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SAGGI DONZELLI
Natura e artefatto
(ultimi volumi pubblicati)
Cristina Bianchetti
Spazi che contano.
Il progetto urbanistico in epoca neo-liberale
Fuori Raccordo.
Abitare l’altra Roma
a cura di Carlo Cellamare
Città tra sviluppo e declino.
Un’agenda urbana per l’Italia
a cura di Antonio G. Calafati
Luigi Mazza
Spazio e cittadinanza.
Politica e governo del territorio
Carlo Olmo
Città e democrazia.
Per una critica delle parole e delle cose
Bernardo Secchi
Il futuro si costruisce giorno per giorno.
Riflessioni su spazio, società e progetto
Contributi di
Serie Urbanistica che cambia
URBANISTICA
E AZIONE PUBBLICA
a cura della Società italiana degli urbanisti
L’urbanistica italiana nel mondo.
Contributi e debiti culturali
a cura di Alessandro Balducci e Luca Gaeta
Gabriele Pasqui
Urbanistica oggi. Piccolo lessico critico
Urbanistica per una diversa crescita.
Progettare il territorio contemporaneo
a cura di Michelangelo Russo
a cura di Giovanni Caudo e Daniela De Leo
Giovanni Caudo è professore associato di Urbanistica presso la Facoltà di Architettura
dell’Università degli Studi RomaTre, dove insegna Progettazione urbanistica. È stato assessore alla Trasformazione urbana del Comune di Roma. Ha curato, tra gli altri, Territori d’Europa (2006, con G. Piccinato) e Roma altrimenti. Le ragioni nuove dell’essere Capitale (2017).
Daniela De Leo è ricercatrice e docente di Urbanistica presso la Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Tra le sue pubblicazioni: Mafie & Urbanistica (2016);
Reimagining Planning. How Italian Urban Planners Are Changing Planning Practices
(2018, con J. Forester); Politiche urbane per Roma (2018, con E. d’Albergo).
ISBN 978-88-6843-788-6
Francesco Curci, Enrico Formato, Federico Zanfi
Territori dell’abusivismo. Un progetto
per uscire dall’Italia dei condoni
www.donzelli.it
e 30,00
Giovanni Caudo
Daniela De Leo
Italia 1945-2045. Urbanistica prima e dopo.
Radici, condizioni, prospettive
a cura di Stefano Munarin e Luca Velo
Angela Barbanente; Sara Basso; Chiara Belingardi; Cristina Bianchetti; Roberto Bobbio; Maurizio Carta; Claudia Cassatella; Giovanni Caudo; Francesca Cognetti;
Alessandro Coppola; Daniela De Leo; Matteo di Venosa; Giacinto Donvito; Gabriella Esposito De Vita; Romano Fistola; Mauro Francini; Patrizia Gabellini; Lilli
Gargiulo; Paolo La Greca; Antonio Leone; Elena Marchigiani; Mariavaleria Mininni; Gabriele Pasqui; Camilla
Perrone; Barbara Pizzo; Cristina Renzoni; Michelangelo
Russo; Manuel Salgado; Michelangelo Savino; Paola Savoldi; Maurizio Tira; Michele Zazzi; Corrado Zoppi.
URBANISTICA E AZIONE PUBBLICA
Susanna Caccia e Carlo Olmo
La villa Savoye.
Icona, rovina, restauro (1948-1968)
In un contesto di continua ridefinizione del senso e delle possibilità
del fare urbanistica in Italia, questo volume intende esaminare le molte
variazioni e i numerosi cambiamenti entro cui prende vita l’azione
pubblica che interessa direttamente e indirettamente l’urbanistica, il
governo del territorio, la pianificazione urbana territoriale, la trasformazione delle città e dei luoghi del vivere e dell’abitare.
I contributi, qui raccolti, di un’ampia comunità di studiosi della
Società italiana degli urbanisti (Siu) testimoniano come percorsi di affermazione di una molteplicità di esigenze e domande non sempre facili da soddisfare, per un verso, e un’azione pubblica di carattere istituzionale troppo spesso tardiva e inefficace, per l’altro, abbiano fatto
emergere una pluralità di modi entro cui i «diversi pubblici» agiscono
trasformando città e territori.
