PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
Collana diretta da
Gian Pietro Brogiolo
Alexandra Chavarría Arnau
(Università degli Studi di Padova)
Comitato scientifico
Sylvain Burri (LA3M UMR 7298 CNRS-Université Aix-Marseille)
José María Martín Civantos (Universidad de Granada)
Cristiano Nicosia (Université libre de Bruxelles)
Leonor Peña Chocarro (Centro de Ciencias Humanas y Sociales - CSIC)
Carlo Tosco (Politecnico di Torino)
DIPARTIMENTO
DEI BENI CULTURALI
ARCHEOLOGIA, STORIA
DELL’ARTE, DEL CINEMA
E DELLA MUSICA
Curatela: Gian Pietro Brogiolo.
Crediti fotografici:
La carta a p. 104 è pubblicata su gentile concessione del Comune di Padova
(prot. 20780 del 20/01/2017).
La carta riprodotta a p. 231 è pubblicata su gentile concessione dell’Archivio
di Stato di Verona (conc. 1/2017, n. prot. 298/28.13.10/1).
Le carte a pp. 125, 208 (fig. 3), 210, 213-214, 233, 242 sono pubblicate
su gentile concessione dell’Archivio di Stato di Venezia (conc. 11/2017, n.
prot. 6768-2015/28.13.07/2016 e conc. 22/2017).
La carta a p. 125 è pubblicata su gentile concessione della Biblioteca Civica
di Verona (prot. n. 18110/2017 del 19/01/2017).
Le carte a pp. 134, 202, 209, 218 sono pubblicate su gentile concessione
dell’Archivio di Stato di Padova (conc. 2/2017, prot. n. 385 Cl. 28.13.07/1.2
del 01/02/2017).
La riproduzione è vietata.
In copertina:
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Controllo redazionale:
Composizione:
Stampa:
Area sud dei Colli Euganei in una visualizzazione LiDAR.
Paolo Vedovetto.
Sonia Schivo.
Francesca Benetti, SAP Società Archeologica s.r.l.
Tecnografica Rossi, Sandrigo (VI)
© 2017 SAP Società Archeologica s.r.l.
Strada Fienili 39a, 46020 Quingentole (Mantova)
www.archeologica.it, editoria@archeologica.it
ISBN 978-88-99547-10-3
ESTE, L’ADIGE E
I COLLI EUGANEI.
SToRIE DI PAESAGGI
a cura di
SAP
Società
Archeologica
PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
Gian Pietro Brogiolo
INDICE
Gian Pietro Brogiolo
Introduzione
Gian Pietro Brogiolo
Paesaggi storici dei Colli Euganei e della pianura padovana tra età 9
romana e medioevo
Gian Pietro Brogiolo
Este da città a castello degli obertenghi
6
25
Carlo Citter, Andrea Patacchini Il territorio della città di Este attraverso lo studio del palinsesto dei 41
catasti storici
Julia Sarabia Bautista
L’acqua come elemento generatore dei paesaggi storici nella pianura 69
sud-orientale dei Colli Euganei
Maickol Quarena
Castelli, monasteri e paesaggi agrari tra Baone, Calaone e Valle 89
San Giorgio
Luca Caloi
Paesaggi storici tra Galzignano, Battaglia Terme e Valsanzibio
123
Michele Camerin, Emanuele
Palladino
L’evoluzione del paesaggio storico nei comuni di Vo’, Cinto Euganeo
e Lozzo Atestino
143
Giacomo Barausse,
Filippo Favilli
Paesaggi storici tra Colli Euganei e Bacchiglione
155
Sandrine Paradis-Grenouillet
Trasformazione e gestione dei paesaggi boschivi dei Colli Euganei
187
Eugenio Tamburrino
De navigiis, riveriis et restariis: le acque e il loro sfruttamento 201
nell’area nord-est dei Colli Euganei. Un’analisi delle testimonianze
archivistiche e documentarie di età medievale
Francesco Tognana
La costruzione delle comunicazioni via d’acqua tra Verona, Vicenza, 221
Padova e Venezia (IX-XIII secolo)
Bibliografia generale
243
69
L’ACQUA COME ELEMENTO GENERATORE
DEI PAESAGGI STORICI
NELLA PIANURA SUD-ORIENTALE
DEI COLLI EUGANEI
Julia Sarabia Bautista
Abstract
This study aims to reconstruct historic landscapes from the Roman period to the Modern Era in the
southern territory of Padua, in an area between the Euganean Hills (on the West), the Bacchiglione
river on the East and the settlement of Pernumia on the South. The author focussed on the evolution
of the Roman centuriation and on the settlement patterns related to the frequent changes of the direction of the rivers, which characterized this area from the 6th century onwards.
Keywords: Adige river, centuriation, waterways, hydraulic system
1. Contesto ambientale: geomorfologia fluviale
Il territorio oggetto di studio1 è una porzione della Bassa Padovana, contraddistinta da un sistema fluviale complesso che, nel corso del tempo, ha modellato il
paesaggio lasciando traccia della sua attività nei numerosi dossi e paleoalvei che
ancora oggi si rilevano su gran parte del paesaggio (fig. 1). Da un punto di vista strettamente geomorfologico, quest’area è parte di una più vasta pianura alluvionale formatasi nel corso dell’olocene superiore a seguito di progressivi apporti sedimentari
di origine fluviale. In particolare, nel territorio qui considerato, quest’azione sedimentaria è stata svolta dai fiumi Brenta, Adige e Bacchiglione.
L’idromorfologia che caratterizza questo tratto di pianura è prevalentemente di
tipo deposizionale, con predominanza di alvei relitti, canali di rotta e relativi ventagli.
Lo scorrimento pensile dei corsi d’acqua all’interno degli argini naturali ha portato alla
formazione dei dossi fluviali, alti al massimo 2-3 m rispetto alla piana circostante, larghi
da poche centinaia di metri a oltre un chilometro e lunghi anche decine di chilometri2.
Nella fascia di pianura a ridosso dei Colli Euganei, la minore attività di deposizione fluviale ha portato alla formazione di aree depresse, con marcate difficoltà di drenaggio
delle acque superficiali che hanno facilitato la formazione di aree palustri e lacustri.
