INDICE
Premesse
- urbanizzazione
- tecnologia e homos technologicus
- l'arrivo dei bits
- bits e città
Smart City
- sviluppo della Smart City
- analisi cronologica
- definizione di Smart City
-
1. PREMESSE
L'urbanizzazione
L'urbanesimo o inurbamento è quel processo consistente nella migrazione di grandi masse di popolazioni dalle zone rurali alle città. Da un punto di vista sociale, essa è riconducibile all'assunzione di uno stile di vita urbano da parte di masse contadine.
Storicamente, i fenomeni di urbanesimo sono esistiti sin dalla nascita delle città, avvenuta con la rivoluzione neolitica. Tuttavia, si è trattato di spostamenti modesti, riconducibili ora alla fondazione di nuove città, come nel caso di una nuova colonia romana, ora al particolare prestigio che una specifica città assumeva in un certo periodo storico, come nel caso delle grandi capitali come Roma imperiale, Parigi o Londra. Inoltre, a periodi di modesto urbanesimo seguivano periodi di disurbanizzazione, spesso riconducibili a carestie, cui corrispondevano pestilenze, che avevano nelle città un bersaglio privilegiato.
Ovviamente dal neolitico al XIX secolo ci furono moltissime innovazioni, ma nessuna è paragonabile a ciò che avvenne nel XIX secolo per l'impatto sui processi urbanizzativi.
Fino al XVIII secolo l’andamento demografico aveva subito oscillazioni di aumento o diminuzione della popolazione in dipendenza da carestie, epidemie e guerre anche pluridecennali. Dal ’700 l’aumento demografico in Europa ha un nuovo carattere perché è generale ed interrotto, con costante diminuzione della mortalità e prolungamento della durata della vita. In altri continenti continuano invece a verificarsi oscillazioni: in Asia la popolazione è stata più numerosa nel 1795 che nel 1800; mentre in Africa la diminuzione o la stagnazione demografica è determinata dalle frequenti razzie di schiavi compiute in quel paese.
Durante la rivoluzione del ‘700 gli elementi costanti sono stati la trasformazione dell’agricoltura, con un aumento della produzione e quindi il miglioramento dell’alimentazione, l’aumento delle nascite, la diminuzione della mortalità soprattutto infantile, il progresso della medicina, un miglioramento delle condizioni di igiene pubblica e la rarefazione di carestie.
Senza entrare nel merito degli impatti della rivoluzione agraria, basti sapere che tutto ciò ebbe come risultato il formarsi di masse di contadini disoccupati, che si spostarono verso le città alla ricerca di nuove forme di reddito. Conseguenza fu il loro inurbamento e l'assunzione presso i nuovi impianti industriali.
A questi grandi processi migratori si accompagnarono problematiche sociali (povertà, sfruttamento della manodopera infantile, ecc) e sanitarie (epidemie come il colera) di enorme rilievo, che portarono alla diffusione delle ideologie socialiste, allo sviluppo della disciplina urbanistica e all'adozione di leggi per risolvere i problemi collegati.
Un secondo fattore che sconvolge il quadro precedente è la rivoluzione dei trasporti, contemporanea alla rivoluzione industriale, che porta anche allo sviluppo del sistema ferroviario.
Storicamente, grandezza e forma delle città sono state determinate dal mezzo di trasporto dominante. Nelle città preindustriali, questi erano i piedi, cui corrispondevano nuclei urbani di dimensioni ridotte. Il trasporto su rotaia, con una velocità più elevata, fornisce quindi un'ulteriore spinta ai processi in atto. A livello regionale collega fra di loro le città di maggiori dimensioni, permettendo di vendere su mercati diversi i surplus di cibo, mentre a livello locale permette, grazie ai tram, spostamenti urbani più veloci. Il mezzo su rotaia, a livello urbano, collega soprattutto le aree residenziali con quelle lavorative, i grossi stabilimenti industriali.
Il primo importante mezzo di trasporto urbano fu il tram elettrico e poco dopo anche la bicicletta fece la sua comparsa ed ebbe subito una rapida diffusione tra i ceti popolari. Ma il vero grande balzo in avanti si ebbe con la motorizzazione di massa: grazie alle automobili si aprirono nuove prospettive sia al trasporto urbano sia al trasporto extraurbano.