In questo quadro, proprio la forma che assume il rapporto tra l’azione pubblica e l’agire degli altri soggetti comporta la necessità di ripensare il ruolo del pubblico e, di conseguenza, le forme e i modi di
agire degli urbanisti. L’atteggiamento di indifferenza, apatia e afasia
rispetto alle profonde trasformazioni delle istituzioni, della natura dei
soggetti privati e del privato sociale potrebbe quindi essere superato
smettendo di pensare, utilizzare e insegnare con impostazioni teoricoculturali univoche e antinomiche, a fronte delle sfide cangianti e
polisemiche che città, territori e abitanti pongono ogni giorno.
DONZELLI EDITORE
D
Questo volume fa parte della serie
URBANISTICA E AZIONE PUBBLICA
Urbanistica che cambia
a cura della Società italiana degli urbanisti
Volumi pubblicati:
Urbanistica per una diversa crescita.
Una discussione della Società italiana degli urbanisti
a cura di Michelangelo Russo
a cura di Giovanni Caudo e Daniela De Leo
L’urbanistica italiana nel mondo.
Contributi e debiti culturali
a cura di Alessandro Balducci e Luca Gaeta
Italia 1945-2045. Urbanistica prima e dopo.
Radici, condizioni, prospettive
a cura di Stefano Munarin e Luca Velo
Gabriele Pasqui
Urbanistica oggi. Piccolo lessico critico
Francesco Curci, Enrico Formato, Federico Zanfi
Territori dell’abusivismo. Un progetto per uscire dall’Italia dei condoni
Di prossima pubblicazione:
Cinquant’anni dal Decreto interministeriale sugli standard urbanistici
DONZELLI EDITORE
URBANISTICA E AZIONE PUBBLICA
Indice
p.
3
Per un ripensamento dell’azione pubblica
di Daniela De Leo e Giovanni Caudo
Parte prima.
Temi, dilemmi e pratiche dell’azione pubblica
15
I.
Progettare spazi comuni
di Michelangelo Russo
25
II.
«Fare molto con poco» a Lisbona
di Manuel Salgado
35
III.
Aprire spazi di possibilità nel governo del territorio
di Angela Barbanente
47
IV.
Letture dell’azione pubblica nell’urbanistica
di Alessandro Coppola e Barbara Pizzo
Parte seconda.
Una diversa rappresentazione del pubblico
59
© 2018 Donzelli editore, Roma
Via Mentana 2b
INTERNET www.donzelli.it
E-MAIL editore@donzelli.it
ISBN 978-88-6843-788-6
I.
Ma uno Stato ci vuole
di Giovanni Caudo
69
II.
Per una nuova cultura e azione pubblica del rischio
territoriale integrato
di Romano Fistola, Mauro Francini, Lilli Gargiulo, Paolo La Greca
V
Caudo e De Leo, Urbanistica e azione pubblica
75
III.
Politiche per abitare: campi e prospettive dell’azione pubblica
Indice
169
II.
83
IV.
Le città storiche nell’anno europeo del Patrimonio culturale
181
di Claudia Cassatella e Giacinto Donvito
91
V.
Per una ridefinizione del campo degli standard
di Sara Basso e Cristina Renzoni
97
VI.
Governance e processi della pianificazione pubblica
nelle politiche di protezione ambientale
di Michele Zazzi e Corrado Zoppi
Parte terza.
Variazioni pubbliche dell’azione
107
I.
Competenze e responsabilità: amministrare l’urbanistica oggi
di Patrizia Gabellini
di Francesca Cognetti e Paola Savoldi
III.
Tra tecnica e politica: potere invisibile e responsabilità critica
di Gabriele Pasqui
191
IV.
La ricerca scientifica come agente di futuro
di Maurizio Carta
203
L’azione pubblica e l’urbanistica: proposte e indirizzi
di Daniela De Leo e Giovanni Caudo
211
Gli autori
La costruzione di una partecipazione sostantiva
di Michelangelo Savino e Roberto Bobbio
113
II.
