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Studiare italiano a Pechino: un'indagine di contesto

2018, Italiano LinguaDue

Da alcuni anni sempre più studenti della Repubblica Popolare Cinese scelgono di studiare italiano come lingua straniera. Il presente articolo si propone di approfondire il fenomeno indagando gli aspetti di contesto della scuola Senmiao, una delle principali istituzioni private dedicate all’insegnamento dell’italiano in Cina. Strumento privilegiato dell’indagine è stato un questionario, somministrato nel mese di ottobre 2017 a un campione di studenti iscritti alla sede centrale della scuola, a Pechino: si è cercato di tracciare il profilo, le motivazioni e i progetti degli apprendenti sinofoni in relazione allo studio della lingua italiana, confrontando i risultati con le precedenti ricerche sulla diffusione della lingua italiana nel mondo. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Studying italian in Beijing: a study of context Over the past few years, more and more Chinese students have chosen to study Italian as a foreign language in People’s Republic of China. This paper intends to further investigate the phenomenon by focusing on the contextual aspects at the Senmiao School, one of the main private institutes devoted to teaching Italian in China. In October 2017, a questionnaire was submitted to the students enrolled in the main branch of the school located in Beijng, in order to outline their profile, reasons and future plans related to the study of the Italian language. The outcomes were compared with previous studies regarding the spread of the Italian language all over the world.

STUDIARE ITALIANO A PECHINO: UN’INDAGINE DI CONTESTO Elena Toni1 PREMESSA Nelle scuole della Repubblica Popolare Cinese l’italiano è da alcuni anni una tra le lingue straniere più studiate, in particolare, ma non solo, a Pechino dove ha la sua sede centrale la scuola di lingua italiana Senmiao. Data la particolarità di questa scuola, che sarà illustrata nel paragrafo 1, lo studio che qui si presenta è dedicato alla rilevazione e all’analisi degli aspetti di contesto; esso inoltre cerca di rispondere ai seguenti quesiti di ricerca: qual è il profilo degli apprendenti sinofoni che hanno deciso di studiare italiano a Pechino? Quali motivi li hanno spinti a compiere tale scelta? Che progetti hanno per il futuro, anche in relazione allo studio della lingua? Nelle pagine a seguire verranno riportati i risultati di questa indagine, suddivisi in tre sezioni. La prima si pone l’obiettivo di descrivere i servizi e i corsi offerti dalla scuola dove si è svolto il tirocinio, per fornire un contesto alla ricerca. La seconda è dedicata ai motivi e alle modalità dell’indagine che si è deciso di svolgere; la terza riporta i risultati dello studio, contestualizzando i dati rilevati rispetto alla didattica della lingua italiana a sinofoni. In appendice è riportato il testo integrale del questionario. 1. LA SCUOLA SENMIAO DI PECHINO La scuola Senmiao2 è, ad oggi, una delle principali istituzioni private dedicate all’insegnamento dell’italiano in Cina; specializzata unicamente nell’insegnamento della lingua italiana, offre i propri servizi a discenti sinofoni interessati a frequentare un corso universitario in Italia, a chi necessita di imparare la lingua per lavoro o semplicemente a chi è interessato alla cultura del nostro Paese. Oltre alla sede di Pechino, che è la principale, conta diverse succursali in alcune delle città maggiori della Cina, come Shanghai, Guangzhou, Chongqing, Wuhan e Zhengzhou. Il corpo docente è formato interamente da insegnanti di madrelingua italiana con conoscenza certificata della lingua cinese; tutti i docenti sono in possesso di una certificazione riguardante la didattica della lingua italiana a stranieri e per la maggior parte sono abilitati a somministrare esami Cils e Celi. La scuola propone ai propri studenti una gamma di proposte abbastanza strutturata, alla cui base ci sono i corsi intensivi di livello A1-A2 e B1-B2 del QCER. In questi ultimi, le classi sono composte al massimo da dodici studenti, allo scopo di tenere alto il livello di attenzione e permettere una maggiore interazione con l’insegnante; le varie fasi della lezione seguono la didattica tradizionale basata sull’esercitazione delle abilità di 1 2 Università degli Studi di Milano. La scuola Senmiao è attiva a Pechino dal 2006. 52 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto ascolto, lettura, grammatica, composizione e conversazione. Le lezioni si tengono tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, per una durata di quattro ore e trenta minuti giornalieri e si svolgono su due turni, uno mattutino dalle ore 8.30 alle 13 e uno pomeridiano dalle ore 14.30 alle 19. Questi corsi infrasettimanali sono dedicati principalmente a giovani studenti; nel fine settimana invece si tengono corsi analoghi dedicati ai lavoratori, mentre in orario serale vengono erogate lezioni in modalità online, con l’utilizzo di una piattaforma di e-learning a cui gli studenti possono partecipare in modalità sincrona o asincrona. Una volta raggiunto il livello proposto dai corsi intensivi di base, la scuola offre anche la possibilità di partecipare a corsi di ripasso (allo stesso livello dei precedenti, ma di impronta più comunicativa) e a corsi di perfezionamento dedicati a microlingue settoriali, allo scopo di fornire una preparazione specifica in ambito lessicale e nozionale agli studenti che intendano seguire corsi di livello universitario in Italia3. Vengono organizzati anche corsi “situazionali” dedicati alle situazioni comunicative della vita quotidiana (come ordinare al bar, destreggiarsi all’aeroporto o al ristorante, andare dal dottore); corsi dedicati specificatamente alla preparazione degli esami CILS, CELI e IT; corsi intensivi di preparazione agli esami di ammissione alle università italiane4; masterclass tenute da professori provenienti dalle accademie di Belle Arti e dai Conservatori italiani convenzionati con la scuola e brevi lezioni che preparino gli studenti ad affrontare efficacemente il colloquio in ambasciata, funzionale al rilascio del visto di studio. Infine, previo accordo su tempistiche e contenuti, è possibile richiedere lezioni individuali o in piccoli gruppi per tutti i livelli; la scuola organizza anche corsi presso aziende e realtà lavorative che necessitino di una formazione in lingua italiana per il proprio personale. 