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DOSSIER ORIGINI DELLA CIVILTA' SARDA Su richiesta di alcuni miei conterranei particolarmente interessati alla teoria di Sitchin ho voluto riunire in questo documento le tre parti contenute nel mio libro “Il fenomeno Nibiru vol.1” che riguardavano la civiltà sarda e più specificatamente il suo legame con Babilonia e il mondo mediorientale in genere. In quella sede infatti avevo espresso la mia convinzione che il popolo sardo sia un mix di (almeno) 4 differenti popoli. La mia esposizione ha suscitato un vespaio, é finita in mano ad alcuni studiosi accademici e non, i quali hanno bollato per 'assurde' le mie analisi, senza però prendersi la briga di dimostrare in cosa questa assurdità consista. Le critiche più feroci però sono venute da personaggi non accademici, direi da autori 'alternativi', anche loro miei conterranei, che evidentemente vedono minato, dalla mia ricostruzione, il loro 'orgoglio sardo'. La richiesta fattami da alcuni miei lettori sardi quindi mi dà occasione di riassumere in un unico documento dedicato tutte le nozioni che avevo pubblicato nel libro, ma anche quella di completare e circostanziare meglio alcune nozioni che, non essendo il mio libro dedicato alla cultura sarda, non avevo ritenuto necessario approfondire. Lo farò dunque in questa sede. Mi é stato esplicitamente chiesto di analizzare il lavoro dei miei critici, ma a me, visto che loro non hanno saputo criticare il mio lavoro con materiale adeguato, non interessa fare le pulci al loro, se non altro perchè preferisco che il lettore legga il loro materiale, il mio, e si faccia la propria idea. Direi di iniziare questo dossier introducendo il problema: c' è segno di un contatto antichissimo tra la Sardegna e due regioni precise del medioriente: Akkad e l' Anatolia. Più precisamente, le linguistiche, genetiche, Sardegna vi é testimonianze notevole storiche, epigrafiche, traccia di archeologiche, mostrano contatto che con in elementi provvenienti dalla regione di Babilonia e da quella Anatolica dell' ovest, precisamente la regione che abbraccia la antica Sardis, capitale della Lidia. Per una trattazione della letteratura fondamentale grecolatina su cui questa relativi svolti linguista / teoria dal glottologo é basata, prof. Massimo nonché rinomato rimando ai Pittau, lavori illustre etruscologo i cui links relativi riporto a fine dossier. In questo lavoro riassumerò il materiale derivante da 3 aspetti: –quello genetico –quello storico archeologico –quello linguistico epigrafico La parte genetica Gli studi del genetista del National Geographic, il Dr. Spencer Wells, hanno riscritto la mappa genetica mondiale negli ultimi 15 anni. Graie ai suoi studi con la metodica ADMIXTURES sono saltate fuori una serie di parentele genetiche davvero inattese. E’ il caso della parentela dei Sardi con i Lidi, attraverso gli Etruschi. In verità, prima delle conferme definitive da parte di Spencer Wells, lo studio di questa discendenza era stato divulgato sul lato storico da Dominique Briquel nel suo “L'Origine lydienne des Étrusques - Histoire de la doctrine dans l'Antiquité”, e fu completato poi confermato in dal genetista maniera Alberto scientifica ciò Piazza che il quale Briquel ha aveva analizzato sotto altri aspetti umanistici. La parentela dei Sardi e degli glottologo e Etruschi specialista é stata in lungamente linguistica analizzata sarda ed dal etrusca Massimo Pittau nei suoi vari libri, e negli articoli “I sardi nuragici venivano dall’ Asia Minore” e “Il DNA nella ricerca storica”. Ma