STUDI E SAGGI
ISSN 2704-6478 (PRINT) - ISSN 2704-5919 (ONLINE)
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TEORIE, PRATICHE, STORIE DEL LAVORO E DELL’IDEA DI OZIO
Editor-in-Chief
Giovanni Mari, University of Florence, Italy
Associate editor
Tiziana Faitini, University of Trento, Italy
Federico Tomasello, University of Florence, Italy
Scientific Board
Giuseppe Berta, Bocconi University, Italy
Pietro Causarano, University of Florence, Italy
Stefano Musso, University of Turin, Italy
Enzo Rullani, Venice International University, Italy
International Scientific Board
Franca Alacevich, University of Florence, Italy
Cesare Annibaldi, FIAT, Italy
Vanna Boffo, University of Florence, Italy
Cristina Borderías Mondejar, University of Barcelona, Spain
Federico Butera, University of Milano-Bicocca, Italy
Carlo Callieri, Independent scholar, Italy
Francesco Carnevale, Società Italiana di Storia del Lavoro, Italy
Domenico Carrieri, Sapienza University of Rome, Italy
Gian Primo Cella, University of Milan, Italy
Alberto Cipriani, CONFSAL, Italy
Sante Cruciani, Tuscia University, Italy
Ubaldo Fadini, University of Florence, Italy
Tiziana Faitini, University of Trento, Italy
Paolo Federighi, University of Florence, Italy
Vincenzo Fortunato, University of Calabria, Italy
Paolo Giovannini, University of Florence, Italy
Alessio Gramolati, CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Italy
Mauro Lombardi, University of Florence, Italy
Manuela Martini, University Lumière Lyon 2, France
Fausto Miguélez, Autonomous University of Barcelona, Spain
Luca Mori, University of Pisa, Italy
Marcelle Padovani, Le Nouvel Observateur, France
Marco Panara, La Repubblica, Italy
Jerôme Pélisse, CSO, Center for the Sociology of Organizations, France
Laura Pennacchi, Basso Foundation, Italy
Silvana Sciarra, University of Florence, Italy
Francesco Seghezzi, ADAPT-Association for International and Comparative Studies in Labour and Industrial Relations,
Italy
Francesco Sinopoli, CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Italy
Alain Supiot, Collège de France, France
Annalisa Tonarelli, University of Florence, Italy
Maria Luisa Vallauri, University of Florence, Italy
Xavier Vigna, Paris Nanterre University, France
Published Books
Bruno Trentin, La città del lavoro. Sinistra e crisi del fordismo, a cura di Iginio Ariemma, 2014
Alessio Gramolati, Giovanni Mari (a cura di), Il lavoro dopo il Novecento: da produttori ad attori sociali. La città del lavoro
di Bruno Trentin per un’«altra sinistra», 2016
Mauro Lombardi, Fabbrica 4.0: I processi innovativi nel Multiverso fisico-digitale, 2017
Alberto Cipriani, Alessio Gramolati, Giovanni Mari (a cura di), Il lavoro 4.0. La Quarta Rivoluzione industriale e le
trasformazioni delle attività lavorative, 2018
Alberto Cipriani (a cura di), Partecipazione creativa dei lavoratori nella ‘fabbrica intelligente’. Atti del Seminario di Roma,
13 ottobre 2017, 2018
Alberto Cipriani, Anna Maria Ponzellini (a cura di), Colletti bianchi. Una ricerca nell’industria e la discussione dei suoi
risultati, 2019
Francesco Ammannati, Per filo e per segno. L’arte della lana a Firenze nel Cinquecento, 2020
Bruno Trentin, La libertà viene prima. La libertà come posta in gioco nel conflitto sociale. Nuova edizione con pagine inedite
dei Diari e altri scritti, a cura di Sante Cruciani, 2021
Mauro Lombardi, Transizione ecologica e universo fisico-cibernetico. Soggetti, strategie, lavoro, 2021
Vincenzo Marasco, Coworking. Senso ed esperienze di una forma di lavoro, 2021
Riccardo Del Punta (a cura di), Valori e tecniche nel diritto del lavoro, 2022
Sante Cruciani, Maria Paola Del Rossi (a cura di), Diritti, Europa, Federalismo. Bruno Trentin in prospettiva
transnazionale (1988-2007), 2023
Paola Lucarelli (a cura di), Giustizia sostenibile. Sfide organizzative e tecnologiche per una nuova professionalità, 2023
Riccardo Del Punta, Trasformazioni, valori e regole del lavoro. Scritti scelti sul diritto del lavoro, volume I, a cura di
William Chiaromonte e Maria Luisa Vallauri, 2024
Riccardo Del Punta, Trasformazioni, valori e regole del lavoro. Scritti scelti di diritto del lavoro, volume II, a cura di
William Chiaromonte e Maria Luisa Vallauri, 2024
Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa
Tonarelli (a cura di), Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà, 2024
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TOMO I
Idee di lavoro e di ozio
per la nostra civiltà
a cura di
Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi,
Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi,
Annalisa Tonarelli
FIR ENZE UNIVERSITY PR ESS
2024
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Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà : tomo I / a cura di Giovanni Mari, Francesco Ammannati,
Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli. – Firenze :
Firenze University Press, 2024.
(Studi e saggi ; 257)
https://books.fupress.com/isbn/9791221503197
ISSN 2704-6478 (print)
ISSN 2704-5919 (online)
ISBN 979-12-215-0245-9 (Print)
ISBN 979-12-215-0319-7 (PDF)
ISBN 979-12-215-0320-3 (ePUB)
ISBN 979-12-215-0321-0 (XML)
DOI 10.36253/979-12-215-0319-7
Graphic design: Alberto Pizarro Fernández, Lettera Meccanica SRLs
Front cover image: Elemér de Kóródy, Standing Figure (ca. 1913); ink on paper; The Metropolitan Museum
of Art, New York, Gift of Martin Birnbaum, 1959; Public domain, https://www.metmuseum.org/art/
collection/search/489091
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Firenze University Press Editorial Board
M. Garzaniti (Editor-in-Chief), M.E. Alberti, F. Vittorio Arrigoni, E. Castellani, F. Ciampi, D. D’Andrea,
A. Dolfi, R. Ferrise, A. Lambertini, R. Lanfredini, D. Lippi, G. Mari, A. Mariani, P.M. Mariano, S. Marinai,
R. Minuti, P. Nanni, A. Orlandi, I. Palchetti, A. Perulli, G. Pratesi, S. Scaramuzzi, I. Stolzi.
FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice)
The online digital edition is published in Open Access on www.fupress.com.