2. L’INDAGINE DI CONTESTO La maggior parte degli studenti iscritti ai corsi della scuola Senmiao ha in programma di trasferirsi a studiare in Italia per un periodo di tempo più o meno prolungato. Incontrarli in Cina, impegnati nello studio dell’italiano come lingua straniera, prima che compiano questo passo decisivo e finiscano per disperdersi tra università, corsi privati, accademie e conservatori è parsa una buona opportunità per sondare le loro ragioni. Molti di loro, inoltre, non intendono avvalersi dei programmi di mobilità internazionale – come ad esempio il Marco Polo / Turandot, durante il quale le loro motivazioni e i loro progressi nello studio della lingua verrebbero monitorati – finendo, di fatto, fuori dal “radar” degli studiosi che si occupano delle dinamiche dell’insegnamento dell’italiano a stranieri. Per questo motivo, tra i tanti indirizzi di ricerca possibili, si è scelto in questa sede di approfondire gli aspetti di contesto. A questo scopo è stato realizzato, con il supporto dei tutor scolastici locali, un questionario rivolto agli studenti che è stato somministrato a una classe di livello A2, a due classi di livello B1 e a una classe di livello B2, per un totale di 32 alunni, tutti iscritti ai corsi infrasettimanali. Con questo strumento si è cercato di tracciare il profilo degli apprendenti, di indagare le motivazioni che li hanno I corsi organizzati finora riguardano ad esempio storia della musica, canto, storia dell’arte, architettura, design e ingegneria. 4 La scuola ospita anche lo svolgimento di preselezioni accademiche o test d'ingresso di alcune istituzioni universitarie: è il caso del Politecnico di Torino, che dal 2017 ha selezionato la Senmiao come una delle sedi ufficiali in Cina per lo svolgimento della propria prova selettiva. 3 53 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto spinti a studiare la lingua italiana considerando anche il loro eventuale progetto migratorio verso il nostro Paese. Il questionario, scritto in un linguaggio abbastanza semplificato per adattarsi a tutti i livelli QCER precedentemente menzionati, è suddiviso in quattro sezioni: la prima riguarda i dati anagrafici, la provenienza degli studenti e il loro percorso di studi; la seconda riguarda la formazione linguistica precedente all’approdo alla scuola Senmiao; la terza riguarda la formazione linguistica attuale presso la medesima scuola e la quarta riguarda le motivazioni dello studio dell’italiano e i progetti per il futuro. Il questionario viene riportato integralmente in appendice. 3. I RISULTATI DEL QUESTIONARIO 3.1. Parte prima Per quanto riguarda la parte anagrafica, emergono alcuni dati di rilievo: la maggior parte degli studenti appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 25 anni, con una preponderanza di ventiduenni. In particolare, gli studenti diciottenni sono 4 (il 13% del totale), così come i diciannovenni; non c’è alcun ventenne, mentre i ventunenni sono 6 (19%), i ventiduenni 8 (25%), i ventitreenni 5 (16%) e i venticinquenni 2 (6%); non c’è alcun ventiquattrenne, mentre risulta un solo ventiseienne (3%). Tale risultato, seppur significativo, è da ricollegare alla natura del campione di studenti interpellati: si ricorda infatti che si tratta degli iscritti ai corsi infrasettimanali, i quali sono numericamente rappresentativi in quanto costituiscono la maggior parte degli studenti della scuola Senmiao, ma certamente fanno registrare un’età mediamente più bassa rispetto ai colleghi lavoratori iscritti ai corsi del fine settimana. Grafico 1. Età degli studenti 19 anni 13% 18 anni 13% 21 anni 19% 17 anni 6% 26 anni 3% 25 anni 6% 22 anni 25% 17 anni 18 anni 19 anni 21 anni 22 anni 23 anni 25 anni 26 anni 23 anni 16% Per quanto riguarda il titolo di studio, quasi tutti i ragazzi al di sotto dei ventidue anni sono in possesso del diploma di scuola superiore (con l’eccezione di un diciassettenne ancora iscritto all’ultimo anno del proprio percorso di studi), mentre il 90% degli studenti tra i ventidue e i ventisei anni è in possesso di una laurea triennale o magistrale. La divisione di genere è abbastanza equilibrata, considerando che gli studenti di sesso maschile sono 17 e le studentesse 15, come si evince dal grafico seguente: 54 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto Grafico 2. Studenti: suddivisione di genere Femmine 47% Maschi 53% Maschi Femmine La provenienza riserva delle sorprese: dei 32 studenti intervistati, solo 10 provengono da Pechino, mentre i restanti 22 risiedono fuori città e durante la settimana si avvalgono del servizio del dormitorio offerto dalla scuola; ogni sabato, o più spesso ogni due o tre settimane, si sobbarcano un viaggio spesso lungo per tornare a casa. I 22 “forestieri” provengono da 21 città o province diverse, alcune distanti anche diverse centinaia di chilometri dalla capitale; una situazione non inusuale in Cina, considerate le immense dimensioni del territorio nazionale. Tra le città e le province di provenienza, per citarne solo alcune, ci sono Jiangshan, Chengdu, Liaoning, Xian, Shandong, ShanXi, Zengzhou, Qinghai, Changchun, Hebei, Taiyuan, Jiangsu, Anhui e Shenyang. Grafico 3. Studenti: provenienza Pechino 31% Pechino Fuori Pechino Fuori Pechino 69% Concludendo la sezione anagrafica, dei 32 studenti intervistati 13 frequentano attualmente un altro corso di studi oltre al corso di italiano presso la scuola Senmiao; questi ultimi appartengono alla fascia d’età compresa