Passeggiate
Romane
18 ITINERARI PER SCOPRIRE, PASSO DOPO PASSO,
LE MERAVIGLIE DELLA CITTÀ
A Z I E N D A
D I
P R O M O Z I O N E
T U R I S T I C A
D I
R O M A
PASSEGGIATE
ROMANE
AZIENDA DI PROMOZIONE
TURISTICA DI ROMA
Via Parigi, 11 - 00185 Roma
Commissario Straordinario:
Walter Veltroni
Direttore:
Guido Improta
Realizzazione curata
dall’Ufficio Editoria dell’APT di Roma
Testi:
Fiorenza Rausa
Claudia Viggiani
Progetto grafico e copertina:
Marco Filippetti
Foto:
Archivio APT Roma
In copertina:
Foro Traiano
Stampa:
Stilgrafica Srl
Distribuzione gratuita
ESTATE
G.L. Bernini: Angelo – Ponte Sant’Angelo
• Itinerario 1
L’ACQUA A ROMA:
fontane e fontanelle
• Itinerario 2
I MOSAICI: da Santa Maria Maggiore
a Santa Maria in Trastevere
• Itinerario 3
I CHIOSTRI MEDIEVALI
• Itinerario 4
LUNGO IL TEVERE
“È bella Roma, tanto bella che, giuro, tutto il
resto mi pare niente di fronte a lei…
…Insomma, per dirvi in una parola il mio
pensiero su Roma, essa è, dal punto di vista
estetico, non solo la più bella città del
mondo, ma lo è senza possibilità di paragone
con qualunque altra…”
Charles de Brosses, Viaggio in Italia,
Lettere Famigliari [1739], ed. Parenti, Roma 1957.
Itinerario 1
¡ 4 ore
Estate
L’ACQUA A ROMA:
fontane e fontanelle
1
L’ACQUA A ROMA
4
Indubbiamente non esiste al mondo città più ricca
di acque e fontane di Roma. È così fin dall’antichità,
quando ben 11 acquedotti assicuravano alla città
migliaia e migliaia di litri d’acqua al giorno, che
andavano ad alimentare le innumerevoli fontane e
le grandiose terme. Il saccheggio dei Goti, con il conseguente taglio degli acquedotti, pose termine a
questa ricchezza e solo a partire dalla fine del XVI
secolo i pontefici affrontarono adeguatamente il problema dell’approvvigionamento idrico. Da allora
Roma è stata abbellita con decine di fontane monumentali atte a celebrare la munificenza pontificia,
spesso affiancate da abbeveratoi e vasche pubbliche
concepite con finalità utilitaria. E ancora oggi, mentre si ammirano tali capolavori, ci si rinfresca bevendo l’ottima acqua che scorre dalle tipiche fontanelle
chiamate simpaticamente «nasoni» per via della
curiosa forma del rubinetto ricurvo.
La scenografica Fontana delle Naiadi, una delle
più belle fontane di Roma moderna, è opera dello
scultore Mario Rutelli che la realizzò nel 1901 per
abbellire Piazza della Repubblica, originariamente
chiamata Piazza Esedra.
L’antico nome deriva dal fatto che la piazza fu realizzata, alla fine dell’Ottocento, seguendo la linea
curva dell’ampia esedra delle maestose Terme di
Diocleziano, recentemente ristrutturate e riaperte al
pubblico. Fra i due palazzi porticati a forma semicircolare si apre Via Nazionale, importante arteria stradale e vivace polo commerciale. Al n.194 si trova il
Palazzo delle Esposizioni, sede di importanti mostre.
Il roof garden è uno dei luoghi più frequentati a
Roma per brevi spuntini, pranzi o eventi mondani e
culturali.
polpo, fu prontamente ribattezzato «fritto misto». Il
gruppo fu trasferito a Piazza Vittorio e sostituito con
la figura di Glauco in lotta con un tritone.
Per i più golosi è d’obbligo una sosta al bar pasticceria Dagnino, Via V. Emanuele Orlando 75, dove si
possono gustare le migliori specialità siciliane, dai
cannoli alla frutta di marzapane. Chi invece volesse
acquistare guide o libri di qualsiasi genere può andare da Feltrinelli International, Via V. Emanuele
Orlando 84, o Mel Book Store, Via Nazionale 255.
Spesso la realizzazione di acquedotti e fontane era
dettata, più che dalla volontà di venire incontro ai
bisogni della popolazione, dal desiderio di soddisfare interessi privati dei pontefici. È il caso della
Fontana del Mosè in Piazza San Bernardo, che costituisce la «mostra», ossia la parte terminale, dell’acquedotto Felice, così chiamato dal nome del papa
Sisto V, Felice Peretti, che ripristinò l’antico acquedotto Alessandrino. Ciò venne fatto principalmente
per servire l’immensa villa, non più esistente, che il
papa si era fatto costruire a partire dal 1585 e che
occupava tutta l’area della stazione Termini fino alla
basilica di Santa Maria Maggiore. La figura del Mosè
nell’atto di far scaturire l’acqua dalla roccia, ovvio
riferimento al pontefice che restaurò l’acquedotto,
fu talmente criticata per la mancanza di grazia e
proporzioni che fu oggetto di una brillante pasquinata:
Guarda con l’occhio torvo
l’acqua che sgorga ai piè,
pensando inorridito
al danno che a lui fè
uno scultor stordito.
Scendendo per Via Barberini si giunge nella piazza omonima, caratterizzata dalla bella Fontana del
Tritone, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini che la
realizzò intorno al 1642. L’estrosa composizione,
che ornava la piazza antistante il palazzo della nobile famiglia Barberini (vedi itinerario n. 11), raffigura
un tritone sorretto da quattro delfini mentre soffia in
una conchiglia, proclamando al mondo la gloria
della famiglia. Fino al XVIII secolo davanti alla fontana si svolgeva un macabro rituale: venivano esposti i
cadaveri degli sconosciuti mentre un banditore invitava a riconoscere le salme.
Le quattro ninfe in bronzo collocate intorno alla
vasca della Fontana delle Naiadi, furono oggetto di
feroci polemiche che portarono addirittura all’innalzamento di una palizzata per impedire la vista delle
figure femminili, considerate troppo sensuali per il
modo in cui abbracciavano i mostri marini. La transenna fu tolta a furor di popolo ma le critiche non si
arrestarono allorché l’autore realizzò il gruppo cenAl n.120 di Via del Tritone si trova Planet
trale che, raffigurando tre tritoni, un delfino e un Hollywood che fa parte della catena di locali aperti
Estate
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L’ACQUA A ROMA
in tutto il mondo da una società composta da cele- dati assetati di Agrippa il luogo in cui sgorgava una
bri attori americani come Silvester Stallone e Arnold copiosa sorgente. Da qui deriverebbe il nome delSwarznegger.
l'acquedotto che, correndo per un lungo tratto sotterraneo, è l'unico fra quelli di Roma rimasto in uso
Le api, simbolo araldico dei Barberini, oltre a quasi ininterrottamente dall'epoca della sua costruornare la base della Fontana del Tritone, sono le pro- zione ad oggi. È proprio questo che rifornisce d'actagoniste di una piccola ma deliziosa composizione qua le fontane monumentali del centro storico, da
collocata all’angolo fra Piazza Barberini e Via Piazza Navona a Piazza di Spagna.
Veneto, la Fontana delle Api. I tre insetti, collocati
Il nome Trevi deriverebbe invece dalla parola
sulla cerniera di una conchiglia a doppia valva aper- Trivium, un incontro di tre vie che formano questo
ta, furono scolpiti dal Bernini nel 1644, per celebra- piccolo slargo.
re il ventiduesimo anniversario del pontificato di
Stupisce veramente vedere una fontana così granpapa Urbano VIII. Il fatto di averla realizzata prima
del compimento dell’anniversario sembra che sia de in una piazzetta tanto piccola, ma l’autore Nicola
stato di cattivo auspicio per il pontefice che purtrop- Salvi, che la realizzò fra il 1732 e il 1762, studiò
accuratamente il modo per accrescere la sensazione
po morì otto giorni prima della ricorrenza.
di meraviglia. Infatti la addossò completamente al
Da qui inizia Via Veneto, gemellata con la Fifth prospetto di Palazzo Poli, facendola precedere da
Avenue di New York, simbolo della Dolce Vita una piccola scena a balconate, quasi come se fosse
degli anni ‘50 e ‘60. L’elegante strada, celebrata un teatro! L’artista era però disturbato, durante i
da Federico Fellini, è frequentata da politici, intel- lavori, dalle continue critiche mosse da un barbiere
lettuali, gente di spettacolo e giornalisti, spesso che aveva la bottega sulla piazza. Per farlo tacere, in
immortalati dagli immancabili «paparazzi». una notte Salvi realizzò il grosso vaso, simpaticaRinomati in tutto il mondo sono i lussuosi alberghi, mente chiamato l’“asso di coppe” che, posto sulla
quali l’Excelsior, il Majestic e il Regina Hotel balaustra di destra, precludeva completamente la
Baglioni, e i celebri caffè, come il Cafè de Paris, vista della fontana dalla bottega. Tutti sanno che, se
Doney e l’Harry’s Bar. Di recente, di fronte si vuole tornare a Roma, bisogna gettare una monel’Ambasciata Americana è stato aperto l’Hard tina nella vasca ma, attenzione, affinché il desiderio
Rock Cafè.
si avveri bisogna lanciarla di spalle!
Tutto il quartiere venne realizzato fra la fine
dell’800 e gli inizi del ‘900, quando i principi
Di fronte alla fontana si può ammirare la moviBoncompagni Ludovisi decisero, con una spregiudi- mentata facciata della Chiesa dei Santi Vincenzo e
cata azione di speculazione immobiliare, di lottizza- Anastasio. L’edificio, che fu per secoli Parrocchia
re il terreno pertinente alla loro splendida villa rea- Pontificia, conserva all’interno i precordi di 22 papi
lizzata nel XVII secolo. Della villa rimane solo il morti nel Palazzo del Quirinale situato nelle adiaCasino dell’Aurora (in Via Boncompagni), decorato cenze (vedi itinerario n. 9), da Sisto V, morto nel
dal Guercino e Caravaggio, purtoppo difficilmente 1590, a Leone XIII deceduto nel 1903. Il papa Pio X
accessibile
abolì questa usanza per la quale il Belli, celebre
poeta dialettale romano, chiamò la chiesa «museo
Da Via del Tritone si imbocca Via della de’ corate e de’ ciorcelli» dal termine popolare dato
Stamperia, che conduce alla Fontana di Trevi, sicu- alle viscere degli animali da macello.
ramente la più famosa e spettacolare di Roma, resa
Riprendendo Via della Stamperia e proseguendo
ancora più celebre dal bagno notturno di Anita
Ekberg nel film di Federico Fellini La dolce Vita. La per Via del Nazareno, presto si giunge in Piazza di
fontana è la parte terminale dell'acquedotto Spagna (vedi itinerari n. 8 e n. 14) dove, ai piedi
Vergine, fatto costruire da Agrippa, generale di della scalinata di Trinità dei Monti, è adagiata la
Augusto, nel 19 a.C. per portare a Roma l'acqua Fontana della Barcaccia. È opera di Pietro Bernini,
proveniente dalle sorgenti di Salone, a 19 Km da che la realizzò intorno al 1629 probabilmente con
Roma.
l’aiuto del celebre figlio Gian Lorenzo. Secondo la
tradizione, l'insolita fontana a forma di barca semiNarra la leggenda, illustrata nei pannelli superiori sommersa fu voluta da papa Urbano VIII Barberini a
della fontana, che fu una fanciulla ad indicare ai sol- ricordo di un barcone rimasto arenato nella piazza
Estate
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L’ACQUA A ROMA
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durante la grande alluvione del 1598. In realtà, l'idea
di rappresentare la barca mentre affonda fu dettata
dalla genialità del Bernini che doveva risolvere un
problema tecnico: qui infatti la pressione dell'acquedotto Vergine era piuttosto scarsa e si doveva creare
una fontana sotto il livello del suolo.
Da Piazza di Spagna inizia Via del Babuino, celebre per i negozi di antiquariato, che deve il nome ad
una piccola fontana addossata alla chiesa di
Sant’Atanasio dei Greci. L’antica statua che sovrasta
la vasca di granito raffigura un sileno sdraiato che
sogghigna ma i romani, a causa della sua bruttezza,
l’hanno paragonato ad uno scimmiotto o, appunto,
a un babuino. Si dice che un cardinale, un po’ avanti con gli anni, ogni volta che passava di qua si inginocchiava con rispetto ritenendola l’effigie di San
Girolamo. Il Babuino è una delle «statue parlanti» di Roma, dove venivano affisse satire e invettive, rigorosamente anonime, a
carattere politico (vedi itinerario n.
10).
Parallela a Via del Babuino corre Via
Margutta che, fin dal ‘600, artisti italiani
e stranieri hanno scelto come pittoresca
sede per i loro atelier. Sebbene adesso non
sia più come una volta, la strada ha mantenuto un notevole fascino, grazie anche alla presenza di botteghe come quella del «Marmoraro», al
n.53, dove si lavora ancora il marmo con tecniche
artigianali e antichi attrezzi. La graziosa Fontanella
degli artisti, all’altezza del civico 54, venne realizzata nel 1927 da Pietro Lombardi proprio per rievocare questa peculiarità della via, poiché raffigura
cavalletti, trespoli, pennelli e tavolozze.
Questa originale composizione fa parte della
serie delle Fontanelle Rionali, realizzata a partire
dal 1927 dall’architetto Pietro Lombardi. Ogni
rione di Roma è rappresentato da uno o più oggetti simbolo della zona – la pigna per il
rione Pigna (Piazza San Marco), il
Triregno per il Vaticano (Largo del
Colonnato), le anfore per Testaccio
(Piazza Testaccio), il timone per il
rione Ripa (Lungotevere Ripa) e
così via - tutte armonicamente
inserite nel contesto che le circonda.
G.L. Bernini: Fontana del Tritone – Piazza Barberini
Per i vegetariani, amanti anche dell’arte contemporanea, c’è Margutta Vegetariano RistorArte dove,
oltre al menù tradizionale, tutti i giorni si può gustare un “Green brunch” ammirando esposizioni di giovani artisti, Via Margutta 119, lato Piazza del Popolo.
Itinerario 2
¡ 4 ore
I MOSAICI: da Santa Maria Maggiore
a Santa Maria in Trastevere
In Via Urbana si trova la Chiesa di Santa
Pudenziana, un antico edificio termale del II secolo
trasformato in chiesa e ridecorato a partire dalla fine
del IV secolo.
In fondo alla navata si può osservare il mosaico
absidale, eseguito molto probabilmente durante il
pontificato di Innocenzo I (401-417). È il più antico
mosaico absidale a noi pervenuto in una chiesa cristiana ed è una testimonianza fondamentale per l’arte dei primi secoli poiché i mosaici che ornavano le
basiliche paleocristiane di San Giovanni in Laterano
e San Pietro sono andati perduti.
Il mosaico di Santa Pudenziana rappresenta
Cristo seduto in trono tra gli apostoli e due figure
femminili, generalmente interpretate come la
Chiesa dei Giudei e la Chiesa dei Gentili. Sullo sfondo, si apre un’esedra: è il cortile monumentale di
Gerusalemme che racchiudeva il monte Golgota,
visibile alle spalle di Cristo e sormontato dalla croce
gemmata
Da Santa Pudenziana è facile raggiungere la
Basilica di Santa Maria Maggiore, il cui accesso principale è nella piazza omonima.
L’edificio fu eretto tra il 432 e il 440 da papa Sisto
III che lo dedicò alla Vergine.
La basilica di Santa Maria Maggiore è la prima
basilica a Roma costruita non da un imperatore
bensì da un papa che la fece anche decorare splendidamente.
Leggenda della nevicata estiva
Si racconta che nella notte del 4 agosto del 358 la
Vergine apparve contemporaneamente in sogno a papa
Liberio e al ricco e devoto Giovanni per chiedere loro la
dedicazione di una basilica sul luogo di Roma dove quella
notte sarebbe caduta la neve. Il mattino seguente Giovanni
si recò dal pontefice per raccontargli dell’apparizione della
Vergine e, insieme, si incamminarono sul colle Cispio,
dove il papa tracciò, sulla neve fresca, il perimetro della
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I MOSAICI
Per realizzare un metro quadrato di mosaico occorrevano circa diecimila tessere, tutte posate a mano con il pollice. È ipotizzabile quindi che per realizzare un mosaico di
grandi dimensioni ci fosse bisogno di un’intera bottega di
artigiani specializzati nel mestiere e, in una città come
Roma, le botteghe dovevano essere numerose vista la
domanda crescente di lavori.
Estate
Forse non tutti sanno che a Roma sono conservati importantissimi mosaici murali che, ancora oggi,
raccontano storie antiche e illustrano complessi concetti teologici a volte di difficile interpretazione.
Queste affascinanti pitture fatte quasi esclusivamente di vetri, in un’ampia gamma di colori e sfumature, applicati su strati di malta, sono state eseguite in
diversi edifici di culto alcuni dei quali visitabili
seguendo questo itinerario.
L’arco di trionfo e la navata centrale conservano
ancora i mosaici del tempo di Sisto III.
Questi rappresentano l’insolito tema dell’infanzia
di Gesù e scene dell’Antico Testamento. Per la prima
volta un rivestimento musivo ha la funzione di raccontare, attraverso le immagini, la storia sacra: dagli
antenati di Cristo nei riquadri sopra le colonne, alla
vita di Gesù illustrata sull’arco trionfale.
Gli eventi narrati risultano chiaramente leggibili
dal basso perché realizzati rispettando il principio
del colorismo funzionale dei mosaici paleocristiani,
vale a dire secondo la pratica di intensificazione
tonale dei soggetti rappresentati. Guardando attentamente i riquadri si possono notare le infinite sfumature e i contrasti di colori dei cieli, della vegetazione, degli edifici, dei volti, delle vesti, delle armi e
di tutti gli altri particolari che compongono le singole scene.
Al tempo di Niccolò IV risale invece il mosaico
dell’abside che fu realizzato da Jacopo Torriti tra il
1291 e il 1296. L’artista firma il mosaico sulla calotta, in basso a sinistra: IACOB(US) TORRITI PICTOR
H(OC) OP(US) FEC(IT). Al centro della calotta, in
alto Gesù e Maria sono seduti sullo stesso trono e
Cristo, nell’incoronare la madre, mostra ai fedeli il
libro con le parole che spiegano l’intero mosaico
«Vieni mia diletta e ti porrò sul mio trono». I modelli ai quali Jacopo Torriti dovette fare riferimento per
realizzare l’Incoronazione della Vergine derivano
dalla Francia come attestano analoghe scene raffigurate sui portali delle Cattedrali di Notre-Dame a
Parigi, Strasburgo e Sens.
Più romane sono invece le scenette raffigurate ai
piedi del gruppo centrale, con putti-amorini che
navigano, veleggiando, le acque del fiume
Giordano!
Si può concludere la visita in Santa Maria
Maggiore salendo sulla Loggia (per informazioni
andare nell’ambiente adiacente al Battistero, dove si
vendono i souvenirs) oppure sbirciando i mosaici
dalla facciata esterna della chiesa. Realizzati da
Filippo Rusuti tra la fine del XIII e l’inizio del XIV
secolo, gli episodi illustrano nella fascia inferiore la
storia della miracolosa nevicata estiva legata alla
costruzione della chiesa.
torie conservano ancora l’atmosfera delle locande
rionali. Tra queste Checco er Carrettiere in Via
Benedetta, La Cisterna nella via omonima oppure
la pizzeria Ciceruacchio in Piazza dei Mercanti,
caratteristica taverna allestita nelle vecchie carceri
Lasciata la Basilica di Santa Maria Maggiore si può di Trastevere, dove si suona musica folcloristica.
proseguire l’itinerario verso la Basilica di Santa
Prassede, il cui accesso secondario è nella via omoIn piazza Santa Maria in Trastevere, cuore del
nima.
rione, sorge la chiesa di Santa Maria in Trastevere,
Tra le numerose e pregevoli opere d'arte che la uno dei gioielli medievali di Roma (vedi itinerario n.
chiesa racchiude, spiccano la cappella di San 5). Fondata nel IV secolo da papa Giulio I (337-352),
Zenone e i mosaici dell'abside e dell'arco trionfale fu la prima chiesa dedicata nella città al culto della
realizzati per volontà di papa Pasquale I nel IX seco- Vergine. I mosaici dell’abside rappresentano
lo. Essi sono espressione della rinascita di una scuo- l’Incoronazione della Vergine, realizzata nel 1143 e
la musiva romana che finì con lo svolgere un ruolo le Storie della Vergine, realizzate da Pietro Cavallini
fondamentale nella ripresa di un’arte religiosa intorno al 1290, su committenza del cardinale
nell’Occidente cristiano.
Bertoldo Stefaneschi. Il ciclo musivo documenta il
Ma è nella seconda cappella della navata laterale graduale passaggio da un elegante ma immobile lindestra che si conserva la più significativa testimo- guaggio bizantino a composizioni tridimensionali, in
nianza della cultura artistica bizantina ancora visibile cui figure e architetture acquistano sempre maggioa Roma.
re spessore. Proprio le architetture giocano un ruolo
La cappella, dedicata a San Zenone, fu costruita determinante, sembrando protagoniste delle scene:
come mausoleo di Teodora, madre di Pasquale I, e non si può ancora parlare di prospettiva, ma è eviviene chiamata "Giardino del Paradiso” per la ric- dente una nuova concezione dello spazio. Anche le
chezza della decorazione. I mosaici per complessità, figure, ritrovato volume corporeo, sono impregnate
fantasia creativa, ricchezza di simboli, densità di nei gesti e nelle espressioni di una umanità che rincolore e profusione dell’oro non hanno uguali nel- via alle figure di Giotto, l’altro grande protagonista
l'arte romana medievale.
della pittura fra XIII e XIV secolo.
Estate
nuova chiesa. Nella basilica, ancora oggi il 5 agosto si ricorda il miracolo della nevicata: sull’altare maggiore, durante
la celebrazione della messa, si fanno cadere petali bianchi
di gelsomini e rose.
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I MOSAICI
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In Largo Leopardi 4-10, si trova Panella, celebre
Indicazioni pratiche: si consiglia l’uso di abbigliaper il pane, realizzato secondo le diverse tradizioni mento idoneo alla visita dei
pugliese, romana, francese, araba ecc., e per i cibi luoghi di culto.
prodotti secondo le ricette dell’antica Roma.
Da Santa Maria Maggiore attraverso Via Carlo
Alberto si può raggiungere Piazza Vittorio Emanuele
II dai romani chiamata familiarmente Piazza Vittorio.
È la piazza più vasta di Roma di quelle realizzate in
seguito all’unità di Italia, alla fine XIX secolo (misura
m.316 x 174). Costruita su modello delle Squares
inglesi, è sede -dal 1902- di un tradizionale mercato
dove vale veramente la pena fare un giro.
Sono in vendita cibi caratteristici di molti paesi del
mondo, soprattutto cinesi, africani, arabi e indiani.
Inoltre, anche in alcuni negozi della zona, gestiti da
immigrati, si possono trovare oggetti, mobili e capi
abbigliamento di importazione.
Dall’Esquilino è possibile proseguire la visita
recandosi nel quartiere di Trastevere dove si trova la
Basilica di Santa Maria in Trastevere.
Se vi trovate in questa zona della città, si consiglia di mangiare a Trastevere dove moltissime tratSanta Maria in Trastevere: mosaico (part.)
¡ 3/4 ore
Normalmente si usa il termine «cosmatesco» per definire elementi architettonici o suppellettili religiose (cibori,
amboni, candelabri, portali, pavimenti, colonnine ecc.)
I CHIOSTRI MEDIEVALI
realizzati con intarsi a disegni geometrici di marmo bianco
e pietre dure policrome. La parola «cosmatesco» deriva
Il chiostro, dal latino claustrum – che vuol dire dalla famiglia dei Cosmati, particolarmente attiva in questo
luogo chiuso – è un ampio cortile quadrangolare, ambito fra il XII e il XIII secolo, che però era solo una fra le
circondato da portici, sito all’interno di un monaste- circa 60 famiglie che eseguivano preziosi lavori in marmo.
