Centro Di Della Edifimi SRL
PULPITO: Benedetto da Maiano, Maiano (Fi) 1442 - Firenze 1497 Firenze, Santa Croce
Source: OPD Restauro, No. 12 (2000), pp. 211-221, 198-199
Published by: Centro Di Della Edifimi SRL
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/24395018
Accessed: 26-06-2016 12:46 UTC
Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at
http://about.jstor.org/terms
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted
digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about
JSTOR, please contact support@jstor.org.
Centro Di Della Edifimi SRL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to OPD
Restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
PULPITO
Benedetto da Maiano, Maiano (Fi) 1442 - Firenze 1497
Firenze, Santa Croce
Marmo con parti dorate un'altra chiesa conventuale, la domenicana Santa
Dimensioni: altezza circa 330 cm, larghezza circa Maria Novella, era stato eretto fin dagli anni qua
200 cm ranta del Quattrocento, a spese dei Rucellai e per
^ ,. , opera del Buggiano, presso il secondo pilone sini
Tempi di restauro: dicembre 1998 - dicembre ; , ,, ,. .. , ..
jnog stro della nave mediana. Rimettendosi ìnteramen
, , . . „ te a un progetto di Filippo Brunelleschi, lo sculto
Direzione del restauro: Annamaria Giusti ., . ,
_ . . „. re aveva sospeso sopra il pavimento un tamburo
Restauratori: Cristina Samarelli , . . f. . . ,
Analisi
scientificheCarlo Lalli
generosamente
intagliato,
quasi
un 11}
peduccio
/llldllol
OvlvllllllvllCa
V^CUlV/
-Ledili
• li • •
»1 J
. , *o ,ca
pitello gigante, raggiungibile dall oratore tramite
Il pulpito di Santa Croce non è soltanto il più in- una lunga rampa sinuosa che tuttora aderisce alla
gegnoso, funzionale ed elegante manufatto del suo sagoma polistila del pilastro. L'allusione alla for
genere che il primo Rinascimento ci abbia lascia- ma d'un peduccio espanso cresce di gran misura
to, ma uno tra i più virtuosistici ed alti esiti del- nel poggiòlo maianesco, il quale, com'è ben noto,
l'intaglio lapideo e dell'ornato scultoreo mai rag- abolendo la scala a giorno (ora ricavata e nascosta
giunti dall'arte italiana. Assieme al portale che al nello spessore del pilone), sortisce un più sugge
secondo piano di Palazzo Vecchio dà accesso dal- stivo effetto aereo: e viene da pensare che in ciò
la Sala dei Gigli a quella dell'Udienza, esso rap- esso si richiami soprattutto al pergamo per l'espo
presenta, sulla metà circa della carriera di Bene- sizione del Sacro Cingolo con cui Donatello e Mi
detto da Maiano, il massimo prodotto di questo chelozzo avevano stupendamente intaccato lo spi
maestro (1442-97), forse il più dotato scalpellato- golo destro della facciata della Collegiata di Prato
re in marmo che il grande Quattrocento fiorentino (1428-38).
debba vantare nel pur densissimo mezzo secolo in- Se la gócciola (o peduccio propriamente detto) da
tercorso fra il distacco dell'anziano Donatello dal- cui si sviluppa il balcone di Santa Croce costitui
la lavorazione della pietra e la rivelazione del ge- see una ripresa assai rielaborata di quella del Pul
nio michelangiolesco (fig. 1). pito Rucellai, la raggiera di ricchi mensoloni che
Fin dal giorno della sua inaugurazione, il pergamo, raccorda la gócciola al parapetto è a sua volta un
ch'è rimasto sempre al posto originario, domina maturo svolgimento da quella del Pulpito della
l'ambiente della navata centrale della Basilica Cintola: ma la foggia complessa delle mensole a
francescana, aggrappato con bell'artificio pensile due coppie di volute esprime anche un omaggio
al terzo pilone ottagonale di destra. L'importanza puntuale alla 'Cantoria' donatelliana di Santa Ma
di tale collocazione fu peraltro assai meglio avver- ria del Fiore (1433-39), insuperato serbatoio d'i
tita per tutto il periodo - quasi un secolo - in cui il dee figurative e decorative per un pergamo da in
piedicroce rimase ancora diviso, dinanzi alla quin- terno chiesastico. Alla fastosa policromia di que