nei Sardi esistono tracce anche di DNA mesopotamico tramite il ceppo sudovest-asiatico. E' questa la scoperta dello staff del Genographic Project di Spencer Wells, le cui analisi ci vengono proposte dal sito di antolpologia e genetica “Dienekes Anthropology blog” nell' articolo chiamato “ADMIXTURES analysis of riporta analisi del l' Spencer corredo Wells”. generico Questo articolo personale del genetista Spencer Wells paragonato con quello di 36 persone di altre popolazioni. Il grafico presente nell' articolo, riportato qui sopra, mostra che il DNA dei Sardi contiene per oltre il 90% corredo genetico 'sud-europeo', come é naturale aspettarsi, ma anche piccole percentuali di corredo genetico ovest-asiatico, sudovest-asiatico, nordeuropeo (probabilmente celte) e tracce non ben apprezzabili di ovest-africano. Questa relazione Sardegna – Medioriente ci porta a chiederci: ci sono evidenze di contatto tra i popoli delle due zone? A quando potrebbe risalire? Di quale documentazione possiamo usufruire? Addentriamoci in un cammino relativo alla civiltà sarda più in generale, ripercorrendone la storia per come é normalmente divulgata e per le recenti scoperte / proposte di vari studiosi contemporanei. L' origine della civiltà sarda I lavori degli studiosi Sergio Frau, Leonardo Melis e di Monsignor Giovanni Dejana, sacerdote di Jerzu ed emerito docente della Pontificia Università Urbaniana di Roma, hanno contribuito nel corso degli ultimi anni a ridare splendore a un popolo, quello dei sardi, che per troppo tempo é stato ignorato nonostante sia sempre stato ricco di peculiarità storiche provenienti da ogni ambito, con particolare rilievo in quello archeologico e linguistico. Sergio Frau per esempio, pur secondo me sbagliando nella sua identificazione della Sardegna con Atlantide, svolge un ottimo lavoro di ricerca sulle popolazioni autoctone in relazione ai famosi ‘popoli del mare’, lavoro che porta a conclusioni che ritengo restituisce dignità ai non sardi del tutto presentandoli esatte per ma che quel che effettivamente erano: un popolo molto avanzato dalla grande esperienza marittima. Leonardo Melis dal canto suo é stato il primo, assieme a me, a divulgare l’ ipotesi di una origine mesopotamica (lui sostiene sumera, io accadica) del popolo sardo, o di una sua parte. Lui identifica questa origine negli Shardana, o, come traduce lui, ‘I principi di Dan’ ove Dan / Danu é una delle regioni mediorientali di maggior rilievo nella Mesopotamia del II millennio. Prima di lui, l’ unico autore che da oltre 30 anni sostiene questa origine mediorientale (portando a sostegno una mole di materiale documentale e analitico che ha dell’ impressionante, la più dettagliata e più convincente) é il mio vecchio professore di Glottologia, il linguista Massimo Pittau, secondo il quale i ‘sardi’ come popolo sono nati dall’ unione di due correnti entrambe provenienti, in tempi diversi, dalla Lidia: un primo flusso identificabile nei Thyrrenoi (Tursceni), e un secondo flusso identificabile negli Shardianoi (Shardana). Entrambi questi gruppi lidici erano ‘popoli del mare’, gli Shardana anche guerrieri al servizio di faraoni egiziani nel XIII secolo a.C. Monsignor Dejana, che per anni ha condotto studi emeriti riguardo l’ origine del popolo sardo e i suoi rapporti con l’ Egitto e il medioriente, conclude (erroneamente secondo me) che gli Shardana fossero proprio i ‘sardi nuragici’. Tutti questi studiosi hanno trascurato una considerazione importante: le testimonianze di contatto di popolazioni lidiche con la regione Sardegna non vanno