Queste zone umide risultano oggi quasi completamente scomparse, soprattutto a seguito delle intense opere di bonifica idraulica attuate nel corso degli ultimi secoli3.
In generale, come in tutta la pianura Padana, i terreni di formazione alluvionale
fluviale sono molto diseguali proprio per i turbamenti dovuti alle divagazioni idrografiche4. La Carta Geomorfologica della pianura Padana5 pone in evidenza questa fitta
trama di dossi corrispondenti alle molteplici direttrici fluviali del Brenta, Bacchiglione
ed Adige6, con una geometria degli alvei disegnata dalle diversioni nel corso della
storia, soprattutto nel caso dell’Adige, fiume che ha subito processi di “squilibrio dinamico” in diversi periodi7 (fig. 2).
1
La ricerca è stata condotta nell’ambito
dei diversi progetti che compongono la ricerca IRAAHL (Innovative research on
Alpe-Adria historical landscapes), soprattutto grazie ad un assegno di ricerca nel
progetto europeo MEMoLA FP7 (MEditerranean MOuntainous LAndscapes: an historical approach to cultural heritage
based on traditional agrosystems). L’area
considerata è stata oggetto di studio nel
corso di Archeologia Postclassica (a.a.
2014-2015), tenuto dal Prof. G.P. Brogiolo che ringrazio per l’aiuto ad approfondire alcuni temi qui esposti. Il catasto
austriaco è stato vettorializzato dagli studenti del corso.
2
Fontana, Mozzi, Bondesan 2008; Matteazzi 2013, pp. 46-47.
3
Miola et al. 2012, p. 66.
4
Fontana, Mozzi, Bondesan 2008, pp. 8586.
5
M.U.R.S.T. 1997.
6
A questi si dovrebbero aggiungere anche
il canale di Cagnola-Bovolenta che, ancora
in epoca medievale, era considerato un
corso fluviale indipendente (con il nome di
Vigenzone), ma che oggi è compreso, nel
suo tratto terminale (a partire da Bovolenta), nel corso principale del Bacchiglione.
7
Marchetti 2000, p. 83.
70
Fig. 1. Area di studio analizzata
nel testo.
Fig. 2. Carta geomorfologica
della Pianura Padana.
71
1.1. Il patrimonio idrografico: le tracce dei grandi dossi fluviali nel paesaggio
L’instabilità dei corsi d’acqua ha giocato dunque un ruolo fondamentale nel
modellare il paesaggio storico dell’area di studio. Con l’aiuto dell’analisi geomorfologica (nel DTM-LiDAR, fotografie aree, radar, ecc.) e delle evidenze archeologiche edite8, possiamo tentare di ricostruire i decorsi9 che, anticamente,
potrebbero aver seguito Bacchiglione e Adige, i fiumi che più hanno influenzato il
territorio in esame (fig. 3).
1.1.1. Bacchiglione
Sembra che fin da epoche preistoriche il Bacchiglione sia fluito senza grandi
variazioni da Vicenza verso Padova, seguendo il percorso attuale almeno fino
alla zona di Trambacche10. A partire da questo punto si ipotizza che il suo tracciato seguisse un paleoalveo che appare piuttosto evidente nella carta geomorfologica del 1997 (M.U.R.S.T.) e nelle foto aeree (fig. 4). Questo alveo (B1) si
stacca dal corso attuale all’altezza di Tencarola per dirigersi ad Albignasego e
Casalserugo fino a Bovolenta11. Il fatto che i tracciati viari attuali sembrino rispettarne l’andamento fino alla altezza di Mandria e che esista un documento
del 1114 che menziona la presenza di un ponte di Mandria12, potrebbe indicare
come, ancora in epoca medievale, un corso d’acqua occupasse tale alveo13.
Un altro paleoalveo del Bacchiglione inizia nei pressi di Abano e prosegue per
Terradura fino a Carrara Santo Stefano (B2) Alcune datazioni al 14C effettuate
nei pressi di Mezzavia su un tronco d’albero e su carboni immersi in depositi alluvionali, hanno portato ad attribuire l’attività del dosso ad un momento compreso
tra 6.800 e 4.700 anni fa14.
Fig. 3. Ricostruzione dei corsi a partire dal DTM-LiDAR e analisi geomorfologica.
CAV 1992.
In questa sezione si analizzano i principali paleoalvei e dossi fluviali rilevati attraverso l’analisi
geomorfologica in fotografia aerea, nel DTMLiDAR o nella Carta Geomorfologica (M.U.R.S.T.
1997). Tutti i corsi minori e le divagazioni saranno analizzati nel par. 2, che tratta di viabilità,
perché in molti casi i tracciati stradali riportati
nel catasto austriaco, che ancora oggi paiono
in gran parte immutati, sono assimilabili a questi
antichi letti d’acqua. Si discuterà anche di come
la morfologia di alcuni piccoli corsi d’acqua sia
mascherata dai processi di bonifica agraria.
10
Bianchin Citton 1993, pp. 112-130.
11
Pezzato 1988, pp. 53-77; Marcolongo
1989, p. 19.
12
CDP, II, n. 62.
13
Il rinvenimento di un insediamento dell’età
del Bronzo a Mandriola (CAV 1992, pp. 7374, n. 255), di alcuni bronzi votivi di epoca veneta (IV-III secolo a.C.) ad Albignasego (CAV
1992, p. 74, n. 256, n. 259) e di anfore romane in prossimità dell’antico alveo fluviale,
lungo la via Abano-Tencarola e alla Mandria,
suggerirebbe che tale corso d’acqua scorresse
in queste zone fin dalla protostoria, avvalorando
ancora più la possibilità di riconoscerlo come
un’antica direttrice del Bacchiglione, Matteazzi
2013, p. 84, fig. 23A.
14
Fontana, Mozzi, Bondesan 2008, p. 85;
Miola et al. 2012, pp. 66, 83.
8
9
72
Fig. 4. Dettaglio dei paleodossi
del Bacchiglione (B.1, B.2) e
dell’Adige (A.1) testimoniati sul
DTM-LiDAR dell’area campione.
