DOSSIER ORIGINI DELLA CIVILTA' SARDA
Su richiesta di alcuni miei conterranei particolarmente
interessati
alla
teoria
di
Sitchin
ho
voluto
riunire
in
questo documento le tre parti contenute nel mio libro “Il
fenomeno Nibiru vol.1” che riguardavano la civiltà sarda e
più specificatamente il suo legame con Babilonia e il mondo
mediorientale
in
genere.
In
quella
sede
infatti
avevo
espresso la mia convinzione che il popolo sardo sia un mix di
(almeno) 4 differenti popoli. La mia esposizione ha suscitato
un vespaio, é finita in mano ad alcuni studiosi accademici e
non, i quali hanno bollato per 'assurde' le mie analisi,
senza però prendersi la briga di dimostrare in cosa questa
assurdità consista. Le critiche più feroci però sono venute
da personaggi non accademici, direi da autori 'alternativi',
anche loro miei conterranei, che evidentemente vedono minato,
dalla mia ricostruzione, il loro 'orgoglio sardo'.
La richiesta fattami da alcuni miei lettori sardi quindi
mi dà occasione di riassumere in un unico documento dedicato
tutte le nozioni che avevo pubblicato nel libro, ma anche
quella di completare e circostanziare meglio alcune nozioni
che, non essendo il mio libro dedicato alla cultura sarda,
non avevo ritenuto necessario approfondire.
Lo farò dunque in questa sede.
Mi é stato esplicitamente chiesto di analizzare il lavoro
dei miei critici, ma a me, visto che loro non hanno saputo
criticare il mio lavoro con materiale adeguato, non interessa
fare le pulci al loro, se non altro perchè preferisco che il
lettore legga
il loro
materiale, il
mio, e
si faccia
la
propria idea.
Direi di iniziare questo dossier introducendo il problema:
c' è segno di un contatto antichissimo tra la Sardegna e due
regioni precise del medioriente: Akkad e l' Anatolia. Più
precisamente,
le
linguistiche,
genetiche,
Sardegna
vi
é
testimonianze
notevole
storiche,
epigrafiche,
traccia
di
archeologiche,
mostrano
contatto
che
con
in
elementi
provvenienti dalla regione di Babilonia e da quella Anatolica
dell' ovest, precisamente la regione che abbraccia la antica
Sardis, capitale della Lidia.
Per una trattazione della letteratura fondamentale grecolatina
su
cui
questa
relativi
svolti
linguista
/
teoria
dal
glottologo
é
basata,
prof.
Massimo
nonché
rinomato
rimando
ai
Pittau,
lavori
illustre
etruscologo
i
cui
links relativi riporto a fine dossier.
In questo lavoro riassumerò il materiale derivante da 3
aspetti:
–quello genetico
–quello storico archeologico
–quello linguistico epigrafico
La parte genetica
Gli studi del genetista del National Geographic, il Dr.
Spencer
Wells,
hanno
riscritto
la
mappa
genetica
mondiale
negli ultimi 15 anni. Graie ai suoi studi con la metodica
ADMIXTURES
sono
saltate
fuori
una
serie
di
parentele
genetiche davvero inattese. E’ il caso della parentela dei
Sardi con i Lidi, attraverso gli Etruschi. In verità, prima
delle
conferme
definitive
da
parte
di
Spencer
Wells,
lo
studio di questa discendenza era stato divulgato sul lato
storico da Dominique Briquel nel suo “L'Origine lydienne des
Étrusques - Histoire de la doctrine dans l'Antiquité”, e fu
completato
poi
confermato
in
dal
genetista
maniera
Alberto
scientifica
ciò
Piazza
che
il
quale
Briquel
ha
aveva
analizzato sotto altri aspetti umanistici. La parentela dei
Sardi
e
degli
glottologo
e
Etruschi
specialista
é
stata
in
lungamente
linguistica
analizzata
sarda
ed
dal
etrusca
Massimo Pittau nei suoi vari libri, e negli articoli “I sardi
nuragici venivano dall’ Asia Minore” e “Il DNA nella ricerca
storica”.
Ma nei Sardi esistono tracce anche di DNA mesopotamico
tramite
il
ceppo
sudovest-asiatico.
