L’OFFICINA
DELLO SGUARDO
scritti in onore di
Maria Andaloro
a cura di
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani
I LUOGHI DELL’ARTE
IMMAGINE, MEMORIA, MATERIA
I volumi sono stati pubblicati grazie ai contributi di
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEI BENI CULTURALI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI VITERBO
DIPARTIMENTO DI LETTERE ARTI E SCIENZE SOCIALI,
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI G. “D’ANNUNZIO” DI CHIETI
DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI,
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
ASSEMBLEA REGIONALE DELLA SICILIA
TECNO-ART, ASCOLI PICENO
redazione scientifica
Simone Piazza
con
Michele Benucci
Chiara Bordino
Ivana Bruno
Daniela Sgherri
Elaborazione delle immagini
Domenico Ventura
©
Proprietà letteraria riservata
Gangemi Editore spa
Piazza San Pantaleo 4, Roma
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pubblicazione può essere
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ISBN 978-88-492-2753-6
In copertina: Pittura, architettura, paesaggio. Contaminazioni, abrasioni, innesti. Immagini, 2014 (particolare).
L’OFFICINA DELLO SGUARDO
Scritti in onore di Maria Andaloro
a cura di
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani
Volume 2
IMMAGINE, MEMORIA, MATERIA
Indice
V. L’ESTETICA E LO SGUARDO
L’immagine dell’immagine
LUCIA PIZZO RUSSO
13
L’immagine ibrida
ELIO FRANZINI
21
Epistemologia dell’ornamento. Un’ipotesi di lavoro
MASSIMO CARBONI
27
Icona e immagine
GIUSEPPE DI GIACOMO
33
Icone moderne
VICTOR I. STOICHITA
39
Il Fayum di Alberto Giacometti
ELENA TAVANI
45
L’ultima spiaggia del monumento. Per una tipologia della contro-monumentalità
contemporanea
ANDREA PINOTTI
55
VI. L’OPERA EL TEMPO
Mostri marini con e senza ali: considerazioni sul ‘grande pesce’ che ingoiò Giona
FRANCESCA POMARICI
«In forma di teatro». Lo spazio liturgico antelamico in diocesi di Parma: nuove scoperte
tra rimozioni e rilavorazioni
CARLOTTA TADDEI
63
69
Paraíso e infierno en Gormaz: una iglesia a los pies de un castillo
MILAGROS GUARDIA
75
Sfortuna del San Ludovico di Tolosa di Donatello: lo spazio negato
LAURA CAVAZZINI
85
Segnalazioni del ‘Maestro dell’Adorazione di Glasgow’
RICCARDO NALDI
91
Giovanni Bellini introduce l’Anticristo
ENZO BILARDELLO
101
Il disegno nascosto di Giovanni Santi
MARIA ROSARIA VALAZZI
107
Uno sguardo su Maria. Iconografia mariana nella chiesa di Santa Maria del Popolo
a Roma
BARBARA FABJAN
Raffaello, Polidoro e lo Spasimo di Sicilia: un caso di scuola
ANDREA DE MARCHI
113
119
La Pietà di Michelangelo: nuove ricerche su una Madonna coronata in San Pietro
PIETRO ZANDER
127
Visione nordica e allegoria italiana nella Battaglia di Mühlberg di Enea Vico
ENRICO PARLATO
141
Recomposition: Blade and Glue in Some Drawings by Ludovico Carracci
GAIL FEIGENBAUM
147
Un nuovo quadro di Marco Benefial ‘che si direbbe di Carlo Maratta’
