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Passeggiate Romane 18 ITINERARI PER SCOPRIRE, PASSO DOPO PASSO, LE MERAVIGLIE DELLA CITTÀ A Z I E N D A D I P R O M O Z I O N E T U R I S T I C A D I R O M A PASSEGGIATE ROMANE AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DI ROMA Via Parigi, 11 - 00185 Roma Commissario Straordinario: Walter Veltroni Direttore: Guido Improta Realizzazione curata dall’Ufficio Editoria dell’APT di Roma Testi: Fiorenza Rausa Claudia Viggiani Progetto grafico e copertina: Marco Filippetti Foto: Archivio APT Roma In copertina: Foro Traiano Stampa: Stilgrafica Srl Distribuzione gratuita ESTATE G.L. Bernini: Angelo – Ponte Sant’Angelo • Itinerario 1 L’ACQUA A ROMA: fontane e fontanelle • Itinerario 2 I MOSAICI: da Santa Maria Maggiore a Santa Maria in Trastevere • Itinerario 3 I CHIOSTRI MEDIEVALI • Itinerario 4 LUNGO IL TEVERE “È bella Roma, tanto bella che, giuro, tutto il resto mi pare niente di fronte a lei… …Insomma, per dirvi in una parola il mio pensiero su Roma, essa è, dal punto di vista estetico, non solo la più bella città del mondo, ma lo è senza possibilità di paragone con qualunque altra…” Charles de Brosses, Viaggio in Italia, Lettere Famigliari [1739], ed. Parenti, Roma 1957. Itinerario 1 ¡ 4 ore Estate L’ACQUA A ROMA: fontane e fontanelle 1 L’ACQUA A ROMA 4 Indubbiamente non esiste al mondo città più ricca di acque e fontane di Roma. È così fin dall’antichità, quando ben 11 acquedotti assicuravano alla città migliaia e migliaia di litri d’acqua al giorno, che andavano ad alimentare le innumerevoli fontane e le grandiose terme. Il saccheggio dei Goti, con il conseguente taglio degli acquedotti, pose termine a questa ricchezza e solo a partire dalla fine del XVI secolo i pontefici affrontarono adeguatamente il problema dell’approvvigionamento idrico. Da allora Roma è stata abbellita con decine di fontane monumentali atte a celebrare la munificenza pontificia, spesso affiancate da abbeveratoi e vasche pubbliche concepite con finalità utilitaria. E ancora oggi, mentre si ammirano tali capolavori, ci si rinfresca bevendo l’ottima acqua che scorre dalle tipiche fontanelle chiamate simpaticamente «nasoni» per via della curiosa forma del rubinetto ricurvo. La scenografica Fontana delle Naiadi, una delle più belle fontane di Roma moderna, è opera dello scultore Mario Rutelli che la realizzò nel 1901 per abbellire Piazza della Repubblica, originariamente chiamata Piazza Esedra. L’antico nome deriva dal fatto che la piazza fu realizzata, alla fine dell’Ottocento, seguendo la linea curva dell’ampia esedra delle maestose Terme di Diocleziano, recentemente ristrutturate e riaperte al pubblico. Fra i due palazzi porticati a forma semicircolare si apre Via Nazionale, importante arteria stradale e vivace polo commerciale. Al n.194 si trova il Palazzo delle Esposizioni, sede di importanti mostre. Il roof garden è uno dei luoghi più frequentati a Roma per brevi spuntini, pranzi o eventi mondani e culturali. polpo, fu prontamente ribattezzato «fritto misto». Il gruppo fu trasferito a Piazza Vittorio e sostituito con la figura di Glauco in lotta con un tritone. Per i più golosi è d’obbligo una sosta al bar pasticceria Dagnino, Via V. Emanuele Orlando 75, dove si possono gustare le migliori specialità siciliane, dai cannoli alla frutta di marzapane. Chi invece volesse acquistare guide o libri di qualsiasi genere può andare da Feltrinelli International, Via V. Emanuele Orlando 84, o Mel Book Store, Via Nazionale 255. Spesso la realizzazione di acquedotti e fontane era dettata, più che dalla volontà di venire incontro ai bisogni della popolazione, dal desiderio di soddisfare interessi privati dei pontefici. È il caso della Fontana del Mosè in Piazza San Bernardo, che costituisce la «mostra», ossia la parte terminale, dell’acquedotto Felice, così chiamato dal nome del papa Sisto V, Felice Peretti, che ripristinò l’antico acquedotto Alessandrino. Ciò venne fatto principalmente per servire l’immensa villa, non più esistente, che il papa si era fatto costruire a partire dal 1585 e che occupava tutta l’area della stazione Termini fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. La figura del Mosè nell’atto di far scaturire l’acqua dalla roccia, ovvio riferimento al pontefice che restaurò l’acquedotto, fu talmente criticata per la mancanza di grazia e proporzioni che fu oggetto di una brillante pasquinata: Guarda con l’occhio torvo l’acqua che sgorga ai piè, pensando inorridito al danno che a lui fè uno scultor stordito. Scendendo per Via Barberini si giunge nella piazza omonima, caratterizzata dalla bella Fontana del Tritone, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini che la realizzò intorno al 1642. L’estrosa composizione, che ornava la piazza antistante il palazzo della nobile famiglia Barberini (vedi itinerario n. 11), raffigura un tritone sorretto da quattro delfini mentre soffia in una conchiglia, proclamando al mondo la gloria della famiglia. Fino al XVIII secolo davanti alla fontana si svolgeva un macabro rituale: venivano esposti i cadaveri degli sconosciuti mentre un banditore invitava a riconoscere le salme. Le quattro ninfe in bronzo collocate intorno alla vasca della Fontana delle Naiadi, furono oggetto di feroci polemiche che portarono addirittura all’innalzamento di una palizzata per impedire la vista delle figure femminili, considerate troppo sensuali per il modo in cui abbracciavano i mostri marini. La transenna fu tolta a furor di popolo ma le critiche non si arrestarono allorché l’autore realizzò il gruppo cenAl n.120 di Via del Tritone si trova Planet trale che, raffigurando tre tritoni, un delfino e un Hollywood che fa parte della catena di locali aperti Estate 1 5 L’ACQUA A ROMA in tutto il mondo da una società composta da cele- dati assetati di Agrippa il luogo in cui sgorgava una bri attori americani come Silvester Stallone e Arnold copiosa sorgente. Da qui deriverebbe il nome delSwarznegger. l'acquedotto che, correndo per un lungo tratto sotterraneo, è l'unico fra quelli di Roma rimasto in uso Le api, simbolo araldico dei Barberini, oltre a quasi ininterrottamente dall'epoca della sua costruornare la base della Fontana del Tritone, sono le pro- zione ad oggi. È proprio questo che rifornisce d'actagoniste di una piccola ma deliziosa composizione qua le fontane monumentali del centro storico, da collocata all’angolo fra Piazza Barberini e Via Piazza Navona a Piazza di Spagna. Veneto, la Fontana delle Api. I tre insetti, collocati Il nome Trevi deriverebbe invece dalla parola sulla cerniera di una conchiglia a doppia valva aper- Trivium, un incontro di tre vie che formano questo ta, furono scolpiti dal Bernini nel 1644, per celebra- piccolo slargo. re il ventiduesimo anniversario del pontificato di Stupisce veramente vedere una fontana così granpapa Urbano VIII. Il fatto di averla realizzata prima del compimento dell’anniversario sembra che sia de in una piazzetta tanto piccola, ma l’autore Nicola stato di cattivo auspicio per il pontefice che purtrop- Salvi, che la realizzò fra il 1732 e il 1762, studiò accuratamente il modo per accrescere la sensazione po morì otto giorni prima della ricorrenza. di meraviglia. Infatti la addossò completamente al Da qui inizia Via Veneto, gemellata con la Fifth prospetto di Palazzo Poli, facendola precedere da Avenue di New York, simbolo della Dolce Vita una piccola scena a balconate, quasi come se fosse degli anni ‘50 e ‘60. L’elegante strada, celebrata un teatro! L’artista era però disturbato, durante i da Federico Fellini, è frequentata da politici, intel- lavori, dalle continue critiche mosse da un barbiere lettuali, gente di spettacolo e giornalisti, spesso che aveva la bottega sulla piazza. Per farlo tacere, in immortalati dagli immancabili «paparazzi». una notte Salvi realizzò il grosso vaso, simpaticaRinomati in tutto il mondo sono i lussuosi alberghi, mente chiamato l’“asso di coppe” che, posto sulla quali l’Excelsior, il Majestic e il Regina Hotel balaustra di destra, precludeva completamente la Baglioni, e i celebri caffè, come il Cafè de Paris, vista della fontana dalla bottega. Tutti sanno che, se Doney e l’Harry’s Bar. Di recente, di fronte si vuole tornare a Roma, bisogna gettare una monel’Ambasciata Americana è stato aperto l’Hard tina nella vasca ma, attenzione, affinché il desiderio Rock Cafè. si avveri bisogna lanciarla di spalle! Tutto il quartiere venne realizzato fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, quando i principi Di fronte alla fontana si può ammirare la moviBoncompagni Ludovisi decisero, con una