Edmund Berger
Accelerazionismo
grunge
collana
i forti
DELL’AVVENIRE
3
i forti
3
3
DELL’AVVENIRE
SF003 it
La collana editoriale «I forti dell’avvenire» si occupa di filosofie
accelerazioniste e, in particolar modo, del pensiero che si fonda sull’asse
Nietzsche, Klossowski e il gruppo di Acèphale, Deleuze, Foucault, Lyotard.
Uscite:
SF001 :: OBSOLETE CAPITALISM, I forti dell’avvenire (luglio 2016)
SF002 :: OBSOLETE CAPITALISM, Accelerazione, rivoluzione e moneta
nell’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari (agosto 2016)
SF003 :: EDMUND BERGER, Accelerazionismo grunge (settembre 2016)
Prossima uscita:
SF004 :: OBSOLETE CAPITALISM, Deleuze e l’algoritmo della rivoluzione
(ottobre 2016)
Per il testo Copyright Edmund Berger, 2015
The licensor cannot revoke these freedoms as long as you follow the license terms under the following terms:
Attribution — You must give appropriate credit, provide a link to the license, and indicate if changes were made.
You may do so in any reasonable manner, but not in any way that suggests the licensor endorses you or your use.
No additional restrictions
http://obsoletecapitalism.blogspot.it
NO ISBN
Accelerazionismo
grunge
di Edmund Berger
Indice
Prefazione di Obsolete Capitalism
11
Accelerazionismo Grunge
15
Biografia Edmund Berger
38
Prefazione
di Obsolete Capitalism
Questo saggio di Edmund Berger è già un classico. Apparso
il 3 ottobre nel 2015 nel blog Deterritorial Investigations Unit il
testo trova subito una eco profonda nella blogosfera accelerazionista. Il saggio di Berger entra immediatamente nel dibattito internazionale aprendo un’intera prospettiva di studi
e ricerche sulla ricezione del pensiero rizosferico in America.
Sono due i motivi per cui Obsolete Capitalism presenta questo
testo per una platea più ampia rispetto al ristretto ambiente dei
circoli accelerazionisti. Il primo, il saggio di Berger connette in
modo partecipe e documentato la cultura radicale degli anni
‘70 di New York - Semiotext(e), Lotringer, il Punk, la No Wave
e tutta la cultura downtown - con l’impeto rivoluzionario della
filosofia di Foucault e Deleuze basata sulla rivalutazione rigorosa del pensiero di Nietzsche effettuata da Klossowski, Bataille
e Blanchot. Questa «connessione rivoluzionaria» fu avvallata
direttamente dagli stessi filosofi francesi grazie al rapporto da
loro stessi instaurato con Sylvère Lotringer in USA, già a partire
dal novembre 1975, data storica dell’evento Schizoculture presso
la Columbia University di New York. Tale collaborazione fu poi
continuata da Semiotext(e) che dopo alcuni anni passati da
fanzine philo-punk diventò casa editrice con la pubblicazione in
11
inglese di opere di Foucault, Deleuze, Guattari, Lyotard, Virilio
e altri. Un certo tipo di contro-cultura USA, grazie al peculiare «filtro rizomatico» di Semiotext(e), e alle «nozze aberranti»
instaurate tra le due differenti visioni atlantiche, produsse un
selvaggio cozzo del tutto sotto stimato all’epoca dei fatti. Con il
passare degli anni, questo approccio culturale, e il lifestyle conseguente, è uscito dai sotterranei americani e dai club di Manhattan per diventare un frame culturale ‘centrale’ dell’Occidente.
Con questo non vogliamo affermare che l’approccio di Semiotext(e) e, di conseguenza, l’alleanza formatasi tra Lotringer e la Rizosfera di Deleuze e Guattari in primis, sia stata egemone in terra americana, surclassando tutte le altre ricezioni,
come quella dei vari dipartimenti di Humanities presenti all’interno delle università americane. Vogliamo sottolineare che
il lavoro editoriale e culturale di Lotringer e Semiotext(e) è
stato importante perché ha messo in connessione il mondo di
Burroughs, dei Beats, del Punk/Cyberpunk e della multiforme
frangia radicale della cultura off americana con il mondo della
Rizosfera francese, entrando a pieno titolo dentro a una strategia e a un rapporto di forze che si richiamano direttamente alla
filosofia accelerazionista dei «Forti dell’avvenire».
Ciò vuol dire, essenzialmente, sottrarre un certo tipo di filosofia e di pensiero al mondo universitario e all’industria del
sapere per ridistribuirlo dissipandolo nelle strade, nei centri
12
indipendenti di ricerca, negli ambienti politici e sociali antagonisti, nelle pratiche artistiche, nell’editoria indipendente e
nella blogosfera alternativa. Si tratta di una grande mossa politica: sottrarre al mainstream e all’industria del «recupero» il
pensiero di Foucault, Deleuze e di tutti i filosofi rizosferici.