tra i 17 e i 22 anni e generalmente sono impegnati nel conseguimento di una laurea triennale o di un titolo equipollente. Volendo approfondire la natura degli studi in questione, si ha una netta preponderanza per i corsi di musica e canto, sia presso conservatori che mediante lezioni private (5 studenti, equivalenti al 38% del totale parziale rappresentato dai 13 studenti iscritti ad altri corsi), e per i corsi di pittura, design e architettura tenuti presso le locali Accademie di Belle Arti (5 studenti, 38% di 13); meno rappresentate, ma presenti, anche le facoltà di Giurisprudenza (1 studente, 8% del totale parziale) e di Ingegneria industriale (1 studente, 8%); uno dei due studenti diciassettenni risulta invece ancora iscritto alle scuole superiori, come precedentemente rilevato. Tali distinzioni sono significative, in 55 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto quanto permettono di comprendere quale percorso di studi questi apprendenti vogliano portare avanti in Italia, e quali aspetti della nostra cultura siano per loro rilevanti. Grafico 4. Formazione in fieri 19 Iscritti solo alla Senmiao Iscritti ad altri corsi 13 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Grafico 5. Iscritti ad altri corsi: aree di studio 8% 8% Conservatori 38% 8% Belle Arti Giurisprudenza Ingegneria Scuole superiori 38% 3.2. Parte II Passando alla formazione linguistica precedente all’arrivo alla scuola Senmiao, soltanto 2 studenti su 32 avevano già studiato l’italiano prima di partecipare al corso attuale, ed entrambi l’avevano fatto nell’ambito della Senmiao stessa, interrompendo gli studi per poi riprenderli a qualche anno di distanza. Per quanto riguarda la conoscenza pregressa di altre lingue straniere, su 32 intervistati solo 3 hanno dichiarato di non aver studiato alcun altro idioma, mentre i restanti 29 hanno studiato tutti inglese durante la scuola dell’obbligo; oltre all’inglese, 3 alunni hanno studiato anche giapponese, e uno sia francese che russo. 56 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto Grafico 6. Studio dell’italiano pre-Senmiao 6% Sì 94% No Grafico 7. Altre lingue studiate 3 Nessuna Inglese Giapponese Francese / Russo 1 3 29 3.3. Parte III Per quanto riguarda la formazione linguistica attuale presso la scuola Senmiao, gli studenti intervistati stavano frequentando i corsi del QCER in queste proporzioni: 5 studenti al livello A2; 17 studenti al livello B1; 10 studenti al livello B2. Grafico 8. Livelli di apprendimento linguistico degli studenti 5 16% 10 31% A2 B1 B2 17 53% Della totalità degli studenti intervistati, 29 avevano seguito i livelli precedenti presso la Senmiao, per una percentuale del 91%; di questi, il 59% aveva frequentato sia il livello 57 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto A1 che il livello A2, il 24% sia l’A1 che l’A2 che il B1, il 14% solo l’A1, e il 3% solo il B1. Per quanto riguarda la durata dell’impegno, 21 studenti, cioè il 66% del totale, studiano l’italiano da meno di un anno; 5 studenti, cioè il 16%, studiano l’italiano da un anno; altri 5 studenti lo studiano da due anni e 1 studente, cioè il 3%, lo studia da tre anni. Grafico 9. Studenti: anni di studio dell’italiano 3% 16% 16% Meno di un anno Un anno Due anni Tre anni 66% Interrogati sulla difficoltà nello studio della lingua, la maggior parte degli studenti si è sbilanciata ammettendo di trovare l’italiano abbastanza difficile: 26 studenti, ovvero l’81% del totale lo trova molto difficile; 5 studenti, ovvero il 16% del totale, lo trova mediamente difficile; solo uno studente, ovvero il 3% del totale, non ha incontrato particolari difficoltà. Grafico 10. Livello percepito di difficoltà dell’italiano 3% 16% Molto difficile Mediamente difficile Non difficile 81% Dei 26 studenti che si sono pronunciati a favore della difficoltà della lingua italiana, 16 hanno trovato particolarmente difficile la grammatica; 4 il lessico; 1 la sintassi; 1 la pronuncia della /r/; 4 non hanno specificato la motivazione del loro giudizio. 58 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto Grafico 11. Motivi della difficoltà dell’italiano 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Grammatica Nessun motivo Sintassi Lessico Pronuncia Questi risultati sono in linea con quanto evidenziato da Margherita Biasco (2003) e illustrato più estesamente nel modulo ICON dedicato alla linguistica contrastiva italianocinese curato da Donatella Libani e Alessandra Riccardi. Gli studiosi concordano sul fatto che la differenza tipologica tra il sistema linguistico italiano e quello cinese crei molti problemi ai sinofoni nell’apprendimento dell’italiano, al punto che alcune caratteristiche morfosintattiche vengono percepite come incomprensibili o irrazionali5. La lingua cinese infatti viene definita lingua isolante poiché caratterizzata dalla totale mancanza di marche morfologiche flessive. L’unità lessicale è invariabile e quindi la sua forma prescinde dalla funzione grammaticale che ricopre, la quale viene al contrario segnalata dalla posizione che il costituente occupa all’interno della frase in combinazione con la presenza di particelle. I nomi non sono specificati rispetto a genere e numero. I sostituti personali sono specificati nel numero e, solo alla terza persona e solo graficamente, nel genere; vengono utilizzati anche per indicare il possesso perché non esistono aggettivi e pronomi possessivi. L’articolo non esiste. Soprattutto, il verbo cinese ha forma invariabile, non è mai specificato al numero, al genere, alla persona; le indicazioni di tempo e modo vengono ricavate dal contesto, ed esistono una serie di particelle aspettuali che forniscono informazioni sulla fase di svolgimento dell’azione. Proprio per questo motivo, uno degli aspetti della lingua italiana che crea molte difficoltà è il continuo cambiamento della morfologia del verbo: nell’interlingua l’uso del presente viene “esteso” ai domini dell’imperfetto e del futuro, mentre