Le botteghe dei «marmorari», molto diffuse nella Roma dei
ro. Nato in epoca altomedievale con finalità essensecoli XII e XIII, lavoravano raccogliendo l’eredità classica
zialmente pratiche, poiché doveva porre in collega- sapientemente fusa con modi bizantini e paleocristiani.
Itinerario 3
Il chiostro della basilica di San Giovanni in Laterano,
oltre ad essere uno dei più belli, è il maggiore di
Roma, misurando 36 metri per lato. Capolavoro indiscusso della famiglia dei Vassalletto, marmorari romani, il chiostro fu realizzato fra il
1215 e il
1231.
La basilica dei Santi
Quattro Coronati, che si
erge sulle propaggini del
colle Celio, si raggiunge
facilmente prendendo,
da Piazza San Giovanni
in Laterano, la stretta e
lunga Via dei Ss. Quattro.
3
9
I CHIOSTRI MEDIEVALI
Il ricco repertorio di motivi ornamentali, dovuto
all’inesauribile fantasia degli autori, evidenzia le
influenze più varie: bestiari medievali, fonti classiche
e tradizioni egizie, riscontrabili nelle coppie di sfingi
accovacciate ai lati dei passaggi al giardino interno.
La meravigliosa fascia esterna è conclusa in alto da
una cornice sulla quale a teste leonine si alternano
teste umane e fra queste, lungo il lato nord, sono
stati riconosciuti con probabilità i ritratti degli autori:
lo testimoniano l’acconciatura duecentesca e l’espressione del viso molto aperta e realista. Fra le
numerose memorie relative all’antica basilica, esposte lungo i quattro bracci del chiostro, suscita molta
curiosità la visione della cosiddetta «sedia stercoraria», probabilmente un seggio di epoca romana adoperato nelle terme e caratterizzato da un’insenatura
a mezzaluna. Era una delle tre sedie utilizzate nella
complicata cerimonia di incoronazione del papa,
che vi veniva fatto sedere sopra, mentre il clero cantava un salmo in cui si ricordava che Dio può elevare l’eletto dalla più bassa condizione, dallo sterco
appunto, alla gloria.
Subito dopo il papa
poteva sedere sulla
«sedia
porphiretica»,
dove riceveva le insegne
del potere. Per il popolo
però questa sedia dalla
forma così particolare
era utilizzata per accertare se il papa fosse veramente uomo.
Estate
mento i vari ambienti del complesso monastico, esso
deriva tipologicamente dal peristilio delle case romane. Inizialmente privi di particolari ornamenti, i chiostri vennero via via realizzati con maggiore cura e si
arricchirono di elementi decorativi preziosi e raffinati. Attraverso questo itinerario sarà possibile riscoprire questi luoghi che, in una città come Roma, rappresentano delle vere oasi di pace e tranquillità dove
si è mantenuta intatta la suggestiva atmosfera medievale.
Estate
Il complesso, preceduto dalla più antica torre
campanaria esistente a Roma (IX secolo) è dedicato
a quattro scultori dalmati che essendosi rifiutati di
realizzare le statue di divinità pagane furono martirizzati dall’imperatore Diocleziano.
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I CHIOSTRI MEDIEVALI
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Il suggestivo chiostro, il più piccolo di Roma, risale agli inizi del 1200 ed è caratterizzato da una decorazione estremamente sobria e modesta non priva di
un particolare fascino. Osservando la muratura si
noterà che il chiostro ha subìto di riflesso le vicende
costruttive della chiesa. Infatti l’edificio originario del
IX secolo era più ampio ma quando, nel XII secolo,
la chiesa venne ricostruita con dimensioni minori
della precedente, una parte della navata laterale
divenne il lato del chiostro adiacente la chiesa. La
bella fontana che si trova al centro del giardino interno risale al IX secolo e ornava anticamente l’atrio di
accesso alla chiesa, con la funzione di vasca lustrale
per le abluzioni.
Per pranzo ci si può fermare Ai tre scalini, specializzato in pesce e con Wine bar, in Via dei
Ss. Quattro n. 30, oppure a Li rioni, in Via dei
Ss. Quattro n. 24, ma tutta la zona fino al Colosseo
è ricca di pizzerie, ristoranti, bar e gelaterie per tutti
i gusti e tutte le tasche.
Scendendo dal colle Celio verso il Colosseo e dirigendosi a sinistra, dopo una bella passeggiata attraverso Via di San Gregorio e il Circo Massimo, si sale
sul colle Aventino dove, lungo la via omonima, si
erge la basilica di Santa Sabina. La splendida chiesa, che ha mantenuto magicamente intatto l’impianto paleocristiano relativo al V secolo, è strettamente legata alla figura di San Domenico che in
questo luogo presentò la regola del proprio ordine
al papa Onorio III. Il pontefice decise dunque, nel
1222, di donare al santo e ai suoi confratelli la chiesa e gli edifici annessi, che vennero ampiamente
modificati per adattarli alle esigenze della vita
monastica. È in questo contesto che si inserisce la
costruzione del chiostro, molto ampio anche se
estremamente semplice dal punto di vista decorativo. Non sono presenti, infatti, quegli elementi tipici
delle maestranze di ambito cosmatesco, ma è stata
rilevata una forte affinità con i contemporanei cantieri cistercensi.
splendida testimonianza dell’attività dei marmorari
romani. Rispetto al chiostro di San Giovanni in
Laterano, è però riscontrabile una minore omogeneità dovuta al fatto che tre lati furono realizzati fra
il 1208 e il 1214 mentre il quarto, quello adiacente
la chiesa, fu compiuto solo in un secondo momento, circa 15 anni più tardi. Quest’ultimo lato, attribuito concordemente ad un membro della famiglia
dei Vassalletto, presenta infatti una maggiore ricchezza decorativa. Non è possibile riconoscere un
preciso programma iconologico, poiché l’artista
mostra derivazioni dalla tradizione medievale, classica, bizantina e addirittura etrusca – ravvisabile
nella raffigurazione della chimera, il mostro mitologico con testa di leone, testa di capra sul dorso e
coda di serpente. È indubbio però, in qualche
scena, riscontrare un preciso intento di ammonimento nei confronti dei monaci, come nella gustosa rappresentazione dell’episodio del «lupo a scuola», visibile nel terzo pennacchio esterno della
prima campata destra. Sebbene sia stata scalpellata,
nella scena si riconosce un lupo vestito da monaco
che, mentre apprende l’alfabeto, alla lettera A associa subito l’immagine dell’agnello, con un chiaro
riferimento alla distrazione dei religiosi nei confronti dei voti imposti dalla vita monastica. D’altra parte
tutta la bella iscrizione, a lettere blu su fondo oro,
che corre lungo i tre lati del chiostro non adiacenti
la chiesa è forse la migliore descrizione della funzione e del significato dato a questo luogo dove
«…studiano, leggono e pregano i monaci. Il chiostro
che rinchiude i monaci prende il nome da ‘chiudere’ e, in giubilo con Cristo, si rinserra la pia torma
dei fratelli…».
Se si conclude l’itinerario verso l’ora di cena, si
consiglia di passare la serata nel popolare quartiere
di Testaccio, animatissimo ritrovo notturno della gioventù romana. Qui si ha solo l’imbarazzo della scelta perché ai numerosi ristoranti che propongono
la cucina tipica romana, come Lo scopettaro,
Lungotevere Testaccio 7, e Checchino dal 1887, Via
di Monte Testaccio 30, si sono affiancati molti locali
dove si ascolta musica dal vivo e viene proposta una
cucina internazionale. Fra questi, l’Akab, Via di
Monte Testaccio 69, il Caffè latino, Via di Monte
Testaccio 96, Caruso, Via di Monte Testaccio 36, e
il Four XXXX pub, Via Galvani 54.
Di tutt’altro aspetto è invece il chiostro della basiIndicazioni pratiche: si consiglia l’uso di abbilica di San Paolo fuori le mura, facilmente raggiungibile con la linea B della Metro. Miracolosamente gliamento idoneo alla visita dei luoghi di culto.
scampato al terribile incendio che distrusse quasi
interamente la basilica nel 1823, il chiostro è una
Itinerario 4
¡ intera giornata
LUNGO IL TEVERE
La nostra passeggiata prende le mosse dall’IIsola
Tiberina, che ebbe un'eccezionale importanza nella
storia della nascita e dello sviluppo di Roma. Fin da
epoche antichissime infatti la presenza dell’isola facilitò l’attraversamento del fiume facendo sì che sulle
alture circostanti si costituissero i primi insediamenti
stabili.
Narra la leggenda che nel III secolo a.C., durante una
pestilenza, i romani si recarono con una nave ad Epidauro,
in Grecia, per conoscere dal dio Esculapio la via di scampo al flagello. Ma quando la nave di ritorno stava risalendo
il corso del fiume da essa sgusciò, all'altezza dell'isola, il serpente sacro al dio, indicando che quell'isola doveva essere
consacrata a lui.
4
11
LUNGO IL TEVERE
Secondo l'antica tradizione l'isola si sarebbe formata alla fine del VI secolo a.C. dopo la cacciata da
Roma dei re etruschi, quando il popolo gettò nel
fiume, per disprezzo nei confronti della monarchia,
il grano mietuto nelle proprietà reali del Campo
Marzio. Un'altra leggenda racconta anche di una
grande barca incagliatasi in mezzo al fiume durante
un'alluvione e in seguito riempita di sabbia trasportata dalla corrente. In realtà l’isola è fondata su un
antichissimo nucleo di roccia vulcanica simile a
quello sul quale sorge il vicino Campidoglio, ma la
forma sembra proprio quella di una nave!
Ciò non sfuggì ai romani, che infatti nel I secolo
a.C. accentuarono tale forma modellando col travertino i lati dell'isola e issandovi al centro un obelisco
quale maestoso albero maestro. Questa “nave di
pietra” doveva ricordare la nave salutare di
Esculapio, dio della medicina, e il suo intervento
miracoloso.
Con il termine Ghetto si intende il quartiere compreso tra Monte dei Cenci e Teatro di Marcello, interamente facente parte del rione Sant'Angelo. Venne
istituito da papa Paolo IV Carafa nel 1555 per essere abolito solo nel 1870, con la fine dello Stato della
Chiesa. Era circondato da un muro nel quale si aprivano tre porte, aperte la mattina e chiuse al tramonto. In circa tre ettari di superficie vivevano, nel
Seicento, 9.000 abitanti le cui condizioni igieniche
erano spaventose.
Il Ghetto si affaccia sul Lungotevere Cenci con l'edificio monumentale della Sinagoga, costruita nel
1904 e sede oggi anche del Museo Israelitico della
Comunità Ebraica di Roma.
Alle spalle della Sinagoga corre la Via del Portico
d'Ottavia, che deve il nome alle rovine dell'antico
portico fatto costruire alla fine del I secolo a.C. dall'imperatore Augusto per la sorella. All'interno di una
parte del monumento oggi si trova la chiesa di
Sant'Angelo in Pescheria, cosiddetta in riferimento
all'importante mercato del pesce che qui si tenne dal
Medioevo alla fine dell'Ottocento. Ancora si conserva la lapide che veniva utilizzata nel mercato per
ricordare l'obbligo di dare ai Magistrati del Comune
le teste dei pesci la cui lunghezza fosse risultata
superiore a quella della lapide stessa.
La chiesa di Sant'Angelo era una delle quattro
chiese in cui gli ebrei dovevano andare ogni sabato
con l'obbligo di ascoltare le prediche che avevano lo
scopo di convertirli. Ci si poteva sottrarre all'obbligo
pagando una multa, ma più spesso gli ebrei preferirono riempirsi le orecchie di cera!
Estate
L'itinerario si snoda lungo il Tevere, da sempre elemento caratteristico del paesaggio romano. Fino alla
costruzione dei muraglioni, alla fine dell'Ottocento,
era completamente navigabile e caratterizzato da
un'interminabile sequenza di edifici che si affacciavano a specchio sull'acqua. Nel fiume si pescava e ci
si faceva il bagno: l'acqua si beveva e si utilizzava
come forza motrice.
E’ attivo un suggestivo servizio di navigazione fluviale tra il Ponte Duca d’Aosta e Ponte Marconi. Nel
fine settimana è possibile raggiungere anche gli scavi
di Ostia Antica in battello (www.battellidiroma.it tel.
06 6789361). Agli amanti della bicicletta è dedicata
invece la pista ciclabile attrezzata tra Ponte Flaminio
e Ponte Risorgimento.
La costruzione di un edificio sacro al dio
Esculapio, in corrispondenza dell'attuale chiesa di
San Bartolomeo, determinò la definitiva destinazione dell’isola a luogo di cura, facilitata anche dalla
posizione appartata rispetto al centro abitato.
Ancora oggi l’ospedale Fatebenefratelli è l’edificio
che occupa quasi interamente l'isola caratterizzandola profondamente.
Trattoria storica dell’Isola Tiberina è quella della
Sora Lella, in Via di Ponte dei Quattro Capi 16,
appartenuta alla sorella dell'attore Aldo Fabrizi.
L'isola è unita alla terraferma da due ponti: il
Cestio, che la collega con la sponda di Trastevere, e
il Fabricio, o Ponte dei Quattro Capi, che fu costruito nel 62 a.C. ed è il più antico ponte di Roma giunto fino a noi pressoché intatto. Dall'isola è ben visibile anche un terzo ponte, il Ponte Rotto, crollato
alla fine del Cinquecento. Il Ponte Fabricio era detto
in passato Ponte dei Giudei perché collegava l'isola
Tiberina all'area del Ghetto dove vivevano gli ebrei
di Roma.
Ponte Sant'Angelo, decorato dalle statue di dieci
angeli di marmo con i simboli della passione di
Cristo realizzati su disegno di Gian Lorenzo Bernini.
Il destino del monumento viene segnato nel 403,
quando l'imperatore Onorio lo include nella cinta
muraria cittadina trasformandolo in un fortilizio
avanzato sul fiume. Dal XIII secolo diventa una
“dependance” del vicino Vaticano; papa Niccolò III
infatti realizza il famoso Passetto di Borgo, corridoio
coperto di collegamento tra San Pietro e il Castello.
La fortezza divenne celebre nel tempo soprattutto
come prigione: qui furono rinchiusi Benvenuto
Proseguendo l'itinerario verso sud, si raggiunge la Cellini e il celebre avventuriero Giuseppe Balsamo
zona del Foro Boario, destinato anticamente al mer- detto conte di Cagliostro.
cato della carne bovina, e del Velabro, luogo occuIl nome Castel Sant’Angelo con cui è nota la fortezza deripato da un'antica palude dove, secondo la tradizione, si sarebbe incagliata la cesta con i gemelli va da un evento miracoloso compiutosi nel 590: infieriva su
Roma una grave pestilenza, per scongiurare la quale fu orgaRomolo e Remo.
nizzata da papa Gregorio Magno una solenne processione.
Figli di Marte e Rea Silva, i gemelli furono salvati
Quando la processione giunse nei pressi della Mole Adriana,
da una lupa che li allattò. Per questo motivo la lupa fu visto librarsi in aria l'arcangelo Michele che rinfoderava la
è divenuto uno dei simboli della città di Roma.
spada fiammeggiante, per simboleggiare la fine della peste.
Monumenti dominanti dell'area sono i due famo- La statua dell'angelo, posta sulla sommità del castello a ricorsi templi cosiddetti di Vesta (quello a pianta circola- do dell'evento, fu sostituita per ben sei volte.
re, in realtà dedicato a Ercole vincitore) e della
Fortuna Virile (in realtà dedicato al dio del fiume
Lasciando Castel Sant'Angelo alle spalle e costegPortumnus). Segue la chiesa di Santa Maria in giando ancora il Tevere, si oltrepassa il Palazzo di
Cosmedin risalente al VI secolo e affidata in seguito Giustizia e si raggiunge Ponte Cavour, al di là del
ai Greci fuggiti a Roma dall'Oriente. La chiesa deriva quale si trova l’A
Ara Pacis. L'altare della pace venne
infatti il proprio appellativo dal greco, con riferimen- fatto realizzare da Augusto per celebrare la pacificato alle splendide decorazioni che la caratterizzava- zione dell'Impero dopo le conquiste di Gallia e
no. Qui ogni domenica, alle 10.30, è possibile assi- Spagna. Il monumento, che originariamente sorgeva
stere alla messa in rito greco-ortodosso.
nei pressi dell’attuale Via in Lucina in Campo
Nel portico della chiesa, sulla sinistra, è conservata la Marzio, venne qui ricostruito nel 1938. Di fronte
famosa Bocca della Verità, una grossa pietra circolare all'altare è il Mausoleo fatto costruire da Augusto
raffigurante la testa di un fauno o di una divinità flu- come tomba per sé e per la sua famiglia. Il monuviale, con la bocca spalancata. Si dovrebbe trattare di mento, caduto in abbandono, fu nel tempo vigna,
un chiusino monumentale ma, secondo la leggenda, la giardino e, alla fine del Cinquecento, arena per giolastra veniva usata per giudicare l'onestà di una perso- stre e corride. Alla fine dell'Ottocento venne chiana: chi giurava il falso tenendo la mano in quella bocca mato Anfiteatro Umberto e dal 1905 al 1930 fu sala
non sarebbe riuscito a tirarla fuori se non mozzata. per concerti con il nome di Augusteo. Alla fine degli
Anche Audrey Hepburn e Gregory Peck ne subirono il anni Trenta il monumento venne isolato con la creafascino misterioso nel famoso film Vacanze Romane! zione della grande piazza Augusto Imperatore.
Proprio sulla piazza, al numero civico 9, si consiglia il
A questo punto la passeggiata prosegue verso ristorante ‘Gusto, estremamente raffinato nella cucina
Castel Sant'Angelo, in direzione nord; si può sceglie- come nell'arredamento: di sabato e domenica è aperto
re di proseguire a piedi oppure di prendere un anche all'ora di pranzo. Per assaggiare delle ottime fetmezzo pubblico. Se invece ci si vuole prima conce- tuccine c'è invece al civico 30 Alfredo all'Augusteo.
dere una piccola pausa, al di là del Tevere, proprio
all'imbocco di Ponte Cestio, potete gustare una delle
Informazioni pratiche: Sinagoga e Museo di Arte
più famose “grattachecche” di Roma.
Ebraica, aperti dalle 9.00 alle 16.30, venerdì dalle
9.00 alle 13.30, domenica dalle 9.00 alle 12.00,
Castel Sant'Angelo nasce al principio del II secolo chiusi sabato e festività ebraiche (tel. 0668400661).
per volere dell'imperatore Adriano, come tomba
Castel Sant’Angelo, aperto dalle 9.00 alle 19.00,
monumentale per sé e per i suoi successori. Lo col- chiuso lunedì (tel. 066819111).
lega alla sponda sinistra del Tevere il Ponte Elio, oggi
Ara Pacis, chiusa per restauro.
Estate
Oggi il Ghetto è una delle zone di Roma che più
di ogni altra conserva la fisionomia, gli odori e i sapori dell'antica città: per assaporare le specialità dell'autentica cucina romana ed ebrea (carciofi alla giudia, filetti di baccalà, coda alla vaccinara) si consigliano le trattorie Giggetto, in Via del Portico
d’Ottavia, 21 a-22 e Al Pompiere in Via Santa Maria
dei Calderari 38. Si consiglia di fare un salto da
Boccione, Via del Portico d’Ottavia 1, dove si possono trovare torte, dolci e pane azzimo realizzati
secondo la tradizione ebraico-romana.
4
LUNGO IL TEVERE
12
note
Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete
amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità?
Collegatevi al sito internet
www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine.
note
Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma
avete amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità?
Collegatevi al sito internet
www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine.
Pantheon
AUTUNNO
• Itinerario 5
ROMA MEDIEVALE:
l’Isola Tiberina e Trastevere
• Itinerario 6
I LUOGHI DELLA LETTERATURA
• Itinerario 7
GLI OBELISCHI EGIZIANI
• Itinerario 8
LE PIAZZE STORICHE:
dal Campidoglio a Piazza di Spagna
“…io apro semplicemente gli
occhi e vedo, e vado, e vengo,
perché solo a Roma è possibile
prepararsi a comprendere
Roma…Altrove, bisogna cercare
ciò che ha importanza; qui ne
siamo oppressi e schiacciati…
…Che cosa può fare, qui, una
sola penna? E la sera si è
stanchi e spossati, per aver visto
troppo e troppo ammirato.”
J. Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia
(1786-1788), ed. Rizzoli, Milano 1991.
Itinerario 5
¡ 4 ore circa
Autunno
ROMA MEDIEVALE:
l’Isola Tiberina e Trastevere
5
ROMA MEDIEVALE
16
Non è facile a Roma trovare testimonianze artistiche dell’epoca medievale anche perché spesso esse
sono inglobate all’interno di edifici costruiti in epoche successive, oppure nascoste in luoghi poco frequentati dai turisti occasionali. Oltre la città antica,
rinascimentale o barocca esiste anche una Roma
medievale con i suoi monumenti e opere d’arte che
si possono in parte scoprire attraverso questo itinerario.
Delle numerose chiese costruite durante il
Medioevo a Roma, se ne conservano circa 40 che
hanno ancora il loro aspetto originario. E delle circa
300 torri esistenti ne possiamo contare 50, molte
delle quali sono assolutamente sconosciute poiché
nascoste dagli edifici a cui sono addossate.
Roma in età medievale era ovviamente più piccola di come è oggi e si estendeva nei pressi del
Tevere, risorsa fondamentale per l’approvvigionamento idrico e importante via di comunicazione.
Nel rione Trastevere, lungo la sponda destra del
fiume, sono ancora conservati chiese ed edifici ad
uso abitativo che risalgono all’età medievale.
La visita può quindi cominciare dall’Isola Tiberina
per concludersi nel cuore di Trastevere in Piazza
Santa Maria in Trastevere.
Sull’IIsola Tiberina ancora oggi si può ammirare
ciò che rimane del Castello dei Caetani, edificato
a ridosso della Torre dei Pierleoni risalente al X
secolo. Nel 1087 Matilde di Canossa e il papa
Vittore III si nascosero nella torre per sfuggire alle
insidie dell’esercito dell’antipapa Clemente II e,
nel 1089, vi risiedette papa Urbano II. I Caetani
divennero proprietari del fortilizio intorno al 1294,
anno in cui Benedetto Caetani fu eletto papa col
nome di Bonifacio VIII. La torre, che ancora oggi
fa da testata a Ponte Fabricio, è nota anche come
Torre della Pulzella, in riferimento alla piccola
testa marmorea di giovane donna incastrata nella
cortina di mattoni.
Le torri erano dimora e fortezza delle famiglie
aristocratiche e simbolo del loro potere. Nel
tempo, molte delle case-torri subirono danneggiamenti a causa di terremoti o furono abbattute per
volontà del senatore Brancaleone degli Andalò nel
1252. Con il Rinascimento, si affermò la tipologia
del palazzo residenziale e le torri furono inglobate
nelle nuove costruzioni oppure distrutte completamente.
All’interno della Chiesa di San Bartolomeo
all’Isola, di fronte ai gradini del presbiterio, è collocata una delle testimonianze medievali più importanti della chiesa: un puteale o vera da pozzo marmorea realizzata da un frammento di colonna romana. È una delle pochissime testimonianze di arte
ottoniana presente a Roma. È infatti databile al X
secolo, all’epoca dell’imperatore Ottone III che,
molto probabilmente, la commissionò. A sinistra
della facciata della chiesa si innalza il campanile
romanico, realizzato nel XII secolo.
Dall’isola Tiberina è possibile raggiungere Piazza
in Piscinula dove si erge Casa Mattei, elegante complesso di abitazioni trecentesche realizzate per la
nobile famiglia romana e restaurate, in epoca fascista, da Lorenzo Corrado Cesanelli. Al piano terra del
palazzetto alcuni ambienti erano occupati dalla
locanda detta «della Sciacquetta».
Nel palazzo ad angolo con Via della Lungarina
abitò per un certo periodo il poeta romanesco
Trilussa.
Da Piazza in Piscinula si prende Via Arco dei
Tolomei che prende il nome dall’arco medievale
ancora visibile anche se notevolmente rimaneggiato.