Il secondo motivo della pubblicazione è il link immediato
che si è stabilito tra Berger e la sua proposta di accelerazionismo
grunge e ciò che noi definiamo accelerazionismo quantico o pulsionale. Il testo di Berger, a nostro avviso, entra in forte consonanza con due testi coevi di Obsolete Capitalism, «I forti dell’avvenire» e «Accelerazione, rivoluzione e moneta nell’Anti-Edipo
di Deleuze e Guattari». È questa la ragione per cui i tre saggi
sono stati pubblicati all’interno della prima sezione «Nietzsche,
il cuore di tenebra dell’Accelerazionismo della Rizosfera» dei
libri «Moneta, rivoluzione e filosofia dell’avvenire» e «Deleuze
Studies in Rome 2016 Remix» in quanto formano e offrono, a
nostro avviso, una stessa prospettiva concettuale. A differenza
del perimetro culturale e filosofico che la prima ondata marxista dell’accelerazionismo si era data (Noys, Srnicek e Williams,
la rivista Collapse), questi tre testi si distinguono sia dall’accelerazionismo classico, sia dai progenitori del movimento accelerazionista negli anni Novanta, Nick Land e CCRU. Nella
prospettiva «schizo-pulsionale» di Berger e di Obsolete Capitalism non è più la tecnologia futuribile e il suo utilizzo utopico
o distopico l’elemento dominante, seppur essa sia presente in
13
modo essenziale anche in questa nuova visione. Si tratta, viceversa, di mettere l’accento su un nuovo modo di concepire la
comunità, l’organizzazione sociale e la produzione culturale
sottraendole alla logica del Mercato e del Lavoro. L’uomo al silicio - l’uomo del surplus - come suggerito da Deleuze nel libro
dedicato a Foucault, dovrà ripensare in profondità le forme
con le quali guarda oggi al mondo e all’umanità, forgiando categorie concettuali sensibilmente differenti da quanto la storia
del Novecento ci ha consegnato. Utilizzando la prospettiva dei
«forti dell’avvenire», saranno l’invenzione, la sperimentazione,
l’errore e la biforcazione a condurre il pensiero in una nuova
dimensione strategica dell’agire politico.
14
Accelerazionismo
grunge
In un punto cruciale del romanzo Neuromante di William Gibson, incontriamo i Panther Moderns – una sottocultura guerrigliera, parte di un mondo in cui le sottoculture si susseguono
come fotogrammi sconnessi di un film in montaggio. I Panther
Moderns sono specializzati in simulazioni allucinatorie – costruiscono allucinazioni in un mondo immerso nelle “allucinazioni consensuali” del cyberspazio, sovvertendo una realtà già
soggiogata da una costante riconfigurazione causata da digitalizzazione, modificazione genetica del corpo e sostanze psicotrope. Se, come dice Lewis Call, il cyberpunk entra in gioco
quando termina l’isteria delirante di Baudrillard sul divenire
simulacro e sul divenire simulazione della realtà, figure come
i Panther Moderns ci indicano allora la via di fuga. Essi incarnano il vecchio slogan mao-dadaista degli autonomi di Radio
Alice: “informazioni false producono eventi veri”.
15
Le ricadute politiche dei Panther Moderns, che vanno oltre la
rappresentazione letteraria proprio del nostro mondo, non sono
passate inosservate. Un gruppo di teorici coinvolti nell’ACT-UP un gruppo di pressione politica e intervento diretto consacrato a
mantenere viva la consapevolezza sull’AIDS - ha letto Neuromante
e si è ispirata ai Panther Moderns. Si sono battezzati Critical Art
Ensemble, e si sono fatti strada grazie alla loro pratica dei “media
tattici” tanto che la loro provocatoria posizione afferma che “per il
potere, le strade non sono altro che capitale esausto!”1 È meglio sfidare
il potere direttamente al cuore della sua nuova ambiguità – i flussi elettronici hanno rimpiazzato quelle che un tempo erano le
masse sedentarie. Inserito nella strana ed affascinante storia dei
media tattici, William Gibson si è trovato immerso in uno sprawl
rizomatico che risale ai dadaisti e ancor prima, fino ad arrivare a
Occupy Wall Street e oltre – passando per avanguardie, episodi
stravaganti, hackers della Realtà, e anonimi rivoluzionari.
I Panther Moderns, nel mondo di Gibson, sono una sorta d’avanguardia. Con una serie di pratiche e/o tattiche che oscillano
nebulosamente tra azione politica, espressione artistica, e attività
sovversiva; i loro influssi nichilistici trovano corrispondenza nel
mondo reale della Parigi industrializzata che ispirò i decadenti
e più tardi i surrealisti, la scena di Boulevard Saint-Germain da
cui scaturirono non solo gli esistenzialisti ma anche i situazio1
16
Critical Art Ensemble Electronic Civil Disobedience http://www.critical-art.
net/books/ecd/ecd2.pdf
nisti, così come dalle reti dell’avanguardia politica sono nati il
Krautrock in campo artistico e in ambito sociale i commandos di
guerriglia urbana di tutto il mondo. Ma cosa possiamo dire di
quella linea sottile che lega arte, politica radicale e criminalità?
Cosa fa volare insieme questi uccelli che sembrano provenire da
specie differenti? E cosa possiamo dire dell’atmosfera generale
di trasformazione urbana radicale, imperversante povertà e decadenza industriale che li determina?
Per il momento lascerei dirimere tali questioni ad altri, e vorrei invece concentrarmi sull’accelerazionismo, quel termine tanto discusso, celebrato ed ugualmente oltraggiato. A due anni da
quando Srnicek e Williams hanno equiparato l’accelerazionismo
allo sviluppo tecnologico di sinistra, trascinando fuori dall’ombra Nick Land ed il CCRU, quell’ombra dove speravano di relegarli, quasi tutti gli episodi di politica militante sono stati radunati sotto il marchio dell’accelerazionismo – a tal punto che oramai
il termine non ha più alcun significato. Marx incoraggiava l’abilità della tecnologia di aumentare il tempo libero? Accelerazionista. I Soviet si erano interessati di automazione informatica
come mezzo per eliminare ogni traccia di rapporti di lavoro di
stampo capitalista? Accelerazionisti. I situazionisti volevano consegnare la cibernetica ai consigli dei lavoratori? Accelerazionisti.