il passato prossimo viene usato in luogo di tutti i tempi al passato (Biasco, 2003)6. Oltre a quelle legate alla morfologia, gli apprendenti incontrano difficoltà nella costruzione della frase, ad esempio nel rendere le frasi relative che, nella loro lingua, ricorrono a sinistra del determinato in funzione di determinante. Si spiega così la particolare difficoltà associata alla grammatica rilevata nell’ambito del questionario. Anche la difficoltà nella pronuncia della r trova un riscontro nella letteratura specialistica. Come osserva ancora Biasco, «i suoni consentiti da un sistema sillabico sono inferiori rispetto a quelli derivanti da un sistema alfabetico, ne consegue che per il 5 Ad esempio il singolare/plurale, maschile/femminile e la concordanza genere/numero sono una difficile conquista per gli apprendenti sinofoni, che a volte è possibile solo grazie allo sforzo mnemonico e alla pratica della lingua (Biasco, 2003). Lo stesso dicasi per la concordanza dell'articolo, che nemmeno esiste nella lingua cinese, con il nome. 6 Questi e altri aspetti dell’apprendimento dell’italiano da parte dei sinofoni sono stati trattati in molti articoli e saggi di rilievo, per i quali si rimanda ai riferimenti bibliografici posti in calce. 59 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto sinofono alcuni suoni della lingua italiana risultano nuovi e di difficile apprendimento e quindi ciò può determinare alcune difficoltà nella pronuncia, di cui quelle più evidenti possono essere: 1) difficoltà a realizzare consonanti intense che spesso sono rese come semplici (machina → macchina, metere → mettere); 2) difficoltà nel produrre nessi consonantici (tadi → tardi, adato → andato); 3) difficoltà nella produzione della consonante vibrante apicodentale -r-, che non esiste nel sistema sillabico cinese. Il suono della /r/ cinese infatti è più vicino a quello francese pronunciato con la lingua retroflessa, da qui lo scambio tra /l/ e /r/; 4) difficoltà nella distinzione dei suoni b/p e d/t. Essi infatti nella lingua cinese corrispondono: b/p sono pronunciati, in genere, entrambi /p/, la seconda si differenzia dalla prima solo perché aspirata. Lo stesso avviene per d/t, entrambi si pronunciano /t/, ma la seconda è aspirata». In linea con i risultati precedenti, alla richiesta di stilare una classifica degli aspetti più importanti da studiare per imparare l’italiano gli studenti hanno risposto mettendo al primo posto la grammatica, seguita al secondo posto dal lessico, al terzo dalla pratica della conversazione e al quarto dallo studio degli aspetti culturali. Passando alle domande riguardanti le attività in classe, lo spoglio dei questionari ha restituito risultati notevoli. Interpellata a proposito delle modalità di coinvolgimento e partecipazione alle lezioni, la quasi totalità degli studenti ha asserito di partecipare attivamente alle attività proposte in classe, prendendo la parola spontaneamente. Come si evince dal seguente grafico, posti di fronte a quattro possibilità, 29 studenti si sono detti contenti di rispondere e partecipare, 3 studenti hanno riferito di intervenire solo se interpellati dall’insegnante e nessuno studente ha asserito di preferire il silenzio o un’azione alternativa: Grafico 12. Studenti: modalità di coinvolgimento e partecipazione alle lezioni Quando sei in classe sei contento di rispondere e partecipi parli solo se te lo chiede l'insegnante preferisci non parlare altro 0 5 10 15 20 25 30 35 Queste risposte si pongono apparentemente in disaccordo con il ritratto di studenti ed insegnanti cinesi tracciato da Gilda Consalvo (2012: 35), che osserva: il metodo di insegnamento comunemente utilizzato in Cina è prevalentemente espositivo ed incentrato sulla figura dell’insegnante che ha, all’interno della classe, un ruolo gerarchico, dominante e direttivo (Huang H., Marigo M., Omodeo M., 2004). Questo atteggiamento permette all’insegnante di avere il pieno controllo della situazione di insegnamento / apprendimento, garantire il regolare svolgimento della lezione e diffondere un senso di sicurezza all’interno della classe, limitando tuttavia la libertà, la spontaneità e l’iniziativa degli studenti. [...] Il confucianesimo, la corrente di pensiero che ancora oggi concorre a formare la cultura cinese e che ha 60 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto notevolmente influenzato ed influenza tutt’oggi le metodologie didattiche in uso nelle scuole, sottolinea molto i benefici che derivano dalle relazioni gerarchiche fisse che mostrino rispetto per l’età, per lo status di persona anziana, per le tradizioni familiari. Di conseguenza, gli studenti nutrono grande rispetto verso l’insegnante, considerato non solo come un’autorità, “fonte di sapere”, esperto della materia che sta trattando, modello di comportamento esemplare, ma anche come una figura genitoriale che si preoccupa di diffondere quelle conoscenze utili per affrontare la vita quotidiana e che permetteranno agli studenti di diventare persone complete [...] Per questo motivo, gli studenti accettano volentieri il ruolo di ascoltatori passivi ma attenti e durante la lezione rimangono in silenzio, non usano rivolgere domande o esprimere commenti. Non si propongono quasi mai come volontari per rispondere ad una domanda di cui non conoscono la risposta, a meno che non venga richiesto loro esplicitamente. [...] Nel caso in cui fosse necessaria una spiegazione aggiuntiva o il chiarimento di un dubbio, gli studenti non rivolgono domande all’insegnante come mezzo per avere risposte immediate se non come ultima risorsa. [...] Solo se gli studenti non sono stati in grado di trovare autonomamente la risposta possono rivolgere la domanda all’insegnante e, tuttavia, non lo fanno di fronte alla classe, ma alla fine della lezione. A questo proposito è necessario ricordare l’importanza, nella società cinese, di non svalutare sé stessi agli occhi degli altri. Su questo tema prosegue, efficacemente, Consalvo (2012: 36): questo atteggiamento viene spesso interpretato dagli insegnanti occidentali come sintomo di passività, ma è invece determinato dall’importanza che, nella società cinese ancora oggi, ha la conservazione e il riconoscimento di uno status alto, il “non perdere la faccia” (mien zi), ovvero l’essere stimati e il conservare la stima da parte degli altri (Kennedy, 2002). Gli studenti sono riluttanti a fare domande in classe perché nel caso in cui dovessero commettere errori o la domanda posta fosse ritenuta superflua o poco meditata, potrebbero essere oggetto di derisione da parte dell’intera classe e conseguentemente “perdere la faccia”. Il disagio che provano quando devono parlare in pubblico dipende molto dalla grande preoccupazione per l’andamento e i risultati della conversazione o della relazione con gli altri. [...] In questo atteggiamento è evidente l’influenza della tradizione confuciana che sottolinea l’importanza dell’armonia e privilegia l’espressione della collettività rispetto a quella personale. L’armonia della classe non deve essere mai minacciata e non si devono creare situazioni in cui gli altri possano trovarsi in una situazione di imbarazzo. Tuttavia, come sopra osservato, la contrapposizione potrebbe rivelarsi solo apparente: infatti, la realtà della scuola Senmiao si distanzia non poco dalla scuola cinese tradizionale, sia per il ridotto numero di alunni per classe che per il tipo di approccio allo studio della lingua. Il cambiamento di setting didattico rispetto al modello adottato nella scuola dell’obbligo, unito al fatto che si tratta di un corso privato di lingua straniera, potrebbe incidere e contribuire a modificare il comportamento degli alunni, sia in classe che nei confronti dell’insegnante. Infine, sondando le attività preferite da svolgere in classe nell’ultimo quesito della parte III, gli studenti hanno espresso una netta preferenza per la visione di video / film 61 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto e per la pratica della conversazione; seguono, a distanza di parecchi punti, l’ascolto, la lettura, la grammatica e, come fanalini di coda, lo scritto e la comprensione. Grafico 13. Studenti: le attività preferite Visione di video / film Conversazione Ascolto Lettura Grammatica Scrittura Comprensione 0 5 10 15 20 25 Questa lista di preferenze offre l’occasione di approfondire il rapporto con i metodi di insegnamento della lingua straniera in Cina. Come spiega ancora una volta Consalvo (2012: 40), l’insegnamento della lingua straniera in Cina è molto tradizionale poiché si basa principalmente sul metodo grammaticale-traduttivo e audiovisivo, privilegiando le attività di lettura, scrittura e comprensione rispetto a quelle di produzione e interazione orale. Viene data, inoltre, grande importanza ai libri di testo. Secondo la tradizione popolare, fonte della conoscenza sono i libri, in particolar modo i testi classici [.] che pertanto godono nella cultura cinese di grande autorevolezza e il loro contenuto va appreso fin nei minimi dettagli. [...] Solo negli ultimi anni, grazie all’aumento dei docenti provenienti dall’estero, i metodi di insegnamento delle lingue si sono avvicinati ad approcci di tipo comunicativo. Secondo alcuni ricercatori, in Cina l’approccio all’insegnamento e all’apprendimento delle lingue straniere risente molto del metodo utilizzato dagli studenti per l’apprendimento dei caratteri della loro lingua madre, con l’effetto di enfatizzare molto la fase di apprendimento mnemonico del lessico e delle regole grammaticali della LS e a volte questo determina una certa rigidità nell’apprendere l’uso pratico della lingua. [...] Come nell’apprendimento del cinese, anche per lo studio della lingua straniera, i discenti imparano la grammatica e i vocaboli partendo dal testo base, col supporto delle spiegazioni dell’insegnante e la pratica degli esercizi. I testi proposti per la lettura sono di solito seguiti da una lista di parole nuove, frasi o espressioni con la relativa pronuncia e la traduzione in cinese. Infine svolgono una serie di esercizi scritti che si basano prevalentemente sulla comprensione letterale dei testi di riferimento, sul lessico e sull’applicazione delle regole grammaticali. [...] Per la maggior parte degli studenti cinesi, le attività più importanti del corso di lingua sono rappresentate dalla lettura e dalla scrittura, mentre viene data molta meno importanza allo sviluppo delle attività comunicative come le discussioni in classe o i lavori di gruppo, di cui ignorano il funzionamento e le finalità. I discenti cinesi necessitano quindi di 62 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto maggior tempo e maggior supporto per adattarsi alle nuove forme di apprendimento. Il quadro delle attività preferite dai giovani studenti della Senmiao però si distacca dal binomio tradizionale composto da lettura intensiva e memorizzazione come tecnica di base. Sebbene da un lato permanga la predilezione per l’approccio audivisivo infatti, la seconda tra le attività preferite è la pratica della conversazione che, seguita dall’ascolto, ha evidentemente scalzato la lettura e gli esercizi di grammatica. È possibile che l’inclinazione espressa dagli intervistati sia la spia di un effettivo cambiamento nel modo di concepire l’insegnamento di una lingua straniera. 