Il monumento fu eretto per la nobile famiglia senese
che visse in questo quartiere dal XIV secolo. Da Via
Arco dei Tolomei si gira in Via dei Salumi (che, come
molte altre strade del quartiere, deve il nome ai
mestieri dei bottegai) dalla quale inizia il pittoresco
Vicolo dell’Atleta.
Il Vicolo dell’Atleta è così detto perché nel 1849 vi
è stata rinvenuta la statua dell’Apoxyomenos (atleta,
appunto, che si deterge il sudore e la polvere mista
all’olio di cui era cosparso prima della lotta). La scultura, copia romana del I secolo d.C. da un originale
greco di Lisippo, è ora conservata nei Musei
Vaticani.
Al civico n. 14 del Vicolo dell’Atleta è possibile
vedere una graziosa costruzione duecentesca, con
loggia e archetti ogivali su mensole di pietra, e con
iscrizione a caratteri ebraici sulla colonna centrale. È
considerata l’unica sinagoga ebraica antica sopravvissuta nel quartiere, che nel medievo era popolato
da una cospicua colonia di ebrei romani.
In questa zona di Roma, centro del più antico folclore
trasteverino, si ballava il «saltarello», tipica danza popolare
abbruzzese e ciociara nata nel XIV secolo.
Ogni anno, dal 1535, si svolge invece la tradizionale
«Festa de Noantri» vale a dire i trasteverini, in opposizione
ai «voantri» degli altri rioni, dedicata alla Madonna del
Carmine la cui ricorrenza religiosa cade il 16 luglio. La festa
religiosa è sostenuta da quella civile che prevede concerti,
competizioni sportive e attrazioni varie che si concludono
con i fuochi di artificio.
Ponte Rotto (179 a.C.) e Isola Tiberina
5
17
ROMA MEDIEVALE
Ritornando in Via dei Genovesi si può prendere
Via di Santa Cecilia che conduce nella piazza dove
domina l’omonima chiesa. Di fronte all’ingresso
della Basilica di Santa Cecilia, all’angolo con Piazza
dei Mercanti si può vedere un bell’esempio di casa
trecentesca.
La chiesa di Santa Cecilia, notevolmente alterata
nei secoli, conserva un bellissimo ciborio gotico realizzato da Arnolfo di Cambio nel 1293 e i preziosi
mosaici absidali del IX secolo. Nel coro delle monache è inoltre il celebre affresco con il Giudizio
Universale di Pietro Cavallini, il maggior pittore
romano vissuto alla fine del Duecento.
Ritornando su Via dei Genovesi si giunge in Piazza
Sonnino, dove è situata una delle più conosciute
costruzioni medievali: la Torre degli Anguillara, più
nota come Casa di Dante. La fortificazione, costituita da un recinto merlato che rinforzato da una torre,
racchiudeva abitazioni e stalle, risale al XIII secolo.
Ampliata nel XV secolo dal conte Everso II, la costruzione fu pesantemente restaurata nel XIX secolo. Dal
1914 è sede della «Casa di Dante», un’istituzione
culturale promotrice di studi sul poeta.
Indicazioni pratiche: l’itinerario si svolge a piedi. Si
Nei pressi della piazza si trova la chiesa di San
Crisogono, una delle grandi basiliche medievali di consiglia di effettuare il giro nel pomeriggio al fine di
Trastevere. Nell’abside è conservato un mosaico del concludere la giornata gustando una cena tipicaXIII secolo erroneamente attribuito a Pietro Cavallini. mente romana.
Il campanile, che si sviluppa per 5 piani, fu realizza-
Autunno
to intorno al 1120 per ordine del cardinale titolare
della chiesa, Giovanni da Crema, a cui si deve anche
la costruzione della basilica.
Percorrendo tutta Via della Lungaretta si arriva
nella piazza dove sorge la Basilica di Santa Maria in
Trastevere, uno dei gioielli medievali di Roma (vedi
itinerario n. 2). Nell’abside sono i celebri mosaici
con l’Incoronazione della Vergine, realizzati nel
1143, e con le Storie della Vergine compiuti da
Pietro Cavallini nel XIII secolo. A sinistra dell’abside
è la Cappella Altemps che conserva la Madonna
della Clemenza, del VI secolo, una delle più antiche
tra le immagini della Vergine pervenuteci.
La chiesa sarebbe sorta sulla Taberna meritoria
dove, nel 38 a. C., avvenne una miracolosa eruzione di olio, interpretata successivamente come
annuncio della nascita di Gesù. Sul luogo del prodigio si fondò così, nel IV secolo, la prima chiesa dedicata nella città al culto della Vergine. In realtà, più
che da un miracolo, l’eruzione fu provocata dalla
naturale fuoriuscita di petrolio dalla terra.
Questo quartiere, abbastanza tranquillo di giorno,
di notte si popola di romani e stranieri che cercano un
locale dove poter mangiare e divertirsi. Si può in effetti gustare un’ottima pizza da Ivo in Via San Francesco
a Ripa 158, oppure mangiare da Gildo in Via della
Scala 31/A. In vicolo Santa Maria in Trastevere si trova
il ristorante Sabatini, una vera istituzione nel rione.
Comunque quasi tutti i locali propongono ottime
soluzioni gastronomiche adatte per tutti i gusti e tutte
le tasche!
Vale la pena ricordare che Nikolaj Vasiljevic
Gogol’ (Sorocincy, Ucraina 1809-Mosca 1852)
compose la maggior parte delle Anime morte a
¡ mezza giornata, se si visita solo il centro;
¡ intera giornata con le escursioni al Gianicolo Roma, secondo la tradizione proprio al Caffé
Greco, dove soggiornò più volte fra il 1836 e il 1848
e presso il Cimitero Acattolico.
e dove divenne amico del Belli. Nella città papale
Gogol’ scrisse anche il racconto Roma rimasto
I LUOGHI DELLA LETTERATURA
incompiuto e pubblicato contro il suo volere nel
L’itinerario ha inizio in Piazza di Spagna dove, al 1841.
n. 26, si trova la casa nella quale visse per pochi mesi
Numerose sono a Roma le memorie relative a
John Keats prima di morirvi, di tubercolosi, il 23 febi
useppe Gioacchino Belli, il più grande cantore
G
braio 1821. Nella piccola abitazione, «come vivere
della
città, nato nel 1791 e morto nel 1863. Lapidi si
dentro un violino», dirà successivamente Alberto
trovano
nella sua casa natale in Via Monterone 76 e
Savinio, Keats abitò con il suo amico pittore Joseph
nell’abitazione
di via del Corso 391, dove risiedette
Severn che gli fu accanto sino alla morte. Nella
Keats-Shelley Memorial House sono anche conser- sino alla morte della madre nel 1807. Il poeta abitò
vati documenti relativi ai poeti romantici inglesi, inoltre in Piazza San Lorenzo in Lucina 35 e in Via
Capo di Ferro 28. Il suo studio, presso il principe
come Percy B. Shelley e George Byron.
Stanislao Poniatowsky, fu in Via della Croce 78/A
Da piazza di Spagna si raggiunge facilmente mentre la sua tomba si trova nel Cimitero del
Antico Caffé Greco in Via Condotti 86, celebre Verano.
l’A
ritrovo di artisti e letterati, italiani e stranieri presenti a Roma nel XIX secolo. Fondato dal greco
Via Condotti termina in Largo Goldoni che prenNicola della Maddalena nel 1760, il locale rag- de il nome dal celebre scrittore Carlo Goldoni
giunse la fama successivamente quando cominciò (Venezia 1707-Parigi 1793) giunto a Roma nel
a proporre un caffé migliore, servito in piccole 1758, all’apice della carriera. Soggiornò nella casa di
tazze. Molto apprezzato dagli stranieri fu inoltre il Pietro Poloni tra Via del Corso e Via Condotti, dove
servizio che consentiva di ricevere la posta in una compose la commedia Gli innamorati.
caratteristica scatola di legno collocata vicino
all’ingresso. Tra i più celebri frequentatori del
In Via del Corso 18, vicino a Piazza del Popolo, si
Caffé si ricordano Liszt, Gounod, Stendhal, Heine, trova il Museo di Goethe, allestito nei locali di una
Wagner, Schopenauer, Twain, Gogol’, Trilussa e
piccola pensione, Casa Moscatelli, dove il poeta
D’Annunzio.
alloggiò durante i soggiorni romani. La casa era abiIl locale, che conserva ancora l’aspetto ottocentetata anche da altri viaggiatori tedeschi tra i quali
sco, è oggi proprietà degli eredi della famiglia
Johann Heinrich Tischbein che ritrasse Goethe in
Gubinelli Grimaldi che lo gestisce dal 1873.
un celebre quadro con la campagna romana sullo
Cliente del Caffé fu anche Giacomo Leopardi sfondo.
Autunno
Itinerario 6
6
I LUOGHI DELLA LETTERATURA
18
(Recanati 1798-Napoli 1837) che soggiornò a Roma
nel 1822-23, in Palazzo Mattei di Giove, in Via
Caetani 32, ospite dello zio Carlo Teodoro Antici.
Durante il secondo soggiorno, nel 1831-32,
Leopardi visse invece tra Via delle Carrozze e Via dei
Condotti poiché l’abitazione dello zio era troppo
disordinata e sporca per lui. Leopardi, che non amò
né Roma né i romani, rimase però ovviamente colpito dalle rovine classiche e dalle opere scultoree
che esaltavano il mondo antico.
Fu così che, dopo aver visitato lo studio dello scultore Pietro Tenerani, scrisse le liriche Sopra un bassorilievo antico sepolcrale e Sopra il ritratto di una
bella donna.
Wolfgang Johann Goethe (Francoforte sul
Meno 1749-Weimar 1832) giunse a Roma per la
prima volta nel 1786, in incognito, con il nome di
Jean Philippe Moeller e vi rimase fino al 1787
anno in cui partì per Napoli e la Sicilia. Ritornato
a Roma nel 1788, per rimanerci solo pochi mesi,
il poeta ripartì per la sua terra dopo aver affermato «Lasciare questa capitale del mondo, della
quale sono stato cittadino per tanto tempo, e
senza speranza di ritorno, dà un sentimento che
a parole non si può esprimere. Nessuno lo può
comprendere se non chi l’abbia provato». A
Roma Goethe, che forse vi giunse per scappare
dal suo incarico di funzionario dello Stato di
Weimar e dalla sua compagna, Charlotte von
Stein, trovò anche l’amore di Faustina Antonini,
giovane fanciulla conosciuta in un’osteria di Via
Monte Savello 78.
Autunno
Nel Museo di Roma in Trastevere, in Piazza
Sant’Egidio, è stato ricostruito lo studio del poeta e
giornalista romano Carlo Alberto Salustri più noto
con lo pseudonimo Trilussa, nato in Via del Babuino
il 26 ottobre 1871. Purtroppo è momentaneamente
impossibile visitarlo a causa di lavori di restauro.
Nel museo sono anche conservati scritti autografi
di Gioacchino Belli al quale è dedicato un monumento nella piazza omonima di Trastevere.
Informazioni pratiche: Keats-Shelley Memorial
House, Piazza di Spagna 26, aperta dalle 9.00 alle
13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, il sabato dalle 11.00
alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00, chiusa domenica (tel. 066784235).
Museo di Goethe, Via del Corso 18, aperto dalle
10.00 alle 18.00, chiuso lunedì (tel. 0632650412).
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio
1/b, aperto dalle 10.00 alle 20.00, chiuso lunedì
(tel. 065816563).
Se si ha tempo a disposizione si consiglia di raggiungere il complesso monastico di Sant’Onofrio
al Gianicolo, nel cui convento visse, gli ultimi anni
della sua vita, Torquato Tasso (Sorrento 1544Roma 1595). Luogo incantevole e suggestivo, fu
visitato anche da Giacomo Leopardi che, in una
lettera indirizzata al fratello Carlo, scrisse: «fui a
visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è
il primo e l’unico piacere che ho provato a
Roma».
Nel Museo Tassiano (per visitarlo è sufficiente
citofonare all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro
di Gerusalemme, tel. 066828121) si conservano
manoscritti del poeta, antiche edizioni dei suoi
libri, la maschera mortuaria e la lapide tombale
proveniente dalla chiesa di Chiesa di
Sant’Onofrio dove Tasso è sepolto nella prima
cappella a sinistra. La quercia, all’ombra della
quale il poeta, solo e depresso, amava riposare
durante le sue passeggiate, si trova oggi lungo la
passeggiata del Gianicolo, presso la Piazzetta
dell’Anfiteatro.
6
19
I LUOGHI DELLA LETTERATURA
Sempre fuori dal centro, presso Porta San Paolo,
a ridosso della Piramide Cestia, si trova il Cimitero
Acattolico, luogo di riposo per tutti gli stranieri non
cattolici, morti a Roma dalla fine del XVIII secolo.
Numerose sono le tombe, tra le quali quella di
Keats, con il semplice epitaffio «Qui giace uno il
cui nome fu scritto sull’acqua» e il sepolcro dell’unico figlio di Goethe, August (1789-1830), nato
dalla relazione del poeta con Christiane Vulpius,
musa ispiratrice dell’Erotikon. Sulla tomba è collocato solo un ritratto in marmo, senza nome,
accompagnato dalla sola indicazione di «Goethe
filius».
Monumento a G.G.Belli – Piazza G.G. Belli
Itinerario 7
¡ 3 ore
Autunno
GLI OBELISCHI EGIZIANI
7
GLI OBELISCHI EGIZIANI
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Roma è stata soprannominata città degli obelischi
essendo la città che in assoluto ne esibisce il maggior
numero. Attualmente ve ne sono tredici, anche se si
favoleggia di un quattordicesimo obelisco sepolto
nei pressi della chiesa di San Luigi dei Francesi.
Cominciò ad innalzarli l'imperatore Augusto trasportandone due dall'Egitto: seguì il suo esempio Caligola
elevandone uno nel Circo Vaticano e costruendo in
Campo Marzio il grande tempio dedicato a Iside e
Serapide, nella cui area furono poi trovati 5 obelischi; sino alla fine del IV secolo continuarono ad erigere obelischi molti imperatori romani tra i quali
Costanzo che nel 357 inaugurò al Circo Massimo l'obelisco che ora si trova al Laterano, il più alto e il più
antico del mondo: misura infatti 32,18 metri e risale
al XV secolo a.C.
Per gli antichi Egizi gli obelischi rappresentavano i
simulacri del dio solare Atum-Ra. Il vertice raffigurava il punto di partenza del raggio, il centro cioè del
potere solare, mentre la base rappresentava la materia informe che la luce divina del sole trasforma in
cosmo. I primi erano stati elevati ad Heliopolis, città
consacrata al sole, e venivano eretti in genere al centro dei santuari e accanto ai templi. Sono i relitti di
un'età lontanissima, in cui anche le pietre erano
oggetto di culto!
A Roma essi persero completamente il loro significato originario per assumerne un altro: quello di
testimonianza della grandezza dell'impero romano
prima, e del papato poi.
Il termine che noi oggi usiamo per designare gli
obelischi, diverso da quello che usavano gli antichi
egizi, è di origine greca: deriva da obelìskos, che
significa, forse con una punta di ironia non involontaria, “spiedino”.
Per estrarre dalle cave gli immensi monoliti, gli egiziani avrebbero usato uno strumento simile al nostro
trapano, munito di una specie di fresa di pietra o di
bronzo, la cui azione abrasiva era molto aumentata
dall'uso della sabbia. Una volta staccato dalla roccia,
l'obelisco veniva fatto scivolare verso il fiume ed issato su una grande chiatta per essere portato a destinazione. L'erezione avveniva quindi per mezzo di
un terrapieno: la progressiva eliminazione della sabbia sulla quale era adagiato consentiva di far scendere il monolito sulla sua base. Molto spesso capitava che l'obelisco si spezzasse nel corso di queste lun-
ghe e delicate operazioni, come dimostrano i
frammenti ritrovati nelle cave o nei fondali dei
fiumi.
Il nostro itinerario alla ricerca degli antichi obelischi, spesso sistemati dai pontefici al centro di
piazze e nodi viari come punti di riferimento visivo, prende inizio da Piazza Navona. Qui, al
centro dell'area che ricorda con il suo perimetro l'originaria destinazione per giochi
atletici (vedi itinerario n.8), sorge la celebre
Fontana dei Fiumi, progettata da Gian
Lorenzo Bernini come sostegno di un grandioso obelisco. Il monolito di granito rosso,
realizzato nel I secolo d.C. ad imitazione di
quelli egiziani per celebrare l'imperatore
Domiziano, era forse destinato al tempio di
Iside in campo Marzio. Nel 309 l'imperatore
Massenzio decise di reimpiegarlo nel circo
da lui fatto costruire lungo la via Appia
Antica. Rimasto a lungo rotto in cinque pezzi
all'interno del circo, venne ritrovato nel
1649 e fatto sistemare da papa Innocenzo X
Pamphili nella posizione attuale, al centro
della fontana. Subito dopo venne collocata
la punta di bronzo, ornata sulla cima dalla
colomba con il ramoscello di ulivo nel
becco appartenente allo stemma di casa
Pamphili. In questo modo veniva dato un
forte connotato simbolico al complesso
perché la colomba papale domina e trasmette la verità del Vangelo nei quattro
continenti, raffigurati allegoricamente dai
quattro fiumi posti alla base. Il Danubio,
il Gange, il Rio della Plata e il Nilo sono
rappresentati come divinità fluviali,
facilmente riconoscibili dai singoli attributi. Il Nilo, in particolare, ha il volto
coperto da un velo: non perché,
come affermano i maligni, non
voglia vedere la facciata della
chiesa di Sant’Agnese, compiuta
dal Borromini, ma per dimostrare
il mistero che ancora avvolgeva le
origini delle sorgenti del fiume.
Da piazza Navona ci si può dirigere verso la Piazza della Rotonda,
che prende il nome dalla mole cilindrica del Pantheon (vedi itinerario
n. 8). Al centro della piazza, che
nella sua forma ricorda
lo spazio porticato che già in
epoca romana doveva circondare il tempio, sorge
una fontana a pianta mistilinea progettata da
Giacomo della Porta nel 1575. Al centro della vasca
papa Clemente XI Albani fece collocare nel 1711 l'obelisco che tuttora si può ammirare. Il monolite di
granito rosso, alto 6,43 metri, proviene dall'Egitto,
dove era stato fatto erigere da Ramses II nel XIII secolo a.C. nella città di Heliopolis. Portato a Roma in
epoca imprecisata venne riutilizzato nel tempio
dedicato ad Iside e Serapide in Campo Marzio.
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GLI OBELISCHI EGIZIANI
Obelisco di Piazza della Minerva
Autunno
Augusto utilizzò tale obelisco come gnomone,
cioè l’asta, di un gigantesco orologio solare costruito in Campo Marzio. Doveva proiettare la sua
ombra su una piazza lastricata in marmo indicando
le ore, le stagioni, i segni dello zodiaco e gli anni,
che vi erano segnati in bronzo. Tale orologio non
era solo un prodigio tecnologico: era stato costruito in relazione all'Ara Pacis, che originariamente
sorgeva nei pressi della chiesa di san Lorenzo in
Lucina, ed era regolato in modo da dirigere la sua
ombra verso l'altare nel giorno di nascita
Per mangiare ci si può recare in Via dei Pastini dell'Imperatore.
dove si trova un ottimo forno e una buona pizzeL'obelisco venne eretto nel luogo in cui attualria al taglio. Sempre lungo la via, al civico 122123, è il ristorante Er faciolaro, specializzato in mente si trova nel 1794 per volontà di papa Pio VI
cucina romana.
che lo fece restaurare integrando le parti mancanti
con il granito della Colonna di Antonino Pio che
Costeggiando il Pantheon lungo il fianco sinistro andò così distrutta.
si giunge nella Piazza della Minerva decorata
mirabilmente da un altro monumento berniniaSulla piazza si trova il caratteristico Caffè di
no. Il piccolo obelisco di granito rosso, alto 5,47 Montecitorio, frequentato dai deputati della
metri, fu costruito nel VI secolo a.C. dal faraone Repubblica. Nella vicina Piazza di Pietra è invece la
Apries e venne ritrovato nel 1655 nel convento celebre Caffettiera, rinomato caffè napoletano.
dei domenicani di Santa Maria sopra Minerva.
Si consiglia ora di prendere via del Corso e di porSubito dopo il rinvenimento papa Alessandro VII
Chigi decise di erigerlo nella piazza davanti alla tare a termine questo itinerario raggiungendo Piazza
chiesa e affidò il progetto del monumento al del Popolo. Nello splendido scenario della piazza
Bernini che ideò come basamento l'elefantino. svetta l'obelisco alto 23,9 metri e datato al XIV secoPer la realizzazione del monumento Bernini si lo a.C.. Fu il primo obelisco ad essere trasferito a
sarebbe ispirato ad un romanzo pubblicato alla Roma al tempo di Augusto, per celebrare la vittoria
fine del Quattrocento da Francesco Colonna, sull'Egitto, e fu originariamente sistemato nel circo
attento al simbolismo dei geroglifici egizi. La Massimo. La collocazione attuale, alla convergenza
stele infatti rappresenterebbe la sapienza divi- delle tre strade che costituiscono il cosiddetto trina che discende nella mente robusta raffigura- dente, Via del Corso, Via di Ripetta e Via del
ta dall'elefante, come recita anche l'iscrizione Babuino, risale al 1589 ed è dovuta all'instancabile
sul basamento con l'ammonimento di Ales- opera del papa urbanista Sisto V e del suo architetto
sandro VII “è necessaria una robusta mente Domenico Fontana. L’architetto e il papa spostarono
per sostenere la solida sapienza”. Il monu- altri tre obelischi nei pressi di altrettante basiliche di
mento è noto oggi come il “Pulcino Roma: San Pietro, Santa Maria Maggiore e San
della Minerva” che deriva Giovanni in Laterano.
dalla settecentesca denominaL’obelisco di Piazza del Popolo servì in passato a
zione di Porcin della Minerva far divertire i romani che, dopo aver bendato un
che sottolineava la somiglianza compagno di giochi, lo costringevano a camminare
dell’elefante a un maialino.
dall’obelisco sino Via del Corso. Difficilmente lo
sventurato riusciva nell’impresa perché veniva
Dalla Piazza della Minerva ci si può bloccato dagli ostacoli che incontrava lungo il perdirigere verso Piazza Montecitorio dove, corso.
davanti al palazzo sede del Parlamento,
svetta l'obelisco di granito rosso eretto nel
Per mangiare recatevi in Via di Ripetta dove sono
VI secolo a.C. ad Heliopolis dal faraone il ristorante la Buca di Ripetta e la pizzeria Pizza Ré,
Psammetico II e trasportato a Roma specializzata nella pizza napoletana. Per uno spuntino fugace c’è invece Pane e Formaggio.
da Augusto nel 10 a.C.
Itinerario 8
¡ 4 ore
Autunno
LE PIAZZE STORICHE:
dal Campidoglio a Piazza di Spagna
L'itinerario non può che prendere inizio da Piazza
del Campidoglio che si trova sull’altura del Colle
Capitolino, da sempre sede privilegiata della divinità
e del potere. Sebbene sia il più basso e il meno esteso dei sette colli, al principio del VI secolo a.C. vi
sorse il tempio di Giove Capitolino, in assoluto il
tempio più importante dell’antica Roma. In corrispondenza dell'attuale chiesa di Santa Maria in Ara
Coeli fu eretto invece il tempio di Giunone Moneta.
Proprio nel Tempio di Giunone Moneta, cioè
“esortatrice, ammonitrice”, ebbe sede la prima
zecca di Roma e dall'attributo della dea deriva il termine con cui ancora oggi definiamo il denaro.
Nel 390 a.C. i Galli, comandati dal re Brenno, irruppero in Roma valicando il colle capitolino ma le oche che qui
si custodivano, essendo animali sacri a Giunone, cominciarono a starnazzare. I romani, svegliati dal rumore provocato dagli animali, poterono così respingere gli assalitori.
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LE PIAZZE STORICHE
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Durante il Medioevo la sommità del colle, parzialmente abbandonato tanto da essere chiamato
Monte Caprino perché vi pascolavano le capre, fu
sede di mercato.