oltre il XV secolo a.C. La più antica datazione accettata per Sardis, la capitale della Lidia, non va oltre la fine del XIV secolo a.C. (alcuni possono sostengono essere fatti 1320 a.C. risalire, circa), nella loro e i Thyrrenoi migrazione in Sardegna, al massimo a 200 anni prima. Ma é ovvio che la Sardegna era abitata già prima da qualcuno; la civiltà prenuragica Abealzu-Filigosa é fatta risalire al IV millennio a.C., e a una data simile se non precedente é attribuita la civiltà di Ozieri. Inoltre é bene ricordare che alcuni dei più antichi nuraghi vengono fatti risalire a un periodo vicino al Thyrrenoi 1750 a.C., (nome che non compatibile significa in con l’ effetti: avvento dei costruttori di torri, anche se alcuni studiosi 'feniciomani' sostengono che derivi dal nome della città di Tiro), che arrivarono in Sardegna nel XV secolo a.C. I Thyrrenoi devono dunque aver trovato almeno alcune di queste strutture già nell’ isola, al limite possono successivamente averne costruite di simili. Altresì bisogna supporre che né i Thyrrenoi né gli Shardana conoscessero questo tipo di costruzione, e ciò si evince dal fatto che in Lidia, come in tutto il medioriente, non ci sono costruzioni simili. Le uniche torri circolari paragonabili si trovano una a Cuzco (ove in effetti si tratta di una torre semicircolare), complesso del una Grand nel Galles, Zimbabwe, una la cui in Sudafrica datazione (nel però é estremamente controversa) e una, molto importante, nella zona sinaitica dell' antico Egitto. Quest' ultima, non é una costruzione isolata... tutt' intorno ci sono rovine di altre torri circolari, attribuite da alcuni documenti egiziani a un popolo chiamato Hiru Shaitsu, il 'popolo della sabbia'. Già l' autore Gaston Maspero riportava un disegno di queste rovine oltre un secolo fa in uno dei suoi libri, disegno che riporto qui sotto. In base a queste considerazioni bisogna ammettere che nessuno degli studiosi sopra citati ‘copre’ la reale storia del popolo sardo se non a partire dalla metà del II avanzata da millennio. Particolarmente nel caso dell’ ipotesi Leonardo Melis a riguardo di una discendenza sumera, c’ é un grosso gap temporale che egli non giustifica: la lingua sumera non veniva parlata dai lidi del XIII secolo a.C., che avevano un alfabeto non cuneiforme e una lingua derivata da un miscuglio di accadico tardo e protocanaanita (simile all’ ugaritico). Sostenere quindi, come fa lui, che gli Shardana abbiano portato radici linguistiche sumere in Sardegna é per lo meno azzardato, se non inverosimile. Melis si libera da quest intoppo effetuando una 'retrodatazione' del popolo degli Shardana, e supponendone lo spostamento NON VERSO la Sardegna, ma DALLA Sardegna, e facendoli discendere direttamente da Ur. Attenzione, i popoli mediorientali quali assiri e babilonesi anche nel I millennio utilizzavano sporadicamente termini sumeri, ma NON la lingua sumera. Usavano una lingua accadica (sotto forma di dialetto babilonese o assiro a seconda della zona) CONTENENTE termini sumeri di attinenza religiosa o scientifica (nomi di metalli, di pianeti, di divinità etc). Eppure é evidente che l' influenza sumera o mesopotamica in Sardegna ci sia eccome. In che maniera? Le prime tracce di insediamenti Homo Sapiens in Sardegna risalgono a attribuiti Oliena. circa il 13.000 ritrovamenti Un salto a.C., avvenuti temporale in ci periodo al grotte nei porta a quale sono pressi di numerosissime testimonianze di insediamenti stabili nel neolitico a partire dal 6.000 a.C. pianeggianti. numerose circa, A specialmente questo ceramiche