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© 2024 Author(s)
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via Cittadella, 7, 50144 Firenze, Italy
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This book is printed on acid-free paper
Printed in Italy
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In memoria di Riccardo Del Punta
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Sommario
TOMO I
Presentazione
xxi
Introduzione generale
Lavoro individuale, lavoro sociale, nuovo senso del lavoro. Teologie
del lavoro e cultura economica
Giovanni Mari
1
PARTE PRIMA
IL MONDO DEL LAVORO SERVILE E DELL’OZIO INTELLETTUALE
a cura di Arianna Fermani
Introduzione
Il mondo del lavoro e dell’ozio intellettuale: riflessioni introduttive
Arianna Fermani
23
Utopie del lavoro manuale e ozio in Omero
Giovanni Mari
31
Il lavoro come aretè di Esiodo
Giovanni Mari
37
Lavoro, tecnica e società in Platone: uno sguardo d’insieme
Franco Ferrari
43
Il lavoro in Senofonte tra tradizione e innovazione
Fabio Roscalla
53
FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice)
Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi,
Annalisa Tonarelli (edited by), Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà, © 2024 Author(s), CC BY 4.0,
published by Firenze University Press, ISBN 979-12-215-0319-7, DOI 10.36253/979-12-215-0319-7
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IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ
Attività lavorative e ozio intellettuale in Aristotele
Arianna Fermani
61
Schiavitù, natura, barbarie e guerra nella Politica di Aristotele
Federica Piangerelli
71
Dalla parsimonia al profitto: Plauto testimone delle trasformazioni
economiche della sua epoca e dell’organizzazione del lavoro
Pasquale Rosafio
79
Il lavoro utile e onesto secondo il De officiis di Cicerone
Enrico Piergiacomi
85
Lucrezio e la fisica del lavoro
Enrico Piergiacomi
91
Le relazioni del lavoro in Virgilio
Del A. Maticic
97
Seneca: otium filosofico e mondo delle occupationes
Francesco Totaro
105
Il lavoro agricolo tra ideologia e realtà: Columella
Jesper Carlsen
115
Donne lavoratrici nell’antichità
Arianna Fermani
125
PARTE SECONDA
LAVORO E OZIO NEL CANONE BIBLICO E NEL CRISTIANESIMO
a cura di Tiziana Faitini
Introduzione
Il lavoro nella tradizione ebraico-cristiana, tra valorizzazione
ascetica e civilizzazione
Tiziana Faitini
137
Le concezioni del lavoro nel Tanakh e nell’Antico Testamento
Massimo Giuliani
151
Lavoro e riposo sabbatico come imitatio Dei secondo la tradizione ebraica
Massimo Giuliani
159
Marta e Maria. Prospettive di genere su lavoro e ozio nella
tradizione del primo cristianesimo
Maria Dell’Isola
167
Operosi e sabbatici. Lavoro e non-lavoro negli scrittori cristiani antichi
Emiliano Rubens Urciuoli
177
Il lavoro dei monaci nelle regole monastiche latine (IV-IX sec.)
Roberto Alciati
189
VIII
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SOMMARIO
Arti liberali e meccaniche secondo Ugo di san Vittore
Amalia Salvestrini
199
Lavoro, ozio e mendicità: la disputa duecentesca tra Ordini
mendicanti e clero secolare
Silvana Vecchio
207
Lavoro, professione e ozio nei manuali per la confessione
della prima età moderna (XVI-XVII sec.)
Giovanni Zampieri
215
Otium e otiosi nella riflessione dei teologi-giuristi della prima
modernità (XVI-XVII sec.)
Luisa Brunori
225
Dalla libertà delle opere alla vocazione all’impegno diligente.
Lavoro e professione in Martin Lutero
Tiziana Faitini
233
Lavoro, vocazione, condivisione: itinerari nel calvinismo
Debora Spini
241
Lavoro e ozio in Richard Baxter
Pietro De Marco
251
Le trasformazioni nel mondo del lavoro come sfida per la giustizia.
Prospettive e criteri dell’etica sociale cattolica
Markus Vogt
263
Marie-Dominique Chenu e il mondo operaio.
Un teologo cattolico alle prese con la Rivoluzione industriale
Xavier Debilly
275
PARTE TERZA
LAVORI MANUALI E LAVORI INTELLETTUALI. SVILUPPO E APOGEO
DELLE ARTI MECCANICHE TRA IL MEDIOEVO E L’ENCYCLOPÉDIE
a cura di Francesco Ammannati, Stefano Brogi
SEZIONE I. IL MEDIOEVO
a cura di Francesco Ammannati
Introduzione
Lavoro e società nel Medioevo: trasformazioni, contraddizioni e
nuovi orizzonti
Francesco Ammannati
Il lavoro nella letteratura medioevale di tecniche dell’arte
Sandro Baroni
289
297
Il lavoro degli anacoreti e dei monaci in alcune fonti agiografiche e iconografiche 305
Laura Fenelli
IX
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IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ
Classificazioni e paragone delle arti tra Medioevo e Rinascimento
Amalia Salvestrini
317
La rappresentazione del lavoro nella letteratura medievale
Luca Ughetti
327
Tra libertà e sottomissione. La contrattualità del lavoro e
l’antropologia giuridica trecentesca
Paolo Passaniti
L’agricoltura e il lavoro agricolo
Paolo Nanni
341
353
‘Artigiani’ e ‘salariati’ nello specchio della società urbana dell’Italia
tardo-medievale
Franco Franceschi
363
Il lavoro nelle corporazioni nell’Europa del Medioevo: tra identità
di gruppo e ordine sociale
Francesco Ammannati
375
Essere mercante: «governare lui et le sue mercantie et denari»
(secc. XIV-XVI)
Angela Orlandi
387
Tra diuturno affanno e consolazione: il tempo del non lavoro
nel Basso Medioevo
Giampiero Nigro
397
SEZIONE II. DAL RINASCIMENTO ALL’ILLUMINISMO
a cura di Stefano Brogi
Introduzione
Il lavoro dei moderni: antropologia, politica e sapere tra
Rinascimento e Illuminismo
Stefano Brogi
409
Ozio, attività e lavoro nei libri De familia di Alberti
Michel Paoli
423
Il lavoro degli ingegneri rinascimentali tra realtà e immaginazione
Andrea Bernardoni
431
Lavoro e vita in Benvenuto Cellini
Giovanni Mari
441
Il lavoro pratico arriva alla letteratura
Paolo Cherchi
447
La Piazza universale di Tomaso Garzoni: una svolta nella letteratura del lavoro 455
Paolo Cherchi
X
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SOMMARIO
Il tema del lavoro nell’utopia rinascimentale
Luigi Punzo
463
Ozio e lavoro intellettuale tra Erasmo e la République des Lettres
Stefano Brogi
471
Tecnica, lavoro, rivoluzione scientifica
Ferdinando Abbri
483
Uno stato in salute: il lavoro in Hobbes e nel XVII secolo inglese
come terapia per il benessere sociale e economico contro l’ozio
Fabio Mengali
491