Nel mercato la misura per il vino era ricavata dentro il rocchio di una colonna antica, mentre quella
per il grano, la ruggitella, era ricavata dentro l'urna
delle ceneri dell'imperatrice Agrippina.
la fine del mondo. Tale evento sembra essere però
molto lontano, visto che la civetta in realtà è un ciuffo della criniera!
Un camminamento recentemente aperto al pubblico congiunge la Piazza del Campidoglio alle
Terrazze del Vittoriano, o Altare della Patria, dalle
quali si può godere di una incomparabile vista a
360° sulla città. Il monumento, dedicato alla memoria di Vittorio Emanuele II, 1° re d’Italia e, dal 1921,
al Milite Ignoto, contiene al suo interno il Museo del
Risorgimento ed il Sacrario delle Bandiere ed è interamente percorribile in tutti i suoi spazi.
Ai piedi del Campidoglio si apre Piazza Venezia,
che prende il nome dal monumentale palazzo voluto da papa Paolo II, di origine veneziana, alla metà
del XV secolo.
Nel 1929, quando Palazzo Venezia divenne sede
del capo di Governo, la piazza fu proclamata Foro
d'Italia, divenendo il vero centro della città. Un lato
della piazza è dominato dal fondale scenografico
Altare della Patria. La costruzione dell'edificio
dell’A
comportò purtroppo la completa distruzione del
preesistente quartiere medievale e rinascimentale
dove visse, fino alla sua morte, Michelangelo.
Da Piazza Venezia si può in breve raggiungere,
percorrendo un tratto di Via del Corso, Piazza
Colonna, cosi denominata dall'alta colonna marmorea del II secolo che celebra le vittorie dell'Imperatore
Marco Aurelio sulle popolazioni germaniche.
La colonna si salvò dalla distruzione perché nel
Medio Evo vi fu costruita a ridosso la chiesetta
benedettina di Sant’Andrea. Era possibile salire sino
al terrazzino in vetta, attraverso la scaletta interna,
pagando una tassa. Da lassù, dove un tempo si trovavano le statue di Marco Aurelio e Faustina, i pellegrini potevano ammirare un vasto panorama.
La piazza come vero e proprio elemento urbanistico nasce solo a partire dal 1538, quando papa Paolo
III ne affida la sistemazione a Michelangelo. Il
Buonarroti progetta il bel disegno pavimentale a
forma di stella, la facciata del Palazzo Senatorio, sede
del Comune di Roma fin dal 1143, e i due palazzi
La piazza fu sede delle Poste pontificie, luogo di
che abbracciano la piazza, oggi sede rinnovata dei celebri caffè e di famosi concerti bandistici.
Musei Capitolini, i più antichi musei del mondo.
Attualmente è il centro della vita politica italiana,
che gravita attorno a Palazzo Chigi sede della presiLa statua equestre di Marco Aurelio, di cui oggi è denza del Consiglio dei Ministri.
visibile la copia fedele al centro della piazza e l'origiDa Piazza Colonna ci si può dirigere, passando di
nale all'interno dei musei, passò indenne attraverso il
fronte
a Palazzo Montecitorio, sede del Parlamento
medioevo, epoca in cui i metalli venivano fusi e riutidella
Repubblica,
verso la Piazza della Rotonda che
lizzati, solo per un equivoco: i papi, che ne furono
proprietari fino al XV secolo, avevano identificato il prende nome dall'inconfondibile mole del Pantheon.
personaggio con Costantino, primo imperatore criIl Pantheon è l'edificio dell'antica Roma che
stiano. Narra la leggenda che quando canterà la
civetta che si trova fra le orecchie del cavallo ci sarà meglio si è conservato fino ai nostri giorni e rap-
G. Della Porta:
Fontana di Piazza della Rotonda (part.) – Pantheon
Da piazza della Rotonda si
può raggiungere in breve
Piazza Navona, uno dei
più straordinari esempi di
persistenza urbanistica della città.
L'originale
forma
della
piazza ricalca
infatti con estrema fedeltà il
perimetro dell'antico stadio di
Domiziano
fatto costruire
nell'86 d.C. per
svolgervi gare di
atletica. I resti di
tale antico complesso giacciono a 5-6
metri al di sotto dell'attuale
piano stradale e sono ancora
visibili sotto un palazzo
moderno in Piazza di Tor
Sanguigna e nei sotterranei della chiesa
di
Sant’Agnese in
Agone. Il nome
attuale della piazza
deriva, per corruzione linguistica, proprio del termine
Agones, che in latino significa appunto “giochi”.
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23
LE PIAZZE STORICHE
La caratteristica più sbalorditiva dell'edificio è l'eccezionale cupola di copertura. Si tratta della cupola più
grande che sia stata mai
realizzata in calcestruzzo;
il suo diametro misura 43,
30 m ed è maggiore di
quello della cupola di San
Pietro!!
Tutto l'edificio è concepito come una figura
geometrica perfetta:
una sfera inserita in un
cilindro. Il diametro
della sfera coincide con
l'altezza del cilindro. La
cupola, realizzata con
materiali diversi e sempre più leggeri verso l’alto, termina con un grande occhio aperto,
dal diametro di 9
metri. Da questa
apertura entra
la pioggia convogliata
nei
tombini visibili
sul pavimento.
Il Pantheon è oggi sacrario dei re d'Italia: infatti qui
sono le tombe di Vittorio Emanuele II, di Umberto I
e di Margherita di Savoia. In un sarcofago antico,
inoltre, si trova la tomba di Raffaello Sanzio. Sul
coperchio del sarcofago sono incisi i due versi latini
che il poeta Pietro Bembo scrisse per il famoso artista: Questo è Raffaello, dal quale, vivo, la Natura
temette di essere vinta, e mentre egli moriva, di
morire anch'essa.
Se si ha il tempo per una piccola pausa, si consiglia di sorseggiare un caffé o di gustare una granita di
caffè con panna alla torrefazione Tazza d'Oro,
all’angolo con Via dei Pastini. Prelibatezze gastronomiche si possono acquistare presso la
salumeria Rossi in Piazza della
Rotonda 4.
Autunno
presenta un vero capolavoro di architettura. Il
nome di Agrippa, leggibile ancora sulla facciata,
ricorda il genero dell'Imperatore Augusto, che per
primo realizzò questo tempio dedicato “a tutti gli
dei”. Il Pantheon attuale però, completamente
diverso dall'originale, è opera dell'imperatore
Adriano, che al principio del II secolo riedificò il
monumento conservandone solo, per modestia,
l'antica iscrizione.
Nel VI secolo l'imperatore bizantino Foca donò l'edificio a papa Bonifacio IV che lo trasformò nell'attuale chiesa di Santa Maria ad Martyres.
Per la solenne consacrazione della chiesa, il papa
fece giungere dalle catacombe ben 28 carri di ossa
di martiri che furono deposte sotto
l’altare. Durante la cerimonia,
alle note del Gloria, i romani
videro schiere di diavoli alzarsi
in volo e uscire dall’apertura della cupola.
Autunno
La chiesa di Sant'Agnese in Agone sorge sul luogo
in cui, secondo la tradizione, la dodicenne Agnese fu
martirizzata, alla fine del III secolo durante le violente persecuzioni dell'imperatore Diocleziano. La
santa, esposta nuda al ludibrio dei pagani, ebbe il
corpo miracolosamente ricoperto dai suoi stessi
capelli, allungatisi all’improvviso.
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LE PIAZZE STORICHE
24
Il carattere e la fisionomia dell'attuale piazza
venne impresso nel XVII secolo allorché la nobile
famiglia dei Pamphili, che aveva fissato la propria
residenza nella zona, si affidò ai più grandi architetti dell’epoca per monumentalizzare l'area e renderla uno dei più scenografici spazi esistenti nella
città.
Uno degli spettacoli più divertenti era il cosiddetto
“lago” che si svolgeva in piazza durante i mesi più caldi.
La bocca del mostro marino che si contorce tra i flutti,
unico punto di scarico delle acque della Fontana dei
Fiumi, veniva chiusa, provocando così l’allagamento della
piazza. Le carrozze che si dirigevano a Palazzo Pamphilj
assumevano le fogge più bizzarre, sempre comunque in
relazione con l’acqua. Al passaggio esse venivano ammirate dal popolo che approfittava del lago per rinfrescarsi
un pò. L’usanza venne interrotta a fine Ottocento per
motivi igienici.
senza delle rappresentanze diplomatiche di Francia
e Spagna che influirono anche sul nome stesso
della piazza. Nota infatti inizialmente come Platea
Trinitatis, per la chiesa di Trinità dei Monti che la
sovrasta, si chiamò in seguito Piazza di Spagna,
nella parte destra, dinanzi al palazzo dell'ambasciata di Spagna e Piazza di Francia, nella parte rivolta
verso Via del Babuino.
Davanti al palazzo di Spagna nel 1857 fu innalzata la colonna dell’Immacolata. È uno degli ultimi
monumenti della Roma papalina, voluto da papa
Pio IX per celebrare la proclamazione del Dogma
dell’Immacolata Concezione della Vergine. Ogni
anno, l’8 dicembre, i vigili del fuoco, alla presenza
del pontefice, rendono onore alla Vergine deponendo una corona di fiori sulla statua.
Sulla sommità della collina, dove nell'antichità
sorgevano favolose ville residenziali, svetta oggi la
scenografica facciata della chiesa eretta nel XVI
secolo per volere dei sovrani di Francia nel luogo
preferito da San Francesco da Paola per la solitudine e la pace. Il sito era infatti completamente isolato dalla parte più bassa e, dove oggi si ammira la
scalinata, c’era in origine un vero e proprio bosco,
spesso scenario di fatti delittuosi. La scalinata realizzata da Francesco de Santis, a partire dal 1732,
è composta da 138 gradini che però si salgono
La piazza è circondata da ottimi caffè e gelaterie:
molto agevolmente perché l’architetto aveva previsi può consigliare di fermarsi ai Tre Scalini, per
sto la presenza di sedili e di piccole piazzole tra
gustare il famoso tartufo al cioccolato oppure al
una rampa e l’altra.
Caffè della Pace in Via della Pace, da anni uno dei
più animati punti di incontro della capitale. La
Se è pomeriggio si consiglia di fermarsi per gustanotte è meta prediletta di giovani e gente dello
re il rituale tè delle cinque presso la rinomata sala da
spettacolo, mentre di giorno è frequentata da artitè Babington’s, un vero e proprio angolo di vecchia
sti e intellettuali.
Inghilterra voluto nel 1893 dalle intraprendenti Miss
Babington e Miss Cargill. Qui viene servito anche un
Chiude necessariamente l'itinerario attraverso le
ottimo brunch, ma per uno spuntino più veloce c’é
piazze storiche di Roma Piazza di Spagna. La piazsempre Mc Donald’s in Piazza di Spagna. Per gli altri
za, dalla forma estremamente originale, con una
numerosi locali e negozi della zona si veda l’itinerastrozzatura al centro che la divide in due parti,
rio n. 14.
quasi fosse una farfalla, fu fin dal Seicento luogo
d'incontro per i viaggiatori provenienti da tutta
Europa, che qui potevano comodamente arrivare
con le carrozze. Cominciarono così a sorgere
alberghi, botteghe e caffè nei quali si ritrovavano
pittori, scrittori e rampolli di ricche famiglie, in un
clima internazionale, ritratto alla fine dell'Ottocento da Gabriele D'Annunzio. Il carattere europeo dell'area è sottolineato chiaramente dalla pre-
G.L. Bernini: Fontana dei Fiumi (part.) – Piazza Navona
INVERNO
• Itinerario 9
ROMA BAROCCA:
Bernini e Borromini
• Itinerario 10
ROMA NEL RINASCIMENTO:
dal Vaticano ai Rioni Parione,
Regola e Trastevere
• Itinerario 11
I PALAZZI NOBILIARI
• Itinerario 12
I LUOGHI DEI SANTI
“È la sesta volta che arrivo alla
città eterna, ma sono di nuovo
profondamente emozionato.
È uso immemorabile delle persone
sensibili commuoversi nel giungere
a Roma, sicché quasi mi vergogno
di quello che scrivo ...”
Stendhal, Passeggiate romane,
ed. Laterza, Bari 1991.
Itinerario 9
¡ 5/6 ore
Inverno
ROMA BAROCCA:
Bernini e Borromini
9
ROMA BAROCCA
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Se c’è nell’arte un periodo che si può dire abbia
lasciato indelebilmente impresso il proprio carattere alla città di Roma, questo è il Barocco.
Espressione concreta della Chiesa trionfante che è
riuscita a superare la crisi provocata dalla riforma
protestante, il barocco è per eccellenza lo stile
della teatralità, della meraviglia e dello stupore
che coinvolge emotivamente lo spettatore. Nel
corso del XVII secolo sono stati realizzati palazzi,
fontane, piazze e chiese che hanno capillarmente
invaso la città dandole un volto nuovo che, ancora oggi, la contraddistingue nel mondo.
degli elementi architettonici nonché il continuo
alternarsi di linee concave e convesse negli elementi decorativi, sono stati realizzati grazie all’uso esclusivo dello stucco, materiale particolarmente duttile che ben si adattava - più del marmo
- ai fantasiosi progetti dell’architetto.
Borromini riuscì a creare un capolavoro assoluto, malgrado le dimensioni estremamente ridotte
della chiesa. Si narra che l’intera superficie della
chiesa sia ampia quanto quella di un solo pilone
di sostegno della cupola di San Pietro!
Proseguendo per la via, sullo stesso lato di San
Carlino, si erge la chiesa di Sant’Andrea al
Quirinale , capolavoro di Bernini. Definita la
«perla» del Barocco per i preziosi materiali impiegati nella costruzione, la chiesa fu l’edificio al
quale Bernini si sentì più legato. Durante gli ultimi anni della sua vita, nel tardo pomeriggio, si
Seguendo l’itinerario, si ripetono alternatamen- faceva condurre in chiesa per ammirare la luce
te i nomi dei due grandi e indiscussi protagonisti che, filtrata dalle finestre, si rifletteva sulle pareti
di questa stagione, Bernini e Borromini che, forse di marmo e sulle decorazioni in oro e stucco.
a causa della rivalità che ha caratterizzato i loro
rapporti, si rivelarono entrambi due autentici
Gian Lorenzo Bernini fu anche artefice di due
geni.
lavori in Palazzo del Quirinale: la loggia delle
benedizioni e il torrione circolare, aggiunto come
baluardo difensivo all’epoca di papa Urbano VIII.
L’itinerario inizia dalla chiesa di Santa Maria
della Vittoria dove è possibile ammirare un vero
Sorto come residenza suburbana nel XVI secolo,
e proprio capolavoro, la stupefacente Estasi di
il Palazzo del Quirinale fu in seguito scelSanta Teresa scolpita da Gian Lorenzo Bernini.
to come residenza ponCollocata nella cappella Cornaro, a sinistra del
tificia estiva grazie
transetto, l’opera è concepita in maniera teatraalla salubrità dell’ale, rispettando le parole di Santa Teresa d’Avila
ria e alla vicinanza
che, per descrivere il momento in cui un angelo
con il centro della
le trafisse il cuore, scrisse di essersi sentita
città. Divenuta
«incendiata dell’Amore di Dio». La messa in
nel 1870 sfarscena dell’opera è accentuata dalla presenza,
zosa reggia
nei palchetti laterali, di alcuni membri della
dei Savoia è
famiglia Cornaro che sono gli spettatori privileoggi sede della
giati di un’esperienza alla quale tutti i fedeli
Presidenza della
sono invitati a partecipare.
Repubblica. Il
La scultura, nel Settecento, fu particolarmente
palazzo è
criticata per essere eccessivamente sensuale,
visitabile
tanto che il marchese de Sade stentava a credere
o g n i
che Teresa fosse santa e il de Brosses, letterato
domenica
francese, si permise di affermare: «se questo è
mattina,
amore divino, lo conosco bene».
dalle 8.30 alle
12.30 mentre ogni
Di Francesco Borromini è invece il progetto domenica pomeriggio
della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, in alle 16.00, nella piazza
Via del Quirinale. Le forme bizzarre ed estrose antistante, si svolge il solen-
G.L. Bernini: Angelo (part.) – Ponte Sant’Angelo
Percorrendo Via del Seminario, oltrepassato il
Pantheon (vedi itinerario n. 8) si gira a sinistra fino
a giungere in Piazza Sant’Eustachio, dove si
ammira la cupola della chiesa di Sant’Ivo alla
Sapienza, capolavoro di Francesco Borromini.
La chiesa fu concepita per essere la cappella
dell’Università di Roma, istituita nel 1303 da
Bonifacio VIII. La sede originaria si trovava a
Trastevere e, solo nella metà del Quattrocento,
l’università fu trasferita nell’area di Sant’Ivo dove
ancora oggi sorge il palazzo. L’edificio fu la sede
dell’Università «La Sapienza» di Roma fino al
1935, quando poi fu trasferita nella Città
Universitaria.
Andrea
P o z z o ,
sacerdote
gesuita, pittore, architetto
e matematico che
svolse anche, all’interno dell’ordine religioso,
la mansione di cuoco.
L’incarico per la costruzione della cappella di
Sant’Ivo fu originariamente assegnato a Gian
Lorenzo Bernini che ritenendo il lavoro scomodo e difficile, pensò di affidarlo al Borromini
che creò invece una straordinaria quanto complessa struttura. L’originalissima pianta esagonale riprende, schematizzata, l’ape simbolo della
famiglia dei Barberini che commissionò l’opera.
Straordinaria è anche la cupola, dall’inconsueta
forma a spirale culminante con una corona di
fiamme. Essa è simbolo di carità, la virtù principale di Sant’Ivo, protettore degli avvocati, che si
pose gratuitamente al servizio dei poveri e degli
indifesi divenendo così l’«avvocato dei poveri».
9
27
ROMA BAROCCA
Ma ancora più grande è lo stupore dinanzi alla
finta cupola. È un trompe-l’œil realizzato in prospettiva per essere visto dai fedeli disposti lungo
la navata. Per ammirare la cupola, realizzata su
tela, ci si può fermare sul disco in porfido al centro della navata.
Per cogliere l’inganno
visivo ci si deve invece spostare verso il
transetto!
L’autore di
questo
capolavoro è
Inverno
ne Cambio della guardia, accompagnato da un
Prima di proseguire la visita si consiglia di ferconcerto bandistico.
marsi ad ammirare la piccola ma deliziosa piazzetta antistante la chiesa. Quando, nel 1727, l’arDi fronte al Palazzo del Quirinale si trovano le chitetto Filippo Raguzzini progettò i movimentati
Scuderie papali, recentemente ristrutturate dal- edifici, fu criticato per aver realizzato una piazza
l’architetto Gae Aulenti per ospitare importanti a forma di «canterano», mobile di moda all’epoesposizioni d’arte. Dalla caffetteria, allestita all’in- ca. In realtà lo spazio appare oggi come una delle
terno dello spazio espositivo, si gode uno dei più più riuscite creazioni rococò. La Via dei Burrò,
spettacolari panorami sulla città.
che si insinua alle spalle di uno dei palazzetti,
prende il nome dai bureaux, cioè uffici francesi
Scendendo dal colle del Quirinale per Via che avevano sede in questi stabili.
della Dataria e oltrepassata Via del Corso, vale la
In Via dei Bergamaschi 59 si trova il negozio
pena di entrare nella chiesa di Sant’Ignazio,
anche se non vi sono opere né di Bernini né di Tulipani Bianchi, dove due simpatici ragazzi svizBorromini. L’immenso soffitto, opera di padre zeri, Monika e Franz, realizzano originalissimi
Pozzo che dipinse un’architettura aperta nel bouquet ed eleganti composizioni floreali.
cielo dove sant’Ignazio viene accolto e glorificaNella vicina Piazza di Pietra 45, si può mangiato, è infatti una delle ultime e stupefacenti
espressioni della pittura barocca. È incredibile re all’Osteria dell’Ingegno. Molto frequentati sono
l’illusione provocata dalle finte architetture che anche il pub americano Miscellanea, che offre a
danno l’idea di uno spazio che si estende all’in- pranzo gustose insalate, in Via delle Paste, e il Pub
Incontro, in Via del Collegio Romano 6.
finito.
Inverno
La lanterna della cupola ricorda la valva di un
mollusco che Borromini conservava nella sua collezione di conchiglie. È probabile quindi che l’artista si sia ispirato, nel realizzare il disegno per la
corona gemmata a coronamento dell’edificio,
proprio alla forma allungatissima del mollusco!
9
ROMA BAROCCA
28
però ci si rende conto che esse mostrano in realtà il susseguirsi di espressioni di dolore sul volto di
una donna durante il parto. Girando intorno al
monumento, in senso orario, si vedono sette
momenti diversi della gravidanza, fino al volto
sorridente di un bambino. Bernini volle, evidentemente attraverso la figura di papa Urbano VIII
Se si desidera un buon caffè, ci si deve recare al Barberini, celebrare l’umanità che soffre nell’atteCaffè Sant’Eustachio, Piazza Sant’Eustachio 82 sa della salvezza.
mentre al n. 54 si trova Camilloni, celebre per la
pasticceria e il gelato artigianale.
Sul fondo dell’abside si staglia la Cattedra, la
grande sedia in bronzo, sorretta da quattro giganDopo una sosta a Piazza Navona (vedi itinera- tesche statue raffiguranti i Dottori della Chiesa,
rio n. 7), da sempre scenografico scenario per che fu realizzata per custodire la sedia episcopale
feste, spettacoli e processioni, l’itinerario sul dove Pietro sedeva. In realtà la cattedra, custodiBarocco non può che concludersi in Vaticano, ta all’interno del monumento barocco, risale al IX
dove Bernini ha lasciato innumerevoli testimo- secolo ed è un dono fatto da re Carlo il Calvo a
nianze del suo talento, a partire dallo spettaco- papa Giovanni VII.
lare Colonnato di Piazza San Pietro . La forma
ellittica, che vuole simboleggiare l’abbraccio
Per avere un’idea delle dimensioni della cattedella chiesa all’intera umanità, è definita da una dra, si ricorda che furono impiegate più di 121
serie di 284 colonne disposte su quattro file. Se tonnellate di bronzo e che la lunghezza dell’aperperò ci si posiziona su uno dei due fuochi del- tura d’ali della colomba dello spirito santo sulla
l’ellisse, segnalati da un disco di granito, sembra vetrata è 1.75 metri. Anche le tiare dei dottori
che il colonnato sia composto da una sola fila di della chiesa, collocati in basso, sono alte circa due
colonne!
metri.
Al termine del braccio destro del colonnato,
due guardie svizzere sostano davanti alla Scala
Bernini realizzò anche i monumenti funebri dei
Regia realizzata anch’essa da Gian Lorenzo papi Urbano VIII Barberini e Alessandro VII Chigi.
Bernini. Sfruttando abilmente il poco spazio a disQuest’ultimo, collocato nel transetto sinistro,
posizione, e mediante l’utilizzo di accorgimenti aveva originariamente la statua della Verità scolottici, l’artista è riuscito a creare una scala appa- pita nuda; ma il papa, giudicando la figura femrentemente di dimensioni più grandi di quelle minile scandalosa, la fece riscoprire con una
reali.
veste in bronzo. L’oramai anziano Bernini, nonostante le opposizioni, dovette arrendersi di
Anche all’interno della basilica, le geniali inven- fronte alle richiesta del pontefice e vedere modizioni del Bernini non cessano di stupire. ficata la sua opera. La porta sottostante il monuL’immenso spazio sottostante la cupola è stato mento è la Porta della Morte, caratterizzata dal
occupato dal gigantesco baldacchino, alto ben 29 macabro scheletro con la clessidra in mano,
metri, come Palazzo Farnese e il Louvre, le cui attraverso la quale tutti gli essere mortali prima o
colonne tortili furono realizzate fondendo il bron- poi passeranno.
zo delle tegole del Pantheon, cosa che fu immediatamente oggetto della celebre pasquinata
Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini
(Quello che non hanno fatto i barbari, hanno fatto
i Barberini). Il baldacchino fu eretto sopra l’altare,
a sua volta collocato esattamente sul luogo dove,
secondo la tradizione, sarebbe sepolto San Pietro.
