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STUDI E SAGGI ISSN 2704-6478 (PRINT) - ISSN 2704-5919 (ONLINE) – 257 – OP08885_int1_stampa.indd 1 17/04/24 13:49 TEORIE, PRATICHE, STORIE DEL LAVORO E DELL’IDEA DI OZIO Editor-in-Chief Giovanni Mari, University of Florence, Italy Associate editor Tiziana Faitini, University of Trento, Italy Federico Tomasello, University of Florence, Italy Scientific Board Giuseppe Berta, Bocconi University, Italy Pietro Causarano, University of Florence, Italy Stefano Musso, University of Turin, Italy Enzo Rullani, Venice International University, Italy International Scientific Board Franca Alacevich, University of Florence, Italy Cesare Annibaldi, FIAT, Italy Vanna Boffo, University of Florence, Italy Cristina Borderías Mondejar, University of Barcelona, Spain Federico Butera, University of Milano-Bicocca, Italy Carlo Callieri, Independent scholar, Italy Francesco Carnevale, Società Italiana di Storia del Lavoro, Italy Domenico Carrieri, Sapienza University of Rome, Italy Gian Primo Cella, University of Milan, Italy Alberto Cipriani, CONFSAL, Italy Sante Cruciani, Tuscia University, Italy Ubaldo Fadini, University of Florence, Italy Tiziana Faitini, University of Trento, Italy Paolo Federighi, University of Florence, Italy Vincenzo Fortunato, University of Calabria, Italy Paolo Giovannini, University of Florence, Italy Alessio Gramolati, CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Italy Mauro Lombardi, University of Florence, Italy Manuela Martini, University Lumière Lyon 2, France Fausto Miguélez, Autonomous University of Barcelona, Spain Luca Mori, University of Pisa, Italy Marcelle Padovani, Le Nouvel Observateur, France Marco Panara, La Repubblica, Italy Jerôme Pélisse, CSO, Center for the Sociology of Organizations, France Laura Pennacchi, Basso Foundation, Italy Silvana Sciarra, University of Florence, Italy Francesco Seghezzi, ADAPT-Association for International and Comparative Studies in Labour and Industrial Relations, Italy Francesco Sinopoli, CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Italy Alain Supiot, Collège de France, France Annalisa Tonarelli, University of Florence, Italy Maria Luisa Vallauri, University of Florence, Italy Xavier Vigna, Paris Nanterre University, France Published Books Bruno Trentin, La città del lavoro. Sinistra e crisi del fordismo, a cura di Iginio Ariemma, 2014 Alessio Gramolati, Giovanni Mari (a cura di), Il lavoro dopo il Novecento: da produttori ad attori sociali. La città del lavoro di Bruno Trentin per un’«altra sinistra», 2016 Mauro Lombardi, Fabbrica 4.0: I processi innovativi nel Multiverso fisico-digitale, 2017 Alberto Cipriani, Alessio Gramolati, Giovanni Mari (a cura di), Il lavoro 4.0. La Quarta Rivoluzione industriale e le trasformazioni delle attività lavorative, 2018 Alberto Cipriani (a cura di), Partecipazione creativa dei lavoratori nella ‘fabbrica intelligente’. Atti del Seminario di Roma, 13 ottobre 2017, 2018 Alberto Cipriani, Anna Maria Ponzellini (a cura di), Colletti bianchi. Una ricerca nell’industria e la discussione dei suoi risultati, 2019 Francesco Ammannati, Per filo e per segno. L’arte della lana a Firenze nel Cinquecento, 2020 Bruno Trentin, La libertà viene prima. La libertà come posta in gioco nel conflitto sociale. Nuova edizione con pagine inedite dei Diari e altri scritti, a cura di Sante Cruciani, 2021 Mauro Lombardi, Transizione ecologica e universo fisico-cibernetico. Soggetti, strategie, lavoro, 2021 Vincenzo Marasco, Coworking. Senso ed esperienze di una forma di lavoro, 2021 Riccardo Del Punta (a cura di), Valori e tecniche nel diritto del lavoro, 2022 Sante Cruciani, Maria Paola Del Rossi (a cura di), Diritti, Europa, Federalismo. Bruno Trentin in prospettiva transnazionale (1988-2007), 2023 Paola Lucarelli (a cura di), Giustizia sostenibile. Sfide organizzative e tecnologiche per una nuova professionalità, 2023 Riccardo Del Punta, Trasformazioni, valori e regole del lavoro. Scritti scelti sul diritto del lavoro, volume I, a cura di William Chiaromonte e Maria Luisa Vallauri, 2024 Riccardo Del Punta, Trasformazioni, valori e regole del lavoro. Scritti scelti di diritto del lavoro, volume II, a cura di William Chiaromonte e Maria Luisa Vallauri, 2024 Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli (a cura di), Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà, 2024 OP08885_int1_stampa.indd 2 17/04/24 13:49 TOMO I Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà a cura di Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli FIR ENZE UNIVERSITY PR ESS 2024 OP08885_int1_stampa.indd 3 17/04/24 13:49 Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà : tomo I / a cura di Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli. – Firenze : Firenze University Press, 2024. (Studi e saggi ; 257) https://books.fupress.com/isbn/9791221503197 ISSN 2704-6478 (print) ISSN 2704-5919 (online) ISBN 979-12-215-0245-9 (Print) ISBN 979-12-215-0319-7 (PDF) ISBN 979-12-215-0320-3 (ePUB) ISBN 979-12-215-0321-0 (XML) DOI 10.36253/979-12-215-0319-7 Graphic design: Alberto Pizarro Fernández, Lettera Meccanica SRLs Front cover image: Elemér de Kóródy, Standing Figure (ca. 1913); ink on paper; The Metropolitan Museum of Art, New York, Gift of Martin Birnbaum, 1959; Public domain, https://www.metmuseum.org/art/ collection/search/489091 Peer Review Policy Peer-review is the cornerstone of the scientific evaluation of a book. All FUP’s publications undergo a peer-review process by external experts under the responsibility of the Editorial Board and the Scientific Boards of each series (DOI 10.36253/fup_best_practice.3). Referee List In order to strengthen the network of researchers supporting FUP’s evaluation process, and to recognise the valuable contribution of referees, a Referee List is published and constantly updated on FUP’s website (DOI 10.36253/fup_referee_list). Firenze University Press Editorial Board M. Garzaniti (Editor-in-Chief), M.E. Alberti, F. Vittorio Arrigoni, E. Castellani, F. Ciampi, D. D’Andrea, A. Dolfi, R. Ferrise, A. Lambertini, R. Lanfredini, D. Lippi, G. Mari, A. Mariani, P.M. Mariano, S. Marinai, R. Minuti, P. Nanni, A. Orlandi, I. Palchetti, A. Perulli, G. Pratesi, S. Scaramuzzi, I. Stolzi. FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice) The online