Madonna del Gatto
un enigma
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____________________
Ringraziamenti
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Madonna del Gatto
un enigma
a cura di Marco Cima
con la valutazione artistica di Ugo Nespolo e
contributi di
Davide Bussolari
Lucio Calcagnile
Renato Nisbet
Stefano Volpin
Edizioni Nautilus
Torino
Presentazione
Studiare un’opera controversa come la Madonna del Gatto non è un’impresa semplice né scontata, perché intorno al dipinto si sono spuntate penne per dire tutto e il
suo esatto contrario. Di conseguenza occorre essere consapevoli che ci si muove in
un ginepraio, dove notizie vere, quasi vere e palesemente false si mescolano in un
caleidoscopio talora tossico, rappresentando un vero enigma per chi intenda fare chiarezza una volta per tutte, rispondendo a quesiti fondamentali come quello riguardante
l’origine del dipinto e le vicende che l’hanno condotto nel Laboratorio del Polo Museale
del Canavese per essere studiato.
Anzitutto è stato sgombrato il campo dall’interesse per una qualsiasi soluzione speFL¿FDGDSDUWHGHLUHVSRQVDELOLHGHLULFHUFDWRUL1HVVXQLQWHUHVVHOHJDFRORURFKHKDQno condotto gli studi rispetto a una soluzione piuttosto che un’altra e ciò ha consentito
di lavorare in serenità con l’unico obiettivo di salvaguardare il prestigio e la competenza
professionale, senza propensioni di sorta, se non quella di condurre gli studi sul piano
più rigoroso possibile, ben sapendo che le metodiche applicabili alle opere d’arte, in
ogni caso, non possono che dare risultati probanti e che non sarà possibile giungere
a certezze in grado di rispondere a tutti gli interrogativi che il dipinto ha posto e pone.
$VVRGDWLTXHVWLSULQFLSLVLQGDOO¶DYYLRGHJOLVWXGLVLVDSHYDFKHFRQGLI¿FROWjVLVDrebbe pervenuti a stabilire l’autore dell’opera ma si sperava di riuscire quantomeno a
rispondere ad alcuni quesiti e in particolare a sciogliere l’interrogativo se la notevole
composizione pittorica fosse o no un falso prodotto nei primi tre decenni del XX secolo.
In subordine, scaturiva una serie di altri interrogativi legati, sia alle tecniche pittoriche
LPSLHJDWH VLD DOO¶HWj GHO VXSSRUWR ¿QR DOO¶LGHQWL¿FD]LRQH FRQ SUHFLVLRQH DFFHWWDELOH
degli interventi di restauro che pure si sapeva essere stati attuati sul dipinto.
Tra indagini analitiche, studio dei confronti e periodi di pausa per consolidare i risultati, compreso qualche scoraggiamento, sono trascorsi molti mesi ma si è raggiunta
ODFRQYLQ]LRQHGLDYHUUDFFROWRHOHPHQWLVXI¿FLHQWLSHUSURSRUUHFRQFOXVLRQL¿QDOPHQWH
EDVDWH VX RVVHUYD]LRQL VFLHQWL¿FKH GRSR WDQWL VFULWWL FKH SHU FLUFD RWWDQW¶DQQL D SL
riprese si sono inseguiti intorno a quest’opera, basandosi unicamente su impressioni e
VXSHU¿FLDOLFRQYLQ]LRQLDOLPHQWDWHGDLJLRUQDOL
In questo studio ho percorso una strada non ben tracciata e talora mi sono smarrito
ma in ultimo credo di essere giunto alla meta proponendo la ricostruzione della storia
del dipinto, almeno nei suoi tratti essenziali. L’ho fatto grazie alla generosità di specialisti di altissimo livello come Jacques Franck e Martin Kemp che con grande disponibilità
e generosità mi hanno consigliato consentendomi di giungere a un’ipotesi fondata di
attribuzione.
Marco Cima
Madonna del Gatto
Questioni di verità
8JR1HVSROR
*OLDUWLVWLPHGLRFULFRSLDQR
LJHQLUXEDQR
Picasso
Da subito conviene mettere in chiaro che l’arte forse non è altro
FKHXQDVRUWDGLFRPSOHVVRJLRFRVFHQLFRXQD¿Q]LRQH&¶HUDYDPR
SURYDWLDQFKHDVFRPRGDUHLOSHQVLHURGHO¿ORVRIRWHGHVFRQHRNDQWLDQR+DQV9DLKLQJHUHLOVXR¿Q]LRQDOLVPR R¿Q]LRQLVPR SHQVLHUR
SLQRWRGHOFRPHVH6LWUDWWDLQVRPPDGLXQDFRQFH]LRQH¿ORVR¿FD
secondo la quale le affermazioni non sono pensate in relazione alla
UHDOWjPDVDUHEEHURSLXWWRVWRLQWHVHFRPHFDVLGL¿Q]LRQHSURSULR
quasi si stesse trattando di affermazioni vere sapendo benissimo
GLWURYDUFLLQYHFHQHOFDPSRGHOOH¿Q]LRQLXWLOL,QDUWHVLVDFKHL
concetti di vero e falso rispondono perlopiù alla dittatura del giudizio e si tratta in realtà di valori instabili, valori che si costruiscono
per mutare, nascono e scompaiono con variazioni date dal tempo e
DQFKHGDGHVLGHULHGDLQWHUHVVL,QTXHVWRDWWHJJLDPHQWR¿ORVR¿FR
LOWHUPLQH¿Q]LRQH GDOODWLQR¿FWLR qTXHOORFKHQRL±HLOFDPSR
GHOOHDUWL¿JXUDWLYHqSURSULRO¶DUHQDLGHDOH±XVLDPRSLFRPXQHmente come sinonimo di falsità, menzogna, inganno, sotterfugio.
Siamo così magicamente nell’ambito dell’Als Ob, appunto il regno
del come se.
La premessa ha da fare ora con l’affascinante e non poco intriFDWDYLFHQGDGLXQ¶RSHUDFKHUDFFKLXGHLQVp±TXDVLGLDEROLFRSULYLOHJLR±XQDYDVWDJDPPDGLYDOHQ]HLQWULFDWRÀRULOHJLRGLDIIHUPD]LRQLVSHUDQ]HQHJD]LRQLLSRWHVLDOOXVLRQLHLQ¿QHJORULDHREOLR
Questa Madonna del Gatto è davvero mirabile, bisogna riconoscerlo dall’inizio. Straordinaria e misteriosa quanto basta è la sua
nascita, non facile la caccia all’autore, evidente il suo incontestabile
talento, cupo il percorso nell’ombra sino all’insperato trionfo dato
dall’inclusione in seno alla prestigiosa mostra di Palazzo dell’Arte al
Castello Sforzesco di Milano costruita per celebrare il terzo anniversario della fondazione dell’Impero e in atto da Maggio a Settembre
1939 col titolo “Mostra di Leonardo da Vinci e delle Invenzioni Italiane” Presieduta da Pietro Badoglio con la supervisione di Giuseppe
Pagano. Le pagine che seguono sono l’appassionato resoconto di
un’indagine profonda e totale narrata nei più reconditi aspetti. È il
9
Questioni di verità
Cena in Emmaus
olio su tela (118 x
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nel 1937 e in
origine accreditato
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10
lavoro che Marco Cima ha prodotto con perizia estrema e molta
cura dopo che la tavola, di proprietà di un lungimirante collezionista, era pervenuta alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
del Canavese. Si segue con passione la vicenda di quest’opera fatta di talento esecutivo e di citazioni pertinenti che da subito rivelano
la perizia tecnica, la profondità culturale del suo autore, doti che
avevano indotto eminenti
critici d’arte a spendere
pronte parole d’entusiasmo e d’elogio.
Per la mostra milanese del Trentanove l’opera
era stata sottoposta ad
Adolfo Venturi da Pietro
Toesca e da Bernard Berenson ed aveva suscitato nel grande studioso di
Leonardo parole davvero
stupefacenti: “Ho piacere
di avere vissuto tanto da
poter vedere quest’opera
meravigliosa”. La storia
si ripete. Conviene per
questo subito ricordare la straordinaria vicenda di un altro quadro,
assai più famoso e dire della perizia di un falsario che ha segnato
la storia dell’arte mettendo allo scoperto i nervi sensibili del gioco
delle attribuzioni. È Han van Meegeren il grande falsario di Vermeer e della sua Cena in Emmaus dipinta nel Trentasei alla Villa
Primavera di Roquebrune-Cap-Martin al 10 di Avenue des Cyprès.
La genialità della pittura, le innovative tecniche per l’invecchiamento per generare le craquelures sono certo la parte prepondeUDQWH GHOOD FRVWUX]LRQH GHO IDOVR PD LO PLUDFROR FHQWUDOH H ¿QDOH
è dato dalla genialità nella scelta del tema che coincideva con i
desideri del grande critico Abraham Bredius il quale da anni lamentava proprio la mancanza di un’opera religiosa nel corpus pittorico
di Vermeer. Bredius accolse l’opera come un’illuminazione da tanto
tempo sognata, la dichiarò autentica e straordinaria e ne scrisse
pagine molto convincenti. Il Museo Boijmans di Rotterdam espose,
colmo d’orgoglio, l’opera acquistata con una sottoscrizione al prez]RGLFLQTXHFHQWRPLOD¿RULQLO¶HTXLYDOHQWHGLFLQTXHPLOLRQLGLGRO-
Madonna del Gatto
lari. Materializzazione di una profezia, la stessa di Adolfo Venturi.
La storia delle attribuzioni make believe ha un capitolo profondamente italico e ha da fare anche con le Due pietre ritrovate di
Amedeo Modigliani nel Fosso Reale di Livorno nel luglio 1984.
Anche qui i critici si affrettano ad esaltare il ritrovamento dei due
presunti capolavori al punto che Cesare Brandi, proprio come Bredius, dirà: “… ho visto quelle due scabre pietre c’è l’annuncio, c’è la
presenza”. Per Ludovico Ragghianti saranno “opere fondamentali
per Modigliani e per la scultura moderna”. Anche un artista come
Cascella approva entusiasta e per Dario Durbé è la mano di Modì a
rivelare “una commovente, indagante incertezza”. In questo caso la
fede e la certezza di Vera Durbé, direttrice di Villa Maria, che tante
volte mi aveva raccontato d’essere più che certa di ritrovare le sculture di Modigliani rovesciate nel Fosso prima di partire per Parigi ha
impedito di agire con la cautela opportuna e indispensabile a tutte
OHYHUL¿FKHGHOFDVR
La nostra Madonna del Gatto è per contro stata sottoposta a tutWLJOLHVDPLVFLHQWL¿FLSLDWWXDOLHVR¿VWLFDWL$QDOLVLFKLPLFR¿VLFKH
la datazione al C14, indagini xilotomiche e poi le valutazioni critiche
di due dei massimi studiosi leonardeschi: Martin Kemp e Jacques
Franck. L’insieme di questi elementi portano Cima a concludere
che “verosimilmente si tratta di un falso, ancorché colto, ma innegabilmente falso”.
Adesso bisogna però ammettere d’essere di fronte ad un’opera
non banale, non costruita mimando modelli precostituiti alla maniera degli artigiani del villaggio di Dafen a Shenzhen, l’enorme fabbrica a cielo aperto delle perfette ripetizioni di opere d’arte famose, un
YDVWRJLRFRQGL¿FLRSHUHVHUFLWLGLSHUIHWWLJLUDVROLULSHWXWLDPLJOLDLD
La Madonna del Gatto ha piuttosto da fare con il talento ed il
credo di uno dei massimi falsari contemporanei, quel Wolfgang
%HOWUDFFKLFKH¿QGDLSULPLDQQLODYRUDVHQ]DWUHJXDHFRQLPSDUHJJLDELOHWDOHQWRDSURGXUUHRSHUHGLJUDQGLDUWLVWLGHO1RYHFHQto. Sono dei Campendonk, Ernst, Léger, Van Dongen. Beltracchi
non copia in nessun modo, semplicemente, come dirà poi, realizza
opere che gli artisti stessi avrebbero voluto creare. Sono opere impeccabili avviate verso i musei di tutto il mondo e pubblicati nei
cataloghi delle più titolate case d’asta internazionali, opere viste
DO0HWURSROLWDQD1HZ<RUNRDOO¶(UPLWDJHD3LHWUREXUJRFDSDFLGL
suscitare le stesse vibrazioni in colti addetti ai lavori o nel pubblico
generico, quello che affolla i musei come appendice turistica al se11
Questioni di verità
guito della consueta bandiera gialla.
,JUDQGLIDOVLVRQRRSHUHDWXWWLJOLHIIHWWLHV¶LQ¿VFKLDQRGLTXHOODFKH1LFN*URRP3URIHVVRUHGHOO¶8QLYHUVLWjGL([HWHUGH¿QLVFH
come “perversione costante del nostro tempo” vale a dire la presunta e costruita ricerca dell’autenticità. Ricorda Thomas Hoving
GHO 0HWURSROLWDQ 0XVHXP GL 1HZ <RUN FKH LO SHU FHQWR GHOOH
opere offertegli in sedici anni erano da considerare false. Conviene
ULFRUGDUHDQFKHFKHJLjQHO1HZVZHHNRVVHUYDYDFKHGHOOH
RSHUHGLSLQWHGD-HDQ%DSWLVWH&RURWVROWDQWRQHOOHFROOH]LRQL
americane se ne trovano 7.800.
Se il mito dell’autenticità è strettamente legato al valore in osVHTXLRDOO¶DVVLRPDFKHJRYHUQDO¶$UWZRUOGTXHOORGHOFLzFKHFRVWD
vale, non si fatica ad immaginare turbini di vicende ambigue e clamorose messe in atto sin dalla notte dei tempi.
Si deve però dire che anche i falsi smascherati, proprio con
le opere ritenute autentiche, hanno il potere di cambiare la storia
esattamente come i falsari avevano sperato.
12
Madonna del Gatto
L’opera
Marco Cima
L’opera pervenuta alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea del Canavese è un dipinto su tavola composta da un unico
PDVVHOORGDOOHGLPHQVLRQLGL[FPJLjRJJHWWRGLUHVWDXUL
e di un intervento di rinforzo e stabilizzazione, sulla quale venne
disposta la preparazione del fondo ed eseguito il dipinto a tempera.
La composizione pittorica è organizzata secondo una rigida diVWULEX]LRQHFRQULSDUWL]LRQHGHOODVXSHU¿FLHLQGXHWULDQJROLFRPEDFLDQWLVRPPDULDPHQWHGH¿QLWLGDOODELVHWWULFHFRQGRWWDGDOO¶DQJROR
in alto a sinistra dell’osservatore al corrispondente punto in basso
a destra, con la narrazione principale raccolta prevalentemente nel
WULDQJRORGLVLQLVWUDHODUDI¿JXUD]LRQHGHOO¶DUFKLWHWWXUDFKHODFRQtiene in quello di destra.
La scena che compone la narrazione è studiata per trasmettere
un messaggio di serenità e di quiete. Essa comprende la veduta di
un interno d’abitazione con due personaggi e un animale, segnataPHQWHXQDJLRYDQLVVLPDGRQQD OD0DGRQQD QHOO¶DWWRGLDFFXGLUH
DOEDPELQRGDOO¶DSSDUHQWHHWjGLFLUFDXQDQQRUDI¿JXUDWRQXGR
seduto su un cuscino. Tra i due vi è un piccolo gatto, forse un cucciolo, con il quale il bimbo ha familiarità ed è nell’atto di afferrare,
mentre la donna ne accompagna il gesto con la mano destra.
L’architettura contenente questa scena è strutturata secondo forPHHJHRPHWULHFKHQHOODSLWWXUDGHO1RYHFHQWRVDUHEEHURGH¿QLWH
³PHWD¿VLFKH´ 6L WUDWWD GL DPELHQWL HVWUHPDPHQWH VREUL FRPSRVWL
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QDUUD]LRQH LQ VWUHWWR GLDORJR IRUPDOH WUD ORUR UDI¿JXUDWL LQ SULPR
SLDQR/DVHFRQGDVWDQ]DVLDSUHVXOODSULPDHG¶LQ¿ODWDFRPSUHQGH
XQ¶DPSLD ¿QHVWUD FHQWLQDWD SULYD GL LQ¿VVR DIIDFFLDWD D XQ YDVWR
ambiente naturale osservato da un punto elevato sul piano della
campagna delineata in basso, sulla quale si apre una valle sormontata da montagne ardite e rocciose, dipinta con tonalità azzurrine.
Il fondovalle è percorso da un lucente corso d’acqua serpeggiante,
stagliato su una campagna delineata con poche pennellate verdi e
brune, ove spicca un breve accenno di alberi ad alto fusto al margine dell’area golenale. Oltre due terzi della veduta offerta dall’ampia
¿QHVWUDPRVWUDQRXQFLHORTXDVLFRPSOHWDPHQWHWHUVRVIXPDWRLQ
profondità nella complicata fuga di montagne. Per quanto si può
13
L’opera
14
Madonna del Gatto
scorgere la giornata è chiara e il cielo è appena velato da rare
nubi leggere con lo sfondo lontano che si perde nella porzione alla
sinistra dell’osservatore tra le brume che lasciano trasparire la proIRQGLWjGHOODYDOOHHXOWHULRULJLRJDLHGDLFRQWRUQLLQGH¿QLWL
1HJOLVFRUFLGHOOHGXHFDPHUHLOGLSLQWRQRQHYLGHQ]LDDUUHGLDG
eccezione della limitata porzione di un ripiano sul quale siede il
bambino. Anche le pareti si presentano spoglie, tinteggiate con un
colore bruno che richiama la terra di Siena bruciata, almeno per
TXHOOD SL SURVVLPD DOOH ¿JXUH PHQWUH OD WRQDOLWj FXSD DXPHQWD
d’intensità nella parete in ombra a destra dell’osservatore e in quella della seconda stanza, giungendo a toni viranti dal grigio scuro
¿QRDOQHURQHOODSDUHWHSLORQWDQDFRQO¶LQWHQWRGLVRWWROLQHDUHLO
senso della profondità, ulteriormente marcato da ombre accuratamente studiate che si stagliano sul pavimento.
/DWUDQVL]LRQHWUDODSULPDHODVHFRQGDVWDQ]DqGH¿QLWDGDXQ
imbotto piuttosto profondo, culminante in un varco centinato, dal
VRI¿WWRFDUDWWHUL]]DWRGDXQDWUDEHD]LRQHDFDVVHWWRQLUHWWDQJRODUL
di colore giallo a richiamare i toni della doratura, unico debole rifeULPHQWRDOODULFFKH]]DGHOO¶HGL¿FLR
1HOODVHPSOLFLWjGHOOHIRUPHODVWUXWWXUDDUFKLWHWWRQLFDqEHQRUganizzata sul piano pittorico, con rigoroso rispetto dei canoni della
prospettiva, offrendo una successione di piani che richiamano lo
VJXDUGR VXO FDQQRFFKLDOH GL YLVXDOH RIIHUWR GDOOD ¿QHVWUD D SURporre un collegamento ideale tra la scena domestica narrata dalla
postura dei personaggi e l’ambiente naturale che, pure con la necessaria delicatezza, permea l’ambiente offrendo un preciso riferiPHQWRDOODFROORFD]LRQHGHOO¶HGL¿FLRHQWURLOTXDOHLVRJJHWWLYLYRQR
e si muovono.
,OSDYLPHQWRqUDI¿JXUDWRFRQXQFRORUHXQLIRUPHHGqFDPSLWR
con un pigmento arancione rosato a suggerire una struttura a cocciopesto, tipica delle dimore tardo-medievali e rinascimentali, sul
TXDOHFDGRQROHRPEUHGHOOHIRUPHDUFKLWHWWRQLFKHGH¿QLWHLQPDniera netta, mentre il tono dello stesso schiarisce a mano a mano
FKHVLDSSURVVLPDDOOD¿QHVWUDGHOODVHFRQGDVWDQ]DDVVXPHQGR
XQPRUELGRULÀHVVRFKLDURDULPDUFDUHO¶LQWHQVLWjGHOODOXFHHVWHUQD
che invade l’ambiente.
La scena delineata in primo piano è composta da personaggi
GH¿QLWLFRQRPEUHPRUELGHFRPHVHVLVYROJHVVHGLIURQWHDXQD
VHFRQGD¿QHVWUDQRQWURSSRYLFLQDFKHLQRQGDDQFK¶HVVDGLOXFH
la stanza, senza peraltro offrire contrasti duri. Di conseguenza si
3DJLQDDIURQWH
La Madonna del
Gatto smontata
dalla cornice nelle
FRQGL]LRQLDWWXDOL
L’opera
può immaginare che questa seconda apertura sia rivolta a nord e
che trasmetta una luce indiretta, magari attenuata da un ambiente
di contrada non troppo ampio, tale da illuminare i soggetti in maniera uniforme senza eccedere nei contrasti.
La narrazione riguardante la donna e il bambino si rifà alla stessa semplicità che caratterizza l’ambiente. In un piano avanzato è
posto il bimbo nudo con i particolari del giovane corpo delineati
con precisione. Egli è seduto su un morbido cuscino tondeggiante
posato su un ripiano dalle tonalità lignee chiare. Il colore di questo
è verde, rimarcato dalla pigmentazione stesa con particolare maHVWULDLQWHUFDODQGROHJJHULULÀHVVLEUXQLLQPRGRGDVXJJHULUHXQD
fodera di velluto dal peso piuttosto rilevante.
A ridosso del bambino vi è la madre, elegantemente vestita con
un abito bruno dalle pieghe lucide che richiamano la luminosità della seta. Il taglio della veste è studiato per offrire ampi panneggi che
lasciano appena intuire un seno e cadono lungo il corpo con quieta
HOHJDQ]D/HVSDOOLQHVRQRULJRQ¿HVHFRQGRODYRJDULQDVFLPHQWDOH
e si saldano, senza soluzione di continuità, a maniche strombate,
rastremate verso il polso con una lunga apertura sull’avambraccio
a partire dall’altezza del gomito. Questa appare fermata in due punti, verosimilmente da bottoni che il dipinto non mostra. Dall’apertura
della manica emerge un limitato panneggio chiaro con un risvolto
affacciato al polso a denunciare la manica piuttosto abbondante di
una sottoveste o di una camicetta priva di colletto. L’abito si chiude
sul petto con una modesta scollatura cadente a cuspide tra i seni,
UL¿QLWDGDXQRUORERUGDWRGDXQDIHWWXFFLDRSDVVDPDQHULDGLFRORUH
giallo oro, segnata da un esile ricamo, di analoga tonalità, dove il
pittore ha evidenziato le esilissime ombre delle impunture.
L’acconciatura della giovane donna è piuttosto semplice, con i
capelli biondi scriminati sulla sinistra, ricadenti ai lati del volto in
lievi arricciamenti senza particolare ricercatezza. Sulla sommità del
FDSRqSRVWDXQDPRUELGDFXI¿DFKLDUDSLIDFLOPHQWHLQWHUSUHWDbile come un accessorio. L’espressione del volto della Madonna
è dolce, lo sguardo concentrato è portato con occhi leggermente
socchiusi al bimbo, verso il quale è indirizzato un sorriso appena
accennato dall’arco perfetto delle labbra, come si conviene a una
nobildonna o meglio ancora a una sovrana. L’atteggiamento è protettivo, rimarcato dalla posizione delle braccia, con la destra pronta
ad afferrare il piccolo gatto trattenuto a due mani dal bimbo mentre
la sinistra lo protegge da tergo sostenendo il morbido cuscino che
Madonna del Gatto
RIIUHDOODYLVWDODVXDVWUXWWXUDVRI¿FHVRWWROLQHDWDGDLULJRQ¿DPHQWL
prodotti dal peso del corpo.
Il bambino, con il capo ricoperto da un’esile peluria, ha le fattez]HGLXQODWWDQWHVXI¿FLHQWHPHQWHFUHVFLXWRSHUGLVSRUUHGHOODIRU]D
necessaria a trattenere un piccolo gatto. La sua espressione è atWHQWDHORVJXDUGR¿VVRIRUVHLQFXULRVLWR(JOLQRQSUHVWDDWWHQ]LRne alla madre che lo accudisce,
né alle sue cure, e neppure al
gatto che pure mostra di voler
trattenere. Il pittore lo rappresenta con le labbra serrate e
lo sguardo attratto da qualcosa
che lo richiama fuori dal dipinto,
forse un evento, oppure un’altra
persona che si muove sulla sinistra dell’osservatore al di fuori
della specchiatura del quadro.
Si tratta di qualcosa che non si
può scorgere ma che in qualche misura entra nella narrazione perché coinvolge il bimbo, come se il trastullo del gatto
non fosse l’unica attenzione.
Forse lo è stato qualche attimo
prima ma nel momento stesso
LQ FXL LO SLWWRUH ¿VVD OD VFHQD L
suoi sensi e la sua giovane
mente si sono distolti per qualche accadimento e lui ha rivolto
ORVJXDUGRH¿VVDFRQHVSUHV5LSUHVDLQOXFH
VLRQH LQFHUWD WUD OR VWXSLWR H O¶LQWHUURJDWLYR 1HO FRPSOHVVR GHOOD
YLVLELOHFRQFRQWUDVWL
narrazione questa è una scelta particolarmente importante perché
DXPHQWDWLSHU
introduce un disturbo. Si tratta di un ulteriore elemento esterno che
esaltare i dettagli
in una certa misura complica la scena alla stregua dell’ambiente
della crettatura
DGHYLGHQ]LDUHOH
QDWXUDOH FKH LUURPSH GDOOD ¿QHVWUD GHOOD VHFRQGD VWDQ]D R GHOOD
minime tracce di
luce che illumina frontalmente la scena. Con questo espediente il
FLRFFKHGLFDSHOOL
pittore ha forse inteso far insorgere nell’osservatore attento un inandate quasi
terrogativo. Da un lato ha rimarcato l’atteggiamento tipico dei bimbi
FRPSOHWDPHQWH
che si distraggono con facilità nell’intento di scoprire ogni momento SHUVHFRQLUHVWDXUL
qualcosa di nuovo e dall’altro ha inteso sottolineare che la scena
17
L’opera
non è limitata al riquadro del dipinto, bensì deborda perché i soggetti, pure in diversa misura e con ruoli differenti, sono affacciati
alla vita che deve essere vissuta e per questo occorre osservare e
scoprire il mondo guardando lontano.
/H¿JXUHVRQRDJJUD]LDWHDQFKHVHXQPLQLPRGLULJLGLWjVLQRWD
nell’atteggiamento della Madonna e i movimenti descritti sono circoscritti all’ambiente domestico caratterizzato dalla quiete di quello che appare un mattino, espresso piuttosto chiaramente dai toni
chiari della luce nell’ambiente naturale.
I volti di entrambi i personaggi sono distesi e caratterizzati da
morbidi incarnati sottolineati da ombre tenui ottenute, come nel velluto del cuscino e nella seta della veste, con diversi sottilissimi livelli
GLFRORUHVHFRQGRTXDQWRKDQQRGLPRVWUDWROHDQDOLVLVWUDWLJUD¿FKH
del micro-campione prelevato sul pigmento verde.
La delicatezza dei particolari del volto femminile e l’assenza d’irregolarità suggeriscono trattarsi di una giovanissima madre interaPHQWHGHGLFDWDDOSURSULR¿JOLRLOTXDOHQRQVLFXUDGLOHLSHUFKp
oltre a trastullarsi con il gatto, distoglie lo sguardo.
Le mani della donna sono lunghe e delicate, mostrate in un atteggiamento affettuoso ma misurato e consono a un soggetto di
alto rango, anche se il complesso della narrazione si svolge in ambiente domestico non particolarmente ricco ed è forse per questo
che ella non indossa gioielli, né esibisce acconciature di particolare
eleganza.
,QXQDUDI¿JXUD]LRQHFRVuUDI¿QDWDHQWURFHUWLOLPLWLVWRQDO¶XQLFD
mano visibile del bimbo che presenta un’imprecisione sulla sagoma del pollice. Su questo particolare si è indugiato a lungo nelle
LQGDJLQL ¿VLFKH HVHJXLWH VXO GLSLQWR H VL q JLXQWL DOOD FRQFOXVLRQH
che questa imprecisione si colloca esattamente nel punto in cui
ODULÀHWWRJUD¿DDOO¶LQIUDURVVRHODÀXRHUHVFHQ]DLQOXFHXOWUDYLROHWWD
hanno evidenziato la caduta della patina pittorica e la presenza
di un’abrasione, proprio in corrispondenza della principale frattura
della tavola. Di conseguenza, sembra assodato che la forma oggi
evidente non derivi dalla prima stesura del dipinto poiché in quel
punto si è persa completamente la patina pittorica originale. La presenza di un’abrasione potrebbe coincidere con un ripensamento
con relativa correzione attuata dall’autore ma più probabilmente la
lieve difformità è dovuta all’intervento dei restauratori. Quello che
oggi possiamo vedere è il risultato di un complesso di interventi
giocati tra l’autore del dipinto e coloro che nel tempo sono interve18
Madonna del Gatto
nuti per integrare la caduta della patina pittorica e di conseguenza non siamo in grado, almeno per questo elemento del dipinto,
di sciogliere del tutto il dubbio. Questo particolare, insieme a un
ripensamento sulla posizione dell’occhio del gatto, sono gli unici
elementi che introducono una minuscola nota dissonante in un
5LSUHVDLQOXFH
contesto armonico.
radente del
8Q XOWHULRUH SUREOHPD HVWHWLFR DSSDUH HPHUVR FRQ L UHVWDXUL
SDUWLFRODUHGHOOD
dell’opera e questo riguarda la capigliatura del bimbo. Le riprese PDQRGHOEDPELQR
LQULÀHWWRJUD¿DGLPRVWUDQRODSUHVHQ]DGLXQD¿WWDWUDPDGLVHJQLD
FRQHYLGHQ]DGHL
SUREOHPLGLVWDELOLWj
SHQQHOORGHGLFDWLGDOO¶DXWRUHDOODGH¿QL]LRQHGHOO¶HVLOHFDSLJOLDWXUD
del bambino, con una trama minuziosamente studiata, fatta di ric- GHOODSDWLQDSLWWRULFD
dovuti alla caduta
cioli e ciocche che incorniciano il volto. Questo particolare pittorico
HGHOO¶DEUDVLRQH
appare prevalentemente perso o fortemente attenuato, soprattutto SURVVLPDDOODIUDWWXUD
nelle porzioni anteriori prossime al volto, come si può facilmente
GHOODWDYROD
ULVFRQWUDUHRVVHUYDQGRFRQDWWHQ]LRQHODWHPSLDGHOELPER YS
H
Relativamente al piccolo gatto, con il corpo raccolto, la coda ripiegata sul ventre e la zampa destra anteriore appoggiata all’avambraccio sinistro del bimbo, qualche critico che commentò il dipinto
QHOKDRVVHUYDWRFKHVHPEUHUHEEHQRQFRPSOHWDPHQWHUL¿QLWRFRPHSHUDOWURQRQFRPSOHWDPHQWHUL¿QLWRDSSDUHLOPLQXVFROR
lembo di veste della Madonna coincidente con la spalla sinistra.
19
L’opera
Questa considerazione di incompiutezza all’epoca fu assunta dagli storici dell’arte come un vezzo leonardesco di non terminare
PDLGHOWXWWRLVXRLGLSLQWL8QPLQRUHOLYHOORGLUL¿QLWXUDGHOFRUSRH
del muso dell’animale lo possiamo constatare anche noi, semplicemente osservando il dipinto in luce visibile, anche se il colore del
vello dell’animale, ancorché piuttosto chiaro, presenta variegature
tipiche della pelliccia felina. Analogamente, e con ancora maggiore
evidenza, va considerata l’incompiutezza della veste della Madonna.