ta fra le sette coppie di piloni, dall'antico tramez- st'opera, a preferenza d'altre, sembra del resto ri
zo che chiudeva lo spazio del clero regolare ri- farsi quella esibita in Santa Croce: dove, oltre alle
spetto allo spazio dei fedeli (quest'ultimo, appun- copiose dorature - solo in parte conservatesi - de
to, dotato della tribunetta per la predicazione). gli ornati e dei rilievi narrativi, merita rilevare i
Il più diretto e vistoso precedente del nostro podio dieci inserti di marmo rosso che riempiono le cin
è quello, anch'esso marmoreo ed istoriato, che in que nicchiette e gli altrettanti lacunari trapezoidali
Tavole a colori: vedi pp. 198-199
211 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
allogati nei vani tra le sei mensole doppie; nonché te di Giorgio Vasari, nella storiografia dell'Otto e
le tessere vitree che colmavano gli alveoli fra le del Novecento il pulpito di Santa Croce ha goduto
corde intrecciate del toro intorno al peduccio. d'una fortuna costante ma un po' generica, che so
Lungo sarebbe ripercorrere nei dettagli il reperto- lo nell'ultimo decennio sembra aver conosciuto al
rio decorativo, incessantemente rinnovantesi, che cuni utili approfondimenti e un'articolazione ade
dilaga sull'intera struttura a calice, con una mae- guata al peso del problema.2
stria di condotta sempre pari (come d'abitudine in Tra le nuove acquisizioni critiche, è plausibilmen
Benedetto) all'estro e all'esuberanza dell'inven- te emerso il nome celebre di Giuliano, fratello
zione. Fin dai cordami del cercine inferiore il som- maggiore di Benedetto, ch'è necessario scomoda
rne ornatista ingaggia una lotta senza esclusione di re per l'ardita soluzione tecnica, e non solo esteti
colpi tra l'immaginativa e la natura, nella quale ri- ca, della scala passante nel pilone di sostegno (op
inane fino all'ultimo indeciso se sia la prima a so- portunamente rinforzato allo scopo), nonché per la
praffare la seconda o viceversa. Tra i moltissimi sofisticata progettazione della pianta eptagonale
motivi messi a punto dallo scultore nella circo- (con cinque lati a vista), la quale permette di sta
stanza, non si può non segnalare almeno, in virtù bilire tutta una serie di sottili corrispondenze mo
del suo spicco simbolico, il fregio della trabeazio- dulari colla tettonica ottagonale del pilone (G. M.
ne, in cui la croce annodata alle palme del martirio Radke). Quantunque perfettamente congegnata,
s'alterna ritmicamente a un fascio di tre chiodi, ri- tale opzione sembra essere peraltro il risultato
cordando sia la dedicazione della Basilica che la d'un aggiustamento intervenuto in pieno corso
Christiformitas del Santo assisiate, causa dello d'opera, dopo che l'insieme doveva esser stato
speciale culto per la Croce da parte dell'Ordine concepito come prisma ottagono addossato su un
francescano. solo lato a un lato del pilone, aperto su un altro al
La superbia del tocco autografo non accenna mai a la rampa di scale, e chiuso per il resto da sei spec
deflettere nei dieci più notevoli elementi figurati, chi narrativi. Giusto sei sono i modelli fittili delle
cioè le cinque statuette di Virtù in trono entro i ta- storie francescane che alla morte dello scultore si
bernacolini di marmo rosso (da sinistra a destra, le trovavano nella sua bottega (Radke), e il caso ha
tre Teologali - Fede, Speranza, Carità - e due del- voluto che, dei quattro tuttora superstiti nei musei
le Cardinali - Fortezza e Giustizia), e gli altrettan- di Londra (tre) e di Berlino (uno), quest'ultimo
ti pannelli narrativi soprastanti, che in ordine di rappresenti il Sogno d'Innocenzo III, 1210, docu
tempo, da sinistra verso destra, illustrano alcuni mentando quindi l'episodio (primo della vicenda
momenti salienti nella storia di Francesco d'Assi- francescana) scartato in séguito alla riduzione del
si e dell'Ordine da lui creato: VApprovazione del- programma. Se nei decenni passati si pensava che
