STUDIARE ITALIANO A PECHINO:
UN’INDAGINE DI CONTESTO
Elena Toni1
PREMESSA
Nelle scuole della Repubblica Popolare Cinese l’italiano è da alcuni anni una tra le
lingue straniere più studiate, in particolare, ma non solo, a Pechino dove ha la sua sede
centrale la scuola di lingua italiana Senmiao. Data la particolarità di questa scuola, che
sarà illustrata nel paragrafo 1, lo studio che qui si presenta è dedicato alla rilevazione e
all’analisi degli aspetti di contesto; esso inoltre cerca di rispondere ai seguenti quesiti di
ricerca: qual è il profilo degli apprendenti sinofoni che hanno deciso di studiare italiano a
Pechino? Quali motivi li hanno spinti a compiere tale scelta? Che progetti hanno per il
futuro, anche in relazione allo studio della lingua?
Nelle pagine a seguire verranno riportati i risultati di questa indagine, suddivisi in tre
sezioni. La prima si pone l’obiettivo di descrivere i servizi e i corsi offerti dalla scuola
dove si è svolto il tirocinio, per fornire un contesto alla ricerca. La seconda è dedicata ai
motivi e alle modalità dell’indagine che si è deciso di svolgere; la terza riporta i risultati
dello studio, contestualizzando i dati rilevati rispetto alla didattica della lingua italiana a
sinofoni. In appendice è riportato il testo integrale del questionario.
1. LA SCUOLA SENMIAO DI PECHINO
La scuola Senmiao2 è, ad oggi, una delle principali istituzioni private dedicate
all’insegnamento dell’italiano in Cina; specializzata unicamente nell’insegnamento della
lingua italiana, offre i propri servizi a discenti sinofoni interessati a frequentare un corso
universitario in Italia, a chi necessita di imparare la lingua per lavoro o semplicemente a
chi è interessato alla cultura del nostro Paese. Oltre alla sede di Pechino, che è la
principale, conta diverse succursali in alcune delle città maggiori della Cina, come
Shanghai, Guangzhou, Chongqing, Wuhan e Zhengzhou.
Il corpo docente è formato interamente da insegnanti di madrelingua italiana con
conoscenza certificata della lingua cinese; tutti i docenti sono in possesso di una
certificazione riguardante la didattica della lingua italiana a stranieri e per la maggior
parte sono abilitati a somministrare esami Cils e Celi.
La scuola propone ai propri studenti una gamma di proposte abbastanza strutturata,
alla cui base ci sono i corsi intensivi di livello A1-A2 e B1-B2 del QCER. In questi
ultimi, le classi sono composte al massimo da dodici studenti, allo scopo di tenere alto il
livello di attenzione e permettere una maggiore interazione con l’insegnante; le varie fasi
della lezione seguono la didattica tradizionale basata sull’esercitazione delle abilità di
1
2
Università degli Studi di Milano.
La scuola Senmiao è attiva a Pechino dal 2006.
52
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
ascolto, lettura, grammatica, composizione e conversazione. Le lezioni si tengono tutti i
giorni, dal lunedì al venerdì, per una durata di quattro ore e trenta minuti giornalieri e si
svolgono su due turni, uno mattutino dalle ore 8.30 alle 13 e uno pomeridiano dalle ore
14.30 alle 19. Questi corsi infrasettimanali sono dedicati principalmente a giovani
studenti; nel fine settimana invece si tengono corsi analoghi dedicati ai lavoratori, mentre
in orario serale vengono erogate lezioni in modalità online, con l’utilizzo di una
piattaforma di e-learning a cui gli studenti possono partecipare in modalità sincrona o
asincrona.
Una volta raggiunto il livello proposto dai corsi intensivi di base, la scuola offre anche
la possibilità di partecipare a corsi di ripasso (allo stesso livello dei precedenti, ma di
impronta più comunicativa) e a corsi di perfezionamento dedicati a microlingue
settoriali, allo scopo di fornire una preparazione specifica in ambito lessicale e nozionale
agli studenti che intendano seguire corsi di livello universitario in Italia3. Vengono
organizzati anche corsi “situazionali” dedicati alle situazioni comunicative della vita
quotidiana (come ordinare al bar, destreggiarsi all’aeroporto o al ristorante, andare dal
dottore); corsi dedicati specificatamente alla preparazione degli esami CILS, CELI e IT;
corsi intensivi di preparazione agli esami di ammissione alle università italiane4; masterclass
tenute da professori provenienti dalle accademie di Belle Arti e dai Conservatori italiani
convenzionati con la scuola e brevi lezioni che preparino gli studenti ad affrontare
efficacemente il colloquio in ambasciata, funzionale al rilascio del visto di studio.
Infine, previo accordo su tempistiche e contenuti, è possibile richiedere lezioni
individuali o in piccoli gruppi per tutti i livelli; la scuola organizza anche corsi presso
aziende e realtà lavorative che necessitino di una formazione in lingua italiana per il
proprio personale.
2. L’INDAGINE DI CONTESTO
La maggior parte degli studenti iscritti ai corsi della scuola Senmiao ha in programma
di trasferirsi a studiare in Italia per un periodo di tempo più o meno prolungato.
Incontrarli in Cina, impegnati nello studio dell’italiano come lingua straniera, prima che
compiano questo passo decisivo e finiscano per disperdersi tra università, corsi privati,
accademie e conservatori è parsa una buona opportunità per sondare le loro ragioni.
Molti di loro, inoltre, non intendono avvalersi dei programmi di mobilità internazionale
– come ad esempio il Marco Polo / Turandot, durante il quale le loro motivazioni e i
loro progressi nello studio della lingua verrebbero monitorati – finendo, di fatto, fuori
dal “radar” degli studiosi che si occupano delle dinamiche dell’insegnamento dell’italiano
a stranieri.