Le ambiguità della teoria di comunizzazione? Accelerazioniste.
Deleuze, Guattari, Lyotard, Baudrillard, Hardt, Negri – Accelerazionismo fino in fondo.
17
Dunque, alla fine, il mio obiettivo non è assecondare questa
tendenza ed aggiungere un altro nome a questa lista in continua
espansione. Detto ciò, questo è precisamente quello che farò –
anche se con una piega leggermente diversa.
Nel blog Obsolete Capitalism troviamo delle nuove informazioni sulla celebre citazione dell’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari,
nella quale gli autori si chiedono se Nietzsche sia nel giusto e se
i flussi della decodificazione (il processo capitalista di deterritorializzazione) vadano veramente accelerati – piuttosto che ritirarsi nel nazionalismo di sinistra. Molto è stato detto sul rifiuto
di un’importante strategia di sinistra messa in campo contro il
capitalismo delle multinazionali, e sul modo in cui l’espansione di un capitalismo accelerato appare a prima vista una strana
virata verso una specie di libertarianesimo post-marxista (utilizzando il termine nel gergo attuale). Molto meno è stato scritto
sul ruolo di Nietzsche in tutto questo – cioè, dove ha detto esattamente che dobbiamo accelerare la decodifica, e cosa intendeva
con ciò? Obsolete Capitalism ci indirizza verso un frammento di
Nietzsche dal titolo “I forti dell’avvenire” che fu commentato in
maniera estensiva da Pierre Klossowski nel suo Nietzsche e il circolo
vizioso– un testo che avrebbe avuto una grande influenza su Deleuze, Guattari, Foucault e gli altri teorici post-strutturalisti. Infatti, come osserva Obsolete Capitalism, fu una decisione di Klossowski di tradurre ‘accelerare’ il termine utilizzato da Nietzsche,
dando origine così all’interpretazione di Deleuze e Guattari.
18
Per Nietzsche, il livellamento della società tramite forze modernizzatrici produrrà una sorta di strano effetto collaterale
o mutazione che affermerà la dissoluzione dei loro legami e
limiti tradizionali conducendo al tempo stesso al superamento del sistema che le aveva istituite. L’accelerazionismo, nella
prospettiva nietzscheana, non implica tanto lo spingere pratiche economiche liberiste verso un overdrive di dimensioni
apocalittiche, e nemmeno lo scioglimento delle catene che
trattengono la tecnologia. Implica piuttosto il fomentare soggettività controcorrente – e in questo senso ha molto a che fare
con le avanguardie. I modernisti folli che vagano per le rovine,
la psichedelia di sinistra di Vaneigem, le infinite notti jazz a
Saint-Germain, gli autonomi che celebrano l’artificialità della
simulazione.
Hardt e Negri, i quali usano la citazione dall’Anti-Edipo a
scopi personali (per richiamare i popoli ad incalzare l’Impero
verso il trapasso, in una chiara anticipazione di Srnicek e Williams), ricorrono anch’essi a Nietzsche come figura da tenere
in considerazione per il futuro. Citando il libro di Nietzsche
Volontà di potenza (in cui è inserito il frammento “I forti dell’avvenire”), colgono i tratti del barbaro che “giungerà e si consoliderà
solo dopo tremende crisi sociali.”2 Hardt e Negri evidenziano che il
2
Michael Hardt and Antonio Negri Empire Harvard University Press, 2000,
pg. 214
19
barbaro, “mentre fugge dai limiti locali e particolari della sua condizione umana, deve provare continuamente a costruire un nuovo corpo
e una nuova vita.” In una postilla a questa sezione di Impero, ci
spiegano che il barbaro trova nella narrativa cyberpunk indizi
per il suo futuro oltre le macerie. Una Panther Modern è in
agguato da quella parte.
Introduciamo Semiotext(e), seminatore di quello che vorrei chiamare “accelerazionismo grunge”. È un nome sciocco, certo, ma vorrei chiarire cosa significa. ‘Accelerazionismo’ qui
viene utilizzato nel senso tratteggiato sopra, come una sorta di
soggettività mutante che comincia (e finisce) tra le macerie dei
processi modernizzatori deterritorializzanti del capitalismo.
Questo tipo di accelerazionismo ci fornisce una cornice temporale che segna in profondità il periodo che precede l’inevitabilità delle tendenze riterritorializzanti del capitalismo nelle
quali tutti gli elementi che erano stati scardinati vengono rimessi insieme. ‘Grunge’, d’altro canto, è una parola che richiama immagini degli anni novanta, camice di flanella, giovanotti
depressi, e in generale l’attitudine da ‘scansafatiche’ che prevaleva nell’ombra dell’economia dell’era Clinton. Tuttavia, ciò
che più importa è quello che si nasconde dietro queste immagini standardizzate: una sorta di nichilismo di strada dove il mantra punk del “nessun futuro” diventa uno stile di vita, e dove le
condizioni per nuove coordinate vitali e lo spirito del fai-da-te
si nutrono e mettono radici – il tutto riconoscendo le stronza20
te essenziali dello Spettacolo. Un’ulteriore puntualizzazione:
questo non è un tentativo di periodizzare, né di teorizzare, né
è una scusa per canonizzare qualcosa in una nuova ortodossia.