spregiudi- mentata facciata della Chiesa dei Santi Vincenzo e cata azione di speculazione immobiliare, di lottizza- Anastasio. L’edificio, che fu per secoli Parrocchia re il terreno pertinente alla loro splendida villa rea- Pontificia, conserva all’interno i precordi di 22 papi lizzata nel XVII secolo. Della villa rimane solo il morti nel Palazzo del Quirinale situato nelle adiaCasino dell’Aurora (in Via Boncompagni), decorato cenze (vedi itinerario n. 9), da Sisto V, morto nel dal Guercino e Caravaggio, purtoppo difficilmente 1590, a Leone XIII deceduto nel 1903. Il papa Pio X accessibile abolì questa usanza per la quale il Belli, celebre poeta dialettale romano, chiamò la chiesa «museo Da Via del Tritone si imbocca Via della de’ corate e de’ ciorcelli» dal termine popolare dato Stamperia, che conduce alla Fontana di Trevi, sicu- alle viscere degli animali da macello. ramente la più famosa e spettacolare di Roma, resa Riprendendo Via della Stamperia e proseguendo ancora più celebre dal bagno notturno di Anita Ekberg nel film di Federico Fellini La dolce Vita. La per Via del Nazareno, presto si giunge in Piazza di fontana è la parte terminale dell'acquedotto Spagna (vedi itinerari n. 8 e n. 14) dove, ai piedi Vergine, fatto costruire da Agrippa, generale di della scalinata di Trinità dei Monti, è adagiata la Augusto, nel 19 a.C. per portare a Roma l'acqua Fontana della Barcaccia. È opera di Pietro Bernini, proveniente dalle sorgenti di Salone, a 19 Km da che la realizzò intorno al 1629 probabilmente con Roma. l’aiuto del celebre figlio Gian Lorenzo. Secondo la tradizione, l'insolita fontana a forma di barca semiNarra la leggenda, illustrata nei pannelli superiori sommersa fu voluta da papa Urbano VIII Barberini a della fontana, che fu una fanciulla ad indicare ai sol- ricordo di un barcone rimasto arenato nella piazza Estate 1 L’ACQUA A ROMA 6 durante la grande alluvione del 1598. In realtà, l'idea di rappresentare la barca mentre affonda fu dettata dalla genialità del Bernini che doveva risolvere un problema tecnico: qui infatti la pressione dell'acquedotto Vergine era piuttosto scarsa e si doveva creare una fontana sotto il livello del suolo. Da Piazza di Spagna inizia Via del Babuino, celebre per i negozi di antiquariato, che deve il nome ad una piccola fontana addossata alla chiesa di Sant’Atanasio dei Greci. L’antica statua che sovrasta la vasca di granito raffigura un sileno sdraiato che sogghigna ma i romani, a causa della sua bruttezza, l’hanno paragonato ad uno scimmiotto o, appunto, a un babuino. Si dice che un cardinale, un po’ avanti con gli anni, ogni volta che passava di qua si inginocchiava con rispetto ritenendola l’effigie di San Girolamo. Il Babuino è una delle «statue parlanti» di Roma, dove venivano affisse satire e invettive, rigorosamente anonime, a carattere politico (vedi itinerario n. 10). Parallela a Via del Babuino corre Via Margutta che, fin dal ‘600, artisti italiani e stranieri hanno scelto come pittoresca sede per i loro atelier. Sebbene adesso non sia più come una volta, la strada ha mantenuto un notevole fascino, grazie anche alla presenza di botteghe come quella del «Marmoraro», al n.53, dove si lavora ancora il marmo con tecniche artigianali e antichi attrezzi. La graziosa Fontanella degli artisti, all’altezza del civico 54, venne realizzata nel 1927 da Pietro Lombardi proprio per rievocare questa peculiarità della via, poiché raffigura cavalletti, trespoli, pennelli e tavolozze. Questa originale composizione fa parte della serie delle Fontanelle Rionali, realizzata a partire dal 1927 dall’architetto Pietro Lombardi. Ogni rione di Roma è rappresentato da uno o più oggetti simbolo della zona – la pigna per il rione Pigna (Piazza San Marco), il Triregno per il Vaticano (Largo del Colonnato), le anfore per Testaccio (Piazza Testaccio), il timone per il rione Ripa (Lungotevere Ripa) e così via - tutte armonicamente inserite nel contesto che le circonda. G.L. Bernini: Fontana del Tritone – Piazza Barberini Per i vegetariani, amanti anche dell’arte contemporanea, c’è Margutta Vegetariano RistorArte dove, oltre al menù tradizionale, tutti i giorni si può gustare un “Green brunch” ammirando esposizioni di giovani artisti, Via Margutta 119, lato Piazza del Popolo. Itinerario 2 ¡ 4 ore I MOSAICI: da Santa Maria Maggiore a Santa Maria in Trastevere In Via Urbana si trova la Chiesa di Santa Pudenziana, un antico edificio termale del II secolo trasformato in chiesa e ridecorato a partire dalla fine del IV secolo. In fondo alla navata si può osservare il mosaico absidale, eseguito molto probabilmente durante il pontificato di Innocenzo I (401-417). È il più antico mosaico absidale a noi pervenuto in una chiesa cristiana ed è una testimonianza fondamentale per l’arte dei primi secoli poiché i mosaici che ornavano le basiliche paleocristiane di San Giovanni in Laterano e San Pietro sono andati perduti. Il mosaico di Santa Pudenziana rappresenta Cristo seduto in trono tra gli apostoli e due figure femminili, generalmente interpretate come la Chiesa dei Giudei e la Chiesa dei Gentili. Sullo sfondo, si apre un’esedra: è il cortile monumentale di Gerusalemme che racchiudeva il monte Golgota, visibile alle spalle di Cristo e sormontato dalla croce gemmata Da Santa Pudenziana è facile raggiungere la Basilica di Santa Maria Maggiore, il cui accesso principale è nella piazza omonima. L’edificio fu eretto tra il 432 e il 440 da papa Sisto III che lo dedicò alla Vergine. La basilica di Santa Maria Maggiore è la prima basilica a Roma costruita non da un imperatore bensì da un papa che la fece anche decorare splendidamente. Leggenda della nevicata estiva Si racconta che nella notte del 4 agosto del 358 la Vergine apparve contemporaneamente in sogno a papa Liberio e al ricco e devoto Giovanni per chiedere loro la dedicazione di una basilica sul luogo di Roma dove quella notte sarebbe caduta la neve. Il mattino seguente Giovanni si recò dal pontefice per raccontargli dell’apparizione della Vergine e, insieme, si incamminarono sul colle Cispio, dove il papa tracciò, sulla neve fresca, il perimetro della 2 7 I MOSAICI Per realizzare un metro quadrato di mosaico occorrevano circa diecimila tessere, tutte posate a mano con il pollice. È ipotizzabile quindi che per realizzare un mosaico di grandi dimensioni ci fosse bisogno di un’intera bottega di artigiani specializzati nel mestiere e, in una città come Roma, le botteghe dovevano essere numerose vista la domanda crescente di lavori. Estate Forse non tutti sanno che a Roma sono conservati importantissimi mosaici murali che, ancora oggi, raccontano storie antiche e illustrano complessi concetti teologici a volte di difficile interpretazione. Queste affascinanti pitture fatte quasi esclusivamente di vetri, in un’ampia gamma di colori e sfumature, applicati su strati di malta, sono state eseguite in diversi edifici di culto alcuni dei quali visitabili seguendo questo itinerario. L’arco di trionfo e la navata centrale conservano ancora i mosaici del tempo di Sisto III. Questi rappresentano l’insolito tema dell’infanzia di Gesù e scene dell’Antico Testamento. Per la prima volta un rivestimento musivo ha la funzione di raccontare, attraverso le immagini, la storia sacra: dagli antenati di Cristo nei riquadri sopra le colonne, alla vita di Gesù illustrata sull’arco trionfale. Gli eventi narrati risultano chiaramente leggibili dal basso perché realizzati rispettando il principio del colorismo funzionale dei mosaici paleocristiani, vale a dire secondo la pratica di intensificazione tonale dei soggetti rappresentati. Guardando attentamente i riquadri si possono notare le infinite sfumature e i contrasti di colori dei cieli, della vegetazione, degli edifici, dei volti, delle vesti, delle armi e di tutti gli altri particolari che compongono le singole scene. Al tempo di Niccolò IV risale invece il mosaico dell’abside che fu realizzato da Jacopo Torriti tra il 1291 e il 1296. L’artista firma il mosaico sulla calotta, in basso a sinistra: IACOB(US) TORRITI PICTOR H(OC) OP(US) FEC(IT). Al centro della calotta, in alto Gesù e Maria sono seduti sullo stesso trono e Cristo, nell’incoronare la madre, mostra ai fedeli il libro con le parole che spiegano l’intero mosaico «Vieni mia diletta e ti porrò sul mio trono». I modelli ai quali Jacopo Torriti dovette fare riferimento per realizzare l’Incoronazione della Vergine derivano dalla Francia come attestano analoghe scene raffigurate sui portali delle Cattedrali di Notre-Dame a Parigi, Strasburgo e Sens. Più romane sono invece le scenette raffigurate ai piedi del gruppo