Per questo motivo, tra i tanti indirizzi di ricerca possibili, si è scelto in questa sede di
approfondire gli aspetti di contesto. A questo scopo è stato realizzato, con il supporto
dei tutor scolastici locali, un questionario rivolto agli studenti che è stato somministrato
a una classe di livello A2, a due classi di livello B1 e a una classe di livello B2, per un
totale di 32 alunni, tutti iscritti ai corsi infrasettimanali. Con questo strumento si è
cercato di tracciare il profilo degli apprendenti, di indagare le motivazioni che li hanno
I corsi organizzati finora riguardano ad esempio storia della musica, canto, storia dell’arte, architettura,
design e ingegneria.
4 La scuola ospita anche lo svolgimento di preselezioni accademiche o test d'ingresso di alcune istituzioni
universitarie: è il caso del Politecnico di Torino, che dal 2017 ha selezionato la Senmiao come una delle
sedi ufficiali in Cina per lo svolgimento della propria prova selettiva.
3
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spinti a studiare la lingua italiana considerando anche il loro eventuale progetto
migratorio verso il nostro Paese.
Il questionario, scritto in un linguaggio abbastanza semplificato per adattarsi a tutti i
livelli QCER precedentemente menzionati, è suddiviso in quattro sezioni: la prima
riguarda i dati anagrafici, la provenienza degli studenti e il loro percorso di studi; la
seconda riguarda la formazione linguistica precedente all’approdo alla scuola Senmiao; la
terza riguarda la formazione linguistica attuale presso la medesima scuola e la quarta
riguarda le motivazioni dello studio dell’italiano e i progetti per il futuro. Il questionario
viene riportato integralmente in appendice.
3. I RISULTATI DEL QUESTIONARIO
3.1. Parte prima
Per quanto riguarda la parte anagrafica, emergono alcuni dati di rilievo: la maggior
parte degli studenti appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 25 anni, con una
preponderanza di ventiduenni. In particolare, gli studenti diciottenni sono 4 (il 13% del
totale), così come i diciannovenni; non c’è alcun ventenne, mentre i ventunenni sono 6
(19%), i ventiduenni 8 (25%), i ventitreenni 5 (16%) e i venticinquenni 2 (6%); non c’è
alcun ventiquattrenne, mentre risulta un solo ventiseienne (3%). Tale risultato, seppur
significativo, è da ricollegare alla natura del campione di studenti interpellati: si ricorda
infatti che si tratta degli iscritti ai corsi infrasettimanali, i quali sono numericamente
rappresentativi in quanto costituiscono la maggior parte degli studenti della scuola
Senmiao, ma certamente fanno registrare un’età mediamente più bassa rispetto ai
colleghi lavoratori iscritti ai corsi del fine settimana.
Grafico 1. Età degli studenti
19 anni
13%
18 anni
13%
21 anni
19%
17 anni
6%
26 anni
3%
25 anni
6%
22 anni
25%
17 anni
18 anni
19 anni
21 anni
22 anni
23 anni
25 anni
26 anni
23 anni
16%
Per quanto riguarda il titolo di studio, quasi tutti i ragazzi al di sotto dei ventidue anni
sono in possesso del diploma di scuola superiore (con l’eccezione di un diciassettenne
ancora iscritto all’ultimo anno del proprio percorso di studi), mentre il 90% degli
studenti tra i ventidue e i ventisei anni è in possesso di una laurea triennale o magistrale.
La divisione di genere è abbastanza equilibrata, considerando che gli studenti di sesso
maschile sono 17 e le studentesse 15, come si evince dal grafico seguente:
54
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Grafico 2. Studenti: suddivisione di genere
Femmine 47%
Maschi 53%
Maschi
Femmine
La provenienza riserva delle sorprese: dei 32 studenti intervistati, solo 10 provengono
da Pechino, mentre i restanti 22 risiedono fuori città e durante la settimana si avvalgono
del servizio del dormitorio offerto dalla scuola; ogni sabato, o più spesso ogni due o tre
settimane, si sobbarcano un viaggio spesso lungo per tornare a casa. I 22 “forestieri”
provengono da 21 città o province diverse, alcune distanti anche diverse centinaia di
chilometri dalla capitale; una situazione non inusuale in Cina, considerate le immense
dimensioni del territorio nazionale. Tra le città e le province di provenienza, per citarne
solo alcune, ci sono Jiangshan, Chengdu, Liaoning, Xian, Shandong, ShanXi, Zengzhou,
Qinghai, Changchun, Hebei, Taiyuan, Jiangsu, Anhui e Shenyang.
Grafico 3. Studenti: provenienza
Pechino
31%
Pechino
Fuori
Pechino
Fuori Pechino
69%
Concludendo la sezione anagrafica, dei 32 studenti intervistati 13 frequentano
attualmente un altro corso di studi oltre al corso di italiano presso la scuola Senmiao;
questi ultimi appartengono alla fascia d’età compresa tra i 17 e i 22 anni e generalmente
sono impegnati nel conseguimento di una laurea triennale o di un titolo equipollente.
Volendo approfondire la natura degli studi in questione, si ha una netta preponderanza
per i corsi di musica e canto, sia presso conservatori che mediante lezioni private (5
studenti, equivalenti al 38% del totale parziale rappresentato dai 13 studenti iscritti ad
altri corsi), e per i corsi di pittura, design e architettura tenuti presso le locali Accademie
di Belle Arti (5 studenti, 38% di 13); meno rappresentate, ma presenti, anche le facoltà di
Giurisprudenza (1 studente, 8% del totale parziale) e di Ingegneria industriale (1
studente, 8%); uno dei due studenti diciassettenni risulta invece ancora iscritto alle
scuole superiori, come precedentemente rilevato. Tali distinzioni sono significative, in
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quanto permettono di comprendere quale percorso di studi questi apprendenti vogliano
portare avanti in Italia, e quali aspetti della nostra cultura siano per loro rilevanti.