la Regola da parte d'Innocenzo III, 1210, la Prova il Sogno fosse stato sacrificato fin da subito per dar
del fuoco davanti al Sultano d'Egitto, 1219, la luogo ali 'Approvazione della Regola, un'attenta
Stigmatizzazione, 1224, le Esequie di Francesco, analisi del rilievo berlinese rispetto a quelli di
1226, e il Martirio dei Francescani a Marrakesh, Londra porta invece a stabilire ch'esso ne è un po'
1220 (e non a Ceuta). Quest'ultima scena1 si dis- più tardo per stile, avendo visto la luce quando
tacca dalle altre non solo per la collocazione lieve- VApprovazione era già stabilmente entrata nell'i
mente anacronistica, ma anche perché è l'unica a conografia del pergamo, e dunque che non vi furo
non rappresentare un unico episodio, accorpando- no sostituzioni (J. Myssok). La serie delle statuet
ne invece due distinti, benché storicamente con- te nelle nicchie ha tutta l'aria di voler confermare
nessi: il supplizio marocchino, cioè, e la conver- l'originario schema ottagonale, giacché la scelta di
sione di sant'Antonio da Padova da agostiniano a raggruppare secondo i due canoni tradizionali le
francescano, di cui quel sacrificio fu nobile causa Virtù infuse presuppone evidentemente il numero
ispiratrice (fig. 4; tav. I). di sette: se alle cinque Virtù realizzate s'aggiungo
Pertinentemente attribuito a Benedetto fin dalle Vi- no le due Cardinali che mancano (Prudenza e Tem
ili Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
peranza), s'ottengono un soggetto corrispondente sero con ciò delimitare precisamente, entro il gran
ai sesto rilievo narrativo ed uno per il lato della de sepolcreto terragno della Basilica, il 'lotto' ri
scala (Myssok). Alla luce di queste considerazioni, servato ai finanziatori dell'impresa,
si può spiegare qui anche la problematica posizio- Committente dell'opera, come rammentano lo
ne oggi riservata al Massacro di Marrakesh. Recu- stemma appeso al peduccio e quello al centro del
perando infatti al ciclo la scena del Sogno, e ri- la lastra pavimentale, fu appunto la famiglia fio
mettendo tutto il racconto in sequenza rigorosa- rentina dei Mellini, nella persona del ricco mér
mente diacronica, si deve concludere che i sei ri- cante e banchiere Piero (1411-85), in contatto con
lievi procedessero in origine per coppie tematiche, Benedetto almeno dal 1474, anno in cui questi ne
e squadernassero dapprincipio due fatti d'ambien- firmò il famoso busto-ritratto oggi al Bargello. Ta
tazione curiale (cioè il consenso dato dalla Chiesa le data ha fornito a lungo, in mancanza di docu
all'Ordine, 1210), quindi due casi paradigmatici menti, un irresistibile termine d'attrazione crono
delia missione evangelizzatrice francescana tra gli logica per il pergamo, malgrado che fin dal 1909
infedeli (1219-20), e culminassero infine nel ditti- una fine conoscitrice quale Frida Schottmüller, ap
eo delle Stigmate e della loro riprova sul letto di prezzando nelle storie e negli ornati un punto di
morte (1224-26: si noti come nelle Esequie risalti stile più svolto a paragone dei numeri maianeschi
in primo piano l'incredulo Girolamo che, inginoc- degli anni settanta (San Gimignano, Siena), ne
chiato davanti al cadavere del Poverello, ne con- proponesse uno slittamento ai primi anni ottanta.3
trolla le miracolose ferite). Quando la narrazione È proprio questa la soluzione confermata dalle ri
fu ridotta da sei a cinque quadri, cioè da un nume- cerche che la Cari ha condotto sulle fasi del patro
ro pari ad uno dispari, la necessità d'assegnare al- nato francescano dei Mellini, arrivando a stabilire
la formella centrale l'episodio in assoluto più co- per un verso che nel 1480 Piero non pensava an
spicuo, ossia la Stigmatizzazione, mantenendogli
accanto quello connesso delle Esequie e della Ve
rifica, fece scorrere all'ultimo posto il Massacro,
il quale, per la prospettiva che apriva sulla diffu
sione dell'Ordine nel tempo, poteva d'altronde ben
stare a suggello dell'intero percorso.
