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2003 •
Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica
Roma, la "madre comune delle belle arti", l'Italia, i pensionnaires russi e l'antico, in N. Navone, L. Tedeschi (a cura di), Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani nella Russia neoclassica, Mendrisio - Lugano 2003, pp. 143-1732003 •
Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica
Costruire è una cosa incantevole, in N. Navone, L. Tedeschi (a cura di), Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani nella Russia neoclassica, Mendrisio - Lugano 2003, pp. XXI-XXXI2003 •
Nel volume, edito in occasione del 3° centenario della fondazione della città di San Pietroburgo (2003) e promosso e finanziato dall’UNESCO, gli autori analizzano i programmi e gli interventi che, dovuti in buona parte ad artisti e architetti italiani, nel corso del XVIII secolo contribuirono a 'materializzare' la struttura urbana di San Pietroburgo, 'finestra del Nord' sull'Occidente, fondata da Pietro il Grande trecento anni fa. L'opera di Antonio Rinaldi, architetto al servizio di Caterina II di Russia dal 1762 al 1790, viene approfondita in relazione al dibattito europeo e alle influenze vanvitelliane sull'architettura russa nella seconda metà del XVIII secolo. Attraverso la traduzione, a cura degli autori, di testi inediti in Italia e l'individuazione di fonti archivistiche russe mai indagate, è stato possibile individuare opere scomparse o non ancora attribuite a Rinaldi. L’opera di Rinaldi viene riferita da Buccaro alla fase di passaggio dell’architettura russa dal tardobarocco rastrelliano a quella dell’Illuminismo di ispirazione francese. Se e vero che, specie nelle opere di Oranienbaum, egli mostrò di avere particolari simpatie per il rococò, ciò si manifesta specialmente negli interni, mentre le soluzioni planimetriche preludono ad interessanti innovazioni. Sebbene in architetture come la residenza di Gatčina o il Palazzo di Marmo a San Pietroburgo siamo ormai in un ambito decisamente neoclassico, negli interni si perpetua quell’opulenta ‘sintesi delle arti’ che fu per Rinaldi la chiave con cui costantemente affrontò il tema dell’abitazione nobiliare e di corte. Nella sua architettura egli passa da schemi legati al classicismo barocco a quelli del pittoresco inglese, regolati da un costante rapporto con i caratteri ambientali, materici e cromatici del paesaggio russo: Rinaldi seppe porsi in perfetta continuità e sintonia con la tradizione artistica del Paese ospite senza mai cercare una ‘forzatura’ nei termini di un’influenza occidentale sull’architettura locale. Oltre ad aver diretto e coordinato l'intera ricerca, Buccaro è autore in particolare della Introduzione e, nella prima parte del volume, dell'introduzione e del capitolo secondo, dal titolo: "Il linguaggio di Rinaldi nel nuovo scenario dell'architettura russa" (pp. 53-89: "a. Diffusione e contaminazione dell'architettura italiana a San Pietroburgo tra tardobarocco e neoclassicismo"; "b. Rinaldi e l'evoluzione del modello vanvitelliano").
eSamizdat. Rivista di culture dei paesi slavi
Abitare e costruire ambienti in Russia/URSS. Testimonianze con Vieri Quilici, Claudia Conforti, Aleksej Ginzburg, a cura di Anna Vyazemtseva2020 •
♦ eSamizdat 2020 (XIII), pp. 481-498 ♦ " U N VIAGGIO in Russia è sempre stato, ed è tuttavia, il segreto di molte speranze non an-cora deluse: antiche e moderne", scrisse Curzio Ma-laparte nel 1929 a seguito del suo viaggio nell'allora Unione Sovietica 1. Ogni nuovo paese si scopre co-noscendone gli spazi: le strade, le piazze, le vie, le case. Gli interni, forse, ci fanno scoprire meglio di ogni altra cosa come si vive in altri paesi, ci fanno percepire le differenze di cultura e mentalità, e nello stesso tempo ci avvicinano di più ai momenti sacri della quotidianità e ci consentono di familiarizzare con il diverso. Nel XX secolo in Russia si cercò di rivoluzionare la società anche attraverso l'architettura e la proget-tazione degli ambienti. Architettura e design hanno rispecchiato i mutamenti politico-culturali che han-no travolto il paese. Il mito della standardizzazione degli anni Venti, messo a tacere dalla cultura gerar-chica e oppressiva del periodo di Stalin, è risorto ne-gli anni Sessanta, quando si è cercato un equilibrio tra sfera comune e sfera privata. Gli ambienti 'sovie-tici' diventeranno poi una sorta di codice culturale, provocando uno spettro complesso di reazioni, dal-l'ironia alla nostalgia. La sezione propone il punto di vista di alcuni professionisti sugli ambienti progetta-ti e vissuti nell'Unione Sovietica e in Russia: si tratta delle memorie di due storici dell'architettura italiani sui viaggi svolti in URSS in un momento in cui il confine con l'Occidente era affatto convenzionale. Vieri Quilici è uno degli studiosi che scoprirono l'architettura sovietica d'avanguardia nell'Europa capitalista, quando, nel suo paese d'origine, essa era ancora poco nota. Claudia Conforti, invece, è uno degli specialisti più riconosciuti al mondo nell'am-1 C. Malaparte, Intelligenza di Lenin, Milano 1930, p. 3. [N.d.R.