LILIANA BARROERO
153
VII. SEGI E PERCORSI DELLA MEMORIA
Edizioni moderne, problemi antichi: la gloria del μεγαλόψυχος (Isocrate, Evagora 3)
MADDALENA VALLOZZA
Peristili e cortili porticati nelle domus aristocratiche della Roma tardo-antica:
alcuni esempi da ricerche recenti
CARLO PAVOLINI
Note sulle iscrizioni ‘damasiane’ della basilica di Sant’Ippolito a Porto
VINCENZO FIOCCHI NICOLAI
Johannes, monaco di San Pietro in Ciel d’Oro, e l’armarium dimenticato
di San Savino a Piacenza
STEFANIA BABBONI
161
167
173
181
L’immagine di Lemno in Italia tra XV e XVII secolo
MARINA MICOZZI
185
Un’impresa per la Virtù. Accademia e parodia nella Roma farnesiana
PAOLO PROCACCIOLI
191
I manoscritti di Antonio Bruzio (1614-1692) sulla basilica di San Giovanni
a Porta Latina
ALIA ENGLEN
197
Immagini come documenti. Il caso del Fiume del terrestre Paradiso (1652) di Niccolò
Catalano con le incisioni di Francesco Curti
GIOVANNA SAPORI
205
Luoghi di memoria e memoria dei luoghi: Costantinopoli e le mura terrestri nei diari
del reverendo John Covel (1670-1677)
ALESSANDRA RICCI
213
Su alcuni disegni di un frammento della serie dei Rilievi ‘Valle-Medici’ con
personificazioni di nationes e civitates
STEFANO DE ANGELI
221
Temi di metodo. Mengs, il Barocco e il Naturalismo spagnolo: una riflessione
e un interrogativo
ROSANNA CIOFFI
227
Survey of Iasos by Royal Navy, 1822
FEDE BERTI
Le torri di Vlanga Bostani: un tratto perduto delle mura marittime di Costantinopoli
nei disegni di Mary Adelaide Walker
ANDREA PARIBENI
231
237
«Ai tempi del potente re Ruggero…». Aubin-Louis Millin a Santa Maria del Patir
ANNA MARIA D’ACHILLE, ANTONIO IACOBINI
La «stanza di re Ruggero» del Palazzo reale di Palermo dalla destinazione d’uso
alla fortuna nell’arte dell’Ottocento
IVANA BRUNO
245
257
Cassette, pissidi, olifanti. Un taccuino inedito di Ugo Monneret de Villard
SILVIA ARMANDO
265
Alla ricerca di Cimabue: i disegni di Ingres ad Assisi
IOLE CARLETTINI
271
Calamatta: l’ideale d’artista ne Les Maîtres Mosaïstes di George Sand
ROSALBA DINOIA
277
Pavel A. Florenskij e il discorso sull’icona
MARIA LUIGIA FOBELLI
283
La ‘questione delle origini’: un dibattito nella Viterbo neomedievalista
MARIA TERESA MARSILIA
291
Wrap Museum: un progetto di Christo per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma
STEFANO MARSON
297
Persistenti memorie. Segmenti identitari dell'arte contemporanea nell'area
del Mediterraneo
PATRIZIA MANIA
303
VIII. CRITICA, STRUMETI E METODI DEL RICOOSCIMETO
Il riconoscimento come ricostituzione. Per un’edizione commentata della Teoria
del restauro di Cesare Brandi
MARIA IDA CATALANO
311
Appunti sul ‘restauro preventivo’, oggi
PIETRO PETRAROIA
317
L’occhio del fotografo e l’occhio del restauratore
GIOVANNA MARTELLOTTI
325
Il restauro scientifico per le opere d’arte decorativa
MARIA CONCETTA DI NATALE
331
Fragili oggetti riscoprono antichi contesti
