IX Ciclo
di Studi Medievali
Atti del Convegno
6-7 giugno 2023
Firenze
Prima edizione 2023
ISBN 978-88-5548-311-7
Copyright © 2023 NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino
Finito di stampare nel mese di Maggio 2023
Presso Libritalia.net Edizioni, Vibo Valentia (VV) - www.libritalia.net
È vietata la riproduzione, totale o parziale, con qualsiasi mezzo
e per qualsiasi utilizzo, anche ad uso didattico, se non autorizzata
in forma scritta dal Curatore.
Indice
6 Giugno
Sala Giglio
Sessione di Archeologia 1
15
Francesco Borghero
Villaggi, centri minori e città nella Sardegna bassomedievale. Demografia, economia, società (XI-XV secolo)
22
Davide Pias
Alcune note a partire dalla possibile esistenza di un “borgo” del Castel de Bonayre (Cagliari, Sardegna)
29
Nicoletta Usai
Tra tradizione e modernità: le vicende della chiesa medievale di San Pietro
e della borgata di Zuri (Ghilarza, Oristano) nella documentazione fotografica e d’archivio
36
Francesco Mameli
Le “due” Tratalias (Sud Sardegna). La percezione comunitaria
della cura del paesaggio culturale in rapporto alle scelte istituzionali
42
Giulia Porceddu
Il ‘borgo’ di Sant’Avendrace a Cagliari e la percezione del patrimonio culturale
da parte della sua comunità: una prima analisi dei dati raccolti
49
Antonio Giorri, Clara Pilloni
Identità locale ed eredità culturale nei rapporti tra comunità, città e borgo: il caso di Sanluri (Sud Sardegna)
56
Margherita Zonca
Fra arte, devozione e comunità dei piccoli centri della Marmilla (centro Sardegna).
Il caso del retablo tardogotico di Tuili (SU)
61
Ilenia Atzori
“I usually go to that heritage site for mushrooms”. A Comparison between different communities’
perceptions of cultural heritage in two medieval Italian towns
67
Mattia Sanna Montanelli
Archeologia medievale per la rigenerazione e la gestione dell’identità locale dei “borghi minerari” della Sardegna
post-industriale. Ipotesi di lavoro preliminari per la definizione di nuove figure di gestione delle comunità patrimoniali
73
Fabio Pinna, Marco Demuru
La comunicazione social dei ‘borghi dell’archeologia’. Riflessioni a partire da una sperimentazione
tra ricerca, didattica e terza missione universitaria
80
Antonio Giorri
Errore 404: il territorio è offline. Potenzialità e limiti delle strategie di pianificazione nazionale sui
borghi medievali a partire dal PNRR Borghi
Sessione di Archeologia 2
87
Massimiliano David, Enrico Pomo
Il patrimonio epigrafico della chiesa di S. Agata Maggiore a Ravenna
92
Massimiliano David, Eleonora Rossetti
Rami artificiali di un grande fiume: il caso della Fossa Augusta
100
Alessandro Melega, Eleonora Rossetti
Flaminia, Aemilia, Tiburtina Valeria: vie come spine dorsali di province nell’Italia Tardoantica
107
Massimiliano David, Alessandro Melega, Eleonora Prandini
La Mediolanum-Laus Pompeia: Da Via di Cesare a Via Porticata dei Valentiniani
111
Massimiliano David, Irene Catanzaro, Amelia Blundo
Basta la fotografia? Documentare la scultura carolingia di Modena
118
Massimiliano David, Stefano De Togni, Andrea Gariboldi
Monete tardoantiche e scavo archeologico. L’esperienza del Progetto Ostia Marina
Sala Capitolo
Sessione di Storia
129
Carmelo Nicolò Benvenuto
Exul Apuliae. Note sulla vita bizantina di Alessandro di Conversano
134
Marialuisa Zegretti
Agrigento nelle rappresentazioni cartografiche più antiche (sec. XII- XV). Prime considerazioni
140
Niccolò Giometti
Il costo della Guerra nel medioevo. L’esempio dell’assedio sangimignanese di Nera
146
Nicola Martellozzo
Mons de Palio. Aspetti simbolici dei ludi di Testaccio nel Comune romano
152
Gerard Marí Brull, Esther Travé Allepuz
Marks, signs and authentication strategies in the Tuscan headquarters of merchants
from the Crown of Aragon (14-15th Cent AD): relational queries and database exploitation
158
Giovanni Zampar
Spiritualità, amicizia e potere nella seconda metà del Trecento:
Il vincolo tra santa Brigida di Svezia e la famiglia castigliana dei Fernández Pecha
163
Marco Vito
Lettere cifrate al Magnifico
Sessione di Storia dell’Arte e Architettura
169
Giulia Amodio
Per una lettura iconografica del fonte battesimale di San Frediano a Lucca
175
Michele Celentano
Il velo di Maria e la perpetua verginità: l’icona della Madonna del Pilerio nella cattedrale di Cosenza
181
Antonio Gregorio Molinari
La danza come dato storico: analisi iconografica e iconologica
delle figure danzanti di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena
187
Sara Ronzoni
Lo studiolo, lo specchio e il blu. Influenze petrarchesche
sull’autocoscienza iconografica come intellettuale di Christine de Pizan
192
Leonardo Colicigno
La follia di Ercole in un architrave tardo-trecentesco
198
Greta Cingolani
Dalla “imago scripta” alla “imago picta”.
