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Civita Castellana, 12 febbraio 2023 Ai Gent.mi Membri del Comitato di redazione e del Comitato Scientifico di Memorie Domenicane Gentilissimi, buona domenica! Mi scuso innanzitutto per il mio lungo silenzio, ma in questi ultimi anni ho dovuto affrontare vari problemi che con l’aiuto di Dio si sono risolti! Castigans castigavit me Dominus et morti non tradidit me! Queste mie righe seguono, a breve giro di tempo, quelle del mio successore alla guida della rivista, p. Adriano Oliva, Presidente della Commissio Leonina, con sede a Parigi. In tal modo, un cerchio si chiude, visto che nel 2007 fui io ad avvicendarmi a lui ed ora, a distanza di quindici anni, avviene l’inverso. Un cerchio si chiude anche per altre ragioni, tuttavia! In quattro anni si è consumato una sorta di sfilacciamento nella mia appartenenza all’Ordine dei Predicatori, nel quale ho vissuto per ben ventiquattro anni, che mi ha palesato in tutta la sua evidenza la crisi istituzionale e identitaria che sta attraversando la compagine voluta da s. Domenico di Caleruega, almeno secondo la mia analisi. Nel giugno 2019, la camera che avevo mantenuto a S. Maria Novella a Firenze, dopo il mio trasferimento a Roma, per lavorare presso l’Archivio Segreto Vaticano (ormai Archivio Vaticano), venne aperta forzatamente da un frate con l’aiuto di un galeotto in libertà vigilata, consenziente l’allora priore del Convento. Per caso in quel giorno mi trovavo a Firenze per altre ragioni e assistetti allo spiacevole, anzi “delinquenziale” gesto. Il Consiglio di Provincia cercò di correre ai ripari cambiando tutta la comunità, mantenendo però la mia assegnazione a Roma, presso il Convento di S. Maria del Rosario in Prati, forse su richiesta di almeno un confratello che non mi voleva a S. Maria Novella. Alla fine del mese di settembre dello stesso anno, dopo il tragico incidente in cui perse la via la mia cara madre, fui nominato superiore del Convento romano, su indicazione della comunità. Accettai per obbedienza, sebbene gli incarichi rivestiti in quel momento (direttore della Biblioteca Domenicana di S. Maria Novella; direttore di Memorie Domenicane; archivista di Provincia e di S. Maria Novella) avrebbero dovuto riportarmi a Firenze. Durante la pandemia e il “lockdown” ho svolto 1 il mio incarico di superiore, non senza pesanti responsabilità, assistendo anche un confratello anziano, degente presso l’Ospedale S. Giovanni per un delicato intervento di aneurisma aortico, con conseguente ricovero in terapia intensiva. Nell’estate del 2021, il Capitolo provinciale tenutosi a S. Domenico di Fiesole, mi trasferiva ex abrupto in quel convento, non curante che ancora dovevo terminare il mio mandato triennale di superiore, mancando un po’ più di un anno. L’attuale Priore provinciale, fr. Antonio Cocolicchio, nel comunicarmi la nuova assegnazione, si affrettò ad aggiungere (cito): “Però ti abbiamo mantenuto negli incarichi precedenti”. In seguito, venni a sapere che, senza nemmeno chiedermene il parere, mi avevano affiancato un “vice” per tutti i miei incarichi, nella persona di un confratello appena ordinato sacerdote. Ricordo che prima di nominarmi direttore della rivista nel 2007, i responsabili del governo della Provincia furono molto prudenti, nonostante avessi già alle spalle una pubblicazione e alcune recensioni. Sinceramente, credo che, qualora si svolgano degli incarichi, per farlo al meglio, si dovrebbe avere la possibilità di scegliersi almeno il collaboratore più stretto, non trovate? Ma purtroppo, nella Chiesa in generale e negli Ordini religiosi, in particolare, le nomine sono