ROSALIA VAROLI PIAZZA
337
Percorsi inediti del restauro in Italia negli anni Quaranta del Novecento: Federico
Zeri e Mario Modestini
SILVIA CECCHINI
343
Politica e accademia: Lionello Venturi, Roberto Longhi e la successione a Pietro
Toesca nell’ateneo romano
VALENTINO PACE
347
Il dibattito tra arte e architettura in Italia negli anni della ricostruzione (1945-1955)
ELISABETTA CRISTALLINI
353
Proposta per una nuova organizzazione museale
FRANCESCO ANTINUCCI
359
Niğde Müzezi
FASLI AÇIKGÖZ
365
Uso e abuso dei GIS: dal bene immobile alle collezioni museali
ELENA LATINI
367
Conservazione preventiva e controllo climatico nei musei: un viaggio fra Viterbo,
Teheran e Città del Vaticano
HAYDÈE PALANCA
371
La chiesa di Santa Maria Assunta a Monterano: fonti documentarie, stratigrafia,
fasi costruttive
MICHELE BENUCCI, GIUSEPPE ROMAGNOLI
375
Rilievo morfologico e rappresentazione dell’architettura rupestre
MARCO CARPICECI
385
Un futuro per il passato: un tell tra ricerca, conservazione e fruizione
ISABELLA CANEVA
391
Dendroprovenienza dei legni dei supporti dipinti (IV-XV secolo) e delle sculture
in area mediterranea
MANUELA ROMAGNOLI
Il contributo delle Scienze della Terra nei beni culturali
GINO MIROCLE CRISCI, MAURO FRANCESCO LA RUSSA, DOMENICO MIRIELLO
397
403
Il MLAC Museo Laboratorio di Arte Contemporanea all’Università degli Studi
della Tuscia (1992-1997)
SIMONETTA LUX
407
La formazione universitaria nel settore della Conservazione dei beni culturali:
qualche riflessione
GIOVANNI SOLIMINE
413
L’arte del restauro, eccellenza made in Italy: dalla mente alla mano
LIDIA RISSOTTO
421
Al di fuori dei percorsi accademici
RAFFAELLA PASCUCCI
427
IX. DAI POTEGGI
Lazur de graico colore: sui sentieri del lapislazzulo
GIOVANNA VALENZANO
I primi due strati dipinti della parete-palinsesto di Santa Maria Antiqua:
nuove osservazioni di carattere tecnico-esecutivo
WERNER MATTHIAS SCHMID
Pittori e mosaicisti nei cantieri di Giovanni VII (705-707)
PAOLA POGLIANI
431
437
443
L’uso di sagome per dipingere: il ciclo dei Santi Quirico e Giulitta nella cappella
di Teodoto in Santa Maria Antiqua al Foro Romano
VALERIA VALENTINI
451
Nella basilica di San Pietro a Tuscania, il più antico disegno di cantiere conosciuto
del Medioevo italiano?
RENZO CHIOVELLI
457
«Prestarsi con tutto amore ed impegno per le cose patrie»: il barone Mandralisca
e i restauri ottocenteschi dei mosaici di Cefalù
VINCENZO ABBATE
465
Un illustre inedito. L’Istituto Centrale per il Restauro e la prima campagna di restauri
dei soffitti della Cappella Palatina di Palermo (1948-1953)
FRANCESCA ANZELMO
473
L’esperienza del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione e il Restauro
‘Michele Cordaro’ nel cantiere di studio del frammento musivo con l’Angelo
dalla Navicella di Giotto
CLAUDIA PELOSI
L’icona musiva di san Sebastiano nella basilica romana di San Pietro in Vincoli.