-A.V.]. bito del Rinascimento italiano, e appartiene a quel novero di storici che hanno iniziato a guardare all'ar-chitettura contemporanea in una prospettiva storica, mostrando la continuità e la coesione tra il passato e la modernità. Completano la sezione le riflessioni di Aleksej Ginzburg, che ha attualmente terminato il restauro dell'edificio-icona del costruttivismo a Mo-sca-la Casa del Narkomfin (1929-1930) di Moissej Ginzburg e Ignatij Milinis-cercando, attraverso lo studio approfondito dei documenti relativi al proget-to, di ripristinare l'allestimento originale dell'edificio, compresa la soluzione cromatica degli interni. 1. VIERI QUILICI, STORICO DELL'ARCHITETTURA VIERI QUILICI (1935), nato a Ferrara e attivo a Roma, è storico dell'architettura e urbanistica. Già professore ordinario di storia dell'architettura di Ro-ma Tre, ha insegnato inoltre alle università di Paler-mo e Ginevra e ha tenuto conferenze alle università italiane ed estere. È stato tra i pionieri degli studi sul costruttivismo sovietico, a cui ha dedicato diversi articoli e monografie, come Architettura sovietica contemporanea (Cappelli, 1965), L'architettura del costruttivismo (Laterza, 1969), Città russa e città sovietica (Mazzotta, 1976). Ha curato le mostre Rodčenko e Stepanova-alle origini del Costruttivismo, Palazzo dei Priori e palazzo Cesa-roni, Perugia (1984), Architettura nel Paese dei Soviet 1917-1933 al Palazzo delle Esposizioni, Ro-ma (1982) e Mosca, capitale dell'utopia, Roma (1991). La sua ricerca è incentrata sull'architettura del Novecento italiana e internazionale, il suo rap-porto con la città storica, i problemi di conservazione e tutela degli insiemi urbani e paesaggistici.
Antonio Lasciac un architetto tra Italia, Egitto e Slovenia. Storia, Disegno, Tecnica.
Antonio Lasciac un architetto tra Italia, Egitto e Slovenia. Storia, Disegno, Tecnica. Atti della Conferenza Internazionale Gorizia 10-11 dicembre 2014, Archoegrafo Triestino Extra Serie, 17, Società di Minerva, Trieste, 2020 (ISSN 0392-0038)2020 •
The conference proceedings collect the articles of scholars who during the symposium held in Gorizia on 10 and 11 December 2014, contributed to share the results of the researches and studies dedicated to the architect Antonio Lasciac ( 1856-1946), who for many years worked in Egypt between the XIXth and XXth century. He was appointed as the chief architect of the Khedivè and refined his knowledge in the stimulating cultural framework of Central Europe architecture. Like his colleague Raimondo D’Aronco who was born in the same northeastern region of Italy, Lasciac worked in the territories which at the time were ruled by the Ottoman Empire: D'Aronco in Istanbul while Lasciac in Cairo and Alexandria. The presence of medieval Egyptian and Arab architecture in Lasciac’s works is a crucial topic, therefore, the villa he built as its private home on the Rafut’s hills in the native town, represents through the minaret tower a tribute to the priceless Cairene and North African architectural heritage where the great Arab culture flourished. Nowadays the critical fortunes of Lasciac are ascribable to a renewed approach to the topic of the relationship between Italian and European architecture within the Mediterranean, where the millennial cultural and artistic dialogue between the Western and Arab worlds during the 20th century increased the exchanges through artworks, buildings, and urban settlements. The geographical issue also played a crucial role for Lasciac, as well as for his villa on the Rafut’s hills, which today is located in the nearness of the cross-border territory between Gorizia Italy and Nova Gorica Slovenia, a region that at the time of its construction belonged to the Austro-Hungarian Empire. Lasciac’s Villa became the icon of the conference and the astonishing destination of a guided tour held during the sunny afternoon of December 11th amidst the enthusiast scholars who were participating in the conference. Some of them visited for the first time the building which could be considered the building self-portrait of Lasciac at the same time a cosmopolitan architect, but even a localist one, as