Più che altro, questa è una scusa per precisare alcuni – e forse
inutili – elementi a margine.
L’origine di Semiotext(e) si data tra inizio e metà anni settanta, quando Sylvere Lotringer – immigrato francese e caro
amico delle celebrità del post-strutturalismo – si riunì con alcuni studenti alla Columbia University, dove egli insegnava corsi
di semiotica, per pubblicare una sorta di fanzine underground
che doveva colmare lo spazio tra la teoria francese e la cultura
artistica “downtown” che si era fatta strada a New York a partire
dagli anni cinquanta. La cultura downtown [insita nel cuore urbano della città] era vasta ed eterogenea: fonda le sue origini
nei circoli degli espressionisti astratti (Jackson Pollock, Theodore Roszak, William de Koonig, ecc.) e gli artisti del Fluxus
(John Cage, Yoko Ono, George Maciunas, ecc.); continuò poi
fino ai minimalisti (La Monte Young, Terry Riley, Philip Glass,
ecc.), e all’Exploding Plastic Inevitable di Andy Warhol e ai Velvet
Underground. Familiarizzò attraverso l’area del punk rock (Richard Hell e i Voidoids, Television, Ramones, ecc.) e più tardi
diede origine alla no wave (Mars, DNA, Teenage Jesus e i Jerks,
ecc.). Tra i suoi ranghi annoverava numerosi poeti, artisti, pittori, artisti da performance – e un numero ancora maggiore di
individui inclassificabili che rifuggivano l’arte in favore di una
21
vita nel baratro. Erano tutti abitudinari di club e spazi nascosti come Kitchen, Colab e il Mudd Club; oggi ha dato vita ad
un’intera industria della retrospezione.
A metà degli anni settanta la scuola francese era tutto fuorché sconosciuta – ma i suoi argomenti principali (la soggettività, il potere, i rizomi, il nomadismo, la simulazione, l’economia
libidinale) sembravano parlare, secondo Lotringer, non tanto
della possibilità di una futura rivoluzione in Europa, ma delle
pratiche concrete attuate negli Stati Uniti. Questo viene normalmente riconosciuto come il fondamento di Semiotext(e); il
racconto che Lotringer fa dell’origine della rivista pende verso
quello che oggi è conosciuto nei circoli critici come accelerazionismo. L’Anti-Edipo ne fu il fulcro, integrando le richieste
provenienti dalla rivoluzione desiderante del maggio 1968 con
una nuova interpretazione dei meccanismi del capitalismo. Deleuze e Guattari, spiega Lotringer, stavano “alzando la posta in
gioco su Marx osservando che il capitale, lungi dall’essere un sistema
puramente repressivo e spietato interamente volto ad estrarre plusvalore, stava creando in continuazione nuovi valori e nuove possibilità.
E siccome il capitalismo pervadeva ogni aspetto della società, il trucco
era di contrastarlo dall’interno, reindirizzandone i flussi, e cambiando
incessantemente campo.”3 Poiché la Francia era dominata da una
pesante burocrazia diretta da socialisti pro-mercato con atti3
22
Sylvere Lotringer “Better Than Life: My 80s” Artforum, March, 2003,
http://www.egs.edu/faculty/sylvere-lotringer/articles/better-than-life/
tudini cibernetiche, questa posizione era semplicemente fantascienza, mentre in America – in particolare a New York – fu
immediatamente evidente.
Nel numero di Semiotext(e) dedicato interamente all’Anti-Edipo, pubblicato nel 1977, queste idee vengono ulteriormente consolidate. Nella sezione di un saggio, intitolata “Piani per
una Rivoluzione a New York”, Lotringer scrive che “la scommessa
dell’Anti-Edipo è di riformulare prospettive rivoluzionarie a partire dai
punti di forza, e dalle connessioni più deboli, del capitalismo.”4 Un
altro saggio all’interno di questo numero, scritto da Lyotard ed
intitolato “Il Capitalismo Energumeno”, definisce il soggetto rivoluzionario dell’Anti-Edipo come l’artista che combatte “per farsi
inumano”, ed evidenzia la sua relazione con i flussi del capitalismo libidinale che eccedono sempre i propri limiti. Nel 2014
“Il Capitalismo Energumeno” avrebbe trovato la sua ristampa
– questa volta nell’#Accelerationist Reader. “Il Ritorno di Nietzsche”
un numero di Semiotext(e) dello stesso anno, contiene il saggio di Deleuze “Pensiero Nomade”, nel quale cita nuovamente “I
forti dell’avvenire” e aggiunge: “Dinnanzi a società come le nostre,
che si decodificano e i cui codici fanno acqua da tutte le parti, Nietzsche non tente di ricodificare. Dice invece: tutto ciò non è abbastanza, siete ancora dei bambini (...) Scrivendo e pensando a modo suo,
Nietzsche svolge un’opera di decodificazione: non di decodificazione
4
Sylvere Lotringer “Libido Unbound: The Politic of ‘Schizophrenia’”, in
Semiotext(e) Anti-Oedipus: From Psychoanalysis to Schizopolitics, 1977, pg. 6.
23
relativa, volta a decifrare i codici antichi, presenti e futuri, ma di decodificazione assoluta - vuole guastare tutti i codici.”5 Una manciata
di pagine dopo, troviamo ancora Lyotard, questa volta nell’atto
di celebrare la decomposizione delle coordinate progettata da
Nietzsche, e di allineare questa celebrazione da un lato alla
propensione del capitalismo verso la dissoluzione e dall’altro
alla musica di John Cage.