effettuate non in base a criteri di merito, ma solo in virtù dell’ordinazione presbiterale o di qualche superficiale considerazione, con le disastrose conseguenze che tutti constatiamo. Recatomi a S. Domenico di Fiesole appresi, con mia sorpresa, che avrei dovuto attendere un po’ prima di avere una stanza definitiva, dal momento che la comunità non era stata interpellata in merito alla mia assegnazione. A questo punto, avvertii con tutta la sua crudele evidenza il clima di repulsione che mi circondava. Grazie ad un mio caro amico, riuscii ad avere un colloquio con S. Ecc. Mons. Romano Rossi, vescovo di Civita Castellana, che amorevolmente mi accolse proponendomi di risiedere per l’anno di “extra domum”, che intanto avevo richiesto e ottenuto, nella Casa S. Teresa a Caprarola, già convento dei Padri Carmelitani Scalzi. Agli inizi di novembre ricevetti una cortese lettera (che vi allego) dall’attuale Maestro dell’Ordine, fr. Gerald Timoner III, che insieme ad una serie di elogi mi comunicava il termine della mia collaborazione con l’Istituto Storico Domenicano. Mi chiesi: se sono tenuto in così grande considerazione, come mai non posso continuare a collaborare con l’Istituto? Un’altra spia della schizofrenia dell’istituzione alla quale avevo donato gli anni migliori della mia esistenza! Purtroppo, dal mese di dicembre 2021 al mese di aprile 2022 per una sindrome autoimmune al sistema nervoso fui ricoverato in un ospedale vicino Viterbo. Il 13 giugno 2022, dopo essermi ripreso dalla 2 terribile esperienza, ho richiesto la dispensa dai voti e l’indulto papale per essere definitivamente incardinato nella Diocesi di Civita Castellana, alla quale ora appartengo “pleno iure” dalla fine del mese di ottobre 2022. Attualmente, vivo a Civita Castellana e lavoro come collaboratore del nuovo vescovo, S. E. Mons. Marco Salvi. Mi rammarico di avervi sottratto del tempo, ma ci tenevo ad evidenziare le motivazioni e il contesto in cui è maturata la mia decisione di lasciare l’Ordine dei Predicatori, dopo ventiquattro anni. Ringrazio ciascuno di voi per il sostegno, i consigli, gli incoraggiamenti, le proposte con le quali mi avete seguito, assicurando alla rivista quella vitalità che aveva perduto negli anni. Il mio ricordo denso di affetto e di riconoscenza va ai membri che non sono più tra noi: p. Carlo Longo, già presidente dell’Istituto Storico Domenicano; il prof. Giovanni Miccoli; la prof.ssa Giuseppina De Sandre Gasparini, che accolse con entusiasmo la proposta di entrare a far parte del Comitato Scientifico fin dal primo anno del mio incarico; il caro amico prof. Lorenzo Polizzotto, che in occasione della sua permanenza annuale in Italia mi incoraggiava a continuare nella linea inaugurata con il mio mandato, quella di una stretta sinergia tra rivista, Biblioteca Domenicana di S. Maria Novella e gli Archivi in essa conservati; il prof. Mario Rosa, anche lui uno dei primi ad entrare nel Comitato e a collaborare con le iniziative legate alla rivista. A loro assicuro la mia preghiera di suffragio. Last but non least la mia gratitudine va alla dott.ssa Ughetta Sorelli, nume tutelare della rivista e della Biblioteca Domenicana, una vera amica, che ha saputo comprendermi e mi ha sostenuto nei momenti difficili. Spero di poter fare anche io per lei, ciò che lei ha fatto per me. Auguro al nuovo direttore un proficuo lavoro che mi auguro costituisca una luce, nella fitta caligine che affligge il suo Ordine. Da ultimo, preciso che quanto detto in questa lettera corrisponde a verità, essendo la mera descrizione di fatti, la cui valutazione lascio al buon cuore di chi legge. Grato animo, don Luciano Cinelli 3