1.1.2. Adige
Si pensa che, anticamente, il Vigenzone
potesse essere il letto originario del Bacchiglione. Conosciuto ai tempi di Plinio il
Vecchio come fiume Vigisono, sparì dopo
l’epoca di Vespasiano. Secondo A. Gloria
«nel medioevo compare di nuovo con el
nome di Vighenzone, dato prima al solo
alveo di Carrara fino a Bovolenta, esteso
poi all’alveo da Pernumia per Monselice ad
Este non solo, ma oltre a questa città da
una parte e oltre a Bovolenta dall’altra sino
al porto di Brondolo, avvegnaché da Bovolenta in giù corresse nello stesso alveo il
Bacchiglione» (Gloria 1877, p. 84). Un documento del 1068 accenna il Vighenzone
con molini a Pernumia; altri documenti
degli anni 1013 e 1050 dicono che il Vighenzone transitava non lontano da Monselice e dal Monte Vignalesco (oggi
Montericco), Gloria 1873, p. 309.
16
Secondo la cronaca tramandata
da Paolo Diacono, il 17 ottobre 589 vi fu
una piena eccezionale dell’Adige che ne
causò lo straripamento e provocò un
grande alluvione, «rovinando campagne e
borghi [...]. Furono spazzati via i sentieri e
distrutte le strade» (Paolo Diacono, Historia Langobardorum, III 23).
17
CRC-Color Ramp Constraint con una
quota sul livello del mare tra 0-25 m.
18
Marcolongo, Zaffanella 1987, pp. 5152.
19
Valandro 1997, p. 174.
20
Matteazzi 2013, p. 91.
21
Meneghel 2004, p. 299.
15
A differenza di quanto accade nella zona nord dell’area di studio, dove sono stati
identificati solo due dossi appartenenti al corso del Bacchiglione (B1 e B2) nella
parte meridionale, in particolare a sud dell’attuale canale Cagnola-Bovolenta15, si
può osservare un complesso sistema di corsi d’acqua minori e rami relativi principalmente al fiume Adige. Come abbiamo visto in precedenza, l’Adige ha sofferto in
passato di processi di trasformazione e straripamento, alcuni dei quali ricordati
nelle fonti storiche (come la Rotta della Cucca)16. L’analisi geomorfologica su DTMLiDAR, tramite una visualizzazione che esalta il microrilievo17, mostra le strutture
dossive di origine fluviale che, nella maggior parte dei casi, coincidono con la rete
stradale attuale (fig. 5a).
Sembra che l’Adige abbia seguito un percorso stabile e sostanzialmente coincidente con l’attuale solo fino alla zona di Bonavigo (Verona), dove si sarebbe diviso in
due distinte diramazioni18.
Un ramo settentrionale (A1) tra l’età del Bronzo Finale e l’altomedioevo, sarebbe
passato a sud e nord del colle della Rocca a Monselice, seguendo probabilmente il
corso dell’odierno canale Bisatto, ricordato in epoca medievale come flumen Vigenzone19. Secondo alcuni autori, il fiume sarebbe passato a sud del colle della Rocca
in direzione di Arzer di mezzo20. Tuttavia il micro rilievo del DTM-LiDAR mostra che
il paleodosso rilevato in questa zona passava sia a sud sia a nord della Rocca. Questo
potrebbe indicare un isolamento del colle, circondato dall’acqua dell’Adige, e il suo
ruolo strategico nella tarda antichità e nell’altomedioevo (fig. 5b). Alcuni elementi di
questa rete idraulica pare siano rimasti attivi anche dopo che l’Adige mutò il suo
percorso durante l’epoca medievale21.
La parte di questo paleodosso che risalta maggiormente da un punto di vista
geomorfologico è il ramo che da Monselice sale verso Pernumia e da qui procede
73
Fig. 5a. DTM-LiDAR, strutture
dossive di origine fluviale.
Fig. 5b. DTM-LiDAR, paleodossi.
74
a sud-est in direzione di Conselve, Arre, Candiana e Concadalbero (A.1.1). Alcune
datazioni al radiocarbonio confermano l’attività di questo dosso dall’età del Bronzo
fino all’epoca altomedievale22.
Una certa importanza pare abbia rivestito anche il dosso atesino, che da Pernumia scende a Tribano e Bagnoli, soprattutto in considerazione del forte risalto morfologico che mantiene fino alla confluenza nei pressi di Agna con un paleodosso del
Po (A.1.2). Anche per questo tratto, le analisi al radiocarbonio suggeriscono una
piena attività durante l’età del Bronzo23.
2. Viabilità e insediamenti tra terre e acque
Mozzi et al. 2011, p. 86.
Primon, Furlanetto 2004, p. 311; Mozzi
et al. 2011, p. 86.
24
Gloria 1862, pp. 116-121; CDP, I, n. 55;
Bortolami 1978, pp. 19-20 e nota 2; Barbierato 1993, p. 110 n. 257; Barbierato
2004, p. 130.
25
CAV 1992, georeferenziata in ambiente
GIS.
26
Bortolami 1978, p. 20; Pesavento Mattioli 1984, p. 99.
27
CDP, I, n. 144, p. 180.
28
Valandro 2007, p. 338; Colecchia
2008, p. 155; Brogiolo, Ibsen 2009, pp.
204-205.
29
Bondesan et al. 2010, pp. 34-35.
30
Santa Giustina di Pernumia è una fra le
chiese di probabile fondazione altomedievale che gravitano sull’antico percorso viario segnato nell’Itinerarium Antonini, che
menziona le stationes di Ad XII-Maio Meduaco, Ad Portum ed Ad IX. Questo itinerario si muoveva da Bologna verso
Modena, Este, Monselice, Battaglia Terme,
Montegrotto, Abano, Padova, costeggiando l’acquedotto proveniente dai Colli
Euganei (Colecchia 2008, p. 155).
31
Matteazzi 2013, p. 193.
32
Palude del Savellon e quella Grande.
33
Brogiolo 2015b, pp. 47-68.