Analisi critica con l’ausilio dell’indagine digitale riflettometrica
GABRIELE BARTOLOZZI CASTI
479
487
Impurezze associate al litargirio in cicli pittorici medievali
PIETRO MOIOLI, CLAUDIO SECCARONI
495
Una statua di età giulio-claudia dal Palatino: studio delle tecniche di esecuzione
SILVIA BORGHINI
501
The Conservation Work on the Mosaics of the Amazons Villa from Early Byzantine
Period, Şanlıurfa-Turkey
Y. SELÇUK ŞENER
507
An example of rock-hewn church restoration in Cappadocia: Ürgüp Kayakapı
rock church
BEKIR ESKICI
513
A propósito de la reciente restauración del claustro de Santa María de Ripoll
y del hallazgo de una imagen medieval de estuco
IMMACULADA LORÉS I OTZET
519
Restauro di un tratto crollato delle mura medievali di Tarquinia presso la chiesa
di Santa Maria in Castello. Metodologia di analisi e di intervento
MARINA A.L. MENGALI
527
OMAGGI
RODOLFO FIORENZA, GAETANO ALFANO, DOMENICO VENTURA
533
La signora del viaggio
A Maria Andaloro Δέσποινα
PIETRO LONGO
541
Corsi tenuti da Maria Andaloro nelle Università di Chieti e Viterbo
545
Maria Andaloro. Bibliografia 1970-2013
547
PERISTILI E CORTILI PORTICATI NELLE DOMUS ARISTOCRATICHE
DELLA ROMA TARDO-ANTICA: ALCUNI ESEMPI DA RICERCHE
RECENTI
Carlo Pavolini
Fino alla metà degli anni Ottanta del secolo
scorso, l’evidenza archeologica concernente le
domus signorili tardo-antiche di Roma sembrava autorizzare interpretazioni tendenti ad escludere la presenza di ampi peristili o cortili
porticati, almeno nella grande maggioranza degli esempi noti1. Si ipotizzava dunque una diversificazione delle planimetrie delle residenze
aristocratiche urbane dell’epoca rispetto ai loro
modelli «palaziali» imperiali, come anche rispetto alle coeve grandi ville rustiche: se confrontate con entrambe queste categorie, infatti,
le domus romane esibivano planimetrie più
compatte e dotate di un minor numero di settori
a cielo aperto. Non a torto, tale esigua attestazione dell’elemento «peristilio» veniva ricondotta alla scarsa disponibilità di spazio con la
quale i progettisti delle case in questione avevano certo dovuto fare i conti, nel contesto di
un’urbanistica intensiva come era ancora quella della Roma della seconda metà del III e soprattutto del IV secolo d.C.2
Nei decenni 1980-90, non solo una serie di
nuove indagini archeologiche, ma anche alcune
riletture e pubblicazioni di monumenti romani
noti da tempo, hanno permesso di correggere almeno in parte questa impressione3. Essa resta comunque valida per molte situazioni residenziali
tarde (difficile fare una statistica, nel quadro di
una documentazione tuttora estremamente frammentaria), così come resta valida quella ricostruzione delle possibili cause del fenomeno di cui
si è appena detto. E tuttavia vale forse la pena di
elencare gli esempi di attestazione di peristili o
di cortili di domus scaturiti dalle recenti ricerche
di ambito urbano, per precisare un dato storicoarchitettonico non privo di una sua importanza
nel contesto degli studi tardo-antichi.
Un primo esempio significativo proviene
dall’esperienza di archeologia urbana compiuta
nell’Ospedale Militare Celio fra il 1987 e il
2000. Si tratta forse, anzi, della maggiore domus «a peristilio» di nuovo rinvenimento a Roma, benché anch’essa abbia potuto essere
documentata solo in parte. Sorta in età antonina, la residenza è stata attribuita, nei suoi sviluppi di IV secolo (che comportarono notevoli
trasformazioni strutturali e molte aggiunte decorative), alla famiglia senatoriale dei Simmaci. Qui non ci occupiamo però di questi aspetti,
già da tempo messi in luce4 e che sono stati richiamati anche nella pubblicazione definitiva
dei risultati delle indagini nell’Ospedale Militare5: guardiamo invece solo alla tipologia architettonica. In tal senso, dalla fig. 1 (uno stralcio
della pianta aggiornata di tutte le strutture rinvenute nel 1987-2000) si ricava l’immagine di un
grande «palazzo», come lo definisce Carignani, che occupava quasi per intero l’isolato triangolare corrispondente al settore centrale
dell’Ospedale, e che a sua volta ruotava attorno
ad un ampio cortile porticato.
