Conference presentations by Valentina Mignosa
XI International Congress of Studies in Ancient Sicily Mobility and transfer of knowledge between Sicily and the Mediterranean world (6th-3rd century BCE) Palermo-Cefalù, 10th-13th April 2024, 2024
Il contributo che presentiamo mira ad esplorare la mobilità ‘endogena’ della Sicilia a partire da... more Il contributo che presentiamo mira ad esplorare la mobilità ‘endogena’ della Sicilia a partire dalla circolazione dei materiali e delle pratiche epigrafiche nell’isola, mettendo a frutto i diversi indirizzi di studio sorti nell’ultimo trentennio a seguito del mobility turn (Moatti 2021; c.s.; Giangiulio 1996; Purcell 1992). I recenti studi sulla micro-mobilità mediterranea e il rinnovato interesse nei confronti dell’agency e del ruolo dei singoli attori nello sviluppo dei network socioeconomici permettono infatti di imboccare nuove e fruttuose direzioni di indagine sulle interazioni tra comunità e sugli scambi di know-how tra esse.
Inoltre, il nuovo approccio euristico intrapreso recentemente dall’epigrafia (Prag c.s.; 2021), ovvero l’indagine complessiva e contestualizzata del documento epigrafico (‘olistica’), permette oggi di pervenire a un livello di dettaglio nella conoscenza delle testimonianze epigrafiche precedentemente inesplorato.
Muovendosi nei cardini di queste due direzioni di ricerca, il nostro contributo intende affrontare un caso studio molto dibattuto ma mai completamente compreso, quello del sito indigeno cd. del Mendolito di Adrano, presentando i risultati delle indagini petrografiche, paleografiche e dell’indagine storica da noi condotta su questo contesto in seno al progetto Crossreads. Lo studio del contesto in questione permetterà inoltre di affrontare il problema delle reti di approvvigionamento nel territorio oggetto d’indagine, grazie alla considerazione delle caratteristiche petrografiche del blocco su cui è realizzata l’iscrizione, e allo studio delle possibili località di provenienza dello stesso (Di Grande et al. 1978; Barbera et al. 2013; 2014).
Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo VIII edizione
II Ciclo de Seminários de Arqueologia “Arqueologia presente: formas e aspectos de uma disciplina em ação” Franca, 27 e 28 novembro 2023
Linking Pasts and Sharing Knowledge. Mapping Archaeological Heritage, Legacy Data Integration and Web Technologies for Modeling Historical Landscapes
ISAMG. 60° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, 2021
L’alfabeto, o meglio, gli alfabeti, che caratterizzano la storia epigrafica di Siracusa arcaica e... more L’alfabeto, o meglio, gli alfabeti, che caratterizzano la storia epigrafica di Siracusa arcaica e delle sue ‘sub-colonie’ sono stati al centro di un lungo dibattito tra gli studiosi di epigrafia e, in particolare, di epigrafia siceliota, a causa delle apparenti discrepanze paleografiche che mostrano i pochi documenti a noi pervenuti. A partire dal più antico documento, l’unico di evidente ascendenza corinzia, l’iscrizione graffita su pisside, passando per la nota iscrizione sul crepidoma del tempio di Apollo, fino ad arrivare ai documenti iscritti donati a Olimpia e Delfi, si assiste infatti a una evoluzione
dell’alfabeto che sembra mostrare i segni di un adattamento al contesto politico economico e culturale di insediamento più spiccato di quanto non si rilevi in altre poleis, sia in occidente che in Grecia propria. Già Arena ha rilevato questa evoluzione, attribuendola a ragioni pratiche: la maggiore
intelligibilità dell’alfabeto, quando Siracusa assunse un ruolo centrale tra Sicilia e Grecia; fenomeni che potremmo definire di ‘assimilazione epigrafica’, quando Gela si espanse verso oriente, avvicinandosi ai domini siracusani e ad Akrai. Il mio intervento intende contribuire alla discussione oggetto della tavola rotonda presentando il caso studio dell’epigrafia di Siracusa e delle sue ‘sub-colonie’ sotto una luce nuova, che permetta di guardare ai documenti nel più ampio contesto di insediamento della città – e dunque al coevo sviluppo paleografico delle altre poleis e degli insediamenti indigeni – riflettendo anche sulla convenienza di un parametro interpretativo come quello identitario per studiare le modalità di scrittura e sulla necessità di indagare gli aspetti paleografici dei testi attraverso chiavi di lettura più pragmatiche, come l’intelligibilità della scrittura, la materialità degli oggetti, la diffusione delle ‘mode’ epigrafiche a seguito delle relazioni politiche ed economiche storicamente documentate.