Durante gli anni settanta, in molte zone di New York City il
capitale si autocombustionò e lasciò dietro di sé il mastodontico scheletro di quella che un tempo era una metropoli. Decenni prima, Robert Moses, il cosiddetto “Capomastro” (Master
Builder), si era messo a riorganizzare lo spazio urbano della
città – intrecciandolo con autostrade e distruggendone i quartieri in un grandioso progetto d’insieme che ambiva a misurarsi alla pari con la ricostruzione di Parigi condotta da Hausmann sotto l’occhio vigile di Napoleone. Tuttavia la città del
futuro non si sarebbe mai concretizzata: i quartieri trasformati
da cima a fondo dal progetto di Moses non si ripresero mai, e
grazie al sistema di superstrade appena costruito furono recisi
dall’organicità del tessuto urbano. Esposta alla corruzione e
ad una cattiva gestione dei fondi pubblici, entro il 1975 la città
era sull’orlo della bancarotta. A quel punto, molte zone del
5
24
Gilles Deleuze “Nomad Thought”, in Semiotext(e) Nietzsche’s Return
1977, Pg. 15; Gilles Deleuze, Nietzsche e la filosofia, pg. 312 (Pensiero nomade si trova in appendice al libro in oggetto), Einaudi, 2002.
Lower East Side erano vuote, e le strade offrivano un desolante
panorama di negozi e immobili vuoti. Lydia Lunch raccontò
che “isolato dopo isolato, c’erano soltanto edifici abbandonati, dati
alle fiamme ogni notte da persone che lì dormivano alla luce di piccole
candele” mentre il regista Scott B aggiunse “Potevi andare in un
edificio ed impadronirtene – rubare l’elettricità da un lampione e viverci per anni.”6
Agli occhi di Lotringer e di Semiotext(e) questo stava diventando il palcoscenico per lo sviluppo della “schizo-cultura”,
prendendo spunto dalla raffigurazione della schizofrenia da
parte di Deleuze e Guattari come di un processo di decodificazione e deterritorializzazione – non dissimile dal capitalismo
ma capace di rotture rivoluzionarie rispetto al potere che esercita. Nel 1975 Semiotext(e) organizzò la Conferenza sulla Schizo-cultura alla Columbia University, riunendo Deleuze, Guattari,
Foucault e Lyotard con Cage, Burroughs ed altri membri della
scena downtown di NY – ma anziché essere un successo accademico, servì solo ad allontanare Semiotext(e) dall’università ed
a spingerlo a diretto contatto con la cultura di strada che aveva
cercato di analizzare. Quando il numero sulla “Schizo-cultura”
venne pubblicato nel 1978, l’estetica della rivista era più simile
a una fanzine punk, anche se il primo articolo è un’intervista a
Foucault.
6
Marc Masters “No! The Origins of No Wave” Pitchfork January 15th, 2008,
http://pitchfork.com/features/articles/6764-no-the-origins-of-no-wave/
25
Il concetto di “schizo-cultura” è precisamente quello che
chiamerei accelerazionismo grunge – entrambi si muovono nella
scia dei flussi del capitalismo e trovano il loro significato di
autonomia nelle macerie. Un tipico esempio è il movimento
artistico no wave, che si sviluppò nei distretti abbandonati del
Lower East Side di NY e la cui cacofonia fece sembrare la scena punk conservatrice. Gruppi come Teenage Jesus e i Jerks,
Mars, DNA, James Chance e i Contortions, le Theoretical Girls
e i Gynecologists usarono il nichilismo di strada come la loro
rampa di lancio, e di norma delimitavano un territorio ben al
di là dell’inoffensiva cultura di produzione di massa degli anni
settanta. Durante la sua breve esistenza, la scena no wave vide
il collasso dei confini tra discipline artistiche – ciascuno era
contemporaneamente un musicista, uno scultore, un pittore,
uno scrittore ed un regista. Lo svuotamento di New York City
permise loro di perseguire tutto ciò senza dover ricorrere ad
un lavoro salariato. In retrospettiva, Lydia Lunch ha rievocato:
“Lavoro? Siete matti? Per favore. 75 dollari al mese – questo
era il mio affitto quando presi un appartamento sulla Dodicesima.” Come capitò alle avanguardie storiche, la linea tra arte
e criminalità era confusa; molti ricorrevano a mezzi illegali per
ottenere denaro quando era necessario. Nell’accelerazionismo
grunge, la vita non è facile o piacevole, ma, citando Scott B,
“non puoi immaginare la libertà che avevamo. La classe media aveva
abbandonato quei luoghi, e noi semplicemente ci siamo entrati e ce ne
siamo appropriati.”