Lavoro e appropriazione in John Locke
Giuliana Di Biase
501
Schiavi per natura, schiavi per legge. Declinazioni del lavoro asservito
Luca Baccelli
509
Dall’assolutismo al liberalismo. L’idea di lavoro in Colbert, Turgot e Ricardo 517
Antonio Magliulo
Bernardino Ramazzini e il suo De Morbis artificum diatriba
Francesco Carnevale
527
Razionalità economica, lavoro salariato e divisione del lavoro in Mandeville
Mauro Simonazzi
535
La polemica sul lusso nel Settecento
Andrea Cegolon
543
Jean-Jacques Rousseau e il lavoro
Andrea Cegolon
553
Arti, tecniche e mestieri in Diderot
e nell’Encyclopédie
Paolo Quintili
561
PARTE QUARTA
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, IL PROLETARIATO,
L’INVENZIONE DEL TEMPO LIBERO
a cura di Francesco Seghezzi
Introduzione
La rivoluzione del lavoro moderno
Francesco Seghezzi
573
Non solo per profitto. L’idea del lavoro in Benjamin Franklin
Salvatore Cingari
585
Il lavoro nella ‘società commerciale’ secondo David Hume e Adam Smith
Eugenio Lecaldano
593
XI
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IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ
Il legame tra libertà politica e lavoro dalla Rivoluzione francese al 1848
Pablo Scotto
609
La concezione del lavoro in Fichte
Gaetano Rametta
617
Hegel: lavoro e autocoscienza
Gianluca Garelli
627
Charles Fourier: travail attrayant, emancipazione, equità sociale
Laura Tundo Ferente
637
Il lavoro ‘educato’ in Robert Owen
Lidia Bellina, Sauro Garzi
647
Louis René Villermé: la nascita dell’inchiesta sul lavoro all’origine
delle moderne scienze sociali
Federico Tomasello
655
John Stuart Mill
Piergiorgio Donatelli
663
Marx e la concezione del lavoro
Stefano Petrucciani
669
Il lavoro come arte: William Morris e la riscoperta del lavoro artigiano
Matteo Colombo
679
La riscoperta dell’ozio nella letteratura inglese di fine Ottocento:
Robert Louis Stevenson, Jerome K. Jerome, Oscar Wilde
Federico Bellini
687
La prospettiva di Nietzsche. Dal ‘lavoro libero’ dei Greci
alla ‘questione operaia’ della tarda modernità
Riccardo Roni
697
Tra la routine dell’automa e l’innovazione del genio:
l’idea di lavoro nella psicologia economica di Gabriel Tarde
Annalisa Tonarelli
709
Donne, cannibali e la fatica del lavoro: l’etologia economica
di T. Veblen
Francesca Lidia Viano
717
Émile Durkheim: il lavoro dell’ideale
Nicola Marcucci
723
Lavoro e senso della vita in Max Weber
Dimitri D’Andrea
733
Georg Simmel e la filosofia del lavoro
Andrea Borsari
747
XII
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SOMMARIO
Lavoro e amore in Max Scheler. Per la reintegrazione del lavoro
nell’intero dell’essere e della vita
Daniela Verducci
759
Bergson di fronte alla seconda rivoluzione industriale: dalla
divisione tecnica del lavoro al lavoro intelligente della société ouverte
Riccardo Roni
767
Freud: Il ‘lavoro’ dell’inconscio e i suoi riverberi psicosociali
Mauro Fornaro
Motivazioni e inconscio nelle organizzazioni lavorative. Percorsi
psicoanalitici
Mauro Fornaro
777
785
Il fabianesimo. La causa del Minimum nazionale e le sue declinazioni
Claudio Palazzolo
793
Tra taylorismo e fordismo: il lavoratore nella società industriale
Francesco Seghezzi
801
Harry Braverman e l’analisi sulla degradazione del lavoro nel
capitalismo monopolistico: dall’operaio di mestiere alle figure
dell’industria, dei servizi e del commercio al dettaglio
Stefania Negri
809
Il lavoro come progetto educativo nel pensiero di John Dewey
Maura Striano
817
La centralità sociale del lavoro: Beveridge
Stefano Musso
827
Oltre all’utilitarismo. La critica di Keynes dell’uomo economico
benthamiano
Anna Maria Carabelli
835
Karl Korsch
Giorgio Cesarale
843
Il lavoro in Lukács
Antonino Infranca
851
Il lavoro nella ricerca dell’antropologia filosofica: Gehlen e Plessner
Andrea Borsari
857
Ernst Jünger: la Mobilitazione totale e il lavoro
Maurizio Guerri
869
Friedrich Pollock e l’era dell’automazione
Nicola Emery
875
Mounier. Lavoro, otium, sindacato
Franco Riva
883
XIII
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IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ
Simone Weil: lavoro operaio, tempo libero e attenzione
Wanda Tommasi
891
«L’ozio è fatale soltanto ai mediocri». Tempo, lavoro, libertà in
Albert Camus
Stefano Berni
897
La sociologia francese tra fordismo e società postindustriale:
Georges Friedmann, Pierre Naville e Alain Touraine
Pietro Causarano
903
Hannah Arendt: l’impossibile redenzione del lavoro
Ferruccio Andolfi
913
Georgescu-Roegen, entropia, lavoro, miti
Renato Cecchi
919
Marcuse: il lavoro al di là della fatica
Antonio Del Vecchio, Raffaele Laudani
927
Edward P. Thompson: lavoro orientato in base al compito e lavoro
orientato in base al tempo
Angela Perulli
Ágnes Heller. Il lavoro come espressione di libera individualità
Vittoria Franco
935
943
TOMO II
PARTE QUINTA
FINE DEL LAVORO FORDISTA, RIVOLUZIONE DIGITALE E RINASCITA
DELL’IDEA DI OZIO
a cura di Annalisa Tonarelli
Introduzione
Premesse e promesse del postfordismo
Annalisa Tonarelli
953
La lunga storia del Capitale Umano dall’origine alle non cognitive skills
Giorgio Vittadini
965
Ralf Dahrendorf. Società dell’attività, lavoro e chances di vita
Laura Leonardi
975
Le teorie della fine del lavoro, ideologie e provocazioni
Guido Cavalca, Enzo Mingione
985
André Gorz. Il valore del ‘sufficiente’
Ubaldo Fadini
995
Habermas tra lavoro e interazione
Stefano Petrucciani
1005
XIV
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SOMMARIO
L’atto del lavoro secondo Robert Heilbroner
Giovanni Mari
Lavoro emotivo, lavoro emozionale e strutture sociali
nel contributo di Arlie Hochschild
Alessandro Pratesi
1011
1019
Frédéric Lordon: il lavoro tra desiderio e servitù
Andrea Valzania
1027
Michel Foucault e il lavoro. Tra assoggettamento e soggettivazione
Tiziana Faitini
1033
Robert Castel. Lavoro, individualità e disaffiliazione sociale
Tiziana Faitini
1041
Divenire attori del proprio sviluppo. Il lavoro nel pensiero di A. Sen
Silva Mocellin
1047
Martha Nussbaum
Piergiorgio Donatelli
1055
Robert Reich. Tecnologia, lavoro, distribuzione, e rappresentanza:
la parabola di un liberal-radicale
Renato Giannetti
Richard Sennett: quando il capitale si fa impaziente
Paolo Giovannini
1063
1071
Il lavoro di cura alla base della riproduzione della società.