digital edition is published in Open Access on www.fupress.com. Content license: except where otherwise noted, the present work is released under Creative Commons Attribution 4.0 International license (CC BY 4.0: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/legalcode). This license allows you to share any part of the work by any means and format, modify it for any purpose, including commercial, as long as appropriate credit is given to the author, any changes made to the work are indicated and a URL link is provided to the license. Metadata license: all the metadata are released under the Public Domain Dedication license (CC0 1.0 Universal: https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/legalcode). © 2024 Author(s) Published by Firenze University Press Firenze University Press Università degli Studi di Firenze via Cittadella, 7, 50144 Firenze, Italy www.fupress.com This book is printed on acid-free paper Printed in Italy OP08885_int1_stampa.indd 4 17/04/24 13:49 In memoria di Riccardo Del Punta OP08885_int1_stampa.indd 5 17/04/24 13:49 OP08885_int1_stampa.indd 6 17/04/24 13:49 Sommario TOMO I Presentazione xxi Introduzione generale Lavoro individuale, lavoro sociale, nuovo senso del lavoro. Teologie del lavoro e cultura economica Giovanni Mari 1 PARTE PRIMA IL MONDO DEL LAVORO SERVILE E DELL’OZIO INTELLETTUALE a cura di Arianna Fermani Introduzione Il mondo del lavoro e dell’ozio intellettuale: riflessioni introduttive Arianna Fermani 23 Utopie del lavoro manuale e ozio in Omero Giovanni Mari 31 Il lavoro come aretè di Esiodo Giovanni Mari 37 Lavoro, tecnica e società in Platone: uno sguardo d’insieme Franco Ferrari 43 Il lavoro in Senofonte tra tradizione e innovazione Fabio Roscalla 53 FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice) Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli (edited by), Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà, © 2024 Author(s), CC BY 4.0, published by Firenze University Press, ISBN 979-12-215-0319-7, DOI 10.36253/979-12-215-0319-7 OP08885_int1_stampa.indd 7 17/04/24 13:49 IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ Attività lavorative e ozio intellettuale in Aristotele Arianna Fermani 61 Schiavitù, natura, barbarie e guerra nella Politica di Aristotele Federica Piangerelli 71 Dalla parsimonia al profitto: Plauto testimone delle trasformazioni economiche della sua epoca e dell’organizzazione del lavoro Pasquale Rosafio 79 Il lavoro utile e onesto secondo il De officiis di Cicerone Enrico Piergiacomi 85 Lucrezio e la fisica del lavoro Enrico Piergiacomi 91 Le relazioni del lavoro in Virgilio Del A. Maticic 97 Seneca: otium filosofico e mondo delle occupationes Francesco Totaro 105 Il lavoro agricolo tra ideologia e realtà: Columella Jesper Carlsen 115 Donne lavoratrici nell’antichità Arianna Fermani 125 PARTE SECONDA LAVORO E OZIO NEL CANONE BIBLICO E NEL CRISTIANESIMO a cura di Tiziana Faitini Introduzione Il lavoro nella tradizione ebraico-cristiana, tra valorizzazione ascetica e civilizzazione Tiziana Faitini 137 Le concezioni del lavoro nel Tanakh e nell’Antico Testamento Massimo Giuliani 151 Lavoro e riposo sabbatico come imitatio Dei secondo la tradizione ebraica Massimo Giuliani 159 Marta e Maria. Prospettive di genere su lavoro e ozio nella tradizione del primo cristianesimo Maria Dell’Isola 167 Operosi e sabbatici. Lavoro e non-lavoro negli scrittori cristiani antichi Emiliano Rubens Urciuoli 177 Il lavoro dei monaci nelle regole monastiche latine (IV-IX sec.) Roberto Alciati 189 VIII OP08885_int1_stampa.indd 8 17/04/24 13:49 SOMMARIO Arti liberali e meccaniche secondo Ugo di san Vittore Amalia Salvestrini 199 Lavoro, ozio e mendicità: la disputa duecentesca tra Ordini mendicanti e clero secolare Silvana Vecchio 207 Lavoro, professione e ozio nei manuali per la confessione della prima età moderna (XVI-XVII sec.) Giovanni Zampieri 215 Otium e otiosi nella riflessione dei teologi-giuristi della prima modernità (XVI-XVII sec.) Luisa Brunori 225 Dalla libertà delle opere alla vocazione all’impegno diligente. Lavoro e professione in Martin Lutero Tiziana Faitini 233 Lavoro, vocazione, condivisione: itinerari nel calvinismo Debora Spini 241 Lavoro e ozio in Richard Baxter Pietro De Marco 251 Le trasformazioni nel mondo del lavoro come sfida per la giustizia. Prospettive e criteri dell’etica sociale cattolica Markus Vogt 263 Marie-Dominique Chenu e il mondo operaio. Un teologo cattolico alle prese con la Rivoluzione industriale Xavier Debilly 275 PARTE TERZA LAVORI MANUALI E LAVORI INTELLETTUALI. SVILUPPO E APOGEO DELLE ARTI MECCANICHE TRA IL MEDIOEVO E L’ENCYCLOPÉDIE a cura di Francesco Ammannati, Stefano Brogi SEZIONE I. IL MEDIOEVO a cura di Francesco Ammannati Introduzione Lavoro e società nel Medioevo: trasformazioni, contraddizioni e nuovi orizzonti Francesco Ammannati Il lavoro nella letteratura medioevale di tecniche dell’arte Sandro Baroni 289 297 Il lavoro degli anacoreti e dei monaci in alcune fonti agiografiche e iconografiche 305 Laura Fenelli IX OP08885_int1_stampa.indd 9 17/04/24 13:49 IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ Classificazioni e paragone delle arti tra Medioevo e Rinascimento Amalia Salvestrini 317 La rappresentazione del lavoro nella letteratura medievale Luca Ughetti 327 Tra libertà e sottomissione. La contrattualità del lavoro e l’antropologia giuridica trecentesca Paolo Passaniti L’agricoltura e il lavoro agricolo Paolo Nanni 341 353 ‘Artigiani’ e ‘salariati’ nello specchio della società urbana dell’Italia tardo-medievale Franco Franceschi 363 Il lavoro nelle corporazioni nell’Europa del Medioevo: tra identità di gruppo e ordine sociale Francesco Ammannati 375 Essere mercante: «governare lui et le sue mercantie et denari» (secc. XIV-XVI) Angela Orlandi 387 Tra diuturno affanno e consolazione: il tempo del non lavoro nel Basso Medioevo Giampiero Nigro 397 SEZIONE II. DAL RINASCIMENTO ALL’ILLUMINISMO a cura di Stefano Brogi Introduzione Il lavoro dei moderni: antropologia, politica e sapere tra Rinascimento e Illuminismo Stefano Brogi 409 Ozio, attività e lavoro nei libri De familia di Alberti Michel Paoli 423 Il lavoro degli ingegneri rinascimentali tra realtà e immaginazione Andrea Bernardoni 431 Lavoro e vita in Benvenuto Cellini Giovanni Mari 441 Il lavoro pratico arriva alla letteratura