Grafico 4. Formazione in fieri
19
Iscritti solo alla Senmiao
Iscritti ad altri corsi
13
0
2
4
6
8 10 12 14 16 18 20
Grafico 5. Iscritti ad altri corsi: aree di studio
8%
8%
Conservatori
38%
8%
Belle Arti
Giurisprudenza
Ingegneria
Scuole superiori
38%
3.2. Parte II
Passando alla formazione linguistica precedente all’arrivo alla scuola Senmiao,
soltanto 2 studenti su 32 avevano già studiato l’italiano prima di partecipare al corso
attuale, ed entrambi l’avevano fatto nell’ambito della Senmiao stessa, interrompendo gli
studi per poi riprenderli a qualche anno di distanza. Per quanto riguarda la conoscenza
pregressa di altre lingue straniere, su 32 intervistati solo 3 hanno dichiarato di non aver
studiato alcun altro idioma, mentre i restanti 29 hanno studiato tutti inglese durante la
scuola dell’obbligo; oltre all’inglese, 3 alunni hanno studiato anche giapponese, e uno sia
francese che russo.
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
Grafico 6. Studio dell’italiano pre-Senmiao
6%
Sì
94%
No
Grafico 7. Altre lingue studiate
3
Nessuna
Inglese
Giapponese
Francese /
Russo
1 3
29
3.3. Parte III
Per quanto riguarda la formazione linguistica attuale presso la scuola Senmiao, gli
studenti intervistati stavano frequentando i corsi del QCER in queste proporzioni: 5
studenti al livello A2; 17 studenti al livello B1; 10 studenti al livello B2.
Grafico 8. Livelli di apprendimento linguistico degli studenti
5
16%
10
31%
A2
B1
B2
17
53%
Della totalità degli studenti intervistati, 29 avevano seguito i livelli precedenti presso
la Senmiao, per una percentuale del 91%; di questi, il 59% aveva frequentato sia il livello
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
A1 che il livello A2, il 24% sia l’A1 che l’A2 che il B1, il 14% solo l’A1, e il 3% solo il
B1.
Per quanto riguarda la durata dell’impegno, 21 studenti, cioè il 66% del totale,
studiano l’italiano da meno di un anno; 5 studenti, cioè il 16%, studiano l’italiano da un
anno; altri 5 studenti lo studiano da due anni e 1 studente, cioè il 3%, lo studia da tre
anni.
Grafico 9. Studenti: anni di studio dell’italiano
3%
16%
16%
Meno di un anno
Un anno
Due anni
Tre anni
66%
Interrogati sulla difficoltà nello studio della lingua, la maggior parte degli studenti si è
sbilanciata ammettendo di trovare l’italiano abbastanza difficile: 26 studenti, ovvero
l’81% del totale lo trova molto difficile; 5 studenti, ovvero il 16% del totale, lo trova
mediamente difficile; solo uno studente, ovvero il 3% del totale, non ha incontrato
particolari difficoltà.
Grafico 10. Livello percepito di difficoltà dell’italiano
3%
16%
Molto difficile
Mediamente difficile
Non difficile
81%
Dei 26 studenti che si sono pronunciati a favore della difficoltà della lingua italiana,
16 hanno trovato particolarmente difficile la grammatica; 4 il lessico; 1 la sintassi; 1 la
pronuncia della /r/; 4 non hanno specificato la motivazione del loro giudizio.
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
Grafico 11. Motivi della difficoltà dell’italiano
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
Grammatica
Nessun motivo
Sintassi
Lessico
Pronuncia
Questi risultati sono in linea con quanto evidenziato da Margherita Biasco (2003) e
illustrato più estesamente nel modulo ICON dedicato alla linguistica contrastiva italianocinese curato da Donatella Libani e Alessandra Riccardi. Gli studiosi concordano sul
fatto che la differenza tipologica tra il sistema linguistico italiano e quello cinese crei
molti problemi ai sinofoni nell’apprendimento dell’italiano, al punto che alcune
caratteristiche morfosintattiche vengono percepite come incomprensibili o irrazionali5.
La lingua cinese infatti viene definita lingua isolante poiché caratterizzata dalla totale
mancanza di marche morfologiche flessive. L’unità lessicale è invariabile e quindi la sua
forma prescinde dalla funzione grammaticale che ricopre, la quale viene al contrario
segnalata dalla posizione che il costituente occupa all’interno della frase in combinazione
con la presenza di particelle. I nomi non sono specificati rispetto a genere e numero. I
sostituti personali sono specificati nel numero e, solo alla terza persona e solo
graficamente, nel genere; vengono utilizzati anche per indicare il possesso perché non
esistono aggettivi e pronomi possessivi. L’articolo non esiste. Soprattutto, il verbo cinese
ha forma invariabile, non è mai specificato al numero, al genere, alla persona; le
indicazioni di tempo e modo vengono ricavate dal contesto, ed esistono una serie di
particelle aspettuali che forniscono informazioni sulla fase di svolgimento dell’azione.
Proprio per questo motivo, uno degli aspetti della lingua italiana che crea molte
difficoltà è il continuo cambiamento della morfologia del verbo: nell’interlingua l’uso del
presente viene “esteso” ai domini dell’imperfetto e del futuro, mentre il passato
prossimo viene usato in luogo di tutti i tempi al passato (Biasco, 2003)6. Oltre a quelle
legate alla morfologia, gli apprendenti incontrano difficoltà nella costruzione della frase,
ad esempio nel rendere le frasi relative che, nella loro lingua, ricorrono a sinistra del
determinato in funzione di determinante. Si spiega così la particolare difficoltà associata
alla grammatica rilevata nell’ambito del questionario.