La prospettiva critica femminista di Nancy Fraser
Giorgio Fazio
1079
Axel Honneth: il lavoro come ambito di riconoscimento e di
conflitto normativo
Eleonora Piromalli
1089
A. Supiot: senso del lavoro e giustizia sociale
Annalisa Dordoni
1095
Philippe Van Parijs
Corrado Del Bò
1105
Alienazione, patologie del lavoro e risonanza: prospettive
di teoria critica
Vando Borghi
1111
Regimi di giustificazione al lavoro
Vando Borghi
1121
Riproduzione, natura, valore
Federica Giardini
1129
XV
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IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ
Libero, liberato, liberatorio liberticida. I mutamenti del leisure time
tra modernità e postmodernità
Fabio Massimo Lo Verde
1135
Il lavoro dignitoso della Organizzazione Internazionale del Lavoro
Maria Paola Del Rossi
1147
Oltre il taylorismo-fordismo, il toyotismo e il capitale: senza nostalgia
Ricardo Antunes
1157
La schiavitù dei contemporanei
Luca Baccelli
1165
La formazione continua negli ecosistemi d’apprendimento
e il ruolo delle Academy
Massimiliano Costa
1173
Lavoro e dinamica tecnologica: incubi, illusioni, aspettative
Mauro Lombardi, Marika Macchi
1181
Lavoro, libertà e utopia nel dibattito francese contemporaneo
Enrico Donaggio
1195
PARTE SESTA
UNO SGUARDO DALL’ITALIA E SULL’ITALIA
a cura di Giovanni Mari
Introduzione
Per una centralità del lavoro basata sulla persona
Giovanni Mari
1207
Neoidealismo e dintorni. La vita come ‘lavoro’
Luca Basile, Salvatore Cingari
1241
Il lavoro come storia. Il contributo marxista di Antonio Labriola
Luca Basile
1255
Libertà, giustizia, lavoro nel socialismo liberale
Marina Calloni
1261
Attraente, piacevole e senza pena: la concezione del lavoro in
Camillo Berneri
Edmondo Montali, Mattia Gambilonghi
1269
Gramsci e la ‘civiltà del lavoro’
Guido Liguori
1277
L’idea di lavoro nella Costituzione italiana
Lorenzo Zoppoli
1285
Lavoro e CGIL: dall’endiadi ai dilemmi
Mimmo Carrieri
1297
XVI
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SOMMARIO
Il lavoro in momenti e figure del cristianesimo sociale
della metà del XX secolo: bilancio e prospettive
Francesco Totaro
1307
La cultura sindacale e del lavoro della CISL: tratti originari,
peculiarità e successivi sviluppi
Francesco Lauria
1321
Il lavoro secondo Adriano Olivetti
Bruno Lamborghini, Federico Butera
1333
I molti mestieri di (e in) Primo Levi
Giovanni Falaschi
1345
F. Rossi-Landi: il lavoro del linguaggio
Angelo Nizza
1353
Italo Calvino
Giovanni Falaschi
1359
Il lavoro nell’operaismo italiano
Sandro Mezzadra
1367
L’idea di lavoro di Gino Giugni nello Statuto dei lavoratori
Valerio Speziale
1375
Orizzonte comunista e critica del capitalismo:
Pietro Ingrao e il tempo ‘liberato’ dal lavoro
Maria Paola Del Rossi
1385
Lavoro e salute dei lavoratori in Italia
Francesco Carnevale
1393
Bruno Trentin: nel lavoro la libertà viene prima
Giovanni Mari
1407
Il lavoro intraprendente nell’economia
della conoscenza e della complessità
Enzo Rullani
1415
Ezio Tarantelli: il lavoro come partecipazione
Leonello Tronti
1435
Lavoro, impresa e globalizzazione nell’opera di Luciano Gallino
Paolo Ceri
1445
Massimo D’Antona e l’idea di soggetto
nel diritto del lavoro
Bruno Caruso
Marco Biagi e un progetto per la regolazione del lavoro che cambia
Michele Tiraboschi
1455
1469
XVII
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IDEE DI LAVORO E DI OZIO PER LA NOSTRA CIVILTÀ
Il diritto del lavoro e il lavoro post-fordista
Riccardo Del Punta
1477
Il lavoro flessibile nelle transizioni ecologica e digitale
Tiziano Treu
1485
Organizzazione 5.0 e una nuova idea di lavoro
Federico Butera
1503
Piattaforme di lavoro (e di lotta)
Riccardo Staglianò
1521
Artigianato e Made in Italy
Sonia Sbolzani
1527
Artigianato digitale
Andrea Granelli
1535
Lavoro pubblico come lavoro diverso
Giuseppe Della Rocca, Pierluigi Mastrogiuseppe
1543
Dal lavoro agile alla new way of working
Federico Butera
1553
In fuga dall’ufficio? Il valore rimosso del luogo di lavoro
Anna Maria Ponzellini
1567
Sudate carte. Uno sguardo alla letteratura del lavoro
Stefano Bartolini
1579
Il lavoro del reddito di base
Federico Chicchi
1589
Lavoro intelligente e potenza digitale
Alberto Cipriani
1597
Lavoro e dinamica tecnologica: great reshuffle, great upgrade, worklife balance
Mauro Lombardi, Marika Macchi
1609
Le donne e il lavoro. Casa versus lavoro
Sandra Burchi
1617
Lavoro giusto e lavoro decente: la sfida del terzo settore
Stefano Zamagni
1629
Il valore politico del lavoro
Sandro Antoniazzi
1641
Lavoro e welfare oltre la distinzione tra ‘politiche economiche’ e
‘politiche sociali’
Laura Pennacchi
1651
XVIII
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SOMMARIO
Il lavoro e l’Intelligenza Artificiale generativa
Giovanni Mari
1661
Lavoro, ozio, festa: riequilibrare l’umano
Francesco Totaro
1677
La trasformazione del ‘tempo libero’ in ozio
Giovanni Mari
1691
Riferimenti bibliografici del volume
1703
Indice dei nomi
1847
XIX
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Il lavoro degli ingegneri rinascimentali tra realtà e
immaginazione
Andrea Bernardoni
La dimensione culturale e professionale dei cosiddetti ‘ingegneri del Rinascimento’ è un tema ampiamente studiato a partire dalla prima metà del XX
secolo (Long 2011, 10-29). Tuttavia, nonostante oggi si abbia una conoscenza
estesa e approfondita delle molteplici tipologie di fonti che danno informazioni
sulla figura dell’ingegnere tra Quattro e Cinquecento, il ruolo di questo protagonista delle arti meccaniche rinascimentali costituisce ancora una categoria
professionale sfuggente. Questo principalmente perché gli ingegneri all’epoca
facevano poco uso della scrittura e il loro operato era essenzialmente di tipo pratico e quindi difficilmente valutabile in un contesto in cui c’era una netta scollatura tra il sapere teorico-scientifico e la conoscenza tecnica, con quest’ultima
che si esprimeva quasi esclusivamente attraverso le opere che produceva. Le cose
cambiarono notevolmente durante il Quattrocento quando importanti rinnovamenti politici e sociali favorirono l’affermarsi su larga scala di una cultura del
benessere scaturita dalla produzione di beni e dal loro commercio. È in questo
contesto culturale che emerge la figura dell’ingegnere, il quale viene a porsi come elemento chiave del processo di trasformazione allora in atto, il cui motore
erano le crescenti esigenze materiali della società rinascimentale.