Sulle basi delle colonne in bronzo che sorreggono il baldacchino, si possono vedere gli scudi
con le api dei Barberini. Ad un esame più attento
Itinerario 10
¡ intera giornata
ROMA NEL RINASCIMENTO:
dal Vaticano ai rioni Parione,
Regola e Trastevere
Da San Pietro, attraversando Ponte Vittorio
Emanuele II, è possibile andare a pranzo da Lilli,
tipica trattoria romanesca, in Via Tor di Nona 26. In
Via del Governo Vecchio 28 si trova invece Da
Giovanni, frequentatissimo alimentari specializzato
in pizza ripiena!
Nei pressi di Piazza Navona si trova la bellissima
chiesa di Santa Maria della Pace con la facciata
barocca di Pietro da Cortona. In realtà fu costruita
per volontà di Sisto IV, lo stesso papa che fece edificare la Cappella Sistina, alla fine del XV secolo.
All’interno sono conservati affreschi del Peruzzi e di
Raffaello, le Sibille. Il chiostro è uno straordinario
esempio di architettura rinascimentale ed è la prima
opera compiuta a Roma da Bramante.
Per immergersi completamente nell’atmosfera
rinascimentale è sufficiente perdersi nei vicoli del
rione Parione, tra Piazza del Fico, Via di Parione, Via
del Governo Vecchio, Via di Monte Giordano e Via
dei Coronari, famosa per i suoi negozi di antiquariato. Guardare le facciate dei palazzi è un vero e proprio piacere, al quale si aggiunge, sovente, lo stupore per la scoperta inaspettata di un prezioso cortile.
Le zone limitrofe a Via della Pace, Piazza del Fico
e Via del Governo Vecchio si animano, dal tardo
pomeriggio fino a tarda notte, con folle di persone
10
29
ROMA NEL RINASCIMENTO
L’itinerario comincia dai Musei Vaticani, all’interno dei quali è possibile visitare la Cappella Sistina,
uno dei monumenti più famosi e visitati del mondo.
Voluta alla fine del XV secolo da papa Sisto IV dal
quale prende il nome, la cappella è l’esempio più
emblematico del mecenatismo papale durante il
Rinascimento.
È decorata con straordinari affreschi compiuti
da Perugino, Ghirlandaio, Luca Signorelli,
Botticelli e Cosimo Rosselli, che erano alla fine
del Quattrocento i pittori più famosi attivi tra
Toscana e Umbria. Successivamente la cappella,
destinata sia al papa sia al popolo di fedeli, fu
abbellita dagli straordinari dipinti compiuti da
Michelangelo nel XVI secolo. Il grandissimo artista – anche lui di origini toscane – realizzò gli
affreschi della volta tra il 1508 e il 1512 e quelli
della parete d’altare, con il celeberrimo Giudizio
Universale, tra il 1534 e il 1541. I circa quattrocento personaggi che affollano il Giudizio sono
quasi tutti senza abiti e in alcuni di essi sono
ritratti personaggi coevi all’artista. Nelle sembianze di Minosse, con i fianchi cinti da un serpente
che gli morde i testicoli, è raffigurato Biagio da
Cesena, cerimoniere papale mentre nella pelle di
San Sebastiano, morto scorticato vivo, è possibile
riconoscere il volto di Michelangelo. I nudi fecero gridare allo scandalo e, quando Michelangelo
era ancora in vita, furono in parte coperti da
Daniele da Volterra da allora detto il “braghettone”. I restauri per la pulitura degli affreschi della
Cappella Sistina sono finiti nel 1999 e hanno
consentito di riscoprire gli intensi colori originari,
offuscati per tanti anni dallo sporco.
La piazza è dominata dalla chiesa più grande del
mondo: la Basilica di San Pietro. La cupola è opera
di Michelangelo che progettò anche la pianta della
chiesa rinascimentale, ricostruita su quella paleocristiana per volontà dell’architetto papale Donato
Bramante che fece distruggere l’antica basilica. Per
questo motivo Bramante fu detto “Mastro ruinante”.
Del Buonarroti è anche la bellissima Pietà, conservata nella prima cappella della navata laterale destra. È
l’unica opera firmata dal grande artista: si narra che
lo scultore, arrabbiato perché nessuno sapeva chi
avesse realizzato il capolavoro, decise di incidere il
suo nome sulla fascia che cinge il petto della
Vergine. Michelangelo lasciò inoltre impresso il suo
monogramma M inciso nelle pieghe della mano
destra della Madonna, quella rivolta verso gli spettatori.
Inverno
Durante il Medio Evo, la città di Roma fu abbandonata a causa del trasferimento della corte papale
ad Avignone, in Francia. L’assenza del pontefice provocò di conseguenza un crisi economica che costrinse la popolazione ad abbandonare la città. Questa,
ridotta in miseria, divenne in breve un ammasso di
rovine dove pascolavano greggi e bovini. Ma dopo il
1418, anno in cui papa Martino V ristabilì la sede
pontificia a Roma, la città cominciò a rinascere e,
alla fine del XV secolo, tornò a essere la grande capitale di un tempo.
Dai Musei Vaticani, dove è possibile vedere anche
le Stanze di Raffaello, dipinte tra il 1509 e il 1512 e
Appartamento Borgia, affrescato alla fine del XV
l’A
secolo da Pinturicchio, si può arrivare Piazza San
Pietro.
Inverno
che rendono il quartiere uno dei più vivaci della
città. Per mangiare o bere c’è solo l’imbarazzo della
scelta anche se per una pizza “romana” si consigliano Baffetto a Via del Governo Vecchio e Il corallo
nella strada omonima. Molto carino è anche il ristorante Ciccia bomba in Via del Governo Vecchio 76.
10
ROMA NEL RINASCIMENTO
30
In Piazza Pasquino c’è la statua di Pasquino, la più
celebre “statua parlante” di Roma. Sul torso della
scultura antica, da secoli si affiggono frasi satiriche, le
cosiddette “Pasquinate”, scritte da anonimi cittadini
o celebri poeti come Pietro Aretino e Gianbattista
Marino.
Le statue parlanti erano almeno sei. Si conoscono ancora Madama Lucrezia in Piazza San Marco; Marforio nel
cortile del Palazzo Nuovo in Campidoglio; il Facchino in
Via Lata, l’Abate Luigi in Piazza Vidoni e il Babuino in Via
del Babuino.
Attraversando Corso Vittorio Emanuele, si giunge
nel rione Regola, dove si dispiegano altre strade rinascimentali. Via di Monserrato, che prende il nome
dal santuario spagnolo di Montserrat, si chiamava
anticamente Via di Corte Savella dalle carceri e i tribunali sui quali aveva giurisdizione la famiglia dei
Savelli. Lungo la via, molti sono i palazzi eretti tra il
Quattrocento e il Cinquecento tra i quali la Casa di
Pietro Paolo della Zecca, il Palazzo Incoronati (n.
152), Palazzo Ricci (n.25) e quello al n. 117.
Frequentato nel Rinascimento da prostitute, l’edificio fu restaurato nel 1870 dal proprietario che, criticato per aver voluto modernizzare troppo la facciata, fece incidere sull’architrave la frase “Trahit sua
quemque voluptas” (Ciascuno è mosso dal proprio
piacere), intendendo così rivendicare il diritto di
agire liberamente. Via del Pellegrino è un tratto del
rettifilo medievale che univa la zona del portico
d’Ottavia a Ponte Sant’Angelo. Riordinata nel XV
secolo dai papi Sisto IV e Alessandro VI, la strada ha
ancora alcune facciate di palazzi dipinti nel XVI
secolo (n. 64-66). Al n. 58 abitò Vannozza Cattanei,
amante del cardinale Rodrigo Borgia, poi papa
Alessandro VI, dal quale ebbe i figli Lucrezia e
Cesare, detto il Valentino. In fondo alla via, verso
Campo de’ Fiori, sulla destra si apre un vicolo chiuso che conduce in una corte molto pittoresca,
l’Archetto degli Acetari, riprodotta in numerosi
dipinti e stampe.
straordinaria quantità di cassette da noleggiare o
acquistare. In Via del Pellegrino si può invece trovare la Libreria del viaggiatore la più fornita a Roma sui
viaggi.
Tra i palazzi più importanti e grandi del rione si
annovera in Piazza della Cancelleria il bellissimo
Palazzo della Cancelleria costruito, nel XV secolo,
dal cardinale Raffaele Riario. Titolare della chiesa di
San Lorenzo in Damaso e nipote del defunto papa
Sisto IV, il Riario costruì il suo palazzo con i soldi
vinti al gioco del dado ai danni di Franceschetto
Cybo, figlio del papa Innocenzo VIII. L’edificio,
straordinariamente imponente per essere la residenza di un cardinale, è stato costruito su disegno
di un ignoto architetto. Il progetto è attribuito oggi
ad Andrea Bregno coadiuvato probabilmente da
Donato Bramante che ideò l’elegante cortile (vedi
itinerario n.17).
Campo de’ Fiori è certamente una delle piazze
più caratteristiche di Roma, con il suo mercato
rionale e la statua di Giordano Bruno al centro. Il
filosofo domenicano fu arso vivo in Campo de’ Fiori
il 17 febbraio 1600 perché considerato eretico
(appoggiò la teoria eliocentrica di Copernico e
Galilei, di cui era amico). La statua fu scolpita da
Ettore Ferrari nel 1887.
Non si può non segnalare il forno al n. 22 della
piazza. La pizza, appena sfornata, è una delle più
buone di Roma. Campo de’ Fiori la sera diventa un
luogo di ritrovo soprattutto per i giovani che frequentano la Vineria e i ristorantini della zona. Per gli
amanti della cucina romanesca si segnalano la
Carbonara e l’Hosteria romanesca dove si può mangiare una buonissima amatriciana.
La strada più famosa del rione è sicuramente Via
Giulia che si raggiunge attraversando Piazza Farnese.
Il palazzo che da’ il nome a questo grande salotto
all’aperto è Palazzo Farnese, costruito da Antonio da
Sangallo il Giovane per i cardinale Alessandro
Farnese, divenuto papa nel 1534 col nome di Paolo
III (vedi itinerario n.17). Terminato da Michelangelo,
che realizzò la finestra centrale, il cornicione e il
terzo piano del cortile, l’edificio è sede, dal 1871,
dell’Ambasciata di Francia. Se i francesi lo consentono, è visitabile su prenotazione telefonando al
numero 06686011. Entrare nel palazzo è un vero
In Via Monserrato 107 c’è Hollywood, negozio privilegio visto che, fino a poco tempo fa, gli ambaspecializzato in video di film d’autore con una sciatori non gradivano visite. All’interno dell’edificio
si trovano la Galleria dei Carracci e la sala dei Fasti
Farnesiani, affrescata dal Salviati.
Sopannominato il «Dado» per la sua forma, il
palazzo è stato da poco restaurato. La pulitura della
facciata ha riportato alla luce la policromia dei mattoni che, disposti a losanghe, decorano la superficie.
L’itinerario rinascimentale non può che concludersi a Villa Chigi detta la Farnesina in Via della
Lungara 230. Capolavoro architettonico di
Baldassarre Peruzzi, la dimora suburbana fu
costruita all’inizio del XVI secolo per il ricco banchiere senese Agostino Chigi. All’interno si conservano affreschi dello stesso Peruzzi, di Sebastiano
del Piombo, di Sodoma e Raffaello. È un luogo
straordinario la cui visita non si può assolutamente
perdere.
I banchetti organizzati da Agostino Chigi furono celebri
per lo sfarzo che li caratterizzava. Alla fine di un banchetto nel 1518 furono gettati nel Tevere, tra lo stupore e lo
sgomento degli ospiti, tutti i piatti e le posate d’oro con i
quali erano state offerte le vivande. Ma l’astuzia di
Agostino Chigi fu tale che numerose reti, precedentemente adagiate sul fondale del fiume, consentirono il recupero
delle preziose vettovaglie!
Lungo Via della Lungara si trova il Carcere di
Regina Coeli, istituito alla fine del XIX secolo e il cui
nome deriva dalla preesistente chiesa di Santa Maria
Regina Coeli. Si tramanda che non vi siano romani
“de Roma” che almeno una volta non abbiano sceso
“er gradino der Coeli”, vale a dire il gradino che conduce all’interno del carcere.
10
31
ROMA NEL RINASCIMENTO
Per oltrepassare il Tevere si percorre Ponte Sisto,
le cui origini risalgono al II secolo dopo Cristo. Il
ponte attuale, sottoposto fino al 1999 ad un intervento di ristrutturazione e di consolidamento, fu
eretto, nella seconda metà del XVI secolo, sulle fondamenta di quello antico, dal pontefice Sisto IV della
Rovere, dal quale prese il nome. In occasione del
Per concludere la serata si può cenare a La Scala,
Giubileo del 1475, il ponte doveva infatti congiun- divertente bistrot dove si può ascoltare anche musigere le due sponde del fiume permettendo al rione ca live, in Via della Scala 60.
Trastevere di avere una diretta comunicazione con il
resto della città. Nel 1879 fu ampliato con le nuove
passerelle laterali in ghisa, sospese su mensoloni.
Informazioni pratiche: Musei Vaticani e Cappella
Sistina, Viale del Vaticano, orario da novembre a
A Trastevere, da Piazza Trilussa, si arriva in Via febbraio dalle ore 8.45 alle ore 13.45, da marzo a
della Lungara passando sotto Porta Settimiana. Nata, ottobre dalle ore 8.45 alle ore 16.45; chiusi domenel III secolo, come arco onorario dell’imperatore nica e festività religiose. Ingresso a pagamenSettimio Severo, la porta fu poi inglobata nella cinta to. L’ultima domenica del mese i musei sono apermuraria di Aureliano e ampliata nel XV secolo. ti dalle ore 8.45 alle ore 13.45 e gratuiti
L’aspetto attuale si deve al papa Pio VI.
(tel. 0669884947).
Villa Farnesina alla Lungara, Via della Lungara
In Via Santa Dorotea 19 avrebbe abitato la 230, orario 9.00-13.00, chiusa domenica. Ingresso a
Fornarina, amante di Raffaello. La donna, immorta- pagamento (tel. 0668027268).
lata nel celebre dipinto conservato nella Galleria
Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, avrebbe dimorato anche in un’altra casa in Via del
Governo Vecchio 48, come ricorda l’iscrizione nell’androne. In Via di Porta Settimiana 8 si trova
Romolo , uno dei più caratteristici ristoranti di
Inverno
Via Giulia prende il nome da papa Giulio II che
la fece aprire, su progetto di Bramante, all’inizio
del Cinquecento, per istituirvi le sedi dei palazzi
del potere. L’ambizioso progetto non fu però realizzato anche se fu iniziata la costruzione del tribunale del quale ancora oggi si vedono, tra Via del
Cefalo e Via del Gonfalone, alcuni grossi blocchi di
marmo, soprannominati dai romani i “sofà di via
Giulia”, che costituivano la base della facciata. In
via Giulia si trova il cavalcavia dei Farnese, un
ampio arco che crea uno scorcio romantico della
via. Fu realizzato nel 1603 per unire, scavalcando
la strada, Palazzo Farnese con alcuni edifici collocati di fronte. In questo tratto di strada si svolsero
alcune feste romane tra le quali il “palio de barberi e cavalli” nel 1638.
Trastevere. Il locale, con giardino interno, fu il preferito dal poeta Trilussa.
Itinerario 11
¡ intera giornata
Inverno
I PALAZZI NOBILIARI
11
I PALAZZI NOBILIARI
32
La presenza del papato a Roma ha senza dubbio
fortemente influenzato la storia della città, segnando
anche il suo sviluppo urbanistico e monumentale. Il
mecenatismo di papi e cardinali, supportato da
ingenti risorse finanziarie provenienti da tasse sempre più gravose imposte al popolo romano, ha
lasciato copiose testimonianze del lusso di cui amavano circondarsi le nobili famiglie. Ancora oggi è
possibile visitare alcuni di questi splendidi palazzi,
fortunatamente aperti al pubblico, dove non è difficile immaginare la fastosa vita che si svolgeva all'interno.
L'imponente Palazzo Doria Pamphilj, sede di
una delle più prestigiose raccolte d'arte comprendente opere di Caravaggio, Raffaello, Tiziano,
Velasquez e Bernini, è tuttora di proprietà della
nobile famiglia, che abita in un'ala dell'edificio non
aperta al pubblico. Visitando le splendide sale,
decorate con i preziosi arredi originari, sembrerà
di fare un salto nel tempo e di tornare indietro di
due - tre secoli, perché tutto è rimasto inalterato.
La storia dell'edificio, che nel Cinquecento era di
proprietà degli Aldobrandini, è strettamente legata
alle vicende della famiglia di cui oggi porta il
nome. Giovanni Battista Pamphilj, papa dal 1644
col nome di Innocenzo X, aveva realizzato per sé
e per la famiglia lo splendido palazzo di Piazza
Navona (vedi itinerario n.8), oggi Ambasciata del
Brasile e dunque difficilmente visitabile. Come da
tradizione il nipote Camillo fu nominato cardinal
nipote o meglio, come si diceva all'epoca, “cardinal padrone” perché assommava in sé tanti di quegli incarichi che era, in pratica, il vero governatore
dello Stato della Chiesa. Camillo però si innamorò
di Olimpia Aldobrandini, che sposò dopo aver
abbandonato la porpora cardinalizia suscitando
grande indignazione nello zio papa e nella madre
Olimpia Maidalchini. Quando si calmarono le
acque la giovane coppia, che si sposò in segreto
fuori Roma, decise di andare a vivere nel palazzo
Aldobrandini che venne ingrandito, abbellito e
destinato a ospitare il nucleo originario della collezione d'arte che ancora oggi si ammira.
Guglielmo II di Germania che, intervenuto nel 1883
ad un ricevimento, si scusò di non essere in grado di
poter ricambiare tale ospitalità.
Da Piazza del Collegio Romano si può fare una
piacevole passeggiata fino a Piazza della Minerva
percorrendo Via del Pié di Marmo con i suoi caratteristici negozi. L‘inconsueto nome deriva da un
grande piede di marmo, appartenuto ad una antica
statua colossale, oggi posto all’inizio di Via di Santo
Stefano del Cacco. Originariamente il piede era collocato lungo la strada che ne porta ancora il nome,
ma venne rimosso nel 1878 perché era d’intralcio al
passaggio del corteo funebre di Vittorio Emanuele II
diretto al Pantheon.
Attraversando Via del Corso, si giunge in Piazza
Santi Apostoli dove si trova Palazzo Colonna,
anch'esso sede di una prestigiosa collezione d'arte
tuttora appartenente alla nobile famiglia. I
Colonna hanno festeggiato nel 2000, con un sontuoso ricevimento, i 900 anni di nascita della dinastia. A testimonianza della vita fastosa che qui si è
sempre condotta si ricorda l’usanza relativa alla
festività dei Santi Apostoli che si celebra il 1° maggio. In passato, in occasione della ricorrenza, dalle
finestre del palazzo che si affacciavano all'interno
della chiesa dei Santi Apostoli, venivano gettati
cibi e leccornie verso il popolo che si azzuffava per
afferrarle e che veniva poi investito da uno scroscio di acqua fredda. Tutto questo accadeva sotto
gli occhi divertiti di nobili ed ecclesiastici che assistevano alla scena.
Esponente di spicco della famiglia fu Marcantonio
Colonna, vincitore nel 1571 della Battaglia di
Lepanto che decretò la fine del predominio dei
Turchi nel Mediterraneo. L'episodio viene ricordato
negli affreschi che ornano le sale e anche nelle fastose consolles che hanno come base figure di schiavi
turchi incatenati. Sui gradini d'accesso alla galleria è
rimasta incastrata invece la palla di cannone sparata
dal Gianicolo in occasione degli scontri fra francesi e
garibaldini per la difesa della Repubblica Romana,
nel 1849.
Nella sontuosa galleria, una delle più belle di
Roma, è stata ambientata la famosa scena finale del
film Vacanze romane, con Audrey Hepburn e
Gregory Peck.
Continuamente impreziosito nel corso dei secoli,
I più golosi non possono non provare le specialità
il palazzo suscitò lo stupore e l'imbarazzo del Kaiser di Moriondo & Gariglio, in Via della Pilotta 2 (un
11
33
I PALAZZI NOBILIARI
G.L. Bernini – Fontana delle Api (part.)
Inverno
Per gustare ottimi piatti di cucina cinese c’é
altro negozio si trova in Via del Pié di Marmo 21-22).
Aperto nel 1860 da due pasticceri piemontesi, il Jasmine, in Via Sicilia 45. Per una buona pizza
locale è specializzato nella produzione di cioccolata cotta nel forno a legna, o per specialità alla brace,
lavorata artigianalmente.
si può andare da Pomodorino, in Via Campania
45/e.
Scendendo da Via della Pilotta e voltando a
destra per Via del Tritone, si giunge in Piazza
Una piacevole passeggiata per Via Veneto (vedi itiBarberini dove si può visitare uno delle più impo- nerario n.1) conduce a Villa Borghese, la più celebre
nenti edifici costruiti a Roma: Palazzo Barberini. villa di Roma (vedi itinerario n. 13). In fondo al Viale
L’elegante dimora doveva mostrare la posizione di del Museo Borghese, spicca l’edificio che ospita la
prestigio in cui si era venuta a trovare la famiglia in Galleria Borghese. Stupisce notare come così tanti
seguito all’elezione al soglio pontificio di Urbano capolavori siano concentrati in un solo luogo: ciò è
VIII nel 1623. L’intento fu perfettamente raggiunto dovuto alla volontà del cardinale Scipione Borghese
grazie ad una eccezionale triade di artisti, Bernini, che, all’inizio del Seicento, usò ogni mezzo lecito e
Borromini e Pietro da Cortona, che lavorarono illecito per raccogliere tali inestimabili tesori. Non
insieme lasciando una delle testimonianze più vive esitò per esempio a far trafugare, di notte, la bellissidel Barocco. A Bernini e Borromini, che collabora- ma Deposizione di Raffaello dalla chiesa di San
rono fra polemiche e rancori, spetta la parte archi- Francesco a Perugia, provocando una vera e propria
tettonica, iniziata da Carlo Maderno. Fu proprio il rivolta dei cittadini; con una banalissima scusa conMaderno a concepire una pianta innovativa, non fiscò inoltre ben 107 dipinti al celebre pittore
chiusa con un cortile al centro, secondo la tradi- Cavalier d’Arpino, e fece addirittura imprigionare il
zione rinascimentale, bensì aperta, ad ali parallele pittore Domenichino, colpevole di non volergli
congiunte da un corpo centrale. Una delle parti di cedere la splendida Caccia di Diana realizzata per
maggior pregio del palazzo è costituita dalle scale: un altro committente. L’occhio esperto e il fiuto non
ampio e solenne lo scalone a pianta quadrata, sulla comune nel riconoscere nuovi talenti, portò il cardisinistra, opera del Bernini; più piccola ma pittore- nale a circondarsi di giovani artisti che produssero
sca la scala elicoidale a destra, realizzata dal autentici capolavori per ornare le stanze della galleBorromini. Pietro da Cortona invece dipinse la ria. Fra questi, emerge la figura di Gian Lorenzo
volta del grande salone con il Trionfo della Divina Bernini che, appena ventenne, realizzò magnifici
Provvidenza, giustamente considerato uno dei ver- gruppi scultorei quali Apollo e Dafne, Enea che
tici della pittura barocca. La straordinaria composi- fugge dall’incendio di Troia, Il ratto di Proserpina e il
zione è una complessa allegoria tesa ad esaltare la David. Sempre del Bernini è il ritratto scultoreo del
famiglia del pontefice regnante, espressa con un padrone di casa, Scipione. Stranamente se ne vedolinguaggio ricco di movimento, di potenti chiaro- no due, apparentemente uguali, posti l’uno accanto
scuri, di forme fluide e di ardite trovate prospetti- all’altro: ciò è dovuto al fatto che, durante la realizzazione, lo scultore si accorse che il blocco di
che e illusionistiche.
marmo su cui stava lavorando era difettoso e nel
Il sontuoso palazzo, che oggi ospita la Galleria corso di una notte, pur di non dispiacere il suo grande mecenate, riuscì a
Nazionale di Arte Antica, con dipinti di Filippo Lippi,
produrre una seconRaffaello, Tiziano e Caravaggio, affascinò molto lo
da versione.
scrittore Gabriele D’Annunzio, che per un periodo visse in via Quattro Fontane, di
fronte al nobile edificio. Forse
proprio per questo
motivo ambientò qui
la storia d’amore fra
Andrea Sperelli ed
Elena Muti, protagonisti
del
romanzo Il
piacere.