Anche la difficoltà nella pronuncia della r trova un riscontro nella letteratura
specialistica. Come osserva ancora Biasco, «i suoni consentiti da un sistema sillabico
sono inferiori rispetto a quelli derivanti da un sistema alfabetico, ne consegue che per il
5
Ad esempio il singolare/plurale, maschile/femminile e la concordanza genere/numero sono una difficile
conquista per gli apprendenti sinofoni, che a volte è possibile solo grazie allo sforzo mnemonico e alla
pratica della lingua (Biasco, 2003). Lo stesso dicasi per la concordanza dell'articolo, che nemmeno esiste
nella lingua cinese, con il nome.
6
Questi e altri aspetti dell’apprendimento dell’italiano da parte dei sinofoni sono stati trattati in molti
articoli e saggi di rilievo, per i quali si rimanda ai riferimenti bibliografici posti in calce.
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
sinofono alcuni suoni della lingua italiana risultano nuovi e di difficile apprendimento e
quindi ciò può determinare alcune difficoltà nella pronuncia, di cui quelle più evidenti
possono essere: 1) difficoltà a realizzare consonanti intense che spesso sono rese come
semplici (machina → macchina, metere → mettere); 2) difficoltà nel produrre nessi
consonantici (tadi → tardi, adato → andato); 3) difficoltà nella produzione della
consonante vibrante apicodentale -r-, che non esiste nel sistema sillabico cinese. Il suono
della /r/ cinese infatti è più vicino a quello francese pronunciato con la lingua
retroflessa, da qui lo scambio tra /l/ e /r/; 4) difficoltà nella distinzione dei suoni b/p e
d/t. Essi infatti nella lingua cinese corrispondono: b/p sono pronunciati, in genere,
entrambi /p/, la seconda si differenzia dalla prima solo perché aspirata. Lo stesso
avviene per d/t, entrambi si pronunciano /t/, ma la seconda è aspirata».
In linea con i risultati precedenti, alla richiesta di stilare una classifica degli aspetti più
importanti da studiare per imparare l’italiano gli studenti hanno risposto mettendo al
primo posto la grammatica, seguita al secondo posto dal lessico, al terzo dalla pratica
della conversazione e al quarto dallo studio degli aspetti culturali.
Passando alle domande riguardanti le attività in classe, lo spoglio dei questionari ha
restituito risultati notevoli. Interpellata a proposito delle modalità di coinvolgimento e
partecipazione alle lezioni, la quasi totalità degli studenti ha asserito di partecipare
attivamente alle attività proposte in classe, prendendo la parola spontaneamente. Come
si evince dal seguente grafico, posti di fronte a quattro possibilità, 29 studenti si sono
detti contenti di rispondere e partecipare, 3 studenti hanno riferito di intervenire solo se
interpellati dall’insegnante e nessuno studente ha asserito di preferire il silenzio o
un’azione alternativa:
Grafico 12. Studenti: modalità di coinvolgimento e partecipazione alle lezioni
Quando sei in classe
sei contento di rispondere e partecipi
parli solo se te lo chiede l'insegnante
preferisci non parlare
altro
0
5
10
15
20
25
30
35
Queste risposte si pongono apparentemente in disaccordo con il ritratto di studenti
ed insegnanti cinesi tracciato da Gilda Consalvo (2012: 35), che osserva:
il metodo di insegnamento comunemente utilizzato in Cina è
prevalentemente espositivo ed incentrato sulla figura dell’insegnante che ha,
all’interno della classe, un ruolo gerarchico, dominante e direttivo (Huang
H., Marigo M., Omodeo M., 2004). Questo atteggiamento permette
all’insegnante di avere il pieno controllo della situazione di insegnamento /
apprendimento, garantire il regolare svolgimento della lezione e diffondere
un senso di sicurezza all’interno della classe, limitando tuttavia la libertà, la
spontaneità e l’iniziativa degli studenti. [...] Il confucianesimo, la corrente di
pensiero che ancora oggi concorre a formare la cultura cinese e che ha
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notevolmente influenzato ed influenza tutt’oggi le metodologie didattiche in
uso nelle scuole, sottolinea molto i benefici che derivano dalle relazioni
gerarchiche fisse che mostrino rispetto per l’età, per lo status di persona
anziana, per le tradizioni familiari. Di conseguenza, gli studenti nutrono
grande rispetto verso l’insegnante, considerato non solo come un’autorità,
“fonte di sapere”, esperto della materia che sta trattando, modello di
comportamento esemplare, ma anche come una figura genitoriale che si
preoccupa di diffondere quelle conoscenze utili per affrontare la vita
quotidiana e che permetteranno agli studenti di diventare persone complete
[...] Per questo motivo, gli studenti accettano volentieri il ruolo di ascoltatori
passivi ma attenti e durante la lezione rimangono in silenzio, non usano
rivolgere domande o esprimere commenti. Non si propongono quasi mai
come volontari per rispondere ad una domanda di cui non conoscono la
risposta, a meno che non venga richiesto loro esplicitamente. [...] Nel caso
in cui fosse necessaria una spiegazione aggiuntiva o il chiarimento di un
dubbio, gli studenti non rivolgono domande all’insegnante come mezzo per
avere risposte immediate se non come ultima risorsa. [...] Solo se gli studenti
non sono stati in grado di trovare autonomamente la risposta possono
rivolgere la domanda all’insegnante e, tuttavia, non lo fanno di fronte alla
classe, ma alla fine della lezione.
A questo proposito è necessario ricordare l’importanza, nella società cinese, di non
svalutare sé stessi agli occhi degli altri. Su questo tema prosegue, efficacemente,
Consalvo (2012: 36):
questo atteggiamento viene spesso interpretato dagli insegnanti occidentali
come sintomo di passività, ma è invece determinato dall’importanza che,
nella società cinese ancora oggi, ha la conservazione e il riconoscimento di
uno status alto, il “non perdere la faccia” (mien zi), ovvero l’essere stimati e il
conservare la stima da parte degli altri (Kennedy, 2002). Gli studenti sono
riluttanti a fare domande in classe perché nel caso in cui dovessero
commettere errori o la domanda posta fosse ritenuta superflua o poco
meditata, potrebbero essere oggetto di derisione da parte dell’intera classe e
conseguentemente “perdere la faccia”. Il disagio che provano quando
devono parlare in pubblico dipende molto dalla grande preoccupazione per
l’andamento e i risultati della conversazione o della relazione con gli altri.