Il rinnovato ruolo sociale degli ingegneri che nella pratica si traduceva in
incarichi di consulenze o in ruoli attivi nell’amministrazione pubblica, come la
gestione degli acquedotti a Siena, permise loro di entrare in contatto e talvolta
lavorare fianco a fianco con i protagonisti della cultura umanistica e scientifica,
Andrea Bernardoni, University of L’Aquila, Italy, andrea.bernardoni@univaq.it, 0000-0002-8581-9909
Referee List (DOI 10.36253/fup_referee_list)
FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice)
Andrea Bernardoni, Il lavoro degli ingegneri rinascimentali tra realtà e immaginazione, © Author(s), CC BY
4.0, DOI 10.36253/979-12-215-0319-7.50, in Giovanni Mari, Francesco Ammannati, Stefano Brogi, Tiziana
Faitini, Arianna Fermani, Francesco Seghezzi, Annalisa Tonarelli (edited by), Idee di lavoro e di ozio per
la nostra civiltà, pp. 431-440, 2024, published by Firenze University Press, ISBN 979-12-215-0319-7, DOI
10.36253/979-12-215-0319-7
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ANDREA BERNARDONI
non soltanto su temi legati alla loro professione ma anche su questioni di carattere più generali di tipo filosofico e scientifico (Smith 2004; Bernardoni 2014).
Per questo motivo si è parlato talvolta di artigiani superiori, di artisti ingegneri
e anche di scienziati volgari, cercando in questo modo di definire il loro profilo
professionale nel quale venivano a sovrapporsi diverse competenze, tecniche,
scientifiche e artistiche (Klein 2022). Le arti meccaniche del periodo rinascimentale, nel cui contesto culturale si andava delineando la nuova figura dell’ingegnere, si ponevano come una categoria del sapere ibrida, rispetto al dualismo
subordinato con le arti liberali, fissato e perpetrato nella scolastica medievale.
Tra le arti meccaniche, quella che più di tutte metteva in risalto il contrasto
con le arti liberali era l’alchimia. A fronte, infatti, delle complesse teorie proposte, che trovavano i loro principi nella tradizione filosofica ed ermetica, la
trasmutazione metallica e l’elisir di lunga vita prevedevano dei risultati di tipo
empirico. Di conseguenza anche tutte le arti chimiche quando ci si interrogava
o si tentava di interpretare le trasformazioni delle sostanze utilizzate nei processi operativi, mettevano in crisi il rapporto di subordinazione tra liberale e
meccanico. Durante il Quattrocento gli alchimisti, i filosofi e talvolta anche gli
artigiani, entrarono sempre più nel merito di questioni che oggi definiremmo di
tipo epistemologico mettendo in discussione il dualismo liberale-meccanico. In
relazione all’alchimia si sottolineava la contrapposizione tra filosofico e sofistico,
dove con sofistico si indicava l’alchimia falsa, fatta di vuote parole e operata dai
vili meccanici che agivano senza conoscere i principi teorici su cui si basavano
i processi di trasformazione delle sostanze (Newman 1989; Bernardoni 2013).
Interessante è l’intervento portato in questo dibattito da Biringuccio il quale,
dopo aver condannato l’alchimia come arte falsa, finiva per salvarne la dimensione empirica, elogiandone, tuttavia, anche la dimensione filosofica poiché pur
perseguendo questa un fine utopico guidava le arti nella codifica di nuovi processi operativi che facevano progredire la conoscenza tecnica.
Tal che in somma per concludere si può dire essere questa arte [l’alchimia]
di molte altre arti origine e conduttrice, e però si deve hauere in reverenda e
esercitarla, ma ben due chi la esercita non essere ignorante delle cause né degli
effetti naturali, né povero per possare resistere alle spese, né ancora la deve fare
per auaritia, ma per ben godere solo li bei frutti delli effetti suoi e loro cognizione
e quella vaga novità che operando si dimostra (Biringuccio 1977, 123v).
La tensione tra arti liberali e arti meccaniche emergeva in tutta la sua portata epistemologica anche nelle riflessioni sul paragone delle arti elaborate da
Leonardo da Vinci, il quale rivendicava la liberalità della pittura, e quindi del
disegno, ponendo questa al vertice delle arti meccaniche e portando l’attenzione
sul fatto che la sua dimensione teorica è simile a quella della scrittura la quale,
come la pittura, si manifesta sulla carta attraverso la mano.
E se tu dirai tali scienze vere e note essere di specie di meccaniche, imperocché
non si possono finire se non manualmente, io dirò il medesimo di tutte le arti che
passano per le mani degli scrittori, le quali sono di specie di disegno, membro
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IL LAVORO DEGLI INGEGNERI RINASCIMENTALI TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE
della pittura; e l’astrologia e le altre passano per le manuali operazioni, ma prima
sono mentali com’è la pittura, la quale è prima nella mante del suo speculatore,
e non può pervenire alla sua perfezione senza la manuale operazione; della qual
pittura i suoi scientifici e veri principi prima ponendo che cosa è corpo ombroso,
e che cosa è ombra primitiva ed ombra derivativa, e che cosa è lume, cioè tenebre,
luce, colore, corpo, figura, sito, rimozione, propinquità, moto e quiete, le quali
solo con la mente si comprendono senza opera manuale; e questa sarà la scienza
della pittura, che resta nella mente de’ suoi contemplanti, dalla quale nasce poi
l’operazione assai più degna della predetta contemplazione o scienza (Leonardo
da Vinci 1995, 32, cap. 29).
Gli ingegneri promuovevano le arti meccaniche come ausilio per il miglioramento delle condizioni di vita umana e nei loro scritti ponevano anche i presupposti per un rinnovamento epistemologico più generale; in quest’epoca furono
introdotti chiaramente dei nuovi valori culturali, come quello del progresso tecnico scientifico, che si presentava come una chiara espressione del dinamismo
della società rinascimentale, e un nuovo approccio per lo studio e l’interpretazione dei fenomeni naturali a partire dalla loro esperienza (Rossi 1971, 68-102;
Bernardoni 2011, 55-63; Nanni 2013, 18-9; Bernardoni 2020, 113-19).
