Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
Short survey and analysis about beginning and end of life in Japan, with their ethical implications and cultural ritualizations
L'agricoltura e la sua disciplina nel diritto dell'Unione Europea All'interno del Trattato di Lisbona viene affermato che l'agricoltura e la pesca debbano essere considerate materie concorrenti, fatta eccezione per la conservazione delle risorse biologiche del mare, che rientrano nelle competenze esclusive dell'Unione, però, nell'art. 38 del TFUE viene anche detto che " L'Unione definisce ed attua una politica comune dell'agricoltura (PAC) e della pesca (PCP) ". A questo punto si pone un problema sulla competenza in materia agricola, se essa appartenga in maniera esclusiva all'Unione oppure vada considerata come concorrente tra l'Unione e gli Stati membri. Bisogna partire dal presupposto che la PAC si scinde in due settori: la politica dei prezzi e la politica delle strutture; la prima, come facilmente si può comprendere, necessita di un mercato europeo regolato da prezzi unici, la seconda, invece, rivela un bisogno assai inferiore di una politica comune. Nonostante ciò, non solo riguardo al mercato ed ai prezzi, ma anche rispetto agli aspetti connessi alle stesse strutture vi è un utilizzo sempre più frequente dello strumento del regolamento, che va ad incidere direttamente sulle normative interne allo Stato membro. In questo contesto va considerato che la concorrenza in materia si deve intendere come l'esercizio da parte degli Stati membri di una competenza nella misura in cui l'Unione non ha esercitato la propria e gli Stati tornano ad esercitarla nella misura in cui l'Unione ha deciso di cessare di esercitare la propria. Il Trattato di Lisbona stabilisce in materia dei mercati agricoli la codecisione del Parlamento e del Consiglio come procedura ordinaria e l'art. 43 del TFUE stabilisce, invece, che solo il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere riguardo i prezzi, i prelievi e gli aiuti. Per concludere questo discorso sulla competenza, si può notare come, negli ultimi anni, si stia assistendo ad una progressiva " rinazionalizzazione " dell'agricoltura e la perdita di centralità delle istituzioni comunitarie, sottointendendo sempre un possibile riaccentramento dei poteri nelle mani della Comunità. (da pag. 90 a 101) L'art. 38 del TFUE stabilisce che " Per prodotti agricoli si intendono i prodotti del suolo, dell'allevamento e della pesca, come pure i prodotti di prima trasformazione che sono in diretta connessione con tali prodotti " ed all'interno dell'Allegato I vengono elencati in maniera tassativa tutti i prodotti agricoli. Questa elencazione è necessaria per comprendere a quali prodotti debbano essere applicate non solo le deroghe alle regole di mercato, ma anche le norme scaturenti dalla politica delle strutture e di mercato. Contrariamente a quanto avviene nel diritto agricolo nazionale, in cui il concetto fondamentale è rappresentato dall'impresa, nel diritto agricolo comunitario il concetto fondamentale è rappresentato dal " prodotto " , a testimonianza di ciò basti ricordare la sentenza Dank Pelsdyravlerforening (1992), nella quale le pellicce vengono escluse dai prodotti agricoli in quanto non presenti nell'Allegato I, e la sentenza Parlamento c. Consiglio (1999), che esclude la silvicoltura dall'agricoltura. Tuttavia, in base alla direttiva 72/59 del 1972 (imprenditore agricolo), al regolamento n° 1782/2003 (riforma medio termine della PAC) ed al regolamento n° 73/2009 (attività agricola) si comprende che, mentre il " prodotto " rappresenta il punto di riferimento delle norme del TFUE, l'attività diventa oggetto diretto della politica agricola comune. In base all'Allegato I anche la pesca risulta inclusa all'interno delle attività agricole e gode delle speciali disposizioni comunitarie, tanto che l'Unione si deve occupare di elaborare misure dirette ad incrementare la produttività, ad assicurare un tenore di vita equo ai pescatori, a stabilizzare i mercati, ad assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori ed a garantire lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche. Ad un primo acchito è difficile riconoscere il principio in base al quale i " padri costituenti " abbiano deciso quali prodotti inserire all'interno dell'Allegato I; alcuni hanno avanzato l'ipotesi di un'idea di agricoltura destinata all'alimentazione, ma subito smentita dalla presenza di prodotti quali canapa, lino, ecc…, altri vi hanno visto un richiamo alle leggi economiche di King e di Hegel o al criterio ordinante del ciclo biologico, in realtà all'interno dell'Allegato si trovano le colture tradizionali dei sei Paesi originari della Comunità. L'allegato avrebbe potuto essere modificato nei due anni successivi all'entrata in vigore, ma questo non è mai accaduto, infatti si è preferito solo affiancare una regolamentazione quasi agricola per il cotone e la seta. Come si può notare dal testo dell'art. 38 e dall'Allegato I, sono inseriti anche prodotti succedanei dei prodotti agricoli e prodotti di seconda trasformazione, il tutto si spiega nell'interesse superiore di garantire la tutela ai prodotti di provenienza agricola. In una visione ancora più ampia si può arrivare a dire che il vero principio ispiratore dell'Allegato altro non sia altro che il concetto di bene, inteso come merce all'interno dell'attività economica. Nel Trattato di Roma era previsto che le normative comunitarie sull'agricoltura dovessero essere approvate, a maggioranza qualificata, dal Consiglio su proposta della Commissione e su parere non vincolante del Parlamento, in seguito, con il Trattato di