Nuove pratiche territoriali e beni pubblici paesaggistici
di Mariavaleria Mininni
123
III.
Progetti di territorio e servizi ecosistemici
di Matteo di Venosa, Antonio Leone, Maurizio Tira
129
IV.
Ragionando su città e produzione
di Cristina Bianchetti e Elena Marchigiani
137
V.
Esperienze e politiche dell’accoglienza come possibile
modello di rigenerazione territoriale
di Camilla Perrone
149
VI.
Il sapere relazionale delle donne per un’urbanistica
dell’inclusione
di Gabriella Esposito De Vita e Chiara Belingardi
Parte quarta.
Ruoli e responsabilità dell’urbanistica e degli urbanisti
159
I.
Ruoli e responsabilità degli urbanisti tra spazio e politica
di Daniela De Leo
VI
VII
URBANISTICA E AZIONE PUBBLICA
IV.
Letture dell’azione pubblica nell’urbanistica
di Alessandro Coppola e Barbara Pizzo
Come si trasforma lo spazio urbano? Come si fa la città? E chi la
fa? Ovvero, chi sono i protagonisti di questa azione? A chiunque
fossero poste queste domande, indipendentemente dalla formazione,
provenienza o competenza specifica, la risposta sarebbe sempre quasi
certamente la stessa, che possiamo provare a sintetizzare in questi
termini: a fare la città è una pluralità di attori, la cui interazione (che
può essere più o meno consapevole e volontaria) porta a esiti non
sempre previsti o prevedibili. In questa risposta sta il nucleo centrale
del concetto di azione pubblica che qui vogliamo, seppur brevemente, discutere.
Il concetto di azione pubblica nasce e si sviluppa all’interno delle
scienze sociali a partire dai concetti di azione sociale e collettiva (cfr.
Simmel 1892; Durkheim 1894; Weber 1922). Tra gli urbanisti, forse a
causa della natura ancora prevalentemente (se non esclusivamente)
pubblicista della pianificazione in Italia, in diversi casi sembra si
(fra)intenda per azione pubblica l’azione dello Stato in tutte le sue articolazioni. I rischi che questo fraintendimento comporta non sono
irrilevanti, per questa ragione alcuni chiarimenti preliminari appaiono necessari.
Il primo riguarda la definizione di azione pubblica; il secondo riguarda il motivo per cui si può rilevare un interesse crescente per tale
concetto; il terzo riguarda le potenzialità che le modalità di analisi
elaborate per studiare l’azione pubblica offrono a chi si occupa di urbanistica, anche per capirne meglio il ruolo, effettivo e potenziale,
tanto nei processi di pianificazione e decisionali, quanto nei processi
materiali di trasformazione urbana.
47
Alessandro Coppola e Barbara Pizzo
Letture dell’azione pubblica nell’urbanistica
1. Definizioni, riscoperte e uso dell’azione pubblica.
tuano concretamente. Muovendo da tali chiarimenti fondamentali
possiamo, in questa sede, prima offrire tre letture relative a filoni di
ricerca esistenti sull’azione pubblica nell’urbanistica e, successivamente, altrettanti percorsi per una possibile agenda di ricerca e di
azione per la comunità delle urbaniste e degli urbanisti sul tema
dell’azione pubblica.
Esistono numerose definizioni di azione pubblica (per una sintesi
ragionata si veda Moini 2013). Comaille, con una definizione diventata poi classica, la interpreta come «azione posta in essere da una
molteplicità di attori (istituzioni statali, attori privati, società civile)
che si configurano come interdipendenti lungo differenti scale di intervento (locale, nazionale, sovranazionale) e che producono strutture regolative per le attività collettive (Commaille 2004, p. 413). Lascoumes e Le Galès1, nel ricordare che «La question initiale a été formulée dès 1936 par Harold Laswell aux États-Unis: Who gets what,
when and how?» (Lascoumes - Le Galès 2012, p. 23) e, ragionando
sull’azione pubblica in relazione alle politiche pubbliche, rimandano
alle domande che ne guidano l’analisi, che trovano corrispondenza
negli elementi da esaminare: attori, rappresentazioni, istituzioni, processi, risultati.