Non è possibile qui ripercorrere questa storia, ampiamente studiata altrove,
ma quello che è significativo sottolineare è come dall’epoca di Filippo Brunelleschi (1377-1446) a quella di Leonardo da Vinci (1452-1519), in circa ottanta
anni, gli ingegneri si resero protagonisti di una notevole riqualificazione culturale, trasformandosi da professionisti che si esprimevano soltanto attraverso il risultato del proprio lavoro artigianale in autori di trattati che illustravano
le proprie professioni (Galluzzi 1996, 11-8; 2020). Trattati di architettura come quelli di Antonio Averlino detto il Filarete (1400 ca.-1469) e Francesco di
Giorgio Martini (1439-1502), opere che riguardavano il mondo delle tecniche
più in generale contenenti argomenti sia di carattere teorico che pratici e talvolta auto-celebrative come nel caso dei commentari di Lorenzo Ghiberti (13781455), i quaderni di bottega, sempre più articolati e complessi, come quelli di
Bonaccorso Ghiberti (1451-1516) e quelli della famiglia di ingegneri Della Volpaia. Infine, il caso Leonardo, il quale pur non arrivando alla stesura completa
di alcun trattato è l’unico ingegnere dell’epoca ad aver lasciato circa 4100 fogli
vergati a mano, gran parte dei quali dedicati alle tecniche (Bambach 2007, 6).
Nella loro trasformazione da artigiani in autori di trattati, gli ingegneri rinascimentali svilupparono una dimensione intellettuale per le loro professioni
facendo del disegno tecnico lo strumento attraverso il quale visualizzare sulla carta la tecnologia immaginata. L’invenzione della prospettiva e la messa a
punto di altri espedienti grafici, come la rappresentazione in esploso e in trasparenza, permise agli ingegneri di visualizzare, isolare e studiare chiaramente gli
elementi meccanici che costituivano le macchine (Galluzzi 2003; Kemp 1991).
Nei loro trattati, prima manoscritti e poi a stampa, troviamo molta ‘ingegneria
speculativa’, o ‘sogni tecnologici’ come talvolta è stata chiamata, la quale riflette
in tutta la sua potenza quella tensione tra desiderio di innovazione e dimensio433
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ANDREA BERNARDONI
ne effettiva del mondo delle arti e del lavoro. Possono essere lette in questa prospettiva, ad esempio, le macchine operatrici semoventi disegnate da Francesco
di Giorgio Martini, il quale propone degli avveniristici carri con motore a manovella e avantreno sterzante equipaggiati con utensili agricoli come la zappa,
l’erpice o l’aratro, immaginando quindi scenari in cui queste pesanti operazioni
manuali avrebbero potuto essere eseguite da una macchina (Ms. 197.b.21[I.e.2],
f. 5c2v, 23r). Molto significativa a tale proposito è il disegno di Mariano di Jacopo detto il Taccola (1381-1458 ca.), il quale, prima della metà del Quattrocento, raffigura una barca con un motore a pale e un primordiale ‘sistema di guida
autonoma’ a fune che permette al barcaiolo di distrarsi mentre l’imbarcazione
risale il fiume controcorrente (De ingeneis III-IV, f. 44v-45r). Questo tema della
tecnica che allevia le fatiche dell’uomo può essere fatta risalire all’antichità ma
è in epoca rinascimentale che emerge in tutta la sua portata innovativa sul piano dei processi di lavoro.
Nei manoscritti di Leonardo da Vinci la propensione all’automazione emerge
con tutta la sua forza nei disegni di macchine. Queste, infatti, non solo migliorano le condizioni di lavoro e riducono notevolmente l’intervento dell’uomo
nei processi operativi ma, in alcuni casi, cercano addirittura di sostituirsi integralmente alla forza lavoro umana, lasciando all’uomo il ruolo di controllore
dell’azione svolta dalla macchina. Nell’ambito della lavorazione dei metalli, ad
esempio, troviamo il disegno di una intagliatrice di lime automatica azionata da
un motore a peso (Codice Atlantico, f. 24r), di un distendino multiplo con motore idraulico (Codice Atlantico, f. 67ar), un battiloro automatico, anche questo
con motore idraulico (Codice Atlantico, 29r).
Significativo è anche il progetto di una trafilatrice idraulica per doghe di cannoni che Leonardo sviluppa probabilmente per risollevare le sorti del ‘comparto industriale’ delle armi in ferro saldato che, con l’avvento delle artiglierie di
fusione, più precise, potenti e affidabili, era diventato obsoleto e antieconomico (Codice Atlantico, f. 10r; Bernardoni 2016). Tra tutti gli studi di macchine
proposti da Leonardo il caso più emblematico per sottolineare la tensione e il
disallineamento tra immaginazione tecnologia e capacità tecnica è certamente
rappresentato dalla serie di studi sulle macchine tessili. Nei suoi manoscritti,
infatti, troviamo macchine per la cardatura e per la cimatura della lana, filatoi
multipli ad aletta mobile e, quello che forse è la congettura tecnologica più audace, un telaio automatico. Si tratta di una serie di macchine che non sembrano
corrispondere con l’organizzazione dell’industria tessile dell’epoca che, a parte
la follatura, era organizzata non in opifici ma in aree diffuse, basate su reti di piccoli proprietari di telai e filatoi gestite dai grandi imprenditori e commercianti
del prodotto finito (Mane 2007, 186-91). La distanza massima tra ingegneria
reale e immaginata emerge in tutta la sua problematicità e interesse in studi come quelli delle macchine volanti, nei quali Leonardo cerca di combinare gli elementi macchinali in modo tale da riprodurre la struttura meccanica del corpo
degli uccelli per riprodurne artificialmente i movimenti.
Questi progetti mettono ancora di più in evidenza la funzione euristica del
disegno e la consapevolezza da parte degli stessi ingegneri del valore episte434
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IL LAVORO DEGLI INGEGNERI RINASCIMENTALI TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE
mologico del proprio metodo di ricerca. È proprio riferendosi al disegno che
l’ingegnere senese Vannoccio Biringuccio (1480-1539?) sottolineava come tra
i maestri delle arti e i semplici operatori tecnici esistesse uno scarto culturale
determinato dal padroneggiare o meno le tecniche per la rappresentazione grafica (Galluzzi 2005, 254).
Et in fine considerando qual che questa arte sia [l’arte del fabbro]. Mi pare che
tutto d’ogni sorte cosa consista in propria pratica, atteso che tali artefici sonno
gente senza disegno, e li più gente rustica e grossa, e se sanno fare di una cosa
non sanno fare de l’altra (Biringuccio 1540, f. 137r).