È interessante notare come la planimetria
di un’altra domus coeva, più piccola e situata
immediatamente a Sud-Ovest della precedente,
dalla quale la separa solo un vicus (v. sempre
la fig. 1), appartenga invece a quella tipologia
«serrata» e priva di peristilio di cui si è detto
all’inizio. Peraltro le vicende edilizie dei due
complessi presentano notevoli affinità, perché
anche la domus in questione, in quanto residenza unifamiliare di pregio, venne creata attorno
alla metà del II secolo d.C. (in questo caso grazie alla fusione di due insulae precedenti) e
subì poi, nel IV secolo, modifiche e abbellimenti nello stile proprio dell’epoca: ed è a que67
FIG. 1 Pianta archeologica dell’area dell’Ospedale Militare Celio e adiacenze (da P. PALAZZO, C. PAVOLINI, Gli dèi propizii)
st’ultima fase che risale la tabella musiva iscritta recante il nome di un Gaudentius, verosimilmente il proprietario pro tempore. Ma anche in
questo caso non ci interessa tanto l’interpretazione storico-archeologica dell’edificio6, bensì
i suoi riflessi sul piano planimetrico. Infatti, se
realmente la casa appartenne – fra la fine del
IV e gli inizi del V secolo – ad un senatore
Gaudentius, amico e cliente di Simmaco, ma
di lui molto meno importante politicamente, diventa allora possibile spiegarsi sia la stretta vicinanza fra le due abitazioni (la seconda delle
quali sembra una sorta di appendice della prima), sia la loro diversità morfologica. Quasi
che a Roma, almeno in alcune situazioni, il tipo
a peristilio fosse effettivamente riservato alle
maggiori residenze nobiliari, quelle per la cui
progettazione erano disponibili spazi notevoli
o addirittura enormi, e che le domus di dimensioni più modeste dovessero «accontentarsi» di
68
CARLO PAVOLINI
planimetrie dotate di prese di luce interne meno
numerose e più anguste7.
Non sappiamo se alcuni altri esempi di abitazioni signorili a peristilio rinvenute in passato, ma edite in forma scientifica solo di recente
(quindi non comprese nel repertorio del 1986
di Federico Guidobaldi), avvalorino o meno
una simile interpretazione. Si tratta infatti di
complessi visti e documentati solo in piccola
parte (come tanti altri del genere a Roma, e lo
si è visto), per cui è difficile dire se rientrino o
meno nella categoria delle residenze di grandi
dimensioni. Ma non è questo l’unico elemento
a consigliarci cautela: sembra infatti opportuno
evitare ogni generalizzazione, perché le scelte
architettoniche dei committenti e dei progettisti
delle domus – nelle diverse situazioni – possono essere state condizionate non solo dalla disponibilità di spazio, ma anche da tante altre
esigenze e fattori a noi ignoti.
Ciò premesso, si veda – nel Campo Marzio –
la probabile domus del Museo Barracco, che, scoperta nel corso delle ristrutturazioni della palazzina del Museo nel 1899, ma ripresa in esame
solo a un secolo di distanza8, presenta più fasi:
quella che qui ci interessa è la seconda, datata alla
metà o alla seconda metà del IV secolo e comprendente un portico colonnato, di cui sono conservate due ali ad angolo retto; affacciati su di
esso, vari ambienti pavimentati in opus sectile.
Alcuni hanno formulato l’ipotesi che si trattasse
di un edificio pubblico (forse parte degli stabula
quattuor factionum), ma Cimino e Le Pera ritengono che una simile destinazione possa aver riguardato semmai la prima fase edilizia, ma non
la ristrutturazione tarda a cortile porticato, che sarebbe attribuibile invece ad una casa privata (forse connessa con le proprietà del padre di papa
Damaso).
Sempre nel Campo Marzio, gli scavi del
1969-73 in Via in Arcione/Via dei Maroniti (fig.