E'
questa
la
scoperta
dello staff del Genographic Project di Spencer Wells, le cui
analisi
ci
vengono
proposte
dal
sito
di
antolpologia
e
genetica “Dienekes Anthropology blog” nell' articolo chiamato
“ADMIXTURES
analysis
of
riporta
analisi
del
l'
Spencer
corredo
Wells”.
generico
Questo
articolo
personale
del
genetista Spencer Wells paragonato con quello di 36 persone
di altre popolazioni.
Il grafico presente nell' articolo, riportato qui sopra,
mostra che il DNA dei Sardi contiene per oltre il 90% corredo
genetico 'sud-europeo', come é naturale aspettarsi, ma anche
piccole
percentuali
di
corredo
genetico
ovest-asiatico,
sudovest-asiatico, nordeuropeo (probabilmente celte) e tracce
non ben apprezzabili di ovest-africano.
Questa
relazione
Sardegna
–
Medioriente
ci
porta
a
chiederci: ci sono evidenze di contatto tra i popoli delle
due zone? A quando potrebbe risalire? Di quale documentazione
possiamo usufruire? Addentriamoci in un cammino relativo alla
civiltà sarda più in generale, ripercorrendone la storia per
come é normalmente divulgata e per le recenti scoperte /
proposte di vari studiosi contemporanei.
L' origine della civiltà sarda
I lavori degli studiosi Sergio Frau, Leonardo Melis e di
Monsignor
Giovanni
Dejana,
sacerdote
di
Jerzu
ed
emerito
docente della Pontificia Università Urbaniana di Roma, hanno
contribuito nel corso degli ultimi anni a ridare splendore a
un popolo, quello dei sardi, che per troppo tempo é stato
ignorato
nonostante
sia
sempre
stato
ricco
di
peculiarità
storiche provenienti da ogni ambito, con particolare rilievo
in quello archeologico e linguistico.
Sergio Frau per esempio, pur secondo me sbagliando nella
sua identificazione della Sardegna con Atlantide, svolge un
ottimo
lavoro
di
ricerca
sulle
popolazioni
autoctone
in
relazione ai famosi ‘popoli del mare’, lavoro che porta a
conclusioni
che
ritengo
restituisce
dignità
ai
non
sardi
del
tutto
presentandoli
esatte
per
ma
che
quel
che
effettivamente erano: un popolo molto avanzato dalla grande
esperienza marittima.
Leonardo Melis dal canto suo é stato il primo, assieme a
me, a divulgare l’ ipotesi di una origine mesopotamica (lui
sostiene sumera, io accadica) del popolo sardo, o di una sua
parte. Lui identifica questa origine negli Shardana, o, come
traduce lui, ‘I principi di Dan’ ove Dan / Danu é una delle
regioni mediorientali di maggior rilievo nella Mesopotamia
del II millennio. Prima di lui, l’ unico autore che da oltre
30
anni
sostiene
questa
origine
mediorientale
(portando
a
sostegno una mole di materiale documentale e analitico che ha
dell’ impressionante, la più dettagliata e più convincente) é
il
mio
vecchio
professore
di
Glottologia,
il
linguista
Massimo Pittau, secondo il quale i ‘sardi’ come popolo sono
nati dall’ unione di due correnti entrambe provenienti, in
tempi diversi, dalla Lidia: un primo flusso identificabile
nei Thyrrenoi (Tursceni), e un secondo flusso identificabile
negli Shardianoi (Shardana). Entrambi questi gruppi lidici
erano
‘popoli
del
mare’,
gli
Shardana
anche
guerrieri
al
servizio di faraoni egiziani nel XIII secolo a.C.
Monsignor Dejana, che per anni ha condotto studi emeriti
riguardo l’ origine del popolo sardo e i suoi rapporti con l’
Egitto e il medioriente, conclude (erroneamente secondo me)
che gli Shardana fossero proprio i ‘sardi nuragici’.
Tutti questi studiosi hanno trascurato una considerazione
importante:
le
testimonianze
di
contatto
di
popolazioni
lidiche con la regione Sardegna non vanno oltre il XV secolo
a.C.
La
più
antica
datazione
accettata
per
Sardis,
la
capitale della Lidia, non va oltre la fine del XIV secolo
a.C.