Paolo Cherchi 447 La Piazza universale di Tomaso Garzoni: una svolta nella letteratura del lavoro 455 Paolo Cherchi X OP08885_int1_stampa.indd 10 17/04/24 13:49 SOMMARIO Il tema del lavoro nell’utopia rinascimentale Luigi Punzo 463 Ozio e lavoro intellettuale tra Erasmo e la République des Lettres Stefano Brogi 471 Tecnica, lavoro, rivoluzione scientifica Ferdinando Abbri 483 Uno stato in salute: il lavoro in Hobbes e nel XVII secolo inglese come terapia per il benessere sociale e economico contro l’ozio Fabio Mengali 491 Lavoro e appropriazione in John Locke Giuliana Di Biase 501 Schiavi per natura, schiavi per legge. Declinazioni del lavoro asservito Luca Baccelli 509 Dall’assolutismo al liberalismo. L’idea di lavoro in Colbert, Turgot e Ricardo 517 Antonio Magliulo Bernardino Ramazzini e il suo De Morbis artificum diatriba Francesco Carnevale 527 Razionalità economica, lavoro salariato e divisione del lavoro in Mandeville Mauro Simonazzi 535 La polemica sul lusso nel Settecento Andrea Cegolon 543 Jean-Jacques Rousseau e il lavoro Andrea Cegolon 553 Arti, tecniche e mestieri in Diderot e nell’Encyclopédie Paolo Quintili 561 PARTE QUARTA LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, IL PROLETARIATO, L’INVENZIONE DEL TEMPO LIBERO a cura di Francesco Seghezzi Introduzione La rivoluzione del lavoro moderno Francesco Seghezzi 573 Non solo per profitto. L’idea del lavoro in Benjamin Franklin Salvatore Cingari 585 Il lavoro nella ‘società commerciale’ secondo David Hume e Adam Smith Eugenio Lecaldano 593 XI OP08885_int1_stampa.indd 11 17/04/24 13:49 IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ Il legame tra libertà politica e lavoro dalla Rivoluzione francese al 1848 Pablo Scotto 609 La concezione del lavoro in Fichte Gaetano Rametta 617 Hegel: lavoro e autocoscienza Gianluca Garelli 627 Charles Fourier: travail attrayant, emancipazione, equità sociale Laura Tundo Ferente 637 Il lavoro ‘educato’ in Robert Owen Lidia Bellina, Sauro Garzi 647 Louis René Villermé: la nascita dell’inchiesta sul lavoro all’origine delle moderne scienze sociali Federico Tomasello 655 John Stuart Mill Piergiorgio Donatelli 663 Marx e la concezione del lavoro Stefano Petrucciani 669 Il lavoro come arte: William Morris e la riscoperta del lavoro artigiano Matteo Colombo 679 La riscoperta dell’ozio nella letteratura inglese di fine Ottocento: Robert Louis Stevenson, Jerome K. Jerome, Oscar Wilde Federico Bellini 687 La prospettiva di Nietzsche. Dal ‘lavoro libero’ dei Greci alla ‘questione operaia’ della tarda modernità Riccardo Roni 697 Tra la routine dell’automa e l’innovazione del genio: l’idea di lavoro nella psicologia economica di Gabriel Tarde Annalisa Tonarelli 709 Donne, cannibali e la fatica del lavoro: l’etologia economica di T. Veblen Francesca Lidia Viano 717 Émile Durkheim: il lavoro dell’ideale Nicola Marcucci 723 Lavoro e senso della vita in Max Weber Dimitri D’Andrea 733 Georg Simmel e la filosofia del lavoro Andrea Borsari 747 XII OP08885_int1_stampa.indd 12 17/04/24 13:49 SOMMARIO Lavoro e amore in Max Scheler. Per la reintegrazione del lavoro nell’intero dell’essere e della vita Daniela Verducci 759 Bergson di fronte alla seconda rivoluzione industriale: dalla divisione tecnica del lavoro al lavoro intelligente della société ouverte Riccardo Roni 767 Freud: Il ‘lavoro’ dell’inconscio e i suoi riverberi psicosociali Mauro Fornaro Motivazioni e inconscio nelle organizzazioni lavorative. Percorsi psicoanalitici Mauro Fornaro 777 785 Il fabianesimo. La causa del Minimum nazionale e le sue declinazioni Claudio Palazzolo 793 Tra taylorismo e fordismo: il lavoratore nella società industriale Francesco Seghezzi 801 Harry Braverman e l’analisi sulla degradazione del lavoro nel capitalismo monopolistico: dall’operaio di mestiere alle figure dell’industria, dei servizi e del commercio al dettaglio Stefania Negri 809 Il lavoro come progetto educativo nel pensiero di John Dewey Maura Striano 817 La centralità sociale del lavoro: Beveridge Stefano Musso 827 Oltre all’utilitarismo. La critica di Keynes dell’uomo economico benthamiano Anna Maria Carabelli 835 Karl Korsch Giorgio Cesarale 843 Il lavoro in Lukács Antonino Infranca 851 Il lavoro nella ricerca dell’antropologia filosofica: Gehlen e Plessner Andrea Borsari 857 Ernst Jünger: la Mobilitazione totale e il lavoro Maurizio Guerri 869 Friedrich Pollock e l’era dell’automazione Nicola Emery 875 Mounier. Lavoro, otium, sindacato Franco Riva 883 XIII OP08885_int1_stampa.indd 13 17/04/24 13:49 IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ Simone Weil: lavoro operaio, tempo libero e attenzione Wanda Tommasi 891 «L’ozio è fatale soltanto ai mediocri». Tempo, lavoro, libertà in Albert Camus Stefano Berni 897 La sociologia francese tra fordismo e società postindustriale: Georges Friedmann, Pierre Naville e Alain Touraine Pietro Causarano 903 Hannah Arendt: l’impossibile redenzione del lavoro Ferruccio Andolfi 913 Georgescu-Roegen, entropia, lavoro, miti Renato Cecchi 919 Marcuse: il lavoro al di là della fatica Antonio Del Vecchio, Raffaele Laudani 927 Edward P. Thompson: lavoro orientato in base al compito e lavoro orientato in base al tempo Angela Perulli Ágnes Heller. Il lavoro come espressione di libera individualità Vittoria Franco 935 943 TOMO II PARTE QUINTA FINE DEL LAVORO FORDISTA, RIVOLUZIONE DIGITALE E RINASCITA DELL’IDEA DI OZIO a cura di Annalisa Tonarelli Introduzione Premesse e promesse del postfordismo Annalisa Tonarelli 953 La lunga storia del Capitale Umano dall’origine alle non cognitive skills Giorgio Vittadini 965 Ralf Dahrendorf. Società dell’attività, lavoro e chances di vita Laura Leonardi 975 Le teorie della fine del lavoro, ideologie e provocazioni Guido Cavalca, Enzo Mingione 985 André Gorz. Il valore del ‘sufficiente’ Ubaldo Fadini 995 Habermas tra lavoro e interazione Stefano Petrucciani 1005 XIV OP08885_int1_stampa.indd 14 17/04/24 13:49 SOMMARIO L’atto del lavoro secondo Robert Heilbroner Giovanni Mari Lavoro emotivo, lavoro emozionale e strutture sociali nel contributo di Arlie Hochschild Alessandro Pratesi 1011 1019 Frédéric Lordon: il lavoro tra desiderio e servitù Andrea Valzania 1027 Michel Foucault e il lavoro. Tra assoggettamento e soggettivazione Tiziana Faitini 1033 Robert Castel. Lavoro, individualità e disaffiliazione sociale