Primo, secondo e terzo stadio. Questi sono i tempi che la letteratura ha definito per scandire i diversi momenti di una nascita. Interrogando una madre la visione cambia, lei ci parlerà del primo istante in cui ha visto suo figlio. Il primo incontro tra due creature non ha ricevuto spazio nella descrizione della fisiologia degli eventi fatta dai professionisti, eppure chi assiste alla nascita conosce l'unicità di quel momento. Pagine più recenti ci descrivono altri aspetti importanti del parto: l'importanza della contaminazione batterica del bambino nella nascita per via vaginale; la possibilità del neonato di ricevere il suo sangue trattenuto nella placenta; la necessità di continuare a preservare l'intimità per consentire il picco fisiologico di ossitocina, indispensabile per la sicurezza della nascita e utile per facilitare l'innamoramento tra madre e figlio; il contatto pelle a pelle che stabilizza temperatura, ossigenazione e glicemia, favorendo la ricerca del seno e il miglior inizio dell'allattamento. Solo al compimento di questi passaggi possiamo dire che la placenta abbia ragionevolmente esaurito la sua funzione e possa staccarsi, realizzando il “terzo stadio”. Non ci sono definizioni che riconoscano i cambiamenti fisici, emotivi e sociali di quei pochi istanti. Dare un nome alle cose è il primo passo per riconoscerne la dignità, per autorizzare chi assiste a proteggere, per dichiarare la necessità di avere tempo. Il nome di quel tempo è “l'incontro”, esso si colloca tra la nascita del bambino e l'uscita della placenta, richiede conoscenze di fisiologia, beneficia di abilità assistenziali, pretende rispetto. Questo convegno vuole portare luce sull'incontro, per consentire ai sanitari di iniziare a pensare alla nascita come evento composto non più da tre, ma da quattro tempi. Essendo l'ospedale Castelli di Verbania accreditato “Amico dei Bambini OMS-UNCEF”, la parte sull'allattamento si considera implementata nelle routine e viene lasciato, pertanto, più spazio ad altri temi sui quali è necessario lavorare ulteriormente con entusiasmo e curiosità, nella convinzione che l'assistenza empatica può costruire alla Pace, un bambino alla volta. IN ENGLISH: First, second and third stage. These are the times that literature has defined to mark the different stages of a birth. Interrogating a mother's vision changes, she will talk about the first moment he saw his son. The first meeting between two creatures did not receive space in the description of the physiology of the events done by professionals, but those who saw the birth knows the uniqueness of that moment. latest pages we describe other important aspects of childbirth: the importance of bacterial contamination of the child in the birth vaginally; the newborn's ability to get his blood retained in the placenta; the need to continue to provide privacy to allow the physiological peak of oxytocin, which is essential for the safety of birth and be conducive to falling in love between mother and son; skin-to-skin which stabilizes temperature, oxygenation and blood sugar, promoting research of breast-feeding and the best start. Only upon completion of these steps, we can say that the placenta has reasonably exhausted its function and can detach, creating the "third stage". There are definitions that recognize the physical changes, emotional and social aspects of those few moments. Naming things is the first step to recognize the dignity, to empower caregivers to protect, to declare the need for time. The name of that time is "the meeting", it is one of the child's birth and the release of the placenta, requires knowledge of physiology, benefits from welfare skills, demands respect. This conference aims to bring light on the meeting, to allow health to begin to think of the birth as an event made up not of three, but four times. Since the hospital Castles Verbania credited "Friend of the WHO-UNCEF Children", the breastfeeding part is considered implemented in the routine and is left, therefore, more space to other issues on which it is necessary to work further with enthusiasm and curiosity, in belief that the empathic assistance can build the Peace, one child at a time.