Come si può facilmente constatare, nella pittura leonardesca,
diverse composizioni a sfondo sacro non sono nimbate, né Gesù
infante è sovrastato dal simbolo cristologico secondo le raccomandazioni della Chiesa, come accade ad esempio nel dipinto di
Sant’Anna, nella Vergine e il bambino con l’agnello, nel San Giovanni Battista, oppure nelle varie Madonne, Litta, del garofano,
dell’aspo, e in altri dipinti. Analoga situazione si registra ne La Madonna del Gatto, dove l’osservatore può di volta in volta caricare
LOGLSLQWRGLXQVLJQL¿FDWRUHOLJLRVRRYYHURLQWHUSUHWDUORTXDOHVHPSOLFH VFHQD UDI¿JXUDWH XQ DPELHQWH GRPHVWLFR DUWLFRODWR DSHUWR
DOO¶DPELHQWHQDWXUDOHFKHSXUOLPLWDWRDOODVSHFFKLDWXUDGHOOD¿QHstra, è presente e invade le stanze con le sue forme e la sua luce.
Il messaggio sintetico che sembra derivare dall’opera ha un
carattere universale. Il riferimento è alla vita umana. Al centro di
WXWWRYLqLOUDSSRUWRGLXQDPDGUHFRQLO¿JOLRFKHULFKLDPDLOJHVWR
DQFHVWUDOH GHOOD JHQHUD]LRQH /D GRQQD KD JHQHUDWR LO ¿JOLR H OD
mente corre al gesto che è alla base di questo avvenimento: un
atto d’amore tra un uomo e una donna. La donna è molto giovane,
poco più che bambina ma ha già vissuto la grande esperienza di
YLWDGHOODPDWHUQLWj,OVXRVJXDUGRqSRUWDWRFRQGROFH]]DDO¿JOLR
e questo implica l’amore materno e la conseguente cura parentale,
enfatizzata dai gesti delle mani. Il bambino è nudo perché dovrà vestirsi lui stesso con l’esperienza della vita. Egli guarda lontano con
espressione interessata e questo coinvolge ulteriormente l’osservatore perché introduce un interrogativo: cosa guarda il bambino?
Possiamo dare risposte le più disparate ma restando al livello di
un linguaggio semiologico che punta all’universalità del messaggio
potremmo concludere che guarda al futuro ponendosi al contempo degli interrogativi e stupendosi di ciò che vede. Il suo sembra
uno sguardo di scoperta. Peraltro il proprio futuro dovrà scoprirlo
giorno per giorno e il guardare lontano non potrà che aiutarlo. Se si
Madonna del Gatto
decide trattarsi di Gesù il suo sguardo va indubbiamente riferito al
suo destino di Salvatore, con tutte le conseguenti drammatiche imSOLFD]LRQLFXOPLQDQWLVXO*ROJRWD1HOFRPSOHVVRGHOOD¿JXUD]LRQH
entra l’ambiente architettonico. Esso è necessario alla narrazione
per affermare che la scena si svolge nell’ambiente domestico e per
questo rifugge da qualsiasi elemento aulico. Per di più è spoglio e
l’unico arredo che si percepisce è un elemento funzionale: il piano
di appoggio del cuscino su cui siede il bimbo, in quanto qualsiasi
oggetto ulteriore, sia esso un mobile o un quadro allontanerebbe
l’osservatore dall’essenzialità del messaggio che l’artista intende
trasmettere. A completamento subentra l’ambiente, il quale emerge in tutta la sua bellezza e la sua complessità irrompendo dalla
¿QHVWUD D UDSSUHVHQWDUH LO PRQGR QHO TXDOH L SHUVRQDJJL YLYRQR
e dove il bambino dovrà affermarsi e trovare la sua strada, anche
FRQOHGLI¿FROWjUDSSUHVHQWDWHGDOOHVHYHUHSDUHWLGHOOHPRQWDJQH
1HOPRPHQWRLQFXLO¶DUWLVWD¿VVDODVFHQDODJLRUQDWDqFKLDUDHOD
luce che inonda frontalmente i personaggi non induce ombre dure
tali da evocare drammi. Il dipinto comunica che il bimbo al centro
della scena, gode dell’amore materno e la sua occupazione in quel
momento è nel trastullo rappresentato dal piccolo gatto, non un
ninnolo, bensì un animale vivo, oggetto anch’esso di quel mondo,
per ora sereno, che dovrà affrontare. In estrema sintesi la Madonna
del Gatto rappresenta una metafora della vita.
L’opera
/¶RSHUDq¿UPDWD"
Marco Cima
Mentre lo studio del dipinto sta volgendo al termine, un sussulto rimette tutto in discussione. Osserviamo per l’ennesima volta i
dettagli e ci interroghiamo quale sia il disegno del ricamo che chia-
UDPHQWHHPHUJHQHOO¶RUORGRUDWRGHOODYHVWH1RQVLULHVFHDFRPprendere perché non si riscontrano motivi ricorrenti ma soltanto
una cuspide e un trattino accostato, poi ancora dei piccoli tratti e
qualcos’altro di più confuso. Sulle prime sono incredulo ma ho im
Madonna del Gatto
parato che questo dipinto si concede un po’ alla volta e con umiltà
ritorno sui miei passi. Osservo con una lente e poi al computer stuGLRODULSUHVDLQÀXRUHVFHQ]D89HSRFRDSRFRTXDOFRVDHPHUJH
Sappiamo che il grande maestro amava arricchire le sue opere
FRQPHVVDJJLFHODWLPDJDULVXEOLPLQDOL1RQSHQVRVXELWRDOOD¿Uma perché la cuspide e il trattino potrebbero essere qualcos’altro.
Sulle prime sono perplesso. Ingrandisco la ripresa in luce visibile e devo
constatare che si riconoscono con
chiarezza le lettere “V” e “I” accostate,
delineate in buon stampatello a imitazione dei caratteri di stampa. Le due
lettere sono tracciate da destra verso
sinistra e sono capovolte, come se
l’artista che le ha riprodotte lo avesse
fatto disponendo il dipinto sotto-sopra
e scrivendo in maniera speculare da
destra verso sinistra, peraltro com’era
abitudine di Leonardo.
6LFRQRVFRQRVXH¿UPHLQYDULFRQtesti, talora nascoste o accostate alla
data ma sono quasi sempre in corsivo. Sulla Madonna del Gatto le due
lettere che emergono con chiarezza,
anche osservando il dipinto in luce visibile, sono in stampatello. Continuo
DODYRUDUHVXOO¶LPPDJLQHFKHKD¿VVDWRODÀXRUHVFHQ]DLQOXFH89
ingrandisco, ed emergono altre lettere, alcune chiare e altre confuse o incomplete, per via della caduta parziale della patina pittoULFD0LVXSSRUWDXQHVSHUWRGLJUD¿FDFRPSXWHUL]]DWDHLQVLHPH
proviamo a regolare ulteriormente l’immagine. Si riesce a ottenere
un maggiore contrasto nel quale riteniamo di riuscire a riconoscere
brandelli di lettere a stampatello tracciate in nero a destra delle
GXHSLHYLGHQWL³9,´1RQSRVVLDPRHVFOXGHUHWUDWWDUVLGLXQD³/´
e una “D” e ancora più a destra il frammento di quella che sembra
una parentesi ma questo segno non si riesce a comprendere con
chiarezza. Più chiari sono i segni in continuità verso sinistra: cinque
brevi tratti verticali, seguiti da quella che appare come una virgola
e un altro breve trattino verticale. M’interrogo su quella segnatura
FKHVHPEUD
,OULTXDGURURVVR
LQGLFDODSRVL]LRQH
GHOO¶LVFUL]LRQH
FDPXIIDWDGDULFDPR
3DJLQDDIURQWH
Particolare del
GLSLQWRLQSRVL]LRQH
FDSRYROWD VRWWR
VRSUD GHOO¶RUORGHOOD
veste della Madonna
QHOODULSUHVDLQ
ÀXRUHVFHQ]D89FRQ
FRQWUDVWLDXPHQWDWL
6RWWR ,OULVXOWDWRGHO
ULFDOFRGHOO¶LVFUL]LRQH
FRVuFRPHVHPEUD
HVVHUHVWDWDUHGDWWD
con stesura da
GHVWUDYHUVRVLQLVWUD
L’opera
Continuando a ricostruire le lettere verso sinistra, pure con una
serie di dubbi, sempre in stampatello ma con caratteri meno curati,
HPHUJHTXHOODFKHDSSDUHOD¿UPDSHUHVWHVRVHJXLWDGDTXHOOD
FKHVHPEUDXQDGDWDRYYHUR³9/,21$5'2´'LFRQVHJXHQza l’intera scritta, molto ben celata, disposta secondo una stringa
lineare riportata sulla curvatura della fettuccia gialla che orla il collo
a cuspide della veste della Madonna, ricomposta dopo il rovesciamento e la specchiatura offrirebbe:
/'9,| | | | | , | 9/,21$5'2
7UDO¶DOWURODIRUPDGHO³´DWUDFFLDWRDELVFHWDULFRUUHLQGLYHUVL
contesti leonardeschi1. È del tutto evidente che quanto emerge da
TXHVWDLVFUL]LRQHEHQFDPXIIDWDqOD¿UPDFRQODGDWDGHOO¶RSHUD
e, se venisse confermata da specialisti, potrebbe aggiungere un
ulteriore elemento di studio del dipinto, che sarebbe dunque stato
prodotto lo stesso anno della Madonna dei Fusi o dell’Aspo di cui
FRQGLYLGHODVDJRPDGHOOHPRQWDJQHORQWDQHLO¿XPHVHUSHJJLDQWH
nella piana di fondovalle e la morbidezza delle ombre prodotte dalla
OXFHFKHDYYROJHOH¿JXUHHFRPHQHOO¶RSHUDRJJHWWRGLVWXGLRQRQ
sono nimbate.
Grazie alle molteplici riprese dell’opera in diverse condizioni di
luce è stato possibile giungere a quella che a tutti gli effetti appare
una scoperta rilevante ma la prudenza è d’obbligo!
Continuiamo a seguire il corso dello studio che è stato condotto
intorno all’opera, esponendo punto per punto tutti i risultati sin qui
ottenuti e in prima istanza vediamo di mettere insieme la storia nota
del dipinto.
1&RPHDGHHVHPSLRQHOFRGLFHDWODQWLFR5RQHO&RGLFH$UXQGHO5&)5%RQIDQWLQR6WRQHS
Madonna del Gatto
La storia recente dell’opera
Marco Cima
1HOOHFRPSOLFDWHGLQDPLFKHGHOO¶DUWHFLVLWURYDWDORUDGLIURQWHD
RSHUHFKHSRWUHPPRGH¿QLUH³IRUWXQDWH´OHTXDOLYHQJRQRSURGRWWH
immediatamente valorizzate ed entrano nella Storia dell’Arte dalla
porta principale; altre, per vari motivi, compiono percorsi complicati
e qualche volta si perdono, oppure rispuntano dopo decenni o adGLULWWXUDVHFROLQHLOXRJKLSLLPSHQVDWL8QHVHPSLRIUDWXWWLqOD
VFRSHUWDRSHUDWDGDOFDUGLQDOH-RVHSK)HVK]LRPDWHUQRGL1DSRleone I, del “San Girolamo penitente” di Leonardo da Vinci, segato
in due pezzi, uno rinvenuto presso un rigattiere che lo usava come
coperchio di una cassapanca e la parte mancante, comprendente il
volto del santo, è stata recuperata nella bottega di un calzolaio che
la impiegava come ripiano di uno sgabello. Il dipinto, non ultimato,
era appartenuto alla pittrice svizzera Angelica Kauffmann morta nel
1HVVXQRqVWDWRLQJUDGRGLVWDELOLUHOHGLQDPLFKHFKHFRQdussero l’importante opera a essere segata in due pezzi e questi
usati come semplici assi; né possiamo essere assolutamente certi
che la versione del ritrovamento fornita dal cardinale sia del tutto
fedele alla realtà. Sta di fatto che il grande dipinto dopo il recupeURYHQQHDFFXUDWDPHQWHUHVWDXUDWRHQHOJOLHUHGLGL-RVHSK
Fesh lo vendettero al papa Pio IX per la ragguardevole somma di
IUDQFKL'DDOORUDODWDYRODqHVSRVWDDL0XVHL9DWLFDQL
Meno fortunate sono state numerose altre opere andate inesorabilmente perdute, tra queste vanno annoverate le centinaia di dipinti a olio su tela di Camille Pissarro rimasti nel suo atelier, dopo
la fuga precipitosa dell’artista, quando nel 1870 le truppe tedesche
RFFXSDURQRLOQRUGRYHVWGHOOD)UDQFLDJLXQJHQGR¿QRD3DULJL/D
sua casa venne occupata e adibita a mattatoio per il vettovagliaPHQWRGHOOHWUXSSH,FLUFDWUDTXDGULVWXGLHVFKL]]LLQHVVD
custoditi andarono distrutti, perché nella stragrande maggioranza
dei casi vennero smontati dai telai e usati come grembiuli dei macellai e altri vennero posti a terra per creare un passaggio riservato
ai graduati per superare il cortile fangoso.
La storia dell’arte è ricca di casi talora paradossali, con vicende estremamente complicate, come le molte centinaia di opere dei
PDJJLRULDUWLVWLHXURSHLGHO1RYHFHQWRIDWWHVHTXHVWUDUHGD+LWOHU
nei musei dei paesi occupati e presso le case degli ebrei deportati,
La storia recente dell’opera
SRLFKpEROODWHTXDOHDUWHGHJHQHUDWD8QDSDUWHGLTXHVWHIRUWXQDWDPHQWHqVWDWDULWURYDWDQHOIHEEUDLRLQXQDSSDUWDPHQWRGL
0RQDFRGL%DYLHUDGLSURSULHWjGHO¿JOLRGLXQIXQ]LRQDULRFLYLOHFKH
operava con i militari incaricati di prelevare i quadri.
La storia recente del dipinto su tavola della Madonna del Gatto
LQFRPLQFLDFRQODPRVWUDVX/HRQDUGRGDWXWWLGH¿QLWD³OD/HRQDUdesca”, anche se il titolo completo era: “Mostra Leonardo da
Vinci e delle invenzioni italiane”.
La decisione di realizzare un
evento dedicato al grande genio
IXSUHVDLORWWREUHGLUHWtamente da Benito Mussolini, in
occasione del raduno fascista di
Milano. La Direzione generale
YHQQH DI¿GDWD DO 0DUHVFLDOOR 3LHWUR %DGRJOLR SUHVLGHQWH
,OSURIHVVRU$GROIR
GHO &RQVLJOLR 1D]LRQDOH GHOOH 5LFHUFKH VRVWHQXWR GDOO¶D]LRQH GL
9HQWXULVHQDWRUH
diverse commissioni composte da molte decine di personalità di
GHO5HJQRDOO¶HSRFD varie estrazioni. Il grande evento si svolse al Palazzo dell’Arte del
della “Mostra
Castello Sforzesco e venne inaugurato il 9 maggio 1939, terzo
Leonardo da Vinci
anniversario della fondazione dell’Impero. Intorno a esso ci fu sin
HGHOOHLQYHQ]LRQL
LWDOLDQH´GL0LODQR
dall’inizio molta confusione tra i vari responsabili delle sezioni, al
punto che poche settimane prima dell’inaugurazione venne nominato un coordinatore straordinario per gli aspetti tecnici dell’opera
di Leonardo nella persona dell’architetto Giuseppe Pagano.
/DPRVWUDFKLXVHLEDWWHQWLLORWWREUHGHOORVWHVVRDQQRGRSR
due brevi proroghe e un notevole successo di pubblico. Per dare
un’idea della portata dell’evento espositivo si consideri che venne
compiuto un grande sforzo per la raccolta e la catalogazione del
più ampio numero possibile di opere e documenti del grande genio
anche al di fuori dell’Italia, con importanti prestiti da molti paesi, tra
i quali l’Inghilterra e la Francia e un’inedita riproduzione di meccanismi e macchine studiate dal grande artista e scienziato.
In questo contesto, dopo l’inaugurazione della mostra venne segnalata agli organizzatori la scoperta di un dipinto di Leonardo posVHGXWRGDXQSULYDWRWDO&DUOR1R\DUHVLGHQWHD6DYRQD6LWUDWWDYD
della Madonna del Gatto. La notizia elettrizzò i membri della commissione artistica della mostra e dopo aver visionato l’opera il più
importante e noto esperto di storia dell’arte, il senatore professor
Madonna del Gatto
Adolfo Venturi, sembra che abbia affermato: «Ho piacere di avere
vissuto tanto da poter vedere quest’opera meravigliosa.»
Il dipinto venne sottoposto al grande storico dell’arte dal collega
PHQRQRWR*LRUJLR1LFRGHPLVXSSRUWDWRGDPRQVLJQRU(QULFR&Drusi e dai professori Pietro Toesca e Bernardo Barenson che per
primi ebbero tra le mani il quadro.
Il professor Venturi, insigne studioso di
storia dell’arte, era uno specialista dell’arte medievale e rinascimentale e vantava
un gran numero di pubblicazioni sull’argomento, ivi compreso il primo trattato di storia dell’arte italiana dal Medioevo al Rinascimento, mai eguagliato per dimensioni e
GRFXPHQWD]LRQH LFRQRJUD¿FD SXEEOLFDWR
LQ YROXPL H WRPL 4XHVWL HVSHUto dell’opera di Leonardo e conoscendo
bene i numerosi studi per una Madonna
GHO*DWWRSUHVHQWLDOOD*DOOHULDGHJOL8I¿]L
e al British Museum di Londra, si convinse
dell’attribuzione che gli veniva proposta e da insigne cattedratico
/¶DUFKLWHWWR
*LXVHSSH3DJDQR
VXOSHULRGLFR³/¶$UWH´ QGHO VFULVVH©... Tutto fa credere
SURIHVVLRQLVWD
che la Madonna del Gatto, più semplice, più schietta, sia uscita
DIIHUPDWRDFXL
dalle mani di Leonardo da Vinci; ma egli non dette alla bella opera
YHQQHDI¿GDWRLO
compimento, e ancora si vedono le tracce del segno conduttore, coordinamento della
nella destra della Vergine e nei contorni del gatto...
JUDQGHPRVWUD
Nel
1943 aderì alla
Così Leonardo dipinse questa Madonna giovinetta in veste mo5HVLVWHQ]DHYHQQH
rella a pieghe verrochiesche, con le carni rosate, come quelle del
DUUHVWDWR0RUuQHO
bimbo, dallo sguardo intenso, gentilissimo, che stringe a sé il gatto lager di Gusen il 22
per gioco, in un ambiente che s’apre sulla campagna chiusa da
DSULOH
montagne rocciose, colorita d’aria azzurra, trasportata dai veli del
FUHSXVFRORQHOGRPLQLRVFRQ¿QDWRGHOVRJQR.»1.
$QFKHO¶LQVLJQHVWXGLRVR*LRUJLR1LFRGHPLGDOVRSULQWHQdente dei Musei Civici Milanesi, la pubblicò come autentica nella
menzione contenuta nella pubblicazione in lingua tedesca del 1943
dove si legge: «Tra i disegni di Leonardo della Madonna pervenuti
a noi sono una serie di studi combinati in questo lavoro a pagina
38 e seguenti che rimandano alla composizione della Madonna con
LOJDWWR6RQRSHUORSLDVFULWWLDOODSULPDRSHUD¿RUHQWLQDRYYHUR
WUDLOHLO'DOO¶DQQRVFRUVRqVWDWRQRWDWRLQXQGLVHJQR
19HQWXULSHVHJJ
La storia recente dell’opera
GL/HRQDUGRGHO*DELQHWWRGHOOH6WDPSHGHOOD*DOOHULDGHJOL8I¿]L
una nota “... bre 1478. Ho iniziato le due vergini Maria. Con ogni
probabilità una di loro era la Madonna con il gatto, un dipinto forse
rimasto incompiuto e di cui si era fatto i conti.».
L’importanza di questa pubblicazione risiede nel fatto che dell’oSHUDYHQQHSXEEOLFDWDQRQVROWDQWRODIRWRJUD¿D LQELDQFRHQHUR
,OVDORQHG¶RQRUHGHO
3DOD]]RGHOO¶$UWHGL
0LODQRFRQOHRSHUH
GL/HRQDUGRGRYHIX
HVSRVWRLOGLSLQWR/D
0DGRQQDGHO*DWWR
Dalla pubblicazione tedesca “Leonardo da Vinci”, edito dal Dr. Georg Lüttke, Berlino,
1943, p. 97. Questa menzione non costituisce una novità rispetto al giudizio espresso
da Adolfo Venturi perché il volume è il catalogo della sezione artistica della mostra su
Leonardo del 1939, come recita l’incipit: «L’opera deve la sua realizzazione alla “Mostra
Leonardo da Vinci” avvenuta a Milano nel 1939 sotto la presidenza del maresciallo
d’Italia Pietro Badoglio... testo e immagini coordinati da Sandro Piantanida e Costantino
%DURQLVWDPSDHULOHJDWXUDDFXUDGHOO¶,VWLWXWR*HRJUD¿FRGH$JRVWLQLGL1RYDUDª
Madonna del Gatto
ma anche la ripresa prima del restauro del 1939, unitamente alla
ULSURGX]LRQHGHOODUDGLRJUD¿DSURGRWWDGDOUDGLRORJR)ODYLR*LRLDLQ
occasione dei restauri milanesi del 1939, documentando gli interYHQWLGHLUHVWDXUDWRULPLODQHVL1HOODIRWRJUD¿DGHOO¶RSHUDSULPDGHO
restauro, sebbene in dimensioni ridotte, non si vedono le cospicue
lacune dovute alla caduta della patina pittorica antica rivelate dalla
ripresa del dipinto in
ÀXRUHVFHQ]D XOWUDYLROHWWD YS &Lz
conferma che il più
importante restauro conservativo era
già stato realizzato,
avvalorando la tesi
che qui sosteniamo, ovvero che tale
operazione sia stata
attuata da un restauratore di cui non si
conosce il nome nel
corso dell’Ottocento e che l’intervento
predisposto da Hans
Sedresen prima della presentazione in
mostra a Milano del
dipinto, sul piano
pittorico, in linea con
quanto riferito dai
contemporanei, sia
stato effettivamente
molto leggero.
/DSDJLQDGHO
volume
“Leonardo
Del dipinto della Madonna del Gatto si parlò pubblicamente in
GD9LQFL´SXEEOLFDWR
termini entusiastici per la prima volta in un breve articolo del Corriea Berlino nel 1943 in
re della sera del 17 agosto3QRQ¿UPDWRHTXLQGLULIHULELOHDOGLUHWWRlingua tedesca da
re Aldo Borelli e una settimana dopo in un articolo, anch’esso non
'U*HRUJ/WWNH
¿UPDWRHDWWULEXLELOHDOGLUHWWRUH&RQFHWWR3HWWLQDWRVX/D6WDPSD
GHODJRVWR4.
«Milano. La Mostra leonardesca, tanto giustamente celebrata e
3 Borelli 17 agosto 1939, p. 13.
43HWWLQDWRDJRVWRS
La storia recente dell’opera
illustrata da quotidiani e da riviste che pubblicarono schizzi, diseJQLHULSURGX]LRQLIRWRJUD¿FKHGLTXDVLWXWWHHRSHUHGHOJHQLRLPmortale, ha riservato una prodigiosa sorpresa: il ritrovamento di un
quadro “La Madonna del Gatto”. La sua esistenza era sicura anche
perché il maestro aveva lasciato scritto di avere dipinto nel tempo
in cui era con il Verrocchio, due quadri di Madonne, che partico-
6FRUFLRGHOVDORQH
G¶RQRUHGHO3DOD]]R
GHOO¶$UWHGL0LODQRLQ
un momento della
PRVWUDVX/HRQDUGR
30
ODUHJJLDYD0DGRYHHUD¿QLWRTXHVWRTXDGURDWWUDYHUVRLVHFROL"
1HVVXQ0XVHRQHVVXQFROOH]LRQLVWDSULYDWRVLDSXUHGHLSLULQRmati, poté mai offrire indicazioni utili. Orbene la famosa Madonna
del Gatto si trovava in una casa di Savona e ne era possessore
LOVLJ&DUOR1RLDGLVFHQGHQWHGLDQWLFDHQRELOHIDPLJOLDSXJOLHVH¿JOLRGLXQYDORURVRFDSLWDQRGHL&DUDELQLHULPRUWRSHUFDXVH
GLVHUYL]LR,OVLJ1RLDULPDVWRRUIDQRGHOSDGUHLQWHQHUDHWj
ricorda d’aver sempre veduto fra le pareti domestiche il quadro, a
cui nessuno aveva dato mai eccessiva importanza, e che aveva
seguito con tacita rassegnazione la sorte dei bauli e delle valigie
QHOOHSHUHJULQD]LRQLFXLO¶XI¿FLDOHGHLFDUDELQLHULHUDFRVWUHWWRDIDUH
con la famiglia, nel continuo mutare di residenza. Furono i riferimenti pubblicati sull’introvabile dipinto in occasione della mostra
GL0LODQR±ULIHULPHQWLFKHSDOHVDYDQRVLQJRODULFRLQFLGHQ]HFRQLO
TXDGURGLVXDSURSULHWj±FKHVSLQVHURLO1RLDDSDUODUQHDGDPLFL
conducendolo poi a portare il quadro a Milano e a presentarlo a
Madonna del Gatto
un profondo conoscitore dell’opera leonardesca. Questi di fronte al
quadro di cui rilevava subito la squisita e superba fattura, di fronte
DLULFKLDPLGHOFDSRODYRURDFFHQQDWRGDLELRJUD¿GHOJUDQGHYLQFLDno non seppe nascondere il proprio senso di sorpresa. Senza alcuna anticipazione sull’attribuzione il quadro venne lasciato all’esame
GHJOLHVSHUWLGHO&RPLWDWRGHOOD/HRQDUGHVFDSURI*LRUJLR1LFRGH-
mi, prof. Pietro Toesca e senatore Adolfo Venturi; ed essi si sono La sala dedicata alla
pronunziati nell’attribuire a Leonardo la paternità di questa opera.» ³6FXRODGL/HRQDUGR´
nella mostra di
Al centro delle vicende dell’opera del 1939 risulta il gallerista
0LODQRGHO
RDQWLTXDULR&DUOR1R\DFKHGLFKLDUDGLSRVVHGHUHLOGLSLQWRPD
come vedremo in seguito, ciò non corrisponde al vero. Egli ebbe un
ruolo mai completamente chiarito, rispetto al quale in questa sede
cercheremo di fare un po’ di chiarezza.
'L&DUOR1R\DVDSSLDPRPROWRSRFRPDQHJOLDUWLFROLGLJLRUQDOH
vi è qualche riferimento all’appartenenza a una famiglia aristocratica e recentemente nel mercato antiquario è stato battuto un biglietWRGDYLVLWDGLXQRPRQLPRWDO&DUOR1R\DGHLEDURQLGL%LWHWWR %DUL
UHVLGHQWHD1ROD 1DSROL GDWDWRPDJJLR1RQSRVVLDPR
escludere che questo omonimo sia un antenato diretto, perché il
trasferimento di sede della famiglia è rimarcato dall’articolo de La
Stampa dell’agosto 1939. In aggiunta, qualche indicazione attribuiVFHD1R\DODSURIHVVLRQHGLDQWLTXDULR
31
La storia recente dell’opera
Il successo della mostra fu notevole e quando già l’evento espoVLWLYRHUDDSHUWRGDWUHPHVLLQWRUQRDO±VHWWHPEUHFRPSDUYH
in esposizione la Madonna del Gatto. Per raccontare questa fase
lasciamo ancora la parola al giornalista Bruno Bianchi di Stampa
6HUDFKHLOVHWWHPEUH ha pubblicato un lungo articolo elogiativo, dal quale possiamo trarre diverse informazioni:
«Il quadro, a differenza di
altri e di numerose tavole di
“studi” che sono parimenti
esposti alla Mostra, è sistemato su di un cavalletto, al centro
della sala, anziché essere appeso alla parete, per dar modo
ai numerosi studiosi, agli appassionati ed al pubblico di
osservarlo a pieno agio e sotto
tutte le gradazioni, gIi effetti e
le sfumature di luce. Le caratteristiche pittoriche che lo hanno fatto attribuire a Leonardo
dal giudizio autorevolissimo
del senatore Adolfo Venturi e
degli altri commissari artistici
della Mostra, Giovanni Poggi,
Pietro Toesca, Mario Salmi,
Bernardo Brenson. Le valutazioni sono apparse subito esaurienti agli esperti, per cui l’opera ha
/HRQDUGRGD9LQFL
/RVFKL]]RGHOOD
trovato immediatamente grande credito.»
0DGRQQDFRO*DWWR
Stando alle fonti giornalistiche, a proporre il quadro agli orgaSHQQDHLQFKLRVWUR
QL]]DWRULGHOODPRVWUDIXTXHOORFKHVLTXDOL¿FzFRPHSURSULHWDULR
VXFDUWD [
PP FRQVHUYDWRDOOD RYYHUR&DUOR1R\DRSLSUREDELOPHQWHTXDOFXQRDVXRQRPHFKH
poteva parlare professionalmente con i membri del comitato or*DOOHULDGHJOL8I¿]L
GL)LUHQ]H2SHUD
ganizzatore. A confermarlo ulteriormente è ancora Bruno Bianchi,
GDWDELOHWUDLO
nello stesso articolo il quale offre altre preziose informazioni circa i
HLO ,QY(
lavori di restauro dell’opera.
UHFWR
«… Il quadro, tolto dall’assoluto abbandono in cui giaceva, e
dato in esame ad alcuni competenti di Savona, parve davvero offrire molte possibilità di una eventuale attribuzione a Leonardo, possibilità subito confermate a Milano, come già si è detto, da giudizi
%LDQFKLVHWWHPEUHS
Madonna del Gatto
più minuziosi ed attendibili. Il quadro, che al ritrovamento appariva
appesantito da precedenti restauri, e rovinato in alcune parti da
grossolane ripuliture che avevano rimosso le velature e messo a
QXGRODWUDPDGHOGLVHJQRIXDI¿GDWRSULPDDLUHVWDXUDWRULIUDWHOOL
Porta, di Milano, e in seguito, per la ripulitura, la restituzione delle
tinte e gli eventuali particolari ritocchi, al professor Hans Sedresen,
uno specialista del genere,
pure di Milano. Ora, dopo la
completa, perfetta restaurazione, tecnici e critici di tutta
Italia, ed anche stranieri, si
sono ancora trovati d’accordo nell’attribuire all’unisono il quadro al grande
Maestro, dopo prolungati
e scrupolosissimi esami
dell’opera, tanto che ormai
la paternità del dipinto si
può dire aggiudicata; la Mostra ha potuto così inaspettatamente arricchirsi di una
nuova, degnissima opera,
che trova in essa un posto
GL SULPLVVLPR SLDQR 1Rtiamo che le offerte di vari
compratori, pervenute numerosissime al proprietario, sono salite
ora, dopo l’accertata autenticità, a cifre altissime; ma, almeno per il
PRPHQWRLO1R\DQRQKDYROXWRSUHQGHUHLQFRQVLGHUD]LRQHDOFXQD
proposta di vendita del prezioso dipinto.»
1RQVDSSLDPRVHWUDL³FRPSHWHQWLGL6DYRQD´FLWDWLQHOO¶DUWLFRORFL
fosse anche il quarantenne pittore Cesare Tubino ma sembrerebbe
probabile. Carlo Cordì, che scrive un breve articolo sulla testata
RQOLQH³)LQHVWUHVXOO¶DUWH´QHOULPDUFDFKH&DUOR1R\DHUDXQ
antiquario. In tal caso, con ogni probabilità il reale proprietario del
dipinto era sin dall’inizio il pittore Cesare Tubino.