I PALAZZI NOBILIARI
34
Informazioni: Galleria Doria Pamphilj, Piazza del
Collegio Romano 2, 10.00-17.00, chiuso il giovedì.
Ingresso a pagamento (tel. 066797323).
Galleria Colonna, Via della Pilotta 17, aperto solo
il sabato mattina 9.00-13.00, chiuso ad agosto.
Ingresso a pagamento (tel. 066784350).
Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo
Barberini, via Barberini 18, 9.00-19.00, chiuso il
lunedì. Ingresso a pagamento, gratis sotto i 18 e
sopra i 65 anni (tel. 064824184).
Galleria Borghese, Piazzale Scipione Borghese, 5
(Villa Borghese) 9.00-19.00, chiuso il lunedì.
Ingresso a pagamento con prenotazione obbligatoria, gratis sotto i 18 e sopra i 65 anni. Per prenotare
i biglietti tel. 06328101.
G.L. Bernini: Il Davide – Galleria Borghese
Inverno
11
Agli inizi dell’Ottocento Camillo Borghese, che
aveva sposato Paolina, sorella di Napoleone
Bonaparte, fece realizzare da Antonio Canova il
celeberrimo ritratto della moglie raffigurata come
Venere Vincitrice. La scultura è talmente bella e perfetta che, per ammirarla nella sua interezza, Canova
escogitò un meccanismo che permetteva alla statua
di ruotare su sé stessa fra lo stupore degli ospiti della
villa.
E pensare che questa era solo la residenza di campagna! In realtà il Palazzo Borghese, dove la famiglia
risiedeva, si trova in Via della Fontanella Borghese.
Detto il «cembalo» per la particolare forma, l’edificio
non è purtroppo aperto al pubblico.
Itinerario 12
¡ 4 ore
I LUOGHI DEI SANTI
Nella chiesa è custodita anche un’ampolla con il sangue
di San Pantaleone che ogni 27 luglio, festa del santo, si
Oltre i Santi Pietro e Paolo che a Roma subirono liquefà e bolle. Sul fenomeno, che si verifica contemporail martirio e ai quali sono dedicate le grandi basiliche neamente in altre città come Ravello e Madrid, la chiesa
in Vaticano e sulla Via Ostiense, numerosi sono i non si è ancora pronunciata ufficialmente.
12
35
I LUOGHI DEI SANTI
santi giunti nella capitale pontificia dei quali ci
rimangono importanti testimonianze.
Per visitare la Stanza di Santa Caterina da Siena, si
Nel seguente itinerario si illustrano solo alcuni dei raggiunge il Pantheon, nei pressi del quale si trova la
luoghi nei quali è più facile l’accesso al pubblico.
Chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Sotto l’altare maggiore della chiesa è esposto il
In Via Monserrato si trova la Chiesa di San corpo della santa, patrona di Italia insieme a San
Girolamo alla Carità sorta, secondo la tradizione, Francesco d’Assisi, a cui manca la testa che si consulla casa della matrona Paola che ospitò San serva nella Chiesa di San Domenico a Siena. Dalla
Girolamo chiamato a Roma, nel 382, da papa sacrestia si passa nel piccolo ambiente dove la santa
Damaso. Nel XVI secolo papa Clemente VII donò la morì il 29 aprile 1380. La camera, originariamente
chiesa, e il convento attiguo, a una confraternita fio- collocata nella casa di Paola Del Ferro che ospitò
rentina, la Compagnia della Carità, che ebbe il privi- Caterina (in Via di Santa Chiara 14), è stata qui tralegio di ospitare per oltre vent’anni il conterraneo sportata nel 1637, insieme agli affreschi staccati di
Filippo Neri che qui fondò nel 1551 il proprio ora- Antoniazzo Romano (1482).
torio. Le camere del convento accolsero inoltre tra
San Carlo Borromeo, Sant’Ignazio da Loyola e San
Santa Caterina da Siena è spesso raffigurata nel momento in cui sposa Cristo in quelle che sono state definite le
Felice da Cantalice.
Nella chiesa fu costruita nel 1654 la Cappella Nozze mistiche. Si narra infatti che, nella notte di carnevaSpada, la prima a destra dell’ingresso. Ritenuta per le del 1367, a Caterina apparve Cristo che le donò l’anelanni opera di Borromini, è molto probabilmente lo da sposa, rimasto per sempre al suo dito anche se inviattribuibile al padre oratoriano Virginio Spada. La sibile agli altri.
decorazione marmorea delle pareti simula, imitando
le tombe a camera etrusche, tappezzerie damascate
Dopo una breve pausa, magari gustando un fruldomestiche, sulle quali sono «appesi» medaglioni lato da Pascucci in Via di Torre Argentina 20, si
con i ritratti dei defunti.
arriva facilmente in Piazza del Gesù dove è la Casa
Professa dei Gesuiti, costruita, tra il 1599 e il 1623,
Da Via Monserrato si raggiunge Piazza della come sede della Compagnia di Gesù su progetto di
Chiesa Nuova dominata dalla facciata della chiesa, Girolamo Rainaldi. All’interno (ingresso in Via delle
detta anche Santa Maria della Vallicella, costruita tra Botteghe Oscure) si possono visitare le Camere di
la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. La chiesa fu Sant’Ignazio da Loyola. Il religioso spagnolo, fondadonata, nel 1575, da papa Gregorio XIII alla tore dell’Ordine dei Gesuiti, si trasferì a Roma nella
Congregazione dell’Oratorio, guidata da San Filippo sede della Compagnia del Gesù dove morì nel
Neri.
1556.
Nella chiesa, che conserva pregievoli dipinti di
Le stanze, alle quali si accede tramite un corridoio
Pietro da Cortona, Federico Barocci e Rubens, si splendidamente affrescato da padre Andrea Pozzo
venerano le spoglie del santo, deposte in un’urna di nel 1695, furono frequentate da Ignazio che viene
cristallo in fondo al lato sinistro del transetto. Dalla qui ricordato da cimeli e suppellettili.
Inverno
La storia antica e moderna di Roma cristiana può
essere ben rappresentata dalle figure di santi, anche
di diversa nazionalità, che nella città eterna hanno
dimorato o soggiornato. Ognuna di queste figure
costituisce, per l’attività svolta in campo spirituale e
sociale, lo specchio della realtà storica della propria
epoca.
sacrestia della chiesa si accede alle Stanze di San
Filippo (per le visite rivolgersi al sacrestano) che si sviluppano su due piani. Si possono ancora visitare la
cappellina privata del santo e la sala rossa, originariamente dispensa del convento. Nella cappella
interna di San Filippo si conserva inoltre parte della
muratura della camera da letto del santo, distrutta da
un incendio nel 1620. Particolarmente interessanti
sono infine le reliquie, i cimeli e le opere d’arte
esposte negli ambienti.
Inverno
Particolarmente suggestiva è la visita nella camera
Oltre il Colosseo, ha inizio Via di San Gregorio
dove il santo studiava e dormiva nonché la cappella dove si erge maestosa la Chiesa di San Gregorio
Magno. Essa sorge sull’area del Monastero di
dove morì.
Sant’Andrea, istituito nel 575 nelle proprietà della
Nella chiesa del Gesù, nel braccio sinistro del famiglia di Gregorio. In uno dei tre oratori visibili a
transetto, è sepolto Sant’Ignazio in un’urna con rilie- sinistra della chiesa, quello di Santa Barbara, San
vi di Alessandro Algardi.
Gregorio era solito sfamare i poveri, offrendo loro
da mangiare su una mensa marmorea ancora conSi consiglia di proseguire la visita presso il servata.
Monastero delle Oblate a Tor de’ Specchi aperto solo
Secondo la leggenda, un giorno, mentre Gregorio
il 9 marzo. Nel convento, in Via del Teatro di serviva il pranzo a dodici poveri, si aggiunse un treMarcello 40, visse Santa Francesca Romana, compa- dicesimo commensale, un angelo, al quale il santo
trona di Roma insieme ai Santi Pietro e Paolo. La offrì il cibo. In seguito a questo evento, fu consuetunobildonna fondò con un gruppo di undici compa- dine per i papi, fino al 1870, servire nell’oratorio del
gne, le Oblate di Maria, una confraternita legata Celio il pranzo del Giovedì Santo a tredici ospiti.
all’ordine dei benedettini. Le pie donne, pur non
abbandonando la famiglia, si dedicarono alla devoAll’interno della chiesa, in fondo alla navata
zione mariana e alle opere di carità.
destra si trova la Stanza di San Gregorio, dove si
Rimasta vedova a quarant’anni, Francesca decise conservano un antico sedile marmoreo, alcune relidi trasferirsi nel monastero di Tor de’ Specchi dove quie del santo, il suo pastorale e il sasso usato come
morì nel 1440. Il suo corpo però riposa sotto l’altare guanciale.
maggiore della chiesa di Santa Maria Nova, più
conosciuta come Chiesa di Santa Francesca
Romana al Foro Romano.
12
I LUOGHI DEI SANTI
36
Santa Maria Sopra Minerva
note
Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete
amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità?
Collegatevi al sito internet
www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine.
note
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amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità?
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F. Gnaccarini: La Primavera – Piazza del Popolo
PRIMAVERA
• Itinerario 13
VILLE E GIARDINI:
il verde a Roma
• Itinerario 14
LO SHOPPING ROMANO
• Itinerario 15
OSTIA: il mare di Roma
• Itinerario 16
GLI ARCHI DI ROMA ANTICA
“Questa mattina, usciti per
raggiungere un celebre
monumento, siamo stati
colpiti lungo la strada dalla
vista di una rovina e poi di
un palazzotto, dove siamo
entrati. Abbiamo finito per
girare alla ventura,
gustando la felicità di essere
a Roma completamente liberi
e senza pensare al dovere
di vedere”
Stendhal, Passeggiate romane,
ed. Laterza, Bari 1991.
Itinerario 13
¡ intera giornata
Primavera
VILLE E GIARDINI:
il verde a Roma
13
VILLE E GIARDINI
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Fin dai tempi più antichi Roma è stata caratterizzata dalla presenza di vaste aree verdi. In seguito alla
penetrazione della cultura greca, nel II secolo a.C.,
per i ricchi e nobili romani era infatti motivo di vanto
legare il proprio nome a sontuosi giardini, chiamati
Horti. Questi caddero in declino con la crisi dell’impero romano e solo più di mille anni dopo, nel fervore del Rinascimento, divennero uno dei simboli
più concreti del ritorno al classicismo. Fra il XVI e il
XVIII secolo papi, cardinali e aristocratici gareggiarono fra loro per avere la villa più ricca e bella di
Roma. Purtroppo nel corso dell’Ottocento molte di
queste ville furono distrutte o alterate per fare posto
ai nuovi quartieri di Roma capitale. Nonostante ciò
la città è, ancora oggi, in grado di offrire numerosi
ettari di terreno destinati al verde pubblico dove è
possibile fare piacevoli passeggiate, immersi nella
natura e nella storia.
L’itinerario ha inizio da Villa Doria Pamphilj
che, con circa 180 ettari di terreno, è la più vasta
fra le ville romane. Il nucleo originario fu realizzato nella metà del Seicento da Camillo
Pamphilj, nipote di papa Innocenzo X. Il luogo fu
scelto in funzione della vicinanza con il Vaticano
(fu realizzato anche un passaggio sotterraneo che
collegava l’edificio più importante, il Casino
dell’Algardi, oggi sede della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, con la basilica di San
Pietro), della salubrità dell’aria e della presenza
di acqua. Infatti lungo il lato che costeggia Via
Aurelia Antica è ancora possibile vedere le arcate dell’acquedotto costruito dall’imperatore
Traiano nel II secolo e ripristinato da papa Paolo
V all’inizio del Seicento. In un punto l’acquedotto scavalca la via con l’arco detto «tiradiavoli»
perché, secondo la leggenda, qui passava la carrozza, condotta da diavoli, con il fantasma della
cognata di papa Innocenzo X, Olimpia
Maidalchini, detta la «Pimpaccia». Alla terribile
donna, odiata dai romani per la sua cattiveria, è
legata anche la Fontana della Lumaca, che originariamente doveva ornare lo spazio antistante
Palazzo Pamphilj in Piazza Navona. La graziosissima conchiglia, opera del Bernini, non piacque
alla donna che la giudicò troppo piccola e modesta e la destinò alla villa fuori porta mentre sulla
piazza, al suo posto, fu collocata la splendida
Fontana del Moro.
Uscendo dalla parte di Porta San Pancrazio, teatro
degli scontri fra francesi e garibaldini per la difesa
della Repubblica Romana nel 1849, si giunge in
Piazzale Aurelio dove, a sinistra, inizia la Passeggiata
del Gianicolo. Fu realizzata a partire dal 1880 e
dedicata a Giuseppe Garibaldi, del quale si può
ammirare, nel piazzale omonimo, il monumento
equestre. Poco oltre è ricordata anche la coraggiosa
compagna Anita, mentre gli 80 busti disposti lungo i
viali raffigurano eroi garibaldini. Dal piazzale, ogni
giorno alle 12.00 in punto, l’ora è «annunciata» dallo
sparo di un cannone austro-ungarico, risalente alla
prima guerra mondiale.
Oltre a godere di uno dei più spettacolari panorami sulla città, a piazzale Garibaldi grandi e piccini
potranno passare piacevoli momenti assistendo al
«Teatrino di Pulcinella», il divertente spettacolo di
burattini, che si svolge ogni pomeriggio, dalle 16.00
alle 19.00, e il sabato e domenica anche la mattina,
dalle 10.30 alle 13.00.
Per i più appassionati, si consiglia la visita dell’Orto
Botanico. L’orto trae le sue origini dal giardino, destinato
alla coltivazione delle piante medicinali, istituito in
Vaticano da papa Nicolò III alla fine del XIII secolo.
L’attuale orto botanico è stato istituito nel 1883 e ospita
oltre 3500 specie coltivate. Si possono ammirare l’enorme
platano che, con i suoi 350 – 400 anni, è tra i più antichi
di Roma, oppure la collezione di bambù, una delle più
importanti di Europa, ma merita una particolare menzione il Giardino degli Aromi, realizzato per i non vedenti
con piante che vengono percepite attraverso il tatto e l'odorato.
Da piazzale Aurelio si costeggia Via delle Mura
Gianicolensi, caratterizzata dalla poderosa cinta
muraria seicentesca, fino a incontrare Via
Calandrelli, dove al n. 26 si apre l’ingresso di Villa
Sciarra. Al principio del XIX secolo, gli ultimi proprietari, i coniugi Wurts, trasformarono il parco in
un vero e proprio paradiso, ricco di piante rare e
impreziosito da un’originale decorazione scultorea
proveniente da una villa lombarda del Settecento.
L’incantevole luogo affascinò Gabriele D’Annunzio
che nella villa ambientò il duello di Andrea Sperelli,
protagonista del suo celebre romanzo Il piacere.
Dopo aver oltrepassato il fiume Tevere, proseguendo per il Lungotevere Aventino, si incontra sulla
destra il Clivo di Rocca Savelli, una pittoresca scalinata che consente di giungere direttamente nel piccolo giardino che si trova nel luogo dove, nel Medio
Evo, sorgeva la fortezza della famiglia Savelli. Il
parco è più noto come Giardino degli Aranci. Le
piante di agrumi che lo caratterizzano furono collo-
cate qui nel 1932 in ricordo dell’arancio spagnolo
portato a Roma da San Domenico, nel 1220.
Quest’albero, secondo la tradizione il primo piantato in Italia, è ancora miracolosamente esistente nel
giardino del monastero di Santa Sabina e si può
vedere tramite un foro aperto nel muro del portico
della chiesa.
Scendendo per Via del Circo Massimo, oltrepassata piazza di Porta Capena, si sale sul colle
Celio dove, in Via della Navicella, è l’ingresso a
Villa Celimontana, realizzata nel XVI secolo dalla
nobile famiglia Mattei. In passato la sua fama era
grande non solo per la bellezza del luogo, ma
anche per un’usanza diffusa da San Filippo Neri a
partire dal 1552: durante il pellegrinaggio alle
sette basiliche giubilari, era infatti consuetudine
sostare nella villa dove la famiglia Mattei offriva ai
fedeli una merenda. Si tramanda che nel 1668 vi
parteciparono ben 6.000 persone. L’edificio principale della villa, oggi sede della Società
Geografica Italiana, è ornato da affreschi del XVII
secolo e da preziosi mosaici romani rinvenuti
nella zona. A sinistra della costruzione, poco visibile a causa di una recinzione e delle impalcature
che ormai lo ricoprono da molti anni, è un piccolo obelisco dell’epoca del faraone Ramses II (XIIIXII secolo a.C.), che un tempo era il maggiore
punto di attrazione della villa. L’obelisco, rinvenuto sul Campidoglio, fu donato dal Comune di
Indirizzi: Orto Botanico Largo Cristina di Svezia
Roma a Ciriaco Mattei nel 1582 ed ebbe la pecu- 24, tel. 0649917107. Orario martedì-sabato ore
liarità di essere l’unico obelisco presente in una 9.30-17.30 (orario invernale); martedì-sabato ore
collezione privata.
9.30-18.30 (orario estivo). Ingresso a pagamento.
Roseto Comunale Via dei Pubblici 3, tel.
Se volete fare una pausa per il pranzo potete diri- 065746810. Il roseto è aperto durante il periodo di
gervi in Via Ostilia dove, al numero civico 23, si fioritura delle rose. Ingresso gratuito.
13
41
VILLE E GIARDINI
Per concludere la lunga passeggiata, si può visitare Villa Borghese, raggiungibile con la metropolitana. È una delle più celebri ville di Roma, voluta dal cardinale Scipione Borghese all’inizio del
Seicento. Il Belli, poeta romano, esaltò la generosità del principe che, alla fine dell’Ottocento, permetteva al popolo di ritrovarsi nell’ampia piazza di
Siena per la celebre Festa delle Ottobrate, durante la quale si cantava, si ballava e si mangiava. Il
luogo più romantico della villa è senz’altro il lago
con l’isoletta dominata dal Tempio di Esculapio,
dio della Medicina, eretto in stile ionico alla fine
del Settecento e abbellito da una statua antica del
dio. Un moderno cavalcavia collega la villa con il
Pincio, il primo giardino pubblico progettato a
Roma per desiderio di Napoleone che avrebbe
voluto celebrare sé stesso nel nuovo Jardin du
Grand César. Su proposta di Mazzini vennero collocati al Pincio busti di personaggi illustri - 224 in
tutto – che sono stati e sono, troppo spesso, vittime di atti vandalici. Alla base del busto dell’astronomo Angelo Secchi c’è un piccolo foro attraverso
il quale passa il meridiano di Roma. Un altro piccolo obelisco, rinvenuto nella zona di Porta
Maggiore è collocato in un viale della villa.
Contrariamente alla maggior parte degli obelischi
romani, non proviene dall’Egitto ma è stato realizzato a Roma per l’imperatore Adriano che lo dedicò al suo amato Antinoo. Dalla terrazza del Pincio,
dedicata a Napoleone I, si può ammirare un altro
suggestivo panorama di Roma con la basilica di
San Pietro sullo sfondo.
Un teatro stabile all’aperto, sul modello del Globe
Theatre di Londra, è stato realizzato nell’estate del
2003 in Piazza Aqua Felix, all’interno di Villa
Borghese. Di forma circolare e realizzato in legno, il
teatro può ospitare fino a 3.000 posti a sedere ed è
intitolato a S. Toti.
Prendendo la rampa del Pincio si scende in Piazza
del Popolo, dove si può sorseggiare un aperitivo da
Canova o da Rosati, storici caffè della capitale,
oppure cenare dal Bolognese, per gustare le celebri
tagliatelle.
Primavera
Al termine di Via di Santa Sabina, scendendo
verso il Circo Massimo, si trova il Roseto
Comunale, uno dei più belli del mondo anche per
lo scenografico contesto in cui si trova.
Il luogo fu destinato a Cimitero della Comunità
Ebraica di Roma dal 1645 al 1934, anno in cui si
decise di trasformare l’area in verde pubblico. I
cipressi secolari che attualmente costeggiano Via
del Circo Massimo ricordano l’antica destinazione
del parco. Il roseto venne istituito nel 1950 ma, a
sancire il legame che lo unisce alla Comunità
Ebraica di Roma, due steli, riportanti le Tavole di
Mosè, sono sistemate agli ingressi dei due settori
mentre i viali, come si può vedere dall'alto della
scalinata centrale, furono progettati a forma di
“Menorah”, il candelabro a sette bracci simbolo
dell'Ebraismo.
trova Isidoro al Colosseo. Il ristorante offre ai clienti
ben 23 assaggini di primi piatti!
Itinerario 14
¡ più giorni
Primavera
LO SHOPPING ROMANO
14
SHOPPING ROMANO
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È oramai abitudine consolidata venire a Roma da
tutto il mondo solo per fare shopping. La maggior
parte dei turisti acquista nelle vie più famose del
centro ma è possibile passeggiare e spendere
anche in altri quartieri di periferia. Per questo
motivo si è pensato di segnalare almeno quattro
percorsi che indichino altrettante zone di Roma
dove fare acquisti.
1. Il quadrilatero del centro: da Piazza di Spagna
a Piazza del Popolo
Da Piazza di Spagna, tra le più celebri del mondo
per la settecentesca scalinata spesso affollata di turisti e romani, può cominciare il giro delle strade del
centro, idealmente racchiuse all’interno di un quadrilatero compreso tra Via del Corso, Via del
Babuino, Via della Vite e Piazza del Popolo.
In Piazza di Spagna, che ha sempre avuto un tono
mondano internazionale per la presenza di importanti negozi, sono presenti le boutique di Missoni,
Dolce e Gabbana, Sergio Rossi, Genny, Rocco
Barocco e Krizia.
Nelle adiacenze della piazza, in Via Due Macelli si
trova Pineider (un altro negozio è in Via della
Fontanella Borghese 22), la celebre tipografia fondata nel 1774, specializzata in carte pregiate e in articoli da scrivania.
della Trinità dei Monti al Tevere, deve il suo nome
attuale a papa Gregorio XIII che, alla fine del XVI
secolo fece passare nel sottosuolo i “condotti”
dell’Acquedotto Vergine, lo stesso che fornisce
acqua alla Fontana di Trevi.
Le grandi firme che potete trovare in Via Condotti
sono moltissime e tra le più prestigiose: Armani,
Valentino, Cartier, Bulgari, Hermes, Gucci,
Ferragamo, Prada, Alberta Ferretti, Iceberg e Max
Mara.
Nella via non vi sono i negozi di generi alimentari, ad eccezione del celebre e storico Caffè Greco,
fondato nel 1760 da un certo Nicola della
Maddalena (Vedi Itinerario n. 6). Pertanto per
gustare del cibo recatevi in Via della Croce, dove
oltre Fior Fiore, specializzato nella pizza al taglio,
Antonini, celebre per i suoi spuntini e le tartine,
Otello, ristorante romanesco e la Fiaschetteria
I gradini di Piazza di Spagna, fanno da sfondo,
creando un effetto scenico teatrale, al palcoscenico
per l’annuale sfilata di moda “Donna sotto le Stelle”
alla quale partecipano i più importanti stilisti italiani
e internazionali.
Da Piazza di Spagna si snodano le strade più
conosciute ed eleganti di Roma, tra le quali Via
Condotti, gemellata con Bond Street di Londra, forse
oggi la via pedonale più bella della città. Frequentata
in passato da celebrità come Juan Carlos di Spagna,
Jackie Kennedy Onassis, John Wayne, Nelson Beltrami, si possono trovare numerosi altri locali
Rockfeller, Ingrid Bergman, Audrey Hepburn e tan- enogastronomici specializzati in prodotti tipici.
tissimi altri, è ancor oggi meta immancabile per gli
acquisti dei più famosi ed importanti visitatori di pasPer trovare negozi di ogni genere è d’obbligo passaggio a Roma.
seggiare in tutte le strade limitrofe a Via Condotti e,
se possibile, fino a Largo Chigi, dove s’innalza impoOriginariamente Via Trinitatis, tracciata nel 1544 nente il Palazzo de La Rinascente, storico grande
durante il pontificato di Paolo III per unire la Chiesa magazzino che deve il suo nome a Gabriele
Italiano, di Chanel, Ruffo, Emporio Armani e Etro.