(alcuni
possono
sostengono
essere
fatti
1320
a.C.
risalire,
circa),
nella
loro
e
i
Thyrrenoi
migrazione
in
Sardegna, al massimo a 200 anni prima. Ma é ovvio che la
Sardegna
era
abitata
già
prima
da
qualcuno;
la
civiltà
prenuragica Abealzu-Filigosa é fatta risalire al IV millennio
a.C., e a una data simile se non precedente é attribuita la
civiltà di Ozieri. Inoltre é bene ricordare che alcuni dei
più
antichi
nuraghi
vengono
fatti
risalire
a
un
periodo
vicino
al
Thyrrenoi
1750
a.C.,
(nome
che
non
compatibile
significa
in
con
l’
effetti:
avvento
dei
costruttori
di
torri, anche se alcuni studiosi 'feniciomani' sostengono che
derivi
dal
nome
della
città
di
Tiro),
che
arrivarono
in
Sardegna nel XV secolo a.C. I Thyrrenoi devono dunque aver
trovato almeno alcune di queste strutture già nell’ isola, al
limite possono successivamente averne costruite di simili.
Altresì bisogna supporre che né i Thyrrenoi né gli Shardana
conoscessero questo tipo di costruzione, e ciò si evince dal
fatto che in Lidia, come in tutto il medioriente, non ci sono
costruzioni simili. Le uniche torri circolari paragonabili si
trovano una a Cuzco (ove in effetti si tratta di una torre
semicircolare),
complesso
del
una
Grand
nel
Galles,
Zimbabwe,
una
la
cui
in
Sudafrica
datazione
(nel
però
é
estremamente controversa) e una, molto importante, nella zona
sinaitica
dell'
antico
Egitto.
Quest'
ultima,
non
é
una
costruzione isolata... tutt' intorno ci sono rovine di altre
torri circolari, attribuite da alcuni documenti egiziani a un
popolo chiamato Hiru Shaitsu, il 'popolo della sabbia'. Già
l'
autore
Gaston
Maspero
riportava
un
disegno
di
queste
rovine oltre un secolo fa in uno dei suoi libri, disegno che
riporto qui sotto.
In
base
a
queste
considerazioni
bisogna
ammettere
che
nessuno degli studiosi sopra citati ‘copre’ la reale storia
del
popolo
sardo
se
non
a
partire
dalla
metà
del
II
avanzata
da
millennio.
Particolarmente
nel
caso
dell’
ipotesi
Leonardo Melis a riguardo di una discendenza sumera, c’ é un
grosso
gap
temporale
che
egli
non
giustifica:
la
lingua
sumera non veniva parlata dai lidi del XIII secolo a.C., che
avevano un alfabeto non cuneiforme e una lingua derivata da
un miscuglio di accadico tardo e protocanaanita (simile all’
ugaritico). Sostenere quindi, come fa lui, che gli Shardana
abbiano portato radici linguistiche sumere in Sardegna é per
lo meno azzardato, se non inverosimile. Melis si libera da
quest
intoppo
effetuando
una
'retrodatazione'
del
popolo
degli Shardana, e supponendone lo spostamento NON VERSO la
Sardegna,
ma
DALLA
Sardegna,
e
facendoli
discendere
direttamente da Ur.
Attenzione,
i
popoli
mediorientali
quali
assiri
e
babilonesi anche nel I millennio utilizzavano sporadicamente
termini sumeri, ma NON la lingua sumera. Usavano una lingua
accadica
(sotto
forma
di
dialetto
babilonese
o
assiro
a
seconda della zona) CONTENENTE termini sumeri di attinenza
religiosa
o
scientifica
(nomi
di
metalli,
di
pianeti,
di
divinità etc). Eppure é evidente che l' influenza sumera o
mesopotamica in Sardegna ci sia eccome. In che maniera?
Le prime tracce di insediamenti Homo Sapiens in Sardegna
risalgono
a
attribuiti
Oliena.
circa
il
13.000
ritrovamenti
Un
salto
a.C.,
avvenuti
temporale
in
ci
periodo
al
grotte
nei
porta
a
quale
sono
pressi
di
numerosissime
testimonianze di insediamenti stabili nel neolitico a partire
dal
6.000
a.C.
pianeggianti.
numerose
circa,
A
specialmente
questo
ceramiche
periodo
intagliate,
nelle
vengono
si
regioni
centrali
fatte
risalire
suppone
utilizzando
conchiglie
diffusa
affilate.
nel
Questo
bacino
del
tipo
di
lavorazione
mediterraneo,
ma
anche
era
molto
nella
zona
iberica e nel Libano.