SAEG VIII. Ottavo seminario avanzato di epigrafia greca, 2023
Territoires multiples des cités grecques : définitions, limites, évolutions Hébergement du webina... more Territoires multiples des cités grecques : définitions, limites, évolutions Hébergement du webinaire : École française d'Athènes Inscription au webinaire : https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_oUJKrlmYTkWFT57KZVKfpg Le but de cette journée d' études est de s'interroger sur les représentations politiques, identitaires, religieuses et sociales que se faisaient les Grecs de leurs espaces quotidiens en variant les échelles d'approche, de la rue à l'Hellas. Grâce à l'analyse par catégorie d'acteurs et par l' étude de leurs territorialités propres, définies par les limites naturelles ou construites qu' établissaient les différentes catégories d'habitants des cités grecques, nous tenterons d'appréhender au mieux les multiples territoires.
Il panorama epigrafico della Sicilia dei secoli VI e V è caratterizzato da un consistente numero ... more Il panorama epigrafico della Sicilia dei secoli VI e V è caratterizzato da un consistente numero di iscrizioni in alfabeto greco ma in lingue non greche quali, in particolare, il gruppo della/e lingua/e sicula/e nell’area centro-orientale dell’isola e la lingua elima nell’area occidentale.
Gli studi sulle lingue ‘anelleniche’ della Sicilia, così come sull’acquisizione dell’alfabeto greco e della scrittura da parte delle tre popolazioni menzionate, vantano una lunga tradizione. Tuttavia, se per l’area elima è stata realizzata una silloge completa in anni non più recenti, manca un corpus completo delle iscrizioni ‘sicule’ e uno studio sistematico su di esse.
Nel corso del mio intervento analizzerò, passando in rassegna i documenti epigrafici anellenici rinvenuti nella Sicilia centro-orientale, i tratti salienti di queste iscrizioni e, in particolare, alcuni aspetti ‘grafici’ dell’alfabeto greco utilizzato in esse.
Lo studio permetterà di evidenziare le caratteristiche della ricezione della pratica epigrafica nell’area orientale della Sicilia, cogliendo i tratti salienti di un fenomeno che ha le sue radici nei cambiamenti sociali, economici e politici che caratterizzarono la storia di queste popolazioni lungo i secoli di frequentazione con i Greci.
In a famous article the American linguist Joshua Fishman, summed up the aims of the sociology of ... more In a famous article the American linguist Joshua Fishman, summed up the aims of the sociology of language with the question: “Who speaks (or writes) what language to whom, when and why?”. This inquiry is always useful when we try to describe communication, but it became
more effective when we read ancient inscriptions in different languages on a vase or a stone. Within the field of ancient multilingualism, ancient Sicily represents an interesting case study because of its rich linguistic history, in which the indigenous peoples, Sicels, Sicanians and Elymians, spoke different languages when the Greeks started to found the first apoikiai. As a result of the Greek colonization, some areas of the island became ‘frontiers’ between Greek cities and Indigenous villages, giving birth to a melting-pot in which Greeks and Indigenous languages mutually influenced each other. Proof of these contacts is the epigraphical evidence - such as texts with both Greek and non-Greek morphology - that shows strong interferences between Greek language and the Indigenous ones.
My paper aims to present some of the most emblematic inscriptions from these ‘frontier’ areas in Sicily, investigating their historical and sociological meaning, by the starting point of Fishman’s fundamental question.