3.4. Parte IV Infine, la quarta sezione, dedicata alla ricerca delle motivazioni che hanno spinto gli studenti ad avvicinarsi allo studio della lingua italiana e ai loro eventuali progetti migratori. Prendendo le mosse dal primo punto, il quesito riguardante le motivazioni allo studio dell’italiano riprende nelle linee generali la struttura dell’analoga domanda presente nelle ricerche Italiano 2000 (De Mauro et al., 2002) e Italiano 2010 (Giovanardi, Trifone, 2012). Ricalcandone l’articolazione in modo da permettere il paragone fra dati omogenei, è stato predisposto un quesito suddiviso in quattro raggruppamenti legati allo studio, al lavoro, al tempo libero e ai motivi personali e familiari. Agli intervistati è stato chiesto di mettere questi quattro fattori in ordine di importanza utilizzando una scala numerica da 1 (Molto importante) a 4 (Non importante); gli intervistati sono stati altresì invitati a precisare, per ciascuna delle quattro motivazioni, quanto fossero rilevanti alcuni fattori specifici, come l’interesse per la cultura italiana, la possibilità di fare carriera sul posto di lavoro, ecc.7 Per quanto riguarda la posizione numero 1 (Molto importante), la categoria “Studio” risulta la prima motivazione con il 94% delle preferenze (30 su 32 intervistati); segue, a grande distanza, la categoria “Tempo Libero”, con il 6% delle preferenze (2 su 32 intervistati), mentre le categorie “Lavoro” e “Motivi personali” non sono state messe al primo posto da alcuno studente. Segue grafico: Grafico 14. Posizione 1 (molto importante) 6% Motivi personali Lavoro Tempo libero Studio 94% 7 Si rimanda, per tutti i particolari, al testo integrale del questionario riportato in appendice. 63 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto Analizzando i fattori specifici, dei 30 intervistati che hanno messo in prima posizione la motivazione “Studio”, 24 hanno indicato come fattore decisivo “continuare gli studi in Italia”; 4 hanno indicato l’intenzione di “partecipare a programmi di mobilità internazionale (Marco Polo / Turandot)”; 2 non si sono espressi; nessuno ha scelto il fattore “perché l’italiano è materia obbligatoria nel tuo corso di studi”. I 2 intervistati che hanno indicato la motivazione “Tempo libero” invece si sono ritrovati concordi nello scegliere il fattore specifico della “cultura italiana (arte, musica, letteratura)”. Per quanto riguarda la posizione numero 2 (Abbastanza importante), la scelta della maggioranza degli intervistati è ricaduta su “Lavoro”, con ben 13 preferenze pari al 41% del totale. Di questi, 6 hanno scelto come fattore specifico “trovare un lavoro coerente con la specializzazione che ho studiato”; 4 hanno manifestato l’auspicio di “lavorare con ditte italiane”; 1 ha scelto “fare carriera sul posto di lavoro”; nessuno ha scelto “diventare traduttore o interprete”, “trovare lavoro in Italia” e “diventare insegnante di italiano”. I restanti intervistati si sono suddivisi tra “Tempo libero” (10 intervistati; è ancora il fattore “cultura italiana” a raccogliere la maggioranza dei consensi) e “Motivi personali” (1 intervistato; non ha indicato fattori specifici). 8 intervistati non hanno indicato alcun motivo nella posizione 28. Grafico 15. Posizione 2 (abbastanza importante) 3% 25% Motivi personali Lavoro Tempo libero Studio Senza risposta 41% 31% Per quanto riguarda la posizione numero 3 (Poco importante), la scelta della maggioranza degli intervistati è ricaduta su “Tempo libero”, con 10 preferenze pari al 31% del totale. Di questi, 7 hanno scelto il fattore specifico “cultura italiana (arte, musica, letteratura)”, mentre 1 ha scelto “società e cultura moderna (cinema, canzoni, ecc.)”. I restanti intervistati si sono suddivisi tra “Motivazioni personali” (5 persone; tutti hanno scelto il fattore “parenti in Italia”); “Lavoro” (5 persone; la maggioranza ha scelto il fattore “lavoro coerente con la specializzazione”); e “Studio” (2 persone; una ha scelto come fattore “continuare gli studi in Italia”, l’altra nulla). 10 intervistati non hanno indicato alcun motivo alla posizione 3. 8 Si rileva che, mentre tutti gli intervistati hanno indicato una motivazione per la posizione numero 1 (Molto importante), non tutti hanno indicato anche le motivazioni delle posizioni restanti (2,3,4); ne consegue che, mentre i dati riguardanti la posizione numero 1 sono completi, i dati riguardanti le altre posizioni presentano una porzione di “astenuti”. 64 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto Grafico 16. Posizione 3 (poco importante) 16% 31% Motivi personali Lavoro Tempo libero Studio Senza risposta 16% 6% 31% Per quanto riguarda infine la posizione numero 4 (Non importante), la scelta della maggioranza degli intervistati è ricaduta su “Motivi personali”, con 15 preferenze pari al 47% del totale. Di questi, solo 1 ha indicato come fattore specifico la presenza di “parenti in Italia”, mentre gli altri intervistati si sono astenuti dalla scelta (d’altronde è comprensibile: questa motivazione non interessa loro). I restanti intervistati si sono suddivisi tra “Tempo libero” (5 persone; si sono suddivisi tra i fattori specifici di “Turismo” e “Cultura”); “Lavoro” (6 persone, di cui una ha scelto il fattore “lavoro coerente con la specializzazione”); nessuno ha scelto di mettere “Studio” all’ultimo posto in ordine di importanza. 6 intervistati non hanno indicato alcun motivo alla posizione 4. Grafico 17. Posizione 4 (non importante) 19% 47% 16% Motivi personali Lavoro Tempo libero Studio Senza risposta 19% Dei dati presentati, i più significativi riguardano indubbiamente la prima posizione, ovvero quella etichettata come “Molto importante”. Da questi ultimi si evince nettamente che il 94% degli studenti ai quali è stato sottoposto il questionario ha deciso di dedicarsi all’apprendimento della lingua italiana per motivazioni di studio, e che nell’87% dei casi gli studenti intendono trasferirsi in Italia per un periodo più o meno lungo allo scopo di proseguire gli studi; inoltre, la maggior parte di loro non sfrutterà programmi di mobilità internazionale come ad esempio Marco Polo / Turandot (o forse ancora non ha deciso). 