centrale, con putti-amorini che navigano, veleggiando, le acque del fiume Giordano! Si può concludere la visita in Santa Maria Maggiore salendo sulla Loggia (per informazioni andare nell’ambiente adiacente al Battistero, dove si vendono i souvenirs) oppure sbirciando i mosaici dalla facciata esterna della chiesa. Realizzati da Filippo Rusuti tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, gli episodi illustrano nella fascia inferiore la storia della miracolosa nevicata estiva legata alla costruzione della chiesa. torie conservano ancora l’atmosfera delle locande rionali. Tra queste Checco er Carrettiere in Via Benedetta, La Cisterna nella via omonima oppure la pizzeria Ciceruacchio in Piazza dei Mercanti, caratteristica taverna allestita nelle vecchie carceri Lasciata la Basilica di Santa Maria Maggiore si può di Trastevere, dove si suona musica folcloristica. proseguire l’itinerario verso la Basilica di Santa Prassede, il cui accesso secondario è nella via omoIn piazza Santa Maria in Trastevere, cuore del nima. rione, sorge la chiesa di Santa Maria in Trastevere, Tra le numerose e pregevoli opere d'arte che la uno dei gioielli medievali di Roma (vedi itinerario n. chiesa racchiude, spiccano la cappella di San 5). Fondata nel IV secolo da papa Giulio I (337-352), Zenone e i mosaici dell'abside e dell'arco trionfale fu la prima chiesa dedicata nella città al culto della realizzati per volontà di papa Pasquale I nel IX seco- Vergine. I mosaici dell’abside rappresentano lo. Essi sono espressione della rinascita di una scuo- l’Incoronazione della Vergine, realizzata nel 1143 e la musiva romana che finì con lo svolgere un ruolo le Storie della Vergine, realizzate da Pietro Cavallini fondamentale nella ripresa di un’arte religiosa intorno al 1290, su committenza del cardinale nell’Occidente cristiano. Bertoldo Stefaneschi. Il ciclo musivo documenta il Ma è nella seconda cappella della navata laterale graduale passaggio da un elegante ma immobile lindestra che si conserva la più significativa testimo- guaggio bizantino a composizioni tridimensionali, in nianza della cultura artistica bizantina ancora visibile cui figure e architetture acquistano sempre maggioa Roma. re spessore. Proprio le architetture giocano un ruolo La cappella, dedicata a San Zenone, fu costruita determinante, sembrando protagoniste delle scene: come mausoleo di Teodora, madre di Pasquale I, e non si può ancora parlare di prospettiva, ma è eviviene chiamata "Giardino del Paradiso” per la ric- dente una nuova concezione dello spazio. Anche le chezza della decorazione. I mosaici per complessità, figure, ritrovato volume corporeo, sono impregnate fantasia creativa, ricchezza di simboli, densità di nei gesti e nelle espressioni di una umanità che rincolore e profusione dell’oro non hanno uguali nel- via alle figure di Giotto, l’altro grande protagonista l'arte romana medievale. della pittura fra XIII e XIV secolo. Estate nuova chiesa. Nella basilica, ancora oggi il 5 agosto si ricorda il miracolo della nevicata: sull’altare maggiore, durante la celebrazione della messa, si fanno cadere petali bianchi di gelsomini e rose. 2 I MOSAICI 8 In Largo Leopardi 4-10, si trova Panella, celebre Indicazioni pratiche: si consiglia l’uso di abbigliaper il pane, realizzato secondo le diverse tradizioni mento idoneo alla visita dei pugliese, romana, francese, araba ecc., e per i cibi luoghi di culto. prodotti secondo le ricette dell’antica Roma. Da Santa Maria Maggiore attraverso Via Carlo Alberto si può raggiungere Piazza Vittorio Emanuele II dai romani chiamata familiarmente Piazza Vittorio. È la piazza più vasta di Roma di quelle realizzate in seguito all’unità di Italia, alla fine XIX secolo (misura m.316 x 174). Costruita su modello delle Squares inglesi, è sede -dal 1902- di un tradizionale mercato dove vale veramente la pena fare un giro. Sono in vendita cibi caratteristici di molti paesi del mondo, soprattutto cinesi, africani, arabi e indiani. Inoltre, anche in alcuni negozi della zona, gestiti da immigrati, si possono trovare oggetti, mobili e capi abbigliamento di importazione. Dall’Esquilino è possibile proseguire la visita recandosi nel quartiere di Trastevere dove si trova la Basilica di Santa Maria in Trastevere. Se vi trovate in questa zona della città, si consiglia di mangiare a Trastevere dove moltissime tratSanta Maria in Trastevere: mosaico (part.) ¡ 3/4 ore Normalmente si usa il termine «cosmatesco» per definire elementi architettonici o suppellettili religiose (cibori, amboni, candelabri, portali, pavimenti, colonnine ecc.) I CHIOSTRI MEDIEVALI realizzati con intarsi a disegni geometrici di marmo bianco e pietre dure policrome. La parola «cosmatesco» deriva Il chiostro, dal latino claustrum – che vuol dire dalla famiglia dei Cosmati, particolarmente attiva in questo luogo chiuso – è un ampio cortile quadrangolare, ambito fra il XII e il XIII secolo, che però era solo una fra le circondato da portici, sito all’interno di un monaste- circa 60 famiglie che eseguivano preziosi lavori in marmo. Le botteghe dei «marmorari», molto diffuse nella Roma dei ro. Nato in epoca altomedievale con finalità essensecoli XII e XIII, lavoravano raccogliendo l’eredità classica zialmente pratiche, poiché doveva porre in collega- sapientemente fusa con modi bizantini e paleocristiani. Itinerario 3 Il chiostro della basilica di San Giovanni in Laterano, oltre ad essere uno dei più belli, è il maggiore di Roma, misurando 36 metri per lato. Capolavoro indiscusso della famiglia dei Vassalletto, marmorari romani, il chiostro fu realizzato fra il 1215 e il 1231. La basilica dei Santi Quattro Coronati, che si erge sulle propaggini del colle Celio, si raggiunge facilmente prendendo, da Piazza San Giovanni in Laterano, la stretta e lunga Via dei Ss. Quattro. 3 9 I CHIOSTRI MEDIEVALI Il ricco repertorio di motivi ornamentali, dovuto all’inesauribile fantasia degli autori, evidenzia le influenze più varie: bestiari medievali, fonti classiche e tradizioni egizie, riscontrabili nelle coppie di sfingi accovacciate ai lati dei passaggi al giardino interno. La meravigliosa fascia esterna è conclusa in alto da una cornice sulla quale a teste leonine si alternano teste umane e fra queste, lungo il lato nord, sono stati riconosciuti con probabilità i ritratti degli autori: lo testimoniano l’acconciatura duecentesca e l’espressione del viso molto aperta e realista. Fra le numerose memorie relative all’antica basilica, esposte lungo i quattro bracci del chiostro, suscita molta curiosità la visione della cosiddetta «sedia stercoraria», probabilmente un seggio di epoca romana adoperato nelle terme e caratterizzato da un’insenatura a mezzaluna. Era una delle tre sedie utilizzate nella complicata cerimonia di incoronazione del papa, che vi veniva fatto sedere sopra, mentre il clero cantava un salmo in cui si ricordava che Dio può elevare l’eletto dalla più bassa condizione, dallo sterco appunto, alla gloria. Subito dopo il papa poteva sedere sulla «sedia porphiretica», dove riceveva le insegne del potere. Per il popolo però questa sedia dalla forma così particolare era utilizzata per accertare se il papa fosse veramente uomo. Estate mento i vari ambienti del complesso monastico, esso deriva tipologicamente dal peristilio delle case romane. Inizialmente privi di particolari ornamenti, i chiostri vennero via via realizzati con maggiore cura e si arricchirono di elementi decorativi preziosi e raffinati. Attraverso questo itinerario sarà possibile riscoprire questi luoghi che, in una città come Roma, rappresentano delle vere oasi di pace e tranquillità dove si è mantenuta intatta la suggestiva atmosfera medievale. Estate Il complesso, preceduto dalla più antica torre campanaria esistente a Roma (IX secolo) è dedicato a quattro scultori dalmati che essendosi rifiutati di realizzare le statue di divinità pagane furono martirizzati dall’imperatore Diocleziano. 