L’etnografia antica identifica tre popolazioni ‘indigene’ stanziate in Sicilia prima della coloni... more L’etnografia antica identifica tre popolazioni ‘indigene’ stanziate in Sicilia prima della colonizzazione greca: i Siculi, i Sicani e gli Elimi. Questi popoli, dopo esser venuti in contatto con i Greci, produssero, seppur per un breve arco temporale – dalla metà del VI alla fine del V sec. a.C. – iscrizioni nella loro lingua ma utilizzando l’alfabeto greco. Produzione, uso e fruizione della pratica epigrafica tra queste popolazioni sembrano essere spesso conformi a quanto ritroviamo nel coevo panorama epigrafico greco dell’isola, seppur con alcune eccezioni. Si trattava dunque di popolazioni (o piuttosto élite) che scrivevano imitando (il greco) e imitavano (i Greci) scrivendo? Ma a chi era destinato il prodotto di questa imitazione? Quali gli scopi? Possiamo parlare di ‘acquisizione’ della scrittura o converrà figurarsi delle società che producevano l’epigrafia non avendo paradossalmente acquisito la scrittura?
The history of the city of Syracuse is characterized by different political
phases during the 5th... more The history of the city of Syracuse is characterized by different political
phases during the 5th and 4th century BCE: major changes to the social
composition of the population and the design of the urban space were in
particular brought about by the tyrants, before and after the democratic
interlude in the 5th century BCE. The most impressive testimony to their
spatial politics is surely the monumental fortifications, built by Gelon on the island of Ortigia and by Dionysius the elder all along the large plateau of the Epipolai. Findings in contemporary archaeology allow us to know more about the topography of the ancient city of Syracuse than we have in past, but no existing research integrates our knowledge about Syracuse and its topography with recent advances in the field of demography and migration studies.
My paper aims to show how we can trace demographic changes in Syracuse’s townscape under the tyrants, utilizing literary, archaeological and epigraphical evidence to contextualize them in that landscape. This analysis enables us to find and trace networks of people and groups (e.g., slaves and mercenaries) inside and outside the city. In so doing, it permits us to create and develop a new approach to investigating the link between demographic change and the urban landscape.
The paper focuses on the theoretical models employed in the last fifty years in the approaches to... more The paper focuses on the theoretical models employed in the last fifty years in the approaches to the cultural contact brought about by the Greek colonisation of the West in the Archaic and Classical periods. In the analysis of these models my starting point is the study of the terms used by historiography to describe the peoples which the Greeks met in the West. The key words ‘barbarians’, ‘natives’, ‘indigenous (peoples)’, ‘non-Greeks’ are tightly tied to our perception of these populations. The dichotomy between Greeks and barbarians is, in other words, the dichotomy between us and the Other. Our perception of the Other has changed from colonialism to the present cultural and historical situation. The evolution of the terms below represents, for us, the litmus test on which to assess the ideological orientation of ancient colonisation and cultural contacts studies.
Examining our key-words to define non Greeks it is possible to explore how our models to describe the cultural contact between Greeks and non-Greeks have changed in the last decades. Nowadays, we examine colonisation through the lens of cultural mixture, hybridity, ethno-genesis, integration: that is, by observing what happens after different cultures come into contact. Terms as hybridisation, creolisation, hybridity, cultural syncretism, middle ground are the key-words of the debate about ancient colonisation (and modern colonialism) which have come to the fore in the last fifteen years. As I show in the conclusion to my talk this is far from surprising: these paradigms – as Momigliano stated – say more about ourselves and our own history than about the past.
Tra tutti i discorsi ricostruiti da Tucidide nelle Storie, quello di Ermocrate a Gela, durante la... more Tra tutti i discorsi ricostruiti da Tucidide nelle Storie, quello di Ermocrate a Gela, durante la ξύνοδος del 424 a.C., è stato da sempre considerato il più ‘sospetto’, il più creato dalla mente dello storico e il meno rispondente ai costanti principi di verosimiglianza che informano la sua opera. Si tratta di un logos particolarmente curato, in cui Gomme notò eco di Gorgia e dalla cui analisi linguistica risulta evidente la mimesi retorica operata dal suo autore. Il discorso veicola un potente e duplice messaggio politico e culturale, che sovrappone prospettive storiografiche differenti: da un lato raccoglie l’eredità di una storiografia locale ‘siceliota’ che, a partire da Antioco, crea un ‘filone’ di storia pansiceliota; dall’altro, è lo sguardo di Tucidide sulla spedizione ateniese in Sicilia, un Tucidide che, probabilmente post eventum, ricorda agli Ateniesi le ragioni della disfatta mostrando l’unità dell’isola. La mimesi è qui ricostruzione quindi, ma anche invenzione; eco della ξύνοδος di Gela del 424, ma anche evocazione dello scenario della Sicilia della spedizione del 415. Mi propongo di mostrare, attraverso l’analisi delle parole chiave del discorso ermocrateo, i mezzi di questa mimesi retorica, per poi rintracciare le prospettive sotterranee che informano questo suggestivo logos.