2011
Il risparmio energetico e la riduzione dei costi per l'illuminazione urbana sono esigenze sempre più sentite in relazione all'aumento del prezzo dell'energia elettrica. Inoltre, la Direttiva Europea “20-20-20” esige un aumento di efficienza energetica del 20%, il 20% di incremento di utilizzo fonti rinnovabili, il 20% riduzione di emissioni di CO2 entro il 2020. Pertanto, anche l'illuminazione pubblica, deve far fronte a questi nuovi requisiti, e quindi gli Enti Locali ei gestori del servizio di illuminazione pubblica sono chiamati ad adeguare le ...
Il breve manoscritto, che si configura come modesto tentativo della riflessione di ricomporre una deflagrazione di cronache che mostrano davvero molto più quanto spiegano o dimostrano, è stato redatto tra Luglio 2014 e il 17 Marzo 2015. La parte iniziale introduce all’argomento Tunisia attraverso un più generale discorso sulla tipologia di racconto diffuso in Europa e in particolar modo in Italia, rispetto alle questioni politiche del Nord Africa e del Medio Oriente. Un racconto di cui si mette in luce la chiave emergenziale, disorganica e spettacolarizzante, che disperde nella concitazione di un’immediata indignazione o preoccupazione, ogni esigenza di presa analitica. Passando quindi per una breve disamina degli stereotipi e dei paradigmi -provando a screditarne alcuni come la politica dei passaporti e degli Stati Nazione, per far spazio all’affermazione di altri come la libertà di movimento e la perfettibilità delle democrazie elettive-, senza mai cedere a nessuna apologia della violenza, il discorso sull’instabilità politica si lega si lega a quello sulle migrazioni, che sono effetto evidente ma spesso mal collegato della geografia dei disordini. La mobilità è infatti anche parte dell’argomento su cui prolifera la fobia per lo Stato Islamico (pericolosamente in cammino verso ovest), e nella prima parte del testo, le dinamiche ultime di questo, sono il filo conduttore di un piccolissimo accenno alla complessità degli equilibri politici ed economici inter-continentali. La Tunisia è introdotta nel discorso a partire dall’evidenza di come rappresenti per l’Europa, e più in generale per il Nord-Ovest, un esempio positivo di percorso democratico e cooperazione bilaterale, un paese che sta funzionando e che deve funzionare, considerando anche il grande investimento di delega di responsabilità che la Comunità Internazionale vi ha messo in atto. Nella seconda parte del discorso, si entra nell’analisi più minuziosa degli elementi che compongono il quadro di una Tunisia complessiva. Si cerca di testimoniare una realtà poliedrica che si snoda tra percorsi istituzionali, attivismi della società civile, e strategie di resistenza delle identità negate. Si cerca di mostrare come la realtà tunisina costituisca per l’Europa un tassello fondamentale di un progetto preesistente al pericolo ISIS, e che riguarda molto più in generale una “questione mediterranea” che assurge a campo elettivo di una contrapposizione dualistica e archetipica, quella tra nord e sud del mondo. La politica dei confini è dunque quella che in Tunisia sta mostrando i suoi più immediati e gravosi effetti, e chiaramente sono tra questi razzismi e intolleranze che si riversano ben oltre il confine teologico dell’appartenenza religiosa. Nella parte conclusiva, si cerca di individuare gli elementi di particolare conflittualità e contrasto, evidenziando come questi assumano una natura sociologica molto più che politica, e come siano seguite alle “Primavere”, particolari ed altre rivoluzioni. Rivoluzioni che ho definito “dei costumi”, che hanno lentamente materializzato quel carico di esasperazione che i tunisini da mesi temevano e scongiuravano, e che prima ancora erano state parte in causa nell’elaborazione di un incerto sentire “tunisino” circa la Rivoluzione che ha deposto il dittatore. Attraverso dunque la ricomposizione delle diverse prospettive proprie ai soggetti coinvolti, il quadro che si andava delineando era esattamente quello che conduceva agli eventi che in effetti si sono verificati il 18 Marzo 2015, eventi che hanno interrotto la scrittura di quello che pertanto resterà il breve manoscritto che è. Il discorso non era esaurito, ma i fatti di Bardo impongono un doveroso spartiacque. Monica Scafati