La geometria eptagonale del pergamo secondo la
versione definitiva si riflette brillantemente in
quella della lastra funeraria nel pavimento soggia
cente, a commesso di marmi policromi, che già
Vasari leggeva in modo felice come «ribattimen
to» del balcone. Malgrado i dubbi espressi di re
cente contro l'autenticità di tale lavoro, anche nel
l'impianto (D. Cari), non c'è motivo di far torto al
magistero maianesco negandogli giusto questo
merito, e solo si può pensare a qualche limitato ri
facimento delle tarsie, rispettoso però del genuino
disegno quattrocentesco (Radke, Myssok). Un
avello era insieme presupposto e conseguenza
d'un pulpito di committenza privata (in Santa Cro
ce come già in Santa Maria Novella), e l'invenzio
ne dell'intarsio eptagonale, per quanto sui generis,
attinge piena comprensibilità se si pensa che Giu
liano e Benedetto, facendo di necessità virtù, inte
1. L'opera prima del restauro.
213 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
accku'i^ grcii^ di
faello da Montelupo.5 Nella serie di modelli archi- mo Cinque al primo Seicento. Essa è nondimeno,
tettonici e ornamentali sempre di primo rango che come vide più di mezzo secolo fa Friedrich Krieg
l'antichità e la «maniera moderna» somministrano baum, un coerente lavoro - 1565-66 circa - di Bat
alle pagine del taccuino, è stato utile per il Monte- tista Lorenzi detto 'del Cavaliere' (1527/28-94):7 e
lupo conservare memoria del Pulpito Mellini, le moderne incertezze esegetiche dipendono forse
schizzato in corrispondenza dell'angolo tra le dal fatto, fino ad oggi mai osservato, che lo scul
Stimmate e le Esequie con evidente attenzione alla tore, pur realizzando i sei mensoloni antropomor
generale sintassi compositiva.6 fici nel suo stile più peculiare, s'è divertito ad
Dalla registrazione grafica si passa all'imitazione arieggiare ma anche a replicare importanti esempi
in atto, e a una citazione letterale, nel pulpito d'O- di scultura quattrocentesca nelle tre storie france
gnissanti, in anni ormai alle soglie del Granduca- scane (Approvazione della Regola, Stigmatizzazio
to. Questa curiosa opera di pietra serena e marmi ne, Prova del fuoco) e nelle sottostanti teste ange
(rispettivamente nelle parti strutturali e figurative) liche. Rinviando a un'altra sede la rassegna minu
imbarazza tuttora i suoi rari commentatori, stimo- ta delle allusioni e dei prelievi diretti, e limitando
lando datazioni e attribuzioni che oscillano dal pri- si qui al Benedetto da Maiano di Santa Croce (par
2. Battista Lorenzi, Pulpito
in marmo. Firenze, chiesa di
Ognissanti. Pannello con la
scena della Stigmatizzazione
di san Francesco.
214 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
ticolarmente favorito dall'identità francescana del- mento a forma di raggiera, in ferro, sotto la peda
la committenza), si dovranno chiamare in causa, na, parte visibile della reale struttura che mantiene
oltre alla sagoma complessiva dell'oggetto, il ca- il pulpito ancorato al pilastro e che ne sorregge nel
ratiere impegnatamente emulativo della scena del- contempo la parte superiore. I pannelli di marmo,
VApprovazione, messa di tralice; e soprattutto, a loro volta, sono stati alleggeriti a scalpello in Cor
nelio sfondo delle Stimmate (fig. 2), la copia fede- rispondenza dei volumi maggiori del rilievo così da
lissima d'alcuni dei casamenti e boschi della Ver- risultare molto ridotti di spessore, in alcuni casi
na già mirabilmente ricamati nella formella omo- non superiore ad un paio di millimetri, e pertanto
Ioga di Benedetto. fissati alle modanature superiore ed inferiore con
[Francesco Caglioti] la sola malta, visibile soprattutto dal retro (fig. 3).
Descrizione dell'opera e tecnica esecutiva Stato di conservazione
Il pulpito, in marmo bianco, probabilmente di Se- Il colore originario del marmo è alterato da uno
ravezza, è a pianta pentagonale ed appoggiato di- strato di polvere più o meno coerente e da una pa
rettamente al pilastro, senza appigli strutturali vi- tina bruno chiara (figg. 1 e 4). La parte superiore
sibili. Nella parte superiore è composto da cinque del pulpito ed in prevalenza i rilievi dei pannelli e
pannelli scolpiti a basso e bassissimo rilievo divi- dei festoni, sono inoltre interessati da una patina
si da sei colonne scanalate che poggiano sulla mo- tura biancastra che riduce la leggibilità dei parti
danatura, formata da bassorilievi raffiguranti fe- colari. La stessa, sebbene ridotta, è presente in
stoni di puttini. I pannelli sono sorretti, nella parte basso sulle nicchie di marmo rosso e sulle Virtù in
inferiore, da mensole scolpite a bassissimo rilievo esse collocate. È assente nell'intreccio della base
che si alternano a nicchie scavate in marmo rosso, che mostra invece una spessa patina bruna, untuo
ciascuna delle quali accoglie una piccola scultura, sa al tatto.
quasi a tutto tondo, fissata alla base ed al fondo Non sono visibili alterazioni morfologiche gravi
con malta e gesso (non si notano tracce di possibi- del marmo; tuttavia, le foglie dell'ornato delle
li imperniature). La base è a forma circolare e co- mensole che sorreggono il pulpito presentano lievi
stituita da una trama di corde scolpite. Nei riquadri
formati dall'intreccio di queste sono inserite tesse
re vitree dorate. Al centro è scolpito un piccolo
stemma dipinto della famiglia committente. Il fon
do della modanatura superiore, dei pannelli, dei fe
stoni e delle mensole in basso, mostra cospicue
tracce di doratura.