26
Semiotext(e) costruì la sua dimora all’interno del panorama no wave, e numerosi artisti contribuirono a redigere le pubblicazioni. Prendiamo per esempio Diego Cortez, direttore del
Mudd Club (l’epicentro della musica no wave) e organizzatore
di un concerto che riunì la scena musicale metropolitana con
gli artisti concettuali di Soho, egli prese il comando nel progettare l’impaginazione di molti numeri; il suo impatto venne percepito nel primo approfondimento sulla schizo-cultura,
“Autonomia: Post-Political Politics”. L’obiettivo del numero era
quello di congiungere le lotte di Autonomia Operaia in Italia
e il movimento no wave, essendo entrambi emersi nello stesso
momento (anche se in due continenti diversi). Al pari della
loro controparte in New York, gli autonomi avevano assunto una
dura posizione contro il lavoro, esaltando il sabotaggio del lavoro e la glorificazione della pigrizia. Antonio Negri, nel suo
classico Il Dominio e il Sabotaggio (un cui passo si trova anche
nel numero di Semiotext(e)), indirizzò l’energia punk dicendo: “Abbiamo un metodo di distruzione del lavoro. Siamo alla
ricerca di una misura positiva del non lavoro, una misura della
nostra liberazione da quella schifosa schiavitù da cui i padroni
traggono profitto, e che il movimento ufficiale del socialismo
ci ha sempre imposto come araldo di nobiltà. No, non possiamo davvero dirci ‘socialisti’, non possiamo più accettare la
vostra infamia.”7
7
Antonio Negri “Capitalist Domination and Working Class Sabotage”
https://libcom.org/library/capitalist-domination-working-class-sabotage-negri
27
L’Autonomia ebbe anche un certo debito con i teorici francesi, ed in particolare Deleuze, Guattari e Baudrillard. Le varie
tattiche da loro adottate – stazioni radio pirata come Radio Alice, il rifiuto del lavoro, il ripudio della politica parlamentare,
l’utilizzo di occupazioni, e l’introduzione di stravaganze nella
vita quotidiana (come il caso degli indiani metropolitani, che con
le facce dipinte si aggiravano per le strade di Roma inscenando
performance urbane spontanee come concerti improvvisati) –
incarnavano le idee di una rivoluzione schizoide. Guattari era
completamente d’accordo, in un suo testo intitolato “La proliferazione dei margini” scrisse che nel caso di Autonomia Operaia
“le linee di fuga si uniscono alle linee oggettive di deterritorializzazione.”8 Ancora una volta, ritroviamo il tema di una rivoluzione
che emerge sulla scia dei flussi del capitalismo, una insurrezione molecolare tra le macerie.
Guattari meditò se questa rivoluzione molecolare potesse
o no “farsi carico non solo dei problemi locali, ma anche
delle più vaste conformazioni economico-amministrative”.
Al contrario, si verificò l’inevitabile riterritorializzazione dei
flussi capitalistici. Nel caso dell’Italia, Autonomia Operaia fu
smantellata grazie alle leggi d’emergenza promulgate dallo
stato. A New York, gli amministratori emanarono una serie
di riforme economiche in seguito al rischio di bancarotta del
8
28
Felix Guattari “The Proliferation of the Margins”, in Autonomia: Post-Political Politics Semiotext(e), 1979 pg. 109
1975; negli anni ottanta con l’incombenza dell’era Reagan,
finanza e capitale immobiliare invasero la città, innalzando
i valori immobiliari su tutta la linea e espugnando gli artisti
dai loro lofts. Committenti d’arte, ricchi collezionisti e proprietari di gallerie, tutti pieni di soldi, spostarono la loro attenzione verso gli artisti concettuali, i pittori e gli scultori. Da
un giorno all’altro la spontanea immediatezza della cultura
metropolitana si trasformò in un ricco mercato d’arte. Semiotext(e) cavalcò l’onda, spostandosi da pubblicazioni in
stile fanzine alla loro serie “Foreign Agents” – frammenti teorici tascabili con copertine nere minimaliste. L’obiettivo era
quello di praticare il gesto situazionista di creare una “esplosione nel cuore del prodotto”, una sorta di antidoto omeopatico
alla mercificazione di tutte le cose radicali e militanti. Uno si
chiede, tuttavia, fino a che punto “Foreign Agents” si distinse dalla spettacolare ondata di capitalismo finanziario: con
la loro lucentezza estetica e la loro natura portatile, i libri
divennero simili ad accessori di moda, qualcosa da mostrare mentre si legge sulla metro o da ostentare a una festa tra
amici. L’esempio perfetto è la pubblicazione di Simulation di
Baudrillard. Anziché lanciare una sfida, le idee di iper-realtà
e simulacro furono private dei loro potenziali anarchici e cyberpunk postmoderni. Diventò la lingua franca dello stesso
mercato d’arte, il nuovo territorio della mercificazione proliferante.
29
Ora spostiamo la nostra attenzione su Autonomedia, un editore anarchico radicale che divenne il principale distributore
di Semiotext(e) nei primi anni ottanta. Noto per aver pubblicato opere come T.A.Z. di Hakim Bey e gli scritti militanti di
Ron Sakolsky, Autonomedia può essere immediatamente contestualizzata in quello che viene oggi definito “post-anarchismo
di sinistra”. Allo stesso tempo, credo che loro – e i testi che
stampano – incarnino ciò che sto definendo come accelerazionismo grunge. Anzichè optare per un confronto diretto con i
poteri del capitalismo, della borghesia e dello stato (come potrebbero sostenere il marxismo-leninismo o la teoria della comunizzazione, seppure in maniere diverse), venne incentivata la costruzione, esteticamente sperimentale, di reti fai-da-te nel bel
mezzo delle macerie. John Cage, l’arte concettuale e la musica
minimalista erano molto meno importanti qui, in confronto
all’abilità di estrapolare la teoria dai suoi contesti ed inserirla
in una intransigenza gioiosa e traviata.