3 I CHIOSTRI MEDIEVALI 10 Il suggestivo chiostro, il più piccolo di Roma, risale agli inizi del 1200 ed è caratterizzato da una decorazione estremamente sobria e modesta non priva di un particolare fascino. Osservando la muratura si noterà che il chiostro ha subìto di riflesso le vicende costruttive della chiesa. Infatti l’edificio originario del IX secolo era più ampio ma quando, nel XII secolo, la chiesa venne ricostruita con dimensioni minori della precedente, una parte della navata laterale divenne il lato del chiostro adiacente la chiesa. La bella fontana che si trova al centro del giardino interno risale al IX secolo e ornava anticamente l’atrio di accesso alla chiesa, con la funzione di vasca lustrale per le abluzioni. Per pranzo ci si può fermare Ai tre scalini, specializzato in pesce e con Wine bar, in Via dei Ss. Quattro n. 30, oppure a Li rioni, in Via dei Ss. Quattro n. 24, ma tutta la zona fino al Colosseo è ricca di pizzerie, ristoranti, bar e gelaterie per tutti i gusti e tutte le tasche. Scendendo dal colle Celio verso il Colosseo e dirigendosi a sinistra, dopo una bella passeggiata attraverso Via di San Gregorio e il Circo Massimo, si sale sul colle Aventino dove, lungo la via omonima, si erge la basilica di Santa Sabina. La splendida chiesa, che ha mantenuto magicamente intatto l’impianto paleocristiano relativo al V secolo, è strettamente legata alla figura di San Domenico che in questo luogo presentò la regola del proprio ordine al papa Onorio III. Il pontefice decise dunque, nel 1222, di donare al santo e ai suoi confratelli la chiesa e gli edifici annessi, che vennero ampiamente modificati per adattarli alle esigenze della vita monastica. È in questo contesto che si inserisce la costruzione del chiostro, molto ampio anche se estremamente semplice dal punto di vista decorativo. Non sono presenti, infatti, quegli elementi tipici delle maestranze di ambito cosmatesco, ma è stata rilevata una forte affinità con i contemporanei cantieri cistercensi. splendida testimonianza dell’attività dei marmorari romani. Rispetto al chiostro di San Giovanni in Laterano, è però riscontrabile una minore omogeneità dovuta al fatto che tre lati furono realizzati fra il 1208 e il 1214 mentre il quarto, quello adiacente la chiesa, fu compiuto solo in un secondo momento, circa 15 anni più tardi. Quest’ultimo lato, attribuito concordemente ad un membro della famiglia dei Vassalletto, presenta infatti una maggiore ricchezza decorativa. Non è possibile riconoscere un preciso programma iconologico, poiché l’artista mostra derivazioni dalla tradizione medievale, classica, bizantina e addirittura etrusca – ravvisabile nella raffigurazione della chimera, il mostro mitologico con testa di leone, testa di capra sul dorso e coda di serpente. È indubbio però, in qualche scena, riscontrare un preciso intento di ammonimento nei confronti dei monaci, come nella gustosa rappresentazione dell’episodio del «lupo a scuola», visibile nel terzo pennacchio esterno della prima campata destra. Sebbene sia stata scalpellata, nella scena si riconosce un lupo vestito da monaco che, mentre apprende l’alfabeto, alla lettera A associa subito l’immagine dell’agnello, con un chiaro riferimento alla distrazione dei religiosi nei confronti dei voti imposti dalla vita monastica. D’altra parte tutta la bella iscrizione, a lettere blu su fondo oro, che corre lungo i tre lati del chiostro non adiacenti la chiesa è forse la migliore descrizione della funzione e del significato dato a questo luogo dove «…studiano, leggono e pregano i monaci. Il chiostro che rinchiude i monaci prende il nome da ‘chiudere’ e, in giubilo con Cristo, si rinserra la pia torma dei fratelli…». Se si conclude l’itinerario verso l’ora di cena, si consiglia di passare la serata nel popolare quartiere di Testaccio, animatissimo ritrovo notturno della gioventù romana. Qui si ha solo l’imbarazzo della scelta perché ai numerosi ristoranti che propongono la cucina tipica romana, come Lo scopettaro, Lungotevere Testaccio 7, e Checchino dal 1887, Via di Monte Testaccio 30, si sono affiancati molti locali dove si ascolta musica dal vivo e viene proposta una cucina internazionale. Fra questi, l’Akab, Via di Monte Testaccio 69, il Caffè latino, Via di Monte Testaccio 96, Caruso, Via di Monte Testaccio 36, e il Four XXXX pub, Via Galvani 54. Di tutt’altro aspetto è invece il chiostro della basiIndicazioni pratiche: si consiglia l’uso di abbilica di San Paolo fuori le mura, facilmente raggiungibile con la linea B della Metro. Miracolosamente gliamento idoneo alla visita dei luoghi di culto. scampato al terribile incendio che distrusse quasi interamente la basilica nel 1823, il chiostro è una Itinerario 4 ¡ intera giornata LUNGO IL TEVERE La nostra passeggiata prende le mosse dall’IIsola Tiberina, che ebbe un'eccezionale importanza nella storia della nascita e dello sviluppo di Roma. Fin da epoche antichissime infatti la presenza dell’isola facilitò l’attraversamento del fiume facendo sì che sulle alture circostanti si costituissero i primi insediamenti stabili. Narra la leggenda che nel III secolo a.C., durante una pestilenza, i romani si recarono con una nave ad Epidauro, in Grecia, per conoscere dal dio Esculapio la via di scampo al flagello. Ma quando la nave di ritorno stava risalendo il corso del fiume da essa sgusciò, all'altezza dell'isola, il serpente sacro al dio, indicando che quell'isola doveva essere consacrata a lui. 4 11 LUNGO IL TEVERE Secondo l'antica tradizione l'isola si sarebbe formata alla fine del VI secolo a.C. dopo la cacciata da Roma dei re etruschi, quando il popolo gettò nel fiume, per disprezzo nei confronti della monarchia, il grano mietuto nelle proprietà reali del Campo Marzio. Un'altra leggenda racconta anche di una grande barca incagliatasi in mezzo al fiume durante un'alluvione e in seguito riempita di sabbia trasportata dalla corrente. In realtà l’isola è fondata su un antichissimo nucleo di roccia vulcanica simile a quello sul quale sorge il vicino Campidoglio, ma la forma sembra proprio quella di una nave! Ciò non sfuggì ai romani, che infatti nel I secolo a.C. accentuarono tale forma modellando col travertino i lati dell'isola e issandovi al centro un obelisco quale maestoso albero maestro. Questa “nave di pietra” doveva ricordare la nave salutare di Esculapio, dio della medicina, e il suo intervento miracoloso. Con il termine Ghetto si intende il quartiere compreso tra Monte dei Cenci e Teatro di Marcello, interamente facente parte del rione Sant'Angelo. Venne istituito da papa Paolo IV Carafa nel 1555 per essere abolito solo nel 1870, con la fine dello Stato della Chiesa. Era circondato da un muro nel quale si aprivano tre porte, aperte la mattina e chiuse al tramonto. In circa tre ettari di superficie vivevano, nel Seicento, 9.000 abitanti le cui condizioni igieniche erano spaventose. Il Ghetto si affaccia sul Lungotevere Cenci con l'edificio monumentale della Sinagoga, costruita nel 1904 e sede oggi anche del Museo Israelitico della Comunità Ebraica di Roma. Alle spalle della Sinagoga corre la Via del Portico d'Ottavia, che deve il nome alle rovine dell'antico portico fatto costruire alla fine del I secolo a.C. dall'imperatore Augusto per la sorella. All'interno di una parte del monumento oggi si trova la chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, cosiddetta in riferimento all'importante mercato del pesce che qui si tenne dal Medioevo alla fine dell'Ottocento. Ancora si conserva la lapide che veniva utilizzata nel mercato per ricordare l'obbligo di dare ai Magistrati del Comune le teste dei pesci la cui lunghezza fosse risultata superiore a quella della lapide stessa. La chiesa di Sant'Angelo era una delle quattro chiese in cui gli ebrei dovevano andare ogni sabato con l'obbligo di ascoltare le prediche che avevano lo scopo di convertirli. Ci si poteva sottrarre all'obbligo pagando una multa, ma più spesso gli ebrei preferirono riempirsi le orecchie di cera! Estate L'itinerario si snoda lungo il Tevere, da sempre elemento caratteristico del paesaggio romano. Fino alla costruzione dei muraglioni, alla fine dell'Ottocento, era completamente navigabile e caratterizzato da un'interminabile sequenza di edifici che si affacciavano a specchio sull'acqua. Nel fiume si pescava e ci si faceva il bagno: l'acqua si beveva e si utilizzava come forza motrice. E’ attivo un suggestivo servizio di navigazione fluviale tra il Ponte Duca d’Aosta e Ponte Marconi. Nel fine settimana è possibile raggiungere anche gli scavi di Ostia Antica in battello (www.battellidiroma.it tel. 06 6789361). Agli amanti della bicicletta è dedicata invece la pista ciclabile attrezzata tra Ponte Flaminio e Ponte Risorgimento. La costruzione di un edificio sacro al dio Esculapio, in corrispondenza dell'attuale chiesa di San Bartolomeo, determinò la definitiva destinazione dell’isola a luogo di cura, facilitata anche dalla posizione appartata rispetto al centro abitato. Ancora oggi l’ospedale Fatebenefratelli è l’edificio che occupa quasi interamente l'isola caratterizzandola profondamente. Trattoria storica dell’Isola Tiberina è quella della Sora Lella, in Via di Ponte dei Quattro Capi 16, appartenuta alla sorella dell'attore Aldo Fabrizi. L'isola è unita alla terraferma da due