[...] In questo atteggiamento è evidente l’influenza della tradizione
confuciana che sottolinea l’importanza dell’armonia e privilegia l’espressione
della collettività rispetto a quella personale. L’armonia della classe non deve
essere mai minacciata e non si devono creare situazioni in cui gli altri
possano trovarsi in una situazione di imbarazzo.
Tuttavia, come sopra osservato, la contrapposizione potrebbe rivelarsi solo
apparente: infatti, la realtà della scuola Senmiao si distanzia non poco dalla scuola cinese
tradizionale, sia per il ridotto numero di alunni per classe che per il tipo di approccio allo
studio della lingua. Il cambiamento di setting didattico rispetto al modello adottato nella
scuola dell’obbligo, unito al fatto che si tratta di un corso privato di lingua straniera,
potrebbe incidere e contribuire a modificare il comportamento degli alunni, sia in classe
che nei confronti dell’insegnante.
Infine, sondando le attività preferite da svolgere in classe nell’ultimo quesito della
parte III, gli studenti hanno espresso una netta preferenza per la visione di video / film
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
e per la pratica della conversazione; seguono, a distanza di parecchi punti, l’ascolto, la
lettura, la grammatica e, come fanalini di coda, lo scritto e la comprensione.
Grafico 13. Studenti: le attività preferite
Visione di video / film
Conversazione
Ascolto
Lettura
Grammatica
Scrittura
Comprensione
0
5
10
15
20
25
Questa lista di preferenze offre l’occasione di approfondire il rapporto con i metodi
di insegnamento della lingua straniera in Cina. Come spiega ancora una volta Consalvo
(2012: 40),
l’insegnamento della lingua straniera in Cina è molto tradizionale poiché si
basa principalmente sul metodo grammaticale-traduttivo e audiovisivo,
privilegiando le attività di lettura, scrittura e comprensione rispetto a quelle
di produzione e interazione orale. Viene data, inoltre, grande importanza ai
libri di testo. Secondo la tradizione popolare, fonte della conoscenza sono i
libri, in particolar modo i testi classici [.] che pertanto godono nella cultura
cinese di grande autorevolezza e il loro contenuto va appreso fin nei minimi
dettagli. [...] Solo negli ultimi anni, grazie all’aumento dei docenti
provenienti dall’estero, i metodi di insegnamento delle lingue si sono
avvicinati ad approcci di tipo comunicativo.
Secondo alcuni ricercatori, in Cina l’approccio all’insegnamento e
all’apprendimento delle lingue straniere risente molto del metodo utilizzato
dagli studenti per l’apprendimento dei caratteri della loro lingua madre, con
l’effetto di enfatizzare molto la fase di apprendimento mnemonico del
lessico e delle regole grammaticali della LS e a volte questo determina una
certa rigidità nell’apprendere l’uso pratico della lingua. [...] Come
nell’apprendimento del cinese, anche per lo studio della lingua straniera, i
discenti imparano la grammatica e i vocaboli partendo dal testo base, col
supporto delle spiegazioni dell’insegnante e la pratica degli esercizi. I testi
proposti per la lettura sono di solito seguiti da una lista di parole nuove, frasi
o espressioni con la relativa pronuncia e la traduzione in cinese. Infine
svolgono una serie di esercizi scritti che si basano prevalentemente sulla
comprensione letterale dei testi di riferimento, sul lessico e sull’applicazione
delle regole grammaticali. [...] Per la maggior parte degli studenti cinesi, le
attività più importanti del corso di lingua sono rappresentate dalla lettura e
dalla scrittura, mentre viene data molta meno importanza allo sviluppo delle
attività comunicative come le discussioni in classe o i lavori di gruppo, di cui
ignorano il funzionamento e le finalità. I discenti cinesi necessitano quindi di
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
maggior tempo e maggior supporto per adattarsi alle nuove forme di
apprendimento.
Il quadro delle attività preferite dai giovani studenti della Senmiao però si distacca dal
binomio tradizionale composto da lettura intensiva e memorizzazione come tecnica di
base. Sebbene da un lato permanga la predilezione per l’approccio audivisivo infatti, la
seconda tra le attività preferite è la pratica della conversazione che, seguita dall’ascolto,
ha evidentemente scalzato la lettura e gli esercizi di grammatica. È possibile che
l’inclinazione espressa dagli intervistati sia la spia di un effettivo cambiamento nel modo
di concepire l’insegnamento di una lingua straniera.
3.4. Parte IV
Infine, la quarta sezione, dedicata alla ricerca delle motivazioni che hanno spinto gli
studenti ad avvicinarsi allo studio della lingua italiana e ai loro eventuali progetti
migratori.
Prendendo le mosse dal primo punto, il quesito riguardante le motivazioni allo studio
dell’italiano riprende nelle linee generali la struttura dell’analoga domanda presente nelle
ricerche Italiano 2000 (De Mauro et al., 2002) e Italiano 2010 (Giovanardi, Trifone, 2012).