A
partire
moltiplicano
dal
e
4.500
prende
a.C.
circa
inizio
gli
quella
insediamenti
che
viene
si
chiamata
civiltà Bonu-Ighinu, della quale perdiamo le tracce intorno
al 3.000 a.C. circa. Nel mentre sono già attive, a partire
dal 3.600
a.C. circa,
le già
citate civiltà
di Ozieri
e
Filigosa, le quali hanno lasciato tutta una serie di reperti
lavorati e ‘costruzioni elementari’ di notevole interesse.
Erroneamente a questa civiltà viene fatto risalire l’ altare
preistorico
di
Monte
d’Accoddi
nei
pressi
di
Sassari.
E’
invece verosimile che, nello stesso sito, a questa cultura
appartenga
la
‘prima
fase’
del
complesso
abitativo
/
religioso, composta da abitazioni basse e dal famoso monolito
lavorato tanto caro ai sostenitori del culto fallico pagano.
Nel III millennio le civiltà sarde erano già notevolmente
sviluppate: conoscevano la tessitura, avevano una forma di
culto
basata
sulla
Dea
Madre
e
su
divinità
associate
ai
fenomeni naturali (o quantomeno così ci vogliono far credere
gli
archeologi
ossidiana,
ed
e
antropologi),
erano
esperti
lavoravano
intagliatori
la
ed
selce,
l’
estrattori
di
metalli. Non solo, esportavano la loro ossidiana e le loro
ceramiche anche nell' Italia peninsulare, come attesta Robert
Tykot nel suo “Islands in the stream”.
E’
dunque
evidente
che
già
prima
della
fine
del
III
millennio a.C. in Sardegna c’ era un certo numero di abitanti
organizzati
in
più
civiltà
(sarebbe
più
appropriato
utilizzare il termine 'culture'), ma é a partire dai primi
secoli del II millennio che abbiamo un ‘boom’ di cultura e di
‘abilità’
in
Sardegna.
E
alcuni
particolari,
in
questo
periodo, riconducono al medioriente. Non però alla Lidia, ma
a una regione ben più famosa: Babilonia.
Nei miei studi relative alle civiltà mesopotamiche mi sono
imbattuto in un testo babilonese che inizia con le parole
‘Enuma Nabo Shamatu’ ('Quando il segno di Nabu...') che narra
la fuga del dio Nabu dopo una sconfitta subita in una non
meglio identificata guerra in territorio a ovest di Sumer.
Il testo riporta che:
"Nabo i sacri recinti abbandonò – nel deserto
con gli uomini camminava, fino al mare,
alle isole del grande mare a nord trovò rifugio e
vi costruì un tempio, una casa per Amar-Ud".
Questo testo ricalca poche linee provvenienti dal testo
noto come 'Le profezie di Marduk' o 'Gli oracoli di Marduk'
nel quale leggiamo che:
“Via dall' Ezida […] le sue città […]
verso il Mare Superiore, si diresse”
e successivamente:
“Lui (Nabu) entrò nel Mare Superiore,
prese un trono non suo,
perchè l' Ezida era preso”
Il termine utilizzato per 'Mare Superiore' però non é
accadico ma sumero: AB.BA IGI.NIM – Mare Superiore. Amar-Ud é
uno dei modi di scrivere il nome del dio babilonese Marduk,
di cui Nabu era figlio. Se il territorio di guerra a ovest di
Sumer viene identificato con la regione del Mar Morto, le
uniche isole in un mare a nord di tale zona possono essere le
isole greche, Malta, la Sicilia e la Sardegna. Ma in nessuno
di
questi
luoghi
troviamo
templi
dedicati
a
Marduk,
ad
eccezione forse di uno: Monte d’ Accoddi.
E’
un
fatto
innegabile
che
questo
sito,
una
volta
ricostruito a modellino, abbia lasciato sgomenti gli studiosi
di storia e archeologia sarda: si sono trovati davanti una
versione ridotta di una ziggurat mesopotamica.
Quella
che
viene
definita
dagli
studiosi
una
‘curiosa
coincidenza’ é in realtà la chiave per capire come, a partire
da circa il 1900 a.C., in Sardegna entrano prepotentemente
radici
e
segni
di
cultura
accadica
e
sumera.
Ma
la
ricostruzione di Monte d’Accoddi non rivela somiglianze con
‘UNA’
qualsiasi
particolare:
ziggurat
l’
Esagila
mesopotamica,
di
Babilonia,
bensì
la
con
sacra
una
in
casa
di
Marduk.