ponti: il Cestio, che la collega con la sponda di Trastevere, e il Fabricio, o Ponte dei Quattro Capi, che fu costruito nel 62 a.C. ed è il più antico ponte di Roma giunto fino a noi pressoché intatto. Dall'isola è ben visibile anche un terzo ponte, il Ponte Rotto, crollato alla fine del Cinquecento. Il Ponte Fabricio era detto in passato Ponte dei Giudei perché collegava l'isola Tiberina all'area del Ghetto dove vivevano gli ebrei di Roma. Ponte Sant'Angelo, decorato dalle statue di dieci angeli di marmo con i simboli della passione di Cristo realizzati su disegno di Gian Lorenzo Bernini. Il destino del monumento viene segnato nel 403, quando l'imperatore Onorio lo include nella cinta muraria cittadina trasformandolo in un fortilizio avanzato sul fiume. Dal XIII secolo diventa una “dependance” del vicino Vaticano; papa Niccolò III infatti realizza il famoso Passetto di Borgo, corridoio coperto di collegamento tra San Pietro e il Castello. La fortezza divenne celebre nel tempo soprattutto come prigione: qui furono rinchiusi Benvenuto Proseguendo l'itinerario verso sud, si raggiunge la Cellini e il celebre avventuriero Giuseppe Balsamo zona del Foro Boario, destinato anticamente al mer- detto conte di Cagliostro. cato della carne bovina, e del Velabro, luogo occuIl nome Castel Sant’Angelo con cui è nota la fortezza deripato da un'antica palude dove, secondo la tradizione, si sarebbe incagliata la cesta con i gemelli va da un evento miracoloso compiutosi nel 590: infieriva su Roma una grave pestilenza, per scongiurare la quale fu orgaRomolo e Remo. nizzata da papa Gregorio Magno una solenne processione. Figli di Marte e Rea Silva, i gemelli furono salvati Quando la processione giunse nei pressi della Mole Adriana, da una lupa che li allattò. Per questo motivo la lupa fu visto librarsi in aria l'arcangelo Michele che rinfoderava la è divenuto uno dei simboli della città di Roma. spada fiammeggiante, per simboleggiare la fine della peste. Monumenti dominanti dell'area sono i due famo- La statua dell'angelo, posta sulla sommità del castello a ricorsi templi cosiddetti di Vesta (quello a pianta circola- do dell'evento, fu sostituita per ben sei volte. re, in realtà dedicato a Ercole vincitore) e della Fortuna Virile (in realtà dedicato al dio del fiume Lasciando Castel Sant'Angelo alle spalle e costegPortumnus). Segue la chiesa di Santa Maria in giando ancora il Tevere, si oltrepassa il Palazzo di Cosmedin risalente al VI secolo e affidata in seguito Giustizia e si raggiunge Ponte Cavour, al di là del ai Greci fuggiti a Roma dall'Oriente. La chiesa deriva quale si trova l’A Ara Pacis. L'altare della pace venne infatti il proprio appellativo dal greco, con riferimen- fatto realizzare da Augusto per celebrare la pacificato alle splendide decorazioni che la caratterizzava- zione dell'Impero dopo le conquiste di Gallia e no. Qui ogni domenica, alle 10.30, è possibile assi- Spagna. Il monumento, che originariamente sorgeva stere alla messa in rito greco-ortodosso. nei pressi dell’attuale Via in Lucina in Campo Nel portico della chiesa, sulla sinistra, è conservata la Marzio, venne qui ricostruito nel 1938. Di fronte famosa Bocca della Verità, una grossa pietra circolare all'altare è il Mausoleo fatto costruire da Augusto raffigurante la testa di un fauno o di una divinità flu- come tomba per sé e per la sua famiglia. Il monuviale, con la bocca spalancata. Si dovrebbe trattare di mento, caduto in abbandono, fu nel tempo vigna, un chiusino monumentale ma, secondo la leggenda, la giardino e, alla fine del Cinquecento, arena per giolastra veniva usata per giudicare l'onestà di una perso- stre e corride. Alla fine dell'Ottocento venne chiana: chi giurava il falso tenendo la mano in quella bocca mato Anfiteatro Umberto e dal 1905 al 1930 fu sala non sarebbe riuscito a tirarla fuori se non mozzata. per concerti con il nome di Augusteo. Alla fine degli Anche Audrey Hepburn e Gregory Peck ne subirono il anni Trenta il monumento venne isolato con la creafascino misterioso nel famoso film Vacanze Romane! zione della grande piazza Augusto Imperatore. Proprio sulla piazza, al numero civico 9, si consiglia il A questo punto la passeggiata prosegue verso ristorante ‘Gusto, estremamente raffinato nella cucina Castel Sant'Angelo, in direzione nord; si può sceglie- come nell'arredamento: di sabato e domenica è aperto re di proseguire a piedi oppure di prendere un anche all'ora di pranzo. Per assaggiare delle ottime fetmezzo pubblico. Se invece ci si vuole prima conce- tuccine c'è invece al civico 30 Alfredo all'Augusteo. dere una piccola pausa, al di là del Tevere, proprio all'imbocco di Ponte Cestio, potete gustare una delle Informazioni pratiche: Sinagoga e Museo di Arte più famose “grattachecche” di Roma. Ebraica, aperti dalle 9.00 alle 16.30, venerdì dalle 9.00 alle 13.30, domenica dalle 9.00 alle 12.00, Castel Sant'Angelo nasce al principio del II secolo chiusi sabato e festività ebraiche (tel. 0668400661). per volere dell'imperatore Adriano, come tomba Castel Sant’Angelo, aperto dalle 9.00 alle 19.00, monumentale per sé e per i suoi successori. Lo col- chiuso lunedì (tel. 066819111). lega alla sponda sinistra del Tevere il Ponte Elio, oggi Ara Pacis, chiusa per restauro. Estate Oggi il Ghetto è una delle zone di Roma che più di ogni altra conserva la fisionomia, gli odori e i sapori dell'antica città: per assaporare le specialità dell'autentica cucina romana ed ebrea (carciofi alla giudia, filetti di baccalà, coda alla vaccinara) si consigliano le trattorie Giggetto, in Via del Portico d’Ottavia, 21 a-22 e Al Pompiere in Via Santa Maria dei Calderari 38. Si consiglia di fare un salto da Boccione, Via del Portico d’Ottavia 1, dove si possono trovare torte, dolci e pane azzimo realizzati secondo la tradizione ebraico-romana. 4 LUNGO IL TEVERE 12 note Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità? Collegatevi al sito internet www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine. note Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità? Collegatevi al sito internet www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine. Pantheon AUTUNNO • Itinerario 5 ROMA MEDIEVALE: l’Isola Tiberina e Trastevere • Itinerario 6 I LUOGHI DELLA LETTERATURA • Itinerario 7 GLI OBELISCHI EGIZIANI • Itinerario 8 LE PIAZZE STORICHE: dal Campidoglio a Piazza di Spagna “…io apro semplicemente gli occhi e vedo, e vado, e vengo, perché solo a Roma è possibile prepararsi a comprendere Roma…Altrove, bisogna cercare ciò che ha importanza; qui ne siamo oppressi e schiacciati… …Che cosa può fare, qui, una sola penna? E la sera si è stanchi e spossati, per aver visto troppo e troppo ammirato.” J. Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788), ed. Rizzoli, Milano 1991. Itinerario 5 ¡ 4 ore circa Autunno ROMA MEDIEVALE: l’Isola Tiberina e Trastevere 5 ROMA MEDIEVALE 16 Non è facile a Roma trovare testimonianze artistiche dell’epoca medievale anche perché spesso esse sono inglobate all’interno di edifici costruiti in epoche successive, oppure nascoste in luoghi poco frequentati dai turisti occasionali. Oltre la città antica, rinascimentale o barocca esiste anche una Roma medievale con i suoi monumenti e opere d’arte che si possono in parte scoprire attraverso questo itinerario. Delle numerose chiese costruite durante il Medioevo a Roma, se ne conservano circa 40 che hanno ancora il loro aspetto originario. E delle circa 300 torri esistenti ne possiamo contare 50, molte delle quali sono assolutamente sconosciute poiché nascoste dagli edifici a cui sono addossate. Roma in età medievale era ovviamente più piccola di come è oggi e si estendeva nei pressi del Tevere, risorsa fondamentale per l’approvvigionamento idrico e importante via di comunicazione. Nel rione Trastevere, lungo la sponda destra del fiume, sono ancora conservati chiese ed edifici ad uso abitativo che risalgono all’età medievale. La visita può quindi cominciare dall’Isola Tiberina per concludersi nel cuore di Trastevere in Piazza Santa Maria in Trastevere. Sull’IIsola Tiberina ancora oggi si può ammirare ciò che rimane del Castello dei Caetani, edificato a ridosso della Torre dei Pierleoni risalente al X secolo. Nel 1087 Matilde di Canossa e il papa Vittore III si nascosero nella torre per sfuggire alle insidie dell’esercito dell’antipapa Clemente II e, nel 1089, vi risiedette papa Urbano II. I Caetani divennero proprietari del fortilizio intorno al 1294, anno in cui Benedetto Caetani fu eletto papa col nome di Bonifacio VIII. La torre, che ancora oggi fa da testata a Ponte Fabricio, è nota anche come Torre