Le inconsuete scelte iconografiche operate a Castelvecchio Subequo
203
Marina Vidas
Pious Encounters and Sensory Experiences: Traces of Devotional Activities
on Four Tuscan Panels in the National Gallery of Denmark, 1330-1450
209
Arianna Favaretto Cortese
I crocifissi lignei con le braccia mobili di fattura veneziana. Alcune proposte di utilizzo liturgico
215
Luca Salvatelli
L’immagine delle comete tra narrazione scientifica ed evento prodigioso
223
Giovanni Asmundo
The new significance of water in the construction of the Early Norman age.
The case of Maredolce-La Favara and its urban role in Palermo
230
Viviana Moretti
Le cappelle aperte dell’arco alpino occidentale: genesi, sviluppo e adeguamento di una struttura
236
Italia Caradonna, Veronica Pennini
Tra fede e politica: i Normanni del Sud e il cantiere della cattedrale di Aversa
243
Nicola Turotti
La chiesa di San Felice a Pavia nel panorama della produzione architettonica longobarda:
vicende storiche e ricostruzione dell’ultima fabbrica nella capitale del Regno
249
Emanuele Gallotta
Città e architettura dei centri storici minori: Aidone tra XI e XIV secolo
7 Giugno
Sala Giglio
Sessione di Archeologia 3
257
Mirko Giovenali
Una città in guerra: la guarnigione di Leopoli-Cencelle
264
Giulia Cati
Trapanazione cranica nel Medioevo: aspetti archeologici e di pratica medica a Leopoli-Cencelle
270
Nicole Crescenzi
La musealizzazione dei resti umani di Leopoli-Cencelle (VT)
275
Ambra D’Alessandro, Sara Pistolesi
Morte e privilegio a Leopoli-Cencelle (VT): le sepolture in cassa litica e sarcofago come indicatore di status sociale
281
Adriana M. Cymerman Abad
Liturgia ricostruita: analisi, metodologia e ricostruzione di un manufatto eucaristico da Cencelle
287
Flora Miele, Marco Russo
L’effetto lustreware: un’analisi delle ceramiche decorate a lustro metallico rinvenute a Cencelle (VT)
293
Beatrice Luci, Agnese Bevilacqua
Archeologia Pubblica a Cencelle (VT): una proposta di fruizione inclusiva in ambito epigrafico
298
Martina Cancanelli, Manfredi Mangia, Giulia Previti
Dalla padella alla brace. Un percorso archeologico tra ricettari, cultura materiale e alimentazione
304
Lara Meazza, Francesco Moschetto
Che aspetto ha una strada nel Medioevo?
Analisi topografico-strutturale della via Carraria a Leopoli-Cencelle (VT)
309
Daniele Ricchiuti
Dall’anarchia baronale alla lotta anti-centralistica contro Ruggero II:
l’evoluzione della guerra feudale nel Meridione normanno tra fine XI e inizio XII secolo
314
Paola Novara
La croce sommitale del battistero neoniano di Ravenna
320
Mario D’Ambrosi
Convivenza e integrazione delle minoranze grecofone nella Salerno longobarda:
l’epigrafe nella chiesa di S. Andrea de Lavina
325
Francesca Di Puorto
Aspetti della cristianizzazione di Teanum Sidicinum: fonti antiche e dati epigrafici
331
Salvatore Napolitano
La ceramica “sporadica” dal Castello di Casertavecchia: i ritrovamenti della Protezione Civile
336
Irma Kaplūnaitė
Daily life of Christian Women in pagan Vilnius (archaeological aspect)
343
Rytis Jonaitis
Production sites in medieval Vilnius
349
Mauro Vassena
La Brianza lecchese tra Tarda Antichità e Alto Medioevo. Primi spunti di riflessione
356
Miria Ciccarone
Il ruolo delle vie di comunicazione nel paesaggio vercellese tardoantico e altomedievale
362
Alberto Agresti, Marie-Ange Causarano, Lorenzo Crescioli, Ursula Wierer
L’abbazia di San Salvatore a Settimo, Scandicci.
Risultati preliminari delle indagini archeologiche nel cantiere di restauro
369
Federica Matteoni, Chiara Pupella
“Architetture senza architetti”: esempi di costruito rurale della Valle Brembana (BG)
375
Andrea Fiasco, Roberta Iacono
La Cattedrale di Palestrina fra Pasquale II ed Eugenio IV (XII-XV secolo)
380
Eleonora Casarotti, Stefano Martinella, Chiara Ribolla
Sinergia di metodo per lo studio dei contesti ecclesiastici medievali.
Storia dell’architettura, archeologia degli elevati e analisi stilistica degli affreschi
Sessione di Didattica e Comunicazione
386
Lucia Errico
Il segno del femminile nel Medioevo.