periodo intagliate, nelle vengono si regioni centrali fatte risalire suppone utilizzando conchiglie diffusa affilate. nel Questo bacino del tipo di lavorazione mediterraneo, ma anche era molto nella zona iberica e nel Libano. A partire moltiplicano dal e 4.500 prende a.C. circa inizio gli quella insediamenti che viene si chiamata civiltà Bonu-Ighinu, della quale perdiamo le tracce intorno al 3.000 a.C. circa. Nel mentre sono già attive, a partire dal 3.600 a.C. circa, le già citate civiltà di Ozieri e Filigosa, le quali hanno lasciato tutta una serie di reperti lavorati e ‘costruzioni elementari’ di notevole interesse. Erroneamente a questa civiltà viene fatto risalire l’ altare preistorico di Monte d’Accoddi nei pressi di Sassari. E’ invece verosimile che, nello stesso sito, a questa cultura appartenga la ‘prima fase’ del complesso abitativo / religioso, composta da abitazioni basse e dal famoso monolito lavorato tanto caro ai sostenitori del culto fallico pagano. Nel III millennio le civiltà sarde erano già notevolmente sviluppate: conoscevano la tessitura, avevano una forma di culto basata sulla Dea Madre e su divinità associate ai fenomeni naturali (o quantomeno così ci vogliono far credere gli archeologi ossidiana, ed e antropologi), erano esperti lavoravano intagliatori la ed selce, l’ estrattori di metalli. Non solo, esportavano la loro ossidiana e le loro ceramiche anche nell' Italia peninsulare, come attesta Robert Tykot nel suo “Islands in the stream”. E’ dunque evidente che già prima della fine del III millennio a.C. in Sardegna c’ era un certo numero di abitanti organizzati in più civiltà (sarebbe più appropriato utilizzare il termine 'culture'), ma é a partire dai primi secoli del II millennio che abbiamo un ‘boom’ di cultura e di ‘abilità’ in Sardegna. E alcuni particolari, in questo periodo, riconducono al medioriente. Non però alla Lidia, ma a una regione ben più famosa: Babilonia. Nei miei studi relative alle civiltà mesopotamiche mi sono imbattuto in un testo babilonese che inizia con le parole ‘Enuma Nabo Shamatu’ ('Quando il segno di Nabu...') che narra la fuga del dio Nabu dopo una sconfitta subita in una non meglio identificata guerra in territorio a ovest di Sumer. Il testo riporta che: "Nabo i sacri recinti abbandonò – nel deserto con gli uomini camminava, fino al mare, alle isole del grande mare a nord trovò rifugio e vi costruì un tempio, una casa per Amar-Ud". Questo testo ricalca poche linee provvenienti dal testo noto come 'Le profezie di Marduk' o 'Gli oracoli di Marduk' nel quale leggiamo che: “Via dall' Ezida […] le sue città […] verso il Mare Superiore, si diresse” e successivamente: “Lui (Nabu) entrò nel Mare Superiore, prese un trono non suo, perchè l' Ezida era preso” Il termine utilizzato per 'Mare Superiore' però non é accadico ma sumero: AB.BA IGI.NIM – Mare Superiore. Amar-Ud é uno dei modi di scrivere il nome del dio babilonese Marduk, di cui Nabu era figlio. Se il territorio di guerra a ovest di Sumer viene identificato con la regione del Mar Morto, le uniche isole in un mare a nord di tale zona possono essere le isole greche, Malta, la Sicilia e la Sardegna. Ma in nessuno di questi luoghi troviamo templi dedicati a Marduk, ad eccezione forse di uno: Monte d’ Accoddi. E’ un fatto innegabile che questo sito, una volta ricostruito a modellino, abbia lasciato sgomenti gli studiosi di storia e archeologia sarda: si sono trovati davanti una versione ridotta di una ziggurat mesopotamica. Quella che viene definita dagli studiosi una ‘curiosa coincidenza’ é in realtà