Posters by Valentina Mignosa
Intelligence Artificielle et Mathématiques Appliquées pour l'Histoire et l'Archéologie - Sciencesconf
CIEGL. XVI Congresso Internazionale di Epigrafia greca e latina (Bordeaux, 29 agosto - settembre 2022), 2022
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Conference presentations by Valentina Mignosa
Inoltre, il nuovo approccio euristico intrapreso recentemente dall’epigrafia (Prag c.s.; 2021), ovvero l’indagine complessiva e contestualizzata del documento epigrafico (‘olistica’), permette oggi di pervenire a un livello di dettaglio nella conoscenza delle testimonianze epigrafiche precedentemente inesplorato.
Muovendosi nei cardini di queste due direzioni di ricerca, il nostro contributo intende affrontare un caso studio molto dibattuto ma mai completamente compreso, quello del sito indigeno cd. del Mendolito di Adrano, presentando i risultati delle indagini petrografiche, paleografiche e dell’indagine storica da noi condotta su questo contesto in seno al progetto Crossreads. Lo studio del contesto in questione permetterà inoltre di affrontare il problema delle reti di approvvigionamento nel territorio oggetto d’indagine, grazie alla considerazione delle caratteristiche petrografiche del blocco su cui è realizzata l’iscrizione, e allo studio delle possibili località di provenienza dello stesso (Di Grande et al. 1978; Barbera et al. 2013; 2014).
dell’alfabeto che sembra mostrare i segni di un adattamento al contesto politico economico e culturale di insediamento più spiccato di quanto non si rilevi in altre poleis, sia in occidente che in Grecia propria. Già Arena ha rilevato questa evoluzione, attribuendola a ragioni pratiche: la maggiore
intelligibilità dell’alfabeto, quando Siracusa assunse un ruolo centrale tra Sicilia e Grecia; fenomeni che potremmo definire di ‘assimilazione epigrafica’, quando Gela si espanse verso oriente, avvicinandosi ai domini siracusani e ad Akrai. Il mio intervento intende contribuire alla discussione oggetto della tavola rotonda presentando il caso studio dell’epigrafia di Siracusa e delle sue ‘sub-colonie’ sotto una luce nuova, che permetta di guardare ai documenti nel più ampio contesto di insediamento della città – e dunque al coevo sviluppo paleografico delle altre poleis e degli insediamenti indigeni – riflettendo anche sulla convenienza di un parametro interpretativo come quello identitario per studiare le modalità di scrittura e sulla necessità di indagare gli aspetti paleografici dei testi attraverso chiavi di lettura più pragmatiche, come l’intelligibilità della scrittura, la materialità degli oggetti, la diffusione delle ‘mode’ epigrafiche a seguito delle relazioni politiche ed economiche storicamente documentate.
Gli studi sulle lingue ‘anelleniche’ della Sicilia, così come sull’acquisizione dell’alfabeto greco e della scrittura da parte delle tre popolazioni menzionate, vantano una lunga tradizione. Tuttavia, se per l’area elima è stata realizzata una silloge completa in anni non più recenti, manca un corpus completo delle iscrizioni ‘sicule’ e uno studio sistematico su di esse.
Nel corso del mio intervento analizzerò, passando in rassegna i documenti epigrafici anellenici rinvenuti nella Sicilia centro-orientale, i tratti salienti di queste iscrizioni e, in particolare, alcuni aspetti ‘grafici’ dell’alfabeto greco utilizzato in esse.