Come già accennato, nonostante l'articolazione
complessa dell'assemblaggio, non si notano a pri
ma vista elementi strutturali di collegamento del
pulpito al pilastro, se si eccettuano due piccole
\;
staffe, peraltro relativamente recenti, che aggan
1 'H-' *"*
ciano la modanatura superiore al pilastro, non si
gnificanti rispetto al peso da sorreggere. A seguito
della rimozione dall'interno dei pannelli in legno
posti a contrasto di quelli in marmo e della peda
na, sempre in legno, si sono osservate delle staffe
che uniscono tra loro i vari pezzi di cui è compo
sta la modanatura superiore ed un complesso eie
3. Pannello centrale con la scena
delle Stimmate di San Francesco.
La fotografia, presa da tergo ed
illuminata frontalmente,
evidenzia l'esiguità dello
spessore del pannello.
Le 'macchie' più scure
corrispondono alle figure con
maggior rilievo.
215 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
4. Il pannello con la scena del
Martirio dei francescani, prima
della pulitura. Il rilievo risulta
appiattito dagli strati di polvere
e dalla patinatura biancastra.
216 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
tracce di solfatazione, con il caratteristico aspetto ti, la pulitura è stata eseguita gradualmente e con
zuccherino e conseguenti piccole perdite di mate- estrema delicatezza per preservare sia possibili pa
nale. La caduta della malta di sutura tra alcune tine e cromie originarie, sia, naturalmente, le trac
parti assemblate e le fessurazioni che si osservano ce di preparazione per la lamina d'oro - costituita
nella zona del basamento sembrano conseguenti a da una missione oleosa sopra una stesura sottile di
movimenti di assestamento strutturale della parte bianco di piombo - testimonianze di una doratura
superiore, verificatisi con una certa sofferenza del- che in origine investiva dettagli per una superficie
la base. Non si evidenziano perdite notevoli di mo- ben più estesa dell'attuale.
dellato, ma, sempre sulla base, parte più esposta al La pulitura ha altresì tenuto conto dell'abbassa
contatto dei visitatori, esso appare appiattito. Al- mento del rilievo, subito in particolare misura dal
cuni dettagli dei rilievi dei pannelli sono andati basamento, attenuandosi ogni qualvolta un inter
perduti in seguito a rottura; le mancanze più visto- vento più approfondito avrebbe ancora di più ri
se si trovano nel pannello centrale, dove un tronco dotta la leggibilità dei piani del già bassissimo ri
d'albero manca delle chiome e, nel pannello ac- lievo (tav. I).
canto, a destra dell'osservatore, dove il letto fune- Dopo aver effettuato la spolveratura con pennelli
bre di San Francesco ha perso un elemento della morbidi, la superficie è stata leggermente sgrassa
portantina. In entrambi i casi la ricostituzione di ta con alcool ed acetone; sulle parti in cui la pati
una patina naturale fa supporre che si tratti di per- na era costituita principalmente da cera, essa è sta
dite piuttosto antiche. Un tassello di fattura piutto- ta alleggerita con essenza di petrolio (fig. 5). Que
sto grossolana, invece, si ritrova sul perimetro su- ste prime operazioni hanno messo in luce lievi
periore nella congiunzione di questo al pilastro sul tracce d'oro e preparazione per l'oro sui bordi del
lato a dx di chi guarda. Sul piccolo stemma della panneggio delle sculture poste nelle nicchie e su
base manca un angolo con caratteristiche simili a alcune figure dei bassorilievi all'interno dei pan
quelle osservate sui pannelli. Cospicue sono inve
5. Un particolare del basamento
durante le prove di pulitura.
Il colore quasi nero nello
stemma è in realtà resinato di
rame alterato, come da indagine
stratigrafica.
217 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
6. Un particolare del primo
pannello con la scena della
Conferma della Regola
durante la prima fase di pulitura.
un trattamento superficiale
già in origine diversificato.