A completamento delle informazioni “al contorno” della vicenda
del dipinto, riportiamo un passo del recente scritto di Roberto Cara
, che illustra ulteriormente l’ambiente culturale dell’epoca.
«Avendo già maturato una lunga frequentazione degli studi le-
/HRQDUGRGD9LQFL
6FKL]]RGHOOD
Madonna con
EDPELQRH*DWWR
VXFDUWDDSHQQDH
LQFKLRVWUR [
PP &ROOH]LRQH
SULYDWD
&DUDS
33
La storia recente dell’opera
onardeschi, Gentile fu in seguito scelto come Presidente del CoPLWDWR VFLHQWL¿FR GHOOD 0RVWUD GL /HRQDUGR GD 9LQFL FRPSRVWR GL
HPLQHQWLSHUVRQDOLWjGHOODFXOWXUDHGHOO¶8QLYHUVLWjLWDOLDQD SHUOR
SLVFLHQ]LDWLRVWRULFLGHOO¶DUWH 3URI)LOLSSR%RWWD]]L0RQV3URI
(QULFR &DUXVL 6 ( LO *HQHUDOH$UWXUR &URFFR 1 + 3URI *LXseppe Favaro, S. E. il Prof. Gustavo Giovannoni, Prof. Roberto
0DUFRORQJR 3URI 8JR 3UDWRORQJR
Prof. Federico Sacco, Prof. Mario
Salmi, Senatore Prof. Giunio Salvi,
Prof. Pietro Toesca, Senatore Professor Adolfo Venturi». Egli partecipò ai lunghi ed estenuanti preparativi che portarono all’inaugurazione
della grande mostra del 1939. Egli
scrisse, inoltre, un contributo per il
ponderoso volume commemorativo
FKH O¶,VWLWXWR *HRJUD¿FR 'H$JRVWLni dedicò alle celebrazioni, al quale
collaborarono alcuni dei maggiori
leonardisti dell’epoca.
,O JLXJQR LQ RFFDVLRQH
della visita all’esposizione del prinFLSH 8PEHUWR GL 6DYRLD QHO FRUVR
GHOOD TXDOH O¶,VWLWXWR /8&( UHDOL]]z
le riprese di un breve cinegiornale,
il ministro Gentile guidò l’erede al
/HRQDUGRGD9LQFL trono attraverso le sale del Palazzo dell’Arte al Parco Sempione. Il
6WXGLRSHUXQD
¿OPGHOODGXUDWDGLXQPLQXWRHTXDUDQWDWUpVHFRQGLqO¶XQLFDWHVWL0DGRQQDFRO*DWWR monianza viva che rimane della mostra, la sola che possa trasmetSHQQDHLQFKLRVWUR
tere, anche se per un attimo, le sensazioni provate da chi l’aveva
[PP
FRQVHUYDWRDO0XVpH YLVLWDWDLQTXHLJLRUQL1HOO¶HFRQRPLDGHOPRQWDJJLRGLTXHVWRFRUWRPHWUDJJLRXQRVSD]LRDVVDLULGRWWRqGHGLFDWR±LQDSHUWXUD±DOOH
Bonnat di Bayonne
)UDQFLD inquadrature delle opere d’arte, mentre è dato ampio risalto alle
invenzioni delle più diverse dimensioni, dalle pompe idrauliche alle
armi da fuoco, azionate da forze motrici umane o meccaniche.»
L’apparizione della Madonna del Gatto in mostra a Milano destò
un’eco vastissima che rimbalzò su tutti i giornali italiani e, in primis,
sul blasonato Corriere della Sera e sulla Domenica del Corriere del
VHWWHPEUHHGHEEHULÀHVVLDQFKHVXPROWLVVLPLJLRUQDOLHVWHUL
/HDQDOLVLGHOGLSLQWRFRQGRWWHQHOQRQVRQRVWDWHVXSHU¿34
Madonna del Gatto
ciali perché oltre agli interventi di restauratori e specialisti, la tavola
venne sottoposta a un’indagine radiologica in grado di mostrare
i differenti livelli di patina pittorica, come ci informa lo stesso arWLFRORGL6WDPSD6HUDGHOVHWWHPEUHD¿UPDGL%UXQR%LDQFKL
«/DUDGLRJUD¿DDI¿GDWDDOWHFQLFRUDGLRORJRGHOFRPXQHGL0LODQR
Flavio Gioia, ha rivelato altri punti di contatto e di rassomiglianza
con la tecnica abituale del
maestro, come, ad esempio, nella disposizione delle
prime pennellate.»
Come si può desumere
dall’articolo, l’interesse e
l’entusiasmo contagiò, sia
gli esperti, sia i semplici appassionati di arte, ma poco
dopo successe qualcosa di
cui nessuno fornì spiegazione, né all’epoca, né nei
decenni successivi.
La stessa testata Stampa Sera l’11 ottobre 1939
ospitò un lungo articolo tagliente del giovane giornalista e critico d’arte Marziano
Bernardi, in base al quale
sappiamo che su ordine
del Ministero, l’opera venne
ritirata dal contesto espositivo7.
«La Madonna del Gatto intorno alla quale tanto chiasso c’è stato
in questi ultimi tempi, e entrata nientemeno che nella grande mostra leonardesca di Milano, vi è stata esposta per circa un mese, e
GDGXHJLRUQLSHURUGLQHGHO0LQLVWHURGHOO¶(GXFD]LRQH1D]LRQDOH
ne è stata ritirata. Tutto ciò, come ognuno può giudicare, è molto
grave».
Dunque, l’opera venne ritirata dalla mostra soltanto pochi giorni
SULPDGHOODFKLXVXUD RWWREUH (YLGHQWHPHQWHLPRWLYLGRYHWWHUR
essere seri ma nessuno li spiegò. Marziano Bernardi nel suo lungo
articolo non dice di pareri discordanti da quelli espressi da Adolfo
7 Bernardi 11 ottobre 1939, p. 3
/HRQDUGRGD9LQFL
6FKL]]RGHOOD
Madonna con
EDPELQRH*DWWR
su carta a matita
ULSDVVDWRDSHQQDH
inchiostro sul verso
[PP
conservato al British
0XVHXP2SHUD
GDWDELOHWUDLOH
LO ,QY
La storia recente dell’opera
Venturi e altri storici dell’arte, né induce il sospetto di falsità dell’opera, bensì lamenta che sia stato dato un giudizio troppo affrettato
relativamente alla sua attribuzione. Secondo lui sarebbero state
necessarie ulteriori indagini, affermando: «Il male è che l’opera sia
HQWUDWDVHQ]¶DOWURQHOODPRVWUDSHUHVVHUHULWLUDWDXQPHVHGRSR8Q
mese che avrebbe più utilmente potuto essere impiegato in minute
indagini.»
In un altro passaggio Bernardi rimprovera all’attempato professore Adolfo Venturi di essersi lasciato trasportare dall’entusiasmo:
«La presenza di così numerosi disegni insistenti sul medesimo
soggetto [la Madonna del Gatto - ndr], fece affermare ad Adolfo
Venturi già quindici anni fa essere la Madonna del Gatto “un quadro
smarrito” è dunque un quadro che è stato dipinto, che forse non è
andato distrutto e che quindi si può ritrovare.»
Il giornalista e critico d’arte lascia intendere che il riconoscimento
della mano del grande maestro nel quadro della Madonna del Gatto per Venturi sia stato l’adempimento di una sua stessa profezia.
1RQVLFRQRVFRQRDOWULSDUWLFRODULGHOODYLFHQGDPDLOGLSLQWRFRQ
la sua notevole cornice frutto di alta ebanisteria rinascimentale venne rimosso dalla sala espositiva e da quel momento l’opera scomparve e si riparlerà della Madonna del Gatto soltanto dopo la morte
del pittore Cesare Tubino avvenuta nel 1990.
Indubbiamente, in seguito al ritiro dall’esposizione, il quadro è
VWDWRULFRQVHJQDWRD&DUOR1R\DFKHFRQYHURVLPLOPHQWHUDSSUHsentava il reale proprietario Cesare Tubino. Il quadro venne ritirato
e nessuno spiegò mai come, l’uno o l’altro, fosse entrato in possesso del dipinto.
L’opera venne esclusa dal contesto espositivo in un momento in
cui l’Europa era già in guerra e di lì a qualche mese anche l’Italia
VDUHEEHVFHVDLQFDPSRFRQLULVXOWDWLFDWDVWUR¿FLFKHWXWWLFRQRVFRno. Ciò sembra segnare uno iato che distolse l’interesse generale
per i dibattiti nel campo dell’arte che soltanto poco prima avevano
destato gli entusiasmi di illustri studiosi. Determinante appare anche la scomparsa del professor Venturi solo un anno e mezzo dopo
l’evento espositivo.
Così come la guerra travolse il fascismo e condusse Mussolini
alla morte. Il dopoguerra fu riformista e nessuno si interessò più
della grande mostra su Leonardo da Vinci voluta dal regime né del
dipinto de La Madonna del Gatto.
Oggi gli interrogativi intorno a quest’opera sono molteplici ma si
Madonna del Gatto
possono riassumere in cinque punti fondamentali:
/¶RSHUDqVXI¿FLHQWHPHQWHDQWLFDGDHVVHUHFRPSDWLELOHFRQ
l’attività di Leonardo da Vinci?
/¶RSHUDKDFDUDWWHULVWLFKHIRUPDOLHGLVWLOHDGHJXDWHSHUHVVHre paragonata alle opere di Leonardo?
&KLHUDLOUHDOHSURSULHWDULRGHOGLSLQWR&DUOR1R\DFKHORHUH-
ditò dagli ascendenti, come riportato dai giornali, o il pittore Cesare /HRQDUGRGD9LQFL
,GXHVFKL]]LGHOOD
Tubino?
Madonna del Gatto
4. Perché e in base a quali considerazioni il quadro venne ritirato
UHDOL]]DWLVXOOR
dalla mostra nell’ottobre 1939?
VWHVVRIRJOLRD
&RVDVLJQL¿FDO¶DPELJXDGLFKLDUD]LRQHWHVWDPHQWDULDGHOSLWPDWLWDULSDVVDWRD
SHQQDHVWHVXUD
tore Cesare Tubino in merito al dipinto della Madonna del Gatto?
di inchiostro sul
I primi due interrogativi sono fondamentali per la comprensione
YHUVR [PP
dell’opera e possono essere risolti in buona parte con le attività
conservati al British
G¶LQGDJLQHWHFQLFRVFLHQWL¿FKHVXOGLSLQWR
0XVHXP2SHUD
L’interrogativo circa le modalità con le quali l’opera pervenne alla
GDWDELOHWUDLO
IDPLJOLD1R\DRYYHURD&HVDUH7XELQRVHEEHQHQRQYLVLDQRLQIRU- HLO ,QY
mazioni, possiamo risolverlo provvisoriamente con un’ipotesi crediELOH6DSSLDPRGDJOLDUWLFROLULSRUWDWLVRSUDFKH&DUOR1R\D³DYHYD
in casa già da moltissimo tempo”, il quadro con la sua preziosa
cornice. Siamo autorizzati a pensare che l’opera fosse davvero di
37
La storia recente dell’opera
Due momenti delle
ULSUHVHGHOGLSLQWR
QHOODERUDWRULRGHO
Polo Museale del
&DQDYHVH
38
SUHURJDWLYD GHOOD IDPLJOLD 1R\D RYYHUR SRVVD HVVHUH ¿QuWD QHOOH
sue mani di gallerista, magari attraverso un antiquario o un rigattieUHFKHFXUzORVYXRWDPHQWRGLXQDGLPRUDDULVWRFUDWLFD¿QLWDVHQ]D
HUHGL1RQSRVVLDPRSHUzHVFOXGHUHFKHLOYHURSURSULHWDULRIRVVH
Cesare Tubino che non spiegò mai come lo ottenne, magari comprandolo da qualcuno di cui non si conosce l’identità senz’alcuna
formalità o con un documento
SHUGXWRHFKH1R\DHVVHQGR
gallerista, sia stato soltanto un
paravento utilizzato dal reale
proprietario onde non comparire direttamente.
Le ragioni per le quali il
dipinto venne ritirato dalla
PRVWUD VRQR SL GLI¿FLOL GD
FRPSUHQGHUH 8QLFDPHQWH
possiamo considerare che il
1° giugno 1939 venne promulgata la legge 1089 “Tutela
delle cose di interesse artistico e storico”, quando la mostra su Leonardo era già stata
inaugurata da tre settimane.
Si tratta di un dispositivo legislativo severo che aveva
l’obiettivo di riordinare l’intero
comparto dei Beni Culturali
imprimendo una svolta rigorista alla gestione delle opere
d’arte dei siti e dei reperti archeologici, attribuendo in via
GH¿QLWLYDXQUXRORHJHPRQHH
primario allo Stato in tutte le questioni riguardanti la materia.
6LFXUDPHQWH LO PLQLVWHUR GHOO¶(GXFD]LRQH 1D]LRQDOH DYHYD DSprovato un progetto della mostra con l’indicazione delle singole
opere che sarebbero state prestate ed esposte e sicuramente l’elenco non comprendeva il dipinto della Madonna del Gatto. Queste
concause è possibile che siano alla base della decisione ministeriale che, a breve distanza dall’esposizione del dipinto, condusse
i dirigenti a impartire l’ordine di ritirare l’opera. Il provvedimento fu
Madonna del Gatto
sicuramente in linea con la nuova legge ma, come già osservato,
non risulta che sia stato espresso un giudizio nel merito della qualità artistica o dell’attribuzione. Verosimilmente si è trattato di una
semplice questione procedurale. La ragione principale sembrerebbe basata sul fatto che il dipinto era di proprietà privata e venne
esposto con moltissime opere di proprietà pubblica provenienti dai
principali musei del mondo. Per di più gli fu attribuita pari se non
VXSHULRUHGLJQLWj GDWDODUHFHQWLVVLPDVFRSHUWD GRYHLQXQFRQtesto di carattere statale nel quale si intendeva celebrare, oltre al
genio di Leonardo, anche e soprattutto la grandezza delle realizzazioni industriali italiane. Per questa ragione erano stati ammessi
molti grandi espositori che sicuramente avevano pagato gli spazi
messi a loro disposizione e gli allestimenti, anche sponsorizzando
l’evento, come si evince dal catalogo generale della mostra81HO
caso dell’esposizione de La Madonna del Gatto, si esaltava l’opera
facendone lievitare enormemente il valore economico a tutto vantaggio di un privato che non aveva speso un soldo, né per lo spazio
che gli veniva dedicato, né aveva contribuito alle sponsorizzazioni
dell’iniziativa. Per comprendere il clima di quei giorni va rimarcato
che comparve un breve articolo su Stampa Sera del 3 ottobre 1939
¿UPDWRFRQORSVHXGRQLPR³,SVLVVLPXV´GRYHVLOHJJH9: «disputa a
morte, per sapere se la Madonna del gatto scoperta in Liguria sia
o non sia di Leonardo...». In quello scritto si cita l’opinione di qualFXQR VHQ]DDOWULULIHULPHQWL FKHDIIHUPD©Leonardo non può aver
SRVWRLQJORULDWUDOD9HUJLQHH*HVXQDQLPDOHSHU¿GRFRPHLO
gatto.» Indubbiamente questa era una disputa capziosa tra specialisti avversari per altre cause, perché Leonardo aveva accreditato il
tema con molti schizzi. Ancorché non esista documentazione speFL¿FDVHPEUDFKHDVRWWRSRUUHXQTXHVLWRDOPLQLVWHURVXOO¶RSSRUWXnità di esporre il dipinto con tanta enfasi sia stato il soprintendente
alle Belle Arti Guglielmo Pacchioni, forse animatore o suggeritore
GHOODGLVSXWDVXOJDWWRSRVWRWUD*HVHOD9HUJLQH1RQRVWDQWHLO
suo ruolo di dirigente ministeriale, questi non fu invitato a partecipaUHDOFRQVHVVRVFLHQWL¿FRRUJDQL]]DWRUHGHOODPRVWUDPLODQHVHVX
Leonardo, fatto che potrebbe aver alimentato non poche gelosie.
Peraltro, il comitato era composto in larga prevalenza da professori
universitari mentre le gerarchie ministeriali erano escluse e non è
un segreto che tra i due ambienti c’era - allora come oggi - molta rivalità. Per comprendere meglio le ragioni che potrebbero aver
8&DWDORJR8I¿FLDOHGHOOD³0RVWUD/HRQDUGRGD9LQFLHGHOOHLQYHQ]LRQLLWDOLDQH´
9,SVLVVLPXVRWWREUHS
39
La storia recente dell’opera
spinto il soprintendente a giocare il suo prestigio derivante dal ruolo
ricoperto contro la mostra, in particolare cercando qualche punto
di debolezza per poter criticare gli organizzatori, vale approfondire
meglio la conoscenza del personaggio. Il soprintendente Pacchioni
aveva alle spalle una carriera non del tutto adamantina poiché anni
prima era stato trasferito da Torino a Pesaro in seguito all’inchiesta
scaturita dal “furto dimostrativo” da lui inscenato alla Reale PinacoWHFD6DEDXGD RJJL*DOOHULD6DEDXGD (JOLQHOSHUVFUHGLWDre i dirigenti dell’importante museo d’arte, aveva rimosso un piccolo
dipinto di Van Eyck dalla sua posizione lo aveva nascosto dietro
a un calorifero facendolo ritrovare l’indomani. Dal fatto derivarono
GHQXQFHLQFURFLDWHODVXDYHUVRLOSHUVRQDOHGH¿QLWRLQDGHPSLHQWH
ai controlli e quella del personale verso di lui, accusato di voler
GDYYHURUXEDUHO¶RSHUD1HO'RSRJXHUUD3DFFKLRQLSUHVHQWzLOIDWWR
come una sua azione proditoria contro il regime fascista ma con
EXRQDSUREDELOLWjIXVROWDQWRXQDYLFHQGDSRFRHGL¿FDQWHGLDQWDJRQLVPLHULYDOLWjQHOO¶DPELWRGHJOLXI¿FLSHULIHULFLGHO0LQLVWHUR
È del tutto evidente che gli organizzatori, contagiati dall’entusiasmo per l’eccezionalità del dipinto rinvenuto, nell’esporre a mostra
avviata da circa tre mesi La Madonna del Gatto commisero una
leggerezza, in aperto contrasto con i nuovi dispositivi di legge che
assegnavano al Ministero il compito esclusivo di gestire i Beni Culturali del paese, ivi compresi quelli di proprietà privata e da questa
leggerezza scaturì il provvedimento.
1RQ SRVVLDPR VSLQJHUFL ROWUH QHOOH FRQVLGHUD]LRQL PD QRQ q
escluso che in seguito alla segnalazione del soprintendente PacFKLRQLODTXHVWLRQHVLD¿QLWDVXOWDYRORGHOGLUHWWRUHJHQHUDOHGHO0Lnistero o addirittura del ministro e nell’ordine pervenuto a Milano di
rimuovere il dipinto appare evidente il subentro di considerazioni di
carattere strettamente politico, legate alle opportunità commerciali
legate al dipinto, conseguenti la grande risonanza derivata dalla
presentazione entusiastica alla pubblica opinione da parte della
stampa.
È indubbio che l’ordine ministeriale, pervenuto senz’alcuna spiegazione, come d’altronde è prassi assodata presso gli alti organismi statali abbia intimidito, sia il proprietario dell’opera, sia gli storici
dell’arte che si erano espressi forse con troppo entusiasmo, magari anche provocando ripensamenti in qualcuno che non era stato
coinvolto direttamente nella scelta di esporre con grande evidenza il dipinto. La controprova risiede nel fatto che lo stesso Adolfo
40
Madonna del Gatto
Venturi, convinto assertore della sua autenticità, nonostante il suo
carisma nel campo della Storia dell’Arte, non si pronunciò ulteriormente e sulla sua scia anche gli altri esperti si disinteressarono delle sorti del dipinto. Peraltro, il comitato di docenti che aveva gestito
le fasi istitutive della mostra aveva esaurito il suo compito e della
grande “scoperta”, per la quale soltanto poche settimane prima si
erano ampiamente spesi con
entusiasmo conducendola ad
assumere il posto centrale
nel cuore della mostra, preferirono non esporre ulteriori
commenti, ben sapendo che
il regime non consentiva voci
dissonanti. Per contro, non
risulta neppure che qualche critico abbia gridato allo
scandalo sull’attribuzione de
La Madonna del Gatto a Leonardo, introducendo il sospetto che potesse trattarsi
GLXQ¶RSHUDRJJHWWRGLIDOVL¿FD]LRQH1HPPHQR0DU]LDQR
Bernardi, il quale taccia di suSHU¿FLDOLWjJOLLOOXVWULSURIHVVRri, azzardò sostenere una tesi
discorde sul piano artistico,
limitandosi a osservare che
sarebbe stato opportuno approfondire gli studi sull’opera
prima di esporla. Dunque,
nessun giudizio di falsità del
dipinto è stato espresso e
6RSUD 5LSUHVD
l’ordine di rimuoverlo dalla mostra sembra discendere unicamenGHOGLSLQWRLQ
te da una decisione di carattere burocratico-politico del ministero
ULÀHWWRJUD¿D
competente che agì in seguito a un problema procedurale e di opXOWUDYLROHWWD
portunità.
6RWWR 3UHOLHYRGL
,OIDWWRFKHWUDOD¿QHGHJOLDQQL7UHQWDHO¶LQL]LRGHJOLDQQL4XDPLFURFDPSLRQLGHOOD
ranta il dipinto fosse accreditato a Leonardo, nonostante le vicende
SDWLQDSLWWRULFDGHO
della mostra, appare ulteriormente confermato dal riferimento a
FLHOR
*LRUJLR1LFRGHPLQHOO¶RSHUDSXEEOLFDWDLQOLQJXDWHGHVFDGDOODFDVD
41
La storia recente dell’opera
editrice tedesca del dr. Georg Lüttke e stampata dalla casa editrice
'H$JRVWLQLGL1RYDUDGLFXLVLqGHWWR YSH
0ROWLDQQLGRSRQHOFRPSDUYHODPRQRJUD¿DQHOODFROODQD
“I Classici Rizzoli”, dove il dipinto venne presentato con una scheda
e in questo caso lo troviamo indicato come opera prodotta sulla
base degli studi di Leonardo, a cui si dedica una breve nota10: «In
occasione della mostra Leonardesca allestita a Milano si credette di
aver reperito l’originale in un dipinWRGHOODUDFFROWD1R\DGL6DYRQD
ma in breve l’opera si rivelò una
tarda e arbitraria composizione da
disegni del maestro.»
L’ultimo interrogativo discende dal testamento olografo del
pittore Cesare Tubino morto il 3
novembre 1990 il quale, come si
vedrà meglio in seguito, non si
assegna direttamente la paternità dell’opera. Se fosse stato lui a
dipingere la Madonna del Gatto
quella sarebbe stata la sede giusta per dichiararlo ma non lo fece
e questo risulta avere un preciso
VLJQL¿FDWR FKH DQDOL]]HUHPR SDUlando più espressamente del suo
ruolo, nonostante la dichiarazione
nel complesso sia abbastanza confusa. Il testamento potrebbe es/DIRWRJUD¿DGHO
GLSLQWRSXEEOLFDWD
sere stato scritto in funzione di un’errata interpretazione della legge
sul catalogo edito
DQFRUDLQYLJRUHVXO¿QLUHGHJOLDQQLQRYDQWDGHO1RYHFHQWR
in occasione della
temendo forse un’espropriazione da parte dello Stato. Fatto queUHWURVSHWWLYDGL
sto assolutamente da escludere, quantomeno nel caso di un’opera
&HVDUH7XELQRGHO
FRQHYLGHQ]D autentica, ma che nella mente di un uomo novantenne, il quale ha
GHLGDQQLDOODSDWLQD YLVVXWRPROWHVWDJLRQLHQHOORVSHFL¿FRDQFKHLQUHOD]LRQHDTXHOO¶RSLWWRULFD ULTXDGUL
pera, conoscendo l’ora della gloria e poi quella dell’oblio, potrebbeURVVL
ro essere entrati fantasmi impossibili da rimuovere.
Dopo la scomparsa di Cesare Tubino trascorsero quattordici
anni prima che la famiglia, d’intesa con l’Amministrazione Comunale, promuovesse una retrospettiva. La mostra fu organizzata a
102WWLQRGHOOD&KLHVD3RPLOLRSH
Madonna del Gatto
Palazzo Einaudi di Chivasso e in quella circostanza La Madonna
del Gatto ebbe un posto d’onore ma anche questo fatto, apparentemente poco rilevante, genera un ulteriore interrogativo e cioè: perFKpODIRWRJUD¿DULSUHVDVHQ]DFRUQLFHULSRUWDWDVXOFDWDORJRFXUDWR
da Diego Bionda11, presenta diverse lacune in prossimità del bordo
sinistro che non risultano presenti nell’analoga ripresa con ogni evidenza prodotta nel 1939 e pubblicata a pagina 73 del volume edito
D %HUOLQR QHO H D SDJLQD QHOOD PRQRJUD¿D VX /HRQDUGR
pubblicata da Rizzoli nel 1978? Per di più, questi danni non erano
SLSUHVHQWLQHOO¶RSHUDTXDQGRQHOSHUYHQQHDO3ROR0XVHDle del Canavese per essere studiata. L’ulteriore interrogativo che
sorge è triplice: 1. Come e da chi sono stati prodotti i danni mostraWL QHOOD IRWRJUD¿D SXEEOLFDWD QHO LQGXEELDPHQWH LQWHUYHQXWL
GRSRLO",GDQQLVRQRVWDWLULGRWWLFRQXQDXOWHULRUHRSHUD
GLUHVWDXURHLQTXHOO¶RFFDVLRQHLO¿VVDJJLRGHOODWDYRODDOODFRUQLFH
qVWDWRHIIHWWXDWRFRQGHOOHYLWLDXWR¿OHWWDQWLGDOHJQRLQDFFLDLR]LQcato entrate in commercio successivamente agli anni Settanta del
1RYHFHQWR4XDOHUHVWDXUDWRUHqLQWHUYHQXWRHTXDQGR",Q¿QH
chi ha ordinato quel restauro, lo stesso Cesare Tubino o gli eredi?
***
L’opera in questione, contenuta in una notevole cornice cinquecentesca è pervenuta alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea del Canavese, uno dei due musei del Polo Museale del CanaYHVHQHO,OGLSLQWRKDXQDVWRULDOLPLWDWDDO1RYHFHQWRFRQ
diversi punti oscuri e proprio per questo complicata e intrigante.
Recentemente un collezionista intelligente l’ha acquistata e l’ha
PHVVDDGLVSRVL]LRQHDO¿QHGLSUHVHQWDUODDOSXEEOLFRHFKLDULUH
i particolari della storia che l’ha condotta a riemergere dopo tanto
tempo, possibilmente cercando di giungere a un’attribuzione certa.
Il Laboratorio di Restauro del Polo Museale ha predisposto una
VHULHGLLQGDJLQLFRQRVFLWLYHVXOODWDYRODDO¿QHGLSRWHUGLVSRUUHGL
una base di valutazione dell’opera nell’ottica di giungere a una conoscenza più approfondita della sua storia studiando, sia la consistenza pittorica del dipinto, sia per quanto possibile le vicende che
KDQQRFRQGRWWRLOGLSLQWRHPHUJHUHLQSXEEOLFRVXO¿QLUHGHJOLDQQL
7UHQWDGHO1RYHFHQWRHSRLVFRPSDULUH¿QRDOOD¿QHGHOVHFROR
Passo dopo passo, attraverso le indagini multispettrali, quelle
¿VLFRFKLPLFKH H OD GDWD]LRQH DO & O¶RSHUD q VWDWD VSRJOLDWD H
sono emersi i particolari. Si sono riconosciuti restauri che sono
11%LRQGDS
43
La storia recente dell’opera
stati rispettosi dell’originale e l’evidenza degli ammaloramenti, soprattutto al lato sinistro in alto e al piede, che hanno condotto alla
perdita totale della patina pittorica originale. Sono state studiate
le crettature prodotte dal tempo fessurando la preparazione e con
essa la patina pittorica e poi, come qualcuna di esse sia stata parzialmente colmata dal colore impiegato nelle velature del restauro
HGDUHVLGXLFDUERQLRVL6LqYHUL¿FDWDODEXRQDWHFQLFDFRQODTXDOH
le divaricazioni e le fessurazioni della tavola sono state ricomposte
dal laboratorio di restauro professionale dei Fratelli Porta di Milano
nel 1939, al quale collaborava il noto restauratore di origini svedesi
Hans Sedresen. Questi, in particolare, provvide a intervenire sull’opera in maniera professionale e forse fu proprio lui a richiedere una
UDGLRJUD¿DGHOGLSLQWRSHUVWXGLDUQHODVWUXWWXUDHOHHYHQWXDOLVWUDWL¿FD]LRQLLQGDJLQHFKHIXUHDOL]]DWDGDOUDGLRORJR)ODYLR*LRLD&RQ
l’occasione il laboratorio provvide alla stabilizzazione della tavola,
riducendo la frattura principale e quelle secondarie con l’inserimento di sette chiavi lignee a farfalla e di una solida parchettatura. In
questo caso il verso della tavola è stato piallato per ottenere un piano sul quale realizzare le opere di rinforzo e stabilizzazione. Oltre
al restauro della patina pittorica il restauratore provvide a stendere
XQOHJJHURVWUDWRSURWHWWLYRGL¿QLWXUDDEDVHGLUHVLQDDO¿QHGL¿VVDUHODVXSHU¿FLHHIDYRULUHODVWDELOLWjGHOGLSLQWRSHUXQDPLJOLRUH
conservazione.
44
Madonna del Gatto
Il ruolo di Cesare Tubino
Marco Cima
&HVDUH7XELQR KDIUHTXHQWDWRO¶$FFDGHPLD/LQguistica di Belle Arti di Genova e successivamente si è trasferito a
Torino dove si è specializzato frequentando lo studio del pittore torinese ottocentiVWD9LWWRULR&DYDOOHUL
,OJHQQDLRLQRFFDVLRQHGLXQD
sua personale, il giornalista e critico d’arte Marziano Bernardi, di lui su La Stampa
scrisse1: «quando dipinge, seguendo il suo
temperamento, si trova non rare volte, nella scia di Vittorio Cavalleri, che fu suo maestro e dal quale ha ereditato, certi grigi lievi
e nebbiosi, assai delicati, certi gialli dorati
e teneri verdi, ed un vago romanticismo
nella visione paesistica». Di fatto Tubino è
stato uno dei tanti pittori post-impressionisti in un mondo dell’arte che guardava con
VHPSUH PLQRU LQWHUHVVH DL ¿JXUDWLYL SRLché la pittura nei decenni tra le due guerre
HDQFRUSLQHOVHFRQGR'RSRJXHUUDDYHYDGH¿QLWLYDPHQWHYROWDWR
pagina ed erano emerse prepotentemente le avanguardie occupando interamente la scena e il mercato delle opere d’arte.