Da tali definizioni, e qui veniamo alla ragione del ritrovato interesse per questo concetto, emerge chiaramente la natura dell’azione
pubblica quale esito della composizione e interazione di diversi
soggetti e interessi – che implicano anche conoscenze, capacità, e
poteri diversi2 – i quali danno vita a un certo «corso d’azione» e
convergono (intenzionalmente o meno)3 verso un certo esito. È
quindi evidente come in un contesto caratterizzato dalla forte pluralizzazione e frammentazione dell’organizzazione sociale e della
governance urbana – e della stessa governance pubblica urbana – il
concetto di «azione pubblica» sia destinato a giocare un ruolo crescente sia nel disegno delle trasformazioni urbane (quelle nelle quali la professionalità dell’urbanista è esplicitamente richiesta e coinvolta), sia nell’analisi di come urbanistica e politiche urbane si at1
Lascoumes e Le Galès ne propongono questa formulazione: «L’azione pubblica si
configura come una forma di regolazione sociale e politica che contribuisce al cambiamento sociale, alla risoluzione dei conflitti, alla mediazione tra diversi interessi, alla distribuzione delle risorse e alla compensazione (o creazione) delle disuguaglianze» (Lascoumes Le Galès 2012, p. 19).
2
Il tema del potere è centrale all’interno del concetto di azione pubblica già in Giddens
1984. E anche per Lascoumes e Le Galès, «l’azione pubblica appare come una vera e propria pratica di potere che, in quanto tale, è indissolubilmente legata alle questioni del dominio, dell’egemonia, della legittimazione delle scelte assunte e delle possibili forme di resistenza nei confronti di queste» (Lascoumes - Le Galès 2012, p. 42).
3
Su questi temi, resta fondamentale il lavoro di P. L. Crosta. Si veda ad esempio Crosta
1998.
48
2. Azione pubblica in tre letture4.
Una prima lettura riguarda la complessità e viscosità dell’esercizio della stessa funzione dello Stato e delle amministrazioni locali
all’interno dell’azione pubblica in ambito urbanistico. Ormai alle
nostre spalle, la stagione dei grandi programmi di trasformazione
negoziata degli anni novanta e duemila offre la possibilità di letture
critiche del comportamento reale delle complesse architetture della
governance e delle procedure d’implementazione di tali programmi
che mostrano inadeguatezze organizzative delle amministrazioni,
incongruenza fra obiettivi presentati come strategici e strumenti
che progressivamente assumono nel tempo una loro autonomia
(cfr. Busti 2017, sull’attuazione delle grandi centralità romane),
ruolo di agenzie e tecno-strutture intermedie (cfr. Ariani 2017, sulle
partnership cosiddette «pubblico-privato» a Roma e Parigi), infine
slittamenti incrementali di sistemi regolativi locali caratterizzati da
culture urbanistiche distintive (Gullì - Zazzi 2017, sul caso di Bologna). Questa lettura implica anche la necessità di approcci metodologicamente consapevoli allo studio delle organizzazioni e del
fare organizzativo quale componente essenziale dell’analisi di
un’azione pubblica sempre più densa – di soggetti, procedure, culture organizzative – e plurale.
Una seconda lettura nasce dal rilevare che il ricorso al concetto di
azione pubblica nell’ambito dell’urbanistica sembra più spesso legato
4
Le «letture» che qui presentiamo non esauriscono i punti di vista possibili da cui
esplorare il tema delle forme plurali, e quindi necessariamente contese e anche conflittuali,
dell’azione pubblica. Esse derivano, in particolare, dalla discussione scaturita nella preparazione e durante i lavori della XX Conferenza Siu e, particolarmente, in due delle sottosessioni: Politiche, strumenti e attori della trasformazione urbana e Recuperi, riusi e attivazioni. Riteniamo imprescindibile ricordare da cosa queste riflessioni derivano, davvero solo
tre tra molte altre possibili, la cui scelta altrimenti si rivelerebbe (a nostro parere) arbitraria
e ingiustificata.