Molte città crebbero a dismisura oltre le proprie periferie, inglobando non solo tutti gli spazi della campagna circostante ma anche i paesi e le piccole città vicine. Le città si erano così trasformate in metropoli.
Tuttavia, tutto questo non è indolore: l'urbanesimo è anche un processo che provoca disagi enormi, come le epidemie o il degrado.
L'urbanizzazione, oltre a essere un fenomeno fisico di espansione della città sulla campagna, è quindi anche un fenomeno sociale, di persone che abbandonano lo stile di vita delle campagne a favore di quello cittadino.
Nel 1800, solo 2 persone su 100 vivevano in città; agli inizi del XX secolo 15 su 100; nel XXI secolo, più della metà della popolazione vive in città. L'urbanesimo degli ultimi tempi è stata caratterizzata principalmente da un generale aumento delle metropoli.
Il rapido e consistente aumento demografico mondiale, iniziato nel 19° secolo e tuttora in corso, si è accompagnato a un fenomeno di concentrazione della popolazione nelle città. Fin alla seconda metà del 19° secolo in tutti paesi del mondo la maggioranza della popolazione era rurale, viveva cioè sparsa in insediamenti minori distribuiti su ampi territori, mentre il fenomeno urbano era assai limitato e le grandi città erano un’eccezione. Negli ultimi due secoli, con progressivo sviluppo dell’industria e dei servizi, il processo di inurbamento della popolazione si è andato intensificando. Secondo i calcoli della Divisione popolazione delle Nazioni Unite, nel 1950 ogni 100 abitanti del pianeta solo 29 vivevano in aree urbane. Nel 1990 questa quota era salita al 45% e la popolazione urbana era più che triplicata, giungendo a 2,4 miliardi. Nel 2009 la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale.
A livello globale, il livello di urbanizzazione è previsto in aumento dal 50 per cento del 2009 al 69 per cento nel 2050. Più della metà dei sette miliardi della popolazione mondiale oggi vive in aree urbane, con la massima concentrazione in alcune "megacittà" con più di 10 milioni di abitanti, tra cui figurano Tokyo, Nuova Delhi, Shanghai, Città del Messico e San Paolo. "Gestire le aree urbane diventerà la principale sfida allo sviluppo del ventunesimo secolo", ha detto al New York Times John Wilmoth, direttore del Population Division all'interno del Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite.
Tecnologia e homos technologicus (simbiosi)
Il termine tecnologia è una parola composta derivante dal greco “tèkhne-loghìa”, ovvero letteralmente “discorso/ragionamento sull'arte”, dove con arte si intendeva sino dal XVIII secolo il saper fare, quello che oggi indichiamo col termine tecnica. Per tecnica si può intendere più specificatamente un qualunque metodo organizzato e codificato atto a raggiungere uno scopo definito. (Wikipedia)
La tecnologia affonda le sue radici nei processi naturali di trasformazione operati dagli esseri viventi per adattare l'ambiente alle proprie esigenze. La tecnologia non è quindi un'esclusiva del genere umano ma anche gli animali sono stati in grado di sviluppare processi tecnologici per meglio rispondere alle loro esigenze alimentari, abitative, sociali etc. (Karl von Frisch Tiere als Baumeister, Verlag Ullstein 1974 (trad. it. "L'architettura degli animali" Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1975). Un esempio sono le ragnatele, i nidi e gli alveari, perfetti esempi di un saper fare condiviso dagli individui di una stessa specie o società.
Non è raro imbattersi nell'affermazione che oggi l'evoluzione dell'uomo sia lentissima o addirittura ferma, mentre quella tecnologica si sviluppa con grande rapidità. Spesso non si percepisce che il fenomeno realmente interessante non è tanto la tecnologia in sé, quanto il rapporto che essa stabilisce con l'uomo. Tra uomo e tecnologia non esiste distinzione netta, perché da sempre la tecnologia concorre a formare l’essenza dell’umano. Infatti l’evoluzione della tecnologia contribuisce potentemente alla nostra evoluzione, anzi ormai coincide con essa. Le due evoluzioni, biologica e tecnologica, sono intimamente intrecciate in un’evoluzione “biotecnologica”. L'homo sapiens è sempre stato contaminato dalla tecnologia, cioè è sempre stato homo technologicus.