65 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto Raffrontando questi risultati con quelli di Italiano 2000 e Italiano 2010 emergono alcune significative differenze, sempre tenendo conto delle proporzioni di scala del presente studio – che ha coinvolto una trentina di studenti – rispetto alle indagini sopra citate, di ben più ampio respiro. Nel 2000, la categoria più gettonata come prima motivazione era, a livello generale, quella del “Tempo libero” (32%), seguita dai “Motivi personali” (25,8%), dal “Lavoro” (22,4%) e dallo “Studio” (19%). La tendenza si è confermata nel 2010, quando la motivazione più scelta dagli Istituti di Cultura è risultata essere “Tempo libero e interessi vari” (56%), seguita da “Studio” (21%), “Lavoro” (13%) e “Motivi personali e familiari” (10%). Se all’inizio del 2000 l’attrattività della lingua italiana per i pubblici stranieri era di natura più marcatamente culturale, negli anni si è assistito a una notevole diversificazione e specificazione. Certo, la risposta sulle motivazioni varia fortemente in relazione al fattore geografico. Tuttavia, tenuto conto delle molte variabili in campo e volendo trarre una considerazione conclusiva da questi dati, si può affermare che – almeno per quanto concerne la Cina e gli apprendenti presi in esame per questo approfondimento di contesto – lo “Studio” sia balzato in cima alle motivazioni degli studenti che si apprestano ad affrontare l’apprendimento della lingua italiana all’estero. Conclusa l’analisi dell’aspetto motivazionale, resta da indagare l’eventuale progetto migratorio degli studenti intervistati: hanno intenzione di andare in Italia? Quando? Per quanto tempo? E dove si vedono in futuro, dopo questa esperienza? Al primo di questi interrogativi dà risposta la percentuale, piuttosto alta, di studenti desiderosi di visitare il Belpaese. Su 32 intervistati infatti, 28 asseriscono di voler andare in Italia (88%), 3 si rivelano indecisi (9%) e solo 1 non ha intenzione di partire (3%). Grafico 18. Hai intenzione di andare in Italia? 3% 9% Sì Non so No 88% Riguardo la data della partenza, di questi 28 la grande maggioranza (ovvero 24 intervistati, l’86% del totale parziale) partirà nel corso del 2018, mentre 2 sarebbero partiti entro la fine del 2017 (7%) e altri 2 (7%) non sapevano ancora la data precisa. Il periodo di permanenza varia da uno a cinque anni, ma la maggior parte degli studenti starà in Italia circa tre anni (16 intervistati sui 28 in procinto di partire, ovvero il 57%); 3 studenti (11%) staranno via due anni; altri 3 (11%) staranno via cinque anni; 2 66 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto studenti (7%) staranno via un anno; e 4 studenti (14%) ancora non hanno deciso la durata della permanenza. Grafico 19. Durata della permanenza in Italia 7,14% 14,29% 10,71% 10,71% 1 anno 2 anni 3 anni 5 anni Ignota 57,14% La maggior parte degli studenti intervistati conosce già, se non la meta, almeno l’area di afferenza del corso di studi che andrà a frequentare in Italia: 9 alunni si iscriveranno a corsi accademici in ambito artistico, 3 nel campo del design, 2 a corsi di architettura, 2 a Ingegneria, 2 a Conservatori (canto/musica), 1 a medicina, 1 a economia e 1 a giurisprudenza. Per quanto riguarda il futuro, però, la maggioranza degli studenti cinesi desidera tornare in patria per motivi lavorativi e familiari. Su 28 che partiranno, infatti, 19 hanno intenzione di tornare in Cina dopo il soggiorno all’estero (68%); gli altri 9 studenti invece preferirebbero restare all’estero (32%; 4 in Italia, 2 negli Stati Uniti, 1 in Giappone, 1 genericamente in Europa, 1 ancora non lo sa). Grafico 20. Progetti per il futuro 32% Tornare in Cina Restare all'estero 68% 67 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto 4. CONCLUSIONI Questo studio ha inteso approfondire il profilo, le motivazioni e i progetti futuri di alcuni degli studenti sinofoni attualmente impegnati nello studio della lingua italiana presso la scuola Senmiao di Pechino. La maggior parte di questi apprendenti è mediamente giovane, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, con una preponderanza di ventunenni e ventiduenni; sono pressoché tutti in possesso di un diploma di scuola superiore e molti di loro hanno conseguito una laurea triennale o magistrale. La loro formazione linguistica contempla, a livello di scuola dell’obbligo, lo studio della lingua nazionale – il cinese mandarino – e dell’inglese come unica lingua straniera; entrambi gli idiomi vengono tradizionalmente insegnati seguendo un metodo grammaticalededuttivo, basato sulla lettura di testi classici e sulla memorizzazione. Lo studio della lingua italiana invece viene portato avanti privatamente presso la scuola Senmiao, la quale è un’istituzione educativa che offre corsi intensivi a frequenza giornaliera. Confermando i risultati degli studi dedicati alla didattica dell’italiano a sinofoni, gli studenti intervistati trovano difficile lo studio dell’italiano a causa della distanza tipologica tra le due lingue; particolari difficoltà vengono riscontrate nella gestione degli aspetti morfosintattici, sintattici, lessicali, ortografici e ortoepici della nostra lingua. Contrariamente a quanto avviene nelle classi ordinarie della scuola dell’obbligo cinese – dove gli interventi e le domande da parte degli studenti vengono scoraggiati in nome del rispetto di una rigida scala gerarchica al cui apice c’è l’insegnante e della paura di “perdere la faccia” in pubblico – gli studenti intervistati si dicono contenti di rispondere alle domande e intervenire spontaneamente alle lezioni, favoriti dalle classi poco affollate e da un rapporto più confidenziale con il docente. Oltre che in questo aspetto, il cambiamento di paradigma nell’insegnamento della lingua straniera si coglie anche nelle preferenze manifestate dagli alunni sulle attività da svolgere in classe, dove accanto agli esercizi grammaticali e lessicali viene ribadita la necessità di coltivare anche competenze comunicative e conversazionali. Nella sezione finale l’indagine ha evidenziato come, nel “microambiente” rappresentato dalla scuola Senmiao, la ragione principale per l’apprendimento dell’italiano sia da ricercare nei motivi di studio, a conferma di un’evoluzione rintracciabile anche nei dati raccolti nell’ambito delle precedenti ricerche sulla diffusione della lingua italiana nel mondo, come Italiano 2000 e Italiano 2010. Per quanto riguarda i progetti futuri, l’88% degli studenti intervistati ha intenzione di andare in Italia, e l’86% di questi ultimi partirà l’anno prossimo. Si fermeranno mediamente per un periodo di tre anni, allo scopo di portare avanti il proprio percorso di studi a livello accademico. Le aree di interesse che gli studenti intendono approfondire anche grazie alla conoscenza della lingua italiana sono principalmente il design, l’architettura, la pittura, la musica e il canto; in misura minore, ma comunque presenti, anche giurisprudenza, ingegneria e medicina. 