,QGXEELDPHQWH TXHVWR DVSHWWR LQÀXu VXOO¶DUWLVWD FKH QRQ HEEH
una carriera brillante. Per sua scelta o forse soltanto per una serie
di fatti concatenati si trovò ad avere un ruolo fondamentale nell’affaire della Madonna del Gatto, questo singolare dipinto su tavola,
prima attribuito senza ombra di dubbio a Leonardo da Vinci e poi
VFDUWDWRGLPHQWLFDWRHLQ¿QHYLOLSHVR¿QRDGDWWULEXLUORDOORVWHVVR
Cesare Tubino dopo la sua scomparsa, è stato vittima di giornaliVWLVXSHU¿FLDOLFKHLQXOWLPRORKDQQRDFFUHGLWDWRDXQLPSUREDELOH
VFKHU]RRUGLWRGD&HVDUH7XELQRDLGDQQLGHOODFXOWXUDXI¿FLDOHGHO
regime fascista. Il pittore entra in questa storia proprio per il legame
che lo salda in maniera indissolubile alla controversa vicenda della
Madonna del Gatto
Per meglio comprendere i problemi di attribuzione che sono a
$XWRULWUDWWRGL
&HVDUH7XELQR
1%HUQDUGLJHQQDLRS
Il ruolo di Cesare Tubino
monte conviene ritornare alla vicenda che condusse il quadro a
essere prima esaltato come opera del grande maestro vinciano e
poi per varie ragioni ritornato nell’oblio e con il tempo caricatosi di
un marchio di falsità non del tutto meritato né corretto, rispetto al
quale, allo stato della conoscenza attuale, Tubino non fu estraneo.
1RQVDSSLDPRFRPHTXHVWLVLDHQWUDWRQHOODYLFHQGDPDLQGXEELDPHQWHDOOD¿QHGHJOLDQQL7UHQWDGHO1RYHFHQWRIXLQFRQWDWWR
FRQ&DUOR1R\DFKHLQTXHOPRPHQWRULVXOWDYDRSLSUREDELOPHQWH
VL¿QVHSURSULHWDULRGHOO¶RSHUDIRUVHSURSULRVXLQFDULFRGL&HVDUH
Tubino che sin dalla metà degli anni Trenta risulta essere il reale
proprietario del dipinto, come scrive Diego Bionda nel catalogo delODUHWURVSHWWLYDGHO.
1HOOHFRQFLWDWHIDVLRUJDQL]]DWLYHGHOODJUDQGHPRVWUDHSRLQHOOH
prime settimane dopo l’inaugurazione il dipinto emerse dall’oblio e
XQFRQVHVVRGLVWXGLRVLTXDOL¿FDWLHVXOWzSHUODVFRSHUWD
In quelle settimane estive del Trentanove Cesare Tubino, veroVLPLOPHQWHVFKHUPDWRGD&DUOR1R\DYLVVHXQPRPHQWRGLJUDQGH
gloria e dovette essere particolarmente soddisfatto per il suo dipinWRFKHHEEHPRPHQWLGLLQQHJDELOHFHOHEULWj1RQVRORPDVHFRQGR
quanto riportato dagli entusiastici articoli di stampa che ne annunciavano la scoperta e l’esposizione alla “Leonardesca”, si avviarono delle trattative per l’acquisizione dell’opera da parte di importanti
musei e forse anche in questo Tubino giocò il ruolo fondamentale,
sicuramente di regista, nella consapevolezza di essere proprietario
un’opera che avrebbe potuto rappresentare una grande scoperta
di Storia dell’Arte e con ogni evidenza pregustandone le ricadute
economiche che ciò poteva rappresentare.
Sappiamo che il dipinto aveva qualche problema di stabilità, soprattutto per via della grave frattura della tavola che attraversava il
YROWRGHOOD0DGRQQDLOPXVRGHOJDWWRHODPDQRGHOEDPELQR1RQ
SRVVLDPRHVFOXGHUHFKHLQTXHOOHVHWWLPDQHIUHQHWLFKHWUDOD¿QH
della primavera e l’estate 1939 lo stesso Tubino non sia intervenuto
con un primo tentativo di restauro, quantomeno per risarcire alcune
lacune. In ogni caso, la necessità e l’urgenza di svelare l’opera al
PRQGR VFLHQWL¿FR H FXOWXUDOH IRUVH DQFKH FDOGHJJLDWD GD 9HQWXUL
suggerì di far eseguire il restauro dell’opera al laboratorio di restauratori professionali dei Fratelli Porta.
Finalmente, nella prima decade di settembre La Madonna del
Gatto con tutto il suo alone di prestigio e di mistero è entrata a
%LRQGDS
Madonna del Gatto
far parte della mostra, con una collocazione di grande rilievo nel
salone d’onore del Palazzo dell’Arte. Il riconoscimento da parte dei
massimi esperti e insigni docenti, la collocazione in una mostra dal
carattere internazionale come quella di Milano e l’eco giornalistica
FRQVDFUDYDQR GH¿QLWLYDPHQWH L GLSLQWR QHOO¶ROLPSR GHOOH FUHD]LRQL
GHOJUDQGHJHQLRYLQFLDQRHGLULÀHVVRQHFRPSRUWDYDQRODYDORUL]zazione economica a molti milioni di lire, fatto che non deve essere
VIXJJLWRVLDD&DUOR1R\DVLDVRSUDWWXWWRD&HVDUH7XELQRFRVu
come non sfuggì a Bruno Bianchi, giornalista di Stampa Sera che
QHOO¶RFFKLHOORGHOVXROXQJRDUWLFRORGHOVHWWHPEUHVFULVVHGL³QXmerose e allettanti offerte al fortunato proprietario”.
Secondo gli organizzatori quando il quadro giunse in esposizione il tempo residuo della mostra era ancora importante, poiché alla
chiusura mancava circa un mese e per giunta l’emergere di un’opera di quel calibro avrebbe portato enorme lustro all’organizzazione
HGLULÀHVVRDWXWWLDFRORURFKHDYHYDQRFXUDWRODVH]LRQHGHOOHDUWL
¿JXUDWLYH ULFKLDPDQGR XOWHULRUH SXEEOLFR GL YLVLWDWRUL PD RIIUu DQche un momento di celebrità al proprietario e in subordine a coloro
che intorno a lui si stringevano in qualità di tecnici ed esperti ed è
possibile che Cesare Tubino, pur essendo il proprietario del dipinto
si fosse accreditato come uno di quelli che gli articoli di giornale
DYHYDQRGH¿QLWRJOL³HVSHUWLGL6DYRQD´
Il tempo espositivo delle opere in mostra e di conseguenza anche
quello per la visione della Madonna del Gatto sarebbe successivamente aumentato perché la chiusura del grande evento ebbe una
SURURJD¿QRDORWWREUHHVHQRQVLIRVVHURYHUL¿FDWLLQFRQYHQLHQWL
il dipinto avrebbe potuto restare visibile per circa un mese e mezzo.
Le cose non andarono come il proprietario dell’opera e i membri
GHOFRPLWDWRSHUO¶DUWH¿JXUDWLYDGHOOHRSHUHGL/HRQDUGRGD9LQFL
alla mostra “Leonardesca” si attendevano!
Per le ragioni che sono state analizzate nel capitolo precedente, non strettamente legate a valutazioni critiche sul dipinto, il 9
RWWREUHGDO0LQLVWHURSHUO¶(GXFD]LRQH1D]LRQDOHJLXQVHO¶RUGLQHGL
ritirare senza indugio l’opera dall’esposizione, forse stigmatizzando
l’inopportunità di esporla accanto a dipinti di grandissimo prestigio
provenienti dai principali musei internazionali del calibro del British
0XVHXPHGHO/RXYUHROWUHFKHGDOOD*DOOHULDGHJOL8I¿]LRGDOOD
*DOOHULD6DEDXGD1RQULVXOWDQRDOWUHPRWLYD]LRQLDVSLHJD]LRQHGHO
provvedimento e sicuramente il provvedimento non si basò sulla
futile considerazione dell’opportunità da parte di Leonardo di dipin47
Il ruolo di Cesare Tubino
gere un gatto tra la Madonna e Gesù, di cui si è detto.
3HU&DUOR1R\DHGLULÀHVVRSHUTXHOORFKHULWHQLDPRLOOHJLWWLmo proprietario, ovvero Cesare Tubino, quello dovette essere un
FROSRPROWRGXUR1RQVDSSLDPRTXDQWRO¶XQRRO¶DOWURVLIRVVHUR
spesi ed esposti nel presentare l’opera agli insigni studiosi di Storia
dell’Arte ma indubbiamente il pittore fu coinvolto nelle dinamiche
e nelle trattative che condussero
all’azione espositiva perché ne parla
espressamente nel testamento dal
quale emerge che aveva nelle sue
disponibilità l’opera anche prima
del trentanove. Indubbiamente quel
colpo il pittore lo portò dentro di sé
per tutta la vita, al punto da continuare a presentare i suoi dipinti su
tavole antiche realizzati con metodi
e tecniche rinascimentali, come nel
caso della personale al Palazzo CaULJQDQRD7RULQRQHO YROWUH
forse per accreditare le sue capacità
di copista se non proprio di falsario.
1HOO¶LPPHGLDWH]]DFLGRYHWWHHVVHUH
anche il timore di qualche accusa
da parte delle autorità ministeriali
perché l’ordine di rimuovere l’opera
dalla sala espositiva avveniva dopo
Madonna con
la promulgazione della nuova legge sui Beni Culturali, di cui pochi
EDPELQRGL&HVDUH conoscevano i dettagli e per giunta mancavano i decreti attuativi.
7XELQRGLSLQWD
1RQ WUDVFRUVHUR PROWL PHVL H O¶DPELHQWH FXOWXUDOH FKH DYHYD
VXWDYRODDQWLFD
gestito la grande mostra su Leonardo si disgregò. Scomparve, il
FRQULIHULPHQWR
professor Adolfo Venturi, principale sponsor dell’opera, colui che
alla Vergine con
EDPELQRGHOSLWWRUH l’aveva addirittura teorizzata dall’alto della sua scienza, proprio
¿DPPLQJR'LHULF
quando il paese e l’intera Europa sprofondavano nel dramma della
%RXWV
Seconda Guerra Mondiale che travolse non soltanto Benito Mussolini ma con lui tutti gli alti gerarchi che agirono quali dirigenti e
promotori del grande evento espositivo milanese. La guerra toccò
DQFKHODIDPLJOLDGL&HVDUH7XELQRFRQODPRUWHGHO¿JOLR/LEHUR
GLFLRWWHQQH FDGXWR GD SDUWLJLDQR QHOOD /RWWD GL /LEHUD]LRQH LO
settembre 1943, sulle colline di Gassino in uno dei primi scontri con
le forze nazi-fasciste.
48
Madonna del Gatto
'RSROD¿QHGHOODJXHUUDHODFDGXWDGHOIDVFLVPRULWRUQDUHDSDUlare di quell’opera, che pure il fascismo aveva celebrato, dovette
risvegliare nel pittore ulteriori fantasmi e forse non ultimo il timore
per una possibile accusa di collaborazionismo. Il tempo ha fatto il
resto. Peraltro Tubino non rivendicò mai l’opera. Furono dei giorQDOLVWLVXSHU¿FLDOLGRSRODVXDPRUWHDIDUORLTXDOLQRQWURYDURQR
di meglio che attribuirgli la volontà
di burlarsi degli storici dell’arte e
GHOOHJHUDUFKLHXI¿FLDOLGHOPLQLVWHUR
IDVFLVWD GHOO¶(GXFD]LRQH 1D]LRQDOH
che aveva organizzato la mostra
su Leonardo del 1939 e su questo
¿ORQH VHJXLURQR PROWH WHVWDWH FKH
ULSUHVHUR LO SULPR DUWLFROR ¿QR D
giungere alle pagine del blasonato
,OEUDQRGHO
1HZVZHHN GHO RWWREUH 6X TXHVWD VFRUWD DQFKH UHFHQWL
testamento di
critici o sedicenti tali hanno riportato l’opera attribuendola a Cesare
&HVDUH7XELQR
Tubino, il quale si era limitato a lasciare un’indicazione testamentaULJXDUGDQWHLOGLSLQWR
ria olografa ambigua.
de La Madonna del
&RPHJLjGHWWRQHOLOSLWWRUHHVSRVHOHVXHRSHUHLQXQD
*DWWR
personale a Palazzo Carignano di Torino ma non risulta che in mostra fosse presente il dipinto in questione. Indubbiamente erano
esposte le copie di opere rinascimentali, perché il critico e giornalista de La Stampa Marziano Bernardi ne parlò in un breve articolo il
JHQQDLRVFULYHQGR3: «Volete vedere, così come niente fosVHXQSUR¿ORIHPPLQLOHGHO3ROODLXRORXQD0DGRQQDGL'LUN%RXW]
una Venere di Luca Cranach, tre quadri che, a dir poco, passano
il mezzo miliardo? […] I tre capolavori però non sono in vendita.
Sono di proprietà del pittore Cesare Tubino che se li tiene carissimi
per un semplice motivo: perché li ha dipinti lui, e onestamente lo
dichiara, e aggiunge anche che da antiquari e collezionisti ha avuto
offerte favolose.»
Appare del tutto evidente che se la Madonna del Gatto fosse staWDHVSRVWDGD7XELQRQHO%HUQDUGLQHDYUHEEHSDUODWRSRLFKp
conosceva l’opera avendone trattato per esteso nell’articolo del 11
ottobre 1939. Di conseguenza questo è un ulteriore elemento che
allontana l’opera dalla mano di Tubino e dal fatto che lui la rivendicasse come opera sua, confermando che alle vicende complicate
GHOVHJXLURQROXQJKLGHFHQQLGLREOLR¿QRDTXDQGRTXHVWL
3%HUQDUGLJHQQDLRS
49
Il ruolo di Cesare Tubino
morì e nel testamento comparve una menzione relativa al dipinto:
«La Madonna del Gatto se viene venduta deve essere venduta solo
con il mio nome. Io non cercai mai di venderla come Leonardo né
accettai mai di entrare in trattative né prima né dopo, che la Madonna del Gatto fosse esposta come Leonardo al posto d’onore nella
sala delle opere del grande maestro tenuta al Castello Sforzesco
di Milano nel 1939.»4. L’importanza di questa affermazione
risiede nel fatto che il pittore,
nemmeno di fronte al termine
della sua esistenza si attribuisce in via diretta la paternità
dell’opera, né disse trattarsi di
un falso.
Leggendo con attenzione la
dichiarazione testamentaria,
sembra piuttosto di leggere
una sorta di rassegnazione al
fatto che il dipinto dopo i fatti
del 1939 non sarebbe mai più
stato rivalutato come opera
autentica di Leonardo.
Sono stati dei giornalisti suSHU¿FLDOLPDOHLQWHUSUHWDQGRLO
testamento, che gli attribuirono la paternità de La Madonna del Gatto e tra questi Pier
*LRUJLR %HWWL GH O¶8QLWj FRQ
un lungo articolo comparso il
Veduta della tavola
9 ottobre 1990, il quale peraltro commise anche altri errori, come
da tergo con le sette TXHOORGLTXDOL¿FDUHO¶RSHUD³XQGLSLQWRVXWHOD´
FKLDYLDIDUIDOODH
La Madonna del Gatto, sessantacinque anni dopo l’esposizione
ODSDUFKHWWDWXUD
alla mostra su Leonardo di Milano, venne esposta in una retroinserite dal
VSHWWLYDRUJDQL]]DWDD&KLYDVVRQHOLQRFFDVLRQHGHOODTXDODERUDWRULRGHL
)UDWHOOL3RUWDQHO
le venne pubblicato un catalogo e in questa sede venne attribuita
senza ombra di dubbio a Cesare Tubino. Evidentemente ciò avven$OFHQWURO¶HWLFKHWWD
ne sulla base degli articoli di giornale comparsi a ridosso della sua
incollata con la
VFRPSDUVDHLQSDUWLFRODUHVXTXHOORGH/¶8QLWjQHOTXDOHVLHVSRVFULWWD³2SHUD
HVHJXLWDGDOSLWWRUH nevano gli eventi del 1939 come una proditoria azione antifascista
&HVDUH7RULQR´
4%LRQGDS
Madonna del Gatto
del pittore volta a screditare il regime.
La vulgata vuole che Cesare Tubino abbia conservato il quadro
con la meravigliosa cornice nella sua camera da letto e il nipote a
cui venne donato lo espose in casa tra altre opere e lì si è conservato in buono stato per quasi trent’anni. Da quella collocazione lo ha
tratto il collezionista acquistandolo e poi mettendolo a disposizione
della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea del Canavese per
cercare di far luce sulla sua storia e sull’attribuzione.
Essendo il dipinto pervenuto a una struttura pubblica si sono
condotti studi approfonditi per cercare di dirimere la questione cerFDQGRGLDUULYDUH¿QDOPHQWHDLQGLFD]LRQLFRQFOXVLYH6LWUDWWHUHEbe di quelle “minute indagini” preconizzate dal giornalista e critico
Marziano Bernardi nel 1939, le quali sono state svolte con oltre
ottant’anni di ritardo ma che forse potrebbero una volta per tutte
fare chiarezza.
Resta da comprendere se sia stato lo stesso Cesare Tubino a
incollare al retro della tavola, tra l’ordito della parchettatura, un’etichetta in carta con il timbro recante la scritta “opera eseguita dal
pittore Cesare Tubino”. Considerando la sua dichiarazione testamentaria sembrerebbe di poter escludere questa eventualità, propendendo piuttosto per gli eredi che potrebbero avergliela attribuita, in ottemperanza a ciò che sembrava trasparire dalle sue ultime
volontà. Questa considerazione si sposa con il fatto che il curatore
del catalogo della mostra retrospettiva postuma, tenuta a Chivasso
QHO, giunse a una considerazione che ritengo contestabile,
ovvero: «&RQ LQ PDQR H[SHUWLVH H SXEEOLFD]LRQL VFLHQWL¿FKH FKH
attestavano l’autenticità della madonna del gatto, Tubino non volle
arricchirsi, vendendo il dipinto a un prestigioso museo - avrebbero
fatto a gara in molti per aggiudicarselo - ma lo custodì nella sua
stanza per ammirare in segreto i suoi esiti pittoriciª1RQULVXOWDFKH
nessun esperto, ad eccezione di coloro che si espressero nel 1939
abbia attribuito l’opera a Leonardo da Vinci, perché la pubblicazione in lingua tedesca del 1943, riprende i dati e le conclusioni della
JUDQGHPRVWUDPLODQHVH YQRWDDS 1HOODVLWXD]LRQHFKHVL
era venuta a creare dopo quell’evento ritengo che nessun museo
avrebbe intavolato trattative di acquisto per quel dipinto perché era
VWDWRVTXDOL¿FDWRHDQFRUFKpQRQLQPDQLHUDSDOHVHHUDQRVWDWLLQtrodotti dubbi, ulteriormente aggravati dal comportamento ambiguo
di CesareTubino.
%LRQGDS
Il ruolo di Cesare Tubino
Questo giudizio si collega con quello espresso molti anni prima
GD0DU]LDQR%HUQDUGLQHOO¶DUWLFRORGHO e cioè: «quando si diverte a contraffare i maestri antichi, si rivela di un’abilità diabolica
…. un gioco, un piacere privato, magari un puntiglio ed un piccolo
orgoglio: tanto da poter dire “se volessi….” Fortunatamente il Tubino non vuole». Questa considerazione è destituita di fondamento
perché Tubino ha forse prodotto alcuni dipinti su tavola con questa
tecnica con risultati dignitosi in un paio di casi ma piuttosto modesti in altri, realizzando copie di dipinti antichi, oppure alla “maniera
rinascimentale”. Con ogni evidenza lo ha fatto per avvalorare una
tesi che non ha mai espresso apertamente ma che potrebbe aver
accarezzato e cioè quella di aver dipinto lui la Madonna del Gatto.
Egli non è mai giunto a dichiararlo apertamente, ben sapendo che
ODVHPSOLFHLQGDJLQHUDGLRJUD¿FDORDYUHEEHVPDVFKHUDWR
$VXDYROWD&DUOR9HUJDQHOLQXQDUWLFRORVXXQDWHVWDWD
online parla dell’attività di riproduzione di opere antiche da parte
GL&HVDUH7XELQRHFLWDXQ¿OPDWRFKHGLPRVWUHUHEEHFRPHLQYHFchiava le tavole ma questo fatto, al più, può avere a che vedere
con le sue produzioni “alla maniera rinascimentale” e non con La
Madonna del Gatto.
A causa di varie circostanze per molti decenni il dipinto si è
LGHQWL¿FDWRFRQOXLPDTXHVWDFLUFRVWDQ]DQRQHVFOXGHFKHRUDD
distanza di tempo, con la necessaria tranquillità storica e con la disponibilità di tecniche d’indagine avanzate si possa affrontare uno
VWXGLRVXOSLDQRULJRURVDPHQWHVFLHQWL¿FRHVWLOLVWLFRORQWDQRGDgli interessi economici di cui potrebbe essere caricato, con l’unico
intento di portare un contributo adeguatamente documentato alla
Storia dell’Arte.
%HUQDUGLJHQQDLRS
Madonna del Gatto
Aspetti tecnici della luce sui dipinti
Marco Cima
La luce è una radiazione elettromagnetica e la gamma che l’occhio umano percepisce è compresa all’incirca tra le lunghezze d’on-
6RYUDSSRVL]LRQH
GHOODULSUHVD
UDGLRJUD¿FDDTXHOOD
LQOXFHYLVLELOH
GDGLHQDQRPHWULFLUFD$OGLVRWWRHDOGLVRSUDGLTXHVWL
limiti esse divengono invisibili all’occhio umano, pur mantenendo
la capacità di interagire in vario modo con la materia per assorbiPHQWRULÀHVVLRQHHWUDVPLVVLRQHSURSULRFRPHDYYLHQHFRQODOXFH
nelle lunghezze d’onda del visibile. Radiazioni con onde comprese
WUDQPHQPVRQRFODVVL¿FDWHXOWUDYLROHWWHHDQDORJDPHQWH
Aspetti tecnici della luce sui dipinti
TXHOOHVXSHULRULFRQOXQJKH]]HFRPSUHVHWUDQPHPPVRQR
GH¿QLWHLQIUDURVVH
1HOO¶LQGDJLQHVXOOHRSHUHG¶DUWHDVVXPHXQDVSHWWRVLJQL¿FDWLYR
ODPRGDOLWjFRQODTXDOHXQGLSLQWRDVVRUEHRULÀHWWHODOXFHQHOOH
diverse lunghezze d’onda con le quali viene illuminato.
/D ULÀHWWRJUD¿D LQIUDURVVD ,5 q OD WHFQLFD SL HI¿FDFH SHU UL-
6RYUDSSRVL]LRQH
GHOOHULSUHVHLQ
ULÀHWWRJUD¿D,5HLQ
OXFHYLVLELOH
velare la presenza di disegni preparatori, ripensamenti e cambiamenti disposti dall’artista ma anche da coloro che in seguito sono
LQWHUYHQXWLVXOGLSLQWRFRQUHVWDXULHPRGL¿FD]LRQL,QDOWULWHUPLQL
si possono visualizzare con una certa precisione tutti gli interventi
eseguiti sullo strato di preparazione, anche se sono stati coperti
GDXOWHULRULVWUDWLGLFRORUH1HOOHWHFQLFKHULQDVFLPHQWDOLLGLVHJQLGL
Madonna del Gatto
base erano realizzati con varie tecniche che andavano dal ricalco
dei limiti di un disegno prodotto su un foglio di carta predisposto in
anticipo producendo solchi appena percettibili sulla base preparatoria, oppure con lo spolvero con polvere di carbone su un cartone
bucherellato, ovvero con linee a carboncino, pennello o in altra forma atte a delineare i contorni del dipinto.
5LSUHVDLQOXFH
radente totale
FRQHYLGHQ]DGHL
sollevamenti della
SDWLQDSLWWRULFD
HGHOOHIUDWWXUH
GHOODWDYRODFRQ
SDUWLFRODUHHYLGHQ]D
di quella che taglia il
volto della Madonna
VXOO¶RFFKLRVLQLVWUR
HDWWUDYHUVDLOFRUSR
GHOJDWWR
,OPHWRGRGHOODULSUHVDLQULÀHWWRJUD¿D,5SXzIRUQLUHDJOLVWRULFL
dell’arte strumenti fondamentali nella valutazione di un dipinto, sia
per quanto attiene alla sua genesi, sia per individuare le tecniche
pittoriche, in quanto questo mezzo tecnico consente la visione di
particolari nascosti e aiuta a riconoscere i percorsi creativi seguiti
GHOO¶DUWLVWD1DWXUDOPHQWHLULVXOWDWLYDULDQRLQEDVHDOODQDWXUDFKL
Aspetti tecnici della luce sui dipinti
PLFR¿VLFDGHLSLJPHQWLXVDWLHGDOODORURVWUDWL¿FD]LRQH
Oltre all’acquisizione con la tecnica di ripresa del dipinto illuminato con luce infrarossa, anche la successiva post produzione in
sovrapposizione alla ripresa in luce visibile può aiutare a indagare
gli strati di colore in base alla loro permeabilità.
1HOODULSUHVDLQULÀHWWRJUD¿D,5LOFRORUHSXzDSSDULUHWUDVSDUHQWH
in modo da far emergere i particolari di diversa pigmentazione e
scoprire i livelli sottostanti al dipinto normalmente visibile.
Analoghe informazioni derivano dalle riprese in luce visibile radente, che conducono all’esaltazione degli scostamenti dal piano
della patina pittorica, evidenziando distacchi e sollevamenti del colore o della preparazione, sia in atto, sia quelli eventualmente già
ridotti con interventi di restauro.
8Q¶DOWUDWHFQLFDLPSRUWDQWHQHOORVWXGLRGHLGLSLQWLDQWLFKLULJXDUGDODULSUHVDGHOODVXSHU¿FLHSLWWRULFDLQÀXRUHVFHQ]DXOWUDYLROHWWD
89 SHUFKpQRQWXWWLLPDWHULDOLVRQRLQJUDGRGLGDUHÀXRUHVFHQza, ovvero, quando colpiti da un certa radiazione, di riemettere a
loro volta, solitamente in lunghezza d’onda superiore. In particolare, nelle opere d’arte e nei dipinti, è stato scoperto che i pigmenti
SL DQWLFKL WHQGRQR D RIIULUH XQD ÀXRUHVFHQ]D PDJJLRUH GL TXHOOL
moderni e ciò consente di distinguere con una certa precisione le
patine pittoriche antiche rispetto a quelle moderne.
Verranno esposti qui di seguito i risultati delle indagini che sono
state condotte sull’opera con le tecniche qui descritte e sulla base
di questi saranno proposte le conclusioni a cui si è giunti.
8QFDSLWRORDSDUWHULJXDUGDOHLQGDJLQLFRQLOOXPLQD]LRQHGHLGLpinti con raggi X, ovvero onde elettromagnetiche con lunghezze
G¶RQGDFRPSUHVHDSSURVVLPDWLYDPHQWHWUDQDQRPHWUL QP H
SLFRPHWUL SP LQJUDGRGL¿OWUDUHDWWUDYHUVRPROWLPDWHULDOLWDORUD
in forma differenziata a seconda delle tipologie.
4XHVWHWHFQLFKHGH¿QLWH³UDGLRJUD¿FKH´RIIURQRPROWLDOWULGDWL
per lo studio dei dipinti. Tutte queste tecniche sono state applicate
nello studio de La Madonna del Gatto, i cui risultati vengono esposti
nei capitoli successivi.
Madonna del Gatto
Le indagini sull’opera
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
Il laboratorio Diagnostica per l’Arte Fabbri di Campogalliano
02 KD FROODERUDWR FRQ LO ODERUDWRULR GHO 3ROR 0XVHDOH GHO &Dnavese nelle indagini
VFLHQWL¿FKH FRQGRWWH
sul dipinto su tavola
UDI¿JXUDQWH0DGRQQD
con bambino e gatto
noto come La Madonna del Gatto.
1HO OXJOLR LO
dipinto è stato smontato con cura dalla
sua cornice ed è stato esaminato “a vista”
DO ¿QH GL YDOXWDUQH
le caratteristiche di
conservazione ed è
stato maneggiato con
estrema cautela da
SHUVRQDOHTXDOL¿FDWR
Le indagini sono
VWDWH SLDQL¿FDWH VHcondo una sequenza
tipicamente applicata
sui dipinti su tavola al
,OGLSLQWRGH/D
¿QHGLYDOXWDUHFRQLOPDJJLRUGHWWDJOLRSRVVLELOHORVWDWRGLFRQVHUMadonna del
vazione e gli eventuali danni incipienti derivanti da problematiche
Gatto nella sua
non immediatamente rilevabili a occhio nudo.
FRUQLFHFRVuFRPH
L’opera è stata sottoposta ad una serie di analisi diagnostiche
SHUYHQXWRSHUOR
FRPSUHQGHQWHUDGLRJUD¿DULSUHVHLQOXFHUDGHQWHPDFURIRWRJUD¿H studio alla Galleria
G¶$UWH0RGHUQDH
GLSDUWLFRODULULÀHWWRJUD¿DLQIUDURVVDULSUHVDDOO¶LQIUDURVVRULSUHVD
&RQWHPSRUDQHDGHO
D IDOVL FRORUL ULSUHVD D ÀXRUHVFHQ]D XOWUDYLROHWWD H DQDOLVL FKLPL&DQDYHVH
FRVWUDWLJUD¿FKHDOORVFRSRGLRWWHQHUHGDWLXWLOLDGHWHUPLQDUQHOH
tecniche esecutive e lo stato di conservazione del dipinto.
La semplice osservazione visiva a tergo dell’opera svela l’inserimento di chiavi a farfalla dopo la piallatura della tavola volte a
Le indagini sull’opera
ULFRPSRUUHOHIUDWWXUHHODVRYUDSSRVL]LRQHGLXQD¿WWDSDUFKHWWDWXUD
prodotta, a quanto risulta dalle notizie giornalistiche, dal laboratorio
dei Fratelli Porta di Milano prima dell’esposizione in mostra dell’opera nel 1939.
Relativamente alla cornice, si è considerato che pur essendo
d’epoca e di notevole pregio, a differenza del dipinto non recava
segni di restauro conservativo
professionale ed era soggetta
a distacchi della doratura e a
movimenti delle singole parti
e in particolare della colonnina destra. Di conseguenza si
è raccomandato un restauro
conservativo del manufatto
con riduzione degli incipienti
distacchi della doratura, talora
con compromissioni sulla preparazione a bolo. Il manufatto,
sin dalle prime osservazioni
è risultato di notevole qualità,
verosimilmente ascrivibile a
una bottega toscano-lombarda cinquecentesca e si poté
osservare che venne adattato
al dipinto poiché la luce del varco non appare coerente con le diParticolare di una
IDUIDOODOLJQHD
PHQVLRQLHVDWWHGHOODVXSHU¿FLHSLWWRULFDLQTXDQWRQHREOLWHUDXQD
inserita nella tavola porzione, ma anche questo aspetto verrà trattato in un apposito
HGHOODSDUFKHWWDWXUD
capitolo nel seguito di questo lavoro.
UHDOL]]DWDDWHUJR
A completamento delle indagini si è studiato accuratamente il
supporto con una datazione al C14 e con indagini Xilotomiche.
Madonna del Gatto
,QGDJLQHUDGLRJUD¿FD
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
/¶LQWHUDVXSHU¿FLHGHOGLSLQWRqVWDWDUDGLRJUDIDWDPHGLDQWHTXDWWURULSUHVHGLFP[UHDOL]]DWHWUDPLWHVFDQQHUGLJLWDOH&5/H
singole riprese sono state successivamente ricomposte a mosaico
per via digitale, ottenendo un’immagine
UDGLRJUD¿FDDGDOWDULsoluzione.
L’esame radiogra¿FR KD LQGLYLGXDWR XQ
supporto
costituito
da una singola tavola. In occasione di un
intervento di restauro la tavola ha subito
un assottigliamento,
l’applicazione di sette
chiavi a farfalla lignee
e una parchettatura,
allo scopo di garantire
una maggiore stabilità
meccanica al supporto. L’indagine ha individuato un supporto costituito da una singola
tavola. In occasione
di un intervento di restauro questa ha subito un assottigliamento,
l’applicazione di sette
farfalle lignee e una parchettatura, allo scopo di garantire una maggiore stabilità meccanica, particolari apprezzabili anche “a vista”
analizzando il dipinto da tergo. Sul lato destro è presente un lungo
chiodo battuto a mano, interessato da fenomeni di corrosione, che
non sembra svolgere alcuna funzione strutturale, potrebbe quindi
appartenere a una cornice rimossa. L’azione degli insetti xilofagi è
marcata dalla presenza di gallerie e fori di sfarfallamento, che si
presentano chiari poiché stuccati con materiale radiopaco.