In biologia si indica con il termine “simbiosi” uno stretto rapporto di convivenza e di mutuo vantaggio tra due specie diverse. Pur con i limiti di ogni metafora, anche il rapporto tra l’uomo e la tecnologia si può considerare una simbiosi. Oggi, per la velocità e il continuo potenziamento della tecnologia, il fenomeno è diventato piuttosto evidente. (http://archivio-mondodigitale.aicanet.net/Rivista/05_numero_tre/Longo_p._5-18.pdf)
Tecnologia e città
La Rivoluzione agricola del 7000 a.C. e le innovazioni tecnologiche del neolitico rappresentano i prerequisiti necessari per la Rivoluzione urbana del 4000 a.C.
Il surplus produttivo alimentare generato grazie all'invenzione dell'agricoltura irrigua può essere sufficiente a spiegare la nascita delle prime città in zone particolarmente fertili. Difatti il sistema agricolo, fondato sull'irrigazione, richiedeva che i lavoratori, per la regolamentazione delle acque, fossero coordinati su territori abbastanza vasti. Quest'esigenza, pertanto, portò a forme di organizzazione sociale complesse, ramificate ed estese sul territorio, che trovarono il loro compimento nello sviluppo della città. Rispetto a un insediamento agricolo preistorico la città non è solo più grande, ma anche e soprattutto diversamente organizzata. Come la cultura e il benessere crescevano la scrittura fu inventata per tenere conto di tutte le transazioni, i rituali e le regole. Si trattava della prima tecnologia informatica.
Dai suoi albori la città, così come l'uomo, è caratterizzata dalla simbiosi con la tecnologia. La sopravvivenza di esse e dei suoi abitanti è sempre dipesa dalla capacità di rispondere in modo adeguato alle problematiche e alle necessità che nel tempo sono sorte.
Con la Rivoluzione industriale si ha un esempio ancora più evidente dello rapporto città-tecnologia data la portata e la rapida accelerazione di questo processo. Le città hanno aumentato rapidamente le loro dimensioni per ospitare l'afflusso delle masse, modificando la loro struttura fisica e organizzativa. Nel contempo la tecnologia si è dovuta evolvere per rispondere alle nuove esigenze proprie della dimensione della nuova città.
Durante il diciannovesimo secolo l'industrializzazione, oltre ad aver svolto la funzione di calamita di grandi masse verso le città e ad aver introdotto nuovi macchinari in grado di migliorare le nostre possibilità fisiche, ha anche generato invenzioni che hanno moltiplicato le nostre abilità di processare informazioni e comunicare velocemente a grandi distanze e quindi rispondere alle nuove necessità date dalla nuova condizione socio-economica che si era creata. Henry Estabrook, che ha aperto la strada all'uso del telegrafo nelle operazioni ferroviarie, nel 1851 diceva: “La ferrovia e il telegrafo sono gemelli siamesi del commercio, nati nello stesso periodo e cresciuti fianco a fianco uniti dalla necessità”.
Il telegrafo ha rivoluzionato la gestione delle grandi imprese industriali ma ha anche trasformato l'amministrazione dei governi delle città. Abilitando la fioritura del commercio e, avendo le città una gestione più efficiente queste tecnologie, ha rimosso ostacoli critici che avrebbero negato quella crescita esponenziale dei centri urbani di cui siamo storicamente a conoscenza.
Poi è stato il turno del telefono, giunto nel momento esatto in cui era necessario per l'organizzazione delle grandi città e la unificazione delle nazioni. Ai giorni nostri assistiamo ad un ulteriore passo avanti attraverso le nuove tecnologie digitali.