L’esperienza didattica in un Liceo Cambridge IGCSE
392
Marilena Tuveri, Luca Pompianu
Il Museo Biddas di Sorso: analisi e studio
delle strategie di marketing per ampliare l’offerta culturale
399
Mattia D’Amico
La “Via delle Torri”: un esperimento di comunicazione
nella periferia romana per la costruzione di una comunità consapevole
405
Gaia Leandri
Il caso delle logge medievali a Genova: una mappa digitale per la conoscenza e la memoria
Sala Capitolo
Sessione di Letteratura
413
Ilaria Ottria
La Niobe di Boccaccio. Osservazioni sulla Genealogia deorum gentilium
419
Maria Francesca Masiello
«Deseure sui, s’irai desos?». Il personaggio ibrido nel Roman de Silence
423
Marialaura Pancini
Tra prosopopea e lamento. La rappresentazione della donna
all’interno della poesia politica e civile trecentesca minore di area toscana
428
Zdzisław Koczarski
New Leads on Polish Early Humanism: Guarino da Verona’s Works
in Annals of Jan Długosz (1415-1480)
433
Benedetta Scuteri
L’identificazione dei personaggi storici nel De apparatu Patavini hastiludii
di Lodovico Lazzarelli: l’apporto del database Bo2022
439
Tommaso Dal Monte
Uno sguardo novecentesco sul “mostro” medievale. Il Gilles de Rais di Michel Tournier
444
Serena Silvestri
Esther Rabbah: influenze, contaminazioni e aggiunte tra testo ebraico e midrāsh medievale
449
Valeria Mattaloni
L’esegesi ibernica e le sue fonti: un problema metodologico
454
Davide Bruno
Alcune considerazioni sulle dediche delle traduzioni bruniane delle Vite parallele
459
Rebekah Cochell
Easily Read, Easily Forgotten: The Inspirational and Practical Page Design of The Book of Kells
465
Judith Mania
Cautus et assiduus lege verba voluminis huius.
On the Christian Transmission and Reception of Flavius Josephus in the Latin West
471
Lena Tröger
On the Trail of Josephus in Fulcher’s Historia Hierosolymitana
and William of Tyre’s Chronicon – Parallels, Differences, Perspectives
477
Sara Moscone
«Magis Iosephi sententiam sequimur: The compass of Comestor’s journey through the Historia»
Sessione di Musica
482
Barbara Bolognese, Luca Buzzavi
Un elemento neumatico speciale nella notazione metense: l’occhiello di Laon
490
Barbara Bolognese, Giovanna Riboli
La tradizione musicale della Badia Fiorentina: Il Manoscritto “G”
496
Irene Pasqua
La ghironda: in un connubio tra arte e musica, studio del rapporto
tra coerenza estetica e funzionalità in opere realizzate tra l’VIII e il XV secolo
Sessione di Filosofia
501
Alessio Tanchella
Fede e ragione: un dibattito interreligioso
506
Mario Lupoli
La previsione astrologica della nascita verginale del Cristo: un impiego teologico dell’astronomĭa
511
Daniele De Camillis
Crisi e conoscenza. La portata epistemologica delle due potentiae divinae in Scoto e Ockham
6 GIUGNO
Sala Capitolo
Sessione di Storia
Sessione di Storia dell’Arte e Architettura
Tra fede e politica:
i Normanni del Sud e il cantiere della cattedrale di Aversa
Italia Caradonna, Veronica Pennini1
La presenza dei Normanni, con a capo Rainulfo Drengot, in Italia Meridionale trovò una prima legittimazione con la
fondazione della città di Aversa, sorta nella vasta campagna della Liburia, dove era l’antico casale di Sanctum Paulum at
Averze. L’attenta politica interna di Rainulfo, il controllo strategico del territorio, ma, soprattutto, i rinsaldati rapporti con
la chiesa aversana consentirono l’ascesa fulminea della città. L’importanza attribuita dai normanni al clero locale non fu
meramente simbolica, ma tangibile e concreta, sottolineata dalla presenza, al centro dell’impianto urbano, della cattedrale, alla
cui costruzione concorsero con lauti finanziamenti lo stesso Rainulfo ed i suoi successori. L’edificio che si conserva è il risultato
di molti e continui rimaneggiamenti, svolti lungo tutto il corso dei secoli; ad oggi, la fase costruttiva relativa all’originaria
fondazione risulta ancora poco indagata. Una fase scarsamente studiata, la cui analisi potrebbe mettere in luce una tra le più
importanti funzioni della Cattedrale, quella cioè di luogo deputato all’ accoglienza dei pellegrini di passaggio dalla vicina
Capua, meta della via Francigena. Lo studio che qui si propone approfondisce questo aspetto della Cattedrale di Aversa,
dimostrando la volontà politica dei normanni di controllare il flusso e gli spostamenti dei pellegrini e analizzando, al contempo,
l’apparato scultoreo normanno giunto fino a noi, funzionale al messaggio politico che i normanni intendevano affermare.
Keywords: Aversa, Normanni, XI secolo, Cattedrale, pellegrini
I Normanni e le Vie dei pellegrini
La presenza dei Normanni, con a capo Rainulfo Drengot, in Italia Meridionale trovò una prima
legittimazione con la fondazione della città di Aversa, sorta nella vasta campagna della Liburia,
dove era l’antico casale di Sanctum Paulum at Averze. L’attenta politica interna di Rainulfo, il
controllo strategico del territorio, ma, soprattutto, i rinsaldati rapporti con la Chiesa aversana
consentirono l’ascesa fulminea della città.