2), i cui risultati sono stati riassunti da Elisa
Lissi Caronna alcuni anni dopo9, hanno messo
in luce tre complessi edilizi antichi, divisi da
due vie. Nell’edificio B2, l’ambiente 25 è a
mio avviso interpretabile – in contrasto con al-
cuni dettagli della descrizione della Lissi – come l’unico tratto visibile dell’ambulacro di un
cortile porticato, sul quale prospettavano anche
alcuni probabili cubicula rivestiti di sectilia pavimentali e parietali. In una voce edita nel
LTUR, la stessa Lissi afferma che le fasi edilizie dell’intero contesto si estendono dagli inizi
del II alla prima metà del IV secolo, ma che le
ricche decorazioni – verosimilmente attribuibili, secondo me, ad una domus – sono della fine del III e del primo cinquantennio del secolo
successivo (il che rende improbabile un’attribuzione degli immobili a C. Fulvius Plautianus, importante personaggio di età severiana,
che forse aveva delle proprietà nella zona)10.
Un esempio di recente rinvenimento in Trastevere è quello della domus del Conservatorio
di San Pasquale (fig. 3)11. Anche in questo caso,
più insulae abitative e commerciali separate da
strade (in pratica, alcune parti di un intero quartiere) vennero poi incorporate in un’unica domus signorile, creata verso la metà del IV
secolo, i cui resti sono maggiormente conservati
nel settore centrale dell’isolato odierno. Stefania
Fogagnolo, in relazione alla fase medio-imperiale, attribuisce l’insula rettangolare (la sola no-
FIG. 2 Edifici in Via in Arcione/Via dei Maroniti (da E. LISSI CARONNA, Un complesso edilizio)
Peristili e cortili porticati nelle domus aristocratiche della Roma tardo-antica: alcuni esempi da ricerche recenti
6
FIG. 3 Edifici sotto il Conservatorio di San Pasquale (da S. FOGAGNOLO, Trastevere. Conservatorio di S. Pasquale)
FIG. 4 Planimetria ricostruttiva dell’area del Clivo di Scauro al Celio nel IV secolo d.C. (da C. PAVOLINI, Le metamorfosi
di un’insula)
70
CARLO PAVOLINI
ta in tutto il suo perimetro) alla tipologia a cortile con portico: in realtà quest’ultimo – come
mi sembra desumibile dalla pianta – potrebbe
essere stato dotato di un’ala porticata sul solo lato Nord-Est. Il cortile venne comunque mantenuto nella fase della domus, ed è per questo che
ne accenno qui.
Oltre alle testimonianze materiali, o accertabili per via documentale, esistono poi – nella
Roma tardo-antica – una serie di altre situazioni nelle quali l’inserimento di corti porticate o
di peristili in complessi abitativi di pregio costituisce solo un’ipotesi interpretativa. Simili
casi non offrono quindi alcun supporto diretto
all’argomentazione che stiamo svolgendo, ma
è ugualmente bene parlarne brevemente, ai fini
della completezza del quadro che si viene delineando.
Un primo spunto in tal senso ci è offerto
nuovamente dal Celio, e in particolare dall’area
a Sud del clivus Scauri. Qui un’imponente
struttura absidata, tradizionalmente identificata
con la Biblioteca di papa Agapito I, è stata oggetto di un restauro e di un riesame da cui sono
scaturite plausibili conferme dell’ipotesi che si
tratti invece dei resti dell’aula di rappresentanza di una domus senatoriale del IV secolo d.C.,
forse quella degli Anicii12. A parte l’abside e
una piccola parte del settore Ovest dell’aula,
null’altro della presunta residenza è oggi riscontrabile a livello archeologico, ma il contesto topografico e i confronti autorizzano una
ricostruzione come quella riprodotta alla fig. 4:
come in molti altri casi, cioè, l’aula sarebbe
stata in comunicazione con un cortile quadrangolare porticato, a sua volta aperto direttamente su un vicus ortogonale al Clivo di Scauro,
del quale già Colini aveva congetturato l’esistenza.