L'arrivo dei Bits
E' innegabile che gli effetti ambientali e sociali di quelli che alcuni hanno chiamato tecnoscienza risultano sempre più evidenti. Numerosi sono i mutamenti che ha apportato nel mondo che ci circonda così come nella nostra società. Ancora più importanti sono i mutamenti apportati a noi stessi e al nostro modo di vivere. Certo è che, assieme a conseguenze indiscutibilmente favorevoli, da un altra parte ha causato effetti discutibili: inquinamento, distruzione ambientale, consumo di risorse naturali, disuguaglianze di vario genere etc. Tuttavia questi risultati non dipendono semplicemente dalla scienza e la tecnologia da sole ma sono anche la conseguenza diretta della tipologia di organizzazione socioeconomica dominante nel nostro pianeta.
Tutte le tecnologie favoriscono in minor o maggiore quantità un mutamento ed è l'orientazione socioeconomica che può determinare il come queste vengano utilizzate. Però all'attuale dato dei fatti possiamo percepire la grande potenzialità delle tecnologie informatiche; tecnologie che, almeno per il momento, non risultano essere predatrici di risorse naturali e che di giorno in giorno sono in grado di offrire risultati migliori con minori consumi come conseguenza de la crescente miniaturizzazione elettronica.
Che cosa è un bit?
Alla base del DNA dell'informatica ci sono i bits. Non hanno colore, ne una dimensione, ne un peso e viaggiano alla velocità della luce nell'autostrada dell'informazione. E' un modo di essere: attivo o inattivo, vero o falso, sopra o sotto, dentro o fuori, nero o bianco. (Be digital).
Il linguaggio binario dei bits è composto da sole due cifre, convenzionalmente 0 e 1, in quanto le caratteristiche fisiche dei circuiti digitali rendono particolarmente conveniente la gestione di due soli valori, rappresentati fisicamente da due diversi livelli di tensione elettrica. un bit è l'unità di misura dell'informazione, definita come la quantità minima di informazione che serve a discernere tra due possibili eventi equiprobabili.
I bits sono sempre stati l'elemento basico dell'informatica digitale, però durante questi ultimi decenni siamo stati in grado di ampliare enormemente il nostro vocabolario binario fino ad includere molto più che numeri. Siamo stati in grado di digitalizzare ogni volta più informazioni riducendole a 1 e 0, digitalizzando foto, audio e video. Oggi giorno siamo in grado di digitalizzare la gran parte dell'informazione che precedentemente era distribuita sotto forma di libri, riviste, giornali, videocassette etc. In questo modo la trasmissione dell'informazione elettronica è istantanea, economica e potenzialmente accessibile a tutti.
Tradizionalmente il commercio mondiale è consistito nell'interscambio di atomi. Attualmente al mondo degli atomi si è sovrapposto quello dei bits con una serie di numerosi vantaggi come la replicabilità illimitata, costi di produzione ridotti ed eliminazione di intermediari e costi di spedizione. Il processo di digitalizzazione del sapere o dematerializzazione sta tutt'ora cambiando il nostro modo di vivere e relazionarci con il mondo che ci circonda.
Nonostante ciò, nella vita di tutti i giorni lo spazio fisico è rimasto al centro delle interazioni tra le persone, che tutt’al più, grazie a nuove tecnologie, hanno inventato nuovi modi di interagire in vari contesti e a differenti distanze.
Adesso poi, e per la prima volta, tale processo di inglobamento e replica digitale del mondo fisico sembra percorrere la direzione opposta. Le informazioni raccolte in rete vengono “rimaterializzate” ovvero, partendo dal mondo digitale, le informazioni sono restituite al mondo fisico. Le informazioni che hanno transitato nel mondo virtuale ritornano ad aderire alla realtà che le ha originate. Gli oggetti fisici, gli spazi, il modo di vivere tali spazi e le interazioni sociali si arricchiscono di un sapere distribuito in rete, fatto di relazioni tra le cose e gli individui.
Si tratta di un sapere accessibile tramite criteri spaziali – grazie alla geolocalizzazione –, di prossimità – grazie ai legami costruiti in rete – e di interesse – grazie alla profilazione degli utenti.
Bits e città
Le tecnologie informatiche e della comunicazione (ITC) caratterizzano la fine del secolo scorso e la cosiddetta era dell'informazione con la quale si apre il nuovo millennio. Benché il primo computer elettronico sia stato presentato nel febbraio del 1946, la rivoluzione ha realmente preso piede negli anni '80 quando la diffusione del personal computer che ha rivoluzionato il nostro modo di lavorare, spingendoci ad abbandonare la macchina da scrivere a favore della tastiera.
