Il libro di Ezechiele, attesta la veridicità e la sussistenza ontologica della nozione del c.d. «Carro di Dio», in ebraico Mercabah-corrente del misticismo ebraico tra le più antiche, che si focalizza su visioni estatiche come quella di Ezechiele 1 o della letteratura hekhalot, le quali riportano storie di ascese a "palazzi" celesti e al "Trono di Dio". La parola ebraica Mercabah o Merkavah, (in ebraico: ,מרכבה "carro, biga") deriva dalla radice consonantica r-k-b, con significato "cavalcare" ed è usata in Ezechiele (1:4-26) con riferimento al carro-trono di Dio con Angeli detti Chayyot o Hayot ַּיֹות( ,ח "esseri viventi", "creature"), ognuno dei quali ha quattro ali e quattro facce secondo le loro figure (di un uomo, di un leone, di un'aquila e di un bue). Il nome Merkav(b)ah (nel senso di "carro") ricorre 44 volte nel testo masoretico della Bibbia ebraica-più che altro nel significato di un normale cocchio terrestre e sebbene il concetto della Merkabah sia associato alla visione di Ezechiele (1:4-26), la parola non viene scritta esplicitamente in Ezechiele 1. Tuttavia, quando non tradotto in italiano, il termine ebraico Merkabah si riferisce al carro di Dio nelle visioni profetiche. Viene quindi strettamente associato alla visione di Ezechiele, capitolo 1, che descrive una quadriga tirata dai citati quattro Cherubini-Chayyot. Al di sotto dei 4 Cherubini si situano le c.d. Ruote, chiamate in ebraico Ophanim, le quali girano vorticosamente permettendo il movimento dinamico della struttura, su cui posa la Gloria di Dio. Questi Angeli dunque, non sono a livello del Volto (cioè non stanno proprio innanzi a Dio), ma più in basso, e sebbene siano dotati di grande potenza non raggiungono le sublimi altezze dei Serafini, e non avvampano, come i Sette Arcangeli.