Io sono nativo di-, negli Stati Uniti d'America. I miei antenati emigrarono dall'Inghilterra sotto il regno di Carlo II, e mio nonno durante la guerra d'indipendenza non fu uno di quelli che passarono inosservati. La mia famiglia, pertanto, poté godere per nascita di una posizione sociale piuttosto elevata, ed essendo anche opulenta, non venne considerata idonea a svolgere funzioni pubbliche. Mio padre una volta si candidò per il Congresso, ma venne clamorosamente sconfitto dal suo sarto. Dopo tale evento interferii poco in politica, e dedicò la maggior parte del tempo alla sua biblioteca. Ero il maggiore di tre figli, e fui mandato all'età di sedici anni nella vecchia patria, in parte per completare la formazione letteraria, in parte per iniziare un tirocinio commerciale presso una ditta mercantile di Liverpool. Mio padre morì poco dopo che ebbi compiuto ventun anni, e poiché mi ritrovai con un'ingente eredità assecondai la mia passione per i viaggi e l'avventura, abbandonando per un certo periodo la ricerca del potente dollaro, è diventando un vagabondo che vagava sulla faccia della terra. Nell'anno 18-, quando mi capitò di essere a-, fui invitato da un ingegnere, che avevo conosciuto, a visitare le profondità di una miniera, nella quale egli lavorava. Il lettore capirà, al termine di questo racconto, il motivo che mi porta a nascondere tutti gli indizi del distretto di cui sto scrivendo, e forse mi ringrazierà per astenermi da qualsiasi descrizione che possa tendere alla sua scoperta. Lasciatemi dunque, dire, il più brevemente possibile, che accompagnai l'ingegnere verso l'interno della miniera, e fui così stranamente affascinato dalle sue tetre meraviglie, e tanto interessato alle esplorazioni del mio amico, che prolungai il mio soggiorno nel sito, discendendo giornalmente, per alcune settimane, nelle volte e nelle gallerie scavate dalla natura sotto la superficie della terra. L'ingegnere era convinto che i più ricchi depositi di risorse minerarie che ancora non erano stati scoperti, si sarebbero potuti trovare in un nuovo pozzo che era stato iniziato sotto le sue operazioni. nel penetrare questo pozzo giungemmo un giorno in una voragine frastagliata e apparentemente carbonizzata ai lati, come se fosse esplosa in qualche periodo lontano sotto l'effetto dei fuochi vulcanici. Giù in questa voragine il mio amico scese molto in profondità attraverso una " gabbia " , avendo prima testato l'atmosfera con la lampada di sicurezza. Rimase quasi un'ora nell'abisso. Quando tornò era molto pallido, con una ansiosa e pensierosa espressione sul volto molto differente dal suo carattere ordinario, che era di norma aperto, allegro, e audace. Egli disse brevemente che la discesa gli parve non sicura, e che non portava a nessun risultato; e, sospendendo ulteriori operazioni nel pozzo, ritornammo nelle parti più conosciute della miniera. Per tutto il resto della giornata l'ingegnere sembrò preoccupato da qualche pensiero in cui era assorto. Era insolitamente taciturno, vi era un sguardo smarrito e di paura, nei suoi occhi, come quello di un uomo che ha visto un fantasma. Di notte, mentre eravamo seduti soli nell'alloggio che condividevamo nei pressi della foce della miniera, dissi al mio amico: "Dimmi francamente, cosa hai visto nella voragine? sono sicuro che sia qualcosa di strano e terribile. Qualunque cosa fosse, ha lasciato nella tua mente uno stato di inquietudine. In questo caso due teste sono meglio di una. Confidati con me." L'ingegnere cercò a lungo di eludere le mie domande; tuttavia, mentre parlava, inconsciamente beveva dal fiasco di brandy in una maniera del tutto insolita, poiché era un uomo molto moderato, e questo fece cadere gradualmente il suo riserbo. Chi vuole tenersi i segreti per sé dovrebbe imitare le bestie, e bere acqua. Alla fine disse: Ti dirò tutto. Quando la gabbia si fermò, mi ritrovai su un crinale di roccia; e sotto di me, la voragine, che