Allo stesso modo l'introduzione di Internet negli anni '90 ha trasformato ulteriormente il mondo della comunicazione grazie ad una rete capace di interconnettere questi nuovi dispositivi tra loro e di conseguenza gli utenti che ne facevano uso. La grande potenzialità di Internet sta nella sua caratteristica di essere una rete pubblica, aperta, globale. Chiunque possiede un computer e una rete telefonica può entrare a farne parte in modo relativamente semplice. Una grande rivoluzione se li si confronta con i mezzi di comunicazione precedentemente in uso coi loro limiti di distanza e tempistiche.
L'arrivo della posta elettronica ad esempio ha man mano reso quasi obsoleto l'utilizzo della tradizionale posta dove era necessario aspettare giorni solamente per recapitare un messaggio. Da non dimenticare poi la possibilità che ogni internauta ha acquisito attraverso il World Wide Web di diventare un potenziale editore e raggiungere con i suoi contenuti un vasto pubblico. Internet ha rappresentato e tutt'ora rappresenta un mondo di grandi opportunità per tutti.
Non si è dovuto attendere molto per vedere le nostre vite rivoluzionate radicalmente da questa nuova rete, grazie anche alle evoluzioni tecnologiche degli ultimi anni che ci abilitano ad essere connessi ventiquattro ore su ventiquattro tramite pratici computer in miniatura, ovunque ci troviamo, senza essere più vincolati a cavi e fili elettrici. Ad un certo punto l'internet delle persone ha poi lasciato spazio all'internet delle cose. Ora ci troviamo davanti alla situazione in cui gli oggetti comunicano tra loro scambiando informazioni e dati di ogni genere indipendentemente da noi.
Ognuno di noi possiede oggi almeno due oggetti connessi. Questo numero è destinato ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni dando origine ad un complesso sistema di comunicazioni tra sensori posizionati non solo nelle nostre tasche ma anche nei muri degli edifici delle città in cui viviamo e nelle loro strade. Ci troviamo immersi in un mare trasparente informatico pieno di vita digitale dove i dati scorrono sotto forma di bits alla velocità della luce. Le città, luoghi di aggregazione per eccellenza, si trovano a ricoprire il ruolo di scenario dove si svolge l'azione. Al suo interno l'informazione scorre veloce da un confine all'altro e persino li oltrepassa, giungendo all'altro capo del mondo in pochi secondi. Questo mondo interconnesso e affollato non è il nostro futuro: è il nostro presente, stiamo vivendo in prima persona un processo già in atto ed una nuova relazione uomo-rete-spazio si sta via via definendo, ed è qui che entra in gioco la fisicità dei luoghi in cui viviamo.
“ Il rapporto tra uomo e ambiente sta rapidamente cambiando. Le innovazioni nel campo digitale, nelle comunicazione e anche nelle tecnologie biologiche non stanno solo trasformando il modo in cui interagiamo con gli altri ma stanno anche ridefinendo la nostra esperienza nella città” afferma Carlo Ratti, ricercatore presso il Senseable City Lab presso il MIT.
Siccome Internet è ovunque ma allo stesso tempo in nessun luogo la sua infrastruttura quasi invisibile dà ai suoi utenti l'idea della sua non spazialità. Alcuni hanno predetto che con diffusione esponenziale che ha subito Internet negli anni '90 lo spazio fisico si sarebbe spogliato del suo significato, che avrebbe rimosso i limiti della geografia. Internet rappresentava un tessuto connettivo istantaneo dove le distanze diventano irrilevanti. Le città sono state viste allora da George Gilder, scrittore e futurologo statunitense, come “l'avanzo dell'era industriale” e prossime alla loro estinzione. Vivere digitalmente avrebbe reso i cittadini indipendenti dall'essere in uno specifico luogo ad una specifica ora.