5DGLRJUD¿DWRWDOH
GHOO¶RSHUD
Le indagini sull’opera
Particolari
8QDGHOOHIDUIDOOH
lignee inserite a
WHUJRSHUVWDELOL]]DUH
ODWDYROD
,OFKLRGRULPDVWR
LQ¿VVRQHOODWDYROD
LQSRVL]LRQH
WUDVYHUVDOH
Dettaglio delle cavità
SURGRWWHGDJOLLQVHWWL
[LORIDJL
Madonna del Gatto
$QDOLVLGHOOHFUHWWDWXUH
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
/DFUHWWDWXUDGHOGLSLQWRDSSDUHEHQOHJJLELOHVXOO¶LQWHUDVXSHU¿cie e localmente differenziata per forma e dimensione, come conseguenza dell’interazione tra le deformazioni del legno e le tensioni
degli strati pittorici soprastanti. La visibilità
di parte della crettatura in tonalità bianca, localizza aree in
cui è presente una
ridipintura con conseguente deposito
di colore nei cretti. In
condizioni abituali,
infatti, le spaccature
appaiono scure, in
quanto i raggi X passano liberamente. Al
contrario, nel caso di
ridipinture, con particolare evidenza nelle
aree ripassate con colori radiopachi, le fenditure si riempiono di
pigmento, formando uno spessore che limita il passaggio delle radiazioni, producendo linee bianche.
Particolare della
crettatura di tonalità
ELDQFDHPHUJHQWH
GDOODUDGLRJUD¿D
Le indagini sull’opera
5LÀHWWRJUD¿DLQIUDURVVD
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
5LSUHVDGHOGLSLQWR
LQULÀHWWRJUD¿D
LQIUDURVVD
Sulla tavola è stesa una preparazione scarsamente radiopaca, che permette una lettura ottimale delle stesure pittoriche. Lo
strato preparatorio è di tonalità chiara e costituito prevalentemente
da carbonato di calcio e
colla animale, come rilevato dalle analisi chimiFRVWUDWLJUD¿FKH4XHVWR
tipo di preparazione era
in uso soprattutto nella
pittura nordica, mentre in
area mediterranea la miscela tradizionale prediligeva in larga misura l’impiego di gesso e colla.
In merito alla tecnica
esecutiva, il dipinto è
realizzato a partire da
un disegno preparatorio, che è possibile apprezzare nelle riprese in
ULÀHWWRJUD¿D LQIUDURVVD
Il disegno appare ben
articolato, pur senza soffermarsi troppo sulla de¿QL]LRQH GHL SDUWLFRODUL
Sono quindi tracciate le
linee fondamentali delle
anatomie, delle vesti e
del paesaggio sullo sfondo. A un’attenta osservazione si può notare che la traccia preparatoria è composta da due tipologie di linee.
$XQDSULPDWLSRORJLDVRWWLOHOLQHDUHHGH¿QLWDVHQHDI¿DQFDXQD
VHFRQGDGDOWUDWWRSLDPSLRHÀXLGRFKHULSHUFRUUHHGLQWHJUDOD
SULPD/DÀXLGLWjFKHFDUDWWHUL]]DODVHFRQGDWLSRORJLDGLWUDWWRXQLtamente allo spessore, lo riconducono verosimilmente ad una steVXUDDSHQQHOOR1RQVRQRYLVLELOLWUDFFHGLSXQWLQDWXUDULFRQGXFLELOL
ad un trasferimento del disegno dallo spolvero di un cartone, ma
le linee più sottili, per la loro schematicità, potrebbero essere state
Madonna del Gatto
Particolari
Dettaglio che
HYLGHQ]LDOHGXH
WLSRORJLHGLWUDWWRQHO
GLVHJQRSUHSDUDWRULR
LQULÀHWWRJUD¿D
LQIUDURVVD
Dettaglio delle linee
del disegno lasciate
SDU]LDOPHQWHLQYLVWD
ULSURGRWWRLQOXFH
YLVLELOH
Le indagini sull’opera
tracciate ricalcando un disegno precedentemente realizzato su carta. Queste linee sarebbero state poi ripassate e sviluppate con sotWLOLSHQQHOODWHFKHODVFLDWHSDU]LDOPHQWHLQYLVWDGH¿QLVFRQRLFRQWRUQL D GLSLQWR XOWLPDWR /¶DFFXUDWD SLDQL¿FD]LRQH SUHYHQWLYD GHOOD
UDI¿JXUD]LRQHDWWUDYHUVRODWUDFFLDSUHSDUDWRULDKDFRQVHQWLWRXQD
esecuzione pittorica ordinata, senza evidenti sovrapposizioni tra
JOL HOHPHQWL ¿JXUDWLYL
riservando ad ognuno
di essi uno spazio ben
preciso, come visibile
LQUDGLRJUD¿D
L’unica correzione
presente è quindi rileYDELOH LQ ULÀHWWRJUD¿D
nel disegno preparatorio, localizzata nell’occhio del gatto, inizialmente concepito più
in basso e in posizione
leggermente arretrata
ULSUHVDDODWR /DFRUrezione è parzialmente
visibile anche ad occhio nudo, ma risulta
enfatizzata e meglio
interpretabile all’infrarosso.
/D ULSUHVD ULÀHWWRParticolare del
JUD¿FDVLPRVWUDIXQ]LRQDOHDQFKHDGXQDPLJOLRUHOHWWXUDGHOOHSDUWL
muso del gatto
più scure della composizione, alle quali viene restituita l’articolaziocon il dettaglio
ne di alcuni passaggi chiaroscurali, probabilmente perduti a causa
GHOO¶RFFKLRULSUHVRLQ
di viraggi chimico-cromatici dei colori, che tendono a trasformarsi
ULÀHWWRJUD¿D,5
in una massa uniforme. In particolare, si recuperano le ombregJLDWXUH GHOOH WUDYL GHO VRI¿WWR FROORFDWH QHOOD VWDQ]D DGLDFHQWH D
TXHOODLQFXLVLWURYDQROH¿JXUHIDYRUHQGRODVHSDUD]LRQHGHLSLDQL
con conseguente incremento della sensazione di tridimensionalità
HSURIRQGLWjVFHQLFD YSDJLQDDIURQWH
6LSXzLQ¿QHQRWDUHFRPHLOGLVHJQRSUHSDUDWRULRFRPSUHQGDXQD
GH¿QL]LRQHQHLFDSHOOLGHO%DPELQRFKHqDQGDWDSHUGXWDQHOO¶HYRluzione pittorica.
Madonna del Gatto
Particolari
Dettaglio delle travi
dei cassonetti del
VRI¿WWRVRYUDVWDQWH
O¶LPERWWRQHOOD
ULSUHVDLQ
ULÀHWWRJUD¿D,5
Lo stesso dettaglio
QHOODULSUHVDLQOXFH
YLVLELOH
Le indagini sull’opera
Particolari
'HWWDJOLRGHLFDSHOOL
GHOEDPELQRLQ
ULÀHWWRJUD¿D,5
Dettaglio delle linee
del
disegno lasciate
SDU]LDOPHQWHLQ
YLVWDULSUHVDLQOXFH
YLVLELOHHODTXDVL
WRWDOHVFRPSDUVDGHL
FDSHOOL
Madonna del Gatto
&RQVLGHUD]LRQLGLDJQRVWLFKH
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ0DUFR&LPD
3HU TXDQWR ULJXDUGD OR VWDWR GL FRQVHUYD]LRQH OD UDGLRJUD¿D
PHWWHLQOXFHGLIIXVHDEUDVLRQLLGHQWL¿FDELOLSHUOHFUHWWDWXUHDPSLH
HGLODWDWHHSHUODPDQFDQ]DGLSODVWLFLWjQHOOHIRUPHGHOOH¿JXUH
Associando a questo dato la presenza di aree in cui la crettatura è occlusa da pigmento, oltre al rilevamento nelle analisi chiPLFRVWUDWLJUD¿FKH GL PDWHULDOH FDUERQLRVR VFXUR DOO¶LQWHUQR GHOOD
preparazione, si può ipotizzare che l’opera abbia subito una ridipintura. L’ipotesi è rafforzata dagli esiti delle analisi chimiche dei colori,
che hanno riscontrato alcuni pigmenti entrati in uso nell’Ottocento.
Proseguendo nella ricostruzione delle vicende conservative inerenti al dipinto, le analisi hanno messo in luce diverse fasi in cui
O¶RSHUDqVWDWDULFRVWUXLWD/HULSUHVHLQÀXRUHVFHQ]DXOWUDYLROHWWDH
infrarosso a falsi colori riconoscono, infatti, almeno due interventi
eseguiti in epoche diverse. Tra questi, all’ultravioletto risaltano le
integrazioni agli incarnati e in generale le sovrapposizioni più recenti, che appaiono in tonalità scure.
Particolare delle
DEUDVLRQLGHOOD
PDQR VXOGRUVR H
della crettatura del
EUDFFLR
Le indagini sull’opera
La ripresa all’infrarosso in falsi colori, è un ulteriore metodo d’inGDJLQHGHOOHVXSHU¿FLSLWWRULFKHYDOLGRTXDOHVWUXPHQWRSHUPDSSDre gli sfondi, la veste della Madonna e il cuscino. In questo caso, i
ritocchi più recenti virano al blu sul cuscino, oppure al rosso della
veste, e sulle pareti che, tuttavia, sono completamente ridipinte nella ricostruzione più antica.
Il confronto tra le
due immagini di queVWH SDJLQH DI¿DQFDWH
consente alcune considerazioni fondamentali.
In primo luogo va
osservato il fatto che la
prima e più antica stesura del dipinto abbia
accusato gravi cadute
della patina pittorica
dovute a fenomeni non
noti ma chiaramente
evidenti nella ripresa
LQ ÀXRUHVFHQ]D XOWUDYLROHWWD 1HO PHULWR VL
possono ipotizzare varie concause che vanno dalla conservazione del dipinto in luogo
non appropriato, con
escursioni termiche e
con tasso di umidità
eccessivo. Questo fatto sembrerebbe spie5LSUHVDGHOGLSLQWR garsi con un decadimento differenziato dei livelli di colore, dove
LQÀXRUHVFHQ]D
si riconoscono aree di totale caduta piuttosto ampie al lato sinistro
XOWUDYLROHWWD
dell’osservatore e nella parte bassa. A questo fenomeno, chiaramente dovuto all’invecchiamento del dipinto, vanno aggiunte le
possibili abrasioni meccaniche non facilmente spiegabili ma evidenti soprattutto in corrispondenza della mano del bambino. Questo fenomeno, non riscontrato in altre parti del dipinto in maniera
VLJQL¿FDWLYDSRWUHEEHQRQDSSDUWHQHUHDOO¶DPPDORUDPHQWRGHOO¶R
Madonna del Gatto
pera, bensì riguardare le fasi compositive, rimandando a un possibile ripensamento dell’autore circa la prima stesura della forma.
Si tratta di una semplice congettura ma è un fatto che l’elemento
meno riuscito dell’intera composizione sia proprio la mano del bambino, intorno alla quale forse hanno indugiato anche i restauratori
tramandando una forma anatomica non perfetta.
Per contro la ripresa dell’opera all’infrarosso in falsi colori
evidenzia ampi strati
di ridipintura che hanno
completamente
risarcito le lacune venutesi a creare con
il decadimento della
patina pittorica del dipinto verosimilmente
anche, sovrapponendo, almeno in parte,
i livelli originali della
stesura antica.
Questo confronto
evidenzia interventi
di restauro con deposizione di coltri di colore, verosimilmente
non limitata a un unico
evento e questo dato
coincide con l’impiego
di colori entrati in uso
nelle tecniche pittoriche tra XVIII e XIX secolo, ovvero in un’epoca ben più tarda rispetto a quella a cui risulta 5LSUHVDGHOO¶RSHUD
DOO¶LQIUDURVVRLQIDOVL
ascrivibile la patina pittorica originale. L’indicazione che ne deriva
FRORUL
è quella di un consistente intervento di restauro nei primi decenni
dell’Ottocento e uno successivo nel 1939 attuato in termini molto
OHJJHUL5LVXOWDDOWUHVuXQUHVWDXURDYYHQXWRGRSRLOSHUULGXUUH
dei danni intervenuti dopo l’esposizione del dipinto alla mostra di
Milano.
8QDRVVHUYD]LRQHXOWHULRUHULJXDUGDOHJDOOHULHGHJOLLQVHWWL[LOR
Le indagini sull’opera
IDJLHYLGHQWLQHOODUDGLRJUD¿DVWXFFDWHFRQPDWHULDOHUDGLRSDFR D
EDVHGLJHVVR 0ROWHGLTXHVWHULVXOWDQRGLVSRVWHSDUDOOHODPHQWH
ai piani della tavola anziché limitarsi ai fori di entrata, presentandosi
come linee in luogo di semplici punti ma questo si spiega con la
piallatura del supporto nel lato a tergo che ha ribassato la tavola
raggiungendo molte delle gallerie orizzontali sezionandole.
/H FRQVLGHUD]LRQL ¿QDOL VX TXHVW¶RSHUD YHUUDQQR HVSRVWH QHOOD
sezione conclusiva ma quantomeno dal confronto di queste due
riprese si può già escludere che il dipinto sia stato realizzato recentemente su un supporto antico mantenendone la preparazione e la
complessa struttura reticolare delle crettature come conferma visibile a occhio nudo dell’antichità dell’opera. Questo aspetto, esclude del tutto che il dipinto sia il frutto di un falso recente, pure non
fugando i dubbi, sia sul suo reale autore, sia sull’epoca nella quale
venne realizzato. Interrogativi questi, che almeno in parte verranno
ULVROWLFRQOHLQGDJLQLFKLPLFR¿VLFKHFKHYHQJRQRHVSRVWHGHWWDgliatamente nel capitolo seguente.
70
Madonna del Gatto
/HLQGDJLQLFKLPLFRÀVLFKH
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ/XFLR&DOFDJQLOH
/HDQDOLVLFKLPLFR¿VLFKHVRQRVWDWHVYROWHVXWUHPLFURFDPSLRni di materiale pittorico tratti dal dipinto allo scopo di acquisire infor-
mazioni riguardanti la natura e la distribuzione dei materiali pittorici
FKHFRPSRQJRQRO¶RSHUD,QGHWWDJOLRORVWXGLRqVWDWR¿QDOL]]DWR
ai seguenti obiettivi:
O¶LGHQWL¿FD]LRQHGHLSLJPHQWLQHJOLVWUDWLSLWWRULFL
- l’analisi delle classi di appartenenza dei leganti organici del
colore;
O¶RVVHUYD]LRQHGHOODVWUXWWXUDVWUDWLJUD¿FDGHOFDPSLRQHGLFR-
'HWWDJOLRGHLSXQWL
GLSUHOLHYRGHLWUH
PLFURFDPSLRQL
71
Le indagini sull’opera
lore per riconoscere il numero, valutare lo spessore e la struttura
morfologica degli strati, così da approfondire gli aspetti inerenti la
WHFQLFDSLWWRULFDHVHFXWLYD1HOFRPSOHVVRVLWUDWWDGLXQ¶LQGDJLQH
FRPSOHPHQWDUHDJOLVWXGLGLFDUDWWHUHVWRULFRDUWLVWLFRHVWLOLVWLFR¿nalizzati a una attribuzione il più corretta possibile del dipinto.
8QTXDUWRFDPSLRQHWUDWWRGDOVXSSRUWROLJQHRqVWDWRLQYLDWRDG
un laboratorio specializzato
per l’analisi al radiocarbonio; i risultati delle indagini
su questo campione verranno relazionate a parte.
Va tuttavia considerato
che i mezzi e le conoscenze
attualmente messe a disposizione dalle differenti disciSOLQH VFLHQWL¿FKH QRQ VHPpre consentono di risolvere
in modo netto le problema$QDOLVLDO
WLFKHGLGDWD]LRQHHGDXWHQWLFD]LRQH'DXQODWRLQIDWWLO¶LGHQWL¿FDPLFURVFRSLR
]LRQHGHLPDWHULDOLFRVWLWXWLYL VLDQRHVVLSLJPHQWLFDULFKHPLQHUDOL
elettronico a
R OHJDQWL RUJDQLFL H O¶DQDOLVL GHOOD ORUR PHVVD LQ RSHUD SRVVRQR
VFDQVLRQH6(0('6
fornire preziose informazioni sulla compatibilità o meno degli stessi
GHOODVH]LRQHGHO
PLFURFDPSLRQHQ con l’epoca alla quale si attribuisce il dipinto e con le tecniche pittoWUDWWDWRFRQIXFVLQD riche applicate dall’autore. Dall’altro, tali elementi possono essere
inequivocabili solo per escludere la paternità: ciò accade nel caso
in cui siano presenti composti mai impiegati dall’artista ipotizzato,
o in quanto non ancora entrati in uso o in commercio nell’epoca di
riferimento.
I tre micro-campioni sottoposti all’indagine sono stati prelevati
QHOOHDUHHULWHQXWHSLVLJQL¿FDWLYHORFDOL]]DWHVXOODEDVHGHOOHDQDOLVL PXOWLVSHWWUDOL UDGLRJUD¿D ULÀHWWRJUD¿D LQIUDURVVD LQIUDURVVR D
IDOVLFRORULHÀXRUHVFHQ]DXOWUDYLROHWWD
I tre prelievi di colore, dopo essere stati esaminati allo stereomiFURVFRSLRHIRWRJUDIDWLVRQRVWDWLDQDOL]]DWLLQVH]LRQHVWUDWLJUD¿FD
allo scopo di studiarne i materiali costitutivi e la tecnica di impiego.
/HVWUDWLJUD¿HVRQRVWDWHDOOHVWLWHLQDFFRUGRFRQLO'RFXPHQWR
81,1250$/LQJOREDQGRLQUHVLQDHSRVVLGLFDSROLPHUL]]Dbile a freddo i frammenti di materiale pittorico dei micro-campioni.
I tre prelievi di colore, dopo essere stati esaminati allo stereomiFURVFRSLRHIRWRJUDIDWLVRQRVWDWLDQDOL]]DWLLQVH]LRQHVWUDWLJUD¿FD
Madonna del Gatto
allo scopo di studiarne i materiali costitutivi e la tecnica di impiego.
Tra questi, prove istochimiche, eseguite direttamente sulla se]LRQHSHUO¶LGHQWL¿FD]LRQHGHLOHJDQWLHDQDOLVLFKLPLFDHOHPHQWDUH
DOPLFURVFRSLRHOHWWURQLFRFRUUHGDWRGLPLFURVRQGD 6(0('6 ,Q
DFFRUGRFRQTXDQWRULSRUWDWRQHO'RFXPHQWR81,1250$/
$O¿QHGLDYHUHFRQIHUPHSLSUHFLVHULJXDUGRODQDWXUDGLHYHQWXDOL PDWHULDOL RUJDQLFL SUHVHQWL OHJDQWL GHO FRORUH HR WUDWWDPHQWL
QRQRULJLQDOL VRQRVWDWHHVHJXLWHDQFKHPLFURDQDOLVLGLWLSRGLVWUXWtivo su una frazione dei materiali prelevati.
In particolare, questi test hanno lo scopo di ricercare sostanze
SURWHLFKH WLSLFDPHQWHFROOHDQLPDOLFDVHLQHHWHPSHUHDOO¶XRYR
FRPSRVWLVDSRQL¿FDELOL ULFRQGXFLELOLDOO¶XWLOL]]RGLROLVLFFDWLYLFHUH
HJUDVVLLQJHQHUH HSROLVDFFDULGL JRPPHYHJHWDOLDPLGLH]XFFKHUL
/HLPPDJLQLGHOODVH]LRQHVWUDWLJUD¿FDVLOHJJRQRGDOEDVVR±
strati interni a contatto con il supporto - verso l’alto, strati più esterni.
Le indagini condotte sono state effettuate con i seguenti obiettivi
di carattere metodologico:
$OOHVWLPHQWRGHOODVH]LRQHVWUDWLJUD¿FD
RVVHUYD]LRQLDOPLFURVFRSLRRWWLFRLQOXFHYLVLELOHH89
RVVHUYD]LRQLDOPLFURVFRSLRHOHWWURQLFRDVFDQVLRQH 6(0
- microanalisi elementare EDS;
- test isto- e microchimici.
73
Le indagini sull’opera
&DPSLRQHQ
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
L’ indagine sul pigmento del cuscino ha condotto a una cospicua
massa di dati e informazioni che concorrono a comporre un quadro
piuttosto interessante della storia dell’opera, evidenziando piccoli
3XQWRGLSUHOLHYR
Q
frammenti di materiale
pittorico, comprendenti
la traccia minima di una
$ODWRLQDOWR LO
chiara,
PLFURFDPSLRQHQ preparazione
DOPLFURVFRSLRRWWLFR sulla quale sono straYLVWRGLIURQWH D
WL¿FDWH GLYHUVH VWHVXUH
VLQLVWUD HGDWHUJR
pittoriche verdi, coperte
DGHVWUD
LQVXSHU¿FLHGDXQDYHUnice trasparente molto
6RWWR 6H]LRQH
VWUDWLJUD¿FD
crettata.
In seguito alle osservazioni morfologiche si
è preparato il campione
SHUOHLQGDJLQLVWUDWLJUD¿FKHSURGXFHQGRXQDVH]LRQHWUDVYHUVDOH
dopo aver inglobato il campione in una matrice di resina epossidica.
/DSDUWHSLLQWHUQDGHOODVWUDWLJUD¿DSUHVHQWDXQDWUDFFLDPLQLma della preparazione, che verrà documentata ulteriormente nei
74
Madonna del Gatto
FDPSLRQLHQHLTXDOLLOSUHOLHYRqVWDWRHVHJXLWRSLLQSURIRQGLWj
,OPDWHULDOHSUHVHQWHqWXWWDYLDVXI¿FLHQWHSHULGHQWL¿FDUQHLFRPSRnenti mediante la sonda spettrometrica. Si tratta di una miscela di
WHUUHFDUERQDWLFKH FDUERQDWRGLFDOFLRLPSXURGLVLOLFDWL HGXQOHgante organico di natura esclusivamente proteica, presumibilmente
una colla animale. L’evidenza deriva dall’assenza si zolfo, ancor-
Traccia
ché in tracce, nella
VSHWWURPHWULFD
VSHWWURJUD¿D GHOOD
massa relativa alla GHOODSUHSDUD]LRQH
GHOIRQGRSLWWRULFR
preparazione del
emergente dal
IRQGR 1H FRQVH- PLFURFDPSLRQHQ
gue che si tratta
della tipica prepa$ODWRVRSUD
razione nordica
/¶LQWHUDVH]LRQH
impiegata nelle po- ULSUHVDDO6(06(
licromie su legno, HOHWWURQLVHFRQGDUL
diversa da quella
6RWWR /¶DQDORJD
tradizionale di area
VH]LRQHULSUHVD
PHGLWHUUDQHD ,WDLQEDVHDHOHWWURQL
OLD 6SDJQD FKH
UHWURGLIIXVL
viceversa prevedeva l’impiego di
polvere di gesso
miscelato con la
colla.
Le indagini sull’opera
Questo particolare non è secondario nella prospettiva dell’attribuzione del dipinto in quanto sembrerebbe far protendere gli indizi
verso ambienti artistici differenti da quello italiano ma l’eccletticità di
certi artisti, tra i quali proprio Leonardo non consentono escursioni
troppo azzardate e soprattutto non suffragate da un intero contesto
analitico, pertanto per ora ci limiteremo a registrare questo dato in
attesa di confronti più ampi.
A diretto contatto con la base preSDUDWRULDqSUHVHQWHXQVRWWLOH¿OPSLWtorico giallo composto da una miscela
GLRFUHJLDOOHSLFFROHSDUWLFHOOHGL1HUR
carbone e tracce minime di piombo,
FRQRJQLSUREDELOLWjGHOODELDFFD IRWR
DODWRVRSUD
Come si vede nell’immagine della
sezione dopo il test istochimico con la
fucsina ovvero un colorante organico
utilizzato nella tintura della stoffa e altri
PDWHULDOL IRWR DO FHQWUR TXHVWD VWHsura contiene rilevanti quantità di materiali proteici. Materiali proteici sono
presenti anche negli strati soprastanti
poiché tutti i livelli, sebbene con diversa intensità hanno assunto la tipica
colorazione oscillante tra il carminio e
il viola.
Gli altri test istochimici hanno rilevato solo quantitativi minimi di lipidi,
comunque del tutto incompatibili con
l’ipotesi dell’utilizzo di olio siccativo
come legante.
Di conseguenza, l’ipotesi più probabile è che la tecnica pittorica sia una
Tempera Proteica. I test micro e istochimici non consentono di stabilire il
WLSRGLSURWHLQDSUHVHQWH DGHVJHODWLQDXRYRRFDVHLQDODWWH HQHPPHQRLOWLSRGLPDWHULDOLOLSLGLFR ROLR
Particolari della
VH]LRQHVWUDWLJUD¿FD RJUDVVR 6RORXQ¶DSSURIRQGLWDLQGDJLQHFURPDWRJUD¿FDDEELQDWD
con al centro quello alla spettrometria di massa potrebbe fornire dati certi riguardo queWUDWWDWRFRQIXFVLQD
sto aspetto ma tale test non è stato condotto poiché pressoché
Madonna del Gatto
irrilevante per gli obiettivi di datazione e attribuzione che le indaJLQLVLSUH¿JJRQR,QRJQLFDVRFRQRJQLSUREDELOLWjVLWUDWWDGLXQD
WHPSHUDDOO¶XRYRFKHJLXVWL¿FKHUHEEHODSUHVHQ]DVHSSXUPLQLPD
di lipidi. Questo è un colore largamente utilizzato sin dal Medioevo
per la produzione di dipinti e soprattutto di ritratti e certamente in
XVRQHO5LQDVFLPHQWRFRPHSHUDOWURQHOOHHSRFKHVXFFHVVLYH¿QR
Traccia
ai giorni nostri.
VSHWWURPHWULFDGHOOD
Sopra al sottile
JURVVDSDUWLFHOODGL
strato giallo appeWHUUDYHUGH
na descritto sono
SUHVHQWL SHQ$ODWRVRSUD
nellate di colore,
Dettaglio
della
composte tutte daVH]LRQHULSUHVDDO
gli stessi materiali
6(06( HOHWWURQL
EHQ HYLGHQ]LDWR
VHFRQGDUL
nella sezione in
6RWWR /¶DQDORJR
basso nella pagina
GHWWDJOLRULSUHVR
SUHFHGHQWH SXU
LQEDVHDHOHWWURQL
se mescolati fra
UHWURGLIIXVL
loro in proporzioni
variabili in modo
da risultare di tonalità leggermente
diversa. Il colore
77
Le indagini sull’opera
/DVH]LRQHGHO
PLFURFDPSLRQH
QULSUHVDLQOXFH
ultravioletta
LQFXLVLHYLGHQ]LD
LO¿OPGLYHUQLFH
VXSHU¿FLDOH
78
verde delle stesure e la loro continuità indicano che queste siano
coeve fra loro. Si tratta, cioè, di una complessa articolazione di
YHODWXUHVRYUDSSRVWH GLVSHVVRUHFRPSOHVVLYRSRFRVXSHULRUHDL
PLFURQ DWWH D FRPSRUUH LO FXVFLQR GLSLQWR VX FXL q VHGXWR LO
bambino.
Dalle analisi è emerso che gli impasti sono costituiti sostanzialmente da biacca, terra verde, ocre
JLDOOHHGDOWUH7HUUH1DWXUDOLSLVFXUH
come evidenzia l’indagine spettrometrica condotta con la sonda.
Gli strati più interni e quello super¿FLDOH KDQQR XQ PLQRUH FRQWHQXWR GL
Biacca e pertanto appaiono più verdi
H VFXUL DO 6(0%6 PLFURIRWRJUD¿D D
ODWRLQEDVVR LFXLWRQLGLJULJLRVRQR
legati alla presenza o meno di elementi
pesanti come il piombo. Quelli intermedi sono più chiari in quanto
contengono quasi esclusivamente biacca.
1RQYLVRQRWUDFFHGLSLJPHQWLDEDVHGLUDPHWLSLFDPHQWHLPSLHJDWLQHOODSLWWXUDFLQTXHFHQWHVFD FRPHYHUGHUDPHPDODFKLWH
UHVLQDWR GL UDPH H QHPPHQR GL SLJPHQWL SL UHFHQWL D EDVH GL
cromo, come i gialli e i verdi. Il medium legante è, come precedentemente riportato, di natura prevalentemente proteica; si tratta
TXLQGLGLFRORUHDWHPSHUD6XOODVXSHU¿FLHqSUHVHQWHXQRVSHVVR
VWUDWRGLYHUQLFHFKHDSSDUHPROWRÀXRUHVFHQWHLQOXFHXOWUDYLROHWWD
PLFURIRWRJUD¿DDODWR &RQRJQLSUREDELOLWjVLWUDWWDGHOSURWHWWLYR
steso all’atto del restauro del 1939 a opera dei Fratelli Porta nel
loro laboratorio milanese subito prima dell’esposizione dell’opera
in mostra.
1HOFRPSOHVVRGHOOHLQGDJLQLLOFDPSLRQHSUHOHYDWRVXOFXVFLQR
verde in basso nel dipinto, sul quale siede il bambino è quello che
offre la maggiore quantità di dati e di informazioni utili allo studio
del dipinto.
Madonna del Gatto
&DPSLRQHQ
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
Il secondo micro-campione è stato prelevato dalla specchiatuUDGHOOD¿QHVWUDGHOODVHFRQGDVWDQ]DHULJXDUGDODFDPSLWXUDGHO
cielo.
Si tratta di un frammento di materiale pittorico comprendente una buona parte della
preparazione chiara, sulla quale si individua
un unico strato pittorico grigio-azzurro coperto dalla vernice. Il campione è attraverVDWR FRPH GHQXQFLD OD VH]LRQH VWUDWLJUD¿ca, da un largo cretto occluso da materiale
nero.
Lo strato preparatorio, ben visibile in questo campione, ha un colore molto chiaro
tendente al giallo-grigio ed è composto da
una miscela di carbonato di calcio con impurezze silicatiche ed un legante organico,
GLQDWXUDHVFOXVLYDPHQWHSURWHLFD PLFURIRWRJUD¿DDODWRVRWWR 6L 3XQWRGLSUHOLHYRH
tratta, dunque, dello stesso impasto di terre carbonatiche e colla PLFURFDPSLRQHQ
GDHQWUDPEHLODWL
animale visto nel campione precedente.
H6H]VWUDWLJUD¿FD
1HOOHLPPDJLQLVLYHGHLQROWUHFKHODVH]LRQHqDWWUDYHUVDWDGD
79
Le indagini sull’opera
XQ ODUJR H SURIRQGR FUHWWR FKH SDUWH GDOOD VXSHU¿FLH SLWWRULFD H
arriva a comprendere l’intero spessore del fondo carbonatico. È
interessante notare che solo la zona che attraversa la preparazione
è riempita da un materiale carbonioso nero, il cui quantitativo masVLFFLRqGHFLVDPHQWHDQRPDOR4XHVWDSUHVHQ]DGLI¿FLOPHQWHSXz
essere spiegata semplicemente attribuendolo a tracce di sporco in-
¿OWUDWRGDOO¶HVWHUQR
Dato il contesto,
nel quale si sono
rilevate attraverso
le analisi multispettrali abrasioni
e ridipinture, il ma5LSUHVDDO6(06(
teriale carbonioso
HOHWWURQLVHFRQGDUL
può essere verosimilmente ricondotto alle vicende
conservative del
dipinto.