Lunga vita agli sbarchi La convenienza dell’orrore. Lampedusa tra emergenza umanitaria e sfruttamento in celluloide. Il cinema del «secolo breve» (ma anche quello del terzo millennio) si è nutrito di orrori tappandosi il naso di fronte alle peggiori tragedie su scala planetaria pur di trovare soggetti accettabili per imbastire storie che vendessero. Prova ne sia che a partire dagli scontri interrazziali e dalle pulizie etniche ante litteram descritte nell’Antico Testamento o anche dalle scaramucce dell’era micenea ingigantite a dimensioni archetipali dall’epos omerico per arrivare fino alle emorragie umanitarie dei giorni nostri passando per il Medioevo di cartapesta reinventato a Hollywood non c’è conflitto o disastro socio-economico che il cinema sia a stelle e strisce che quelli più culti al di qua dell’Atlantico fino all’estremo Oriente non abbia vampirizzato per far fronte alle fin troppo frequenti crisi d’ispirazione che ne hanno afflitto le rispettive macchine del business. E se si eccettua forse il musical (ma anche lì vi sono importanti eccezioni), non c’è genere cinematografico che non abbia fatto le sue fortune creative attingendo a piene mani a guerre mondiali, conflitti intestini, rivoluzioni sfociate in successi decennali oppure represse nel sangue, pulizie etniche, barbarie coloniali su ampia scala, regimi autoritari, violenza terroristica, e chi più ne ha ne metta. La tragedia degli sbarchi sulle coste di Lampedusa (coi non pochi aspetti collaterali che possono fare da ferale contorno a quella che ormai tutti gli organismi internazionali non esitano a definire «emergenza umanitaria») si è inserita a pieno titolo in questa scia orrorifica di sfruttamento attivo in celluloide. Presenza costante a tutti i livelli nel mondo dell’informazione al punto da avere ormai anestetizzato le coscienze dei fruitori di quei diversi canali di distribuzione mediatica convertendosi da shock emotivo in fastidiosa abitudine, la tragedia di Lampedusa è diventata suo malgrado fonte di ispirazione di cinema e TV. In questo articolo si analizzano le diverse modalità estetico-stilistiche con cui cinema e televisione hanno sfruttato il tema pur approcciandolo con le migliori intenzioni di confezionare prodotti di impegno civile ma finendo però con lo sconfinare da una parte nello sfruttamento a livello di serialità televisiva (si veda "Lampedusa — Dall’orizzonte in poi", miniserie TV prodotta dalla RAI e andata in onda a settembre del 2016) e dall’altra nella celebrazione ufficiale a livello festivaliero (emblematico, a questo proposito, il caso di "Fuocoammare" di Francesco Rosi, docufiction che ha trionfato a Berlino e che in questi giorni è stato scelto per rappresentare l’Italia la notte degli Oscar a Los Angeles nella sezione dedicata al miglior film non in lingua inglese). Lungometraggi analizzati: ¸"Terraferma" di Emanuele Crialese (2011) "¸Fuocoammare" di Francesco Rosi (2015) "¸Lampedusa — Dall’orizzonte in poi" di Marco Pontecorvo (miniserie TV realizzata nel 2014 ma trasmessa in due puntate su Rai1 il 20 e il 21 settembre 2016) L'articolo si trova nella sua versione pubblicata presso il seguente URL: http://voyagesjournal.org/lunga-vita-agli-sbarchi-la-convenienza-dellorrore-lampedusa-tra-emergenza-umanitaria-e-sfruttamento-celluloide/
Turin – Earth. Città e nuove migrazioni, 2011