22
23
Considerando l’acqua come elemento generatore di questi paesaggi di pianura,
se ci concentriamo sulla zona di Pernumia come area campione, questa attività dei
dossi dell’Adige si osserva anche attraverso la distribuzione dei percorsi stradali e
dei siti archeologici documentati nella zona (fig. 6a). Sappiamo che il centro attuale di
Pernumia esisteva certamente in epoca altomedievale, quando è ricordato come Prenumiam nell’828 e Pronomias nel 97024, anche se, come emerge dalla mappa con
i dati archeologici finora editi25, la quantità di materiale archeologico emerso relativo
soprattutto a contesti funerari, lascia ipotizzare che già in epoca romana potesse essere sede di un agglomerato insediativo26. Le aree funerarie sembrano, infatti, disporsi intorno all’attuale centro storico, suggerendo che l’insediamento romano fosse
non troppo lontano dalla chiesa intitolata a Santa Giustina, attorno alla quale si sviluppò il castello altomedievale. Questa chiesa è testimoniata la prima volta nelle fonti
nel 104527, ma la sua dedicazione e i risultati di uno scavo eseguito nel 1998 all’interno dell’edificio, indicano una costruzione originale più antica, al di sopra di una precedente area funeraria di età imperiale28. L’istituzione a Pernumia, tra V e VI secolo,
di una struttura ecclesiastica, dimostra che già in epoca tardoantica la zona costituiva
un punto di riferimento per il popolamento rurale. In questo senso, il suo collocarsi
presso un possibile ramo dell’Adige29, ne avrebbe favorito il costituirsi in un punto importante dell’itinerario legato a una direttrice di traffico terrestre tra Patavium e Ateste30 e a una via di comunicazione fluviale, costituita dal corso stesso dell’Adige31.
L’abitato tardoantico di Pernumia, infatti, sorge lungo il vecchio paleoalveo dell’Adige, che proprio qui forma un’ansa per poi proseguire verso San Pietro Viminario.
Il luogo non è casuale, proprio perché era uno scalo importante e facilmente difendibile a ridosso delle paludi più a nord32.
Per quanto riguarda i corsi o diramazioni minori, è interessante notare come i
percorsi stradali ancoraggi utilizzati, si sono sviluppati seguendo gli argini degli antichi fiumi. osservando il DTM-LiDAR e il catasto austriaco si possono enumerare
molti esempi: alcuni dei più importanti sono diretti proprio verso il Vigenzone a nord,
ad esempio la strada di Maseralino oppure quelle di Vo’ della Cenere e del Santo,
mentre altri seguono il vecchio alveo dell’Adige e rappresentano i cardini del territorio lungo l’argine ovest-est (strade di Cornoledo e di Trinità) (fig. 6b). oltre che per
i percorsi stradali, la morfologia di questi paleoalvei era ancora parzialmente intuibile
all’inizio dell’ottocento per la disposizione delle particelle, ma sembra che l’attività
fluviale di tutti questi corsi vicini a Pernumia non sia andata oltre l’altomedioevo, probabilmente a causa di un generale peggioramento delle condizioni climatiche tra il
V e il VII secolo e a causa della scarsa manutenzione dei fiumi33.
Un’altra area interessante dal punto di vista della viabilità si trova nel territorio
dell’attuale comune di Due Carrare, a nord di Pernumia, dove in molti casi i tracciati
stradali riportati nel catasto austriaco (1845), che ancor oggi appaiono in gran
parte immutati, sono assimilabili ad antichi letti d’acqua, spesso identificati come
rami residui del Bacchiglione.
75
Fig. 6a. Pernumia LiDAR con
i siti archeologici.
Fig. 6b. Pernumia catasto con
particelle e vie adattate ai vecchi corsi.
76
Fig. 7. Catasto austriaco e fotogramma del GAI con dettaglio
del sito del castello medievale.
Il canale Biancolino fu fatto derivare dal
canale di Battaglia a Mezzavia per immettersi nel canale Cagnola. Prima della realizzazione del canale di Battaglia, nel letto
dell’attuale Biancolino scorreva il Rialto
che raccoglieva le acque del versante
orientale dei Colli Euganei da Teolo a Battaglia. Dato che il canale di Battaglia fu realizzato pensile, per garantire una più
regolare navigazione, le acque del Rialto furono deviate e obbligate a sottopassare il
canale di Battaglia in località Pigozzo.
34
Nel territorio di Carrara San Giorgio la strada comunale di Campolongo, parallela
al canale Biancolino, probabilmente riferibile ad un antico corso d’acqua (forse il
Rialto)34, attraversa il centro abitato e sfiora il sito dove doveva sorgere l’antico castello dei Da Carrara (fig. 7), per poi procedere fino all’Abbazia di Santo Stefano e di
qui a Ponte della Riva. Qui si ricongiunge col percorso superiore del Canale Vigenzone, che in questo punto riprende un andamento sinuoso ovest-est, dopo una brusca svolta in direzione nord in contrada Maseralino (Cartura).
77
Fig. 8. Immagine Radar, percorsi
attribuibili a precedenti diramazioni del Canale Vigenzone e al
Rialto.
In modo analogo, in contrada Chiodare (sempre nel territorio di Carrara San
Giorgio) e a Carrara Santo Stefano (nell’abitato di Gorghizzolo) nell’omonima strada
comunale che collega questi insediamenti con l’abbazia di Santo Stefano, è possibile
ravvisare due percorsi attribuibili nuovamente a precedenti diramazioni del Canale
Vigenzone e al Rialto (fig. 8).
Val la pena notare che il permanere di tali tracciati fluviali nella rete viaria riguarda due canali che nel loro corso si snodano lungo antichi alvei del fiume Bacchiglione, mentre nulla di simile si registra per una realtà come il Canale Battaglia,
scavato ex novo alla fine del XII secolo. Dal punto di vista topografico dei luoghi, dobbiamo rilevare che non sono pochi i tratti antichi di strade costruiti su vecchi argini
tagliati dal nuovo canale, particolarmente nel braccio iniziale tra Mandria e Giarre
d’Abano, tanto da giustificare la costruzione dei ponti della Cagna e della Fabbrica35.