Sull’Esquilino il ‘caso di studio’ della probabile domus di Santa Lucia in Selci, riesaminata da Mirella Serlorenzi13, presenta forti
analogie con i complessi a Sud del clivus
Scauri, dal punto di vista delle vicende costruttive e delle destinazioni d’uso, diversificate nel tempo. Qui mi limito a riprodurre
(fig. 5) la planimetria interpretativa del Periodo II della ricostruzione Serlorenzi (prima
FIG. 5 Planimetria ricostruttiva dell’area di Santa Lucia in Selcis
nella tarda antichità (da M. SERLORENZI, S. Lucia in Selcis)
metà IV – VII secolo d.C.). Si verificherebbe
in questa fase l’integrazione fra la consueta
aula absidata di ricevimento e un peristilio,
che esisteva da prima e che forse apparteneva
già a una domus, con la creazione, quindi, di
un unico grande complesso edilizio di lusso
(comprendente anche un ninfeo).
Ma dare un ultimo sguardo alla topografia
tardo-antica del clivus Scauri (fig. 4) serve
anche per segnalare un fenomeno non troppo
diverso rispetto all’accostamento, sopra descritto,
fra Domus dei Simmaci e Domus di Gaudentius.
Infatti, mentre per la realizzazione della probabile
residenza nobiliare a Sud del Clivo vennero
abbattute o inglobate precedenti insulae, differenti furono gli sviluppi a Nord della strada,
dove si estende il complesso delle Case sotto
la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Qui,
alla fine del III o agli inizi del IV secolo, due
insulae della media età imperiale vennero sì
incorporate in un’unica domus unifamiliare,
ornata dalle notissime pitture, ma senza che
questo abbia comportato radicali cambiamenti
delle strutture architettoniche. Episodi del
genere lasciano intravvedere strategie differenti
da parte dei committenti aristocratici di simili
domus, a seconda delle disponibilità economiche, ma anche – e forse soprattutto – a seconda delle diverse funzioni abitative e di
rappresentanza alle quali i singoli complessi
erano adibiti14.
Peristili e cortili porticati nelle domus aristocratiche della Roma tardo-antica: alcuni esempi da ricerche recenti
7
1
F. GUIDOBALDI, L’edilizia abitativa unifamiliare
nella Roma tardoantica, in Società romana e impero tardoantico, a cura di A. Giardina, Roma-Bari, 1986, vol. II,
pp. 212-213, dove le sole eccezioni citate sono quelle di
alcuni elementi visti in passato nella domus Valeriorium
sul Celio e forse di alcuni tratti di portico documentati in
un’altra residenza oggi distrutta, quella di Alfenius Ceionius
Iulianus Camenius.
2
Su tutto questo v. ivi, pp. 220-221.
3
Alla cosa avevo già accennato in C. PAVOLINI, Le
metamorfosi di un’insula. Il complesso della ‘Biblioteca
di Agapito’ sul Clivo di Scauro, in Caelius I, a cura di A.
Englen, Roma 2003, pp. 68-90 (v. in part. p. 81).
4
A. CARIGNANI, La residenza del settore centrale, pp.
483-502, in C. PAVOLINI e a., La topografia antica della
sommità del Celio. Gli scavi nell’Ospedale Militare (19871992), in «Römische Mitteilungen», 100 (1993), pp. 443505.
5
Gli dèi propizi. La Basilica Hilariana nel contesto
dello scavo dell’Ospedale Militare (1987-2000), a cura di
P. Palazzo e C. Pavolini, Roma 2013, pp. 501-504.
6
Sulla quale v. G. SPINOLA, Il dominus Gaudentius e
l’Antinoo Casali: alcuni aspetti della fine del paganesimo
da una piccola domus sul Celio?, in «Mélanges Ecole
Française Rome»,104 (1992), pp. 953-979.