Tiziana Faitini 1041 Divenire attori del proprio sviluppo. Il lavoro nel pensiero di A. Sen Silva Mocellin 1047 Martha Nussbaum Piergiorgio Donatelli 1055 Robert Reich. Tecnologia, lavoro, distribuzione, e rappresentanza: la parabola di un liberal-radicale Renato Giannetti Richard Sennett: quando il capitale si fa impaziente Paolo Giovannini 1063 1071 Il lavoro di cura alla base della riproduzione della società. La prospettiva critica femminista di Nancy Fraser Giorgio Fazio 1079 Axel Honneth: il lavoro come ambito di riconoscimento e di conflitto normativo Eleonora Piromalli 1089 A. Supiot: senso del lavoro e giustizia sociale Annalisa Dordoni 1095 Philippe Van Parijs Corrado Del Bò 1105 Alienazione, patologie del lavoro e risonanza: prospettive di teoria critica Vando Borghi 1111 Regimi di giustificazione al lavoro Vando Borghi 1121 Riproduzione, natura, valore Federica Giardini 1129 XV OP08885_int1_stampa.indd 15 17/04/24 13:49 IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ Libero, liberato, liberatorio liberticida. I mutamenti del leisure time tra modernità e postmodernità Fabio Massimo Lo Verde 1135 Il lavoro dignitoso della Organizzazione Internazionale del Lavoro Maria Paola Del Rossi 1147 Oltre il taylorismo-fordismo, il toyotismo e il capitale: senza nostalgia Ricardo Antunes 1157 La schiavitù dei contemporanei Luca Baccelli 1165 La formazione continua negli ecosistemi d’apprendimento e il ruolo delle Academy Massimiliano Costa 1173 Lavoro e dinamica tecnologica: incubi, illusioni, aspettative Mauro Lombardi, Marika Macchi 1181 Lavoro, libertà e utopia nel dibattito francese contemporaneo Enrico Donaggio 1195 PARTE SESTA UNO SGUARDO DALL’ITALIA E SULL’ITALIA a cura di Giovanni Mari Introduzione Per una centralità del lavoro basata sulla persona Giovanni Mari 1207 Neoidealismo e dintorni. La vita come ‘lavoro’ Luca Basile, Salvatore Cingari 1241 Il lavoro come storia. Il contributo marxista di Antonio Labriola Luca Basile 1255 Libertà, giustizia, lavoro nel socialismo liberale Marina Calloni 1261 Attraente, piacevole e senza pena: la concezione del lavoro in Camillo Berneri Edmondo Montali, Mattia Gambilonghi 1269 Gramsci e la ‘civiltà del lavoro’ Guido Liguori 1277 L’idea di lavoro nella Costituzione italiana Lorenzo Zoppoli 1285 Lavoro e CGIL: dall’endiadi ai dilemmi Mimmo Carrieri 1297 XVI OP08885_int1_stampa.indd 16 17/04/24 13:49 SOMMARIO Il lavoro in momenti e figure del cristianesimo sociale della metà del XX secolo: bilancio e prospettive Francesco Totaro 1307 La cultura sindacale e del lavoro della CISL: tratti originari, peculiarità e successivi sviluppi Francesco Lauria 1321 Il lavoro secondo Adriano Olivetti Bruno Lamborghini, Federico Butera 1333 I molti mestieri di (e in) Primo Levi Giovanni Falaschi 1345 F. Rossi-Landi: il lavoro del linguaggio Angelo Nizza 1353 Italo Calvino Giovanni Falaschi 1359 Il lavoro nell’operaismo italiano Sandro Mezzadra 1367 L’idea di lavoro di Gino Giugni nello Statuto dei lavoratori Valerio Speziale 1375 Orizzonte comunista e critica del capitalismo: Pietro Ingrao e il tempo ‘liberato’ dal lavoro Maria Paola Del Rossi 1385 Lavoro e salute dei lavoratori in Italia Francesco Carnevale 1393 Bruno Trentin: nel lavoro la libertà viene prima Giovanni Mari 1407 Il lavoro intraprendente nell’economia della conoscenza e della complessità Enzo Rullani 1415 Ezio Tarantelli: il lavoro come partecipazione Leonello Tronti 1435 Lavoro, impresa e globalizzazione nell’opera di Luciano Gallino Paolo Ceri 1445 Massimo D’Antona e l’idea di soggetto nel diritto del lavoro Bruno Caruso Marco Biagi e un progetto per la regolazione del lavoro che cambia Michele Tiraboschi 1455 1469 XVII OP08885_int1_stampa.indd 17 17/04/24 13:49 IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ Il diritto del lavoro e il lavoro post-fordista Riccardo Del Punta 1477 Il lavoro flessibile nelle transizioni ecologica e digitale Tiziano Treu 1485 Organizzazione 5.0 e una nuova idea di lavoro Federico Butera 1503 Piattaforme di lavoro (e di lotta) Riccardo Staglianò 1521 Artigianato e Made in Italy Sonia Sbolzani 1527 Artigianato digitale Andrea Granelli 1535 Lavoro pubblico come lavoro diverso Giuseppe Della Rocca, Pierluigi Mastrogiuseppe 1543 Dal lavoro agile alla new way of working Federico Butera 1553 In fuga dall’ufficio? Il valore rimosso del luogo di lavoro Anna Maria Ponzellini 1567 Sudate carte. Uno sguardo alla letteratura del lavoro Stefano Bartolini 1579 Il lavoro del reddito di base Federico Chicchi 1589 Lavoro intelligente e potenza digitale Alberto Cipriani 1597 Lavoro e dinamica tecnologica: great reshuffle, great upgrade, worklife balance Mauro Lombardi, Marika Macchi 1609 Le donne e il lavoro. Casa versus lavoro Sandra Burchi 1617 Lavoro giusto e lavoro decente: la sfida del terzo settore Stefano Zamagni 1629 Il valore politico del lavoro Sandro Antoniazzi 1641 Lavoro e welfare oltre la distinzione tra ‘politiche economiche’ e ‘politiche sociali’ Laura Pennacchi 1651 XVIII OP08885_int1_stampa.indd 18 17/04/24 13:49 SOMMARIO Il lavoro e l’Intelligenza Artificiale generativa Giovanni Mari 1661 Lavoro, ozio, festa: riequilibrare l’umano Francesco Totaro 1677 La trasformazione del ‘tempo libero’ in ozio Giovanni Mari 1691 Riferimenti bibliografici del volume 1703 Indice dei nomi 1847 XIX OP08885_int1_stampa.indd 19 17/04/24 13:49 Il lavoro degli ingegneri rinascimentali tra realtà e immaginazione Andrea Bernardoni La dimensione culturale e professionale dei cosiddetti ‘ingegneri del Rinascimento’ è un tema ampiamente studiato a partire dalla prima metà del XX secolo (Long 2011, 10-29). Tuttavia, nonostante oggi si abbia una conoscenza estesa e approfondita delle molteplici tipologie di fonti che danno informazioni sulla figura dell’ingegnere tra Quattro e Cinquecento, il ruolo di questo protagonista delle arti meccaniche rinascimentali costituisce ancora una categoria professionale sfuggente. Questo principalmente perché gli ingegneri all’epoca facevano poco uso della scrittura e il loro operato era essenzialmente di tipo pratico e quindi difficilmente valutabile in un contesto in cui c’era una netta scollatura tra il sapere teorico-scientifico e la conoscenza tecnica, con quest’ultima che si esprimeva quasi esclusivamente attraverso le opere che produceva. Le cose cambiarono notevolmente