Questa situazione tende a presentarsi piuttosto di frequente nella zona carrarese
e l’importanza che l’acqua svolgeva nel definire e disegnare questo territorio è ulteriormente sottolineata dall’abbondanza di toponimi che fanno riferimento a questo specifico ambito. Nel territorio di Carrara Santo Stefano troviamo infatti le
contrade di Gorghizzolo, Maseralino e Ponte della Riva; in località San Giorgio le
contrade Sabbioni e Saline e l’insediamento di Pontemanco, nonché le strade comunali di Ponte dell’Albera e del Canaletto; quest’ultima attraversa l’omonimo quartiere, rispettivamente a sud e a nord del Canale Biancolino. Medesimo contesto si
presenta poi nei territori di Terradura e Cornegliana. In particolare la situazione di
quest’ultimo sito appare speculare a quanto avviene del territorio di Due Carrare:
la sinuosità delle strade, in evidente relazione con la presenza del Bolzano che ne
attraversa il territorio da nord a sud, i profili ondulati dei particellari e l’abbondanza
di toponimi e odonimi “idrici”, sono tutti elementi che rimandano a una storia di
acque e bonifiche.
35
Grandis 2003, p. 268.
78
3. Evoluzione dei paesaggi agrari
La ricostruzione dei paesaggi agrari storici a sud di Padova è un compito arduo
poiché poche sono le tracce identificabili fisicamente sul suolo. La stessa centuriazione è di difficile individuazione. Di certo l’area tra i Colli Euganei e il Bacchiglione
era centuriata e la prova più sicura è stata la scoperta, negli anni Settanta del secolo
scorso, di un cippo gromatico a San Pietro Viminario riportante l’indicazione di un
incrocio centuriale e, qualche tempo dopo, l’identificazione di un secondo cippo a
Maseralino36. Nonostante entrambi i cippi siano databili all’epoca neroniana, la cronologia degli interventi romani resta in discussione; si pensa ad una prima organizzazione agraria tra la fine del II e il I secolo a.C., con una seconda attività catastale
a metà del I secolo d.C.37. Indipendentemente dalla datazione di questa centuriazione,
la cosa più importante è sapere che tipo di distribuzione e misure sono state utilizzate dai Romani per l’organizzazione di questa fascia di terra per poterne studiare
le dinamiche di trasformazione dei secoli successivi.
Il campione di territorio scelto per l’analisi comprende, come abbiamo già detto,
una fascia che va verso est dalla città di Abano fino ai limiti amministrativi del territorio di Maserà di Padova e a sud fino a Pernumia. In questo caso la scelta del campione ha voluto favorire la continuità spaziale nel territorio più che una suddivisione
in micro-campioni interni o in aree limitate da confini comunali, proprio perché era
maggiore la difficoltà nell’individuare patterns di base come la centuriazione.
In base alle relazioni tra i vari tipi di particellare e alla viabilità individuata, l’evoluzione del paesaggio è stata divisa in tre fasi cronologiche relative: epoca romana,
età tardoantica e altomedievale, infine, un periodo moderno e contemporaneo.
3.1. Il paesaggio romano: l’elemento idrico come generatore dell’ager patavino
Lazzaro 1971-72; Banzato 1976-77.
Lazzaro 1971-72; Chouquer, Favory
2001, pp. 192-195.
38
Matteazzi 2013, p. 256.
39
Matteazzi 2013, p. 249.
40
Balasso et al. 2013, sistema B, pp. 6972, fig. 60.
36
37
Abbiamo già menzionato come l’idrografia abbia fortemente influenzato l’evoluzione morfologica del paesaggio della pianura orientale euganea nel corso della storia. Nel catasto austriaco del 1845 le tracce della viabilità rilevate nella parte nord
del canale di Cagnola-Bovolenta ne riprendono grossomodo l’orientamento di questo
canale, con un insediamento di tipo disperso intorno alle vie principali; mentre quelle
relative all’area a sud, nei territori di Pernumia e Carrara San Giorgio, sono disposte
con un orientamento radiale, probabilmente perché soltanto in questi centri si sviluppò un insediamento concentrato di una certa entità dove, come abbiamo visto, i
percorsi seguono i paleoalvei dell’Adige e del Bacchiglione (fig. 9). Secondo M. Matteazzi, oltre al canale di Cagnola-Bovolenta, che potrebbe fossilizzare la fossa nota
per i gromatici come fossa limitalis, la gran parte della rete idrografica attuale segue
lo stesso orientamento degli assi della centuriazione proposta dall’autore e in diversi
casi, i corsi d’acqua riprendono il tracciato di supposti antichi limites38. In questo
modo, si poteva sfruttare la pendenza naturale del terreno e favorire la circolazione
e il drenaggio delle acque. Questa centuriazione, proposta da M. Matteazzi in base
all’analisi archeomorfologica, alla metrologia e all’osservazione della rete viaria nel
territorio a nord del canale Cagnola-Bovolenta, presenta una modulazione corrispondente a centurie di 15 per 20 actus (530 x 706,5 m), con un orientamento tra i
15 e i 17 gradi rispetto al nord geografico39. Questo modello catastale si estende,
secondo le evidenze archeomorfologiche analizzate dall’autore, in tutta la bassa pianura padovana, limitato a nord dal fiume Brenta, mentre ad ovest arriva a Cervarese
S. Croce, a sud fino ad Agna e ad est fino alla laguna di Venezia e Chioggia. Tuttavia,
questo non è l’unico modello di centuriazione proposto per questa zona a sud di Padova. P. Cattaneo ha recentemente presentato un sistema centuriato a sud-ovest
della città sulla base dei dati estratti dai numerosi interventi archeologici eseguiti
nel corso dei lavori per la realizzazione della A31 Valdastico Sud40.
79
Fig. 9. Mappa della viabilità con
rete idrografica.
Secondo l’autore si sviluppa un sistema agrario con un orientamento omogeneo
testimoniato da diversi tipi di evidenze (scoli, canalette, strutture e costruzioni attribuibili al periodo romano). L’orientamento a 2,5° nord, con centurie di 20 x 20 actus
(706,5 x 706,5 m), è evidente in particolar modo nella zona tra Bastia di Rovolon e
Barbarano Vicentino, si estende a occidente, fino al piede dei Colli Berici, mentre a
nord è delimitato nettamente dal corso del Bacchiglione41, che funzionerebbe come
linea di demarcazione tra i territori di Vicenza e Padova42. Per la nostra area è da
notare che alcune delle tracce individuate dall’autore continuano fino a TorregliaMontegrotto, ovvero a settentrione della linea di confine tra Padova e Este, marcata
dai tre cippi di Teolo, Monte Venda e Galzignano.