L’importanza attribuita al clero locale dai Normanni non fu meramente simbolica, ma tangibile
e concreta, sottolineata dalla presenza, al centro dell’impianto urbano, della cattedrale, alla cui
costruzione concorsero con lauti finanziamenti. Essi attuarono questa strategia con l’intento di
migliorare i rapporti con la Chiesa, che aveva riconosciuto il loro potere in Italia, e sigillare
un’alleanza politica, rimarcata dalla scelta di sottoporre la nuova diocesi, fondata nel 1053 da
papa Leone IX, direttamente a Roma, come era stato per quella di Melfi, liberandola da qualsiasi
forma di dipendenza dai vescovi della più antica diocesi di Capua, istituita già nel 996 2.
Questa originale interpretazione può essere integrata con qualche nuova considerazione,
partendo dallo studio della fase costruttiva relativa all’originaria fondazione della cattedrale di
Aversa e dall’analisi della sua precisa ubicazione, in relazione ai tanti snodi viari che in età
medievale andarono formandosi.
La chiesa cattedrale è l’edificio tipico dell’architettura romanica 3. Questa, oltre al ruolo
religioso, svolgeva la funzione di centro di aggregazione nella vita delle comunità locali, ed era
luogo di presidio politico e di controllo del territorio. Con una pianta perlopiù a forma basilicale,
le cattedrali romaniche sono quasi sempre orientate, con il coro ad est e divise in tre o, più
raramente, in cinque navate intersecate dal transetto e dal tiburio 4. Aversa non risponde a questi
caratteri. La sua cattedrale presenta un impianto longitudinale a tre navate che si conclude con
un deambulatorio, diviso da archi traversi in sette ampie campate, coperte da volte a crociera
costolonate, con cappelle radiali estradossate ad andamento circolare (Fig. 1).
La presenza di un edificio così singolare nella città campana, raro per l’architettura romanica
italiana, testimonia una specifica funzione che Aversa dovette rivestire con la sua cattedrale:
236
Fig. 1: Aversa, Cattedrale di San Paolo, pianta (da M.G. Pezone, Dal sincretismo romanico al
verticalismo gotico, III, Napoli 1999, p. 119)
segnare una tappa importante del cammino dei pellegrini, che partendo dal Nord Europa si
spostavano lungo le antiche vie per raggiungere la Terrasanta. Il deambulatorio, infatti, fu ideato
in area francese proprio per le chiese di pellegrinaggio, per consentire l’accesso all’edificio di un
gran numero di persone e creare percorsi interni che ne facilitassero gli spostamenti. Le cappelle
radiali provano che Aversa, con la sua cattedrale, fu pioniera nella diffusione del culto delle
reliquie: disposte a raggiera intorno all’abside, esse permettevano ai pellegrini di venerare i resti
sacri senza disturbare le celebrazioni che si svolgevano sull’altare maggiore.
L’introduzione nelle chiese di reliquie fu una pratica incoraggiata nel concilio di Nicea del 787,
che ne sanciva l’obbligo per ciascuna fondazione ecclesiastica. Si legge: «Comandiamo che nelle
chiese che sono state consacrate senza le reliquie dei santi martiri, venga fatta la deposizione delle
reliquie, naturalmente con la consueta preghiera. Da oggi in poi un vescovo che consacrasse una
chiesa senza reliquie, sia deposto per aver trasgredito le tradizioni ecclesiastiche» (Concilio di
Nicea, 787, Canone VII).
L’obbligo imposto dal concilio di Nicea, nel corso del secolo dell’anno Mille, generò un
intenso traffico di reliquie e un vivo desiderio, da parte dei fedeli, di ricercarle e venerarle. È il
tempo in cui le chiese, divenute ricettacoli di resti sacri, attirano i viandanti, mossi anche dalla
volontà di fare visita ai luoghi della “salvezza” eterna. Di conseguenza, un cospicuo flusso di
fedeli si sposta dall’Europa occidentale verso Gerusalemme; i pellegrinaggi diventano sempre
più frequenti e si moltiplicano gli itinerari possibili.
Per gli spostamenti i viandanti sfruttano le vie antiche e aprono nuovi tratti di strade fino ad
allora lasciate impervie. Essi prediligono la linearità del percorso: in condizioni di estrema
difficoltà e disagio, per un viaggiatore di epoca medievale la prerogativa del suo cammino doveva
certamente essere seguire una grande direttrice viaria che attraversasse il territorio. Nasce per
questo l’itinerario francigeno, uno dei percorsi più battuti nell’XI secolo, che consentiva lo
spostamento dei pellegrini lungo la via Francigena, la strada che, come si deduce dal nome,
nasceva in Francia e, attraverso la Val d’Aosta, entrava in Val Padana e raggiungeva Pavia,
superava gli Appennini attraverso il valico della Cisa e toccava Lucca, per raggiungere Siena
mediante la Val d’Elsa e, attraversando la Tuscia, arrivare a Roma 5. Giunti a Roma, per scendere
verso Sud, i pellegrini potevano scegliere tra due importanti direttrici: la via Appia, che da Roma
conduceva dritto a Capua, per poi continuare verso Benevento, e la via Traiana, che da
237
Benevento portava fino a Brindisi e poi giù verso Otranto mediante il tratto della Traiana
Calabra6. Dai porti pugliesi, infine, l’imbarco per l’Oriente.