Lo studio permetterà di evidenziare le caratteristiche della ricezione della pratica epigrafica nell’area orientale della Sicilia, cogliendo i tratti salienti di un fenomeno che ha le sue radici nei cambiamenti sociali, economici e politici che caratterizzarono la storia di queste popolazioni lungo i secoli di frequentazione con i Greci.
more effective when we read ancient inscriptions in different languages on a vase or a stone. Within the field of ancient multilingualism, ancient Sicily represents an interesting case study because of its rich linguistic history, in which the indigenous peoples, Sicels, Sicanians and Elymians, spoke different languages when the Greeks started to found the first apoikiai. As a result of the Greek colonization, some areas of the island became ‘frontiers’ between Greek cities and Indigenous villages, giving birth to a melting-pot in which Greeks and Indigenous languages mutually influenced each other. Proof of these contacts is the epigraphical evidence - such as texts with both Greek and non-Greek morphology - that shows strong interferences between Greek language and the Indigenous ones.
My paper aims to present some of the most emblematic inscriptions from these ‘frontier’ areas in Sicily, investigating their historical and sociological meaning, by the starting point of Fishman’s fundamental question.
phases during the 5th and 4th century BCE: major changes to the social
composition of the population and the design of the urban space were in
particular brought about by the tyrants, before and after the democratic
interlude in the 5th century BCE. The most impressive testimony to their
spatial politics is surely the monumental fortifications, built by Gelon on the island of Ortigia and by Dionysius the elder all along the large plateau of the Epipolai. Findings in contemporary archaeology allow us to know more about the topography of the ancient city of Syracuse than we have in past, but no existing research integrates our knowledge about Syracuse and its topography with recent advances in the field of demography and migration studies.
My paper aims to show how we can trace demographic changes in Syracuse’s townscape under the tyrants, utilizing literary, archaeological and epigraphical evidence to contextualize them in that landscape. This analysis enables us to find and trace networks of people and groups (e.g., slaves and mercenaries) inside and outside the city. In so doing, it permits us to create and develop a new approach to investigating the link between demographic change and the urban landscape.
Examining our key-words to define non Greeks it is possible to explore how our models to describe the cultural contact between Greeks and non-Greeks have changed in the last decades. Nowadays, we examine colonisation through the lens of cultural mixture, hybridity, ethno-genesis, integration: that is, by observing what happens after different cultures come into contact. Terms as hybridisation, creolisation, hybridity, cultural syncretism, middle ground are the key-words of the debate about ancient colonisation (and modern colonialism) which have come to the fore in the last fifteen years. As I show in the conclusion to my talk this is far from surprising: these paradigms – as Momigliano stated – say more about ourselves and our own history than about the past.
Posters by Valentina Mignosa
Inoltre, il nuovo approccio euristico intrapreso recentemente dall’epigrafia (Prag c.s.; 2021), ovvero l’indagine complessiva e contestualizzata del documento epigrafico (‘olistica’), permette oggi di pervenire a un livello di dettaglio nella conoscenza delle testimonianze epigrafiche precedentemente inesplorato.
Muovendosi nei cardini di queste due direzioni di ricerca, il nostro contributo intende affrontare un caso studio molto dibattuto ma mai completamente compreso, quello del sito indigeno cd. del Mendolito di Adrano, presentando i risultati delle indagini petrografiche, paleografiche e dell’indagine storica da noi condotta su questo contesto in seno al progetto Crossreads. Lo studio del contesto in questione permetterà inoltre di affrontare il problema delle reti di approvvigionamento nel territorio oggetto d’indagine, grazie alla considerazione delle caratteristiche petrografiche del blocco su cui è realizzata l’iscrizione, e allo studio delle possibili località di provenienza dello stesso (Di Grande et al. 1978; Barbera et al. 2013; 2014).
dell’alfabeto che sembra mostrare i segni di un adattamento al contesto politico economico e culturale di insediamento più spiccato di quanto non si rilevi in altre poleis, sia in occidente che in Grecia propria. Già Arena ha rilevato questa evoluzione, attribuendola a ragioni pratiche: la maggiore
intelligibilità dell’alfabeto, quando Siracusa assunse un ruolo centrale tra Sicilia e Grecia; fenomeni che potremmo definire di ‘assimilazione epigrafica’, quando Gela si espanse verso oriente, avvicinandosi ai domini siracusani e ad Akrai. Il mio intervento intende contribuire alla discussione oggetto della tavola rotonda presentando il caso studio dell’epigrafia di Siracusa e delle sue ‘sub-colonie’ sotto una luce nuova, che permetta di guardare ai documenti nel più ampio contesto di insediamento della città – e dunque al coevo sviluppo paleografico delle altre poleis e degli insediamenti indigeni – riflettendo anche sulla convenienza di un parametro interpretativo come quello identitario per studiare le modalità di scrittura e sulla necessità di indagare gli aspetti paleografici dei testi attraverso chiavi di lettura più pragmatiche, come l’intelligibilità della scrittura, la materialità degli oggetti, la diffusione delle ‘mode’ epigrafiche a seguito delle relazioni politiche ed economiche storicamente documentate.