È stato suggerito come l’evoluzione culturale della quale furono protagonisti gli ingegneri abbia portato i suoi contributi non tanto nella storia della tecnica quanto nella storia delle idee poiché ed essi non si deve l’introduzione di
nessuna innovazione tecnologica significativa (Mokyr 1990, 82). Tuttavia, una
valutazione più completa dovrebbe contestualizzare questo contributo intellettuale non soltanto in relazione a quanto hanno scritto e disegnato nei loro
quaderni o nei trattati che furono pubblicati ma anche a quanto effettivamente
realizzato dentro e fuori dalle botteghe nelle quali molti di loro operarono. In
tal senso si possono portare varie testimonianze; ad esempio quello dei fratelli
Buonarroti che nel loro carteggio disquisiscono anche di problemi concreti come la tecnica migliore per la riparazione di una spada fratturata (Michelangelo
1965, 20-43). Non meno significativo l’esempio dell’attività di Lorenzo Ghiberti, il quale mentre era impegnato nella stesura dei suoi Commentari realizzò
opere importanti e innovative dal punto di vista ingegneristico come le porte
in bronzo del Battistero fiorentino. Gli ingegneri senesi Taccola e Francesco
di Giorgio Martini rivestirono alcune cariche pubbliche, con il secondo anche
‘Operaio dei bottini’, occupandosi della progettazione, realizzazione e manutenzione dell’acquedotto cittadino (Galluzzi 1991, 15-42). Leonardo da Vinci
ottenne invece da Ludovico Sforza duca di Milano (1452-1508) la commissione
per un monumento equestre di dimensioni inaudite (alto sette metri per circa 70
tonnellate di bronzo) da realizzarsi con un metodo di fusione inedito; anche se
non fu mai portato a termine, il progetto permise lo studio e la sperimentazione di una tecnica fusoria che si affermò in seguito come il metodo per fondere i
‘colossi’ (Bernardoni 2020, 98).
Le attività produttive che determinavano di fatto un progresso continuo nelle tecniche, furono caratterizzate da numerose ‘micro-invenzioni’ le quali però, non devono per questo essere considerate meno importanti delle cosiddette
‘grandi invenzioni’ delle epoche precedenti, come la staffa, il mulino, la polvere
da sparo, la stampa a caratteri mobili e la bussola (Molà 2003, 988). Con il diffondersi sempre più capillare della tecnologia nella vita quotidiana, gli ingegneri si impegnarono nella ricerca di soluzioni tecniche innovative per rendere più
produttivi i processi operativi e le macchine già esistenti. Questa attività di sviluppo, oltre a far progredire gli stessi processi operativi, andava di pari passo con
la crescita e la dimensione culturale e sociale della conoscenza tecnica. Una crescita inarrestabile, questa, che durante il Quattrocento iniziò a porre il problema
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della proprietà intellettuale e della tutela dello sfruttamento delle invenzioni, un
dibattito che culminò con l’apertura, a Venezia nel 1474, del primo ufficio brevetti pubblico (Berveglieri 2020, 36). L’invenzione veniva così ad assumere un
valore economico sempre più alto poiché essa permetteva di aumentare le capacità produttive e quindi il benessere e la ricchezza dei singoli e delle comunità.
L’archivio di patenti veneziano, che attirava inventori da ogni parte d’Europa (Berveglieri 2020, 106-7), fu il compimento di un percorso iniziato ormai da tempo e che vedeva precedenti significativi risalenti alla prima metà del
Quattrocento: ad esempio il caso del governo fiorentino che nel 1421 concesse a
Brunelleschi il privilegio per lo sfruttamento di un battello anfibio, il cosiddetto
Badalone, pensato per il trasporto di materiale da costruzione risalendo il non
semplice corso del fiume Arno (Nanni e Vestri 2011).
Nel sottolineare l’affermarsi della mentalità progressista e la svolta verso l’automazione del lavoro durante il periodo rinascimentale sono rilevanti anche le
attività di altri uffici tecnico amministrativi che gestivano le opere pubbliche come il caso dell’Opera del Duomo di Firenze nei cui archivi sono custoditi documenti che attestano lo studio di tecnologie sperimentali. Fra queste, i prototipi
di carrucole multiple con ben 16 pulegge (AOSMF, inv. 2005/468; 2005/467),
i progetti di sistemi di sollevamento alternativi a quelli di Brunelleschi (AOSMF,
II, 1, 84, c. 44v, stanziamenti) o il finanziamento per l’acquisto di materiali destinati alla costruzione di una macchina per il moto perpetuo (AOSMF, II, 1, 74, f.
30v, Deliberazioni). Quest’ultimo caso è assai significativo dato che le sue finalità
esulano, per lo meno in prima battuta, da quelle della gestione di un cantiere edile
(Bernardoni e Neuwahl 2023; Bernardoni 2019, 20-1). Nell’ufficio veneziano dei
brevetti fino alla metà del XVI secolo si registrano 58 tipi di mulino, 1 telaio per la
tessitura, 14 scavatrici, 9 pompe idrauliche, 3 forni di fusione, 5 tipi di fucine e sistemi di riscaldamento, 3 macchine per il moto perpetuo (Berveglieri 2020, 42-3).
Dagli scritti degli ingegneri emerge una mentalità progressista che prospetta
la sostituzione della macchina alla forza lavoro manuale; le parole di Vannoccio
Biringuccio che esaltano il lavoro collaborativo degli artigiani nelle botteghe,
nelle quali si applicano le ‘ingegnose verità’, sottolineano come questi processi
operativi costituissero la bellezza dell’ingegno e il potere dell’arte e mettono bene in evidenza come gli ingegneri fossero consapevoli che la crescita tecnologica
passasse necessariamente da una riorganizzazione del lavoro.
E per concludere chi ne faceva una cosa e chi ne faceva un’altra, tal che chi
intraua in quella buttiga vedendo un trauaglio di tante persone credo che cosi gli
paresse come pareua a me intrare in vno inferno, anzi in contrario in vn paradiso,
doue era vn spechio in che resplendeua tuta la bellezza de l’ingegno; el poter
del arte, et io tal cosa considerando mentre che stai in Milano con grandissimo
mio piacere, non fu mai giorno che non v’andasse a passarmi il tempo un’ora
o più, in nel qual fuoco non fu mai ch’io voltasse gli occhi ch’io non vedesse
qualche ingegnosa nouità e bellezza d’esercitii. Per il che considerando l’ordine
e la grandezza delle cose che per nuove mi si rappresentauano restauo tal volta
tutto stupefatto (Biringuccio 1977, f. 20r).
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Leonardo da Vinci è certamente l’ingegnere che nei suoi studi manifesta
maggiormente questo atteggiamento di propensione verso la meccanizzazione
del lavoro. Tra gli innumerevoli esempi che potrebbero essere portati, gli studi
effettuati su probabile incarico di Cesare Borgia (1475-1507) per ottimizzare i
lavori e stilare un preventivo per lo scavo di un canale tra la città di Cesena e il
porto-canale di Cesenatico costituiscono un caso emblematico di quella che
oggi chiameremmo ‘ingegneria gestionale’. La documentazione in nostro possesso su questa vicenda è frammentaria; tuttavia, emerge chiaramente lo sforzo di Leonardo di abbattere i costi dell’opera attraverso una meccanizzazione
integrale del cantiere (Bernardoni e Neuwahl 2015; 2018).