Lungo questo tragitto, che dalla Francia arriva dritto sulle coste della Puglia, dal tracciato viario
principale partivano numerosi fasci di strade, che avevano la funzione di mettere in
comunicazione i centri abitati di intere regioni, anche allungandone il percorso. È dunque più
opportuno sostenere che la via Francigena non fosse propriamente una via, quanto piuttosto un
fascio di vie, un sistema viario complesso con molte alternative, che i viandanti percorrevano a
seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose
legate alle reliquie dei santi.
Aversa, in tal senso, doveva essere una meta ideale, poiché attraversata da una strada antica, la
via Campana, che collegava Capua, l’attuale Santa Maria Capua Vetere, con Puteoli, la moderna
Pozzuoli7. Questa, per secoli, era stata l’asse di comunicazione più veloce tra Roma e Pozzuoli,
il porto dell’Urbe e il più importante centro di traffici del Mediterraneo occidentale. In età
normanna, il tratto della via Campana antistante alla basilica di San Lorenzo fuori le mura fu
abbandonato, come indica la presenza di tombe medioevali databili tra il 1040 e il 1270, che si
sovrappongono alla strada romana. Ma la strada, nella sua restante parte, conservò del tutto la
sua funzione di collegamento, come testimoniano alcune fonti dell’epoca, riportate dallo storico
Alfonso Gallo. Così ne scrivono: «via antiqua que dicitur Silice» (1098); «via qua pergitur ad
Clanium» (1124); «via publica quae nuncupatur Silice» (1125)8. Evidentemente i Normanni, che
giunsero dapprima al settimo miglio della via consolare, ad Septimum, dove già sorgeva, per
l’appunto, il cenobio benedettino di San Lorenzo, aprirono loro stessi nuove strade interne di
collegamento, per spostarsi più avanti, in Octabo, dove fondarono la città. Queste stesse strade
dovettero poi servire per dirottare le grosse folle di pellegrini di passaggio per quelle terre, pratica
ripresa anche nelle aree interne della Basilicata. Non a caso gli altri due edifici con deambulatorio
e cappelle radiali, perfettamente rispondenti alle esigenze delle chiese di pellegrinaggio, si trovano
a Venosa e ad Acerenza. Venosa insisteva direttamente lungo l’antica via Appia e la via Casilina,
mentre Acerenza, governata dal conte Asclettino, padre di Riccardo, conte di Aversa e
committente della chiesa cattedrale, sorgeva lungo la via Bradanica, la strada alternativa alla via
Francigena per raggiungere la Terrasanta9.
D’altra parte i Normanni, noti perlopiù come popolo di guerrieri, erano loro stessi pellegrini,
abituati a spostarsi anche per lunghi tragitti e ad affrontare condizioni di grande difficoltà.
Nel narrare le vicende che portarono i Normanni nel Mezzogiorno, Amato di Montecassino
racconta che, prima dell’anno Mille, a liberare Salerno dai Saraceni furono quaranta pellegrini
normanni di ritorno da un pellegrinaggio al Santo Sepolcro; Guglielmo di Puglia, invece, riferisce
del viaggio dei Normanni verso il santuario sul Gargano, dove avrebbero incontrato Melo 10.
Questa loro originale condizione di pellegrini renderebbe lecito il pensiero che i Normanni del
Sud, una volta stabilitisi nelle terre conquistate, e dunque anche ad Aversa, siano stati aperti e
ben disposti nei confronti dei tanti viandanti, in movimento per fede o per culto.
Controllare i pellegrini, e più in generale gli spostamenti, significava dominare politicamente le
molteplici rotte e affermare il potere nelle aree urbanizzate, commissionando opere e, in
particolare, fabbriche religiose. Per questa ragione i Normanni introducono un nuovo sistema di
controllo del territorio, basato su un presidio capillare, assicurato per mezzo di castelli, torri
difensive e chiese, che determinò la nascita di un reticolo di vie minori, che si andranno ad
aggiungere alle grandi arterie antiche.
Il potere acquisito dai Normanni quindi, grazie al controllo degli spostamenti dei pellegrini e
alla costruzione di nuove chiese, è enorme. Ma in cambio, per la città, rientrare negli itinerari dei
pellegrinaggi significava intensificare le attività commerciali, e dunque l’economia. Oltre ai
pellegrini, infatti, lungo le vie, transitavano mercanti che trasformarono questi percorsi delle
religioni in percorsi commerciali di spezie, seta, varie mercanzie provenienti dall’Oriente verso i
mercati nordeuropei e dell’arte.
238
La decorazione plastica:
qualche considerazione a partire dai capitelli del deambulatorio
In un breve arco di tempo, tra la seconda metà dell’XI secolo e la prima di quello successivo,
la nuova classe politica normanna sostenne, in Italia meridionale, un programma edilizio di tipo
religioso senza precedenti, segnato dalla data del 1° ottobre 1071, giorno in cui fu consacrata la
basilica di Montecassino. Esito di una progettualità nuova, che unisce alle motivazioni
ideologiche-politiche intenti religiosi, edifici come la basilica di Sant’Angelo in Formis, la
cattedrale di Salerno, o quelle di Carinola e Sessa Aurunca continuano la tradizione di marca
paleocristiana nell’uso dell’impianto basilicale. Novità assoluta, comparsa come un fulmine a ciel
sereno, è l’impianto della cattedrale di Aversa, con il suo deambulatorio a cappelle radiali e volte
costolonate.