49
Alessandro Coppola e Barbara Pizzo
Letture dell’azione pubblica nell’urbanistica
alla constatazione delle difficoltà del soggetto pubblico a intervenire
che non al riconoscimento che quella descritta come «azione pubblica» è la «normale» modalità in cui un corso d’azione prende corpo.
Questo, come abbiamo detto, è a nostro avviso uno dei fraintendimenti fondamentali, con implicazioni importanti sia sul piano analitico che sul piano normativo.
Più nello specifico, emerge come a un’interpretazione rigidamente «formalistica» della regolazione del pubblico fa da contraltare la
costante denuncia della sua inefficacia: il riferimento è a norme precisamente definite ma (quasi) mai rispettate, e anche la percezione
che i soggetti «altri» rispetto al pubblico siano degli «ospiti scomodi»; in sostanza, si direbbe che si ritenga quella «pubblica» (nell’accezione di questo contributo) una forma d’azione di cui potremmo
fare a meno se il pubblico fosse capace, avesse la possibilità e le risorse, di intervenire direttamente. Pertanto, da un lato si evidenziano le
strategie, più o meno consapevoli, messe in campo dal soggetto pubblico per raggiungere obiettivi che da solo non è (più?) in grado di
raggiungere (istituzione di agenzie governative, bandi, contratti pubblico-privati); dall’altro, si analizza il modo in cui i vari soggetti coinvolti interagiscono, anche alla luce dei risultati raggiunti, spesso piuttosto limitati, evidenziando le debolezze di attori che invece alcuni
vorrebbero più capaci e intraprendenti (come, ad esempio, gli attori
economici, nello specifico gli imprenditori, nel caso del Progetto Capacity a Messina descritto da Arena 2017 che nasce dall’opportunità
offerta dal Bando periferie-d.p.c.m. 25.05.2016).
Da un diverso punto di vista, si suggerisce viceversa come la ridotta capacità d’intervento del soggetto pubblico sia e possa essere
interpretata come una possibilità crescente d’azione per altri soggetti,
che finalmente trovano uno spazio adeguato per costituirsi ed esprimersi. Sebbene accompagnate da diverse retoriche pubbliche e dibattiti scientifici diversi – i beni comuni e il commoning, l’innovazione
sociale, la governance collaborativa – le sperimentazioni diffuse di
nuovi regimi di accesso e di uso del patrimonio di costruito e suoli
pubblici (cfr. Maiello - Ferrari 2017, sui casi delle politiche dei «beni
comuni» a Napoli; Mora - Garda 2017, su quello dei «giardini condivisi» a Milano, un tema trattato anche per il caso di Palermo da
Schilleci - Picone 2017) restituiscono l’immagine di un’azione pubblica turbolenta, aperta a processi di ridefinizione del ruolo delle am-
ministrazioni e di quello di determinati attori locali, e contesa e contendibile per quanto riguarda la definizione dei profili di legittimità
degli usi collettivi e del loro maggiore o minore livello di formalizzazione. Tale lettura stimola anche domande di ricerca sulla razionalità
di tali aperture da parte dell’amministrazione pubblica («governo a
distanza» del sociale, politiche del capitale umano oppure risposta
adattiva agli imperativi dell’austerità?), e sulla posizione, nella composizione sociale urbana, di chi è portatore della domanda, e anche
dell’offerta, di tali nuovi usi (ceti medi impoveriti, giovani generazioni con elevato capitale umano, nuovi ceti popolari).