Oggi giorno però possiamo vedere come i bits non solo non hanno ucciso le città, ma esse invece hanno proseguito nella loro crescita diventando più interconnesse che mai. Nemmeno si può affermare che non le abbia influenzato: lo spazio fisico è stato ridefinito dalla sovrapposizione con quello virtuale e le città sono diventate un complemento vitale dell'attività digitale. La rivoluzione digitale non ha ucciso le città ma anzi le rende ancora più efficaci come luoghi di incontro se saremmo in grado di usufruire consapevolmente delle opportunità che ora abbiamo a disposizione. Questa è la città intelligente: uno spazio urbano rinforzato, reinventato e rinvigorito dalla dimensione virtuale, dove dimensione materiale e digitale si mescolano. Si genera uno spazio ibrido caratterizzato dalla concentrazione e dissipazione di bits.
2. SMART CITY
Smart City come risposta
Verso la fine del secolo scorso, come abbiamo precedentemente visto, sono esplosi due fenomeni sociali molto importanti: l’urbanizzazione del mondo e l’innovazione rapida e continua delle tecnologie di informazione e telecomunicazione (ICT).
L’avanzamento delle tecnologie digitali ha contribuito in maniera notevole alla crescita economica e al benessere sociale di chi ne ha fatto uso. Si è cercato di sfruttare questo potenziale tecnologico in ogni ambito (lavorativo e non) per ottenere un aumento delle prestazioni. Dall’altro lato, il desiderio di miglioramento della propria condizione sociale e della propria qualità della vita ha legittimamente portato alla manifestazione del primo fenomeno citato: l’urbanizzazione, un fenomeno verificatosi a livello mondiale assieme all’adozione delle nuove tecnologie.
L’urbanizzazione porta con se elementi positivi e negativi: soddisfazione della domanda di lavoro e di conseguenza miglioramento del PIL cittadino da una parte e maggior richiesta di risorse, congestione del traffico, maggior inquinamento ambientale, maggior costi sociali per la comunità, etc, dall’altra. Tutti i suddetti elementi sono fortemente impattanti sulla gestione della città da parte dell’amministrazione locale. Ognuno di questi impatti, per chi li deve gestire, diventa un problema da risolvere.
Le città si trovano ad affrontare una varietà di rischi, preoccupazioni e problematiche legate al tasso senza precedenti di crescita urbana che crea una urgenza di trovare modi più intelligenti per la gestione di questa nuova realtà.
Lo sviluppo e l'adeguatezza delle città ai suoi abitanti sono sempre state legate fortemente all'innovazione e alla sua capacità di adattamento alle esigenze che via via si manifestano da parte di chi le abita. Le nostre città hanno bisogno di cambiare in molti modi per adattarsi all'afflusso di nuovi abitanti che si verificherà in esse nel XXI secolo. La rivoluzione in atto si riflette nel modo di concepire, creare e abitare gli spazi urbani. E' una rivoluzione che non riguarda non solo il lato fisico della città quanto il modo in cui la città e i suoi abitanti comunicano tra loro. Il cambiamento riguarda, tra gli altri, i tradizionali settori dell’urbanistica, del progetto e dei criteri di governo, e procede sull’impulso dell’esplosione delle tecnologie digitali e delle informazioni.
Le città si trovano a dover rispondere alla crescente domanda per una città più vivibile, più intelligente. Le iniziative per rendere una città intelligente sono recentemente emerse come modello per mitigare e porre rimedio ai problemi urbani attuali e rendere i centri urbani posti migliori in cui vivere.
Gli albori della Smart City
L'obbiettivo di questa analisi cronologica punta ad analizzare l'andamento nel tempo e la distribuzione delle ricerche riguardanti le Smart City e quali le principali determinanti che hanno contribuito alla popolarità del termine. Per il raggiungimento di questo obbiettivo ci si è serviti della catalogazione per ordine cronologico di più di 700 articoli negli ultimi 20 anni effettuata da Annalisa Cocchia nel suo “Smart and Digital City: A Systematic Literature Review”.
Come possiamo vedere, il primo studio riguardante l'argomento è datato 1994. Tra questo anno e il 1997 non troviamo nessuna nuova pubblicazione. In seguito, questo numero è cresciuto gradualmente fino al 2005. Dal 2006 al 2009 la linea di tendenza mostra un lento incremento di circa 10 pubblicazioni in più per anno. Ma è superando il 2010 che vediamo una crescita significante con una crescita delle pubblicazioni duplicata di anno in anno fino al raggiungimento delle 184 nel 2012.