La ricchezza del decoro
del panneggio, messa in risalto
dalla pulitura differenziata,
farebbe presupporre una doratura
originaria o comunque
218 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
%
mm
HFTq
nelli. Si sono altresì notate delle quasi impercetti- sultava dalle analisi, avevano subito diverse dora
bili tracce di pigmento rosso sul panneggio del pi- ture - alcune delle quali visibili ad occhio nudo
viale del Papa nel pannello della Conferma della dalla sovrammissione delle lamine - e pertanto
Regola e blu nel manto della scultura della nicchia aderenti al supporto con sufficiente tenacia da per
raffigurante la Fortezza, di cui è stato impossibile mettere tale operazione (figg. 7 e 8). L'oro della
determinare la natura, stante la poca consistenza modanatura superiore, invece, che mal sopportava
per poterle sottoporre ad un'indagine stratigrafica, un qualsiasi intervento e che comunque non aveva
Si è perciò provveduto ad una cauta pulitura loca- patine, è stato solo leggermente spolverato,
lizzata delle medesime con essenza di petrolio ed Non si è ritenuto di riportare il resinato di rame, in
a una altrettanto cauta rimozione dello sporco su- origine verde ed ora assai scurito, del decoro dello
perficiale con tamponcini di cotone idrofilo imbe- stemma al suo colore originario, perché ne avreb
vuti di acqua deionizzata, per il resto dei rilievi e be sacrificato uno strato difficile da quantificare e
per le sculture delle nicchie (fig. 5). Sulle moda- controllare durante l'operazione ed inoltre non l'a
nature e sulle colonnine, la stessa operazione è sta- vrebbe preservato da una successiva identica alte
ta effettuata ad impacco, rimosso dopo pochi mi- razione. L'oro delle mensole, o meglio quel poco
nuti. Ad operazione ultimata restava la patinatura che era rimasto sopra la preparazione - non inte
biancastra, costituita da cere saponificate e talco e ressato dalla stesura di cera e talco - è stato pulito
dovuta con ogni probabilità all'impasto delle stes- con tamponcini di cotone imbevuti di essenza di
se stese come preparazione distaccante per i calchi petrolio. Infine, con impacchi di ligroina supporta
a gelatina ottocenteschi. Questa è stata rimossa per ta da una mista di seppiolite e cellulosa, sono sta
la parte meno coerente e più facilmente raggiungi- te alleggerite dal basamento le macchie residue
bile con uno spazzolino morbido ad ultrasuoni. I dell'alluvione.
residui più coerenti sono stati poi ammorbiditi con Le stuccature nelle connessioni tra le varie parti
un microphon a getto d'aria e temperatura control- del pulpito sono state eseguite con malta a calce e
late, ed asportati con essenza di trementina. Lo le integrazioni con resina acrilica caricata con poi
stesso procedimento si è potuto adottare per il fon- veri di marmo,
do dorato dei pannelli e dei festoni, che, come ri
7. Un particolare del pannello
8. Lo stesso a pulitura del
con la scena della Prova del
marmo effettuata e durante
fuoco durante la pulitura
quella dell'oro.
del marmo.
219 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
Analisi scientifiche vare per ajtre 0pere in marmo, policrome e dorate,
Neil'affrontare il restauro di un'opera d'arte è or- in cui restano solo minime tracce di policromia,
mai obbligatorio eseguire analisi mirate sia allo come ad esempio sul Monumento Marsuppini di
studio dello stato di conservazione, sia alla deter- Desiderio da Settignano, per citare un altro caso di
minazione delle cause di degrado, sia alla presen- marmo policromo in Santa Croce, anch'esso re
za di rifacimenti e/o ridipinture, sia allo studio del- staurato dall'Opificio, nel caso attuale la doratura
la tecnica di esecuzione dell'opera, tutto ciò è fon- è presente su gran parte della superficie, anche se
damentale nei casi in cui l'oggetto si presenti poli- la tecnica risulta essere manifestamente diversa
cromo e dorato. Quest'ultimo aspetto è tanto più nelle varie zone; le analisi pertanto, sono servite
importante nei casi in cui la policromia sia forte- anche a mettere in evidenza le differenze e a de
mente deteriorata o presente solo in piccole zone, terminare la tecnica utilizzata dall'artista. Bene
in genere sottosquadri o parti difficilmente rag- detto ha utilizzato per le dorature una missione
giungibili durante operazioni di pulitura eseguite oleosa caricata con bianco di piombo, infatti il
nei tempi passati, in quanto solo in queste zone è marmo è impregnato da tale legante di natura gras
possibile, nonché probabile la presenza di resti di sa, che, nel caso in questione, funge anche da ade
policromie originali. Questo è tanto più vero nei sivo della foglia d'oro sul marmo stesso (tav. II).