41
42
Barausse, Favilli in questo volume.
Tozzi 1987, p. 131.
80
Fig. 10. Viabilità di Abano, Albignasego e Maserà con maglia
centuriazione con diversa colorazione per le linee ortogonali e
quelle “sinuose” che non seguono la centuriazione.
81
Per il territorio a sud-ovest di Padova esistono, quindi, due diverse proposte per
la pianificazione dell’ager Patavino. In entrambi i casi sono basate sull’analisi geomorfologica e archeologica. Noi useremo invece, come strumento principale di confronto, il catasto austriaco del 1848, che, una volta vettorializzato in ambiente GIS,
ci permette di analizzare i differenti orientamenti delle possibili tracce ortogonali
che avrebbero potuto far parte della centuriazione di questa zona.
Nell’area di Abano, l’analisi del catasto austriaco e della fotografia aerea mostra
come la maglia centuriale con orientamento tra i 15-17° sud-ovest43, sembra essersi più adattata alle caratteristiche geomorfologiche e idrologiche di questa precisa zona (fig. 10a); elementi che, a mio avviso, sono abbastanza importanti da
condizionare le forme e gli orientamenti dei paesaggi agricoli romani, e quelli successivi. L’unico altro elemento che ha esercitato un’influenza su strade e particellari
è il centro abitato, che ovviamente ha attratto verso di sé alcune direttrici creando
un piccolo andamento a raggiera di tutto l’assetto viario. A parte questi dettagli specifici, le canalizzazioni e le strade, nella maggior parte dei casi, hanno mantenuto il
loro andamento ortogonale (fig. 10).
Nel territorio di Albignasego e Maserà di Padova è molto complicato individuare
le tracce del catasto romano, ma è possibile vedere degli allineamenti che continuano quelli di Abano, e quindi sono precedenti alla costruzione del canale Battaglia,
che attraversano tutta l’area e che sono sempre equidistanti, con una distanza che
rientra nei parametri delle misure proposte per le centurie di entrambe le griglie
(15 x 20 actus/20 x 20 actus). Alcune canalizzazioni orientate da nord a sud mantengono un allineamento costretto nella direzione centuriale di 15-17°. Altre canalizzazioni, invece, tagliano trasversalmente le forme particellari e assumono tipici
andamenti a meandro che non s’inquadrano in nessun limite artificiale.
Nel resto del territorio analizzato (le zone a sud del canale Cagnola-Bovolenta:
Due Carrare, Pernumia), i segni ortogonali della rete stradale non sono abbastanza
chiari da suggerire una sopravvivenza della sistematizzazione romana.
Pertanto, sembra che delle due proposte, almeno dalla zona est del centro di
Abano alla zona di Maserà di Padova, l’orientamento di 15-17° per la centuriazione
(fig. 10a) è più adatto alle tracce della viabilità ortogonale individuata, e stratigraficamente collocate prima della costruzione del canale Battaglia nel XII secolo. Tuttavia la proposta di un unico modello di centuriazione per tutto il territorio a sud di
Padova non è fattibile, come proposto da M. Matteazzi, perché le testimonianze archeologiche presentate da P. Cattaneo per l’area sud-ovest dimostrano ampiamente
l’esistenza di una sistemazione agraria romana con limiti centuriali orientati 2,5°
nord-ovest44. Dal mio punto di vista, il territorio a ridosso dei Colli Euganei, delimitato
a nord e ad est dal fiume Bacchiglione, potrebbe essere oggetto di due pianificazioni
contemporanee con diversi orientamenti di particelle, in stretta relazione con una
nuova rete idraulica artificiale che permette il drenaggio e l’utilizzo dell’acqua che
cade direttamente dai versanti Euganei. Nella centuriazione proposta da Cattaneo,
l’orientamento favorisce la raccolta delle acque dalle pendici settentrionali dei Colli,
mentre la maglia centuriale di Matteazzi, avrebbe fatto lo stesso con le acque dei
versanti orientali e la loro canalizzazione verso la stessa direzione di alcuni corsi
d’acqua rilevati nella zona (vecchio fiume Vigisono).
Nella nostra area di studio, per verificare se nella divisione agraria ancora presente nell’ottocento fosse fossilizzata una traccia della centuriazione proposta da
Matteazzi, abbiamo applicato un’analisi in ArcGIS sulle particelle del catasto austriaco
vettorializzate, che permette di evidenziare quali trame seguano un orientamento tra
i 15 e i 17 gradi45. Come si vede nell’immagine (fig. 11), la percentuale è leggermente
più elevata nella zona di Albignasego e Maserà (circa 6 %), mentre ad Abano non
supera il 2%. A sud di Maserà, vicino al canale Cagnola-Bovolenta, il paesaggio agrario
è segnato da campi lunghi che mantengono lo stesso orientamento, ma in questo
caso sembrano essere associati ad interventi medievali pianificati mirati al recupero
Matteazzi 2013, pp. 243-249.
Barausse, Favilli in questo volume.
45
Per effettuare il calcolo dell’angolo abbiamo utilizzato l’estensione easy calculate.
43
44
82
Fig. 11. orientamento delle particelle.
di terre paludose, in quanto si trovano nelle vicinanze del Bacchiglione.
Le evidenze del catasto offrono un valido riferimento stratigrafico per distinguere
la trama ortogonale e altri sistemi (ad esempio quelli a campi lunghi), riflesso di due
grandi periodi di strutturazione territoriale nella zona, dei quali quello riferibile alla
rete viaria ortogonale, come già detto per i territori a nord, è il più antico.
La struttura ortogonale, che stratigraficamente si colloca in un momento precedente all’impostazione di alcuni sistemi ortogonali minori (come quello di Maserà)
e delle grandi opere di canalizzazione del XII secolo, come il canale Battaglia, potrebbe essere di epoca romana, possibile evidenza dell’intervento di centuriazione
neroniano testimoniato dai cippi gromatici di San Pietro Viminario e Maseralino.