68 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Banfi E. (2003), Italiano L2 di cinesi: percorsi acquisizionali, FrancoAngeli, Milano. Biasco M. (2003), “Le scatole cinesi e l’aspetto del verbo: il tempo linguistico nel cinese moderno”, in La Concezione del tempo in Cina, Atti del Convegno di Studio del 29 maggio 2002 in occasione del Cinquantesimo Anniversario della Fondazione della sezione Lombarda dell’Is.I.A.O., pp. 89-97. Bonvino E., Rastelli S., La didattica dell’italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo, Atti del XV seminario AICLU Roma, 19 febbraio 2010, University Press, Pavia. Calabrò L., Mairano P. 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Dove c’è □ metti una X in corrispondenza della risposta scelta. PARTE I Sesso: □ uomo □ donna 1. Età: _________ 2. Titolo di studio: _________________________________________________ 3. Sei di Pechino? □ Sì □ No - Se hai risposto no, di dove sei? _________________________________________ 4. Oltre al corso di italiano alla Scuola Senmiao, frequenti un’altra scuola o università al momento? □ Sì □ No Se hai risposto sì: - quale scuola o università? ________________________________ - quale anno frequenti? ___________________________________ - se è un’università / accademia / conservatorio: - quale corso di laurea ? PARTE II 6. Hai già studiato italiano prima di frequentare la Scuola Senmiao? □ Sì □No Se hai risposto sì: - per quanto tempo? ____________________________ - dove? ______________________________________ 70 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto 7. Hai studiato altre lingue straniere? □ Sì □ No Se hai risposto sì. Quali? Per quanti anni? - inglese, per ______ anni - altro: _________________________________ . per _____ anni - altro: _________________________________ . per _____ anni Se hai risposto no, vuoi studiare altre lingue straniere? □ Sì □ No Se sì, quali? _____________________________________________ PARTE III 8. Quale livello frequenti al momento alla Scuola Senmiao? □ Al □ B1 □ C1 □ A2 □ B2 □ C2 9. Hai già frequentato altri corsi di italiano presso la Scuola Senmiao? □ Sì □ No Se hai risposto si, quali? (Puoi scegliere più di una risposta) □ A1 □ B1 □ C1 □ A2 □ B2 □ C2 10. In totale, da quanto tempo studi italiano? _________________________________ __________________________________________________________________ 11. Secondo te è difficile studiare l’italiano? Perché? ____________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 12. Secondo te cosa è più importante studiare? Metti in ordine gli argomenti più importanti con i numeri da 1 a 4. 1 = Molto importante. 2 = Abbastanza importante. 3 = Poco importante. 4 = Non importante, □ Grammatica □ Lessico □Cultura □ Conversazione □ Altro 13. Quando sei in classe: □ □ □ □ sei contento di rispondere e partecipi parli solo se te lo chiede l’insegnante preferisci non parlare, perché _________________________________________ altro ____________________________________________________________ 14. Quali attività preferisci svolgere a lezione? (Puoi scegliere più di una risposta): □ conversazione in coppia o in gruppo □ esercizio di scrittura □ lettura □ visione di un video / film □ ascolto □ comprensione □ esercizio di grammatica □ altro: ____________________________________________________________ 71 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto PARTE IV 15. Perché hai deciso di studiare italiano? Metti in ordine i motivi con i numeri da 1 a 4. 1 = Molto importante. 2 = Abbastanza importante. 3 = Poco importante. 4 = Non importante. Poi, per ognuno dei quattro motivi metti una X su un motivo più specifico: □ MOTIVI DI STUDIO □ per continuare gli studi in Italia □ per partecipare a programmi di mobilità (Marco Polo. Turandot) Se hai scelto uno di questi primi due motivi: - Sai già dove studierai (città e scuola/università/accademia/conservatorio)? _________________________________________________________________ - Cosa studierai (corso/facoltà)? ______________________________________ - Cosa farai dopo l’università in Italia? ___________________________________ □ perché l’italiano è materia obbligatoria nel tuo corso di studi □ altro (specificare) ____________________________________________________ □M OTIVI DI LAVORO □ per diventare traduttore o interprete □ per diventare insegnante di italiano □ per lavorare con ditte italiane □ per trovare lavoro in Italia □ per fare carriera sul posto di lavoro □ per trovare un lavoro coerente con la specializzazione che hai studiato □ altro (specificare) □M OTIVI PERSONALI E FAMILIARI □ partner italiano/a □ famiglia di origine italiana / parenti in Italia □ altro (specificare) _________________________________________________ □T EMPO LIBERO E INTERESSI VARI □ per ragioni turistiche □ per la cultura italiana (arte, musica, letteratura) □ per altri aspetti della società e cultura moderna (cinema, canzoni, ecc.) □ altro (specificare) 72 © Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. E. Toni, Studiare italiano a Pechino: un’indagine di contesto 16. Hai intenzione di andare in Italia? □ Sì □ No Se sì: - quando parti? - per quanto tempo resti in Italia? - in futuro, dopo il periodo in Italia, vuoi: □ tornare in Cina, per ______________________________________________ □ restare all’estero. Dove? Perché? ______________________________________________________________ 73