Gli studi sulle lingue ‘anelleniche’ della Sicilia, così come sull’acquisizione dell’alfabeto greco e della scrittura da parte delle tre popolazioni menzionate, vantano una lunga tradizione. Tuttavia, se per l’area elima è stata realizzata una silloge completa in anni non più recenti, manca un corpus completo delle iscrizioni ‘sicule’ e uno studio sistematico su di esse.
Nel corso del mio intervento analizzerò, passando in rassegna i documenti epigrafici anellenici rinvenuti nella Sicilia centro-orientale, i tratti salienti di queste iscrizioni e, in particolare, alcuni aspetti ‘grafici’ dell’alfabeto greco utilizzato in esse.
Lo studio permetterà di evidenziare le caratteristiche della ricezione della pratica epigrafica nell’area orientale della Sicilia, cogliendo i tratti salienti di un fenomeno che ha le sue radici nei cambiamenti sociali, economici e politici che caratterizzarono la storia di queste popolazioni lungo i secoli di frequentazione con i Greci.
more effective when we read ancient inscriptions in different languages on a vase or a stone. Within the field of ancient multilingualism, ancient Sicily represents an interesting case study because of its rich linguistic history, in which the indigenous peoples, Sicels, Sicanians and Elymians, spoke different languages when the Greeks started to found the first apoikiai. As a result of the Greek colonization, some areas of the island became ‘frontiers’ between Greek cities and Indigenous villages, giving birth to a melting-pot in which Greeks and Indigenous languages mutually influenced each other. Proof of these contacts is the epigraphical evidence - such as texts with both Greek and non-Greek morphology - that shows strong interferences between Greek language and the Indigenous ones.
My paper aims to present some of the most emblematic inscriptions from these ‘frontier’ areas in Sicily, investigating their historical and sociological meaning, by the starting point of Fishman’s fundamental question.
phases during the 5th and 4th century BCE: major changes to the social
composition of the population and the design of the urban space were in
particular brought about by the tyrants, before and after the democratic
interlude in the 5th century BCE. The most impressive testimony to their
spatial politics is surely the monumental fortifications, built by Gelon on the island of Ortigia and by Dionysius the elder all along the large plateau of the Epipolai. Findings in contemporary archaeology allow us to know more about the topography of the ancient city of Syracuse than we have in past, but no existing research integrates our knowledge about Syracuse and its topography with recent advances in the field of demography and migration studies.
My paper aims to show how we can trace demographic changes in Syracuse’s townscape under the tyrants, utilizing literary, archaeological and epigraphical evidence to contextualize them in that landscape. This analysis enables us to find and trace networks of people and groups (e.g., slaves and mercenaries) inside and outside the city. In so doing, it permits us to create and develop a new approach to investigating the link between demographic change and the urban landscape.
Examining our key-words to define non Greeks it is possible to explore how our models to describe the cultural contact between Greeks and non-Greeks have changed in the last decades. Nowadays, we examine colonisation through the lens of cultural mixture, hybridity, ethno-genesis, integration: that is, by observing what happens after different cultures come into contact. Terms as hybridisation, creolisation, hybridity, cultural syncretism, middle ground are the key-words of the debate about ancient colonisation (and modern colonialism) which have come to the fore in the last fifteen years. As I show in the conclusion to my talk this is far from surprising: these paradigms – as Momigliano stated – say more about ourselves and our own history than about the past.