Una terza lettura, da non intendere come «Terza via», è quella che
sembrerebbe interpretare in modo proprio il concetto di azione pubblica e farne uso per capire la realtà, e anche eventualmente provare
a orientarla. In questa prospettiva, ogni azione significativa è ormai
co-prodotta fra il settore pubblico e altri soggetti pubblici nel quadro
di obiettivi e di framing che evolvono permanentemente nell’ambito
di una interazione costante. In qualche misura, il «dispositivo urbano
della compresenza» di cui parla Hetman (2017) a proposito del caso
del centro culturale Centquatre a Parigi, descritto come strategia
«capace di costruire una rete di attori e un programma funzionale e
temporale che siano altamente interconnessi, e insieme capace di gestire e governare la compresenza tra le diverse componenti, stimolando l’incontro tra emersione e creazione», sembra avvicinarsi a questo
approccio. Similmente il caso dei giardini condivisi di Palermo, descritto da Schilleci e Picone (2017), attraverso cui si vuole evidenziare
come la città sia il prodotto di interazione tra una molteplicità di attori, che il soggetto pubblico può sostenere, come ha fatto con il progetto Laboratorio Palermo città educativa, con l’obiettivo di sviluppare politiche per l’infanzia e l’adolescenza mirate, tra l’altro, alla riscoperta del legame identitario con il territorio: un laboratorio cittadino che promuove una progettazione comune basata sulla visione
futura della città.
50
51
3. Percorsi di un’agenda per l’azione e la riflessione.
Queste tre letture – senza dubbio semplificanti e, in una certa misura, forzatamente idealtipiche – possono contribuire a delineare
Alessandro Coppola e Barbara Pizzo
Letture dell’azione pubblica nell’urbanistica
un’agenda di ricerca e di azione nel campo del planning. Un’agenda
che in questa sede sintetizziamo in tre percorsi principali:
1) Una ritrovata attenzione critica ai processi organizzativi e
procedurali che producono – direttamente o indirettamente, attraverso l’intervento delle amministrazioni pubbliche, a partire dalla
regolazione e della definizione di contesti per l’azione dei molti altri soggetti – l’azione pubblica nell’accezione che qui abbiamo
proposto. Questo implica necessariamente conoscere meglio il chi
e il come del lavoro delle amministrazioni comunali e degli apparati dello stato che, fra richiami all’austerità, all’aziendalizzazione
e alla modernizzazione, costituisce ogni giorno una componente
importante dell’azione pubblica in ambito urbanistico. Una tale
attenzione appare particolarmente rilevante proprio in considerazione della pluralizzazione dell’azione pubblica, nonché dei ruoli
(contestati, ridistribuiti) e delle aspettative e domande sociali (ridefinite) nei confronti di un pubblico oggetto di spinte opposte se
non contradditorie.
2) Una disamina, sulla scorta di una lunga tradizione di studi nel
campo del planning, del ruolo concreto dell’urbanista come soggetto che sempre di più crea e riproduce contesti dell’interazione
fra soggetti diversi, caratterizzati da diverse disponibilità di capitali
– economico, culturale, politico – e da crescenti rischi di esclusione
di componenti sociali che non riescono ad accedere ad arene sempre più complesse ed esigenti, caratterizzate dalla generalizzazione
di una logica progettuale, processuale e comunicativa. In questi
contesti l’urbanista si trova a combinare azioni diversissime: garantire accessibilità e non esclusività delle arene, stabilire e operare
nessi fra temi e oggetti diversi in una prospettiva di integrazione e
circolarità, permettere salti e approfondimenti «di scala» non immediatamente apparenti, che possono nascondere le ragioni di importanti conflitti5.
3) Ma, forse prima di ogni altra cosa, tutto ciò chiede un ripensamento profondo dello statuto regolativo e normativo del planning
che, partendo dal riconoscimento dello scarto crescente tra formalità
delle regole e in-formalità (o propensione alla deroga) delle pratiche,
e con l’intento di non alimentare le spinte alla de-regolazione e di limitare forme di arbitrarietà, costituisca un quadro di riferimento utile per governare il cambiamento.
Quelli che abbiamo qui brevemente presentato sono solo alcune
delle letture possibili degli attuali percorsi di riflessione e tre dei possibili appuntamenti in un’agenda di ricerca e azione per la variegata
comunità degli urbanisti. Percorsi e appuntamenti senza dubbio parziali – molti altri se ne potrebbero individuare – che tuttavia ci sembra condensino questioni essenziali.
Riferimenti bibliografici
5
Per un esempio di questo possibile ruolo dell’urbanista, quello di ragionare su, e anche
evidenziare, significato e implicazioni di salti di scala, si vedano ad esempio Pizzo - Di Salvo
2012; 2015; Coppola 2017.