Non si può dimenticare la ditta Erulo Eruli, specializzata nella vendita e nel restauro di antichi arazzi e
tappeti.
In Via Margutta, la strada degli artisti, che la frequentano sin dal XVI secolo e che, ancora oggi,
hanno qui i loro studi, sono numerose le gallerie di
arte contemporanea che si possono visitare. Da non
perdere i cortili di alcuni antichi condomini, in uno
dei quali ha vissuto Federico Fellini con la moglie
Giulietta Masina.
In Via Alibert, piccola traversa di Via del Babuino
verso Via Margutta, è il negozio di Alinari, famiglia di
celebri fotografi che hanno immortalato le città italiane nei secoli passati.
Via del Babuino termina in Piazza del Popolo
dalla quale si può proseguire il giro del centro
imboccando Via del Corso. La strada, lungo rettifilo di origine antica che giunge in Piazza
Venezia, è caratterizzata da una serie ininterrotta
Primavera
D’Annunzio (orario continuato dalle 9.00 alle
22.00).
Via Frattina, frequentatissima strada parallela a Via
Condotti, ha importanti e deliziosi negozi particolarmente amati dai giovani romani come Gente e
L’altra Moda, oltre i più celebri Pollini, Versace e
Philosophy by Alberta Ferretti. Per gli amanti delle
cartolerie c’è inoltre la Cartotecnica romana, specializzata in penne da collezione e con l’esclusiva
“Boutique Mont Blanc”.
In Via Borgognona ci sono i negozi di Gianfranco
Ferrè, Moschino, Calvin Klein, Givenchy, Gay
Mattiolo, Laura Biagiotti, Fendi, Diego Della Valle
(scarpe Tod’s) e i Fratelli Rossetti. La strada prende il
nome dalla colonia francese dei Borgognoni che vi
insediò una dimora nel XV secolo. Nella via c’è il
ristorante toscano Nino, una vera e propria istituzione della zona.
Via Bocca di Leone, Via Mario de’ Fiori, Via
Belsiana, Via delle Carrozze e Via Vittoria offrono
14
43
numerose opportunità di acquisti con i diversi negozi e altre boutique di stilisti italiani e stranieri.
Via del Babuino, aperta nel XVI secolo e abbellita
da palazzi, realizzati nei secoli XVII e XVIII, è la più
elegante e fidata strada dell’antiquariato a Roma. Per
acquistare una bella stampa della città è possibile
recarsi da Alberto Di Castro. Nella via si trovano inoltre la libreria Feltrinelli e i negozi del Touring Club
di negozi di abbigliamento preferiti da una clientela giovane.
Storici negozi di Via del Corso sono Radiconcini,
antica cappelleria aperta nel 1932, e Schostal, aperto nel 1870. Tra i suoi clienti si ricordano Pirandello
e Alfredo Casella.
Passeggiando lungo la via si incontra Piazza San
Lorenzo in Lucina, elegante zona pedonale, molto
SHOPPING ROMANO
Via dei Condotti
Primavera
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SHOPPING ROMANO
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frequentata per un brunch. Sulla piazza c’è la
Profumeria Materozzoli, la prima aperta a Roma. Da
qui si prende Via Campo Marzio dove si trova il negozio Davide Cenci, che da tre generazioni è garanzia di
qualità ed eleganza. Poco distante, in Via Uffici del
Vicario, la gelateria Giolitti con le sue specialità, fra le
migliori di Roma, offre lo spunto per una sosta golosa
e rinfrescante. Nel tratto di Via del Corso, verso Piazza
del Popolo si trovano Ricordi e Messaggerie Musicali,
negozi forniti di una vasta scelta di CD, audio e video
cassette nonché edizioni musicali.
2. Il quartiere Prati e Via Cola di Rienzo
Via Cola di Rienzo è raggiungibile da Piazza del
Popolo, attraversando il Tevere sul Ponte Margherita. La strada prende il nome dal tribuno romano, vissuto nel XIV secolo e ucciso durante una sommossa popolare, ai piedi del Palazzo Senatorio in
Campidoglio.
La zona Prati prende il nome dai Prata Neronis,
terreni agricoli di Nerone, e dagli orti e dai campi
che fino alla fine del XIX secolo caratterizzavano il
luogo, isolato dal centro della città.
Via Cola di Rienzo è una delle principali e frequentate strade commerciali romane; vi si possono
trovare molti negozi tra i quali Luisa Spagnoli, La
Cicogna, Gente, Benetton, Stefanel e Spatafora. In
particolare si consiglia di entrare da Franchi, celebre
esercizio specializzato in salumeria, gastronomia e
rosticceria. Per un gelato invece si può andare da
Pellacchia. Non si può infine mancare Castroni, antica torrefazione specializzata in prodotti orientali.
Per gli appassionati di riviste e giornali, si ricorda
che l’Edicola in Piazza Cola di Rienzo è aperta tutti i
giorni 24 ore su 24.
3. Via Appia Nuova
Nei pressi della Basilica di San Giovanni in
Laterano si trova Piazzale Appio dove è il grande
magazzino Coin. Da qui ha inizio la Via Appia, strada commerciale ricca di negozi di ogni genere da
Sabbatini a Teichner e Leam, che vende prestigiose
marche come Prada e Gucci. Petit Bateau è specializzato in abbigliamento per i piccoli mentre è stata
da poco aperta la libreria Mondadori. Si possono
inoltre visitare le Seterie di Como, dove è possibile
acquistare stoffe di ogni genere e i negozi di Furla,
Barillà e Tuttilibri. Se si ha tempo a disposizione per
guardare un film, lungo la via c’é anche il multisala
Maestoso.
Per gustare un ottimo Tiramisù si consiglia di
andare nel bar gelateria Pompi in via Albalonga 11.
In Via Sannio, nei pressi di Piazzale Appio si trova
un fornitissimo mercato, specializzato in abbiglia-
mento, aperto tutte le mattine esclusa la domenica.
È particolarmente conveniente per i capi usati,
anche in pelle, che si possono acquistare a ottimi
prezzi.
Dal quartiere Appio si può prendere la metropolitana che porta a Cinecittà dove si trova il centro
commerciale Cinecittà2 (0672901200). È ricco di
negozi, da Furla a Max e Co., Coin, GS.
4. Da Piazza Fiume a Viale Libia
Altro itinerario da seguire per avere un’idea delle
infinite possibilità di fare acquisti a Roma è quello
che ha inizio in Piazza Fiume dove si innalza il palazzo della La Rinascente (orario continuato dalle 9.00
alle 22.00) edificato nel 1957-61 su progetto di
Franco Albini e Franca Helg. Da qui inizia un lungo
percorso lungo Via Salaria (Cerasari al n. 280, esercizio gastronomico tra i più forniti) che conduce in
Via Po dove sono numerosi buoni negozi di abbigliamento, calzature, alimentari, casalinghi e elettrodomestici.
Proseguendo lungo Via Tagliamento è da segnalare il panificio Gentilini, antica ditta molto rinomata
soprattutto per la produzione di ottimi biscotti, a
Roma un vero classico.
Continuando la passeggiata, a Via Nemorense un
altro appuntamento goloso è la pasticceria Cavalletti
che produce, fra l’altro, uno squisito millefoglie.
Anche a Viale Eritrea si trova un’ottima pasticceria:
Romoli, frequentatissima di giorno per i gelati e i
dolci e di notte per i cornetti appena sfornati. Nella
stessa strada si incontra la libreria Eritrea, molto fornita, luogo d’incontro del quartiere.
Si arriva così a Viale Libia, la prima “strada verde“
di Roma, preclusa alle auto private, una delle vie più
commerciali della città. Vi sono negozi di ogni genere tra i quali Frette, che vende biancheria di classe,
la Cicogna per abbigliamento infantile e Gennaro
che espone articoli di pelletteria artigianale piuttosto
ricercati.
¡ intera giornata
musica o cabaret. L'accesso avviene dall'ingresso degli scavi, in via dei Romagnoli, 717 Metro B da Roma.
I barconi, trascinati da lunghe file
di bufali che camminavano sugli
argini, giungevano a Roma nel porto
fluviale del Foro Boario, nei pressi dell’Isola
Tiberina (vedi itinerario n.4).
L'imperatore Claudio, nel 54 dotò
Roma del suo primo porto marittimo, a nord della foce del Tevere,
nell'area dell'attuale aeroporto di
Fiumicino. Il quasi immediato
insabbiamento di questo primo
sfortunato porto rese necessaria la
costruzione del nuovo porto di
Traiano, del II secolo. L'abitato sviluppatosi intorno ad esso divenne
col tempo un’importante città
(Portus, l'attuale Fiumicino) che l'imperatore
Costantino elevò a municipio. Il riconoscimento di
Portus come luogo privilegiato per i commerci
decretò di fatto la lenta fine di Ostia, privata oramai dei suoi poteri municipali.
Ostia fu cantiere navale, centro di smistamento
e vettovagliamento dell'Urbe; gli ostiensi erano
commercianti, armatori, addetti all'approvvigionaSe ci si trova nei pressi dell'area archeologica all'omento alimentare e ai trasporti fluviali, marittimi e
ra di pranzo ci si può fermare nella trattoria dal
terrestri; c’erano inoltre artigiani, operai, liberti e
nome evocativo Lo sbarco di Enea, Via dei
schiavi, di lingue e religioni diverse. Il carattere
Romagnoli 675.
cosmopolita di Ostia è attestato dai santuari, i
templi e le edicole dedicate oltre che alle divinità
locali a quelle orientali, soprattutto persiane, frigie,
Di fronte all'area archeologica di Ostia Antica si
egizie.
sviluppa il Borgo caratterizzato dalla basilica di
Sant'Aurea, e dal castello di Giulio II, eretto sulla rocVisitando gli scavi di Ostia Antica, si consiglia di caforte militare detta Gregoriopoli dal nome del
cominciare dalla Piazza delle Corporazioni, per evo- papa Gregorio IV vissuto nel IX secolo.
care i traffici portuali e la frenetica attività economiLa basilica venne costruita tra il IV e il V secolo
ca della città. Posta di fronte al teatro, ombreggiata come monumentalizzazione della tomba della gioda alti pini, la piazza, con un tempio al centro, era vane Aurea martirizzata nel 258 sotto l'imperatore
circondata su tre lati da un porticato. Questo ospita- Claudio Gotico. La costruzione attuale, risalente al
va 64 uffici (stationes) di rappresentanti di commer- 1475, si deve al cardinale Giuliano della Rovere,
cio e piccoli negozi in cui lavoravano gli impiegati vescovo di Ostia e futuro papa Giulio II. Qui probaamministrativi.
bilmente venne sepolta Santa Monica, la madre di
15
45
OSTIA: il mare di Roma
Ostia Antica: Mascherone
Per lungo tempo Ostia fu l’unico
porto fluviale di Roma, insieme a
Pozzuoli, anche se di difficile accesso a causa dei banchi formati alla
foce dai detriti del Tevere. Per questo motivo le grandi navi da trasporto che qui approdavano, dovevano
scaricare le loro merci su battelli più
piccoli, in grado di risalire il fiume
fino a Roma.
Primavera
Meravigliosi mosaici, in buona parte ancora perfettamente conservati, decorano i pavimenti della
piazza trasmettendoci una miniera di informazioni
OSTIA: il mare di Roma
sulle città con le quali Ostia era in rapporto, sulle
merci trattate e sulle corporazioni attive nel porto:
Ostia Antica
sono ampiamente rappresentati naviculari (armatoLa storia di Ostia risale molto indietro nel ri), caudicari (proprietari di zattere), stuppatores (fabtempo; secondo la tradizione, non ancora confer- bricanti di stoppa) e negotiatores (negozianti) di
mata però dalle documentazioni archeologiche, al legno, olio, e vino.
VI secolo a.C., all'epoca in cui fu fondata dal re
Anco Marzio come prima colonia romana. In realPer godere una vista d'insieme si consiglia di salire
tà i resti più antichi di Ostia, che in latino significa le scalinate della cavea del teatro, fondato all'epoca
"le foci", risalgono al IV secolo a.C. e sono relativi di Augusto e ampiamente restaurato nel 1927.
alla prima cittadella fortificata le cui vestigia si possono ancora vedere nell'area archeologica, nei
Ogni anno, durante il mese di luglio è possibile assistere
pressi del Foro.
nel suggestivo teatro di Ostia Antica a spettacoli teatrali, di
Itinerario 15
Primavera
15
OSTIA: il mare di Roma
46
Kursaal, famoso per la sua piscina con l’acqua salata e l’alto trampolino.
Proseguendo lungo la costa verso sud si apre la
spiaggia di Castelporziano, con accesso gratuito a
tutti. Si possono trovare bar, ombrelloni, lettini e
docce messi a disposizione dei bagnanti lungo la suggestiva distesa di sabbia sulle cui dune nasce la ricca
e spontanea vegetazione mediterranea. Si tratta di
una parte della tenuta privata del Presidente della
Repubblica ed è conosciuta dai romani come “i cancelli” con riferimento alle 7 aree di accesso che la
sera, verso le 19.30 vengono chiuse. L'estremo lembo
della spiaggia di Castelporziano è noto con il nome di
Capocotta: qui, dove ancora si possono vedere
cespugli di mirto, ginepro e lentisco, il naturismo è
Il declino e l'abbandono della rocca è legato a un divenuto oggi pratica autorizzata: infatti il Comune di
evento particolare: nel 1557 il Tevere fuoriuscì dal Roma vi ha riservato un'apposita area attrezzata.
suo letto spostandosi di circa due chilometri più a
Dopo aver trascorso qualche ora di relax al mare
nord, privando il castello del suo fossato e destituendolo dalle sue importanti funzioni di presidio o anche nella pineta di Castelfusano, luogo ideale
militare e di dogana. I merli che attualmente coro- per passeggiate a piedi e in bicicletta, è senz'altro
nano la fortezza sono invece frutto di un restauro consigliabile fare quattro passi sul lungomare ragdegli anni Quaranta; quelli originali vennero elimi- giungendo il pontile, da dove è possibile ammirare i
nati in antico perché ritenuti pericolosi: se colpiti molti villini in stile liberty.
da una cannonata potevano precipitare verso l'inA due passi dal litorale e dal pontile, in piazza
terno.
Anco Marzio, si consiglia una breve sosta al cosidOstia Lido
detto Siluro, pasticceria famosa per i gustosi Krapfen
Lasciata Ostia Antica si prosegue l'itinerario verso ripieni che vengono fatti precipitare nello zucchero
il mare dove si sviluppa Ostia Lido, il più vicino cen- da un originale “siluro” messo in moto anche su
tro balneare della capitale, sorto circa un secolo fa, richiesta dei clienti. Dall'altro lato della piazza è la
quando il Demanio dello Stato consegnò al rinomata gelateria da Sisto.
Municipio di Roma, in uso perpetuo, la zona litoraSe si è fatta sera, ci si può fermare per una cena a
nea tra Castelfusano e la sponda sinistra del Tevere. base di pesce in uno dei ristoranti storici di Ostia: da
Gruppo, in Via della Stazione Vecchia 9/A, o Alla
L'area paludosa fu bonificata grazie all'opera di sei- Nuova Capricciosa, in Via Aldobrandini 37/a, oppucento braccianti ravennati, ricordati ancora dal re allo Sporting Beach, rinomato stabilimento con
nome della più importante piazza che si apre sul terrazza sul mare sul Lungomare Amerigo Vespucci
litorale.
6, mentre il locale più bello di Ostia è probabilmente la Capannina, sul Lungomare Amerigo Vespucci
Il Lido è divenuto facilmente raggiungibile dopo il 132. Situato in riva al mare, il ristorante offre ottimi
21 aprile del 1924, quando fu inaugurata la ferrovia piatti di pesce.
che permette ancora oggi un rapido e comodo colOgni due anni, all'inizio di Giugno, a Ostia si tiene
legamento tra il centro della città e il mare.
il celebre Air Show, tre giornate dedicate agli appasOggi Ostia è un grande centro di attrazione esti- sionati di volo. In questa occasione si riversano lungo
va, sia di giorno, quando si animano le spiagge, sia il litorale centinaia di migliaia di persone attirate
la sera, quando gli stabilimenti balneari vengono dalle spericolate evoluzioni aeree delle famose
trasformati in discoteche e piano bar. La città bal- “Frecce Tricolori”, la pattuglia acrobatica delneare è veramente in grado di venire incontro ad l’Aviazione Italiana.
ogni esigenza, in particolare con gli stabilimenti
vicini alle 4 stazioni, che si susseguono parallelamente al lungomare. Tra i più celebri ricordiamo
Informazioni: Scavi di Ostia Antica, Via dei Romalo storico Roma, ora Lido, il Tibidabo, che offre ai gnoli 717, inverno 9.00-16.00/estate 9.00-18.00, chiusuoi clienti idromassaggi, solarium e palestra ed il si il lunedì, ingresso a pagamento (tel. 0656358099).
Sant'Agostino, il cui corpo, rinvenuto nel 1420, fu
fatto traslare cinque anni dopo a Roma, nella chiesa
di Sant'Agostino.
Il castello, che domina il borgo, venne fatto realizzare dallo stesso cardinale della Rovere tra il 1483 e
il 1486 per opera dell’architetto fiorentino Baccio
Pontelli e rappresentò il risultato delle più sofisticate
ricerche matematico-geometriche e balistiche dell'epoca, sviluppatesi in seguito all'adozione delle armi
da fuoco.
La rocca, che fu anche la residenza estiva del
vescovo, era circondata da un fossato, che veniva
allagato in caso di necessità con l'acqua del Tevere,
la cui ansa lambiva il castello.
Itinerario 16
¡ 3 ore circa
GLI ARCHI DI ROMA ANTICA
Si narra che nel 1601 sotto l’arco
di Giano si aprì improvvisamente
una voragine che provocò la scomparsa di una donna, inghiottita
dalla terra mentre passeggiava in
compagnia della figlia. Ovviamente
per tale motivo i romani, soprattutto in tempi meno recenti, non passavano volentieri sotto l’arco.
Subito alle spalle dell’arco di
Giano, addossato e parzialmente inglobato nella stessa
Arco di Tito
16
47
GLI ARCHI DI ROMA ANTICA
Il percorso può cominciare nella zona del
Velabro, ai margini orientali del Foro Boario, dove
si erge il grande Arco detto di Giano, costruito nel
IV sec. d.C. in onore dell’imperatore Costantino o,
forse, di Costanzo II. È l’unico arco quadrifronte, o
a quattro fornici, conservato a Roma. Il nome Giano
(dal latino Ianus, che vuol dire “passaggio coperto a
quattro fronti”) deriva proprio dalla sua forma. Il
monumento, che nel medioevo fu
trasformato in fortezza dalla famiglia dei Frangipane, rimase intatto
fino al 1830, quando vennero
demoliti l’attico e il coronamento
perché erroneamente ritenuti non
pertinenti alla struttura originaria.
Frammenti dell’iscrizione dedicatoria sono ancora conservati
all’interno della vicina chiesa di
San Giorgio al Velabro.
Passeggiando verso il Campidoglio si può accedere nel Foro Romano dove, nei pressi della Curia, è
Arco di Settimio Severo. L’arco
possibile ammirare l’A
fu eretto nel 203 d.C. per celebrare il decimo anniversario di regno dell’imperatore Settimio Severo,
tornato vittorioso dalle guerre in Partia (oggi Iran e
Iraq), combattute insieme ai figli Caracalla e Geta.
Osservando attentamente l’iscrizione sull’attico
si può notare come alla quarta riga dall’alto i fori
Primavera
Elemento architettonico nato a Roma, l’arco onorario, o trionfale, era il più grande omaggio che la
città attribuiva ai vincitori. Essi, al termine di una
campagna vittoriosa, dovevano passare sotto una
porta sacra per celebrare le proprie imprese e,
secondo un significato più religioso, deporre il loro
potenziale distruttore. Esistenti già nel II secolo a.C.,
gli archi si moltiplicarono in età imperiale quando,
più che la vittoria in sé, essi celebrarono gli imperatori o i membri della loro famiglia. Alla fine
dell’Impero si contavano a Roma circa 40 archi,
costruiti all’ingresso dei Fori, sulle grandi vie di
accesso o nelle aree e piazze monumentali. Di questi ancora oggi se ne conservano alcuni in ottimo
stato.
chiesa di San Giorgio al Velabro, si trova l’Arco
degli Argentari. Esso era probabilmente, più che un
arco, una porta monumentale del Foro Boario eretta, come indica l’iscrizione, nel 204 d.C. dai banchieri (argentarii) e dai mercanti (negotiantes) del
luogo, in onore dell’imperatore Settimio Severo e
della sua famiglia. Il monumento, alto quasi 7
metri, ospitava forse sulla sommità le statue della
famiglia imperiale. Tracce di scalpellature indicano
che alcune figure, come quelle di Geta, Plauziano
e Plautilla, moglie dell’imperatore Caracalla, furono volutamente eliminate poiché rappresentavano
persone fatte uccidere dallo stesso Caracalla. In
seguito all’invenzione del motto popolare “Tra la
vacca e il toro, troverai un gran tesoro”, diffusosi
circa le ricchezze che l’arco doveva nascondere,
nei secoli passati sono stati aperti alcuni buchi visibili ancora oggi.
Primavera
16
GLI ARCHI DI ROMA ANTICA
48
corrispondenti ai chiodi che fissavano le lettere in
bronzo, ora perdute, non coincidano con l’andamento delle lettere attuali. Ciò significa che già in
epoca antica avvenne una rielaborazione del
testo: infatti la quarta riga ospitava il nome di
Geta, il secondo figlio di Settimio Severo che
Caracalla fece uccidere dopo la morte del padre
per potersi impadronire, lui solo, del potere. In
questa occasione venne condannata la memoria
stessa di Geta, il cui nome e le cui immagini vennero fatte sparire da tutti i monumenti pubblici
dell’impero.
L’arco, uno dei maggiori esistenti, si trova in
buono stato di conservazione perché nel medioevo
è stato inglobato in una fortezza e addossato ad una
torre appartenente alla famiglia dei Brachis, che
diede il nome alla località detta appunto Le Brache.
sette braccia, la cui raffigurazione è probabilmente la più antica giunta sino a noi. Per questo motivo nel medioevo fu soprannominato “Arco delle
sette lucerne” e incorporato nelle fortificazioni
della famiglia Frangipane, da cui fu liberato nel
XIX secolo durante i restauri diretti da Giuseppe
Valadier.
Stendhal, in viaggio a Roma all’inizio dell’Ottocento,
parlando dell’arco disse: “Esso, dopo quello di Druso vicino a Porta San Sebastiano, è l’arco più antico di Roma e fu
anche il più bello fino all’epoca in cui fu restaurato dal
signor Valadier. Questo sciagurato, che nonostante il nome
francese è romano di nascita, invece di rinforzare l’arco…pensò bene di ricostruirlo di nuovo”.
Un’affascinante ipotesi vorrebbe che l’arco fosse
stato utilizzato per custodire, temporaneamente, le
ceneri dell’imperatore Tito prima che fossero depoSempre nel Foro Romano, lungo la Via Sacra, in
ste nel sepolcro di famiglia eretto sul colle Quirinale
Arco di Tito.
direzione del Colosseo si erge l’A
nel 94 d.C.