La mia ipotesi é che la guerra che si menziona nel testo
sopra citato sia la stessa di cui si parla nel poema Epica di
Erra, una guerra che fu causa della distruzione di Sumer a
cavallo del
2000 a.C.,
mossa da
Ishum ed
Erra ai
danni,
appunto, di Marduk e suo figlio Nabu con i loro seguaci.
A
seguito
di
ciò,
come
si
legge
nell’
'Enuma
Nabo
Shamatu', Nabu si ‘esiliò’ (evidentemente con i suoi seguaci)
in
Sardegna
e
vi
si
stanziò
portando
quel
grado
di
civilizzazione che la Mesopotamia aveva ormai da più di 1000
anni.
Questi migranti arrivati in Sardegna si stanziarono in
varie zone dell’ isola, e interagirono con le culture locali
non sottomettendole ma mischiandovisi. E’ un dato di fatto
che in Sardegna l’ età del bronzo antico si sviluppa proprio
a
cavallo
del
XIX
secolo
a.C.,
appena
100
anni
dopo
il
periodo a cui attribuisco l’ esilio di Nabu in Sardegna, ed é
in questo periodo che si hanno le prime testimonianze di uso
del bronzo (civiltà di Bonnannaro), mentre in Mesopotamia l’
età del bronzo inizia all’ incirca nel 2800 a.C. e giunge in
Babilonia a cavallo del 2500 a.C.
Non é corretto invece asserire, come fanno molti, che in
Sardegna l’ età del bronzo arrivò dalla cultura italica /
appenninica,
inquanto
cavallo
1800
del
anche
a.C.
ed
li
é
il
bronzo
quindi
antico
inizia
contemporaneo,
e
a
non
precedente, a quello sardo. Tra i contributi che questo ceppo
mesopotamico
diede
alla
cultura
dell’
isola
c’
é
proprio
Monte d’ Accoddi, il cui nome secondo me deriva da ‘Akkad’.
Infatti la struttura a tronco di cono con rampa é sicuramente
successiva al 2000 a.C. In un prossimo capitolo parleremo di
un' altra importante testimonianza di questo contatto, una
testimonianza
archeologica
e
linguistica,
ma
per
ora
nel
quale
rimaniamo nel campo storico.
Giungiamo
popolazione
dunque
al
autoctona
XVI
ha
secolo,
integrato
periodo
le
colonie
di
la
origine
babilonese accadica, e un secolo dopo si trova ad affrontare
una
invasione
di
navigatori
provenenti
dalla
Lidia,
quel
popolo che i greci chiamavano Tyrsenói o Tyrrhenói. Erano,
come
detto,
lavoratori
un
di
popolo
metalli
di
navigatori,
dato
che
ma
tutte
anche
le
esperti
popolazioni
anatoliche lo erano (particolarmente quelle di discendenza
ittita e proto-kenita).
Questo gruppo lidico si stabilisce in Sardegna intorno al
1500 /1450 a.C. e trova nell’ isola una popolazione mista,
pacifica,
dedita
prevalentemente
all’
agricoltura
e
molto
ferrata nelle costruzioni, con un vivo culto dei morti e una
notevole
arte
edilizia
e
funeraria.
I
Thyrrenoi
vi
si
integrano dando inizio a una tradizione costiera e marittima,
ma non limitandosi solo alle zone costiere, anzi spingendosi
anche all’ interno. La loro influenza linguistica però non é
marcata nelle zone interne, dove vive ancora una spiccata
componente accadica e sumera portata dai primi ‘coloni’.
Circa
due
navigatori,
secoli
stavolta
e
mezzo
guerrieri
dopo,
e
un
sempre
altro
gruppo
provenienti
di
dalla
Lidia (precisamente da Sardis), si spinge fino alla Sardegna.
Sono
un
popolo
egiziani,
che
nominato
ha
anche
prestato
negli
servizio
annali
per
faraonici
faraoni
nella
battaglia di Qadesh; un popolo chiamato Sardianói dai Greci,
e Shrd dagli egiziani (che evidentemente li chiamavano con un
nome
derivante
dall’
appellativo
greco).
Questi
furono
l’
ultimo gruppo di navigatori provenienti dal medioriente che
si
stanziò
nell’
isola,
e
fu
questo
popolo
a
dare
alla
regione il nome di "Sardò".