Sulla base dei
5LSUHVDDO6(0
dati
emergenti dal6( HOHWWURQL
UHWURGLIIXVL
OD VSHWWURJUD¿D GHO
livello di preparazione del fondo si
3UR¿ORVSHWWURJUD¿FR
ottenuto con la
VRQGDGHO6(0
6(GHOOLYHOORGL
SUHSDUD]LRQH
80
Madonna del Gatto
conferma l’assenza di gesso e dunque le conclusioni a cui si è
giunti con il primo campione paiono confermate.
8Q¶XOWHULRUHSUHVHQ]DDQRPDODQHOODVH]LRQHVWUDWLJUD¿FDFRQVLste in un materiale rosso scuro, fra la preparazione di colore chiaro e lo strato soprastante, che si accumula nella parte sinistra del
campione, pure se presente in tracce minime anche in altre zone.
6SHWWUR('6GHOOD
Tale materiale è
composto da parti- SDUWLFHOODGL6ROIDWR
di Bario rinvenuta
celle di ocra rossa,
QHOORVWDWRSLWWRULFR
di nero carbone e
D]]XUURGHOFLHOR
anche di Solfato
di Bario: una parti$ODWR 3DUWLFRODUH
cella tondeggiante
GHOODSDUWHVLQLVWUD
di solfato di bario
GHOODVH]LRQHULSUHVR
particolarmente
DOPLFURVFRSLR
voluminosa è infat- RWWLFRHDO6(0%6
ti ben visibile sia al HOHWWURQLUHWURGLIIXVL
microscopio ottico &RQODIUHFFLDURVVD
è indicata la
che al SEM-BS
JURVVDSDUWLFHOOD
PLFURIRWRJUD¿D D
tondeggiante di
ODWR
6ROIDWRGL%DULR
e sotto dettaglio
Il solfato di baLQJUDQGLWRDO6(0
rio, naturale o arti%6
¿FLDOHFKHVLDqVWDWRFRPPHUFLDOL]]DWRVRORDSDUWLUHGDOOD¿QHGHO
81
Le indagini sull’opera
Particolari delle
VH]LRQLFRQOD
SDUWLFHOODGLFREDOWR
HÀXRUHVFHQ]DGHO
OLYHOORSURWHWWLYR
;9,,,VHFRORVRWWRQRPLGLYHUVL ELDQFRGLEDULRELDQFR¿VVREDULWLQDHFF /DYDULDQWHQDWXUDOHqVWDWDVXJJHULWDFRPHSLJPHQWRSHU
EHOOHDUWLLQWRUQRDO6LDTXHOORQDWXUDOHFKHTXHOORVLQWHWLFR
sono stati impiegati in modo esteso, soprattutto nelle tecniche ad
DFTXDVRORGRSRLO,QRJQLFDVRO¶LGHQWL¿FD]LRQHGLWDOHFRPposto all’interno una stesura pittorica, seppur in traccia, consente
di affermare che la stessa risale, al più
SUHVWRDOOD¿QHGHO6HWWHFHQWR
Lo strato pittorico azzurro molto
chiaro del cielo è composto quasi
esclusivamente da biacca ed un legante organico di natura proteica, presumibilmente sempre la stessa tempera
DOO¶XRYR LSRWL]]DWD LQ SUHFHGHQ]D PLFURIRWRJUD¿HTXLDODWR FRPHHYLGHQzia il campione trattato con la fucsina,
dove vengono confermati sostanzialPHQWHGXHVROLOLYHOOLVWUDWLJUD¿FLTXHOOR
della preparazione di fondo e il livello
pittorico attribuito dall’artista al cielo.
A rendere il tono azzurro chiaro
sono piccole particelle di blu di cobalto, una delle quali è ben visibile nella
]RQDGLGHVWUDGHOODVH]LRQH IRWRJUD¿D
DODWRVRSUD 7DOHSLJPHQWREOXFRPposto chimicamente da un alluminato
di cobalto come evidenziato nello spettro EDS riportato in tutte le riprese presentate qui a lato. Questo materiale è
stato scoperto agli inizi del XIX secolo
ed è entrato in uso nei colori per belle
DUWLDSDUWLUHGDOFLUFD
Madonna del Gatto
&DPSLRQHQ
'DYLGH%XVVRODUL6WHIDQR9ROSLQ
Il campione prelevato riguarda l’incarnato del bambino e riguarda frammenti di materiale pittorico costituiti per lo più dalla preparazione chiara, sulla quale si trova un unico strato pittorico di colore
rosa molto chiaro, coperto da una vernice
trasparente.
La gran parte del campione è costituita
dalla base preparatoria che è composta da
XQLPSDVWRGLWHUUHFDUERQDWLFKH FDUERQDWRGLFDOFLRFRQLPSXUH]]HVLOLFDWLFKH HGXQ
legante organico proteico, presumibilmente
una colla animale analogo a quello già osservato nel livello di preparazione degli altri
FDPSLRQL PLFURIRWRJUD¿DDODWRVRWWR
Il colore dell’incarnato è reso con l’ausilio
di un unico strato pittorico, particolarmente
VRWWLOH ȝPFLUFD DEDVHGLELDFFDSLFFROHTXDQWLWjGLRFUD 3XQWRGLSUHOLHYRH
rossa e occasionali particelle di nero carbone come evidenziato PLFURFDPSLRQHQ
GDHQWUDPEHLODWL
nell’ingrandimento al microscopio mostrato qui a lato e nell’ulteriore
6RWWR 6H]LRQH
ingrandimento alla pagina successiva.
VWUDWLJUD¿FD
Come negli altri campioni i test istochimici e microchimici hanno
83
Le indagini sull’opera
rilevato, per quanto riguarda la componente organica, la presenza
di materiali proteici e tracce minime di lipidi, a conferma dell’utilizzo
di una tempera proteica come legante del colore come evidenzia
FRQFKLDUH]]DLOODVH]LRQHVWUDWLJUD¿FDWUDWWDWDFRQIXFVLQDGDOOD
quale emerge un livello piuttosto rilevante di preparazione del fondo e per contrasto uno strato estremamente sottile della patina pit-
torica che produce
l’incarnato.
/D VXSHU¿FLH
pittorica è ricoperWDGDXQVRWWLOH¿OP
di vernice, che pre5LSUHVDDO6(06( VHQWD XQD VLJQL¿HOHWWURQLVHFRQGDUL
FDWLYD ÀXRUHVFHQza azzurra in luce
ultravioletta, nel
cui interno si notano diverse micro
bollicine che non
sono state rilevate
5LSUHVDDO6(0
negli altri campio6( HOHWWURQL
UHWURGLIIXVL
ni studiati con la
stessa tecnica.
La microfoto3UR¿ORVSHWWURJUD¿FR
ottenuto con la
VRQGDGHO6(0
6(GHOOLYHOORGL
SUHSDUD]LRQH
84
Madonna del Gatto
JUD¿D GHOO¶LQJUDQdimento questa
discontinuità
è
evidente e verosimilmente va ascrivibile a un eccessivo accumulo della
vernice protettiva
disposta a pennello in occasione
del restauro ese$ODWRYDULH
PLFURIRWRJUD¿HGHOOD
guito dal professor
Hans Sedresen VH]LRQHVWUDWLJUD¿FD
GHOPLFURFDPSLRQH
QHO 8OWHULRQFRQHYLGHQ]D
ri prelievi di miGHJOLVWUDWLGHOOD
cro-campioni e le
SUHSDUD]LRQHD
OHJDQWHSURWHLFRH
relative analisi potrebbero mappare GHOSURWHWWLYRFRQOH
SLFFROHEROOHLQFOXVH
con precisione la
distribuzione della 6RSUD3DUWLFRODUHD
vernice ma non IRUWHLQJUDQGLPHQWR
darebbero ulteriori GHOODVH]LRQHDO6(0
(elettronisecondari e
informazioni.
UHWURGLIIXVL
Le indagini sull’opera
Datazione al C14
Lucio Calcagnile
7DEHOOD
Valore misurato
GHOOD5DGLRFDUERQ
DJH
Con l’obiettivo di valutare approssimativamente l’età della tavola
lignea del dipinto si è eseguito un prelievo nel lato a tergo inviato
al Centro di Fisica Applicata Datazione e Diagnostica del DipartiPHQWRGL0DWHPDWLFDH)LVLFD³(QQLR'H*LRUJL´GHOO¶8QLYHUVLWjGHO
Salento.
,O FDPSLRQH q VWDWR FODVVL¿FDWR FRQ OD VLJOD ³/7/$´HG q
stato sottoposto a datazione con il metodo del radiocarbonio mediante la tecnica della spettrometria di massa ad alta risoluzione
$06 SUHVVRORVWHVVR&('$'QHOODERUDWRULRGL/HFFH
I macro-contaminanti presenti nel campione, sono stati individuati con l’osservazione al microscopio ottico e rimossi meccanicamente. Il trattamento chimico di rimozione delle contaminazioni dal
campione è stato effettuato sottoponendo il materiale selezionato
ad attacchi chimici alternati acido-alcalino-acido.
Il materiale estratto è stato successivamente convertito in anidride carbonica mediante combustione a 900°C in ambiente ossidanWHHTXLQGLLQJUD¿WHPHGLDQWHULGX]LRQH6LqXWLOL]]DWR+FRPH
elemento riducente e polvere di ferro come catalizzatore.
/DTXDQWLWjGLJUD¿WHHVWUDWWDGDOFDPSLRQHqULVXOWDWDVXI¿FLHQWH
per una accurata determinazione sperimentale dell’età.
La concentrazione di radiocarbonio è stata determinata confronWDQGRLYDORULPLVXUDWLGHOOHFRUUHQWLGL&H&HLFRQWHJJLGL
& FRQ L YDORUL RWWHQXWL GD FDPSLRQL VWDQGDUG GL VDFFDURVLR &
forniti dalla IAEA.
La datazione convenzionale al radiocarbonio è stata corretta
per gli effetti di frazionamento isotopico sia mediante la misura del
WHUPLQHį&HIIHWWXDWDGLUHWWDPHQWHFRQO¶DFFHOHUDWRUHVLDSHULO
fondo della misura.
Campioni di concentrazione nota di acido ossalico forniti dalla
1,67 1DWLRQDO,QVWLWXWHRI6WDQGDUGDQG7HFKQRORJ\ VRQRVWDWLXWLlizzati come controllo della qualità dei risultati.
Per la determinazione dell’errore sperimentale nella data al radiocarbonio è stato tenuto conto sia dello scattering dei dati intorno
al valore medio, sia dell’errore statistico derivante dal conteggio
Madonna del Gatto
GHO&/D7DEHOODULSRUWDODGDWD]LRQHDOUDGLRFDUERQLR QRQFDOLEUDWD SHULOFDPSLRQHFRQO¶LQGLFD]LRQHGHOO¶HUURUHDVVROXWRGHOOD
misura.
La datazione al radiocarbonio per i campioni è stata quindi caOLEUDWDLQHWjGLFDOHQGDULRXWLOL]]DQGRLOVRIWZDUH2[&DO9HU
EDVDWRVXLGDWLDWPRVIHULFL>5HLPHU3-HWDO5DGLRFDUERQ@
,OULVXOWDWRGHOODFDOLEUD]LRQHqULSRUWDWRQHLJUD¿FLHQHOOD7DEHOOD
riportata qui di seguito.
***
Relativamente alle datazioni ottenute con le analisi a C14 del
campione di legno della tavola occorre tenere conto di alcuni aspetti
GLFDUDWWHUHVFLHQWL¿FRDWWHQHQWLOHFDUDWWHULVWLFKHHLOLPLWLGLDSSOLFD]LRQHGHLSULQFLSL¿VLFLFKHJRYHUQDQROHPHWRGLFKHRSHUDWLYHGHOOD
Diagramma di
FDOLEUD]LRQHGHOOD
GDWDFRQYHQ]LRQDOH
DOUDGLRFDUERQLRGHO
FDPSLRQH
/7/$
7DEHOOD5LHSLORJR
della data al
UDGLRFDUERQLR
GHOFDPSLRQH
/7/$
87
Le indagini sull’opera
datazione al C14. Si consideri che Il valore riportato del termine di
IUD]LRQDPHQWRLVRWRSLFRGHJOLLVRWRSLVWDELOLGHOFDUERQLR į13& VL
riferisce a quello misurato con il sistema AMS. Tale valore, pertanto, può differire dal termine di frazionamento naturale e da quello
misurato mediante IRMS.
Si consideri altresì che con BP si intende qui una datazione convenzionale al radiocarbonio non calibrata il cui calcolo implica1:
ƒ/¶XVRGHOWHPSRGLGLPH]]DPHQWRGL/LEE\ DQQL ULVSHWWRDOYDORUHFRUUHWWRGLDQQL
ƒ/¶DQQRFRPHDQQRGLULIHULPHQWR
ƒ/¶XWLOL]]RGLUHWWRRLQGLUHWWRGHOO¶DFLGRRVVDOLFRFRPHVWDQGDUG
di riferimento.
Come si può facilmente constatare le indicazioni derivanti dalla
datazione del campione al radiocarbonio rendono compatibile la
datazione della tavola al XVI secolo e questo è un ulteriore tassello
estremamente importante per giungere a una valutazione complessiva dell’opera.
106WXLYHU+$3RODFK5DGLRFDUERQ9RO1R
88
Madonna del Gatto
Indagini xilotomiche
5HQDWR1LVEHW
Allo scopo di contribuire ad una ulteriore conoscenza dei materiali utilizzati nel dipinto si è pensato di procedere ad una indagine sul tipo di legno. Furono quindi raccolti da M.
&LPDGXHFDPSLRQLGLSLFFROHGLPHQVLRQL LQIHULRri a 1 cm3 LQPRGRGDHYLWDUHGLGDQQHJJLDUHO¶RSHUDXQSULPRFDPSLRQH 6 GDOODWDYRODO¶DOWUR
SLSLFFROR 6 GDOODFRUQLFH
Si illustrano succintamente qui le caratteristiche anatomiche dell’analisi dei legni.
6 7DYROD
,QSLDQRWUDVYHUVDOH PLFURIRWRJUD¿D LOOHgno è eteroxilo, con una distribuzione dei pori
diffusa. Questi sono talvolta di dimensioni molto
SLFFROH WUDHȝP VROLWDULVRYHQWHDFRSpie radiali. Il limite tra gli anelli è poco distinguibile, dal momento che le dimensioni dei pori della
cerchia autunnale sono molto simili a quelle della
cerchia primaverile successiva. Il parenchima è
apotracheale e nel legno tardivo si presenta in
fasce tangenziali.
In piano longitudinale tangenziale si osservano solo raggi uniseriati omogenei.
,QSLDQRORQJLWXGLQDOHUDGLDOH PLFURIRWRJUD¿D
VRQRQHWWDPHQWHYLVLELOLSXQWHJJLDWXUHJUDQGL
all’intersezione raggi-vasi. Le perforazioni sono
semplici.
3LDQRWUDVYHUVR
Sulla base di questi dati si descrive il legno come appartenente
DGXQDVSHFLH QRQPHJOLRGHWHUPLQDELOHVXEDVHHVFOXVLYDPHQWH GHOOHJQRGLSLRSSR
FDPSLRQHGHOOD
[LORWRPLFD GHOJHQHUH3RSXOXV 3LRSSR
WDYROD 6FDOD
6 &RUQLFH
PLFURPHWUL
La caratteristiche del campione non hanno permesso di ottene3LDQR
re buone osservazioni dei piani longitudinali.
,OSLDQRWUDVYHUVDOH PLFURIRWRJUD¿D PRVWUDXQOHJQRHWHUR[L- longitudinale radiale
ORFRQSRULGLVWULEXLWLLQPRGRGLIIXVR(VVLVRQRPROWRSLFFROL GHOOHJQRGLSLRSSR
FDPSLRQHGHOOD
ȝP VRQRGLVWULEXLWLJHQHUDOPHQWHLQFRSSLHRSLIUHTXHQWHPHQWH
WDYROD 6FDOD
in corte sequenze longitudinali lineari da tre a cinque, o in clusters.
PLFURPHWUL
Il passaggio da un anello a quello successivo è ben delineato sia
89
Le indagini sull’opera
per le diverse dimensioni dei pori nelle due cerchie, sia per la magJLRUHTXDQWLWjGLSDUHQFKLPDHGL¿EUHQHOODFHUFKLDWDUGLYDGHOO¶DQQRSUHFHGHQWH FKHDSSDUHSLFKLDUDQHOODIRWRJUD¿D ,UDJJLSHU
quanto è stato possibile osservare, appaiono uniseriati.
1HOSLDQRUDGLDOHFKHFRPHGHWWRIRUQLVFHXQOLPLWDWRQXPHUR
di dettagli, sembrano presenti perforazioni scalariformi con oltre
cinque barre.
Dal momento che non si sono ottenute migliori
osservazioni dei piani longitudinali, la determinazione non è possibile.
Considerazioni
Il legno di pioppo per dipingere su tavola era
universalmente preferito dai pittori rinascimentali
dell’Europa meridionale e in particolare dagli italiani;
tavole di quercia erano solitamente usate dai pittori
GHO &HQWUR H 1RUG (XURSD ,O OHJQR GL SLRSSR HUD
apprezzato per la sua facile lavorabilità, l’elevata tePiano trasverso di
QHUH]]DO¶RPRJHQHLWj DVVHQ]DGLQRGL HODUHVLVWHQ]DUHODWLYDDOOD
OHJQRLQGHWHUPLQDWR deformazione con l’essicamento.
FDPSLRQHGHOOD
Per quanto riguarda la cornice, nulla di preciso si è potuto stabiFRUQLFH 6FDOD
lire. Le caratteristiche osservate mostra un tipo di legno omogenePLFURPHWUL
DPHQWHSRURVR FRPHLOSLRSSR FRQSRULSLFFROLLOFKHJDUDQWLVFH
EXRQD UHVLVWHQ]D DG DJHQWL GHIRUPDQWL 8Q FRQIURQWR SXUDPHQWH
indicativo può essere trovato forse con le proprietà anatomiche
GHOO¶D\RXVREHFKH 7ULSORFKLWRQ VFOHUR[\ORQ . 6FKXP DOPHQR
per quanto riguarda il pattern di distribuzione dei pori in piano traVYHUVDOHXQFDUDWWHUHWXWWDYLDLQVXI¿FLHQWHSHUVWDELOLUHO¶LGHQWLWj
del legno.
90
Madonna del Gatto
La cornice
Marco Cima
Il dipinto de La Madonna del Gatto è pervenuto al Polo Museale
GHO &DQDYHVH PRQWDWR VX XQD SUHJHYROH FRUQLFH D HGLFROD R D
WDEHUQDFROR 4XHVWDFRQVLVWHLQXQ¶RSHUDGLDOWDHEDQLVWHULDULQDscimentale con evidenti riferimenti architettonici a richiamare un
portale monumentale, composto da una base a forma di soglia e
una trabeazione ad architrave con aggetto pronunciato ed eleganti
capitelli corinzi posti a terminale di due esili ed elaborate colonne
disposte ai lati a chiudere con eleganza l’opera d’arte richiamando
l’architettura antica riprodotta in scala.
L’intero manufatto è caratterizzato da una doratura, localmente
ammalorata, che peraltro denuncia l’elevata qualità produttiva. La
VSHFFKLDWXUDFRQWHQHQWHLOGLSLQWRqGH¿QLWDGDXQRVIRQGDWRGHO
WLSRSDVVHSDUWRXWFKHORLQFRUQLFLDDGLUHWWRFRQWDWWRUL¿QLWRGDXQD
OLQHDRUGLQDWDGLHPLVIHUHVFROSLWHDGDOWRULOLHYRGLVSRVWHDGH¿QLUH
XQRUORFKHHVDOWDODSRU]LRQHGLSLQWDDPRWLYLÀRUHDOLGRUDWLVXIRQGRQHUR/DWUDEHD]LRQHHLOEDVDPHQWRVRQRLQJHQWLOLWLGDUDI¿QDWH
LVWRULD]LRQLÀRUHDOLDEDVVRULOLHYRUL¿QLWHDIRJOLDG¶RUR
8QDFRUQLFHDQDORJDGLGLPHQVLRQLVLPLOLDTXHOODGHOOD0DGRQna del Gatto ma con specchiatura centinata si trova nel Museo
&RQIURQWRWUDOD
cornice a edicola
della Madonna
del Gatto con
quella analoga
GHOO¶$GRUD]LRQHGHL
Magi di Cividale del
)ULXOL
91
La cornice
/DSLFFRODFRUQLFH
dorata a edicola
GH/D6FDSLJOLDWD
DWWULEXLWDD/HRQDUGR
FKH-DFTXHV)UDQFN
SURSRQHGLDWWULEXLUH
D%ROWUDI¿R
&ULVWLDQR H 7HVRUR GHO GXRPR GL &LYLGDOH GHO )ULXOL 8GLQH HG q
accreditata al secolo XVI come opera di scuola veneto-friulana,
anche se la tradizione delle cornici a edicola è piuttosto riferibile
all’ebanisteria artistica rinascimentale veneto-lombarda.
8Q¶DOWUDFRUQLFHDHGLFRODGRUDWDVXSSRUWDLOSLFFRORULWUDWWRGH
“La Scapigliata” o Testa di Fanciulla attribuita a Leonardo da Vinci.
Si tratta di un’opera di piccole dimensioni
[FP LQFRPSLXWD,OGLSLQWRGDWDELOH
DL SULPL DQQL GHO ;9, VHFROR IRUVH
ritrae in primo piano il volto di una giovane
fanciulla dallo sguardo schivo rivolto verso
il basso, eseguito con terra d’ombra, ambra
inverdita e biacca, ed è esposto alla GalleULD1D]LRQDOHGL3DUPD
Questa tipologia di cornici trovò notevole
affermazione nel corso del XVI secolo, sia
per arredi volti a impreziosire dipinti destinati ad arredare le dimore aristocratiche,
sia per gli ambienti ecclesiastici. Il manufatto, con le due colonne, la trabeazione
e l’accenno ai frontoni esalta la preziosità
dell’opera e va datato al secolo XVI, pure
considerando che non si tratta di una cornice prodotta espressamente per il dipinto
$ODWR /DVWUXWWXUD de La Madonna del Gatto, bensì risulta adattato in quanto la specdella cornice vista
chiatura è leggermente carente in altezza e provoca il montaggio
da tergo durante il
del dipinto con l’obliterazione di una modesta porzione della volta a
UHVWDXUR
6RWWR 8QPRPHQWR cassettoni dell’imbotto che conduce nella seconda stanza dove si
DSUHOD¿QHVWUDFHQWLQDWDULYROWDDOO¶DPELHQWHHVWHUQR
GHO5HVWDXUR
Madonna del Gatto
Conclusioni
Marco Cima
I risultati delle analisi sono stati puntualmente riferiti nel corso
della presente pubblicazione con appositi capitoli, unitamente a un
FRPPHQWRFULWLFRGHLGDWLUDFFROWL1HOODFRQFOXVLRQHULVXOWDWXWWDYLD
utile evidenziare gli aspetti più interessanti e le principali informazioni emerse nel corso delle indagini.
Il dipinto è stato prodotto su una tavola in unico massello, che sul
retro ha subito, sia un intervento di assottigliamento, sia di rinforzo
tramite chiavi lignee a farfalla e l’aggiunta di una parchettatura. La
tavola risulta percorsa da numerose gallerie scavate da insetti xilofagi, successivamente stuccate con materiale radiopaco. Questo
IDWWRKDHYLGHQ]LDWRGHLFDQDOLSDUDOOHOLDOODVXSHU¿FLHDQ]LFKpGHL
semplici buchi di ingresso, ciò è dovuto all’assotigliamento dovuto
DOO¶DVSRUWD]LRQHGHOODVXSHU¿FLHDWHUJRGHOGLSLQWR
La crettatura dovuta all’antichità è talora parzialmente occlusa
GDSLJPHQWLDLQGLFDUHFKHODVXSHU¿FLHSLWWRULFDKDVXELWRULGLSLQWXre per restauro ma la sua struttura è omogenea e sviluppata seconGREORFFKLRUGLQDWLVXOLQHHSDUDOOHOHFKHULSHUFRUURQROH¿EUHGHOOD
tavola. La presenza diffusa e piuttosto evidente di depositi carboniosi all’interno dei solchi delle micro-fratture va interpretata come
depositi accumulati nel tempo in seguito all’esposizione del dipinto
DOODOXFHGLFDQGHOHROXPLDFRPEXVWLELOHFDUERQLRVR ROLHVLPLOL
Questo fatto avvalora l’antichità della tavola, sottolineata dalla datazione al radiocarbonio e dalla determinazione dell’essenza.
1HOO¶LSRWHVL GHOWXWWRUDJLRQHYROHFKHLGDWLULFDYDWLGDOOH DQDOLVLFKLPLFR¿VLFKHGHLWUHFDPSLRQLVWXGLDWLVLSRVVDQRHVWHQGHUH
DOO¶LQWHUD VXSHU¿FLH GHO GLSLQWR q SRVVLELOH VWDELOLUH FKH OD WDYROD
sia stata preparata con uno strato chiaro composto da terre naturali carbonatiche e colla animale. Si tratta di una base preparatoria
che si discosta dal tradizionale impiego di gesso e colla, di norma
presente nelle opere eseguite in Italia fra il XV e la metà del XVII
secolo. Quello emergente dalle indagini risulta un tipico impasto
preparatorio dei dipinti su tavola e tela eseguiti nello stesso periodo
nel nord Europa, con particolare riferimento all’ambiente artistico
delle Fiandre. È bene altresì ricordare che all’incirca da metà del
Seicento la composizione delle preparazioni, soprattutto nel caso
delle tele, cambia radicalmente in quanto gli artisti iniziano ad utiliz93
Conclusioni
zare mestiche preparatorie colorate, a base di terre argillose ricche
di ossidi di ferro, impastate non più con colle ma con oli siccativi.
Analogamente, anche se meno frequentemente, accadde per le
tavole. Queste considerazioni hanno tuttavia un valore generale:
esiste, infatti, una nutrita serie di eccezioni a queste pratiche comunemente diffuse, perché singoli atelier continuarono ad applicare
metodi di preparazione antichi.
In merito alla tecnica esecutiva, il
dipinto è realizzato a partire da un disegno preparatorio, che traccia le linee
fondamentali delle anatomie, delle vesti e dell’architettura, emergente con
EXRQD SUHFLVLRQH QHOOH LQGDJLQL ULÀHWWRJUD¿FKH 1HOOR VSHFL¿FR TXHVWR GLsegno è composto da due tipologie di
linee: la prima stesura, sottile e lineare
qDI¿DQFDWDHLOSLGHOOHYROWHVRYUDSposta, da una seconda linea dal tratto
SL DPSLR H PRUELGR /D ÀXLGLWj FKH
caratterizza la seconda tipologia di linea, analizzata in base allo svolgimento, unitamente allo spessore e all’incisività, va ricondotta verosimilmente a
una stesura mediante pennello. Operativamente si ritiene che le linee più
sottili, dato il loro aspetto schematico,
siano state riportate ricalcando con
5LSUHVDLQOXFH
una punta metallica un disegno preparatorio precedentemente
YLVLELOHFRQFRQWUDVWL realizzato su carta. Queste risultano successivamente ripassate e
DXPHQWDWLSHU
sviluppate con sottili pennellate che, a rimarcare le morfologie più
HVDOWDUHOHGLIIHUHQ]H
VDOLHQWLVRQRVWDWHODVFLDWHSDU]LDOPHQWHLQYLVWDDO¿QHGLGH¿QLUHL
GLFRORUH
Particolare del volto principali contorni a dipinto ultimato. Il tracciato disegnato ha subito
GHOOD0DGRQQD
una correzione da parte dell’autore, parzialmente visibile anche ad
occhio nudo, in corrispondenza dell’occhio del gatto, mentre altre
OLQHHFKHGH¿QLVFRQRLFDSHOOLGHOEDPELQRVRQRVWDWHSUHYDOHQWHmente occultate dalle successive stese di colore, più probabilmente nelle diverse fasi di restauro del dipinto.
/DVWUXWWXUDVWUDWLJUD¿FDGHOFRORUHDSSDUHPROWRGLYHUVDQHLWUH
campioni studiati, lasciando intendere una maggiore cura posta
GDOO¶DXWRUHQHOGH¿QLUHJOLHOHPHQWLSLLPSRUWDQWLGHOGLSLQWRFRPH
94
Madonna del Gatto
i volti, certi particolari della veste, il cuscino su cui siede il bambino,
ecc., mentre altri sono stati semplicemente campiti, come si riscontra nel cielo, nelle pareti e in alcune parti del corpo del bambino.
Le considerazioni qui esposte sono supportate dalle osservazioQLVWUDWLJUD¿FKHHLQSDUWLFRODUHGDOFDPSLRQHUHODWLYRDOO¶LQFDUQDWRSUHOHYDWRLQFRUULVSRQGHQ]DGHO¿DQFRGHOEDPELQRFRPSRVWR
GD XQ VROR ¿OP SLWWRULFR VRWWLOLVVLPR
Semplice è anche la struttura di colore dell’azzurro del cielo, anche se
lo spessore è maggiore. Viceversa
è molto complessa e articolata la seTXHQ]DVWUDWLJUD¿FDGHOYHUGHUHODWLYR
al cuscino su cui è seduto il bambino,
ottenuta con una nutrita successione
di lievissimi livelli di colore.
1RQVRQRVWDWLSUHOHYDWLPLFURFDPpioni dagli incarnati dei volti per non
GHWXUSDUH OD VXSHU¿FLH SLWWRULFD PD OH
LQGDJLQLULÀHWWRJUD¿FKHHODÀXRUHVFHQza sembrano confermare una analoga
complessità di strati.
Il dito pollice della mano del bimbo
presenta alcuni problemi estetici di
cui già si è detto. La coincidenza con
la principale linea di frattura del legno
con la conseguente caduta della patina pittorica e la presenza di un’abrasione, nonché gli interventi di ricucitura del restauro antico, a cui
si è sovrapposto quello moderno non consentono di stabilire se il
lieve difetto anatomico vada attribuito all’autore del dipinto, oppure
ai restauratori che nel tempo si sono succeduti.
Relativamente agli interventi di restauro, i particolari più salienti
riscontrati ne La Madonna del Gatto riguardalo i volti e proprio nei
YROWLLQEDVHDOOHPDFURIRWRJUD¿HqSRVVLELOHDSSUH]]DUHTXHOOLSL
delicati, dove le deposizioni di colore sono state disposte per ridurre le lacune prodotte dal tempo con la caduta della patina pittorica.
In particolare, oltre all’area del dito pollice della mano del bambino,
già discussa, si segnalano due punti salienti. Il primo è un intervento con pigmento rosa pallido eseguito in corrispondenza dell’occhio
sinistro della Madonna che invade parte della guancia sottostante,
5LSUHVDLQOXFH
YLVLELOHFRQFRQWUDVWL
DXPHQWDWLSHU
HVDOWDUHOHGLIIHUHQ]H
GLFRORUH
Particolare del
YROWRGHOELPER
e del muso del
JDWWRGRYHHPHUJH
il restauro con
SLJPHQWRSLFKLDUR
FRUULVSRQGHQWHDOOD
OLQHDGLIUDWWXUD
Conclusioni
dove la principale frattura della tavola aveva danneggiato seriamente il dipinto. Il secondo, corrispondente anch’esso alla frattura
della tavola è la risarcitura con pigmento giallo del muso del gatto
con debordo sulla fettuccia ricamata che incornicia il collo a cuspide della veste della Madonna, in prossimità della spalla sinistra.