Nonostante sia difficile valutare appieno oggi, per le trasformazioni subite, la novità del
progetto “normanno”, in quel che resta è rintracciabile il segno di una precisa volontà di rottura
con gli schemi del passato: non solo nell’adozione del deambulatorio con cappelle radiali, ma
anche, al netto di possibili perdite avvenute nel corso dei secoli e delle invasive manomissioni
subite dalla cattedrale, nel mancato utilizzo di un programma decorativo ad affresco o musivo,
come avviene, ad esempio, a Montecassino o a Sant’Angelo in Formis. Unica decorazione
superstite e ancora in loco è quella legata all’architettura: i capitelli del deambulatorio, il portale
cosiddetto degli ebdomadari, le lastre raffiguranti l’una Guerriero e l’altra Elefante e felini e il portale
murato all’esterno, sul transetto del fianco sinistro. Proprio i capitelli del deambulatorio
costituiscono un ulteriore elemento di rottura con la tradizione del passato, tanto nella
subordinazione alle masse costruttive della volta quanto nella loro natura non di spoglio, e a
differenza di quel che resta dei capitelli della navata centrale – due di epoca medievale e uno di
reimpiego, come le colonne su cui poggiano – quelli del deambulatorio sono tutti riferibili allo
scorcio dell’XI secolo.
Oltre ad alcuni capitelli quasi totalmente aniconici
e funzionali ai costoloni delle crociere del deambulatorio, primo caso in Italia meridionale, ve ne sono
sette dalla foggia antichizzante di tipo corinzio, uno
di tipo vegetale con fiori e foglie collegati da un
nastro e tre figurati, con belve unite agli angoli al di
sopra di un giro di foglie11. Questi ultimi sono stati
oggetto di dibattito da parte della critica12. Le forme
ferine che ornano i capitelli – di cui due presentano
animali “siamesi” attaccati alle guance e uno
“bicorporati”, con una sola testa e due corpi (Fig. 2)
Fig. 2: Aversa, Cattedrale di San Paolo,
capitello (da V. Pace, La scultura della cattedrale – costituiscono una novità nel panorama artistico
di Aversa, in “Rivista dell’Istituto Nazionale di dell’Italia meridionale. Questi modelli, importati e
diffusi dalla nuova classe dominante, si legano senza
archeologia e storia dell’arte”, III s., XXV,
2002, 57, p. 240)
ombra di dubbio a tematiche che hanno una matrice
d’origine nel mondo normanno e nelle sue ascendenze scandinave13. Il gioco di luci e ombre, creato per il tramite dell’intaglio profondo, evidenzia
la maniera lineare ed espressiva con cui sono scolpiti tanto i capitelli quanto le mensole del
portale degli ebdomadari e le due lastre, rivelando una sicurezza formale che ha le sue radici non
tanto nella cultura plastica della madrepatria quanto in quella presente in Campania prima
dell’arrivo dei normanni. I pochi documenti giunti attestano la presenza, al principio del XII
secolo, di manodopera di origine latina, come tale Stefano Tallapetra, per cui è da credere che le
maestranze coinvolte fin dalla prima fase nel cantiere aversano fossero di origine e formazione
locale, ma guidate nel lavoro da supervisori normanni, forse esponenti del clero a giorno di quei
modelli di impronta nordica14. Di matrice nordica sono anche gli espressivi volti umani che
239
decorano le mensole del portale degli ebdomadari, con la singolare mano che fuoriesce dalla
parte sottostante della mensola che afferra la barba15. Anche in questo caso la solidità formale,
con i tratti somatici resi con linee e forme geometriche che ricordano quelle che ornano le tante
lastre frammentarie sparse nei cortili dei palazzi privati di Capua, si collega alla cultura plastica
campana precedente l’arrivo dei normanni.
La cultura longobarda si rintraccia nelle figure stilizzate, ma al contempo espressive, plasmate
dalla linea geometrizzante, dalla dichiarata valenza decorativa, e se è giusta l’idea di Gandolfo di
individuare nella base di cero pasquale nel duomo di Capua un esempio che anticipa le figure dei
capitelli di Aversa, del rilievo con Guerriero e del portale degli ebdomadari, opere da lui accostate
a quelle dell’architrave nel portale della chiesa di San Benedetto di Brindisi, raffiguranti una scena
di caccia e riferite allo scorcio dell’XI secolo16, va segnalato che un esempio precoce, e a monte,
può essere rintracciato nel Leone incedente della lastra conservata nella chiesa capuana di San
Salvatore a corte.