durante il Quattrocento quando importanti rinnovamenti politici e sociali favorirono l’affermarsi su larga scala di una cultura del benessere scaturita dalla produzione di beni e dal loro commercio. È in questo contesto culturale che emerge la figura dell’ingegnere, il quale viene a porsi come elemento chiave del processo di trasformazione allora in atto, il cui motore erano le crescenti esigenze materiali della società rinascimentale. Il rinnovato ruolo sociale degli ingegneri che nella pratica si traduceva in incarichi di consulenze o in ruoli attivi nell’amministrazione pubblica, come la gestione degli acquedotti a Siena, permise loro di entrare in contatto e talvolta lavorare fianco a fianco con i protagonisti della cultura umanistica e scientifica, Andrea Bernardoni, University of L’Aquila, Italy, andrea.bernardoni@univaq.it, 0000-0002-8581-9909 Referee List (DOI 10.36253/fup_referee_list) FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice) Andrea Bernardoni, Il lavoro degli ingegneri rinascimentali tra realtà e immaginazione, © Author(s), CC BY 4.0, DOI 10.36253/979-12-215-0319-7.50, in Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli (edited by), Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà, pp. 431-440, 2024, published by Firenze University Press, ISBN 979-12-215-0319-7, DOI 10.36253/979-12-215-0319-7 OP08885_int1_stampa.indd 431 17/04/24 13:49 ANDREA BERNARDONI non soltanto su temi legati alla loro professione ma anche su questioni di carattere più generali di tipo filosofico e scientifico (Smith 2004; Bernardoni 2014). Per questo motivo si è parlato talvolta di artigiani superiori, di artisti ingegneri e anche di scienziati volgari, cercando in questo modo di definire il loro profilo professionale nel quale venivano a sovrapporsi diverse competenze, tecniche, scientifiche e artistiche (Klein 2022). Le arti meccaniche del periodo rinascimentale, nel cui contesto culturale si andava delineando la nuova figura dell’ingegnere, si ponevano come una categoria del sapere ibrida, rispetto al dualismo subordinato con le arti liberali, fissato e perpetrato nella scolastica medievale. Tra le arti meccaniche, quella che più di tutte metteva in risalto il contrasto con le arti liberali era l’alchimia. A fronte, infatti, delle complesse teorie proposte, che trovavano i loro principi nella tradizione filosofica ed ermetica, la trasmutazione metallica e l’elisir di lunga vita prevedevano dei risultati di tipo empirico. Di conseguenza anche tutte le arti chimiche quando ci si interrogava o si tentava di interpretare le trasformazioni delle sostanze utilizzate nei processi operativi, mettevano in crisi il rapporto di subordinazione tra liberale e meccanico. Durante il Quattrocento gli alchimisti, i filosofi e talvolta anche gli artigiani, entrarono sempre più nel merito di questioni che oggi definiremmo di tipo epistemologico mettendo in discussione il dualismo liberale-meccanico. In relazione all’alchimia si sottolineava la contrapposizione tra filosofico e sofistico, dove con sofistico si indicava l’alchimia falsa, fatta di vuote parole e operata dai vili meccanici che agivano senza conoscere i principi teorici su cui si basavano i processi di trasformazione delle sostanze (Newman 1989; Bernardoni 2013). Interessante è l’intervento portato in questo dibattito da Biringuccio il quale, dopo aver condannato l’alchimia come arte falsa, finiva per salvarne la dimensione empirica, elogiandone, tuttavia, anche la dimensione filosofica poiché pur perseguendo questa un fine utopico guidava le arti nella codifica di nuovi processi operativi che facevano progredire la conoscenza tecnica. Tal che in somma per concludere si può dire essere questa arte [l’alchimia] di molte altre arti origine e conduttrice, e però si deve hauere in reverenda e esercitarla, ma ben due chi la esercita non essere ignorante delle cause né degli effetti naturali, né povero per possare resistere alle spese, né ancora la deve fare per auaritia, ma per ben godere solo li bei frutti delli effetti suoi e loro cognizione e quella vaga novità che operando si dimostra (Biringuccio 1977, 123v). La tensione tra arti liberali e arti meccaniche emergeva in tutta la sua portata epistemologica anche nelle riflessioni sul paragone delle arti elaborate da Leonardo da Vinci, il quale rivendicava la liberalità della pittura, e quindi del disegno, ponendo questa al vertice delle arti meccaniche e portando l’attenzione sul fatto che la sua dimensione teorica è simile a quella della scrittura la quale, come la pittura, si manifesta sulla carta attraverso la mano. E se tu dirai tali scienze vere e note essere di specie di meccaniche, imperocché non si possono finire se non manualmente, io dirò il medesimo di tutte le arti che passano per le mani degli scrittori, le quali sono di specie di disegno, membro 432 OP08885_int1_stampa.indd 432 17/04/24 13:49 IL LAVORO DEGLI INGEGNERI RINASCIMENTALI TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE della pittura; e l’astrologia e le altre passano per le manuali operazioni, ma prima sono mentali com’è la pittura, la quale è prima nella mante del suo speculatore, e non può pervenire alla sua perfezione senza la manuale operazione; della qual pittura i suoi scientifici e veri principi prima ponendo che cosa è corpo ombroso, e che cosa è ombra primitiva ed ombra derivativa, e che cosa è lume, cioè tenebre, luce, colore, corpo, figura, sito, rimozione, propinquità, moto e quiete, le quali solo con la mente si comprendono senza opera manuale; e questa sarà la scienza della pittura, che resta nella mente de’ suoi contemplanti, dalla quale nasce poi l’operazione assai più degna della predetta contemplazione o scienza (Leonardo da Vinci 1995, 32, cap. 29). Gli ingegneri promuovevano le arti meccaniche come ausilio per il miglioramento delle condizioni di vita umana e nei loro scritti ponevano anche i presupposti per un rinnovamento epistemologico più generale; in quest’epoca furono introdotti chiaramente dei nuovi valori culturali, come quello del progresso tecnico scientifico, che si presentava come una chiara espressione del dinamismo della società rinascimentale, e un nuovo approccio per lo studio e l’interpretazione dei fenomeni naturali a partire dalla loro esperienza (Rossi 1971, 68-102; Bernardoni 2011, 55-63; Nanni 2013, 18-9; Bernardoni 2020, 113-19). Non è possibile qui ripercorrere questa storia, ampiamente studiata altrove, ma quello che è significativo sottolineare è come dall’epoca di Filippo Brunelleschi (1377-1446) a quella di Leonardo da Vinci (1452-1519), in circa ottanta anni, gli ingegneri si resero protagonisti di una notevole riqualificazione culturale, trasformandosi da professionisti che si esprimevano soltanto attraverso il risultato del proprio lavoro artigianale in autori di trattati che illustravano le proprie professioni (Galluzzi 1996, 11-8; 2020). Trattati di architettura come quelli di Antonio Averlino detto il Filarete (1400 ca.