7
Naturalmente anche la Domus di Gaudentius è dotata
di chiostrine e piccoli cortili (v. l’ambiente C della pianta
di Spinola), ma si tratta di spazi che non hanno nulla a che
fare con quelli di cui stiamo parlando. La presenza di
peristili è dubbia, o va sicuramente esclusa, anche in altri
casi di ricche architetture domestiche di età tarda, scavate
o ristudiate di recente: v. ad esempio la domus sulle
pendici Ovest del Palatino o quella di Piazza dei Cinquecento,
sulle quali non mi diffondo, perché estranee all’argomento
di questo contributo.
8
M.G. CIMINO, S. LE PERA, Analisi delle strutture e
interpretazione dei resti dell’edificio romano, in Museo
Barracco. Storia dell’edificio, Roma 1995, pp. 84-122
(con part. rif. alla tav. III a colori, con le fasi poste in evidenza). La bibliografia precedente è citata ivi.
9
E. LISSI CARONNA, Un complesso edilizio fra Via in
Arcione, Via dei Maroniti e Vicolo dei Maroniti, in Archeologia nel centro, Roma 1985, pp. 360-365.
72
CARLO PAVOLINI
10
EAD., s.v. Domus: C. Fulvius Plautianus, in Lexicon
Topographicum Urbis Romae, Roma, 1995, vol. II, pp.
105-106.
11
S. FOGAGNOLO, Trastevere. Conservatorio di San
Pasquale: dal quartiere romano all’occupazione medievale,
in Roma dall’antichità al Medio Evo II. Contesti tardo
antichi e altomedievali, a cura di L. Paroli e L. Vendittelli,
Milano 2004, pp. 576-597.
12
C. PAVOLINI, Le metamorfosi di un’insula, cit.
13
M. SERLORENZI, S. Lucia in Selcis. Lettura del palinsesto murario di un edificio a continuità di vita, in
Roma dall’antichità al Medio Evo II, cit. in nota 9, pp.
350-379.
14
Il ragionamento, con le sue articolate implicazioni
storiche, è più ampiamente svolto in C. PAVOLINI, Le
metamorfosi di un’insula, cit., pp. 81-82, e sarà ulteriormente ripreso in C. PAVOLINI, Fase 3. La trasformazione
delle insulae in domus. Di qua e di là dal Clivo: forme
diverse di residenza aristocratica sul Celio tardo-antico,
in Caelius II, a cura di A. Englen, M. G. Filetici, C. Pavolini, R. Santolini, in corso di stampa. La mancanza di
spazio impedisce di estendere qui il discorso ad altri
ambiti urbani e regionali, se non per accenni davvero telegrafici. Si può, ad esempio, segnalare il fatto che a
poca distanza di Roma, cioè nelle domus ostiensi tarde,
il problema della morfologia a cortile si pone in modo
del tutto diverso rispetto all’Urbe, poiché ad Ostia la distinzione fra planimetrie che si incentrano attorno a
questo elemento architettonico e planimetrie che, invece,
ne sono sprovviste è semmai di tipo cronologico (v. da
ultimo C. PAVOLINI, Un gruppo di ricche case ostiensi
del tardo impero: trasformazioni architettoniche e cambiamenti sociali, in Marmoribus vestita. Miscellanea in
onore di Federico Guidobaldi, a cura di O. Brandt e P.
Pergola, Città del Vaticano 2011, pp. 1025-1048). Sulla
«centralità del peristilio» nelle domus dell’Africa romana,
v. fra l’altro R. REBUFFAT, Maisons à peristyle de l’Afrique du Nord. Répertoire de plans publiés, in «Mélanges
Ecole Française Rome», 81 (1969), pp. 659-724, e 86
(1974), pp. 445-499; Y. THEBERT, Vita privata e architettura domestica nell’Africa romana, in La vita privata,
I. Dall’impero romano all’anno Mille (trad. it.), RomaBari 1987, pp. 233-309.