Il prodotto di Autonomedia è un piccolo scorcio su un mondo più vasto, di cui la scena downtown di New York City fu la
punta riconoscibile dell’iceberg. Questo era un mondo popolato da anarchici, emarginati urbani, gruppi scismatici, svitati,
eccentrici, pigri di professione, punk, nomadi, mistici parodisti, vagabondi, ed altri personaggi che, citando l’Anti-Edipo,
“sanno come fuggire, guastare codici, far passare dei flussi…”9
9
30
Gilles Deleuze and Felix Guattari Anti-Oedipus Penguin, 1977, pg. 133
Questo mondo aveva i suoi codici di accesso, i suoi rituali, ed i
suoi oggetti che circolavano al di fuori delle relazioni di scambio mercificato. Le fanzine erano un aspetto essenziale di questa circolazione, così come lo erano i nastri di garage bands e di
musica noise; la ‘mail art’ (con la sua origine nel movimento
Fluxus) aiutò a collegare l’intera rete.
Rimanendo fedeli alla loro insistente teoria che la sottocultura americana diede origine alla militanza astratta dei teorici
francesi, Semiotext(e) pubblicò nel 1987 Semiotext(e) USA, curato
da Jim Fleming (l’editore di Autonomedia) e Peter Lamborn
Wilson (meglio noto come Hakim Bey). Una corposa compilazione di scritti, lettere, fumetti, pubblicità e opere inclassificabili, Semiotext(e) USA mette in scena una archeologia vivente di
questo mondo sotterraneo. Come era già stato per gli aunonomi
e gli adepti della no wave, un tema ricorrente è il rifiuto del lavoro. Il celebre Abolition of Work di Bob Black compare accanto
a materiale di propaganda anarco-sindacalista, pubblicità modificate tratte da riviste femminili che inneggiano la gente ad
abbandonare il proprio lavoro, e fumetti che suggeriscono che
una rivoluzione micro-politica non è così differente da una cosiddetta trasformazione macro-politica. Il concetto viene espresso chiaramente dalla figura di una donna che guarda avanti con
nostalgia, il ticchettio di un orologio dietro di lei. “Quanti rivoluzionari senza rivoluzione” dice il pensiero nella nuvoletta sopra
la sua testa. “Voglio una rivoluzione senza rivoluzionari!”
31
Semiotext(e) USA si presenta come una sorta di ‘performance scritta’. La seconda metà del libro contiene una sezione di
autentiche pubblicità, piena di inserzioni ed indirizzi per fanzine, vari gruppi marginali, strani individui, e fanatici di cospirazioni. Una pagina intera è dedicata alla Chiesa del SubGenio,
un movimento religioso-satirico fondato da Ivan Stang. Al di là
della relazione tra la Chiesa e l’avanguardia postale (attraverso
le sue connessioni con il Neoismo, la cultura delle audiocassette, e la mail art di grandi dimensioni), le somiglianze sono
chiare: la Chiesa predica un vangelo di nullafacenza anziché di
lavoro, ed incoraggia i seguaci ad andare oltre ed apprendere
da ogni sottocultura marginale, gruppo cospirativo e setta religiosa possibile. Fornendo una cornice di dialogo a queste fonti
rizomatiche, Semiotext(e) USA invitava il lettore a partecipare direttamente a questo mondo.
Due anni dopo, Semiotext(e) e Autonomedia presentarono
il seguito di Semiotext(e) USA – debitamente intitolato Semiotext(e) SF. Qui il tema è il genere accelerazionista ante litteram del
cyberpunk e di altre correnti mutanti della fantascienza. Se
USA era una mappatura della cultura sotterranea esistente, SF
puntava a mostrare esattamente in quale direzione l’accelerazionismo grunge stava andando – i redattori (Peter Lamborn Wilson/Hakim Bey, Robert Anton Wilson e Rudy Rucker) fanno
notare che tante delle collaborazioni che riuscirono ad ottenere “emergevano dal mondo sotterraneo delle micro fanzine fotocopiate e
32
dei samizdat americani: gli scrittori erano talmente marginalizzati che
non potevano mai essere cooptati, recuperati, reificati o comprati dalle
istituzioni.”10 Quando si tratta di nomi noti legati a questo genere (William Gibson, Bruce Sterling, ecc.) il punk in cyberpunk
riceve grande enfasi. “Uno se li immagina,” dicono gli autori,
“come hacker pazzi con tagli alla mohawk e giacche di pelle usurate,
fatti di droghe talmente nuove che la FDA non ne ha ancora sentito
parlare, intenti a processare la loro prosa necro-psichedelica e ad ascoltare nastri a tutto volume di gruppi che portano nomi come Crucifucks,
Dead Kennedys, Butthole Surfers, Bad Brains…”
Nella prima pagina di Semiotext(e) SF troviamo le parole “NO
WAVE SF”. Nonostante questo punto rimanga inspiegato, forse
quelle parole contengono più che un semplice tentativo di costruire un ponte tra futuro e passato. Prendiamo per esempio
Glenn Branca, che musicalmente si fece le ossa nella band no
wave Theoretical Girls prima di pubblicare una serie di lavori
profondamente astratti che combinavano la chitarra rock con i
droni minimalisti di La Monte Young e Terry Riley – il culmine
di un esperimento iniziato dai Velvet Underground nel 1966.
Gli album di Branca sono pieni di riferimenti alla simulazione
di Baudrillard ed alla critica situazionista dello Spettacolo; non
dovrebbe sorprenderci dunque trovarlo più tardi a vendere copie usate di romanzi cyberpunk dal suo sito internet. Come
10
Rudy Rucker, Peter Lamborn Wilson, Robert Anton Wilson, Semiotext(e)
SF Semiotext(e), 1989 pg. 13
33
dice James Reich, sembra esserci una discreta ma evidente
corrispondenza con i paesaggi sonori di chitarre liquid-metal di
Genn Branca. Descrivendo la prima della sua “Symphony No.