casi di policromie e dorature su manufatti lapidei e Accanto a piccole zone in cui è presente la doratu
in marmo, in quanto soggette, nei secoli passati, ad ra originale, si notano estese zone di rifacimento,
interventi drastici di pulitura che spesso hanno de- In queste la tecnica risulta essere diversa da quel
terminato la perdita di gran parte delle policrome e la usata per l'originale, sia per quanto riguarda
delle dorature; tanto è vero che le abbondanti do- l'adesivo, che in questi casi è risultato essere olio
rature presenti sul pulpito di Benedetto da Maiano di lino non caricato con inerti quali il bianco di
si suppone siano di restauro e non originali. Per piombo, sia per la doratura poiché la foglia d'oro
questo si è resa necessaria, come fase preliminare risulta essere di spessore maggiore. In altre zone
al restauro, una serie di analisi finalizzate allo stu- invece è stato utilizzato, come base per la nuova
dio dello stato di conservazione ed in particolare, doratura, il resinato di rame, mentre l'adesivo è
alla presenza di dorature e policromie originali. sempre di natura oleosa (tav. Illa, b).
Indagini preliminari ed un'attenta osservazione Per quanto concerne la policromia, dalle analisi è
dell'opera, sono state essenziali per determinare le stato messo in evidenza che, quella che nella fase
problematiche da risolvere e le zone in cui esegui- di campionamento si era ritenuta una stesura bru
re il campionamento. Quest'ultimo si è realizzato no-nerastra ed era infatti stata descritta come «ste
con il prelievo di frammenti minimali di materiale sura nera su oro», è in realtà una colorazione a ba
ed il loro successivo studio mediante microscopia se di verderame trasparente, quindi di colore verde
ottica secondo la tecnica delle sezioni lucide. I sin- intenso e non nero, come all'apparenza. Il viraggio
goli frammenti, prelevati dalle zone maggiormen- superficiale del colore da verde a bruno-nerastro è
te significative, sono stati inglobati in resina, mo- dovuto all'alterazione del pigmento utilizzato, al
iati e lucidati, quindi studiati al microscopio ottico terazione peraltro ben nota anche nella pittura su
a luce riflessa, sia nel visibile, sia sotto UV. Al fi- tavola e su tela (tav. IV).
ne di determinare la composizione chimica dei Minime tracce di policromia rossa e blu sono state
materiali costitutivi, relativamente alla policromia individuate dalla restauratrice in altre aree; per es
ed allo studio della tecnica utilizzata per le doratu- se non è stato ritenuto opportuno effettuare il cant
re, oltre alle analisi stratigrafiche, sono state ese- pionamento a scopo analitico, in quanto si rischia
guite analisi microchimiche, mentre alcuni test di va di asportare nella quasi totalità questi residui
colorazioni istochimiche hanno permesso di deter- che comunque rappresentano una importante testi
minare la natura chimica dei leganti. monianza dell'estensione della policromia.
A differenza di quanto normalmente si può osser- Sia sulle dorature, sia sulle policromie, è costante
220 Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
la presenza di sostanze di natura cerosa e di mate
riale saponificato. La presenza di cera è da attri
buire alla stesura di tale sostanza come protettivo
nelle operazioni di restauri precedenti; anche i ma
teriali saponificati sono dovuti a passati interventi
di restauro, infatti l'uso di alcali nelle puliture, de
termina la saponificazione dei materiali di natura
grassa, soprattutto oli, che come è ben noto, in
quanto acidi grassi, in presenza di alcali fissi (so
da o potassa) producono saponi. [C. L.]
Palais des Beaux-Arts de Lille, Paris-Lille 1997, pp. 281-322:
pp. 314-315 n. 790 (colla segnalazione di due copie di questo di
segno nel taccuino modenese di Giovann' Antonio Dosio e in
quello senese d'Oreste Biringucci).
7) Il pronunciamento del Kriegbaum compare presso Walter ed
Elisabeth Paatz, Die Kirchen von Florenz. Ein kunstgeschichtli
ches Handbuch, Frankfurt am Main, IV, 1952, p. 420 e nota 62
(pp. 444-445). Nonostante che sia stato osteggiato da più parti,
esso ritorna sapientemente presso Annamaria Giusti, in Ferdi
nando Batazzi, A. Giusti, Ognissanti, Roma 1992, p. 35 e note
79-81 (p. 100).
Materiali impiegati:
Spolveratura: pennelli morbidi e microaspiratore con ugelli
aghiformi.
Pulitura: alcool decolorato ed acetone, acqua deionizzata,
cotone idrofilo, seppiolite e cellulosa (Arbocel), essenza di
petrolio, ligroina, essenza di trementina, pistola ad aria calda
con regolatori per la temperatura e per la quantità d'aria
erogate (Leister Labor 'S'), spazzolino morbido ad ultrasuoni;
inoltre, nelle prove: White Spirit e carbonato d'ammonio al 5%
in acqua deionizzata steso a pennello.