Analizzando i risultati ottenuti, cinque date sono state identificate come possibili cause che hanno influenzato lo sviluppo del concetto di Smart City.
1997. Questo anno è caratterizzato dal protocollo di Kyoto. Il suo principale scopo era quello di limitare le emissioni di CO2 e di conseguenza la salvaguardia dell'ambiente di tutto il mondo. Il protocollo è stato firmato da più di 180 paesi in occasione della Conferenza delle Parti "COP3" della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sebbene sia entrato in vigore solo nel 2005 a seguito della rettifica del 2004 da parte della Russia. A tutti gli aderenti è stato richiesto di predisporre politiche e misure per diminuire le emissioni di CO2 nei rispettivi paesi.
Il protocollo di Kyoto ha certamente influenzato il modo di pensare le città, specialmente quelle moderne e industrializzate caratterizzate da una forte urbanizzazione. In questo contesto, durante gli ultimi 20 anni, tutti i paesi hanno iniziato a promuovee una serie di iniziateve sulla riduzione di emissioni di anidride carbonica da applicare entro i loro confini con conseguente aumento di studi riguardanti il tema.
2000. Questi anni sono caratterizzati dalla diffusione di internet in tutto il mondo, non solo nel commercio o in contesti accademici ma specialmente nella vita di tutti i giorni con un continuo crescendo di diffusione delle infrastrutture ICT, anche wireless, e dell’utilizzo di internet. Grazie all'utilizzo di infrastrutture basate su Internet, la fornitura e-services per quanto riguarda la sanità, l'energia, l'educazione, la gestione dell'ambiente, il trasporto, la mobilità e la sicurezza pubblica, ha iniziato a diffondersi tra i cittadini.
In contemporanea la telefonia mobile ha iniziato ad essere più accessibile per tutti evolvendosi in sofisticati prodotti tecnologici capaci di connettersi in rete e fornire un servizio intelligente ai suoi utenti. L'accessibilità ad internet nella vita urbana diventa così più facile e popolare. La novità è che la città aumenta la sua cooperazione con il territorio circostante in termini virtuali e fisici al fine di "costruire un'arena in cui le persone nelle comunità possono condividere conoscenze, esperienze e interessi reciproci".
2005. Nel corso di questo anno il protocollo di Kyoto entra in vigore, più precisamente il 16 febbraio. Da questo momento le iniziative internazionali riguardanti la salvaguardia dell'ambiente si sono diffuse per il raggiungimento degli obbiettivi fissati. Pertanto questo scenario ha favorito lo sviluppo di strategie intelligenti in tutto il mondo, incentrate sulla salvaguardia dell'ambiente.
2008. Due eventi importanti occorsero in questo anno che hanno influenzato le ricerche: “The IBM Smart Planet Consept” e il “Covenant of Mayors”. IBM (L'International Business Machines Corporation, azienda leader mondiale nel settore informatico), è la prima compagnia che presta attenzione a questi nuovi concetti dove “Smart Planet” è un pianeta dotato di strumenti intelligenti, interconnessi in cui i leaders dell'economia, del governo e della società civile possono usare i Big Data per trasformare imprese e istituzioni attraverso la tecnologia mobile e analitica, politiche per il sociale (social business) e la nube di informazioni (the cloud). Per la IBM questo è il modo per competere nell'era “smart”, per avere una buona qualità di vita e migliorare le città. Pertanto IBM ha iniziato un nuovo business in questo settore fornendo ai governi soluzioni intelligenti focalizzate sulle comunicazioni, energia e utilities, sanità, assicurazioni, retail, trasporto e così via.
In seguito diverse compagnie sparse per il mondo (es. Cisco, ABB, HP, Siemens, Ericsson, etc) hanno seguito le idee della IBM studiando nuovi progetti intelligenti per i problemi delle città urbane. Da qui l'aggettivo “smart” associato con la parola “città” ha iniziato la sua diffusione in ogni campo di ricerca.
