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Editoriale

2015, Lettera Matematica Pristem

lettera matematica di Laurent Mazliak e Rossana Tazzioli EDITORIALE Aldo Palazzeschi, uno dei rari intellettuali italiani apertamente pacifisti nel 1915, scriveva nel suo libro Due imperi... mancati, apparso nell’immediato dopoguerra, che “sarà bene che uno almeno lasci intravedere se pur pietosamente velato quale fu il vero quadro del nostro tempo”. Le commemorazioni del centenario dall’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 sono l’occasione per rivisitare nuovamente questo delicato periodo, che segna brutalmente l’inizio del ventesimo secolo. La Prima guerra mondiale rappresentò una frattura per tutti coloro che subirono in un modo o nell’altro questo conflitto, provocando un trauma senza precedenti. E questo è vero per tutti i Paesi toccati dalla guerra. Tuttavia il caso dell’Italia, per la sua situazione socio-economica e per la posizione sulla scena internazionale nel 1914, è molto particolare rispetto agli altri Paesi sotto numerosi aspetti. A differenza delle maggiori nazioni europee, infatti, l’Italia dichiarò la propria neutralità fin dai primi giorni del conflitto (agosto 1914). Gli Italiani – il popolo ma anche gli intellettuali – presero allora posizione di fronte alla guerra. L’entrata dell’Italia nel conflitto (maggio 1915), così come la vicenda stessa della guerra in tutta la sua durezza e drammaticità, lasciò tracce profonde nella vita di ogni italiano e traumi permanenti in chi combatté al fronte. Naturalmente, i matematici non furono estranei a questi avvenimenti che li riguardavano non solo a titolo personale ma anche in quanto appartenenti a una comunità scientifica che dovette evolvere, adattarsi e trasformare la concezione che aveva di se stessa per diventare conforme al “quadro del nostro tempo”. “Quanto tempo ci vorrà ancora perché l’umanità ritrovi il suo equilibrio”? scriveva Émile Picard a Vito Volterra il 28 febbraio 1920, mentre pochi giorni dopo (il 2 marzo) un altro matematico, Luigi Bianchi, dichiarava ancora a Volterra che “ai vecchi come me non sarà dato di vedere tempi migliori!” Frasi molto dure e prive di speranza, soprattutto se confrontate all’euforia internazionalista dei primi anni del Novecento, quando lo stesso Volterra nel suo discorso ai membri della Società Fisica di Berlino nella primavera del 1914 diceva che i matematici sono “amici” tra di loro perché hanno un “amico comune”, che è la “loro scienza”, intendendo dire che tutti i matematici sono “amici” perché è la loro disciplina a unificarne gli obiettivi e la ricerca intellettuale. CARTOLINA POSTALE (COLLEZIONE PERSONALE R.TAZZIOLI) Lettera Matematica 92 3 Che cosa cambiò alla fine della guerra per i matematici e nella Matematica vera e propria? Molti, forse la maggior parte, ripresero la loro ricerca (pura) abbandonata prima della guerra. Altri, pochi, come per esempio Mauro Picone, si volsero piuttosto alle applicazioni della Matematica. Ma per tutti lo sguardo sulla Matematica non fu più lo stesso. Il ruolo sociale dei matematici prese una nuova strada. La Matematica applicata, e in particolare il calcolo numerico, la Statistica, le applicazioni all’Aerodinamica e all’Ingegneria in generale, assunsero un’importanza sempre maggiore, e questo anche in termini di finanziamenti e di cattedre. Gli stessi matematici, o almeno molti di loro, erano consapevoli di questo cambiamento e delle nuove responsabilità che il dopoguerra consegnava loro. Emblematiche, oltre che profetiche, sono le parole che Mauro Picone pronunciava nel 1923 di fronte al Circolo Matematico di Catania: “In una futura guerra vinceranno gli eserciti che saranno tecnicamente più preparati; le future guerre saranno guerre fra scienziati”. Ed eccoci allora a questo numero monografico della Lettera, che si propone di offrire degli spunti di riflessione che contribuiscano a chiarire il ruolo dei matematici italiani nella Prima guerra mondiale (1915-1918) e le conseguenze di un nuovo modo di fare Matematica una volta tornata la pace. Non possiamo certo pretendere di essere esaustivi, viste anche le differenti modalità di partecipazione al conflitto dei diversi attori che andavano dall’adesione totale a una vera ostilità, il più delle volte cercando nel bene e nel male di sopravvivere alle avversità in attesa di tempi migliori. Speriamo però che la grande varietà dei temi trattati permetta al lettore di farsi un’idea della complessità del periodo e delle numerose intersezioni che questo ebbe con il mondo della Matematica e dei matematici. IN VACANZA IN SVIZZERA NELLA PRIMAVERA DEL 1916, QUANDO L'ITALIA ERA GIÀ ENTRATA IN GUERRA CONTRO L'AUSTRIA-UNGHERIA MA NON ANCORA CONTRO LA GERMANIA, HILBERT SCRIVE A VOLTERRA: "FACCIO PROGRESSI NELLA TEORIA DELL'ELETTRONE" (SU CONCESSIONE DELL’ARCHIVIO STORICO DELLA BIBLIOTECA DELLA ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI) 4 92 Lettera Matematica