della Pulzella, in riferimento alla piccola testa marmorea di giovane donna incastrata nella cortina di mattoni. Le torri erano dimora e fortezza delle famiglie aristocratiche e simbolo del loro potere. Nel tempo, molte delle case-torri subirono danneggiamenti a causa di terremoti o furono abbattute per volontà del senatore Brancaleone degli Andalò nel 1252. Con il Rinascimento, si affermò la tipologia del palazzo residenziale e le torri furono inglobate nelle nuove costruzioni oppure distrutte completamente. All’interno della Chiesa di San Bartolomeo all’Isola, di fronte ai gradini del presbiterio, è collocata una delle testimonianze medievali più importanti della chiesa: un puteale o vera da pozzo marmorea realizzata da un frammento di colonna romana. È una delle pochissime testimonianze di arte ottoniana presente a Roma. È infatti databile al X secolo, all’epoca dell’imperatore Ottone III che, molto probabilmente, la commissionò. A sinistra della facciata della chiesa si innalza il campanile romanico, realizzato nel XII secolo. Dall’isola Tiberina è possibile raggiungere Piazza in Piscinula dove si erge Casa Mattei, elegante complesso di abitazioni trecentesche realizzate per la nobile famiglia romana e restaurate, in epoca fascista, da Lorenzo Corrado Cesanelli. Al piano terra del palazzetto alcuni ambienti erano occupati dalla locanda detta «della Sciacquetta». Nel palazzo ad angolo con Via della Lungarina abitò per un certo periodo il poeta romanesco Trilussa. Da Piazza in Piscinula si prende Via Arco dei Tolomei che prende il nome dall’arco medievale ancora visibile anche se notevolmente rimaneggiato. Il monumento fu eretto per la nobile famiglia senese che visse in questo quartiere dal XIV secolo. Da Via Arco dei Tolomei si gira in Via dei Salumi (che, come molte altre strade del quartiere, deve il nome ai mestieri dei bottegai) dalla quale inizia il pittoresco Vicolo dell’Atleta. Il Vicolo dell’Atleta è così detto perché nel 1849 vi è stata rinvenuta la statua dell’Apoxyomenos (atleta, appunto, che si deterge il sudore e la polvere mista all’olio di cui era cosparso prima della lotta). La scultura, copia romana del I secolo d.C. da un originale greco di Lisippo, è ora conservata nei Musei Vaticani. Al civico n. 14 del Vicolo dell’Atleta è possibile vedere una graziosa costruzione duecentesca, con loggia e archetti ogivali su mensole di pietra, e con iscrizione a caratteri ebraici sulla colonna centrale. È considerata l’unica sinagoga ebraica antica sopravvissuta nel quartiere, che nel medievo era popolato da una cospicua colonia di ebrei romani. In questa zona di Roma, centro del più antico folclore trasteverino, si ballava il «saltarello», tipica danza popolare abbruzzese e ciociara nata nel XIV secolo. Ogni anno, dal 1535, si svolge invece la tradizionale «Festa de Noantri» vale a dire i trasteverini, in opposizione ai «voantri» degli altri rioni, dedicata alla Madonna del Carmine la cui ricorrenza religiosa cade il 16 luglio. La festa religiosa è sostenuta da quella civile che prevede concerti, competizioni sportive e attrazioni varie che si concludono con i fuochi di artificio. Ponte Rotto (179 a.C.) e Isola Tiberina 5 17 ROMA MEDIEVALE Ritornando in Via dei Genovesi si può prendere Via di Santa Cecilia che conduce nella piazza dove domina l’omonima chiesa. Di fronte all’ingresso della Basilica di Santa Cecilia, all’angolo con Piazza dei Mercanti si può vedere un bell’esempio di casa trecentesca. La chiesa di Santa Cecilia, notevolmente alterata nei secoli, conserva un bellissimo ciborio gotico realizzato da Arnolfo di Cambio nel 1293 e i preziosi mosaici absidali del IX secolo. Nel coro delle monache è inoltre il celebre affresco con il Giudizio Universale di Pietro Cavallini, il maggior pittore romano vissuto alla fine del Duecento. Ritornando su Via dei Genovesi si giunge in Piazza Sonnino, dove è situata una delle più conosciute costruzioni medievali: la Torre degli Anguillara, più nota come Casa di Dante. La fortificazione, costituita da un recinto merlato che rinforzato da una torre, racchiudeva abitazioni e stalle, risale al XIII secolo. Ampliata nel XV secolo dal conte Everso II, la costruzione fu pesantemente restaurata nel XIX secolo. Dal 1914 è sede della «Casa di Dante», un’istituzione culturale promotrice di studi sul poeta. Indicazioni pratiche: l’itinerario si svolge a piedi. Si Nei pressi della piazza si trova la chiesa di San Crisogono, una delle grandi basiliche medievali di consiglia di effettuare il giro nel pomeriggio al fine di Trastevere. Nell’abside è conservato un mosaico del concludere la giornata gustando una cena tipicaXIII secolo erroneamente attribuito a Pietro Cavallini. mente romana. Il campanile, che si sviluppa per 5 piani, fu realizza- Autunno to intorno al 1120 per ordine del cardinale titolare della chiesa, Giovanni da Crema, a cui si deve anche la costruzione della basilica. Percorrendo tutta Via della Lungaretta si arriva nella piazza dove sorge la Basilica di Santa Maria in Trastevere, uno dei gioielli medievali di Roma (vedi itinerario n. 2). Nell’abside sono i celebri mosaici con l’Incoronazione della Vergine, realizzati nel 1143, e con le Storie della Vergine compiuti da Pietro Cavallini nel XIII secolo. A sinistra dell’abside è la Cappella Altemps che conserva la Madonna della Clemenza, del VI secolo, una delle più antiche tra le immagini della Vergine pervenuteci. La chiesa sarebbe sorta sulla Taberna meritoria dove, nel 38 a. C., avvenne una miracolosa eruzione di olio, interpretata successivamente come annuncio della nascita di Gesù. Sul luogo del prodigio si fondò così, nel IV secolo, la prima chiesa dedicata nella città al culto della Vergine. In realtà, più che da un miracolo, l’eruzione fu provocata dalla naturale fuoriuscita di petrolio dalla terra. Questo quartiere, abbastanza tranquillo di giorno, di notte si popola di romani e stranieri che cercano un locale dove poter mangiare e divertirsi. Si può in effetti gustare un’ottima pizza da Ivo in Via San Francesco a Ripa 158, oppure mangiare da Gildo in Via della Scala 31/A. In vicolo Santa Maria in Trastevere si trova il ristorante Sabatini, una vera istituzione nel rione. Comunque quasi tutti i locali propongono ottime soluzioni gastronomiche adatte per tutti i gusti e tutte le tasche! Vale la pena ricordare che Nikolaj Vasiljevic Gogol’ (Sorocincy, Ucraina 1809-Mosca 1852) compose la maggior parte delle Anime morte a ¡ mezza giornata, se si visita solo il centro; ¡ intera giornata con le escursioni al Gianicolo Roma, secondo la tradizione proprio al Caffé Greco, dove soggiornò più volte fra il 1836 e il 1848 e presso il Cimitero Acattolico. e dove divenne amico del Belli. Nella città papale Gogol’ scrisse anche il racconto Roma rimasto I LUOGHI DELLA LETTERATURA incompiuto e pubblicato contro il suo volere nel L’itinerario ha inizio in Piazza di Spagna dove, al 1841. n. 26, si trova la casa nella quale visse per pochi mesi Numerose sono a Roma le memorie relative a John Keats prima di morirvi, di tubercolosi, il 23 febi useppe Gioacchino Belli, il più grande cantore G braio 1821. Nella piccola abitazione, «come vivere della città, nato nel 1791 e morto nel 1863. Lapidi si dentro un violino», dirà successivamente Alberto trovano nella sua casa natale in Via Monterone 76 e Savinio, Keats abitò con il suo amico pittore Joseph nell’abitazione di via del Corso 391, dove risiedette Severn che gli fu accanto sino alla morte. Nella Keats-Shelley Memorial House sono anche conser- sino alla morte della madre nel 1807. Il poeta abitò vati documenti relativi ai poeti romantici inglesi, inoltre in Piazza San Lorenzo in Lucina 35 e in Via Capo di Ferro 28. Il suo studio, presso il principe come Percy B. Shelley e George Byron. Stanislao Poniatowsky, fu in Via della Croce 78/A Da piazza di Spagna si raggiunge facilmente mentre la sua tomba si trova nel Cimitero del Antico Caffé Greco in Via Condotti 86, celebre Verano. l’A ritrovo di artisti e letterati, italiani e stranieri presenti a Roma nel XIX secolo. Fondato dal greco Via Condotti termina in Largo Goldoni che prenNicola della Maddalena nel 1760, il locale rag- de il nome dal celebre scrittore Carlo Goldoni giunse la fama successivamente quando cominciò (Venezia 1707-Parigi 1793) giunto a Roma nel a proporre un caffé migliore, servito in piccole 1758, all’apice della carriera. Soggiornò nella casa di tazze. Molto apprezzato dagli stranieri fu inoltre il Pietro Poloni tra Via del Corso e Via Condotti, dove servizio che consentiva di ricevere la posta in una compose la commedia Gli