-1469) e Francesco di Giorgio Martini (1439-1502), opere che riguardavano il mondo delle tecniche più in generale contenenti argomenti sia di carattere teorico che pratici e talvolta auto-celebrative come nel caso dei commentari di Lorenzo Ghiberti (13781455), i quaderni di bottega, sempre più articolati e complessi, come quelli di Bonaccorso Ghiberti (1451-1516) e quelli della famiglia di ingegneri Della Volpaia. Infine, il caso Leonardo, il quale pur non arrivando alla stesura completa di alcun trattato è l’unico ingegnere dell’epoca ad aver lasciato circa 4100 fogli vergati a mano, gran parte dei quali dedicati alle tecniche (Bambach 2007, 6). Nella loro trasformazione da artigiani in autori di trattati, gli ingegneri rinascimentali svilupparono una dimensione intellettuale per le loro professioni facendo del disegno tecnico lo strumento attraverso il quale visualizzare sulla carta la tecnologia immaginata. L’invenzione della prospettiva e la messa a punto di altri espedienti grafici, come la rappresentazione in esploso e in trasparenza, permise agli ingegneri di visualizzare, isolare e studiare chiaramente gli elementi meccanici che costituivano le macchine (Galluzzi 2003; Kemp 1991). Nei loro trattati, prima manoscritti e poi a stampa, troviamo molta ‘ingegneria speculativa’, o ‘sogni tecnologici’ come talvolta è stata chiamata, la quale riflette in tutta la sua potenza quella tensione tra desiderio di innovazione e dimensio433 OP08885_int1_stampa.indd 433 17/04/24 13:49 ANDREA BERNARDONI ne effettiva del mondo delle arti e del lavoro. Possono essere lette in questa prospettiva, ad esempio, le macchine operatrici semoventi disegnate da Francesco di Giorgio Martini, il quale propone degli avveniristici carri con motore a manovella e avantreno sterzante equipaggiati con utensili agricoli come la zappa, l’erpice o l’aratro, immaginando quindi scenari in cui queste pesanti operazioni manuali avrebbero potuto essere eseguite da una macchina (Ms. 197.b.21[I.e.2], f. 5c2v, 23r). Molto significativa a tale proposito è il disegno di Mariano di Jacopo detto il Taccola (1381-1458 ca.), il quale, prima della metà del Quattrocento, raffigura una barca con un motore a pale e un primordiale ‘sistema di guida autonoma’ a fune che permette al barcaiolo di distrarsi mentre l’imbarcazione risale il fiume controcorrente (De ingeneis III-IV, f. 44v-45r). Questo tema della tecnica che allevia le fatiche dell’uomo può essere fatta risalire all’antichità ma è in epoca rinascimentale che emerge in tutta la sua portata innovativa sul piano dei processi di lavoro. Nei manoscritti di Leonardo da Vinci la propensione all’automazione emerge con tutta la sua forza nei disegni di macchine. Queste, infatti, non solo migliorano le condizioni di lavoro e riducono notevolmente l’intervento dell’uomo nei processi operativi ma, in alcuni casi, cercano addirittura di sostituirsi integralmente alla forza lavoro umana, lasciando all’uomo il ruolo di controllore dell’azione svolta dalla macchina. Nell’ambito della lavorazione dei metalli, ad esempio, troviamo il disegno di una intagliatrice di lime automatica azionata da un motore a peso (Codice Atlantico, f. 24r), di un distendino multiplo con motore idraulico (Codice Atlantico, f. 67ar), un battiloro automatico, anche questo con motore idraulico (Codice Atlantico, 29r). Significativo è anche il progetto di una trafilatrice idraulica per doghe di cannoni che Leonardo sviluppa probabilmente per risollevare le sorti del ‘comparto industriale’ delle armi in ferro saldato che, con l’avvento delle artiglierie di fusione, più precise, potenti e affidabili, era diventato obsoleto e antieconomico (Codice Atlantico, f. 10r; Bernardoni 2016). Tra tutti gli studi di macchine proposti da Leonardo il caso più emblematico per sottolineare la tensione e il disallineamento tra immaginazione tecnologia e capacità tecnica è certamente rappresentato dalla serie di studi sulle macchine tessili. Nei suoi manoscritti, infatti, troviamo macchine per la cardatura e per la cimatura della lana, filatoi multipli ad aletta mobile e, quello che forse è la congettura tecnologica più audace, un telaio automatico. Si tratta di una serie di macchine che non sembrano corrispondere con l’organizzazione dell’industria tessile dell’epoca che, a parte la follatura, era organizzata non in opifici ma in aree diffuse, basate su reti di piccoli proprietari di telai e filatoi gestite dai grandi imprenditori e commercianti del prodotto finito (Mane 2007, 186-91). La distanza massima tra ingegneria reale e immaginata emerge in tutta la sua problematicità e interesse in studi come quelli delle macchine volanti, nei quali Leonardo cerca di combinare gli elementi macchinali in modo tale da riprodurre la struttura meccanica del corpo degli uccelli per riprodurne artificialmente i movimenti. Questi progetti mettono ancora di più in evidenza la funzione euristica del disegno e la consapevolezza da parte degli stessi ingegneri del valore episte434 OP08885_int1_stampa.indd 434 17/04/24 13:49 IL LAVORO DEGLI INGEGNERI RINASCIMENTALI TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE mologico del proprio metodo di ricerca. È proprio riferendosi al disegno che l’ingegnere senese Vannoccio Biringuccio (1480-1539?) sottolineava come tra i maestri delle arti e i semplici operatori tecnici esistesse uno scarto culturale determinato dal padroneggiare o meno le tecniche per la rappresentazione grafica (Galluzzi 2005, 254). Et in fine considerando qual che questa arte sia [l’arte del fabbro]. Mi pare che tutto d’ogni sorte cosa consista in propria pratica, atteso che tali artefici sonno gente senza disegno, e li più