Ricalcandone l’articolazione in modo da permettere il paragone fra dati omogenei, è
stato predisposto un quesito suddiviso in quattro raggruppamenti legati allo studio, al
lavoro, al tempo libero e ai motivi personali e familiari. Agli intervistati è stato chiesto di
mettere questi quattro fattori in ordine di importanza utilizzando una scala numerica da
1 (Molto importante) a 4 (Non importante); gli intervistati sono stati altresì invitati a
precisare, per ciascuna delle quattro motivazioni, quanto fossero rilevanti alcuni fattori
specifici, come l’interesse per la cultura italiana, la possibilità di fare carriera sul posto di
lavoro, ecc.7
Per quanto riguarda la posizione numero 1 (Molto importante), la categoria “Studio”
risulta la prima motivazione con il 94% delle preferenze (30 su 32 intervistati); segue, a
grande distanza, la categoria “Tempo Libero”, con il 6% delle preferenze (2 su 32
intervistati), mentre le categorie “Lavoro” e “Motivi personali” non sono state messe al
primo posto da alcuno studente. Segue grafico:
Grafico 14.
Posizione 1 (molto importante)
6%
Motivi personali
Lavoro
Tempo libero
Studio
94%
7
Si rimanda, per tutti i particolari, al testo integrale del questionario riportato in appendice.
63
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
Analizzando i fattori specifici, dei 30 intervistati che hanno messo in prima posizione
la motivazione “Studio”, 24 hanno indicato come fattore decisivo “continuare gli studi
in Italia”; 4 hanno indicato l’intenzione di “partecipare a programmi di mobilità
internazionale (Marco Polo / Turandot)”; 2 non si sono espressi; nessuno ha scelto il
fattore “perché l’italiano è materia obbligatoria nel tuo corso di studi”. I 2 intervistati
che hanno indicato la motivazione “Tempo libero” invece si sono ritrovati concordi
nello scegliere il fattore specifico della “cultura italiana (arte, musica, letteratura)”.
Per quanto riguarda la posizione numero 2 (Abbastanza importante), la scelta della
maggioranza degli intervistati è ricaduta su “Lavoro”, con ben 13 preferenze pari al 41%
del totale. Di questi, 6 hanno scelto come fattore specifico “trovare un lavoro coerente
con la specializzazione che ho studiato”; 4 hanno manifestato l’auspicio di “lavorare con
ditte italiane”; 1 ha scelto “fare carriera sul posto di lavoro”; nessuno ha scelto
“diventare traduttore o interprete”, “trovare lavoro in Italia” e “diventare insegnante di
italiano”.
I restanti intervistati si sono suddivisi tra “Tempo libero” (10 intervistati; è ancora il
fattore “cultura italiana” a raccogliere la maggioranza dei consensi) e “Motivi personali”
(1 intervistato; non ha indicato fattori specifici). 8 intervistati non hanno indicato alcun
motivo nella posizione 28.
Grafico 15.
Posizione 2 (abbastanza importante)
3%
25%
Motivi personali
Lavoro
Tempo libero
Studio
Senza risposta
41%
31%
Per quanto riguarda la posizione numero 3 (Poco importante), la scelta della
maggioranza degli intervistati è ricaduta su “Tempo libero”, con 10 preferenze pari al
31% del totale. Di questi, 7 hanno scelto il fattore specifico “cultura italiana (arte,
musica, letteratura)”, mentre 1 ha scelto “società e cultura moderna (cinema, canzoni,
ecc.)”.
I restanti intervistati si sono suddivisi tra “Motivazioni personali” (5 persone; tutti
hanno scelto il fattore “parenti in Italia”); “Lavoro” (5 persone; la maggioranza ha
scelto il fattore “lavoro coerente con la specializzazione”); e “Studio” (2 persone; una
ha scelto come fattore “continuare gli studi in Italia”, l’altra nulla). 10 intervistati non
hanno indicato alcun motivo alla posizione 3.
8
Si rileva che, mentre tutti gli intervistati hanno indicato una motivazione per la posizione numero 1
(Molto importante), non tutti hanno indicato anche le motivazioni delle posizioni restanti (2,3,4); ne
consegue che, mentre i dati riguardanti la posizione numero 1 sono completi, i dati riguardanti le altre
posizioni presentano una porzione di “astenuti”.
64
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
Grafico 16.
Posizione 3 (poco importante)
16%
31%
Motivi personali
Lavoro
Tempo libero
Studio
Senza risposta
16%
6%
31%
Per quanto riguarda infine la posizione numero 4 (Non importante), la scelta della
maggioranza degli intervistati è ricaduta su “Motivi personali”, con 15 preferenze pari al
47% del totale. Di questi, solo 1 ha indicato come fattore specifico la presenza di
“parenti in Italia”, mentre gli altri intervistati si sono astenuti dalla scelta (d’altronde è
comprensibile: questa motivazione non interessa loro).
I restanti intervistati si sono suddivisi tra “Tempo libero” (5 persone; si sono
suddivisi tra i fattori specifici di “Turismo” e “Cultura”); “Lavoro” (6 persone, di cui
una ha scelto il fattore “lavoro coerente con la specializzazione”); nessuno ha scelto di
mettere “Studio” all’ultimo posto in ordine di importanza. 6 intervistati non hanno
indicato alcun motivo alla posizione 4.
Grafico 17.
Posizione 4 (non importante)
19%
47%
16%
Motivi personali
Lavoro
Tempo libero
Studio
Senza risposta
19%
Dei dati presentati, i più significativi riguardano indubbiamente la prima posizione,
ovvero quella etichettata come “Molto importante”. Da questi ultimi si evince
nettamente che il 94% degli studenti ai quali è stato sottoposto il questionario ha deciso
di dedicarsi all’apprendimento della lingua italiana per motivazioni di studio, e che
nell’87% dei casi gli studenti intendono trasferirsi in Italia per un periodo più o meno
lungo allo scopo di proseguire gli studi; inoltre, la maggior parte di loro non sfrutterà
programmi di mobilità internazionale come ad esempio Marco Polo / Turandot (o forse
ancora non ha deciso).
65
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
Raffrontando questi risultati con quelli di Italiano 2000 e Italiano 2010 emergono
alcune significative differenze, sempre tenendo conto delle proporzioni di scala del
presente studio – che ha coinvolto una trentina di studenti – rispetto alle indagini sopra
citate, di ben più ampio respiro.