la chiave per capire come, a partire da circa il 1900 a.C., in Sardegna entrano prepotentemente radici e segni di cultura accadica e sumera. Ma la ricostruzione di Monte d’Accoddi non rivela somiglianze con ‘UNA’ qualsiasi particolare: ziggurat l’ Esagila mesopotamica, di Babilonia, bensì la con sacra una in casa di Marduk. La mia ipotesi é che la guerra che si menziona nel testo sopra citato sia la stessa di cui si parla nel poema Epica di Erra, una guerra che fu causa della distruzione di Sumer a cavallo del 2000 a.C., mossa da Ishum ed Erra ai danni, appunto, di Marduk e suo figlio Nabu con i loro seguaci. A seguito di ciò, come si legge nell’ 'Enuma Nabo Shamatu', Nabu si ‘esiliò’ (evidentemente con i suoi seguaci) in Sardegna e vi si stanziò portando quel grado di civilizzazione che la Mesopotamia aveva ormai da più di 1000 anni. Questi migranti arrivati in Sardegna si stanziarono in varie zone dell’ isola, e interagirono con le culture locali non sottomettendole ma mischiandovisi. E’ un dato di fatto che in Sardegna l’ età del bronzo antico si sviluppa proprio a cavallo del XIX secolo a.C., appena 100 anni dopo il periodo a cui attribuisco l’ esilio di Nabu in Sardegna, ed é in questo periodo che si hanno le prime testimonianze di uso del bronzo (civiltà di Bonnannaro), mentre in Mesopotamia l’ età del bronzo inizia all’ incirca nel 2800 a.C. e giunge in Babilonia a cavallo del 2500 a.C. Non é corretto invece asserire, come fanno molti, che in Sardegna l’ età del bronzo arrivò dalla cultura italica / appenninica, inquanto cavallo 1800 del anche a.C. ed li é il bronzo quindi antico inizia contemporaneo, e a non precedente, a quello sardo. Tra i contributi che questo ceppo mesopotamico diede alla cultura dell’ isola c’ é proprio Monte d’ Accoddi, il cui nome secondo me deriva da ‘Akkad’. Infatti la struttura a tronco di cono con rampa é sicuramente successiva al 2000 a.C. In un prossimo capitolo parleremo di un' altra importante testimonianza di questo contatto, una testimonianza archeologica e linguistica, ma per ora nel quale rimaniamo nel campo storico. Giungiamo popolazione dunque al autoctona XVI ha secolo, integrato periodo le colonie di la origine babilonese accadica, e un secolo dopo si trova ad affrontare una invasione di navigatori provenenti dalla Lidia, quel popolo che i greci chiamavano Tyrsenói o Tyrrhenói. Erano, come detto, lavoratori un di popolo metalli di navigatori, dato che ma tutte anche le esperti popolazioni anatoliche lo erano (particolarmente quelle di discendenza ittita e proto-kenita). Questo gruppo lidico si stabilisce in Sardegna intorno al 1500 /1450 a.C. e trova nell’ isola una popolazione mista, pacifica, dedita prevalentemente all’ agricoltura e molto ferrata nelle costruzioni, con un vivo culto dei morti e una notevole arte edilizia e funeraria. I Thyrrenoi vi si integrano dando inizio a una tradizione costiera e marittima, ma non limitandosi solo alle zone costiere, anzi spingendosi anche all’ interno. La loro influenza linguistica però non é marcata nelle zone interne, dove vive ancora una spiccata componente accadica e sumera portata dai primi ‘coloni’. Circa due navigatori, secoli stavolta e mezzo guerrieri dopo, e un sempre altro gruppo provenienti di dalla Lidia (precisamente da Sardis), si spinge fino alla Sardegna. Sono un popolo egiziani, che nominato ha anche prestato negli servizio annali per faraonici faraoni nella battaglia di Qadesh; un popolo chiamato Sardianói dai Greci, e Shrd dagli egiziani (che evidentemente li chiamavano con un nome