gente rustica e grossa, e se sanno fare di una cosa non sanno fare de l’altra (Biringuccio 1540, f. 137r). È stato suggerito come l’evoluzione culturale della quale furono protagonisti gli ingegneri abbia portato i suoi contributi non tanto nella storia della tecnica quanto nella storia delle idee poiché ed essi non si deve l’introduzione di nessuna innovazione tecnologica significativa (Mokyr 1990, 82). Tuttavia, una valutazione più completa dovrebbe contestualizzare questo contributo intellettuale non soltanto in relazione a quanto hanno scritto e disegnato nei loro quaderni o nei trattati che furono pubblicati ma anche a quanto effettivamente realizzato dentro e fuori dalle botteghe nelle quali molti di loro operarono. In tal senso si possono portare varie testimonianze; ad esempio quello dei fratelli Buonarroti che nel loro carteggio disquisiscono anche di problemi concreti come la tecnica migliore per la riparazione di una spada fratturata (Michelangelo 1965, 20-43). Non meno significativo l’esempio dell’attività di Lorenzo Ghiberti, il quale mentre era impegnato nella stesura dei suoi Commentari realizzò opere importanti e innovative dal punto di vista ingegneristico come le porte in bronzo del Battistero fiorentino. Gli ingegneri senesi Taccola e Francesco di Giorgio Martini rivestirono alcune cariche pubbliche, con il secondo anche ‘Operaio dei bottini’, occupandosi della progettazione, realizzazione e manutenzione dell’acquedotto cittadino (Galluzzi 1991, 15-42). Leonardo da Vinci ottenne invece da Ludovico Sforza duca di Milano (1452-1508) la commissione per un monumento equestre di dimensioni inaudite (alto sette metri per circa 70 tonnellate di bronzo) da realizzarsi con un metodo di fusione inedito; anche se non fu mai portato a termine, il progetto permise lo studio e la sperimentazione di una tecnica fusoria che si affermò in seguito come il metodo per fondere i ‘colossi’ (Bernardoni 2020, 98). Le attività produttive che determinavano di fatto un progresso continuo nelle tecniche, furono caratterizzate da numerose ‘micro-invenzioni’ le quali però, non devono per questo essere considerate meno importanti delle cosiddette ‘grandi invenzioni’ delle epoche precedenti, come la staffa, il mulino, la polvere da sparo, la stampa a caratteri mobili e la bussola (Molà 2003, 988). Con il diffondersi sempre più capillare della tecnologia nella vita quotidiana, gli ingegneri si impegnarono nella ricerca di soluzioni tecniche innovative per rendere più produttivi i processi operativi e le macchine già esistenti. Questa attività di sviluppo, oltre a far progredire gli stessi processi operativi, andava di pari passo con la crescita e la dimensione culturale e sociale della conoscenza tecnica. Una crescita inarrestabile, questa, che durante il Quattrocento iniziò a porre il problema 435 OP08885_int1_stampa.indd 435 17/04/24 13:49 ANDREA BERNARDONI della proprietà intellettuale e della tutela dello sfruttamento delle invenzioni, un dibattito che culminò con l’apertura, a Venezia nel 1474, del primo ufficio brevetti pubblico (Berveglieri 2020, 36). L’invenzione veniva così ad assumere un valore economico sempre più alto poiché essa permetteva di aumentare le capacità produttive e quindi il benessere e la ricchezza dei singoli e delle comunità. L’archivio di patenti veneziano, che attirava inventori da ogni parte d’Europa (Berveglieri 2020, 106-7), fu il compimento di un percorso iniziato ormai da tempo e che vedeva precedenti significativi risalenti alla prima metà del Quattrocento: ad esempio il caso del governo fiorentino che nel 1421 concesse a Brunelleschi il privilegio per lo sfruttamento di un battello anfibio, il cosiddetto Badalone, pensato per il trasporto di materiale da costruzione risalendo il non semplice corso del fiume Arno (Nanni e Vestri 2011). Nel sottolineare l’affermarsi della mentalità progressista e la svolta verso l’automazione del lavoro durante il periodo rinascimentale sono rilevanti anche le attività di altri uffici tecnico amministrativi che gestivano le opere pubbliche come il caso dell’Opera del Duomo di Firenze nei cui archivi sono custoditi documenti che attestano lo studio di tecnologie sperimentali. Fra queste, i prototipi di carrucole multiple con ben 16 pulegge (AOSMF, inv. 2005/468; 2005/467), i progetti di sistemi di sollevamento alternativi a quelli di Brunelleschi (AOSMF, II, 1, 84, c. 44v, stanziamenti) o il finanziamento per l’acquisto di materiali destinati alla costruzione di una macchina per il moto perpetuo (AOSMF, II, 1, 74, f. 30v, Deliberazioni). Quest’ultimo caso è assai significativo dato che le sue finalità esulano, per lo meno in prima battuta, da quelle della gestione di un cantiere edile (Bernardoni e Neuwahl 2023; Bernardoni 2019, 20-1). Nell’ufficio veneziano dei brevetti fino alla metà del XVI secolo si registrano 58 tipi di mulino, 1 telaio per la tessitura, 14 scavatrici, 9 pompe idrauliche, 3 forni di fusione, 5 tipi di fucine e sistemi di riscaldamento, 3 macchine per il moto perpetuo (Berveglieri 2020, 42-3). Dagli scritti degli ingegneri emerge una mentalità progressista che prospetta la sostituzione della macchina alla forza lavoro manuale; le parole di Vannoccio Biringuccio che esaltano il lavoro collaborativo degli artigiani nelle botteghe, nelle quali si applicano le ‘ingegnose verità’, sottolineano come questi processi operativi costituissero la bellezza dell’ingegno e il potere dell’arte e mettono bene in evidenza come gli ingegneri fossero consapevoli che la crescita tecnologica passasse necessariamente da una riorganizzazione del lavoro. E per concludere chi ne faceva una cosa e chi ne faceva un’altra, tal che chi intraua in quella buttiga vedendo un trauaglio di tante persone credo che cosi gli paresse come pareua a me intrare in vno inferno, anzi in contrario in vn paradiso, doue era vn spechio in che resplendeua tuta la bellezza de l’ingegno; el poter del arte, et io tal cosa considerando mentre che stai in Milano con grandissimo mio piacere, non fu mai giorno che non v’andasse a passarmi il tempo un’ora o più, in nel qual fuoco non fu mai ch’io voltasse gli occhi ch’io non vedesse qualche ingegnosa nouità e bellezza d’esercitii. Per il che considerando l’ordine e la grandezza delle cose che per nuove mi si rappresentauano restauo tal volta tutto stupefatto (Biringuccio 1977, f. 20r). 