Stuccature: Calce, sabbia, cocciopesto e polveri di marmo.
Integrazioni: Polifìlla, pasta acrilica (Volume Maimeri), polveri
di marmo a diverse granulometrie.
1) Correttamente individuata e studiata da Doris Cari, Franzi
skanischer Martyrerkult als Kreuzzugspropaganda an der Kan
zel von Benedetto da Maiano in Santa Croce in Florenz, 'Mit
teilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz', XXXIX,
1995, pp. 69-91.
2) Mi riferisco in part, a D. Cari, Il pergamo di Benedetto da
Maiano in Santa Croce a Firenze, in Giuliano e la bottega dei
da Maiano. Atti del convegno internazionale di studi, Fiesole,
13-15 giugno 1991, a cura di Daniela Lamberini, Marcello Lot
ti, Roberto Lunardi, Firenze 1994, pp. 158-167; Gary M. Rad
ke, Geometria e misura nel pulpito di Santa Croce, ibidem, pp.
168-175; D. Cari, Franziskanischer Martyrerkult, op. cit.; e Jo
hannes Myssok, Bildhauerische Konzeption und plastisches
Modell in der Renaissance, Miinster 1999, in part. pp. 134-151
e note 479-518, 349-351 nn. 4-7, figg. 53-63 (tutti con ulterio
re bibliografia).
3) F. Schottmüller, Benedetto da Maiano, in Ulrich Thieme,
Felix Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Kiinstler von
der Antike bis zur Gegenwart, Leipzig, III, 1909, pp. 309-313
(p. 310).
4) Rintracciato da Piero Morselli, Corpus of Tuscan Pulpits
1400-1550, Ph. D. Thesis, University of Pittsburgh 1979, pp.
182-190 n. 20, figg. 69-71; ed Idem, Il pulpito del Quattrocento
già in San Pancrazio di Firenze, 'Antichità viva', XVIII, 1979,
5-6, pp. 30-31, che avverte già l'ascendenza maianesca.
5) Cfr. soprattutto Arnold Nesselrath, Il 'Libro di Michelangelo'
a Lille, 'Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura', n. s.,
24, 1994, pp. 35-52; nonché Frédérique Lemerle, Le «codex»
ìtalien du Musée des Beaux-Arts de Lille: les modèles d'archi
tecture antiques et modernes de Raffaello da Montelupo (1504
1566), 'Revue du Louvre', XLVII, 1997, 2, pp. 47-57 (colla let
teratura anteriore).
6) F. Lemerle, Livre de dessins de Michel-Ange, in Barbara Bre
jon de Lavergnée, Catalogue des dessins italiens. Collection du
221
Schede di restauro
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
. ■ ■ i a,
Pulpito
(vedi pp. 211-221)
I. Benedetto da Maiano,
Pulpito in marmo.
Firenze, chiesa di Santa Croce.
Un particolare del pannello
con la scena del Martirio dei
Francescani a restauro ultimato.
198 Tavole a colori
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
Ilia
Illb
Illa. Minimale residuo di stesura
II. Marmo; sottile stesura a base
di bianco di piombo od olio,
spessore 5pm; missione oleosa
leggermente caricata con bianco
di piombo; foglia d'oro spezzata
al centro; nuova missione oleosa;
residuo di nuova doratura, si
nota lo spessore maggiore della
foglia d'oro di restauro.
a base di bianco di piombo;
missione oleosa leggermente
caricata con poco bianco di
piombo; foglia d'oro; nuova
oleosa relativa alla prima
doratura, in contrasto con la
missione brunastra, a base di
resinato di rame alterato e poco
bianco di piombo; foglia d'oro;
stesura filmogena superficiale
(cera) che ingloba particellato
atmosferico (documentazione nel
visibile).
IV. Marmo; missione oleosa a
Illb. Si nota l'intensa
fluorescenza della missione
base di bianco di piombo; foglia
d'oro; stesura verde a base di
resinato di rame alterato in
tipica non fluorescenza della
stesura contenente resinato di
rame. In superficie è evidente la
leggera fluorescenza della cera
(documentazione della
fluorescenza da ultravioletti).
199 Tavole a colori
This content downloaded from 192.133.28.4 on Sun, 26 Jun 2016 12:46:10 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
superficie, spessore 50 |xm;
sottile stesura filmogena
superficiale (cera) che ingloba
particellato atmosferico.e della
foglia d'oro di restauro.