12” nel 1997, egli scrive: “Per coloro tra di noi che non sono scappati dall’auditorium tappandosi le orecchie, la musica di Branca ci
ha posseduto (e continua a possederci) tramite strutture, piani e iperspazi, coinvolgendoci in una strana allucinazione consensuale nella
distorsione.”11 Radicandosi nella sovrapposizione tra musica e
arti visive in New York, Reich aggiunge che “Branca tifoso del
cyberpunk è il legame con l’artista Robert Longo, di cui Branca utilizzò un dipinto tratto dalla serie Men in the Cities come
copertina dell’album Ascension (1981) e il film Johnny Memonic
(1995) basato sul racconto breve di Gibson che porta lo stesso
nome (1981)”
Un punto di ancor più diretta connessione subculturale arriva dai Sonic Youth, la celebre band, che emerse nella parte finale della no wave (e che si fece produrre da Branca molti dei loro
primi album). Dopo una sfilza di pubblicazioni che seguivano
il modello no wave – e che affrontavano i tipici temi no wave –
cambiarono marcia e cominciarono a bersagliare la loro musica con citazioni dalle opere di fantascienza schizofrenica di
Philip K. Dick e dal cyberpunk di William Gibson. Per esempio,
11
34
James Reich “Glenn Branca and the Lost History of Cyberpunk” Fiction
Advocate, May 29th, 2009, http://fictionadvocate.com/2014/05/29/
glenn-branca-and-the-lost-history-of-cyberpunk/
“Day Dream Nation”, una delle loro opere fondamentali, vanta
una traccia intitolata “The Sprawl” – il nome della super-città
distopica di Neuromancer e dei suoi sequel. La conseguenza di
tutto ciò è che la New York sotterranea – quella che produsse la
cultura downtown, la no wave, e gli altri elementi presenti nella
concezione della “schizo-cultura” proposta da Semiotext(e) –
è l’equivalente reale di quegli strani luoghi creati da Gibson e
colleghi. Questo marca, con una certa ironia, la trasformazione
dell’accelerazionismo grunge in cultura grunge, che dilagò negli
USA degli anni novanta – tanto quanto la promessa di una sua
successiva mercificazione attraverso il processo di riterritorializzazione in atto.
Mi rendo conto che questo saggio è fin troppo lungo, e senza una fine in vista. Al posto di una conclusione vera e propria,
voglio solo aggiungere alcune osservazioni. Prima di tutto,
questa piccola transtoria che abbiamo ricostruito sfocia in un
labirinto di sentieri che si intrecciano, con una moltitudine di
strade da poter seguire per chi fosse interessato:
Qui non si è fatta menzione di William Burroughs, romanziere della Beat Generation, diventato prima scrittore di fantascienza e poi rivoluzionario (micro)politico. Considerato come
il padrino del punk, Burroughs ha avuto una grande influenza
sugli artisti no wave, ed i suoi saggi possono essere trovati in vari
numeri di Semiotext(e), inclusi Schizo-Culture e Semiotext(e) SF.
35
Le sue strategie letterarie, come la tecnica del ‘cut-up’, sono
essenziali quando si traccia non solo la linea di discendenza
delle attuali strategie dei media tattici, ma lo stesso sviluppo del
cyberpunk come genere narrativo.
Dopo il loro smantellamento da parte dello stato italiano,
gli autonomi si dispersero tra occupazioni auto-gestite e centri
sociali. Fu qui che la ‘politica cyberpunk’ italiana prese piede,
quando gli autonomi diffusero traduzioni di Burroughs e Gibson e cominciarono a rivolgersi al mondo dei computers e
all’accesso collettivo alle nuove tecnologie come il nuovo terreno di lotta sociale. Per approfondire i loro legami esterni,
questi cyberpunk-autonomi operarono in stretta collaborazione
con la rete globale della mail art.
Qui è stata tralasciata anche la sottocultura industriale, che
oscilla a metà tra il punk ed il cyberpunk. Attraverso gruppi
come i Throbbing Gristle, Burroughs emerge anche qui come
la figura di riferimento, e la sua tecnica del ‘cut-up’ viene riformulata nell’idea di alterazione dei corpi attraverso la tecnologia come un mezzo per evadere i processi di soggettivazione
messi in atto dal potere.
Ed infine, vorrei concludere con una citazione da Nietzsche,
tratta da Hardt e Negri: “Chi sono oggi i nostri barbari ?”
36
Biografia
Edmund Berger è uno scrittore, ricercatore e attivista americano. Vive a Louisville, Kentucky. Ha scritto estensivamente
di resistenza e attivismo, teoria critica, transizione economica
e scienza cibernetica. La sua militanza politica lo ha portato al
fianco di vari movimenti di base pacifisti o sindacali. Nel 2011
ha passato un mese intero a New York, per partecipare agli
eventi di Occupy Wall Street. E’ coinvolto nella scena artistica
e musicale-sperimentale di Louisville e ambedue concorrono
a formare il suo approccio analitico. Ha pubblicato in Internet svariati testi, in particolare su Deterritorial Investigations Unit,
blog gestito da lui per anni ed efficace snodo della contemporanea controcultura americana. Ha pubblicato saggi nell’antologia a cura di Rebecca Fisher Managing Democracy, Managing
Dissent (2013, Corporate Watch) e Dark Glamor: Acceleration and
the Occult (2017, Eds: Noys, Keller, Matts). La sua prima opera,
Uncertain Futures, verrà pubblicata nel febbraio 2017 da Zero
Books.
38