Ma abbiamo menzionato Monte d' Accoddi, e ipotizzato che
esso sia una sorta di 'riproduzione' in scala dell' Esagila
di Marduk. Diamogli uno sguardo da vicino.
Monte d' Accoddi e l' Esagila
Il cosiddetto 'altare preistorico' di Monte d' Accoddi é
un complesso archeologico in provincia di Sassari (la mia
città
natale),
e
viene
generalmente
datato
a
circa
il
V
millennio asserendo che verso la fine del IV millennio esso
venne abbandonato. Il sito mostra alcune pietre grossolane,
una stranissima palla di pietra, un monolito, e quella che
già dalla prima occhiata si rivela essere una ziggurat che
rimanda la mente inesperta alle ziggurat mesopotamiche. Ma a
ben
studiarne
il
modello,
almeno
per
quanto
é
stato
ricostruito e proposto dagli archeologi Lilliu e Tiné, Monte
d'
Accoddi
non
somiglia
alla
tipica
ziggurat,
bensì
all'
Esagila babilonese. Per verificare procediamo a una analisi
comparata
di
alcune
ziggurat.
Riporto
qui
di
seguito
la
ricostruzione di Monte d’Accoddi come compare in uno sketch
prodotto
da
archeologi
sardi,
ricostruzione dell’ Esagila.
per
compararla
con
la
Già
a
una
prima
vista
la
somiglianza
spicca
da
due
elementi:
- la presenza, in cima, di un ‘tempio’ che risalta sulla
struttura;
−La rampa frontale che arriva a circa metà della struttura
Andando poi nel dettaglio, vediamo che sia l’ Esagila sia
Monte
d’Accoddi
sono
costituiti
da
7
livelli;
il
santa
sactorum in entrambi i casi si trova al centro del livello
più alto (qui numerato 1), ed aveva un ingresso ai cui lati
erano situate 2 colonne.
I 7 livelli dell’ Esagila
I 7 livelli di Monte d’Accoddi
Nel caso dell’ Esagila, tale santa sanctorum era chiamato
E.KUA e conteneva le statue di Marduk e sua moglie Sarpanit.
Sia Monte d’Accoddi che l’ Esagila inoltre sono ‘ziggurat
chiuse’, mentre generalmente le altre ziggurat mesopotamiche
avevano una struttura diversa e più aperta, con un cortile e
vari templi minori nei dintorni (per esempio l’ Eninnu di
Lagash). Le altre ziggurat mesopotamiche avevano in genere
massimo 4 livelli. L’ Esagila (che mi risulti) é l’ unica a 7
livelli.
Alcune di queste ziggurat, come quella di Sialk, avevano
due rampe parallele, non una. Altre, come l’ Eanna di Ur,
avevano tre rampe che si incrociavano al secondo livello, e
la rampa frontale era sovrastata da un arco.
Il sistema di rampe dell’ Eanna
Le rampe parallele della ziggurat di Sialk
Ritengo
che
particolarmente
la
documentazione
esplicativa,
e
reputo
fotografica
un
peccato
sia
che
gli
archeologi sardi, anche i maggiori esperti sull’ argomento
Monte d’Accoddi, non si fermino ad esaminare quanto questo
monumento ha in comune con l’ Esagila.
Per dovere di cronaca, devo segnalare che non tutti gli
archeologi sono d' accordo sul numero di terrazze di Monte d'
Accoddi, sporadicamente ho letto articoli in cui si parla di
8 livelli, nonostante tutti gli sketch che son riuscito a
trovare
ed
analizzare
ne
contino
7.
Monte
d'
Accoddi
attualmente é molto rovinata, forse non sarà mai possibile
stabilire come appariva in origine, ma in attesa di altre
analisi o scoperte penso di poter reputare validi i disegni
visti che riproducono una ziggurat a 7 livelli.
L' aspetto linguistico: le influenze accadiche nella lingua sarda
E'
ufficialmente
trovati
reperti
accettato
contenenti
che
in
almeno
5
Sardegna
tipi
di
sono
stati
scrittura
precedente a quella latina: geroglifici egiziani, scrittura
minoica,
scrittura
scrittura
etrusca.
della
lingua
fenicia,
Dal
sarda
punto
deriva
scrittura
di
vista
dall’
protocanaanita,
dei
lessemi,
etrusco,
e
molto
come
ha
abbondantemente dimostrato il glottologo Massimo Pittau, ma
vi
si
trovano
addirittura
anche
sumere,
innumerevoli
come
radici
evidenziato
da
accadiche
Leonardo
e
Melis
e
Salvatore Dedola.