“Covenant of Mayors” è un’iniziativa lanciata dall’Unione Europea per supportare le politiche ambientali. Nel patto i firmatari si impegnano a ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020, incrementando la propria efficienza energetica e/o facendo uso di fonti di energia rinnovabile.
2010. L'Unione Europea lancia la strategia Europa 2020. La strategia è riassumibile in cinque obbiettivi nei vari campi:
occupazione: innalzamento al 75% del tasso di occupazione.
ricerca e sviluppo: aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo ed innovazione al 3% del PIL dell'UE (pubblico e privato insieme).
cambiamenti climatici ed energia sostenibile: riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990, 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili e aumento del 20% dell'efficienza energetica.
istruzione: riduzione degli abbandoni scolastici al di sotto del 10%, aumento al 40% dei 30-34enni con un'istruzione universitaria.
povertà ed emarginazione: almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno.
Per il conseguimento di questi obbiettivi, ogni paese europeo punta a portare avanti iniziative nelle loro principali città incrementando la diffusione dei concetti di Smart City e, di conseguenza, la ricerca sull'argomento.
Che cosa è una Smart City?
Abbiamo visto quali eventi abbiano creato la necessità della nascita dell'idea della Smart City, tuttavia ad oggi non esiste una definizione di Smart City comune e condivisa, ma piuttosto ne esistono diverse in relazione all’uso che del termine stesso si fa e da quali attori viene usato. In letteratura diversi termini sono stati affiancati a quello di città rifacendosi al concetto di Smart City, come ad esempio intelligent city, open city, wired city, digital city, suitable city e così via. Vi sono parecchie città che si definiscono intelligenti quando definiscono alcune delle loro caratteristiche come smart ma senza riferirsi ad un significato standard. Per questa ragione, oggigiorno, non esiste un'unica definizione del termine.
In linea generale il termine Smart City si pone come risposta a diversi problematiche riguardanti il presente e il futuro delle città: l'emergenza ambientale, lo sviluppo tecnologico, l'aspetto sociale e culturale e pure la forma e l'organizzazione del territorio urbano. Ad ogni modo la parola chiave rimane innovazione per una migliore gestione e vivibilità delle città. La Smart City si presenta quasi come un'utopia moderna caratterizzata però da un percorso fatto di azioni pratiche in diversi campi con lo scopo di rendere migliori le nostre città. Le azioni pratiche di cui si parla sono soluzioni creative che sfruttano anche le attuali conoscenze tecnologiche per rispondere alle attuali criticità delle città: aumento della popolazione, insufficienza delle infrastrutture, crescente domanda di servizi legati alla mobilità, alla formazione e alla sanità, l'inquinamento ambientale ed eccessivo sfruttamento delle materie prime, impoverimento della classe media, flussi di immigrazione sempre più imponenti, diffusione del lavoro precario, crisi economica etc.
La sfida che si presenta oggi alle città è quella di mantenere una buona qualità di vita investendo nell'innovazione e nella creatività, riducendo consumi e sprechi e impatto ambientale sfruttando al meglio le risorse disponibili, promuovendo stili di vita sostenibili in un ottica a lungo termine. Questa rivoluzione urbana che comprende una maggiore consapevolezza ecologica, uno sviluppato sistema per la diffusione dell'informazione e di un complesso mondo digitale che coinvolge oramai quasi ogni settore, necessita anche di creatività, intesa come capacità di gestione dei vari complessi infrastrutturali e funzionali affinché il tutto venga gestito in maniera coordinata. Si tratta di armonizzare tra loro diverse azioni per assicurare lo sviluppo e la crescita sostenibile, ovvero lo trasformazioni che consentiranno alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfarne i propri.
Normalmente il termine “smart” viene tradotto come il corrispondente in italiano “intelligente”. Tuttavia la parola “smart” nella lingua inglese contiene una grande varità di sfumature e significati: fa riferimento ad aggettivi come acuto, competente, sveglio, brillante, elegante, furbo, abile; accostato al termine “city” genera interpretazioni che meglio richiamano alla mente i requisiti di innovazione e sviluppo rispetto al termine “intelligent”.