derivante dall’ appellativo greco). Questi furono l’ ultimo gruppo di navigatori provenienti dal medioriente che si stanziò nell’ isola, e fu questo popolo a dare alla regione il nome di "Sardò". Ma abbiamo menzionato Monte d' Accoddi, e ipotizzato che esso sia una sorta di 'riproduzione' in scala dell' Esagila di Marduk. Diamogli uno sguardo da vicino. Monte d' Accoddi e l' Esagila Il cosiddetto 'altare preistorico' di Monte d' Accoddi é un complesso archeologico in provincia di Sassari (la mia città natale), e viene generalmente datato a circa il V millennio asserendo che verso la fine del IV millennio esso venne abbandonato. Il sito mostra alcune pietre grossolane, una stranissima palla di pietra, un monolito, e quella che già dalla prima occhiata si rivela essere una ziggurat che rimanda la mente inesperta alle ziggurat mesopotamiche. Ma a ben studiarne il modello, almeno per quanto é stato ricostruito e proposto dagli archeologi Lilliu e Tiné, Monte d' Accoddi non somiglia alla tipica ziggurat, bensì all' Esagila babilonese. Per verificare procediamo a una analisi comparata di alcune ziggurat. Riporto qui di seguito la ricostruzione di Monte d’Accoddi come compare in uno sketch prodotto da archeologi sardi, ricostruzione dell’ Esagila. per compararla con la Già a una prima vista la somiglianza spicca da due elementi: - la presenza, in cima, di un ‘tempio’ che risalta sulla struttura; −La rampa frontale che arriva a circa metà della struttura Andando poi nel dettaglio, vediamo che sia l’ Esagila sia Monte d’Accoddi sono costituiti da 7 livelli; il santa sactorum in entrambi i casi si trova al centro del livello più alto (qui numerato 1), ed aveva un ingresso ai cui lati erano situate 2 colonne. I 7 livelli dell’ Esagila I 7 livelli di Monte d’Accoddi Nel caso dell’ Esagila, tale santa sanctorum era chiamato E.KUA e conteneva le statue di Marduk e sua moglie Sarpanit. Sia Monte d’Accoddi che l’ Esagila inoltre sono ‘ziggurat chiuse’, mentre generalmente le altre ziggurat mesopotamiche avevano una struttura diversa e più aperta, con un cortile e vari templi minori nei dintorni (per esempio l’ Eninnu di Lagash). Le altre ziggurat mesopotamiche avevano in genere massimo 4 livelli. L’ Esagila (che mi risulti) é l’ unica a 7 livelli. Alcune di queste ziggurat, come quella di Sialk, avevano due rampe parallele, non una. Altre, come l’ Eanna di Ur, avevano tre rampe che si incrociavano al secondo livello, e la rampa frontale era sovrastata da un arco. Il sistema di rampe dell’ Eanna Le rampe parallele della ziggurat di Sialk Ritengo che particolarmente la documentazione esplicativa, e reputo fotografica un peccato sia che gli archeologi sardi, anche i maggiori esperti sull’ argomento Monte d’Accoddi, non si fermino ad esaminare quanto questo monumento ha in comune con l’ Esagila. Per dovere di cronaca, devo segnalare che non tutti gli archeologi sono d' accordo sul numero di terrazze di Monte d' Accoddi, sporadicamente ho letto articoli in cui si parla di 8 livelli, nonostante tutti gli sketch che son riuscito a trovare ed analizzare ne contino 7. Monte d' Accoddi attualmente é molto rovinata, forse non sarà mai possibile stabilire come appariva in origine, ma in attesa di altre analisi o scoperte penso di poter reputare validi i disegni visti che riproducono una ziggurat a 7 livelli. L' aspetto linguistico: le influenze accadiche nella lingua sarda E' ufficialmente trovati reperti accettato contenenti che in almeno 5 Sardegna tipi di sono stati scrittura precedente a quella latina: geroglifici egiziani, scrittura