My paper aims to show how we can trace coexistence among different groups of people in Syracuse’s urban landscape, utilize literary, archeological and epigraphical evidence to contextualize demographic changes in that landscape. This analysis enables us to find and trace networks of people and groups (e.g., slaves and mercenaries) inside and outside the city. In so doing, it permits us to create and develop a new approach to investigating the link between mobility and the urban landscape and to analyze the social, economic and political consequences of the phenomenon of migration over the long term.
My question is: can we understand and reconstruct the history of the population of Syracuse by tracing and analyzing its migrations and its mobility? I strive to answer this question by referencing different sources and fields. Therein, I consider the urban landscape: the history of the city that is revealed through the evolution of its topography, public buildings, new residential areas, sacred landscape, and the use of the chora.
Findings in contemporary archeology allow us to know more about the topography of the ancient city of Syracuse than we have in past. However, no existent research combines/integrates our knowledge about Syracuse and its topography with recent advances in the field of the migration studies.
Eloro, Villa del Tellaro e Akrai, sono stati rinvenuti alcuni documenti iscritti, sia editi che inediti. Si presenta in questa sede un primo gruppo costituito da ciottoli e supposti pesi monetali iscritti. In particolare, sono stati portati alla nostra attenzione due documenti inediti con iscrizioni incise e un ciottolo levigato proveniente da Akrai, edito da Paolo Orsi pochi anni dopo la sua acquisizione.
the spatial turn in historical studies, to the need to secure an interpretative model for the polis, in which spatial and social investigation can complement each other. The case examined is that of the polis of Syracuse - in particular the area of Ortygia - in the years of the tyrannies of Gelon (485-478 BCE) and Dionysius (407-367 BCE), periods in which there was a surprising interdependence between the political actions of the tyrants, the consequent spatial organisation and the social landscape of the city.
Decreto inciso su una lamina di bronzo in stato frammentario rinvenuta nell'area di Palazzolo Acreide e oggi conservata al Metropolitan Museum. Il testo riporta menzione di alcuni privilegi (ateleia/isoteleia; enktesis) concessi a un individuo o a un gruppo di individui da parte di una polis (non nota) nella quale il gruppo dei gamoroi (proprietari terrieri costituenti l'aristocrazia siracusana) doveva svolgere un ruolo politico centrale. Il decreto è stato datato dalla maggior parte degli studiosi tra il 491 e il 485. Tuttavia, dal punto di vista paleografico diversi sono gli elementi che permetterebbero di datarlo alla fine del VI sec. a.C.
inscriptions on different items in the Greek alphabet but in a non-Greek language, among which includes the only civic inscription in a non-Greek language from pre-Roman Sicily. Even if there exists a shared opinion
among scholars on the interpretation of the documents, their historical context, including the cause, purpose and means of dissemination of the epigraphic practice remain obscure. A comprehensive analysis of this
evidence within its well known archaeological context shows the need for re-analysis using a new theorical approach, which gives value to the peculiarity of the Mendolito site.
L’anonimo sito c.d. del Mendolito di Adrano, posto a ovest del vulcano Etna e dominante l’alveo del Simeto, ha restituito quattro testimonianze epigrafiche in alfabeto greco ma in lingua non greca, una delle quali
costituisce l’unica iscrizione civica nota tra i documenti epigrafici in lingua non greca della Sicilia preromana. Nonostante l’interpretazione dei documenti sia ad oggi condivisa, restano dalla difficile decifrazione le
ragioni e le modalità dello sviluppo e dell’uso della pratica epigrafica nel centro etneo, così come l’orizzonte culturale e sociale all’interno del quale questa pratica è sorta e si è diffusa. Uno studio complessivo dei
documenti e una parziale disamina del materiale archeologico ben noto restituito dal sito, mostrano la necessità di ripensare i modelli interpretativi che sono stati sinora applicati per analizzare il contesto del Mendolito.
Through the use of GIS(Geographic information system)-based time-geographic methods as the representational framework and the most recent conceptual developments in deep mapping, MAS aims to unfold spatial and temporal visualisations of the history of different areas of Sicily. To do this, we have worked with both the QGIS (Quantum Geographic information system) application and a new tool implemented from the Running Reality (RR) application; we have inserted different categories of evidence in both QGIS and RR, geo- and time-referencing them. The categories of objects entered are listed below, where you will find some insights into how we incorporated the data and created taxonomies to enter and process them objectively.