Per quanto riguarda la composizione dei colori, le analisi chimi-
5LSUHVDLQOXFH
YLVLELOHFRQFRQWUDVWL
DXPHQWDWLSHU
HVDOWDUHOHGLIIHUHQ]H
GLFRORUH
Particolare dei volti
DIIURQWDWLHGHOPXVR
del gatto con lo
VIRQGRGHOOD¿QHVWUD
DSHUWDVXOPRQGR
FRQPRQWDJQHOD
YDOOHLO¿XPHHOD
SLDQXUD
che suggeriscono un medium di natura prevalentemente proteica
come legante nell’impasto dei pigmenti: si tratta cioè di una tempera, verosimilmente a base di uovo.
I pigmenti presenti nei campioni analizzati non sono numerosi:
fra tutti spicca la biacca, presente ovunque; numerose anche le
WHUUHQDWXUDOLHOHRFUHYDULDPHQWHFRORUDWH YHUGLURVVHHJLDOOH
impiegate con abbondanza.
/DULSUHVDUDGLRJUD¿FDKDLGHQWL¿FDWRODSUHVHQ]DGLFRQVLVWHQWL
abrasioni negli incarnati e sullo sfondo, successivamente risarciti in
occasione di interventi di restauro.
Le abrasioni non appaiono, invece, sul cielo, sulla veste della
Madonna e in corrispondenza del cuscino su cui siede il bambino,
né peraltro sui volti, dove si registra unicamente la caduta degli
strati di colore antichi sull’area già segnalata del volto della Madonna. Questo dato, unitamente al rilevamento di pigmenti ottocenteschi privi di strati sottostanti più antichi, è riconducibile ad una
Madonna del Gatto
situazione di ridipintura totale delle zone caratterizzate dalla caduta
totale della patina pittorica o delle piccole aree caratterizzate da
abrasioni.
Dove il colore antico è andato completamente perduto hanno
VRSSHULWRLUHVWDXULFRQLOULIDFLPHQWRWRWDOHGHOODVXSHU¿FLHSLWWRULFD
con buon rispetto della sintassi originale del dipinto che non mostra
5LSUHVDLQ
alterazioni se non in pochi casi come quello citato della mano del
ÀXRUHVFHQ]D
bambino e nella capigliatura dello stesso. Questo particolare conultravioletta della
sente una ulteriore considerazione che discende dal confronto del- VWHVVDSRU]LRQHGHO
le due immagini affrontate in queste due pagine, dove si evince che
GLSLQWRPRVWUDWR
la minuta distribuzione di segni a pennello dedicati dall’autore alla QHOODSDJLQDDIURQWH
RYHVLHYLGHQ]LD
GH¿QL]LRQHGHOO¶HVLOHFDSLJOLDWXUDGHOEDPELQRFRQXQDWUDPDGHFLODSDWLQDSLWWRULFD
samente evidente, risulta sfumata e per una certa porzione persa,
ULIHULELOHDOODVWHVXUD
VRSUDWWXWWRQHOULFFLRORFKHLQFRUQLFLDODWHPSLD YDQFKHS
originale con le
Relativamente agli interventi di restauro, le analisi chimico-straUHODWLYHFDGXWH
WLJUD¿FKHFRQGRWWHVXOOHDUHHGRYHTXHVWLVRQRPDJJLRUPHQWHHYLdenti hanno consentito il riscontro di pigmenti entrati in uso tra la
¿QHGHO6HWWHFHQWRHJOLLQL]LGHOO¶2WWRFHQWRTXDOLLOVROIDWRGLEDULRH
il blu di cobalto. Assenti anche pigmenti tipicamente rinascimentali
FRPHURVVLFRPSRVWLGDVROIXURGLPHUFXULR FLQDEURRYHUPLJOLRQH
oppure, nel caso del cuscino, verdi a base di rame, sostituiti da
terre verdi.
97
Conclusioni
In sintesi si può concludere che le indagini hanno dimostrato trattarsi di una tavola antica con un dipinto a tempera su preparazione
di tipo “nordico”, danneggiata da gravi cadute della patina pittorica
e qualche abrasione particolarmente evidente in corrispondenza
della mano del bambino forse dovuta a un ripensamento dell’autore
o all’intervento non particolarmente felice dei restauratori che nel
corso del tempo sono intervenuti sull’opera.
Il dipinto, nel suo complesso, è stato recuperato attraverso una
ridipintura volta a risarcire le lacune prodotte da vari agenti sulla
pittura originale ma tutti gli interventi hanno mantenuto l’opera nella
sua originalità formale, ad eccezione di qualche minuscolo particolare, come la mano o le ciocche di capelli del bambino.
La principale operazione di restauro è verosimilmente avvenuta
nel corso dell’Ottocento, anche se non siamo in grado di proporre
XQD FURQRORJLD SL ¿QH LQ TXDQWR OH ULFHUFKH KDQQR HYLGHQ]LDWR
coerenza con la tipologia di pigmenti impiegati e la materia pittorica
appare considerevolmente invecchiata.
5HODWLYDPHQWHDOO¶RSHUDRJJHWWRGLVWXGLRODÀXRUHVFHQ]D89 Y
SH qVWDWDSDUWLFRODUPHQWHSUH]LRVDSRLFKpKDFRQVHQWLWRGL
LGHQWL¿FDUHXQDSDWLQDSLWWRULFDDQWLFDFKHDQFRUFKpFDUDWWHUL]]DWD
da gravi cadute, è stata rispettata nelle sue strutture formali da tutti
gli interventi di restauro successivi e di conseguenza il dipinto che
è pervenuto è quello originale voluto dall’artista che lo ha prodotto.
A riprova va segnalato che nei micro-campioni di colore esaminati non sono stati individuati pigmenti novecenteschi, né all’indagine generale emergono aree con segni di ridipintura difformi dalla
primaria sintassi pittorica, ad eccezione delle minuscole evidenze
qui segnalate e discusse.
È possibile che questi “ritocchi”, unitamente alle risarciture della
frattura in corrispondenza dell’occhio della Madonna, del muso del
gatto e della mano del bambino, siano per larga misura ascrivibili
DOO¶LQWHUYHQWRGLUHVWDXURSULQFLSDOH RWWRFHQWHVFR YROWRDULGXUUHLO
danno della tavola dovuto alla frattura verticale disposta secondo
OD¿EUDGHOOHJQR9LFHYHUVDO¶LQWHUYHQWRGHOUHVWDXUDWRUH+DQV6Hdresen nel 1939, fu limitato a migliorare il restauro precedente, con
minimi apporti di colore, là dove la patina pittorica del principale
restauro era, almeno parzialmente, decaduta per il fatto che in passato non era stata stabilizzata la tavola, come viceversa avvenne
in occasione dell’esposizione del dipinto alla “Mostra Leonardo da
Vinci e delle invenzioni italiane” del 1939 a Milano. In aggiunta,
98
Madonna del Gatto
proprio in quella circostanza venne steso un protettivo trasparente con l’intento di stabilizzare e proteggere la patina pittorica, che
all’esame al microscopio ha evidenziato difetti ricorrenti in più punti,
quali la formazione di bolle gassose.
$OOHFRQFOXVLRQLGHULYDQWLGDOOHLQGDJLQLULÀHWWRJUD¿FKHQHOOHYDULHOXQJKH]]HG¶RQGDGHOODOXFHFRPSUHVDODÀXRUHVFHQ]D89GD
TXHOOHUDGLRORJLFKHHGDTXHOOHFKLPLFR¿VLFKHQRQFKpDOOHFRQVLderazioni di carattere generale si aggiungono quelle relative alla
datazione della tavola che risulta compatibile con un’opera rinascimentale. La labilità del termine fornito dalle misure radiometriche
al C14 non deve stupire, ovvero 88% di probabilità che l’età della
WDYROD YDOHDGLUHODGDWDQHOODTXDOHO¶DOEHURGDFXLqVWDWDWUDWWD
KDFHVVDWRGLYLYHUH VLDFRPSUHVDWUDLOHLOSHUFKp
il metodo diviene tanto più impreciso quanto più l’età si avvicina
DOO¶HSRFDFRUUHQWH,QRJQLFDVRqVLJQL¿FDWLYDODIRUFHOODFKHFRPprende in pieno la stagione produttiva di Leonardo da Vinci e dei
suoi contemporanei.
Sul piano strettamente pittorico va considerata la luce e in particolare il suo utilizzo per avvolgere i soggetti della composizione e
SHUGHOLQHDUQHLOULOLHYRHGH¿QLUHOHSURIRQGLWj$OODVWHVVDPDQLHUD
di Leonardo, nel dipinto è stata utilizzata la luce proveniente da
complicati riverberi e sorgenti secondarie per avvolgere delicatamente le forme. Questa caratteristica è presente, sia nei particolari
dei corpi, dove le ombre sono lievi e tali da escludere tagli di luce
eccessivamente contrastati che enfatizzano la drammaticità della
narrazione, sia più in generale nel cammino ottico che conduce lo
VJXDUGRDOFDQQRFFKLDOHGLYLVXDOHVXOO¶DPELHQWHRIIHUWRGDOOD¿QHVWUDSDVVDQGRDWWUDYHUVRLOSDYLPHQWR1RQVHFRQGDULDqDOWUHVuOD
descrizione dell’architettura che contiene la scena, fatta di forme
estremamente sobrie e ordinate, volte all’essenzialità del linguaggio. Queste caratteristiche sono gli elementi che rimandando il dipinto al metodo di Leonardo e, nella Madonna del Gatto, il maestro
ha rifuggito sia i tagli di luce duri, sia le architetture complicate favorendo un’esposizione che trasmette serenità e favorisce la concentrazione sul messaggio che il dipinto intende trasmettere.
Le indagini condotte hanno offerto una massa di dati ma non
sono giunte a stabilire se, alla stregua del grande maestro, oltre
alla stesa del colore a pennello vi sia traccia di uso delle dita per
PDVVDJJLDUORDIUHVFRDO¿QHGLDWWULEXLUJOLOHJJHUH]]DHSDWLQDGL
lucentezza, fatto questo che caratterizza molte opere di Leonardo.
99
Conclusioni
Analogamente le indagini in luce IR non hanno evidenziato la presenza di disegni preparatori completi di ombreggiature, tipici della
tecnica preparatoria leonardesca, soprattutto quella relativa ai primi grandi dipinti, quale ad esempio l’Adorazione dei Magi.
'DOPRPHQWRFKHO¶RSHUDQHOFRUVRGHO1RYHFHQWRH¿QRDOSUHsente è stato tacciato di falsità, prima di giungere alle conclusioni ritengo utile alcune considerazioni.
Anzitutto va rimarcato che il concetto di opera d’arte falsa, cioè realizzata da un artista che si spaccia per un altro molto più famoso
GLOXLSHUULFDYDUQHXQSUR¿WWRHFRnomico è relativamente recente
ed è cresciuta esponenzialmente
DSDUWLUHGDOOD¿QHGHO;9,,,VHFROR
quando il mercato dell’arte divenQHHFRQRPLFDPHQWHPROWRVLJQL¿cativo e, decennio dopo decennio,
QHOFRUVRGHO1RYHFHQWRJLXQVHD
valutazioni talora estremamente
elevate. Prima di quel momento
era attivo un mercato delle copie
di opere d’arte famose. Per questo aspetto occorre considerate
FKH³)DOVL¿FD]LRQH´GLUHWWDQRQKD
PROWR VHQVR SULPD GHOOD ¿QH GHO
XVIII secolo, quando il mercato
La Madonna Lia
GHOO¶DUWHLQL]LzDGDYHUHDVSHWWLFRPPHUFLDOLVLJQL¿FDWLYLVHFRQGRL
GL)UDQFHVFR*DOOL
FULWHULPRGHUQLHLYDORULLQFRPLQFLDQRDVDOLUHDOOHVWHOOH1HLVHFROL
GHWWR1DSROHWDQR
precedenti era attivo un modesto mercato di “copie”.
LQSDVVDWRDWWULEXLWR
***
a Leonardo
Prima di avviarmi alla conclusione voglio riferire il caso della
cosiddetta Madonna Lia, un capolavoro della Scuola di Leonardo
per lungo tempo attribuito al grande maestro e solo dopo attente
LQGDJLQLULDWWULEXLWRDOSLWWRUH)UDQFHVFR*DOOLGHWWR³1DSROHWDQR´
uno degli artisti meno noti e celebrati tra i numerosi pittori che si
avvicinarono al grande genio e da lui trassero insegnamenti e ispirazione avvicinandosi alla poetica di Leonardo da Vinci grazie alla
frequentazione dei cantieri milanesi promossi da Ludovico il Moro.
La convinzione che Leonardo fosse l’autore del dipinto risale alla
100
Madonna del Gatto
metà del Settecento, quando il restauratore Robert Picault intervenendo sul dipinto con un’azione ardita quanto discutibile, scrisse
il nome dell’artista sul retro dell’opera. Egli di fronte a una tavola
DPPDORUDWDGDOOHGLPHQVLRQLGLFLUFD[FPDQ]LFKpFRQsolidarla preferì assottigliarla al punto da conservare soltanto un
lieve strato poi incollato su tela. Recentemente l’opera, di proprietà
di Amedeo Lia è stata donata, insieme ai suoi beni al comune di
Milano ed è oggi esposta alla Pinacoteca del Castello Sforzesco.
,OGLSLQWRGDWDWRDOFRQWLHQHPROWLWHPLFKHULPDQGDQRD
VROX]LRQLVWLOLVWLFKHHLFRQRJUD¿FKHWLSLFKHGL/HRQDUGRHWUDTXHVWH
in particolare il volto femminile che sembra la copia della seconda
YHUVLRQHGHOOD9HUJLQHGHOOH5RFFH /RQGUD1DWLRQDO*DOOHU\ 6LQgolarmente, anche in questa opera qualche imperfezione estetica
si riscontra nelle mani del bambino, mostrate con dita eccessivamente grandi, il quale è seduto sul mantello della madre appoggiato a un ripiano nell’atto di voltarsi verso di lei. Il dipinto di Francesco
Galli, a differenza della Madonna del Gatto è giocato su tonalità
cupe che generano ombre dure e fanno emergere in maniera chiara soltanto i dettagli degli incarnati e pochi particolari delle vesti e in
SLOH¿JXUHVRQRQLPEDWH
Indubbiamente elaborato è il paesaggio che, in analogia alla MaGRQQDGHO*DWWRLUURPSHGDOOHGXH¿QHVWUHDWHUJRSRLFKpULSURducono in maniera fedele la veduta del castello di Milano che oggi
conosciamo come “Castello Sforzesco”, con un’enorme quantità di
SDUWLFRODULHGHWWDJOL¿VVDQGRO¶LPPDJLQHGHOPRQXPHQWRDJOLXOWLPL
anni del XV secolo con una composizione pittorica estremamente
¿QH/RVFRUFLRUDSSUHVHQWDODSLDQWLFDYHGXWDIHGHOPHQWHSDHVLstica del grande maniero, offrendo al contempo un notevole documento storico.
***
Fatta queste divagazione, utile per comprendere la complessità
delle attribuzioni a un grande artista come Leonardo che ha avuto
un enorme seguito, torniamo alla Madonna del Gatto per avviarci
alla conclusione del lavoro.
Acquisiti i risultati delle analisi, della datazione della tavola, le
valutazioni diagnostiche, le considerazioni stilistiche e considerati
LSRVVLELOLIUDPPHQWLGLXQD¿UPDHPHUJHQWHGDOULFDPRGHOODYHVWH
e le osservazioni più strettamente pittoriche, credo di dover tenere conto di un principio che vale per molte vicende riguardanti il
grande maestro e cioè che nessuna storia legata a Leonardo è
101
Conclusioni
mai semplice. In primo luogo perché i gradi di complessità ai quali
abbiamo dovuto sottostare sono molteplici. Da un lato quella del
dipinto che oltre alla patina pittorica originale reca i segni e le velature di colore riferibili a diversi restauri subiti nel tempo, dall’altro
la maggior parte dei dati ottenuti dalle indagini, sono da assumere
in termini probabilistici e non assoluti, oltre al fatto che le informazioni storiche sull’opera si limitano agli eventi novecenteschi,
introducendo seri elementi di confusione e complicando il compito
di chi si trova a dover esprimere delle valutazioni di carattere storico-artistico.
Per questo ritengo importante citare la raccomandazione che mi
ha fatto Jacques Franck: «La meilleure façon d’expertiser une peinture donnée à un grand maître est d’examiner en premier lieu si
son niveau d’exécution artistique est digne du maître en question.
%LHQ TXH OHV YpUL¿FDWLRQV G¶RUGUH KLVWRULTXH HW VFLHQWL¿TXH VRient indispensables, elles ne peuvent se substituer à cet examen
SUpDODEOHFDU³GDQVO¶DUWOHVHXOUpHOF¶HVWO¶DUW´ 3DXO9DOpU\ F¶HVW
autour ce critère primordial que le jugement initial doit se former.
Les contrôles annexes que permettent la science et l’histoire
sont ainsi secondaires par rapport au critère en question.»1.
***
Assodata la complessità dei problemi ai quali cerchiamo di dare
risposte, di fronte a oggetti storicizzati che nelle ipotesi si riferiscono a produzioni antiche, di cui abbiamo poche informazioni, sia
sulla provenienza, sia sull’attribuzione, ritengo che prima di avvicinarci alle osservazioni conclusive si debba tenere conto del parere
degli esperti.
Anzitutto intendo esporre l’autorevole parere espresso dal professor Martin Kemp che, dopo aver visionato i risultati degli esami
di laboratorio mi ha scritto: «Dear Marco, It is very kind of you to
VHQGWKHLQWHUHVWLQJUHSRUWVRIWKH0DGRQQDGHO*DWWRZKLFK,RQO\
NQHZWKURXJKROGUHSURGXFWLRQV«7KDWEHLQJVDLGWKHUHDSSHDUDQFHRIWKHSDLQWLQJLVZHOFRPHQRWOHDVWLQUHODWLRQWR/HRQDUGR¶V
GUDZLQJVRIWKHVXEMHFW,IWKHUHSRUWLVFRUUHFWWRVD\WKDWODUJHDUHDVDUHQRWRULJLQDOSDLQWZHQHHGWRIDOOEDFNRQWKHXQGHUGUDZLQJ
1 Il modo migliore per valutare un dipinto attribuito a un grande maestro è esaminare
innanzitutto se il suo livello di esecuzione artistica è degno del maestro in questione.
6HEEHQHOHYHUL¿FKHVWRULFRVFLHQWL¿FKHVLDQRHVVHQ]LDOLQRQSRVVRQRVRVWLWXLUHTXHVWR
HVDPHSUHOLPLQDUHSHUFKp³QHOO¶DUWHO¶XQLFDUHDOWjqO¶DUWH´ 3DXO9DOpU\ qDWWRUQRD
questo criterio primordiale che deve formarsi il giudizio iniziale.
I controlli aggiuntivi che la scienza e la storia consentono sono quindi secondari rispetto
al criterio in questione.
Madonna del Gatto
UHYHDOHGFOHDUO\LQ7KH,5UHÀHFWRJUDP7KLVLVQRWDWDOOFKDUDFWHULVWLF RI /HRQDUGR ZKR IURP WKH ¿UVW GUHZ LQ DQ H[SORUDWRU\ DQG
UK\WKPLFPDQQHU7KHGUDZLQJVLQWKH%0DQGHOVHZKHUHRULJLQDWH
from around the time of the Adoration of the Magi, ca. 1481, and the
XQGHUGUDZLQJVKRXOGORRNOLNHWKDW,WGRHVQ¶W».
8QVHFRQGRSDUHUHHVWUHPDPHQWHDXWRUHYROHPLqVWDWRIRUQLWR
dal grande esperto francese, studioso di Leonardo,
Jacques Franck, il quale a
sua volta con grande competenza, esperienza e generosità mi ha spianato la
strada:
«Cher ami, Vous avez
souhaité connaître mon
opinion, je vous la donne en
toute franchise, cela à partir des éléments qui me paraissent de première importance pour pouvoir situer
avec objectivité une œuvre
attribuable à Léonard. Voici
mes observations.
Particolare del
,OHVWGpVRUPDLVXQLYHUVHOOHPHQWDGPLVTXHOHVpWXGHVSRXU
JUDQGHGLSLQWR
une Madone au chat sont des dessins de jeunesse datables vers
su tavola de
M¶XWLOLVH OD FKURQRORJLH UHSULVH SDU =|OOQHU HW 1DWKDQ
/¶$GRUD]LRQHGHL
bien que je croie ces feuilles datables beaucoup plus tôt, vers 1470 0DJLLQFRPSLXWRGL
pYHQWXHOOHPHQW
/HRQDUGR
GRYHFRPSDUHLQ
/HVW\OHGHOD0DGRQQDGHO*DWWRHQDGPHWWDQWTXH/pRQDUG
maniera
evidente il
l’ait peinte - ce dont je doute fortement - me semble correspondre
GLVHJQRSUHSDUDWRULR
au début des années 1470 au plus tard, c’est-à-dire à une date
citato da Martin
DQWpULHXUHjO¶$QQRQFLDWLRQGHV2I¿FHV-HVXLVIRUPHOVXUFHSRLQW
.HPS
3DU FRQVpTXHQW LO \ D XQH FRQWUDGLFWLRQ UpGKLELWRLUH HQWUH
l’aspect stylistique précoce de la Madonna del Gatto et la date de
Caro Marco, È molto gentile da parte tua inviarmi le interessanti segnalazioni della
Madonna del Gatto, che conoscevo solo attraverso vecchie riproduzioni. ... La ricomparsa del dipinto è benvenuta, anche in relazione ai disegni di Leonardo del soggetto.
Se il rapporto è corretto nel dire che grandi aree non sono prodotte con colori originali,
GREELDPRULFRUUHUHDOGLVHJQRULYHODWRFKLDUDPHQWHQHOULÀHWWRJUDPPD,5&LzQRQqDIIDWWRFDUDWWHULVWLFRGL/HRQDUGRFKH¿QGDOO¶LQL]LRGLVHJQzLQPRGRHVSORUDWLYRHULWPDWR
I disegni conservati al British Museum e altrove risalgono all’epoca dell’Adorazione dei
0DJLFLUFDHLOGLVHJQRVRWWRVWDQWHGRYUHEEHDSSDULUHFRVu1RQqFRVu
103
Conclusioni
SUpVXPpHLQVFULWHVXUOHFRUVDJHGHOD9LHUJH
&RPPHYRXVOHVDYH]HQOHVW\OHGH/pRQDUGV¶HVW
Gp¿QLWLYHPHQWDI¿UPpDSUqVTXHO¶DUWLVWHDSURGXLWOHVFKHIVG¶°XYUHPDMHXUVTXHVRQWOHVGHX[9LHUJHDX[URFKHUV OD
&qQH GH 0LODQ HW OHV GHX[ FDUWRQV GH OD 6DLQWH
$QQH
3DU FRQVpTXHQW SDU UDSSRUW j FHV FUpDWLRQV GH WUqV KDXW
niveau La Madonna del Gatto apparaît maladroite et, de la sorte, à
exclure comme candidate à une attribution à Léonard.
(QFRQFOXVLRQMHQHPHSURQRQFHUDLSDVVXUO¶DXWHXUGHFHWte Madone ni sur la date exacte de l’exécution, celle-ci restant à
FRQ¿UPHUVFLHQWL¿TXHPHQW7RXWHIRLVO¶LQVFULSWLRQGXFRUVDJHFRQtredit l’aspect stylistiquement précoce et scolaire de la composition
et soulève un sérieux problème.
Comme vous le savez, l’attribution d’œuvres non documentées
à un très grand maître comme Léonard de Vinci ne peut être assumée par un groupe limité d’experts, il faut qu’il y ait un consensus
large entre les grands spécialistes.»3.
***
Alla luce degli studi condotti sull’opera e delle osservazioni degli
specialisti che mi hanno supportato ritengo di poter giungere con
grande cautela alle conclusioni rispondendo a una serie di quesiti.
3 Caro amico, Lei ha voluto conoscere la mia opinione, e la fornisco in tutta franchezza,
basandomi sugli elementi che mi sembrano di primaria importanza per poter situare oggettivamente un’opera riconducibile a Leonardo. Ecco le mie osservazioni:
ÊRUPDLXQLYHUVDOPHQWHDFFHWWDWRFKHJOLVWXGLSHUXQD0DGRQQDFRQLOJDWWRVLDQR
GLVHJQLJLRYDQLOLGDWDELOLLQWRUQRDO XVRODFURQRORJLDXWLOL]]DWDGD=|OOQHUH
1DWKDQDQFKHVHFUHGRFKHTXHVWLIRJOLVLDQRGDWDELOLPROWRSULPDLQWRUQRDO
/RVWLOHGHOOD0DGRQQDGHO*DWWRVXSSRQHQGRFKH/HRQDUGRO¶DEELDGLSLQWDFRVDGL
cui dubito fortemente - mi sembra corrispondere al più tardi all’inizio degli anni Settanta
GHO4XDWWURFHQWRYDOHDGLUHDGXQDGDWDDQWHULRUHDOO¶$QQXQFLD]LRQHGHJOL8I¿FL6RQR
chiaro su questo punto.
(VLVWHGLFRQVHJXHQ]DXQDFRQWUDGGL]LRQHFODPRURVDWUDODSULPDDSSDUL]LRQH
VWLOLVWLFDGHOOD0DGRQQDGHO*DWWRHODSUHVXQWDGDWDGHOLQFLVDVXOFRUSHWWRGHOOD
Vergine.
&RPHOHLVDQHOORVWLOHGL/HRQDUGRVLDIIHUPzGH¿QLWLYDPHQWHGRSRFKHO¶DUWLVWDUHDOL]]zLPDJJLRULFDSRODYRULFKHVRQROHGXH9HUJLQLGHOOH5RFFH
O¶8OWLPD&HQDGL0LODQR HLGXHFDUWRQLGL6DQW¶$QQD
'LFRQVHJXHQ]DULVSHWWRDTXHVWHFUHD]LRQLGLDOWLVVLPROLYHOOROD0DGRQQDGHO*DWWR
appare rigida e, quindi, da escludere come candidata all’attribuzione a Leonardo.
,QFRQFOXVLRQHQRQFRPPHQWHUzO¶DXWRUHGLTXHVWD0DGRQQDQpODGDWDHVDWWDGHOO¶HVHFX]LRQHTXHVWDUHVWDQGRGDFRQIHUPDUHVFLHQWL¿FDPHQWH7XWWDYLDO¶LQFOXVLRQHGHO
corpetto contraddice l’aspetto stilisticamente precoce e accademico della composizione
e solleva un serio problema.
Come lei sa, l’attribuzione di opere non documentate a un grande maestro come Leonardo da Vinci non può essere assunta da un gruppo ristretto di esperti; deve esserci un
ampio consenso tra i maggiori specialisti.
104
Madonna del Gatto
1. È possibile che La Madonna del Gatto oggetto di studio sia
stata dipinta da Cesare Tubino?
(VFOXGRLQYLDGH¿QLWLYDFKHLOGLSLQWRSRVVDHVVHUHIUXWWRGLXQD
produzione con tecnica rinascimentale eseguita da Cesare TubiQRQHOFRUVRGHO1RYHFHQWRLQTXDQWROHLQGDJLQLKDQQRVYHODWROD
presenza di una struttura del dipinto storicizzata sulla preparazione tipica dell’ambiente nordico con una
prima patina pittorica prodotta mediante
tempere a base di terre, caratteristiche
dei pigmenti antichi, che alle indagini è
risultata piuttosto ammalorata, con gravi
cadute. Conseguentemente si può affermare con una ragionevole certezza che
il dipinto in nessun modo può essere
VWDWRSURGRWWRFRQLQWHQWRGLIDOVL¿FD]LRne di un’opera di Leonardo da Vinci nel
FRUVR GHJOL DQQL 1RYHFHQWRWUHQWD FRPH
si è tentato tardivamente di far credere4.
1HOOH SRU]LRQL GL VXSHU¿FLH ULGLSLQWH SHU
restauro, si esclude parimenti un importante intervento prodotto in quegli anni. Peraltro, l’impiego di colori Vergine delle rocce
HQWUDWLLQXVRQHOO¶DUWH¿JXUDWLYDDOO¶LQL]LRGHOO¶2WWRFHQWRODFROPDWX- di Leonardo da Vinci
ra delle crettature con apporti di colore e talora con residui carbo- GHWWDJOLRGHOYROWR
GHOOD0DGRQQD
niosi, avvalora l’ipotesi di un restauro piuttosto importante avvenuto
prima dell’inizio del secolo XX, con ampie velature. Tale ipotesi è
ulteriormente supportata dalle informazioni sul limitato e leggero
intervento di restauro prodotto da Hans Sedresen nel 1939, conIHUPDWRGDOOHIRWRJUD¿HSULPDHGRSRLOUHVWDXURSXEEOLFDWHDSDJLna 73 del volume “Leonardo da Vinci” edito dall’editore Berlinese
nel 1943. Successivamente a quell’intervento, dal confronto con
ODVWHVVDSXEEOLFD]LRQHHLOFDWDORJRGHOODPRVWUDGHOVLKD
la prova di un ulteriore restauro avvenuto dopo questa data e prima dell’acquisizione del dipinto da parte del collezionista che lo ha
messo a disposizione del Polo Museale del Canavese.
4XDOLVRQRJOLHOHPHQWLFKHSRVVRQRJXLGDUHLULFHUFDWRULYHUso una corretta valutazione dell’opera? E soprattutto, la domanda
cardine che ha dominato la ricerca è: La Madonna del Gatto può
essere attribuita a Leonardo, alla sua bottega o alla sua scuola?
Per rispondere a questa domanda vanno considerati alcuni ele4%LRQGDS
Conclusioni
/D0DGRQQDGHL)XVL
R0DGRQQDGHOO¶$VSR
GLSLQWDGD/HRQDUGR
QHO [
FP
menti. Da un lato la natura della preparazione della tavola che dalle
analisi risulta tipica del nord Europa e dall’altro le tracce dell’uso
GLXQFDUWRQHDULFDOFRSHUODGHOLQHD]LRQHGHOOH¿JXUHPLJOLRUDWR
da pochi tratti a pennello. Questo metodo non è tipico della tecnica pittorica Leonardesca senza il completamento del disegno con
sfumati e ombreggiature eseguite direttamente sulla preparazione.
In questo contesto va anche considerato il falso ricamo sull’orlo
della veste, ove emerge la scritta
FDPXIIDWDFRQWHQHQWHOD¿UPDGHO
JUDQGH PDHVWUR H OD GDWD
Si tratta indubbiamente di un elemento suggestivo e probante ma
coincide con lo stesso anno in cui
questi ritornò a Firenze da Milano
e ciò rimanda a un momento in cui
la sua tecnica pittorica non trova
alcun confronto con quella emerJHQWH GDOOH ULFHUFKH ULÀHWWRJUD¿che eseguite sul dipinto. Come
già esposto sopra, Martin Kemp
sostiene che il disegno rivelato
FKLDUDPHQWHQHOULÀHWWRJUDPPD,5
non è caratteristico di Leonardo.
A sua volta Jacque Franck, dopo
aver visionato i diversi studi e le
analisi condotte sull’opera esclude
l’attribuzione a Leonardo o alla sua scuola, precisando: «Je crois
que vous avez déjà obtenu par vos recherches une information
décisive concernant la Madonna del Gatto.