minoica, scrittura scrittura etrusca. della lingua fenicia, Dal sarda punto deriva scrittura di vista dall’ protocanaanita, dei lessemi, etrusco, e molto come ha abbondantemente dimostrato il glottologo Massimo Pittau, ma vi si trovano addirittura anche sumere, innumerevoli come radici evidenziato da accadiche Leonardo e Melis e Salvatore Dedola. Radici di evidente origine sumera sono DAM, DUMU, IT/ITU, IKU, SER/SAR, -MU. Radici di origine accadica babilonese sono ETU, SUM/SAM, MERE/MARA, ATU. Ma a parte le radici di parole sarde riconducibili ad altrettante di origine sumera e accadica, esistono intere parole, nella lingua sarda, che hanno mantenuto oltre a una omofonia anche un significato similare. Non però con il sumero, come sostiene Melis, ma appunto con l' accadico e più precisamente con la sua variante babilonese, compatibilmente con la cronologia di eventi descritta nella sezione riguardante l' origine della civiltà sarda. E' il caso di termini come il sardo ABBA (acqua) e l' accadico ABUBU (diluvio, pioggia copiosa), il sardo ACCALAMAU (che ha perso vigore, esaurito, appassito) e l' accadico AKALU (consumare, irritare, far consumare), il sardo BABBU (padre) e l' accadico CALLONI (testicoli) e ABU l' (padre, accadico avo), QALLU il cagliaritano (genitali - sia maschili che femminili), il sardo MACCU (matto, stupido) e l' accadico MAKU/MEKU (negligente, stupido, non attento). C' é poi il babilonese KI, dal significato 'come' che in sardo ha il doppio valore KE = 'come' e KI = 'che' congiuntivo. E che dire di ZIZZE (il seno) generalmente ritenuto un colloquiale e spiegato generalmente come originato dal germanico ZITZE di cui si riconosce una origine indoeuropea (erroneamente però dal gallese)? A mio avviso può essere fatto risalire all' accadico ZIZU che si traduce in 'capezzolo'. Prendiamo in origine i cognomi sardi CUCCU e CUCCURU, spiegati come derivanti dal CUCCU sardo che descrive un riievo montuoso. Potrebbero essere l' equivalente del KUR.KUR sumero (gruppo di montagne) o dell' accadico KAQQARU (terreno - territorio)? Chissà che anche il sardo BONU (buono) non derivi dall' accadico BANU (buono) invece che dal latino, o che il termine latino stesso non sia un prestito dall' accadico? C' é un altro particolare però, che, se quanto detto finora non bastasse, lega ancora di più la Sardegna alle regioni mesopotamiche. Si tratta di un coccio rinvenuto nei pressi di Mogoro e conservato per anni al museo di Assemini, coccio sparito dalla circolazione da qualche anno ma del che mostra, quale numerosi autori sardi hanno scritto. Ne riporto una inequivocabilmente, foto qui sotto, foto caratteri cuneiformi. Come questi vadano letti, se siani di provvenienza anatolica o babilonese, non è dato sapere purtroppo. RIFERIMENTI: – Massimo Pittau: Il DNA nella ricerca storica http://www.pittau.it/comune/genetica.html – Massimo Pittau: Lingua e civiltà di sardegna (presentazione libro) http://www.pittau.it/Sardo/lcs2.html – Massimo Pittau: La lingua sardiana o dei proto-sardi (presentazione libro) http://www.pittau.it/Sardo/sardiana.html – Massimo Pittau: I sardi tra i popoli del mare Spencer Wells http://www.pittau.it/Sardo/egitto.html – Dienekes blog: Admixtures analysis of http://dienekes.blogspot.it/2010/11/admixture-analysis-ofspencer-wells.html – Robert H. Tykot: Island in the stream – Gaston Maspero: Dawn of Civilization – Gianfranco Pintore: La storia del coccio di Mogoro http://gianfrancopintore.blogspot.it/2011/01/la-storia-delcoccio-di-mogoro-secondo.html Ottobre 2012 Alessandro Demontis