innamorati. caratteristica scatola di legno collocata vicino all’ingresso. Tra i più celebri frequentatori del In Via del Corso 18, vicino a Piazza del Popolo, si Caffé si ricordano Liszt, Gounod, Stendhal, Heine, trova il Museo di Goethe, allestito nei locali di una Wagner, Schopenauer, Twain, Gogol’, Trilussa e piccola pensione, Casa Moscatelli, dove il poeta D’Annunzio. alloggiò durante i soggiorni romani. La casa era abiIl locale, che conserva ancora l’aspetto ottocentetata anche da altri viaggiatori tedeschi tra i quali sco, è oggi proprietà degli eredi della famiglia Johann Heinrich Tischbein che ritrasse Goethe in Gubinelli Grimaldi che lo gestisce dal 1873. un celebre quadro con la campagna romana sullo Cliente del Caffé fu anche Giacomo Leopardi sfondo. Autunno Itinerario 6 6 I LUOGHI DELLA LETTERATURA 18 (Recanati 1798-Napoli 1837) che soggiornò a Roma nel 1822-23, in Palazzo Mattei di Giove, in Via Caetani 32, ospite dello zio Carlo Teodoro Antici. Durante il secondo soggiorno, nel 1831-32, Leopardi visse invece tra Via delle Carrozze e Via dei Condotti poiché l’abitazione dello zio era troppo disordinata e sporca per lui. Leopardi, che non amò né Roma né i romani, rimase però ovviamente colpito dalle rovine classiche e dalle opere scultoree che esaltavano il mondo antico. Fu così che, dopo aver visitato lo studio dello scultore Pietro Tenerani, scrisse le liriche Sopra un bassorilievo antico sepolcrale e Sopra il ritratto di una bella donna. Wolfgang Johann Goethe (Francoforte sul Meno 1749-Weimar 1832) giunse a Roma per la prima volta nel 1786, in incognito, con il nome di Jean Philippe Moeller e vi rimase fino al 1787 anno in cui partì per Napoli e la Sicilia. Ritornato a Roma nel 1788, per rimanerci solo pochi mesi, il poeta ripartì per la sua terra dopo aver affermato «Lasciare questa capitale del mondo, della quale sono stato cittadino per tanto tempo, e senza speranza di ritorno, dà un sentimento che a parole non si può esprimere. Nessuno lo può comprendere se non chi l’abbia provato». A Roma Goethe, che forse vi giunse per scappare dal suo incarico di funzionario dello Stato di Weimar e dalla sua compagna, Charlotte von Stein, trovò anche l’amore di Faustina Antonini, giovane fanciulla conosciuta in un’osteria di Via Monte Savello 78. Autunno Nel Museo di Roma in Trastevere, in Piazza Sant’Egidio, è stato ricostruito lo studio del poeta e giornalista romano Carlo Alberto Salustri più noto con lo pseudonimo Trilussa, nato in Via del Babuino il 26 ottobre 1871. Purtroppo è momentaneamente impossibile visitarlo a causa di lavori di restauro. Nel museo sono anche conservati scritti autografi di Gioacchino Belli al quale è dedicato un monumento nella piazza omonima di Trastevere. Informazioni pratiche: Keats-Shelley Memorial House, Piazza di Spagna 26, aperta dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, il sabato dalle 11.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00, chiusa domenica (tel. 066784235). Museo di Goethe, Via del Corso 18, aperto dalle 10.00 alle 18.00, chiuso lunedì (tel. 0632650412). Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1/b, aperto dalle 10.00 alle 20.00, chiuso lunedì (tel. 065816563). Se si ha tempo a disposizione si consiglia di raggiungere il complesso monastico di Sant’Onofrio al Gianicolo, nel cui convento visse, gli ultimi anni della sua vita, Torquato Tasso (Sorrento 1544Roma 1595). Luogo incantevole e suggestivo, fu visitato anche da Giacomo Leopardi che, in una lettera indirizzata al fratello Carlo, scrisse: «fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato a Roma». Nel Museo Tassiano (per visitarlo è sufficiente citofonare all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, tel. 066828121) si conservano manoscritti del poeta, antiche edizioni dei suoi libri, la maschera mortuaria e la lapide tombale proveniente dalla chiesa di Chiesa di Sant’Onofrio dove Tasso è sepolto nella prima cappella a sinistra. La quercia, all’ombra della quale il poeta, solo e depresso, amava riposare durante le sue passeggiate, si trova oggi lungo la passeggiata del Gianicolo, presso la Piazzetta dell’Anfiteatro. 6 19 I LUOGHI DELLA LETTERATURA Sempre fuori dal centro, presso Porta San Paolo, a ridosso della Piramide Cestia, si trova il Cimitero Acattolico, luogo di riposo per tutti gli stranieri non cattolici, morti a Roma dalla fine del XVIII secolo. Numerose sono le tombe, tra le quali quella di Keats, con il semplice epitaffio «Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua» e il sepolcro dell’unico figlio di Goethe, August (1789-1830), nato dalla relazione del poeta con Christiane Vulpius, musa ispiratrice dell’Erotikon. Sulla tomba è collocato solo un ritratto in marmo, senza nome, accompagnato dalla sola indicazione di «Goethe filius». Monumento a G.G.Belli – Piazza G.G. Belli Itinerario 7 ¡ 3 ore Autunno GLI OBELISCHI EGIZIANI 7 GLI OBELISCHI EGIZIANI 20 Roma è stata soprannominata città degli obelischi essendo la città che in assoluto ne esibisce il maggior numero. Attualmente ve ne sono tredici, anche se si favoleggia di un quattordicesimo obelisco sepolto nei pressi della chiesa di San Luigi dei Francesi. Cominciò ad innalzarli l'imperatore Augusto trasportandone due dall'Egitto: seguì il suo esempio Caligola elevandone uno nel Circo Vaticano e costruendo in Campo Marzio il grande tempio dedicato a Iside e Serapide, nella cui area furono poi trovati 5 obelischi; sino alla fine del IV secolo continuarono ad erigere obelischi molti imperatori romani tra i quali Costanzo che nel 357 inaugurò al Circo Massimo l'obelisco che ora si trova al Laterano, il più alto e il più antico del mondo: misura infatti 32,18 metri e risale al XV secolo a.C. Per gli antichi Egizi gli obelischi rappresentavano i simulacri del dio solare Atum-Ra. Il vertice raffigurava il punto di partenza del raggio, il centro cioè del potere solare, mentre la base rappresentava la materia informe che la luce divina del sole trasforma in cosmo. I primi erano stati elevati ad Heliopolis, città consacrata al sole, e venivano eretti in genere al centro dei santuari e accanto ai templi. Sono i relitti di un'età lontanissima, in cui anche le pietre erano oggetto di culto! A Roma essi persero completamente il loro significato originario per assumerne un altro: quello di testimonianza della grandezza dell'impero romano prima, e del papato poi. Il termine che noi oggi usiamo per designare gli obelischi, diverso da quello che usavano gli antichi egizi, è di origine greca: deriva da obelìskos, che significa, forse con una punta di ironia non involontaria, “spiedino”. Per estrarre dalle cave gli immensi monoliti, gli egiziani avrebbero usato uno strumento simile al nostro trapano, munito di una specie di fresa di pietra o di bronzo, la cui azione abrasiva era molto aumentata dall'uso della sabbia. Una volta staccato dalla roccia, l'obelisco veniva fatto scivolare verso il fiume ed issato su una grande chiatta per essere portato a destinazione. L'erezione avveniva quindi per mezzo di un terrapieno: la progressiva eliminazione della sabbia sulla quale era adagiato consentiva di far scendere il monolito sulla sua base. Molto spesso capitava che l'obelisco si spezzasse nel corso di queste lun- ghe e delicate operazioni, come dimostrano i frammenti ritrovati nelle cave o nei fondali dei fiumi. Il nostro itinerario alla ricerca degli antichi obelischi, spesso sistemati dai pontefici al centro di piazze e nodi viari come punti di riferimento visivo, prende inizio da Piazza Navona. Qui, al centro dell'area che ricorda con il suo perimetro l'originaria destinazione per giochi atletici (vedi itinerario n.8), sorge la celebre Fontana dei Fiumi, progettata da Gian Lorenzo Bernini come sostegno di un grandioso obelisco. Il monolito di granito rosso, realizzato nel I secolo d.C. ad imitazione di quelli egiziani per celebrare l'imperatore Domiziano, era forse destinato al tempio di Iside in campo Marzio. Nel 309 l'imperatore Massenzio decise di reimpiegarlo nel circo da lui fatto costruire lungo la via Appia Antica. Rimasto a lungo rotto in cinque pezzi all'interno del circo, venne ritrovato nel 1649 e fatto sistemare da papa Innocenzo X Pamphili nella posizione attuale, al centro della fontana. Subito dopo venne collocata la punta di bronzo, ornata sulla cima dalla colomba con il ramoscello di ulivo nel becco appartenente allo stemma di casa Pamphili. In questo modo veniva dato un forte connotato simbolico al complesso perché la colomba papale domina e trasmette la verità del Vangelo nei quattro continenti, raffigurati allegoricamente dai quattro fiumi posti alla base. Il Danubio, il Gange, il Rio della Plata e il Nilo sono rappresentati come divinità fluviali, facilmente riconoscibili dai singoli attributi. Il Nilo, in particolare, ha il volto coperto da un velo: non perché, come affermano i maligni, non voglia vedere la facciata della chiesa di Sant’Agnese, compiuta dal Borromini, ma per dimostrare il mistero che ancora avvolgeva le origini delle sorgenti del fiume. Da piazza Navona ci si può dirigere verso la Piazza della Rotonda, che prende il nome dalla mole cilindrica del Pantheon (vedi itinerario n. 8). Al centro della piazza, che nella sua forma ricorda lo spazio porticato che già in epoca romana doveva circondare il tempio, sorge una fontana a pianta mistilinea progettata da Giacomo della Porta nel 1575. Al centro della vasca papa Clemente XI Albani fece collocare nel 1711 l'obelisco che tuttora si può ammirare. Il monolite di granito rosso, alto 6,43 metri, proviene dall'Egitto, dove era stato fatto erigere da Ramses II nel XIII secolo a.C. nella città di Heliopolis. Portato a Roma in epoca imprecisata venne riutilizzato nel tempio dedicato ad Iside e Serapide in Campo Marzio. 