436 OP08885_int1_stampa.indd 436 17/04/24 13:49 IL LAVORO DEGLI INGEGNERI RINASCIMENTALI TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE Leonardo da Vinci è certamente l’ingegnere che nei suoi studi manifesta maggiormente questo atteggiamento di propensione verso la meccanizzazione del lavoro. Tra gli innumerevoli esempi che potrebbero essere portati, gli studi effettuati su probabile incarico di Cesare Borgia (1475-1507) per ottimizzare i lavori e stilare un preventivo per lo scavo di un canale tra la città di Cesena e il porto-canale di Cesenatico costituiscono un caso emblematico di quella che oggi chiameremmo ‘ingegneria gestionale’. La documentazione in nostro possesso su questa vicenda è frammentaria; tuttavia, emerge chiaramente lo sforzo di Leonardo di abbattere i costi dell’opera attraverso una meccanizzazione integrale del cantiere (Bernardoni e Neuwahl 2015; 2018). Cesare Borgia chiede a Leonardo uno studio di fattibilità per un tipo di impresa tecnica che all’epoca era essenzialmente manuale, operata con utensili semplici come zappe e picconi; l’unica operazione eseguita con macchine era il sollevamento della terra asportata quando la profondità dello scavo era tale da rendere difficoltoso il trasporto manuale. L’operazione di scavo coinvolgeva un numero elevato di operai (braccianti) e la gestione del lavoro poneva problematiche che per certi versi erano assimilabili all’organizzazione di un esercito per una guerra. Leonardo, che assume l’incarico per questa consulenza nell’agosto del 1502, decostruisce il processo di scavo fino ad arrivare a quantificare il tempo e il costo necessario per asportare una singola palata di terra ed avere così gli elementi per redigere il preventivo. Leonardo inizia le sue considerazioni analizzando l’operazione di scavo che suddivide in una sequenza di tre operazioni (carico, rotazione del busto, scarico), ognuna delle quali da compiersi in un ‘tempo armonico’, unità di misura temporale che Leonardo descrive come la tremillesima parte di un’ora (1,2 secondi). Un bono lavorante transmuta a durabile operazione 500 badilate di terra mossa per ora. Stando in mezzo infra ‘l loco donde la leva, al sito dove la pone, la rimove per ispazio di braccia 6, pigliandola dinanzi a sé e gittandola dirieto alle sue spalle: che tra ‘l mettere in 2 o in 3 sospinte il terreno sopra la pala e ‘l preparar sé alla forza per fare el moto del gittarla e il gittarla e ‘l tornare indirieto colla pala, fanno la somma di 6 tempi armonici; cioè 2 tempi in caricare il badile di terra con 2 sospinte o 3, un tempo tra ‘l levare e storcersi con esso badile in contraria parte al loco dove la vol gittare, un tempo coll’onda che dà abbassando esso badile per levarelo con impito e fare il moto e gittare tale terreno, un tempo al ritornare esso badile indirieto e rimetterlo al primo offizio (Codice Atlantico, f. 650v). A partire da questa quantificazione dell’unità di lavoro Leonardo calcola il tempo necessario per scavare un miglio di canale. Una squadra di sei spalatori che agiscono in successione continua è in grado, secondo Leonardo, di rimuovere le 27.000 canne cubiche di terra equivalenti allo scavo di un miglio di canale in 54.000 giorni (148 anni). I tempi possono essere accorciati aumentando il numero delle squadre di operai: con 2072 operai basterebbe un anno di lavoro, con 24.864 operai un solo mese. Considerando che un operaio costava 7 soldi al giorno, la spesa complessiva per un miglio di canale sarebbe stata di 37.000 ducati (Codice Atlantico, f. 517r; 650r; Bernardoni, Neuwahl 2018, 140). Gli 437 OP08885_int1_stampa.indd 437 17/04/24 13:49 ANDREA BERNARDONI studi successivi sono volti a organizzare gli spostamenti degli operai in modo da velocizzarne l’azione: Leonardo disegna decine di schemi, nei quali gli operai sono rappresentati da puntini identificati con le lettere dell’alfabeto (Codice Atlantico, f. 1028r), che descrivono i diversi possibili percorsi seguiti da questa colossale catena di lavoro umana. Al passo successivo cambia completamente prospettiva: Leonardo immagina infatti un cantiere di scavo automatizzato nel quale l’impiego di operai è estremamente ridotto. Questa colossale ‘fabbrica mobile’, che talvolta è stata chiamata ‘gru scavatrice’, era in grado di rimuovere la terra e trasportarla sugli argini seguendo da vicino il fronte si scavo. Quando la mia cassa l’è tirata su, essa se ne va per se medesima al suo sito, dove s’ha a scaricare. E quell’omo che per l’ordinario la tira in dirieto, fia quello che la vota col tirare una corda che la dischiava e nel medesimo tempo la rota volta intorno e tira il peso in alto e la cassa vota discende con prestezza in basso, dov’è subito scambiata da una cassa piena, e subito ripiglia il moto allo in su (Codice Atlantico, f. 1034r). Secondo le stime di Leonardo l’adozione di tale macchina avrebbe consentito di ridurre il numero di operai da 2072 a 300 e arrivare a un risparmio percentuale del 40%, ovvero 21.600 ducati invece dei 37.000 preventivati per lo scavo manuale. Nel disegno di questa macchina (Codice Atlantico, f. 4r) sono omessi particolari importanti per capirne l’effettivo funzionamento, ma da altri disegni e note frammentarie è possibile ricostruire gran parte di questo sistema di scavo (Bernardoni e Neuwahl 2015). A prescindere dall’esatta ricostruzione di questo ‘sogno tecnologico’, quello che è interessante notare è la grande fiducia che Leonardo riponeva nella meccanizzazione del lavoro, un atteggiamento che riflette in pieno la mentalità progressista del suo contesto storico, caratterizzato da imprese tecnologiche eclatanti, come ad esempio la costruzione della cupola di Brunelleschi a Firenze, capaci ancora oggi di destare stupore. In definitiva quindi l’opera degli ingegneri del Rinascimento, materiale o speculativa che sia, deve essere considerata come il risultato di un radicale rinnovamento della conoscenza tecnica in atto all’epoca, espressione di una società nella quale l’invenzione e la sfida tecnologica erano sempre più pervadenti e sulle quali si stava progressivamente consolidando quella cultura materiale che rappresenta una svolta verso la modernità. Riferimenti bibliografici Bambach, Carmen. 2007. Un eredità difficile. 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