Nel 2000, la categoria più gettonata come prima motivazione era, a livello generale,
quella del “Tempo libero” (32%), seguita dai “Motivi personali” (25,8%), dal “Lavoro”
(22,4%) e dallo “Studio” (19%). La tendenza si è confermata nel 2010, quando la
motivazione più scelta dagli Istituti di Cultura è risultata essere “Tempo libero e interessi
vari” (56%), seguita da “Studio” (21%), “Lavoro” (13%) e “Motivi personali e familiari”
(10%). Se all’inizio del 2000 l’attrattività della lingua italiana per i pubblici stranieri era di
natura più marcatamente culturale, negli anni si è assistito a una notevole
diversificazione e specificazione.
Certo, la risposta sulle motivazioni varia fortemente in relazione al fattore geografico.
Tuttavia, tenuto conto delle molte variabili in campo e volendo trarre una
considerazione conclusiva da questi dati, si può affermare che – almeno per quanto
concerne la Cina e gli apprendenti presi in esame per questo approfondimento di
contesto – lo “Studio” sia balzato in cima alle motivazioni degli studenti che si
apprestano ad affrontare l’apprendimento della lingua italiana all’estero.
Conclusa l’analisi dell’aspetto motivazionale, resta da indagare l’eventuale progetto
migratorio degli studenti intervistati: hanno intenzione di andare in Italia? Quando? Per
quanto tempo? E dove si vedono in futuro, dopo questa esperienza?
Al primo di questi interrogativi dà risposta la percentuale, piuttosto alta, di studenti
desiderosi di visitare il Belpaese. Su 32 intervistati infatti, 28 asseriscono di voler andare
in Italia (88%), 3 si rivelano indecisi (9%) e solo 1 non ha intenzione di partire (3%).
Grafico 18.
Hai intenzione di andare in Italia?
3%
9%
Sì
Non so
No
88%
Riguardo la data della partenza, di questi 28 la grande maggioranza (ovvero 24
intervistati, l’86% del totale parziale) partirà nel corso del 2018, mentre 2 sarebbero
partiti entro la fine del 2017 (7%) e altri 2 (7%) non sapevano ancora la data precisa.
Il periodo di permanenza varia da uno a cinque anni, ma la maggior parte degli
studenti starà in Italia circa tre anni (16 intervistati sui 28 in procinto di partire, ovvero il
57%); 3 studenti (11%) staranno via due anni; altri 3 (11%) staranno via cinque anni; 2
66
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
studenti (7%) staranno via un anno; e 4 studenti (14%) ancora non hanno deciso la
durata della permanenza.
Grafico 19.
Durata della permanenza in Italia
7,14%
14,29%
10,71%
10,71%
1 anno
2 anni
3 anni
5 anni
Ignota
57,14%
La maggior parte degli studenti intervistati conosce già, se non la meta, almeno l’area
di afferenza del corso di studi che andrà a frequentare in Italia: 9 alunni si iscriveranno a
corsi accademici in ambito artistico, 3 nel campo del design, 2 a corsi di architettura, 2 a
Ingegneria, 2 a Conservatori (canto/musica), 1 a medicina, 1 a economia e 1 a
giurisprudenza.
Per quanto riguarda il futuro, però, la maggioranza degli studenti cinesi desidera
tornare in patria per motivi lavorativi e familiari. Su 28 che partiranno, infatti, 19 hanno
intenzione di tornare in Cina dopo il soggiorno all’estero (68%); gli altri 9 studenti
invece preferirebbero restare all’estero (32%; 4 in Italia, 2 negli Stati Uniti, 1 in
Giappone, 1 genericamente in Europa, 1 ancora non lo sa).
Grafico 20.
Progetti per il futuro
32%
Tornare in Cina
Restare all'estero
68%
67
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
4. CONCLUSIONI
Questo studio ha inteso approfondire il profilo, le motivazioni e i progetti futuri di
alcuni degli studenti sinofoni attualmente impegnati nello studio della lingua italiana
presso la scuola Senmiao di Pechino. La maggior parte di questi apprendenti è
mediamente giovane, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, con una preponderanza di
ventunenni e ventiduenni; sono pressoché tutti in possesso di un diploma di scuola
superiore e molti di loro hanno conseguito una laurea triennale o magistrale. La loro
formazione linguistica contempla, a livello di scuola dell’obbligo, lo studio della lingua
nazionale – il cinese mandarino – e dell’inglese come unica lingua straniera; entrambi gli
idiomi vengono tradizionalmente insegnati seguendo un metodo grammaticalededuttivo, basato sulla lettura di testi classici e sulla memorizzazione.
Lo studio della lingua italiana invece viene portato avanti privatamente presso la
scuola Senmiao, la quale è un’istituzione educativa che offre corsi intensivi a frequenza
giornaliera. Confermando i risultati degli studi dedicati alla didattica dell’italiano a
sinofoni, gli studenti intervistati trovano difficile lo studio dell’italiano a causa della
distanza tipologica tra le due lingue; particolari difficoltà vengono riscontrate nella
gestione degli aspetti morfosintattici, sintattici, lessicali, ortografici e ortoepici della
nostra lingua.
Contrariamente a quanto avviene nelle classi ordinarie della scuola dell’obbligo cinese
– dove gli interventi e le domande da parte degli studenti vengono scoraggiati in nome
del rispetto di una rigida scala gerarchica al cui apice c’è l’insegnante e della paura di
“perdere la faccia” in pubblico – gli studenti intervistati si dicono contenti di rispondere
alle domande e intervenire spontaneamente alle lezioni, favoriti dalle classi poco
affollate e da un rapporto più confidenziale con il docente. Oltre che in questo aspetto,
il cambiamento di paradigma nell’insegnamento della lingua straniera si coglie anche
nelle preferenze manifestate dagli alunni sulle attività da svolgere in classe, dove accanto
agli esercizi grammaticali e lessicali viene ribadita la necessità di coltivare anche
competenze comunicative e conversazionali.