/¶LQVFULSWLRQDQDFKURQLTXH¿JXUDQWVXUOHFRUVDJHGHOD9LHUJH
est en soi une preuve qu’elle n’est pas de Léonard et possiblement
une imitation tardive. Il ne faut pas s’en étonner car les Italiens, très
artistes et, à juste titre, grands admirateurs de leur patrimoine, ont
perpétué les traditions d’atelier issues de la Renaissance - et même
G¶XQHpSRTXHDQWpULHXUHMXVTX¶DX;;qPHVLqFOH8QHSURGXFWLRQ
importante de pastiches existe, qui reste cependant mal connue:
par exemple, des retables sur fond d’or dans l’esprit de Duccio, etc.
réalisés au XIXème siècle par des imitateurs de génie, qui utilisaient
des matériaux traditionnels proches de ceux employés au Duecen-
Madonna del Gatto
to et au Trecento. J’ai eu entre les mains deux imitations exceptionnelles, l’une d’après Perugino, l’autre d’après Piero: dans le dernier
FDVVHXOHO¶DQDO\VHSDUVSHFWURPpWULHGHÀXRUHVFHQFHGHVUD\RQV
X a permis de dater la peinture du XIXème alors qu’elle était peinte
sur un panneau de bois plus ancien, peut-être du XVème siècle.
Concernant Léonard, des œuvres douteuses ou mal attribuées et
rejetées par la critique circulent: c’est le cas
du dessin d’une Sainte Anne partout reproGXLW YRLU)UDQFNS¿J HWGH
OD%HOOD3ULQFLSHVVD YRLUOHVLWH$UWZDWFK8.
RQOLQH TXHODSOXSDUWGHVH[SHUWVQ¶RQWSDV
DXWKHQWL¿pHFRPPH9LQFL
La postérité plus ou moins immédiate du
maître à imité son graphisme, notamment
les hachures tracées de la main gauche,
comme cela s’observe dans les grotesques
de l’Album Mariette du musée du Louvre,
copiés d’après Léonard.
Bien entendu, tout cela mériterait une
étude approfondie car cela représente un
vrai sujet de recherche; je laisse cependant
à la jeune génération d’historiens de l’art le
soin de s’y consacrer.».
Credo che con le vostre ricerche abbiate già ottenuto un’informazione decisiva concer-
/D%HOOD3ULQFLSHVVD
nente la Madonna del Gatto.
disegno a gesso
L’iscrizione anacronistica che compare sul corpetto della Vergine è di per sé la prova
HLQFKLRVWUR
che non si tratta di Leonardo e forse di un’imitazione tarda. Ciò non dovrebbe sorprenPDWLWDQHUDPDWLWD
dere perché gli italiani, molto artistici e, giustamente, grandi ammiratori del loro patrimoURVVDHELDFFDVX
nio, hanno perpetuato le tradizioni di bottega dal Rinascimento - e anche da un’epoca
SHUJDPHQDLQFROODWD
SUHFHGHQWH¿QRDO;;VHFROR(VLVWHXQDVLJQL¿FDWLYDSURGX]LRQHGLRSHUHSDVWLFFLDWH
su tavola
che però rimane poco conosciuta: ad esempio pale d’altare su fondo oro nello spirito di
Duccio, ecc. realizzati nel XIX secolo da geniali imitatori, che utilizzavano materiali tradi[FP
zionali vicini a quelli utilizzati nel Duecento e Trecento. Avevo tra le mani due eccezionali
LQWHUSUHWDWDFRPH
imitazioni, una del Perugino, l’altra di Piero: nell’ultimo caso solo l’analisi mediante spetil ritratto di Bianca
WURPHWULDGLÀXRUHVFHQ]DDUDJJL;KDSHUPHVVRGLGDWDUHLOGLSLQWRDO;,;VHFRORTXDQGR
6IRU]D
venne prodotto su un pannello di legno più antico , forse del XV secolo. Riguardo a
/¶RSHUDFRPSDUVD
/HRQDUGRFLUFRODQRRSHUHGXEELHRHUURQHDPHQWHDWWULEXLWHHUL¿XWDWHGDOODFULWLFDqLO
nel 2009 venne
FDVRGHOGLVHJQRGL6DQW¶$QQDULSURGRWWRRYXQTXH Y)UDQFNS¿J HGHOOD
%HOOD3ULQFLSHVVD Y$UWZDWFK8.VLWRRQOLQH FKHODPDJJLRUSDUWHGHJOLHVSHUWLQRQKD
DWWULEXLWDD/HRQDUGR
autenticato come Vinci.
HRUDqIDWWD
,SRVWHULSLRPHQRLPPHGLDWLGHOPDHVWURQHKDQQRLPLWDWRLJUD¿VPLLQSDUWLFRODUHL
segno a qualche
tratteggi tracciati con la mano sinistra, come si può osservare nelle grottesche dell’AlULSHQVDPHQWR
bum delle Mariette del Museo del Louvre, copiate da Leonardo.
1DWXUDOPHQWHWXWWRFLzPHULWHUHEEHXQRVWXGLRDSSURIRQGLWRSHUFKpUDSSUHVHQWDXQYHUR
e proprio oggetto di ricerca; lascio però che siano le generazioni più giovani di storici
dell’arte a dedicarsi a questo.
107
Conclusioni
3. Quali sono le considerazioni conseguenti alle molteplici analisi effettuate sulla tavola e agli autorevoli pareri esposti ai punti
precedenti?
Sulla base delle valutazioni degli esperti che hanno accettato di
visionare i risultati degli studi si possono trarre alcune conclusioni
fondamentali sull’attribuzione del dipinto, affermando che venne
prodotto da un abile artista il quale prestò grande attenzione ai particolari, soprattutto all’antichità della tavola, all’uso di colori secondo
le metodiche antiche e ai temi pittorici Leonardeschi, unitamente al
VXRYH]]RGLFHODUHOD¿UPDHGLQRQWHUPLQDUHFRPSOHWDPHQWHO¶RSHUD4XHVWL¿QuSHUSURGXUUHXQGLSLQWRFKHVHFRQGRO¶RSLQLRQHGL
molti specialisti attivi nella prima metà del secolo XX, mancava nel
quadro complessivo della produzione vinciana, andando a colmare
una lacuna aperta con i diversi schizzi di cui abbiamo in preceden]DDPSLDPHQWHWUDWWDWR YS /¶LQWHUURJDWLYRFKHUHVWDGD
chiarire è quando l’opera venne realizzata? Con buona probabilità
possiamo scartare il secolo XVI poiché non è mai emersa nelle
molteplici indagini circa la produzione del grande maestro e dei
suoi seguaci, anche se ciò di per sé non costituisce un elemento
GH¿QLWLYR 3RQHQGR D FRQIURQWR OD ¿UPD H OD GDWD FHODWH QHO FRUsetto della Madonna evidenti nel disegno di base, inevitabilmente
discende la considerazione che gli aspetti stilistici non coincidono
perché quello è il momento in cui Leonardo dipinge la Madonna dei
IXVL RGHOO¶DVSR HODVLQWDVVLSLWWRULFDHPHUJHQWHGDOO¶RSHUDRJJHWWR
d’indagine è completamente differente. In quegli stessi anni i suoi
seguaci, anche quelli meno vicini a lui, producono opere con caratteristiche simili a quelle del maestro. Si possono citare ad esempio
DUWLVWLFRPH)UDQFHVFR0HO]L*LRYDQQL$QWRQLR%ROWUDI¿RRSSXUH
)UDQFHVFR*DOOL 1DSROHWDQR DXWRUHGHOD0DGRQQD/LD'LFRQseguenza, nelle ipotesi di attribuzione dobbiamo scartare anche
l’intero complesso dei cosiddetti “pittori leonardeschi”, in primo luoJRSHUFKpQHVVXQRDYUHEEHD]]DUGDWRDSSRUUHOD¿UPDGHOJUDQGH
maestro su proprio un dipinto e in secondo luogo perché anch’essi
operavano con disegni preparatori molto articolati alla ricerca dello
sfumato che rappresenta la grande innovazione introdotta da Leonardo. Appare viceversa assodato che l’autore, chiunque esso
sia, produsse l’opera per presentarla sotto il nome del grande maHVWUR LQWHQ]LRQH ULPDUFDWD GDOOD ¿UPD ,Q¿QH VXOOD EDVH GHL GDWL
HPHUJHQWLGDOOHULFHUFKHGLFDUDWWHUHVFLHQWL¿FRVYROWHLQPXVHRH
GHJOLDXWRUHYROLSDUHULDFTXLVLWLSHUSURYDUHDLGHQWL¿FDUHXQSRVVL108
Madonna del Gatto
bile autore occorre guardare ad ambienti differenti dalla “Scuola di
Leonardo”. Per questo è necessario acquisire ulteriori informazioni
e non possiamo farlo se non partendo dal segmento di storia che
siamo riusciti a ricostruire intorno al dipinto. Sono peraltro convinto
che i fatti del 1939 relativi alla mostra milanese su Leonardo, ai
quali è seguita tutta la querelle sopra descritta, siano avulsi rispetto
all’attività e alla volontà del vero autore perché almeno un primo restauro sembra riportarci al secolo XIX. È comunque chiaro che
per procedere nell’indagine occorra ripartire
dalla data in cui il dipinto è comparso in pubblico per la prima volta ed è stato sottoposto
DOO¶HVDPH GL HVSHUWL TXDOL¿FDWL GHO FDOLEUR GL
Adolfo Venturi, ovvero dall’estate 1939.
4. Com’è stato possibile che molti colti
studiosi di Storia dell’Arte abbiano accolto la
Madonna del Gatto tra i dipinti di Leonardo
esposti a Milano nel 1939 senza un accurato
approfondimento storico-artistico?
Per fare un passo avanti su questa strada
dobbiamo interrogarci su cosa non ha funzionato nella presentazioQHGHOGLSLQWRDOODFRPXQLWjVFLHQWL¿FDHDOSXEEOLFRLQRFFDVLRQH
della Leonardesca. Riguardando al grande evento milanese nel
quale il dipinto è stato presentato in pompa magna come capolavoro ritrovato di Leonardo da Vinci, alla luce dei risultati del presente
studio, si può osservare che indubbiamente in quel momento l’opera era storicizzata, vale a dire che non era di recente produzione
come vorrebbe far credere il catalogo della retrospettiva di Cesare
7XELQRGHOGRYHODVLDWWULEXLVFHDOXLFRQODGDWD4XHVWD
considerazione assume maggiore forza per il fatto che il dipinto
venne restaurato in un accreditato laboratorio di restauro senza
che siano insorti dubbi. Sono altresì convinto che il quadro avrebbe
potuto essere esaminato già all’epoca con maggiore attenzione,
quantomeno sul piano estetico e della tecnica pittorica. In tal caso
sarebbero potuti emergere particolari in grado di guidare la scelta
degli specialisti e degli organizzatori ancora prima dell’inserimento
in mostra. Senza dubbio la conoscenza delle metodiche artistiche
di Leonardo e la storia delle sue produzioni, da parte degli insigni
studiosi della commissione per l’arte della grande mostra, era approfondita e avrebbe potuto consigliare prudenza rispetto all’impul-
,QFLVLRQHGL
*LXVHSSH0DUULGHO
Ritratto di Giovanni
GH0HGLFLGHWWR
Giovanni delle
EDQGHQHUHGDO
GLSLQWRGL7L]LDQR
Vecellio eseguita su
disegno di Gerolamo
7XELQRSXEEOLFDWD
QHJOLDQQL
%ULWLVK0XVHXP
109
Conclusioni
siva ed entusiastica decisione di esporre il dipinto segnalandolo
quale sensazionale scoperta. Ciò anche in assenza di metodiche
G¶LQGDJLQHULÀHWWRJUD¿FKHFKHVDUHEEHURHQWUDWHLQXVRPROWRWHPpo dopo. Gli elementi a nostra disposizione sembrerebbero attribuire la responsabilità della scelta soprattutto al vecchio professore
$GROIR 9HQWXUL FKH QHOO¶RSHUD LVSLUDWD DOOR VFKL]]R GHJOL 8I¿]L YHrosimilmente vedeva compiersi quella che a molti è sembrata una
sua profezia. Se la commissione avesse adottato un atteggiamento
maggiormente prudente avrebbe potuto decidere l’esposizione del
dipinto quale oggetto di studio ma... del senno di poi sono piene le
fosse!
6XOODEDVHGHOOHFRQRVFHQ]HDFTXLVLWHqSRVVLELOHJLXQJHUHD
una seria ipotesi di attribuzione del dipinto?
Abbiamo ultimato il lavoro di equipe che ha consentito di produrre una considerevole massa di dati circa il dipinto de La Madonna
del Gatto e abbiamo assunto pareri autorevoli di due dei massimi
specialisti a livello mondiale dell’opera di Leonardo da Vinci. Di conseguenza, ritengo che i punti esposti nelle pagine precedenti siano
consolidati, ovvero il dipinto non è da attribuire al grande maestro
vinciano e nemmeno a uno dei numerosi pittori rinascimentali che
seguirono le sue orme. Verosimilmente si tratta di un falso, ancorFKpFROWRPDLQQHJDELOPHQWHXQIDOVRHDULPDUFDUORqOD¿UPDVXO
corsetto della Vergine. Si è anche dimostrato che Cesare Tubino,
non può essere l’autore di questo falso per via della storicizzazione
del dipinto all’epoca nella quale egli operò. Assodate queste considerazioni e constatato che l’opera soffre di un’estrema debolezza
storica, in quanto nessun documento la cita prima del 1939, ripartiamo dai pochi elementi disponibili e torniamo ad analizzare con
attenzione gli accadimenti e gli eventi descritti nel capitolo riguardante la storia del dipinto, anche concentrandoci sugli articoli dei
giornali del 1939 che per primi lo citarono e in particolare quanto
riferito da più testate in merito alla provenienza. Sono convinto che
in questo snodo risieda la chiave per provare a rispondere quest’ultimo quesito. Colui che in quel momento viene citato come proprieWDULRGHOTXDGURq&DUOR1R\DJDOOHULVWDHRDQWLTXDULRGL6DYRQD
ma abbiamo già dimostrato che il vero proprietario era il pittore
&HVDUH7XELQR YS 3HUDOWURDFRQIHUPDUORqODGLFKLDUD]LRQH
testamentaria dello stesso, resa nota nel 1990, che contraddice la
vulgata poiché riferendosi all’opera egli scrive: «Io non cercai mai di
venderla come Leonardo né accettai mai di entrare in trattative né
110
Madonna del Gatto
prima né dopo, che la Madonna del Gatto fosse esposta come Leonardo... nel 1939.» Su questo punto ritengo che si debba prestare
IHGHDOWHVWDWRUHHGLFRQVHJXHQ]DFRQVLGHUDUHFKH&DUOR1R\DQRQ
fosse il legittimo proprietario del dipinto ma, come già considerato,
soltanto colui che lo rappresentava. Il vero proprietario - per sua
VWHVVDDPPLVVLRQHHUD&HVDUH7XELQR1HGLVFHQGHFKHTXDQto riportato da molte
testate nell’annunciare
la comparsa del dipinto
nel 1939 alla Leonardesca, ovvero: «... la
famosa Madonna del
Gatto si trovava in una
casa di Savona e ne
era possessore il sig.
&DUOR1RLDGLVFHQGHQte di antica e nobile famiglia pugliese...», non
risponde al vero. La
realtà plausibile è che
il dipinto si trovava sì
in una casa di famiglia
,QFLVLRQHGHOOD
OLJXUHPDLQTXHOODGL&HVDUH7XELQRD9ROWUL *HQRYD $TXHVWR
punto appare verosimile che questi La Madonna del Gatto l’abbia 6DQWD&DWHULQDWUDWWD
GDOO¶RSHUDGL3DROR
avuta direttamente o indirettamente per via ereditaria. Indagando
9HURQHVH
sulle ascendenze familiari, ancorché indirette, emerge il pittore Ge- 1HOFRUVLYRDOSLHGH
URODPR7XELQR 7. Questi, trasferitosi in età giovanile a
VLOHJJH3DROR
9HURQHVHSLQ[LW
)LUHQ]HIUHTXHQWzFRQSUR¿WWRODORFDOH$FFDGHPLDGL%HOOH$UWLH
*HURODPR7XELQR
dal 1831 risulta attivo quale copista presso le Gallerie Fiorentine,
GLV**XDGDJQLQL
dove si specializzò nel disegno da opere antiche dimostrando noLQF DLQGLFDUHLO
tevole talento8. L’attività in quel campo lo condusse a collaborare SLWWRUHLOGLVHJQDWRUH
con famosi incisori nella produzione di pubblicazioni d’arte dalla
HO¶LQFLVRUH
Società Editrice delle Gallerie Fiorentine, come il ritratto di GiovanQLGHOOH%DQGH1HUHWUDWWRGDOGLSLQWRGL7L]LDQRGLFXLYLqFRSLDDO
3HWWLQDWRDJRVWRS
7*HURODPRR*LURODPR7XELQRULVXOWDIUDWHOORGL3DVTXDOHH]LRGL&HVDUH7XELQR
QRQQRGL&HVDUH7XELQR ,OSDGUHGL*HURODPR &HVDUH FRPH
SHUDOWURLO¿JOLR3DVTXDOHHUDQRPHUFDQWLHVLRFFXSDYDQRGLFRPSUDYHQGLWDGLSDUWLWHGL
RVVDHXQJKLHHVHEEHQHRULJLQDULGL9ROWUL *HQRYD ULVXOWDQRULVLHGHUHLQYDULHFLWWj
SRUWXDOLWUDOHTXDOL/LYRUQRGRYHQHOJHQQDLRQDVFH&HVDUH4XHVWLqVWDWRXQ
fervente mazziniano e con la moglie Agostina ha avuto un ruolo sociale di rilievo nella
FRPXQLWjGL9ROWUL QHOORFDOHFLPLWHURVLWURYDODVXDWRPEDPRQXPHQWDOH
8'LROLVQS
111
Conclusioni
(YDQJHOLVWDGLSLQWR
GL*HURODPR7XELQR
[FP
*DOOHULD&LYLFDG¶$UWH
0RGHUQDGL*HQRYD
QXPHURG¶LQYHQWDULR
British Museum9,QTXHVWRFRQWHVWRO¶DUWLVWDGLYHQQHXQ¿QHFRQRscitore dei dipinti antichi. A confermare le sue capacità fu l’AccaGHPLD/LQJXLVWLFDGL%HOOH$UWLGL*HQRYDFKHQHOORFKLDPz
a ricoprire la cattedra di Disegno inserendolo nel corpo accademico; incarico che assolse per diversi anni. Egli indubbiamente ebbe
modo di avvicinarsi a molte opere dei grandi pittori rinascimentali
HGLVWXGLDUQHDIRQGROHWHFQLFKH¿QR
a raggiungere elevate capacità che lo
ponevano in grado di copiarli e addirittura di tentarne l’imitazione. Allo stato
attuale delle conoscenze, il dipinto de
La Madonna del Gatto, con tutte le
implicazioni e le complicazioni emerse durante la breve storia seguita alla
sua comparsa nel 1939, ritengo che
vada ascritto con buona probabilità
proprio alla mano di Gerolamo Tubino.
Questi ha lasciato numerose riproduzioni di opere rinascimentali immesse
sul mercato delle incisioni ma anche
dipinti di elevata qualità tecnica come
quello mostrato qui a lato. Egli aveva
buone conoscenze di Storia dell’Arte
e indubbiamente le capacità pittoriche per realizzare l’opera con grande accortezza, ivi compresa quella di
scegliere una tavola antica, raschiarla, prepararla mantenendo le
cretatture10 e ridipingendola con colori tipici del Rinascimento, conWUDIIDFHQGROD¿UPDQHOORVWLOHGL/HRQDUGR6LSXzDOWUHVuULWHQHUH
che il margine sinistro del dipinto e quello basso, caratterizzati da
quella che appare un’estesa caduta della patina pittorica, sia stato
volutamente lasciato lacunoso per accogliere un restauro con colori in uso nell’Ottocento11. Questo consistente restauro, evidenziato
GDOOHLQGDJLQLULÀHWWRJUD¿FKHQRQVLSXzHVFOXGHUHFKHVLDVWDWRUHalizzato contestualmente alla produzione dell’opera, ovvero da un
restauratore che agì successivamente in una data imprecisata ma
LQGXEELDPHQWHEHQSULPDGHJOLDQQL7UHQWDGHO1RYHFHQWRTXDQGR
9$FTXLVL]LRQHGHO
10/RFDOLWUDFFHGLUDVFKLDWXUDVRQRVWDWHHYLGHQ]LDWHGDOOHLQGDJLQLULÀHWWRJUD¿FKH
11 In quelle aree i campionamenti hanno evidenziato la presenza di colori entrati in uso
WUDOD¿QHGHO;9,,,HO¶LQL]LRGHO;,;VHFROR
Madonna del Gatto
il quadro pervenne al laboratorio dei Fratelli Porta e fu adeguatamente documentato con riprese prima e dopo l’azione del restauratore. Fatto questo che garantisce la storicizzazione delle patine
pittoriche e ci pone nelle condizioni di conoscere lo stato in cui
il dipinto venne presentato ai membri della commissione artistica
della grande mostra. Per un’ipotesi plausibile di stima della data di
produzione possiamo ritenere gli anni
prossimi alla metà del secolo XIX, in
linea con numerose altre produzioni
edite dalle Gallerie.
***
L’ipotesi qui presentata sembra
spiegare, sia la breve storia dell’opera, sia l’esito piuttosto confuso delle
vicende novecentesche; in particolare
quelle successive alla presentazione
in un contesto di grande rilievo come
la “Mostra Leonardo da Vinci e delle
invenzioni italiane” e il successivo ritiro dall’esposizione in seguito all’ordiQHPLQLVWHULDOH&LzJLXVWL¿FDDOWUHVuOH
cautele con le quali Cesare Tubino si
mosse, non comparendo direttamente di fronte alla commissione artistica
della grande mostra milanese quale
proprietario del dipinto, bensì scherPDQGRVL GLHWUR OD ¿JXUD GL &DUOR 1R\D FRQ RJQL HYLGHQ]D SHU 3UREDELOHDXWRULWUDWWR
giovanile di
evitare che il collegamento con il nome del noto artista genovese
*HURODPR7XELQR
dalla lunga carriera di copista delle opere rinascimentali alle GalMatita su carta
lerie Fiorentine potesse indurre sospetti. Questa cautela perdurò
;FP
decenni anche nel secondo Dopoguerra, con il quadro conservato
,OGLVHJQRqVWDWR
EDWWXWRLQDVWD
LQFDVD¿QRDOO¶DPELJXDGLFKLDUD]LRQHWHVWDPHQWDULDFRPSDUVDQHO
da
Wannenes a
1990 dove, con sottile equilibrismo, cercò di attribuirsela .
*HQRYD SDOD]]R
A questo punto, in base allo studio condotto dal Polo Museale
GHO0HORJUDQR VRWWR
del Canavese che qui è presentato nel dettaglio e agli autorevoli
il titolo “Ritratto di
pareri acquisiti, avendo raggiunto una ragionevole ipotesi di attri- JLRYDQHDUWLVWD´LO
QRYHPEUH
buzione, resta un’ultima considerazione. Se l’opera è rimasta all’in&ROOH]LRQHSULYDWD
terno della famiglia per alcune generazioni, possiamo pensare che
*HURODPR 7XELQR O¶DEELD GLSLQWD FRQ VSLULWR ¿ORORJLFR SHU UDJLRQL
Quattordici anni dopo la morte del pittore gli eredi organizzarono una retrospettiva e
JOLDWWULEXLURQROD0DGRQQDGHO*DWWRGDWDQGRODDUELWUDULDPHQWHDO
113
Conclusioni
accademiche o di piacere personale, magari per rimarcare la sua
DELOLWjGLUDI¿QDWRFRSLVWDLQJUDGRDVXDYROWDGLLQYHQWDUH"1RQ
abbiamo elementi per rispondere a questo ulteriore quesito. Come
non abbiamo elementi per stabilire se fu lui ad adattare il dipinto
alla notevole cornice rinascimentale a edicola che compare come
supporto del quadro nel 1939. Indubbiamente possiamo affermare
che fu consapevole di colmare quella che, già nel corso dell’Ottocento, agli storici dell’arte appariva una lacuna, riferita ai diversi
studi di Leonardo sul tema, di cui quello verosimilmente assunto
DPRGHOORVLWURYDYDQHOOHFROOH]LRQLGHOOD*DOOHULDGHJOL8I¿]L YS
,QDOWHUQDWLYDSRVVLDPRLPPDJLQDUHFKHQHDEELDWHQWDWRO¶DOLHnazione senza esito, ovvero che l’abbia ceduta a quello che risulta
LOQLSRWH &HVDUH7XELQRFO PDTXHVWHVRQRSXUHLOOD]LRQL
3RVVLDPRLQWHUURJDUFLVH&HVDUH7XELQR FO IRVVHFRQYLQWR
di possedere un vero dipinto di Leonardo ma il fatto che nel presenWDUORLQPRVWUDD0LODQRVLVLDFHODWRGLHWUROD¿JXUDGHO1R\DDOORQtana questa ipotesi. Viceversa sembra aver colto l’occasione della
grande mostra per farlo accreditare come opera del grande maestro vinciano. 1RQHQWUHUHPRQHOPHULWRGHOODPRWLYD]LRQHFKHOR
spinse a compiere questo passo, anche se alcuni articoli di giornale
KDQQRSURYDWRDIDUOR1RLQRQGLVSRQLDPRGLHOHPHQWLVXI¿FLHQWL
per tentare valutazioni sensate e di conseguenza lasciamo questo
interrogativo a chi in futuro vorrà cimentarsi. L’obiettivo della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea del Canavese, uno dei due
musei del Polo Museale del Canavese, era quello di stabilire una
volta per tutte se La Madonna del Gatto fosse attribuibile a Cesare
Tubino o a Leonardo da Vinci. Siamo riusciti a dimostrare che non
lo è, né in relazione alla prima ipotesi, né, a maggior ragione, alla
seconda. Questi risultati sono adeguatamente documentati anche
VHOHFRPSOLFD]LRQLLQWURGRWWHQHOO¶RSHUDKDQQRGDWR¿ORGDWRUFHUH
In aggiunta, nelle pagine precedenti è stata formulata un’ipotesi
che appare plausibile relativamente al vero autore del dipinto. A
questo punto, grazie agli insigni studiosi dell’opera di Leonardo che
con grande generosità hanno risposto alle mie istanze fornendo
pareri e indicazioni fondamentali, alla staff del Museo e ai tecnici
che insieme hanno operato con diligenza nelle ricerche, si può riWHQHUH ULVROWR O¶HQLJPD DI¿GDQGR TXHVWR PRGHVWR FRQWULEXWR DOOD
Storia dell’Arte.
114
1RWHELEOLRJUDÀFKH
6DJJLHFRQWULEXWLDFDUDWWHUHVFLHQWL¿FR
$JRVWL*$UFKLYLR$GROIR9HQWXUL,QWURGX]LRQHDOFDUWHJJLR
1941, Pisa
$JRVWL*/DQDVFLWDGHOODVWRULDGHOO¶DUWHLQ,WDOLD$GROIR9HQWXULGDO
museo all’università, 1880-1940, Venezia-Milano
$OEHUW&/HRQDUGR'D9LQFLQHOOD0LODQRGL/XGRYLFRLO0RUR3HUFRUVR
GHOJHQLRGXUDQWHLOVXRSULPRSHULRGRPLODQHVH¿OH&8VHUV
8WHQWH'RZQORDGV0&$PRLUH0&ODLUH$OEHUWSGI
%DURQL&7XWWDODSLWWXUDGL/HRQDUGR0LODQR
%DVVL66DQQD$6HULR9/HRQDUGRHLOµWUDVWRULDHPLWR DWWL
GHOFRQYHJQR 3LVDKWWSVDUSLXQLSLLWUHWULHYHHGFIFIH
GIHDD/(21$5'2B(B,/B129(&(172YROXPHBFRPSUHVVHGSGI
%LDJLROL)3DWRUQR63RO]HOOD0/HRQDUGRGD9LQFLODSULPD0RQQD
Lisa, Milano
%LRQGD'&HVDUH7XELQR5LWUDWWRGLXQDUWLVWDULWURYDWR6DYLJOLDQR
%RQIDQWLQR%6WRQH$/HRQDUGRGD9LQFLO¶DUWHGHO¿UPDUHOH¿UPHGHO
genio, Firenze
%RUJKHVH3/D0DGRQQDFRQ%DPELQRGL)UDQFHVFR1DSROHWDQRDOOD
Pinacoteca di Brera Richiami leonardeschi e appunti in fase di conservazione, in ³.HUPHV”, p. 91-98
Capelli G., Corazza C., Pieri G. Veronesi L., Leonardo da Vinci ai raggi x, htWSVZZZGRFPRGHXQLERLWVLWHVGHIDXOW¿OHVGRFVDOD/HRQDUGRGD
9LQFLDLUDJJL;WHVWRFRSOHWRLQLWDOLDQRSGI
&DSUD)/HRQDUGRGD9LQFL/RVFLHQ]LDWRGHOODYLWD5RPD
&DUD5/D0RVWUDGL/HRQDUGRGD9LQFLD0LODQRWUDDUWHVFLHQ]DH
SROLWLFD $OO¶RULJLQHGHOOHJUDQGLPRVWUHG¶DUWHLQ,WDOLD LQ
“Storia dell’arte” 0DQWRYDSS
&DUD5³*UDQGHUHJLVWD´H³RUGLQDWRFRVWUXWWRUH´*LXVHSSH3DJDQRH
gli allestimenti della Mostra Leonardesca, in “Leonardo 1939. La costruzione
del mito´SS
&DUD5,O%DWWHVLPRGL&ULVWRGL&HVDUHGD6HVWRHOD0DGRQQDGHO
Gatto attribuita a Leonardo. Scandali e polemiche alla Mostra Leonardesca
LQ³0RQ]D,OOXVWUDWD$QQXDULRGLDUWLHFXOWXUHD0RQ]DH
in Brianza´5RPDSS
&DURWWL*/HRQDUGRGD9LQFLLQ³Le opere di Leonardo,
Bramante e Raffaello´0LODQRSS
&DWDORJRXI¿FLDOH³0RVWUD/HRQDUGRGD9LQFLHGHOOHLQYHQ]LRQLLWDOLDQH´KWWSV
ZZZEGOVHUYL]LUOLWEGOERRNUHDGHULQGH[KWPO"SDWK IH FG2JJHWWR -
PRGHXS
&ODUN.$FDWDORJXHRIWKHGUDZLQJVRI/HRQDUGRGD9LQFLLQ³The colOHFWLRQRI+LV0DMHVW\WKH.LQJDW:LQGVRU&DVWOHYROO”, Cambridge
)DQLQL%5pYROXWLRQGDQVO¶DUWUpYROXWLRQGDQVODODQJXHODUDSUpVHQWDWion du mouvement dans les dessins et les notes autographes, in “Leonardo
GD9LQFLHODOLQJXDGHOODSLWWXUDLQ(XURSD VHFROL;,9;9,, ´SS
6FRQ]D$/HRQDUGRHODQHFHVVDULD¿JXUD]LRQHGHOOH$OSL OLEURGLSLWWXUD
IIYYSSKWWSVJUD¿FKHLQFRPXQHFRPXQHPLODQRLWIJP
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Reale di Torino, Torino
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Bernardi 1939 : M. Bernardi, Alla vigilia della Mostra Leonardesca. Il mistero di
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Bernardi M., 11 ottobre 1939, La delusione della Madonna del Gatto,
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Ipsissimus, Leonardo, La Madonna, il gatto, 3 ottobre 1939, Stampa Sera,
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Indice
Presentazione
7
Questioni di verità
9
L’opera
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13
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Campione n. 1
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Campione n. 3
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Analisi xilotomiche
74
79
83
89
La cornice
91
Conclusioni
93
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Finito di stampare
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