Cesare Borgia chiede a Leonardo uno studio di fattibilità per un tipo di impresa tecnica che all’epoca era essenzialmente manuale, operata con utensili
semplici come zappe e picconi; l’unica operazione eseguita con macchine era il
sollevamento della terra asportata quando la profondità dello scavo era tale da
rendere difficoltoso il trasporto manuale. L’operazione di scavo coinvolgeva un
numero elevato di operai (braccianti) e la gestione del lavoro poneva problematiche che per certi versi erano assimilabili all’organizzazione di un esercito
per una guerra. Leonardo, che assume l’incarico per questa consulenza nell’agosto del 1502, decostruisce il processo di scavo fino ad arrivare a quantificare
il tempo e il costo necessario per asportare una singola palata di terra ed avere
così gli elementi per redigere il preventivo. Leonardo inizia le sue considerazioni analizzando l’operazione di scavo che suddivide in una sequenza di tre operazioni (carico, rotazione del busto, scarico), ognuna delle quali da compiersi in
un ‘tempo armonico’, unità di misura temporale che Leonardo descrive come la
tremillesima parte di un’ora (1,2 secondi).
Un bono lavorante transmuta a durabile operazione 500 badilate di terra mossa
per ora. Stando in mezzo infra ‘l loco donde la leva, al sito dove la pone, la rimove per ispazio di braccia 6, pigliandola dinanzi a sé e gittandola dirieto alle sue
spalle: che tra ‘l mettere in 2 o in 3 sospinte il terreno sopra la pala e ‘l preparar sé
alla forza per fare el moto del gittarla e il gittarla e ‘l tornare indirieto colla pala,
fanno la somma di 6 tempi armonici; cioè 2 tempi in caricare il badile di terra con
2 sospinte o 3, un tempo tra ‘l levare e storcersi con esso badile in contraria parte al loco dove la vol gittare, un tempo coll’onda che dà abbassando esso badile
per levarelo con impito e fare il moto e gittare tale terreno, un tempo al ritornare esso badile indirieto e rimetterlo al primo offizio (Codice Atlantico, f. 650v).
A partire da questa quantificazione dell’unità di lavoro Leonardo calcola il
tempo necessario per scavare un miglio di canale. Una squadra di sei spalatori
che agiscono in successione continua è in grado, secondo Leonardo, di rimuovere le 27.000 canne cubiche di terra equivalenti allo scavo di un miglio di canale in 54.000 giorni (148 anni). I tempi possono essere accorciati aumentando il
numero delle squadre di operai: con 2072 operai basterebbe un anno di lavoro,
con 24.864 operai un solo mese. Considerando che un operaio costava 7 soldi
al giorno, la spesa complessiva per un miglio di canale sarebbe stata di 37.000
ducati (Codice Atlantico, f. 517r; 650r; Bernardoni, Neuwahl 2018, 140). Gli
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studi successivi sono volti a organizzare gli spostamenti degli operai in modo
da velocizzarne l’azione: Leonardo disegna decine di schemi, nei quali gli operai sono rappresentati da puntini identificati con le lettere dell’alfabeto (Codice
Atlantico, f. 1028r), che descrivono i diversi possibili percorsi seguiti da questa
colossale catena di lavoro umana.
Al passo successivo cambia completamente prospettiva: Leonardo immagina infatti un cantiere di scavo automatizzato nel quale l’impiego di operai è
estremamente ridotto. Questa colossale ‘fabbrica mobile’, che talvolta è stata
chiamata ‘gru scavatrice’, era in grado di rimuovere la terra e trasportarla sugli
argini seguendo da vicino il fronte si scavo.
Quando la mia cassa l’è tirata su, essa se ne va per se medesima al suo sito, dove
s’ha a scaricare. E quell’omo che per l’ordinario la tira in dirieto, fia quello che
la vota col tirare una corda che la dischiava e nel medesimo tempo la rota volta
intorno e tira il peso in alto e la cassa vota discende con prestezza in basso, dov’è
subito scambiata da una cassa piena, e subito ripiglia il moto allo in su (Codice
Atlantico, f. 1034r).
Secondo le stime di Leonardo l’adozione di tale macchina avrebbe consentito di ridurre il numero di operai da 2072 a 300 e arrivare a un risparmio percentuale del 40%, ovvero 21.600 ducati invece dei 37.000 preventivati per lo
scavo manuale. Nel disegno di questa macchina (Codice Atlantico, f. 4r) sono
omessi particolari importanti per capirne l’effettivo funzionamento, ma da altri
disegni e note frammentarie è possibile ricostruire gran parte di questo sistema
di scavo (Bernardoni e Neuwahl 2015).
A prescindere dall’esatta ricostruzione di questo ‘sogno tecnologico’, quello
che è interessante notare è la grande fiducia che Leonardo riponeva nella meccanizzazione del lavoro, un atteggiamento che riflette in pieno la mentalità progressista del suo contesto storico, caratterizzato da imprese tecnologiche eclatanti,
come ad esempio la costruzione della cupola di Brunelleschi a Firenze, capaci
ancora oggi di destare stupore. In definitiva quindi l’opera degli ingegneri del
Rinascimento, materiale o speculativa che sia, deve essere considerata come il
risultato di un radicale rinnovamento della conoscenza tecnica in atto all’epoca, espressione di una società nella quale l’invenzione e la sfida tecnologica erano sempre più pervadenti e sulle quali si stava progressivamente consolidando
quella cultura materiale che rappresenta una svolta verso la modernità.
Riferimenti bibliografici
Bambach, Carmen. 2007. Un eredità difficile. I disegni ed i manoscritti di Leonardo tra
mito e documento, XLVII Lettura Vinciana. Firenze: Giunti.
Bernardoni, Andrea, e Alexander Neuwahl. 2015. “Automatizzare lo scavo: genesi di
una gru scavatrice del Codice Atlantico.” In Leonardo e l’Arno, a cura di Roberta
Barsanti, 131-46. Ospedaletto: Pacini.
Bernardoni, Andrea, e Alexander Neuwahl. 2018. “Lavoro manuale e soluzioni
tecnologiche nello scavo dei canali.” In L’acqua microscopio della natura: il Codice
Leicester di Leonardo da Vinci, a cura di Paolo Galluzzi, 135-53. Firenze: Giunti.
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IL LAVORO DEGLI INGEGNERI RINASCIMENTALI TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE
Bernardoni, Andrea, e Alexander Neuwahl. In stampa. “Attrezzature e macchine per
la fabrica Brunelleschiana.” In Catalogo del Museo dell’Opera del Duomo, a cura di
Timoty Verdon, Firenze: Sillabe.
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