Un altro elemento dedotto in questo caso dall’immagine radar (fig. 12), è la netta
differenza tra le trame delle particelle a nord della linea tratteggiata e quelli a sud,
83
Fig. 12. Immagine Radar, differenza tra le trame delle particelle a nord e a sud della linea
tratteggiata nei pressi di Carrara San Giorgio e Pernumia.
nei pressi di Carrara San Giorgio e Pernumia. Questa differenza è dovuta a una maggiore stabilità geomorfologica nella zona tra Abano, Albignasego e Maserà, e all’assenza di grandi alluvioni, che hanno permesso la continuità dell’insediamento e delle
coltivazioni sulla vecchia struttura centuriata. Tuttavia, un generale peggioramento
delle condizioni climatiche, avvenuto tra il VI e l’VIII secolo, insieme alla scarsa manutenzione dei fiumi, provocò numerose e gravi alluvioni che sconvolsero l’orografia
del territorio a sud, come dimostrano le diversioni dell’Adige nella zona di Pernumia.
Ad ulteriore conferma, i centri di Pernumia e Carrara San Giorgio mostrano una
viabilità radiale di solito attribuibile ai contesti altomedievali46, che potrebbe indicare
una configurazione post-classica di questi centri e del loro territorio, senza escludere
un’occupazione precedente attestata dai dati archeologici, comunque non visibile
nella morfologia insediativa che vediamo nel catasto austriaco.
46
La semplificazione di considerare il paesaggio agrario medievale come una costruzione centripeta è stata ampiamente
sfumata negli ultimi anni, Chouquer 2000.
84
Fig. 13. Livello acqua Global Mapper e LiDAR con paludi.
85
3.2. Il paesaggio tardoantico e altomedievale: le zone paludose
Il periodo di peggioramento climatico post-classico, favorì un incremento delle
aree boschive, mentre le aree depresse ritornarono ad essere paludose47. Questo
fenomeno può essere indagato utilizzando alcuni strumenti del software Global
Mapper che, agendo sul DTM, permettono di innalzare virtualmente il livello dell’acqua ad intervalli di un metro (fig. 13). Emerge dunque come nella fascia di pianura
a ridosso dei Colli Euganei vi siano aree depresse che hanno difficoltà di drenaggio
delle acque superficiali. Sempre nell’area di Pernumia, oltre ai fiumi, altri elementi
generatori del paesaggio a partire dal periodo tardoantico furono le paludi. Ancora
nella cartografia austriaca si notano, infatti, degli andamenti di particelle circolari
al centro del territorio che dovevano riferirsi a precedenti aree palustri, e inoltre
anche nella tradizione contemporanea è rimasta la toponomastica riferibile alla
palude del Savellon, più piccola, e la palude Maggiore48. Anche nel DTM-LiDAR queste aree d’inondazione coincidono con i punti più bassi del territorio (fig. 14).
Gli eventi alluvionali, avvenuti nell’arco di più secoli, hanno causato un incremento
della portata dei fiumi trasformando i loro corsi. Sappiamo che si estinse il ramo
dell’Adige che da Bonavigo passava per Montagnana, Este, Sant’Elena, Solesino e
sfociava nell’antico porto di Brondolo. Sembra che intorno al X secolo, il corso dell’Adige finalmente si assestò nell’alveo dell’antico canale Chirola49. Le poche fonti
superstiti che parlano di questa zona, indicano chiaramente che durante l’altomedioevo vi si andò affermando un vasto mantello di bosco umido che si interponeva
tra il principale abitato di Monselice, sede di pieve, castello e corte regia, e quei
centri meno consistenti di Pernumia e Conselve50. Ancora a metà Duecento,
quando sopravvivevano brandelli più o meno ampi della vecchia selva (Reoso, Visignolo) s’imponeva la necessità di drenare le vaste aree paludose esistenti in zona.
Tutta la prolungata e insistente opera di ripresa agraria promossa in particolare
dai monasteri benedettini tra XI e XIII secolo mediante bonifiche e disboscamenti,
dimostra che da secoli ormai si era persa traccia della struttura viaria e della parcellizzazione romana.
Lentamente l’attività agricola riprese grazie a questa bonifica di terreni boscosi
e paludosi. Nel territorio padovano il vero protagonista delle opere di bonifica in età
medievale fu il Monastero di Santa Giustina, che ricevette molte donazioni da parte
dei vescovi patavini e di grandi famiglie feudali.
Un caso esemplare lo troviamo nella corte di Maserà. Qui, accanto alla domus
donica del monastero di Santa Giustina esistevano una cappella privata che fu promossa al rango di pieve già prima del 1077 e un grappolo di appezzamenti coltivati
circondati da ben più consistenti aree di incolto. Questo nucleo diventò punto di riferimento della popolazione locale e la base propulsiva di una sistematica espansione agricola che investì anche il vicino villaggio di Ronchi, dove dal 1172 è pure
attestata una chiesa di San Martino51. Una indiretta traccia dei dissodamenti intensivi sviluppati in zona si coglie in toponimi quali Bosco Maggiore, Cà del Bosco,
Carpenedo, Roverella, Frassineda, tutti dovuti alle principali essenze vegetali dei
boschi cedui che dovevano incombere sulla corte ancora intorno al Mille; così come
altre contrade denominate Calle della Palude, Campi della Palude, Paluselli Larghi,
Lagosalso, Conche, Conca Fosole, Valata rammentano lo stato di impaludamento
che affliggeva ettari di terra agli esordi della gestione monastica. Incentivando con
apposite iniziative il drenaggio e la regimentazione delle acque e la messa a cultura
delle boscaglie, si dilatò il numero delle prese bonificata, dei ronchi, ecc. Sul finire
del Duecento si può calcolare che l’intero complesso della corte raggiungesse
l’estensione di 1200 campi padovani (463 ettari)52.
47
Per una sintesi del problema, proprio in
relazione con queste aree, si veda Brogiolo
2015b.
48
Zanini 1925, p. 13.
49
Gualtieri di Brenna, Cantù 1861.
50
Bortolami 1978, pp. 44-45.
51
Bortolami 2001, p. 24.
52
Bortolami 2001, p. 24.
86
Fig. 14. DTM-LiDAR, Palude del Savellon e palude Maggiore.