Più che per immagini, nelle sculture di Aversa il racconto sembra
procedere per linee geometriche, che plasmano in uno spazio bidimensionale scene dal sapore espressivo. Ne è esempio la lastra con Guerriero
(Fig. 3), al centro di un dibattito ancora aperto17. Il cavaliere nudo che
con la mano sinistra uccide da sotto in su un animale fantastico, a metà
tra il leone e il drago, con la criniera, le zampe artigliate, le squame rese
per cerchietti concentrici e gli aculei sul dorso, era stato identificato
nell’eroe Sigurd che uccide il drago Fafnir, protagonista di un mito tratto
da una saga nordica, ma è ora ritenuto un ricordo allusivo dei conquistatori venuti da lontano18. L’opera fu confrontata da Ferdinando
Bologna con il più antico pluteo nella basilica di San Felice in Pincio a
Cimitile, raffigurante un toro e un leone posti simmetricamente ai lati di
un albero, dal Gandolfo riferito all’XI secolo 19; tuttavia il modellato
morbido di quest’opera lascia presagire un intento naturalistico che
manca totalmente nella lastra aversana, forse commissionata dagli stessi
fondatori della cattedrale per celebrare le origini mitiche. A partire dagli
studi di Anna Grelle Iusco sia questa che la lastra, in cattivo stato di
conservazione, con Elefanti e felini posti all’interno di orbicoli sono state
considerate resti degli stipiti dei portali della cattedrale20. Proprio la
seconda lastra attesta la presenza, nel cantiere normanno, di un filone di
gusto alternativo a quello di marca longobarda: la cultura bizantina.
Fig. 3: Aversa,
Difatti, il tema degli elefanti e felini inseriti all’interno di rotae ha un
Cattedrale di San
prototipo nelle decorazioni delle stoffe islamiche e orientali diffuse in
Paolo, Guerriero
Occidente per il tramite dei commerci21.
(da F. Pomarici, Eroi a
La critica non è concorde nel considerare le lastre come parti dei portali
cavallo: la lastra di
della cattedrale, di cui l’unico giunto per intero è murato all’esterno del Aversa e compagni, in W.
transetto nord22. Qui, sull’architrave, l’iscrizione PRINCEPS Angelelli, F. Pomarici
IORDAN[US] RICHARDO PRINCIPE NATUS / QUAE PAT[ER]
(a cura di), Forme e
INCAEPIT P[RI]US HAEC IMPLENDA RECEPIT lega l’avvio dei
Storia. Scritti di arte
lavori della cattedrale a Riccardo, principe di Capua, e il suo medievale e moderna per
Francesco Gandolfo,
completamento al figlio Giordano, morto nel 1091. Aversa aveva
ottenuto la sede vescovile dopo i fatti di Civitate sul Fortore, nel 1053, e Roma 2011, p. 128)
fu tra lo scorcio degli anni cinquanta e i primi anni sessanta dell’XI secolo
che ebbero inizio i lavori. Una conferma di questa datazione arriva dall’osservazione del motivo
decorativo che ricorre negli archivolti che ricoprono il portale laterale, le finestre del
deambulatorio e il portale degli ebdomadari, del tutto simile a quello della cornice marcapiano
del campanile di Sant’Angelo in Formis, il cui cantiere fu patrocinato dallo stesso Riccardo tra il
240
1066 e il 1072 e nel quale, con tutta probabilità, dovettero essere all’opera le stesse maestranze
di tradizione campana23.
Un’ultima osservazione sull’eventualità che le lastre provengano da portali in facciata andati
distrutti. Gallo attesta l’esistenza di un’iscrizione posta sul portale principale, che nel recitare
VULTU IUCUNDO / ROBERTO DANTE SECUNDO / PULCHRA FIT HAEC EXTRA
/ SATIS INTUS ET AMPLA FENESTRA legava la conclusione dei lavori, e dunque la
collocazione dei portali, al tempo di Roberto II, figlio di Giordano, subentrato al padre nel 1127
e morto nel 115624. La datazione delle lastre agli anni sessanta/settanta dell’XI secolo, insieme
con l’apparato scultoreo e le relative strutture murarie, allontana l’idea che le prime possano aver
decorato i portali in facciata. Più logico supporre la presenza di altri portali nella zona del
capocroce, alla stregua del portale a nord, la cui attuale posizione deve considerarsi quella
originaria; diversamente, non si comprenderebbe la sua buona conservazione.
Il messaggio religioso, ideologico e politico che i conquistatori normanni intendevano
affermare con la costruzione della cattedrale di Aversa passa attraverso un’architettura e un
apparato scultoreo che unisce a temi di impronta nordica una cultura figurativa che poco o nulla
ha a che fare con le terre d’origine e che, al contempo, rivela la complessità degli intrecci culturali
della scena artistica campana, al centro di una diramata rete di scambi culturali prima dell’arrivo
dei normanni.
1 Pur nell’unitarietà di questo lavoro, il primo paragrafo è di Veronica Pennini, il secondo di Italia
Caradonna.
2 Sui Normanni e la Chiesa di Roma si veda G.M. Cantarella, I Normanni e la Chiesa di Roma. Aspetti e momenti,
in Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (a cura di), Settimane di studio della Fondazione
Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, atti del convegno (Spoleto 2013), Spoleto 2014, pp. 377-406. Per un
ulteriore approfondimento sulla diocesi normanna e l’intesa dei Normanni con la Chiesa: S. Borsi, La città
Normanna. Aversa e l’Europa nei secoli XI e XII, Melfi 2014, pp. 24-32 e pp. 168-173.