Radici di evidente origine sumera sono DAM, DUMU, IT/ITU,
IKU, SER/SAR, -MU. Radici di origine accadica babilonese sono
ETU, SUM/SAM, MERE/MARA, ATU.
Ma a parte le radici di parole sarde riconducibili ad
altrettante
di
origine
sumera
e
accadica,
esistono
intere
parole, nella lingua sarda, che hanno mantenuto oltre a una
omofonia
anche
un
significato
similare.
Non
però
con
il
sumero, come sostiene Melis, ma appunto con l' accadico e più
precisamente con la sua variante babilonese, compatibilmente
con
la
cronologia
di
eventi
descritta
nella
sezione
riguardante l' origine della civiltà sarda.
E' il caso di termini come il sardo ABBA (acqua) e l'
accadico ABUBU (diluvio, pioggia copiosa), il sardo ACCALAMAU
(che
ha
perso
vigore,
esaurito,
appassito)
e
l'
accadico
AKALU (consumare, irritare, far consumare), il sardo BABBU
(padre)
e
l'
accadico
CALLONI
(testicoli)
e
ABU
l'
(padre,
accadico
avo),
QALLU
il
cagliaritano
(genitali
-
sia
maschili che femminili), il sardo MACCU (matto, stupido) e l'
accadico MAKU/MEKU (negligente, stupido, non attento). C' é
poi il babilonese KI, dal significato 'come' che in sardo ha
il doppio valore KE = 'come' e KI = 'che' congiuntivo.
E che
dire di ZIZZE (il seno) generalmente ritenuto un colloquiale
e spiegato generalmente come originato dal germanico ZITZE di
cui si riconosce una origine indoeuropea (erroneamente però
dal gallese)? A mio avviso può essere fatto risalire all'
accadico ZIZU che si traduce in 'capezzolo'. Prendiamo in
origine
i
cognomi
sardi
CUCCU
e
CUCCURU,
spiegati
come
derivanti dal CUCCU sardo che descrive un riievo montuoso.
Potrebbero essere l' equivalente del KUR.KUR sumero (gruppo
di montagne) o dell' accadico KAQQARU (terreno - territorio)?
Chissà
che
anche
il
sardo
BONU
(buono)
non
derivi
dall'
accadico BANU (buono) invece che dal latino, o che il termine
latino stesso non sia un prestito dall' accadico?
C'
é
un
altro
particolare
però,
che,
se
quanto
detto
finora non bastasse, lega ancora di più la Sardegna alle
regioni mesopotamiche. Si tratta di un coccio rinvenuto nei
pressi di Mogoro e conservato per anni al museo di Assemini,
coccio
sparito
dalla
circolazione
da
qualche
anno
ma
del
che
mostra,
quale numerosi autori sardi hanno scritto.
Ne
riporto
una
inequivocabilmente,
foto
qui
sotto,
foto
caratteri cuneiformi. Come questi vadano
letti, se siani di provvenienza anatolica o babilonese, non è
dato sapere purtroppo.
RIFERIMENTI:
– Massimo Pittau: Il DNA nella ricerca storica
http://www.pittau.it/comune/genetica.html
– Massimo Pittau: Lingua e civiltà di sardegna
(presentazione libro) http://www.pittau.it/Sardo/lcs2.html
– Massimo Pittau: La lingua sardiana o dei proto-sardi
(presentazione libro)
http://www.pittau.it/Sardo/sardiana.html
– Massimo
Pittau:
I
sardi
tra
i
popoli
del
mare
Spencer
Wells
http://www.pittau.it/Sardo/egitto.html
– Dienekes
blog:
Admixtures
analysis
of
http://dienekes.blogspot.it/2010/11/admixture-analysis-ofspencer-wells.html
– Robert H. Tykot: Island in the stream
– Gaston Maspero: Dawn of Civilization
– Gianfranco
Pintore:
La
storia
del
coccio
di
Mogoro
http://gianfrancopintore.blogspot.it/2011/01/la-storia-delcoccio-di-mogoro-secondo.html
Ottobre 2012
Alessandro Demontis