87
3.3. I paesaggi e le forme del particellare
In conclusione, le forme delle particelle presentano tipologie differenti che possono essere attribuite a diversi momenti di evoluzione geomorfologica del paesaggio
agrario, influenzato a vari livelli dalle trasformazioni idrografiche susseguitesi dall’età
tardoantica in poi, che hanno generato disparati modelli e relazioni tra questi paesaggi e l’insediamento.
Le forme delle particelle individuate nella zona a nord del canale Cagnola-Bovolenta (Abano, Albignasego e Maserà) si possono classificare in tre tipologie: (a) una
di grandi dimensioni che ha mantenuto più o meno l’orientamento del particellare
romano e in molti casi potrebbe costituire il fossile delle divisioni interne alle centurie;
(b) un secondo tipo di particelle quadrangolari di piccole dimensioni impostate soprattutto presso le strade e in relazione con case e casali sparsi; (c) una serie di
particelle di forma quadrangolare ed allungata connesse a strade secondarie
spesso non allineate con le principali vie di orientamento romano e altre volte disposte ortogonalmente alle particelle di tipo (a) e (b). Queste tre tipologie potrebbero
essere attribuite a quattro grandi momenti di trasformazione nello sfruttamento
del paesaggio. Una prima fase è quella della grande sistematizzazione ortogonale
dell’ager di Patavium, con un orientamento collegato alla rete idrica. Nella seconda
fase, sembra che alcune aree della campagna vengano abbandonate ed occupate
dal bosco, soprattutto nel settore meridionale. In questo senso forniscono molti
indizi le fonti toponomastiche, che ricordano attività di bonifica e opere di disboscamento, come ad esempio il toponimo Ronchi di Casale nel comune di Maserà di Padova, attestato nel 116953. È il momento di massimo degrado dei limites delle
centurie romane, con la formazione di particelle più grandi in relazione a canali che
non seguono più l’orientamento del catasto classico.
Nella terza fase i segni delle bonifiche e dello sfruttamento intensivo del territorio
sono visibili nelle particelle definite tecnicamente come campi lunghi. È il caso, ad
esempio, del paesaggio di epoca medievale ancora visibile a sud di Maserà, probabilmente ascrivibile ad una bonifica programmata per il recupero di terre inondate
e paludose, in quanto si trovano nelle vicinanze del Bacchiglione.
Un’ultima fase sarebbe riferibile a particelle più piccole ricavate dentro i campi
lunghi e dentro i campi formati durante la seconda fase.
In generale, come abbiamo visto, il territorio a sud di Padova è il risultato di una
difficile gestione idrografica che probabilmente è stata la causa principale del degrado del paesaggio romano, in concomitanza con la mancanza di grandi insediamenti che potessero svolgere un ruolo forte di controllo del territorio. È vero che
esistevano grandi proprietà, come il monastero di Santa Giustina, che controllavano
una percentuale elevata di quelle terre, ma sembra che la piccola proprietà rurale
è distribuita lungo gli assi viari e questo ha agevolato la conservazione di quegli assi,
principalmente di quelli da est verso ovest poiché coincidevano con la direzione di
deflusso delle acque.
Nelle forme delle particelle a sud del canale Cagnola-Bovolenta, l’instabilità idrica
non ha permesso la fossilizzazione del catasto romano, esistente almeno in età neroniana, documentato dai cippi gromatici trovati a Maseralino e San Pietro Viminario. I confini dei particellari che vediamo nella cartografia ottocentesca sono disposti
in forma centripeta, con epicentro in alcuni insediamenti, come nel caso di Gorghizzolo, contrada accanto al canale Vigenzone nel territorio di Carrara Santo Stefano.
Questa organizzazione dello spazio agricolo testimonia la progressiva riconquista
del territorio, strappato alle acque con successive opere di bonifica a partire dall’altomedioevo. In questo caso, la minor dimensione degli appezzamenti nell’area più
vicina all’insediamento e il fatto che sia possibile identificare più fasi di bonifica, con
53
CDP, II, n. 961, p. 117.
88
un progressivo passaggio ad appezzamenti di dimensioni maggiori, possono suggerire come il processo di “conquista” del territorio abbia avuto un’origine più “comunitaria”, di quanto avvenne per esempio nei centri di Carrara San Giorgio e Carrara
Santo Stefano, e che solo in un secondo momento sia subentrata nell’opera di bonifica la grande proprietà terriera.
Per quanto riguarda l’aspetto insediativo, gli abitati sono concentrati vicino ai
corsi d’acqua e mostrano una viabilità radiale propria dei contesti altomedievali, fattore che potrebbe indicare una configurazione post-classica di questi centri e del
loro territorio, come abbiamo già detto per i casi di Pernumia e Carrara San Giorgio,
con processi di bonifica sempre più frequenti a partire dei secoli XI e XII.
4. Conclusioni
Sono molti i fattori che hanno influenzato i cambiamenti e le permanenze degli
assetti centuriali nel territorio a sud di Padova: controllo del territorio da parte di
un potere forte, la natura e l’importanza degli insediamenti, la permanenza e manutenzione della rete viaria e dell’idrografia, la stabilità geomorfologica del territorio.
Questi fattori non sono sempre insieme nelle dinamiche di trasformazione di un territorio e per questo i risultati sono diversi, come abbiamo visto nei territori a sud e
a nord dell’asse formato dall’attuale canale Cagnola-Bovolenta.
Anche i modi di trasformazione possono essere riassunti in alcuni fenomeni principali: (a) attrazione degli assi da parte dei centri abitati, il che genera curvature rispetto agli andamenti lineari tipici della centuriazione; (b) divagazioni dei fiumi e dei
canali interni, per mancanza di manutenzione o a causa di catastrofi naturali, come
le rotte citate in molte fonti, che causano stravolgimenti nel particellare; (c) direzioni
naturali dei fiumi e dei canali che spesso costringono, soprattutto dal medioevo in
poi, a un adattamento del particellare e delle sue forme, come abbiamo visto nel
caso dell’area di Pernumia; (d) spopolamenti e incuria che causarono cambiamenti
nella vegetazione, soprattutto nell’avanzamento del bosco, con un’unificazione di particelle che diventano grandi aree morfologicamente isolate; (e) micro rilievi, motte
ed altre micro-variazioni nella morfologia che hanno disegnato forme sinuose o circolari nel particellare.
243
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