3 R. Bonelli, Romanico, in Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica, V, Roma 1969, p. 298.
4 M.G. Pezone, Dal sincretismo romanico al verticalismo gotico, III, Napoli 1999, pp. 3-23. Sull’argomento cfr.
anche: C. Tosco, L’architettura medievale in Italia. 600-1200, Bologna 2016, pp. 277-282.
5 Cfr. almeno De Strata Francigena. Venti anni della rivista «De Strata Francigena». 1993-2012, F. Vanni (a cura
di), Poggibonsi 2012, col rinvio ad altra bibliografia.
6 P. Dalena, Vie di pellegrinaggio nel Sud Italia verso Gerusalemme nel medioevo, in Roma-Gerusalemme lungo le vie
francigene del Sud, Roma 2008, pp. 40-63.
7 L. Melillo, D. Jacazzi, P. Argenziano, Il sito di San Lorenzo Ad Septimum sulla Via Campana. Permanenze
sincroniche e modificazioni diacroniche, in C. Gambardella, M. Giovannini, S. Martusciello (a cura di), Le Vie dei
Mercanti. Cielo dal Mediterraneo all’Oriente, atti del convegno (Caserta, Capri 2008), Napoli 2009, pp. 211-252.
8 A. Gallo, Aversa Normanna, Napoli 1938, p. 5.
9 P. Doria, La via Bradanica, l’altra strada per la Salvezza, in “Mathera. Rivista trimestrale di storia e cultura del
territorio”, IV, 2020, 12, Matera, pp. 63-69.
10 Amato di Montecassino, Storia de’ Normanni, V. de Bartholomaeis (a cura di), I, Roma 1935, pp. 21-22;
Guglielmo di Puglia, La Geste de Robert Guiscard, M. Mathieu (a cura di), I, Palermo 1961, pp. 99-100.
11 Per una descrizione dei capitelli cfr. V. Pace, La scultura della cattedrale di Aversa, in “Rivista dell’Istituto
Nazionale di archeologia e storia dell’arte”, III s., XXV, 2002, 57, pp. 231-258, p. 235. Cfr. anche Id.,
Auftraggerber und Kunst der frühen normannischen Epoche in Süditalien, in V. Skiba, N. Jaspert, B. Schneidmüller,
W. Rosendahl (a cura di), Die Normannen, cat. della mostra (Mannheim, Museum Zeughaus, 18 settembre
2022-26 febbraio 2023), Mannheim 2022, I, pp. 300-306.
12 Cfr. almeno F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva in Campania, Roma-Bari 1999, pp. 4-14; V. Pace, La
scultura d’età normanna. Campania, in M. D’Onofrio (a cura di), La scultura d’età normanna tra Inghilterra e
Terrasanta. Questioni storiografiche, Roma-Bari 2001, pp. 71-104.
13 V. Pace, La scultura della cattedrale cit., p. 252.
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F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva cit., p. 7; A. Gallo, Codice diplomatico normanno di Aversa, Napoli
1926, p. 41, n. XXVII.
15 V. Pace, La scultura d’età normanna, p. 77.
16 F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva cit., p. 12.
17 Cfr. F. Pomarici, Eroi a cavallo: la lastra di Aversa e compagni, in W. Angelelli, F. Pomarici (a cura di), Forme
e Storia. Scritti di arte medievale e moderna per Francesco Gandolfo, Roma 2011, pp. 127-140, col rinvio alla
bibliografia precedente.
18 F. Pomarici, Eroi a cavallo cit., pp. 132-134.
19 F. Bologna, Per una revisione dei problemi della scultura meridionale dal IX al XIII secolo, in F. Bologna, R. Causa
(a cura di), Sculture lignee nella Campania, cat. mostra (Napoli, Palazzo Reale, 8 ottobre 1950-31 marzo 1951),
Napoli 1950, pp. 21-30, p. 24; F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva cit., p. 14.
20 A. Grelle Iusco, Scultura campana del secolo XI. I rilievi del duomo di Aversa, in “Napoli nobilissima”, III s.,
IV, 1964-1965, pp. 157-173.
21 V. Pace, La scultura della cattedrale cit., p. 249.
22 Dubbi sono in C. Marinelli, Le sculture del deambulatorio, in La cattedrale nella storia. Aversa 1090-1990 nove
secoli d’arte, cat. della mostra (Aversa, Cattedrale di San Paolo, 13 novembre-8 dicembre 1990), Caserta 1990,
pp. 42-47.
23 V. Pace, La scultura della cattedrale cit., p. 235.
24 A. Gallo, Aversa normanna cit., p. 164.
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IX Ciclo di Studi Medievali
Atti del Convegno
Firenze, 6-7 Giugno 2023
A cura di
NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino
Comitato Scientifico
Fulvio Cervini (Università degli Studi di Firenze)
Francesco Salvestrini (Università degli Studi di Firenze)
Guido Vannini (Università degli Studi di Firenze)
Roberto Del Monte (Università degli Studi di Firenze)
Leonardo Marchetti (Università degli Studi di Firenze)
Raffaella Tione (Università La Sapienza di Roma)
Ilaria Ottria (Scuola Normale Superiore di Pisa)
Redazione
Roberta Dolce
Sofia Martini
Monica Fazioli
Progetto grafico
Roberta Dolce
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