Tra gli archi più famosi di Roma, è stato eretto
tra l’82 e il 90 d.C. in onore di Tito divinizzato. Fu
Nella piazza del Colosseo è visibile infine il maeinnalzato da Domiziano, fratello dell’imperatore,
stoso Arco di Costantino, eretto in onore di
per ricordare la vittoria contro i Giudei e la presa
Costantino, nel decimo anno del suo regno (315
di Gerusalemme da parte di Vespasiano e Tito
d.C.), per celebrare la vittoria riportata su Massenzio
stesso.
nella battaglia di ponte Milvio (312 d.C.). Alto quasi
25 metri, è il più grande arco trionfale che si sia conSecondo la tradizione gli ebrei non sono mai passervato a Roma. Rappresenta un eccezionale esemsati sotto l’arco per non rendere omaggio a chi aveva
pio della pratica, seguita sistematicamente a Roma
distrutto il tempio di Gerusalemme.
fin dall’antichità, di spoliare monumenti antichi per
costruirne di nuovi; qui si trovano infatti riutilizzate,
Sul lato che guarda il Colosseo è ancora conservaaccanto ad opere costantiniane, sculture ed elementa l’iscrizione dedicatoria, originariamente rivestita di
ti architettonici provenienti da monumenti di
lettere in bronzo. Il metallo è stato trafugato e perTraiano, Adriano e Marco Aurelio.
tanto oggi rimangono solo i buchi delle grappe utiÈ interessante ricordare che l’arco era completato
lizzate per sorreggere le lettere che dicono “Senatus
da preziose decorazioni pittoriche e metalliche. I
Popolusque Romanus divo Tito divi Vespasiani F(ilio)
colori che predominavano erano l’oro e il porpora, i
Vespasiano Augusto” (Il Senato e il popolo romano
colori dell’impero. Recentissimi studi hanno inoltre
al divino Tito Vespasiano Augusto figlio del divino
sollevato il dubbio sul fatto che l’arco abbia riutilizVespasiano).
zato strutture murarie preesistenti, forse del II secolo
La sigla S.P.Q.R. deriva dall’espressione Senatus d.C.
Popolusque Romanus con la quale nell’antica Roma si
usava iniziare le deliberazioni. Ancora oggi è uno dei simboli di Roma, insieme alla Lupa. Il poeta romanesco Belli
interpretò la sigla, spiegandola in un sonetto, come “Solo
Preti Qui Regneno”, in riferimento al potere temporale
della chiesa di Roma, mantenuto fino al 1870.
In uno dei rilievi posti all’interno dell’arco è
rappresentato il corteo che precede l’imperatore
mentre passa sotto la Porta Trionfale, recando il
bottino sottratto al tempio di Gerusalemme: le
trombe d’argento, la mensa d’oro, l’arca che conteneva le sacre scritture e il candelabro d’oro a
Trasformato in torre di fortificazione dei monaci di
San Gregorio nel Medioevo e successivamente
incorporato nella fortezza dei Frangipane, l’arco fu
restaurato più volte e infine portato completamente
alla luce nel 1804.
Statua equestre di Marco Aurelio – Campidoglio
ROMA
S EGRETA
Itinerario 17
I CORTILI
Itinerario 18
ROMA SOTTERRANEA
“Ma a questo punto il principe gettò lo sguardo su Roma e si interruppe:
davanti a lui si apriva, in uno stupendo panorama raggiante, la città eterna...
Né con la parola né col pennello si poteva trasmettere il magico accordo e
la combinazione di tutti i piani di questo scenario...
...Dio, che vista! Il principe, preso nel suo abbraccio, dimenticò sé stesso,
la bellezza di Annunziata, il misterioso destino del suo popolo
e tutto quanto c’era al mondo”.
Nikolaj Gogol, Roma [1841], ed. Sellerio, Palermo 2000.
Itinarario 17
¡ 3-4 ore
Roma Segreta
I CORTILI
17
I CORTILI
50
La maggior parte dei palazzi costruiti a Roma a
partire dal Rinascimento fu caratterizzata da un cortile. Spesso di notevole livello architettonico, questi
ebbero un ruolo importante poiché, entrando nelle
dimore, essi erano il primo locale nel quale gli ospiti erano accolti: la loro decorazione doveva quindi
essere all’altezza della magnificenza degli ambienti
interni e rispecchiare il gusto e la destinazione d’uso
dell’edificio, dove si entrava solo successivamente.
Essi furono utilizzati come sedi di rappresentazioni teatrali o raffinati concerti, e talvolta ospitarono
dei veri e propri musei all’aperto.
Ancora oggi i cortili, suggestivi spazi da riscoprire,
sono oasi di tranquillità nel caos cittadino.
Nell’itinerario se ne segnalano solo alcuni, dove
generalmente è consentito l’accesso, ma passeggiando per il centro è facile trovare palazzi con cortili
ornati di statue antiche o graziose fontanelle: se si ha
il coraggio di chiedere ai portieri il permesso di
affacciarsi in alcune corti, spesso inaccessibili dalla
strada, si può provare l’inconsueto piacere di entrare in una nuova dimensione, nella quale immergersi completamente.
Ogni anno, a fine maggio, l’Associazione Dimore
Storiche Italiane organizza la manifestazione “Cortili
aperti”, durante la quale alcuni cortili di palazzi del
centro, normalmente chiusi al pubblico, possono
essere eccezionalmente visitati.
Uno dei più preziosi cortili romani è certamente
quello di Palazzo Spada. Entrando da piazza
Capodiferro o dal Vicolo del Polverone, si rimane
colpiti dalla ricchezza degli stucchi cinquecenteschi
che ricoprono interamente le pareti con fregi e sculture. Ma la più grande sorpresa si cela sul lato sinistro del cortile, dove dietro una vetrata è possibile
ammirare la celebre Galleria prospettica di
Francesco Borromini. L’architetto, aiutato dai calcoli matematici di padre Giovanni Maria da Bitonto, è
riuscito, grazie ad artifici prospettici, a far apparire
uno spazio di appena otto metri lungo almeno il triplo. Pagando il biglietto di accesso alla Galleria
Spada, preziosa quadreria seicentesca rimasta integra nel tempo, si ha la possibilità di entrare anche nel
piccolo cortile antistante la galleria, dove si può
cogliere l’inganno ottico e comprendere quali siano
le effettive dimensioni del colonnato borrominiano.
“dado” per la compattezza della sua architettura
(vedi itinerario n. 10).
Il cortile è una delle più riuscite manifestazioni del
Rinascimento, perfettamente armonioso pur nelle
enormi dimensioni. La conclusione dei restauri dell’edificio, ancora in corso, darà anche al cortile, un
tempo arricchito da numerose statue antiche (oggi al
Museo Nazionale Archeologico di Napoli), la possibilità di mostrarsi sotto una nuova luce. Un vestibolo all’interno del palazzo conduce in un secondo
cortile, sistemato a giardino, visibile attraverso un
portone su Via Giulia. Secondo un progetto michelangiolesco, mai attuato, quest’area si sarebbe dovuta collegare, tramite un ponte sul Tevere, con la Villa
Farnesina alla Lungara, nel XVI secolo anch’essa proprietà della famiglia Fanese.
Di fronte Palazzo Farnese si trova Palazzo Pighini
Roccagiovine, opera settecentesca di Alessandro
Specchi, il cui cortile è uno dei più originali di Roma.
Un lato intero della corte è infatti occupato dallo
scenografico e aperto scalone che richiama, chiaramente, l’architettura degli androni nei palazzi napoletani.
In Piazza Farnese 50 è l’elegante ristorante
Camponeschi, dove il raffinato menù è accompagnato da vini pregiati. Per altri locali della zona si
rimanda all’itinerario n. 10.
Oltrepassata la vivace Piazza Campo de’ Fiori
(vedi itinerario n. 10), si giunge nella piazza dominata dal Palazzo della Cancelleria.
Il palazzo, costruito alla fine del 1400 dal cardinale Raffaele, era il più grandioso di Roma, con la
facciata interamente rivestita in travertino proveniente, si dice, dal Colosseo. Nel 1517 divenne
sede della Cancelleria, avente come scopo la redazione degli atti pontifici. In seguito ai Patti
Lateranensi del 1929, che riconobbero il diritto di
extraterritorialità a numerosi luoghi di Roma appartenenti allo Stato pontificio, anche Palazzo della
Cancelleria godette di questo privilegio.
Attualmente ospita alcuni importanti uffici tra cui il
Tribunale della Sacra Rota.
Il palazzo, che al principio del XIX secolo ospitò
anche il tribunale dell’impero napoleonico - come si
legge ancora sull’architrave del portale - fu teatro nel
1848 dell’uccisione di Pellegrino Rossi, ministro di
papa Pio IX, per la mano di Angelo Brunetti, detto il
Ciceruacchio. Nel 1849 divenne sede delPoco distante da Palazzo Spada, sulla piazza omo- l’Assemblea costituente e ospitò Saffi, Armellini e
nima sorge il maestoso Palazzo Farnese, detto il Mazzini. Al piano nobile si può visitare, chiedendo
spoglie di Sant’Aniceto, papa nel II secolo. È l’unico
pontefice ad essere sepolto in una dimora privata.
L’itinerario prosegue con la visita di Palazzo
Baldassini, in Via delle Coppelle 35. L’edificio,
primo importante incarico assegnato ad Antonio da
Sangallo il Giovane, è considerato il prototipo del
palazzo nobiliare cinquecentesco, ripreso in seguito
innumerevoli volte. Il cortile, piccolo ma armonioso, è decorato sopra le arcate da un fregio in cui, fra
i consueti motivi liturgici e le armi, spicca la raffigurazione di un elefante. È il celebre elefante Annone
che il re del Portogallo aveva donato nel 1513 a
papa Leone X, divenendo presto una vera e propria
celebrità, amato e coccolato da tutti i romani.
Proseguendo per Via delle Coppelle si giunge in
Piazza Capranica, dove all’Enoteca Capranica si possono gustare piatti della tradizione mediterranea.
Voltando invece per Piazza Campo Marzio, ci si
trova in Via degli Uffici del Vicario dove, da Giolitti,
si può gustare uno dei migliori gelati della città. In
Via della Stelletta ben due botteghe artigianali, ai nn.
20 e 27, realizzano con la carta scatole di tutte le
dimensioni, cornici, agende e album di foto.
Palazzo Baldassini: Cortile
17
51
I CORTILI
Attraversato Corso Vittorio e oltrepassata Piazza
Navona, in Piazza Sant’Apollinare si apre l’ingresso di
Palazzo Altemps. Dopo anni di abbandono, il palazzo è stato acquistato dallo Stato Italiano per farne una
delle sedi del Museo Nazionale Romano. I complessi restauri hanno portato alla luce le strutture originaPer concludere l’itinerario si può arrivare in Piazza
rie del palazzo, che fanno da degna cornice alle Firenze, dove al n. 27 sorge Palazzo Firenze che
splendide sculture della collezione
ospita la Società Dante Alighieri. Il bel cortile
Ludovisi. Il cortile, vero gioiello del
è opera di Bartolomeo Ammannati che
’500, è opera di Martino Longhi il
è ha creato un prospetto interno
Vecchio che ha adottato dei
talmente sontuoso da sembrare
moduli proporzionali estreuna facciata. Nel giardino
mamente armoniosi. Sulla
retrostante, si conserva una
fontana, realizzata con
pianta di magnolia che sempietre pomici, conchiglie e
bra sia fra le più antiche di
tessere policrome di pasta
Roma.
vitrea, spicca lo stemma
degli Altemps: uno stambecco rampante, in
Indirizzi: Palazzo Sparicordo delle vallate alpida, vicolo del Polverone
ne di provenienza della
15b, 8.30-19.30 domenifamiglia. L’animale è
ca 8.30-18.30, chiuso il
caratterizzato da organi
lunedì. Ingresso a pagagenitali sproporzionati
mento, gratis sotto i 18 e
che, simbolo di buon
sopra i 65 anni (tel.
augurio, alludono alla
066861158).
fertilità.
Palazzo Altemps, PiazLa cappella del
za Sant’Apollinare 44,
palazzo ha il privile9.00-19.45 chiuso il
gio di custodire,
lunedì. Ingresso a pagaall’interno dell’urna
mento, gratis sotto i
di marmo giallo,
18 e sopra i 65 anni
usata come altare, le
(tel. 0639967700).
Roma Segreta
un permesso (informarsi in portineria) la Sala dei
Cento Giorni cosiddetta perché affrescata in poco
più di tre mesi. L’autore della decorazione fu Vasari
che, vantandosi con Michelangelo della sua impresa, si sentì rispondere “si vede!”
Il meraviglioso cortile, di cui non è noto l’architetto ma che rivela una forte impronta bramantesca,
colpisce per l’equilibrio della forme e l’eleganza dei
semplici dettagli decorativi. Fu in passato sede di
spettacoli e rappresentazioni teatrali durante le
quali venivano allestite complesse scenografie
dipinte su pannelli. Al centro del cortile è visibile un
elegante chiusino a forma di rosa che riprende un
elemento dello stemma della famiglia Riario, riprodotto anche sugli archi. L’architetto si è evidentemente ispirato ai chiusini della Roma antica che, nel
Rinascimento, erano ancora conservati in diversi
luoghi di Roma (è un chiusino anche la celebre
Bocca della Verità in Santa Maria in Cosmedin, vedi
itinerario n. 4).
Itinerario 18
¡ 4 ore
Roma Segreta
ROMA SOTTERRANEA
18
52
La Roma sotterranea, più insolita e sconosciuta, è
in grado di offrire al visitatore continue sorprese e
suggestioni difficilmente riscontrabili altrove. Si tratta
di una città sepolta, fatta di ipogei, colombari, mitrei
ma anche di edifici nati per essere illuminati dalla
luce del sole e poi rimasti sommersi dallo stratificarsi del terreno, nel lento passare del tempo.
Il nostro itinerario prende inizio dalla Basilica di
San Clemente, posta a soli trecento metri dal
Colosseo, affacciata sulla piazza omonima e accessibile anche da Via di San Giovanni in Laterano. La
visita ai sotterranei della chiesa permette, scendendo
di livello in livello, di andare indietro nel tempo di
millenni. La base dell’edificio corrisponde infatti a
una casa del II secolo, nel cui cortile venne ricavato
successivamente un Mitreo, vano a forma di grotta,
dedicato al culto del dio persiano Mitra. Lungo le
pareti sono disposti i banconi in muratura sui quali i
fedeli celebravano il banchetto sacro. Al centro della
sala è ancora visibile l’altare con la rappresentazione
dell’immagine di culto: il dio che uccide il toro, simbolo del bene e della fertilità.
quello che doveva essere la magnificenza e la
monumentalità del complesso che l’imperatore
Nerone si era fatto costruire, su una superficie di
ben 80 ettari, dopo il disastroso incendio del 64
d.C. provocato, secondo la leggenda, dallo stesso
imperatore.
Al principio del II secolo, l’imperatore Traiano
utilizzò ciò che rimaneva della Domus Aurea come
fondamenta delle sue Terme trasformando gli
splendidi saloni di ricevimento negli attuali bui sotterranei. Durante il Rinascimento i più grandi artisti si calarono all’interno di questi ambienti e imitarono affascinati i motivi che videro affrescati sulle
volte, dando origine al tipo di pittura detto "grottesche".
Il termine grottesca deriva proprio dalla Domus Aurea e
dallo stato in cui versava quando fu riscoperta alla fine del
Quattrocento. Interrata, e quindi nascosta come una grotta, per visitarla, ci si calava dall’alto, dopo aver aperto dei
fori ancora visibili sui soffitti delle sale. Gli affreschi rinvenuti all’interno furono così denominati grottesche, espressione utilizzata ancora oggi per indicare tutti i dipinti stilisticamente derivati dalla Domus Aurea.
Scrivono gli autori antichi a proposito della Domus
Aurea: “Tutto era rivestito con oro e adorno con
gemme e madreperle; le sale da pranzo con pannelli
d’avorio girevoli, in modo da far piovere dall’alto
Il Mitraismo che ebbe larga diffusione a Roma nel III fiori, e forniti di condotti per diffondere profumi; la
secolo, fu una religione misterica con un rituale a tratti principale sala da banchetto era rotonda e girava
vicino a quello cristiano. I fedeli dovevano percorrere un continuamente, giorno e notte, come l’universo”.
ROMA SOTTERRANEA
cammino iniziatico attraverso sette livelli e il loro “battesimo” avveniva con il sangue del toro sacrificato al dio.
Prendendo Via dei Fori Imperiali si può raggiunMomento determinante del rito era il banchetto a base di
gere
la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nei
pane, vino e acqua, che gli adepti consumavano insieme
cui sotterranei è visitabile il Carcere Mamertino (dal
nella grotta.
dio sabino Mamers, corrispondente al latino Marte).
L’edificio sorge su due livelli: la parte superiore, di
forma trapezoidale, è il vero e proprio Carcere
Mamertino, noto con questo nome dal Medioevo; la
parte inferiore è invece il Tullianum, una cavità
cosiddetta già in epoca romana per la presenza di
una sorgente o forse di una cisterna (in latino tullus).
In questo vano inferiore, buio, umido e costantemente ricoperto da uno strato d’acqua, venivano
gettati i prigionieri politici in attesa di esecuzione.
Qui furono eseguite le sentenze capitali tramite
strangolamento di personaggi quali Giugurta, re di
Numidia, e Vercingetorige, capo dei Galli, vinto da
Da San Clemente si può prendere Via Labicana Giulio Cesare nel 49 a.C.
per dirigersi verso il parco dell’Oppio. Quasi all’ingresso del parco si trova l’accesso alla celebre
Secondo una leggenda diffusasi durante il
Domus Aurea di Nerone. Le immense sale sotterra- Medioevo, sarebbero stati imprigionati in questi
nee, in alcuni casi ancora ornate da splendide pit- ambienti per nove mesi gli apostoli Pietro e Paolo e
ture, riescono a comunicare solo in minima parte da qui sarebbero scappati dopo aver convertito i
Nel IV secolo sul Mitreo sorse una chiesa, abbandonata dopo sette secoli perché pericolante e ricostruita al livello superiore, quello dell’attuale basilica.
Nella chiesa sotterranea vale la pena soffermarsi
sull’affresco della navata centrale che rappresenta la
Leggenda di Sisinno. L’iscrizione sottostante costituisce un documento importantissimo per lo studio
delle prime espressioni della lingua volgare italiana.
Guardando attentamente si possono leggere, tra le
righe, frasi come “Fili de pute traite” oppure “Fallite
dereto colo palo, Carvoncele”.
18
53
ROMA SOTTERRANEA
Tornati su Corso Vittorio Emanuele II ci si può
dirigere verso il Museo Barracco in Via dei Baullari,
istituito all’interno del cinquecentesco Palazzetto Le
Roy, noto anche come Piccola Farnesina, con riferimento ai gigli di Francia sulla facciata, scambiati con
quelli dei Farnese. Con un permesso richiesto ai
custodi, si può scendere nei sotterranei del museo
dove, a 4 metri sotto l’attuale livello stradale, si conservano interessanti strutture pertinenti ad una
costruzione datata alla metà del IV secolo, probabilmente una ricca casa. Si notano ancora i resti del
cortile porticato con lo splendido pavimento rivestito di lastre marmoree policrome, i capitelli di
colonne e un bacino marmoreo circolare. Interventi
murari cronologicamente posteriori e la presenza di
una mensa ponderaria (blocco di marmo su cui
venivano scavate delle vaschette utilizzate come
misura - campione per grano, farina ecc.) dimostrerebbero una riutilizzazione dell’edificio per scopi
commerciali.
Roma Segreta
In Via dei Baullari 38 si trova Mensura, un partiloro carcerieri. Dalle pietre di questa prigione, inoltre, San Pietro avrebbe fatto scaturire miracolosa- colare negozio di Antiquariato dove, tra gli altri
mente una sorgente d’acqua.
oggetti, si possono trovare anche arredi e scenografie di film celebri.
L’itinerario prosegue attraverso Piazza Venezia,
Vicino al Museo Barracco si trova il Palazzo della
Via del Plebiscito e Corso Vittorio Emanuele II.
Raggiunta la Chiesa di Sant’Andrea della Valle, si Cancelleria che incorpora al pianterreno la Basilica
prende a destra Via dei Chiavari fino a raggiungere di San Lorenzo in Damaso. Nei sotterranei del palazPiazza di Grotta Pinta. Si può notare la forma parti- zo si trova il sepolcro di Aulo Irzio console morto,
colare della piazza che descrive con l’andamento con il collega Gaio Vibio Pansa, nel 43 a.C. durante
dei palazzi un semicerchio. Questa sagoma origina- la battaglia di Modena contro Marco Antonio. Si tratle rispecchia ancora la curva interna del Teatro di ta di un recinto quadrato in laterizio su uno zoccolo
Pompeo e costituisce uno dei casi più notevoli di di peperino con diversi cippi agli angoli sui quali è l’icontinuità urbanistica romana. Il teatro, completato scrizione funebre. Qui scorre inoltre un tratto delda un immenso porticato, fu il primo ad essere l’Euripus, un canale del I secolo a.C. che collegava il
costruito in muratura a Roma, tra il 61 e il 55 a.C. e Tevere al lago artificiale a ridosso delle demolite
si estendeva in una vastissima area compresa tra Terme di Agrippa che sorgevano nella zona di Torre
Argentina. Il sepolcro e il canale sono visibili oggi a 8
Largo Argentina e Campo de’ Fiori.
Nei sotterranei dell’area archeologica di Largo metri di profondità ma in origine erano a cielo aperArgentina è ancora visibile l’ampia esedra che si to, in uno scenario quasi idilliaco, ricco di un’ordiapriva lungo il porticato: qui all’epoca di Pompeo nata vegetazione.
Magno si riuniva il Senato e proprio qui venne ucciso Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C.
Informazioni: Carcere Mamertino: aperto estate
Nei pressi di Piazza Grotta Pinta, in Piazza del 9-12/14-17, inverno 9-12.30/14.30-18.30; Domus
Biscione, 92-94 si trova il ristorante Pancrazio. Nei Aurea, viale della Domus Aurea; 9.00-19.45.
sotterranei del locale sono cospicui resti delle mura- Martedì chiuso. Ingresso a pagamento, gratis sotto
ture che sostenevano le gradinate del teatro. Altre i 18 e sopra i 65 anni. Per le prenotazioni
strutture sono conservate negli scantinati dei palazzi tel. 0639967700.
Museo Barracco: Corso Vittorio Emanuele II
vicini.
168,
temporaneamente chiuso per restauro
Per una breve sosta e un pasto veloce a base di
insalata si consiglia Insalata Ricca, in Largo de’ (tel. 0668806848).
Chiavari, 85.
Colombario
note
Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete
amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità?
Collegatevi al sito internet
www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine.
INDICE
GENERALE
Estate
Itinerario
Itinerario
Itinerario
Itinerario
1
2
3
4
L’acqua a Roma: fontane e fontanelle
I mosaici: da Santa Maria Maggiore a Santa Maria in Trastevere
I chiostri medievali
Lungo il Tevere
Itinerario
Itinerario
Itinerario
Itinerario
5
6
7
8
Roma medievale: l’Isola Tiberina e Trastevere
I luoghi della letteratura
Gli obelischi egiziani
Le piazze storiche: dal Campidoglio a Piazza di Spagna
Itinerario
Itinerario
Itinerario
Itinerario
9
10
11
12
Roma Barocca: Bernini e Borromini
Roma nel Rinascimento: dal Vaticano ai rioni Parione, Regola e Trastevere
I palazzi nobiliari
I luoghi dei santi
Itinerario
Itinerario
Itinerario
Itinerario
13
14
15
16
Ville e giardini: il verde a Roma
Lo shopping romano
0stia: il mare di Roma
Gli archi di Roma antica
4
7
9
11
Autunno
16
18
20
22
Inverno
26
29
32
35
Primavera
40
42
45
47
Roma Segreta
Itinerario 17
Itinerario 18
I cortili
Roma sotterranea
50
52
i
CENTRI INFORMATIVI TURISTICI
Aeroporto Leonardo Da Vinci
(Arrivi Internazionali - Terminal B)
Largo Goldoni (Via del Corso)
Piazza San Giovanni in Laterano
Via Nazionale (Palazzo delle Esposizioni)
Piazza delle Cinque Lune
Piazza Pia (Castel Sant’Angelo)
Piazza del Tempio della Pace (Fori Imperiali)
Piazza Sonnino (Trastevere)
Via dell’Olmata (Santa Maria Maggiore)
Piazza dei Cinquecento (Stazione Termini)
Stazione Termini (Galleria Gommata)
Via Marco Minghetti (Fontana di Trevi)
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DI
ROMA
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