his poems in Friulano - the language spoken in the native village of San Rocco in Gorizia - confirms. The building has been studied from the structural point of view in the face of a future anti-seismic renovation by Marjana Lutman and thoroughly investigated by Bernard O'Kane who has analyzed its rich decoration, setting up an accurate series of comparisons with ornaments of Egyptian medieval Arab architecture. Alberto Sdegno focused his contribution to the graphic representation through the transcendent and evanescent models of today's digital tools. The context of XIXth century Central European architecture was the theme of Andrea Nerozzi's article, which focused on some Hungarian buildings influenced by eastern and Ottoman art, while Diana Barillari dedicated a broad range overview to many different themes triggered by the evocative concept of "Babel-Bibel". Alessandra Marin dealt with Gorizia’s urban evolution at the time of Lasciac, while Breda Mihelich illustrated Ljubljana’s planning projects in comparison with other Central European cities. Edino Valcovich reported the evolution of theories and related applications of reinforced concrete between the XIX and XXth century, focusing upon its applications in Egypt and the Rafut’s Villa. In his essay, Ezio Godoli confirmed, on the base of documents and unpublished sources, the authorship of Lasciac concerning the summer residence of Khedivé's mother in Bebek on the Bosphorus, one of the Art Nouveau landmark buildings in Istanbul. Milva Giacomelli traced a refined and well-documented analysis of the modernist elements in the Eclectic buildings designed in the early XXth century by Lasciac in Egypt, with special attention to floral decoration. The connections between the architects who worked in the Habsburg Litorale and a general sight was offered by Bogo Zupancic, who confirmed, too, that Lasciac and Plecnick had a mutual knowledge of their activity in Ljubljana. Thanks to thorough and systematic research at the State Archive of Gorizia Diego Kuzmin could re-read and illustrate a large series of Lasciac’s early projects, until then completely unpublished, which were realized between 1876 and 1882, the year he left Gorizia to Egypt. The rediscovery of Anton Lasciac’s work and its consequently international knowledge is primarily due to the French scholar Mercedes Volait, who at the conference held her Lectio magistralis to students of the degree course in Architecture in Gorizia, in the prestigious Assembly Hall of the Faculty, designed in 1908 in the neo-Gothic style by the architect and Benedictine friar Anselmo Werner. Her contribution to the proceedings contains a selection of Lasciac’s drawings kept in her private collection, many unknown and published for the first time in this volume. The proceedings collect only the articles that have been delivered to the editors.
La chiesa di Santa Sofia a Padova, Milano, Skira
[Santa Sofia a Padova] L'architettura. Da un modello di prestigio alla (re)invenzione dell'antico tra Venezia, Padova e Verona2012 •
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Archäologisches Korrespondenzblatt
Digitising a Roman tabula cerata from Alburnus Maior (Roșia Montana, jud. Alba/RO)2022 •
2014 •
Annali n. 30 | Museo Storico Italiano della Guerra
Anna Grillini, L’emigrazione trentina nei documenti del fondo “Commissariato di Polizia di Trento”, 1878-1891 in “Annali. Museo Storico Italiano della Guerra”, n. 30, 2022 pp. 7 - 202020 •
Images of the Hittite King, in: Stefano de Martino (ed.) , Handbook Hittite Empire, Power Structures, De Gruyter/Oldenbourg, Berlin/Boston (2022), 497-601.
Images of the Hittite King2022 •
Criminal procedural consequences of the court’s return of an indictment to the prosecutor
Drozdov, O. M., Glynska, N. V. and Basysta, I. V. (2024) “Criminal procedural consequences of the court’s return of an indictment to the prosecutor”, Law and Safety, 92(1), pp. 53-65. doi: 10.32631/pb.2024.1.05.2024 •
2017 •
Multimodal Technologies and Interaction
The Communicative Effectiveness of Education Videos: Towards an Empirically-Motivated Multimodal Account2018 •
ComFin Research
Scientific Application of Standard Costing Practices in Manufacturing Industries-A Case Study2021 •
Academic Journal of Economic Studies
The Relationship between Internal Control and Security Risk Management2019 •
Continuity and Change
Obligations and expectations: renegotiating pensions in the Russian Federation1998 •
TSG - Tijdschrift voor gezondheidswetenschappen
Effective elements of a combined lifestyle intervention for people with low socioeconomic status. A concept mapping case study