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di Radiazioni, la cui invenzione si può far risalire alla fine degli anni cinquanta (SCHAWLOW-TOWNES 1958), è applicato in una gran varietà di strumenti. In particolare, la tecnica del laser scanning terrestre, da considerarsi come l'evoluzione delle metodologie topografiche e fotogrammetriche per l'acquisizione di modelli digitali delle superfici (DSM-Digital Surface Model), ha conosciuto negli ultimi anni una forte crescita di interesse per svariate applicazioni, dal campo geologico a quello ingegneristico ed industriale, per finire, solo recentemente, a quello archeologico. Il principio di funzionamento di uno scanner laser è piuttosto semplice e si basa su di un distanziometro laser in grado di misurare la distanza senza necessità di prismi topografici ma munito di organismi di movimento con cui direzionare lo strumento verso la superficie oggetto del rilievo (BRANCHINI-GIUSSANI-RONCORONI-SCAIONI 2004).