Nella sezione finale l’indagine ha evidenziato come, nel “microambiente”
rappresentato dalla scuola Senmiao, la ragione principale per l’apprendimento
dell’italiano sia da ricercare nei motivi di studio, a conferma di un’evoluzione
rintracciabile anche nei dati raccolti nell’ambito delle precedenti ricerche sulla diffusione
della lingua italiana nel mondo, come Italiano 2000 e Italiano 2010.
Per quanto riguarda i progetti futuri, l’88% degli studenti intervistati ha intenzione di
andare in Italia, e l’86% di questi ultimi partirà l’anno prossimo. Si fermeranno
mediamente per un periodo di tre anni, allo scopo di portare avanti il proprio percorso
di studi a livello accademico. Le aree di interesse che gli studenti intendono
approfondire anche grazie alla conoscenza della lingua italiana sono principalmente il
design, l’architettura, la pittura, la musica e il canto; in misura minore, ma comunque
presenti, anche giurisprudenza, ingegneria e medicina.
68
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
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APPENDICE
QUESTIONARIO
Scrivi le risposte nello spazio bianco dopo le domande. Dove c’è □ metti una X in
corrispondenza della risposta scelta.
PARTE I
Sesso: □ uomo
□ donna
1.
Età: _________
2.
Titolo di studio: _________________________________________________
3. Sei di Pechino? □ Sì □ No
- Se hai risposto no, di dove sei? _________________________________________
4. Oltre al corso di italiano alla Scuola Senmiao, frequenti un’altra scuola o università al
momento? □ Sì
□ No
Se hai risposto sì:
- quale scuola o università? ________________________________
- quale anno frequenti? ___________________________________
- se è un’università / accademia / conservatorio:
- quale corso di laurea ?
PARTE II
6. Hai già studiato italiano prima di frequentare la Scuola Senmiao? □ Sì □No
Se hai risposto sì:
- per quanto tempo? ____________________________
- dove? ______________________________________
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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto
7. Hai studiato altre lingue straniere? □ Sì □ No
Se hai risposto sì. Quali? Per quanti anni?
- inglese, per ______ anni
- altro: _________________________________ . per _____ anni
- altro: _________________________________ . per _____ anni
Se hai risposto no, vuoi studiare altre lingue straniere? □ Sì
□ No
Se sì, quali? _____________________________________________
PARTE III
8. Quale livello frequenti al momento alla Scuola Senmiao?
□
Al
□ B1
□
C1
□
A2
□ B2
□
C2
9. Hai già frequentato altri corsi di italiano presso la Scuola Senmiao?
□ Sì □ No
Se hai risposto si, quali? (Puoi scegliere più di una risposta)
□
A1
□ B1
□
C1
□
A2
□ B2
□
C2
10. In totale, da quanto tempo studi italiano? _________________________________
__________________________________________________________________
11. Secondo te è difficile studiare l’italiano? Perché? ____________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
12. Secondo te cosa è più importante studiare? Metti in ordine gli argomenti più importanti con
i numeri da 1 a 4.
1 = Molto importante. 2 = Abbastanza importante. 3 = Poco importante. 4 = Non importante,
□ Grammatica □ Lessico □Cultura □ Conversazione □ Altro
13. Quando sei in classe:
□
□
□
□
sei contento di rispondere e partecipi
parli solo se te lo chiede l’insegnante
preferisci non parlare, perché _________________________________________
altro ____________________________________________________________
14. Quali attività preferisci svolgere a lezione? (Puoi scegliere più di una risposta):
□ conversazione in coppia o in gruppo □ esercizio di scrittura
□ lettura
□ visione di un video / film
□ ascolto
□ comprensione
□ esercizio di grammatica
□ altro: ____________________________________________________________
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PARTE IV
15. Perché hai deciso di studiare italiano? Metti in ordine i motivi con i numeri da 1 a 4.
1 = Molto importante. 2 = Abbastanza importante. 3 = Poco importante. 4 = Non importante.
Poi, per ognuno dei quattro motivi metti una X su un motivo più specifico:
□
MOTIVI DI STUDIO
□ per continuare gli studi in Italia
□ per partecipare a programmi di mobilità (Marco Polo. Turandot)
Se hai scelto uno di questi primi due motivi:
- Sai già dove studierai (città e scuola/università/accademia/conservatorio)?
_________________________________________________________________
- Cosa studierai (corso/facoltà)?
______________________________________
- Cosa farai dopo l’università in Italia? ___________________________________
□ perché l’italiano è materia obbligatoria nel tuo corso di studi
□ altro (specificare) ____________________________________________________
□M
OTIVI DI LAVORO
□ per diventare traduttore o interprete
□ per diventare insegnante di italiano
□ per lavorare con ditte italiane
□ per trovare lavoro in Italia
□ per fare carriera sul posto di lavoro
□ per trovare un lavoro coerente con la specializzazione che hai studiato
□ altro (specificare)
□M
OTIVI PERSONALI E FAMILIARI
□ partner italiano/a
□ famiglia di origine italiana / parenti in Italia
□ altro (specificare) _________________________________________________
□T
EMPO LIBERO E INTERESSI VARI
□ per ragioni turistiche
□ per la cultura italiana (arte, musica, letteratura)
□ per altri aspetti della società e cultura moderna (cinema, canzoni, ecc.)
□ altro (specificare)
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16. Hai intenzione di andare in Italia? □ Sì □ No
Se sì:
- quando parti?
- per quanto tempo resti in Italia?
- in futuro, dopo il periodo in Italia, vuoi:
□
tornare in Cina, per ______________________________________________
□
restare all’estero. Dove? Perché?
______________________________________________________________
73