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Roma-Milano, pp. 1447-55.
Ariani, C. 2017
Trasformazioni urbane collaborative e multiattoriali: condizioni e possibilità dell’azione pubblica nella collaborazione pubblico-privato, in Aa.Vv.
Atti della XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è azione pubblica. La responsabilità della proposta (Roma, 12-14 giugno 2017), Planum, Roma-Milano,
pp. 1305-1312.
Busti, M. 2017
Tra strategia e prassi. L’esempio delle «centralità» di Roma, in Aa.Vv. Atti della XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è azione pubblica. La responsabilità della proposta (Roma, 12-14 giugno 2017), Planum, Roma-Milano, pp. 1313-32.
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Durkheim, E. 1894
Les règles de la méthode sociologique, Payot, Paris (trad. it. Le regole del metodo sociologico, Edizioni di Comunità, Milano 1969).
52
53
Alessandro Coppola e Barbara Pizzo
Letture dell’azione pubblica nell’urbanistica
Giddens, A. 1984
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Lescoumes, P. - Le Galès, P. 2012
Sociologie de l’action publique, Armand Colin, Paris, 2e éd.
Gullì, L. - Zazzi, M. 2017
I progetti di trasformazione bolognesi nel vuoto delle politiche urbane, in
Aa.Vv. Atti della XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è azione pubblica. La responsabilità della proposta (Roma, 12-14 giugno 2017), Planum, Roma-Milano, pp. 1345-51.
Hetman, J. 2017
Dispositivi urbani della compresenza. Dimensioni, meccanismi e ricadute sulla città a partire dal caso studio del CENTQUATRE di Parigi, in Aa.Vv. Atti della
XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è azione pubblica. La responsabilità della
proposta (Roma, 12-14 giugno 2017), Planum, Roma-Milano pp. 1475-82.
Maiello, A. - Ferrari, E. 2017
Il riuso e l’occupazione degli spazi pubblici abbandonati. Strumenti per la tutela di processi urbani spontanei, in Aa.Vv. Atti della XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è azione pubblica. La responsabilità della proposta (Roma, 12-14
giugno 2017), Planum, Roma-Milano, pp. 1483-89.
Moini, G. 2013
Interpretare l’azione pubblica. Teorie, metodi e strumenti, Carocci, Roma.
Mora, A. - Garda, E. 2017
L’esperienza dei Giardini condivisi a Milano tra pratiche di riuso informale
e governo dei processi urbani, in Aa.Vv. Atti della XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è azione pubblica. La responsabilità della proposta (Roma, 12-14
giugno 2017), Planum, Roma-Milano, pp. 1490-96.
Pizzo, B. - Di Salvo, G. 2012
Political rescaling e pianificazione: asimmetrie di potere nei conflitti sugli
usi del suolo, in Aa.Vv. Atti della XV Conferenza Siu. L’Urbanistica che
cambia. Rischi e valori (Pescara, 10-11 maggio 2011), Planum, Roma-Milano, pp. 1-8.
Pizzo, B. - Di Salvo, G. 2015
A Muddled Landscape of Conflicts: What we can Learn about
Planning/Conflict Relationship from the Story of Tor Marancia, Rome, and
its Unexpected Shift, in: Planning/Conflict. Critical Perspectives on Contentious Urban Developments, a cura di E. Gualini, Routledge - Rtpi SeriesTaylor & Francis Group, New York-London.
Schilleci, F. - Picone, M. 2017
Da Vicolo Corto a Parco della Vittoria. Storie di Urban Community Gardens a Palermo, in Aa.Vv. Atti della XX Conferenza Siu. Urbanistica e/è
azione pubblica. La responsabilità della proposta (Roma, 12-14 giugno
2017), Planum, Roma-Milano, pp. 1508-15.
Simmel, G. 1892
Die Probleme der Geschichtphilosophie, Duncker & Humblot, Leipzig 1892
(trad. it. I problemi della filosofia della storia, a cura di V. D’Anna, Marietti,
Casale Monferrato 1982).
Weber, M. 1922
Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen (trad. it. Economia e Società,
Edizioni di Comunità, Milano 1961).
54
55