7 21 GLI OBELISCHI EGIZIANI Obelisco di Piazza della Minerva Autunno Augusto utilizzò tale obelisco come gnomone, cioè l’asta, di un gigantesco orologio solare costruito in Campo Marzio. Doveva proiettare la sua ombra su una piazza lastricata in marmo indicando le ore, le stagioni, i segni dello zodiaco e gli anni, che vi erano segnati in bronzo. Tale orologio non era solo un prodigio tecnologico: era stato costruito in relazione all'Ara Pacis, che originariamente sorgeva nei pressi della chiesa di san Lorenzo in Lucina, ed era regolato in modo da dirigere la sua ombra verso l'altare nel giorno di nascita Per mangiare ci si può recare in Via dei Pastini dell'Imperatore. dove si trova un ottimo forno e una buona pizzeL'obelisco venne eretto nel luogo in cui attualria al taglio. Sempre lungo la via, al civico 122123, è il ristorante Er faciolaro, specializzato in mente si trova nel 1794 per volontà di papa Pio VI cucina romana. che lo fece restaurare integrando le parti mancanti con il granito della Colonna di Antonino Pio che Costeggiando il Pantheon lungo il fianco sinistro andò così distrutta. si giunge nella Piazza della Minerva decorata mirabilmente da un altro monumento berniniaSulla piazza si trova il caratteristico Caffè di no. Il piccolo obelisco di granito rosso, alto 5,47 Montecitorio, frequentato dai deputati della metri, fu costruito nel VI secolo a.C. dal faraone Repubblica. Nella vicina Piazza di Pietra è invece la Apries e venne ritrovato nel 1655 nel convento celebre Caffettiera, rinomato caffè napoletano. dei domenicani di Santa Maria sopra Minerva. Si consiglia ora di prendere via del Corso e di porSubito dopo il rinvenimento papa Alessandro VII Chigi decise di erigerlo nella piazza davanti alla tare a termine questo itinerario raggiungendo Piazza chiesa e affidò il progetto del monumento al del Popolo. Nello splendido scenario della piazza Bernini che ideò come basamento l'elefantino. svetta l'obelisco alto 23,9 metri e datato al XIV secoPer la realizzazione del monumento Bernini si lo a.C.. Fu il primo obelisco ad essere trasferito a sarebbe ispirato ad un romanzo pubblicato alla Roma al tempo di Augusto, per celebrare la vittoria fine del Quattrocento da Francesco Colonna, sull'Egitto, e fu originariamente sistemato nel circo attento al simbolismo dei geroglifici egizi. La Massimo. La collocazione attuale, alla convergenza stele infatti rappresenterebbe la sapienza divi- delle tre strade che costituiscono il cosiddetto trina che discende nella mente robusta raffigura- dente, Via del Corso, Via di Ripetta e Via del ta dall'elefante, come recita anche l'iscrizione Babuino, risale al 1589 ed è dovuta all'instancabile sul basamento con l'ammonimento di Ales- opera del papa urbanista Sisto V e del suo architetto sandro VII “è necessaria una robusta mente Domenico Fontana. L’architetto e il papa spostarono per sostenere la solida sapienza”. Il monu- altri tre obelischi nei pressi di altrettante basiliche di mento è noto oggi come il “Pulcino Roma: San Pietro, Santa Maria Maggiore e San della Minerva” che deriva Giovanni in Laterano. dalla settecentesca denominaL’obelisco di Piazza del Popolo servì in passato a zione di Porcin della Minerva far divertire i romani che, dopo aver bendato un che sottolineava la somiglianza compagno di giochi, lo costringevano a camminare dell’elefante a un maialino. dall’obelisco sino Via del Corso. Difficilmente lo sventurato riusciva nell’impresa perché veniva Dalla Piazza della Minerva ci si può bloccato dagli ostacoli che incontrava lungo il perdirigere verso Piazza Montecitorio dove, corso. davanti al palazzo sede del Parlamento, svetta l'obelisco di granito rosso eretto nel Per mangiare recatevi in Via di Ripetta dove sono VI secolo a.C. ad Heliopolis dal faraone il ristorante la Buca di Ripetta e la pizzeria Pizza Ré, Psammetico II e trasportato a Roma specializzata nella pizza napoletana. Per uno spuntino fugace c’è invece Pane e Formaggio. da Augusto nel 10 a.C. Itinerario 8 ¡ 4 ore Autunno LE PIAZZE STORICHE: dal Campidoglio a Piazza di Spagna L'itinerario non può che prendere inizio da Piazza del Campidoglio che si trova sull’altura del Colle Capitolino, da sempre sede privilegiata della divinità e del potere. Sebbene sia il più basso e il meno esteso dei sette colli, al principio del VI secolo a.C. vi sorse il tempio di Giove Capitolino, in assoluto il tempio più importante dell’antica Roma. In corrispondenza dell'attuale chiesa di Santa Maria in Ara Coeli fu eretto invece il tempio di Giunone Moneta. Proprio nel Tempio di Giunone Moneta, cioè “esortatrice, ammonitrice”, ebbe sede la prima zecca di Roma e dall'attributo della dea deriva il termine con cui ancora oggi definiamo il denaro. Nel 390 a.C. i Galli, comandati dal re Brenno, irruppero in Roma valicando il colle capitolino ma le oche che qui si custodivano, essendo animali sacri a Giunone, cominciarono a starnazzare. I romani, svegliati dal rumore provocato dagli animali, poterono così respingere gli assalitori. 8 LE PIAZZE STORICHE 22 Durante il Medioevo la sommità del colle, parzialmente abbandonato tanto da essere chiamato Monte Caprino perché vi pascolavano le capre, fu sede di mercato. Nel mercato la misura per il vino era ricavata dentro il rocchio di una colonna antica, mentre quella per il grano, la ruggitella, era ricavata dentro l'urna delle ceneri dell'imperatrice Agrippina. la fine del mondo. Tale evento sembra essere però molto lontano, visto che la civetta in realtà è un ciuffo della criniera! Un camminamento recentemente aperto al pubblico congiunge la Piazza del Campidoglio alle Terrazze del Vittoriano, o Altare della Patria, dalle quali si può godere di una incomparabile vista a 360° sulla città. Il monumento, dedicato alla memoria di Vittorio Emanuele II, 1° re d’Italia e, dal 1921, al Milite Ignoto, contiene al suo interno il Museo del Risorgimento ed il Sacrario delle Bandiere ed è interamente percorribile in tutti i suoi spazi. Ai piedi del Campidoglio si apre Piazza Venezia, che prende il nome dal monumentale palazzo voluto da papa Paolo II, di origine veneziana, alla metà del XV secolo. Nel 1929, quando Palazzo Venezia divenne sede del capo di Governo, la piazza fu proclamata Foro d'Italia, divenendo il vero centro della città. Un lato della piazza è dominato dal fondale scenografico Altare della Patria. La costruzione dell'edificio dell’A comportò purtroppo la completa distruzione del preesistente quartiere medievale e rinascimentale dove visse, fino alla sua morte, Michelangelo. Da Piazza Venezia si può in breve raggiungere, percorrendo un tratto di Via del Corso, Piazza Colonna, cosi denominata dall'alta colonna marmorea del II secolo che celebra le vittorie dell'Imperatore Marco Aurelio sulle popolazioni germaniche. La colonna si salvò dalla distruzione perché nel Medio Evo vi fu costruita a ridosso la chiesetta benedettina di Sant’Andrea. Era possibile salire sino al terrazzino in vetta, attraverso la scaletta interna, pagando una tassa. Da lassù, dove un tempo si trovavano le statue di Marco Aurelio e Faustina, i pellegrini potevano ammirare un vasto panorama. La piazza come vero e proprio elemento urbanistico nasce solo a partire dal 1538, quando papa Paolo III ne affida la sistemazione a Michelangelo. Il Buonarroti progetta il bel disegno pavimentale a forma di stella, la facciata del Palazzo Senatorio, sede del Comune di Roma fin dal 1143, e i due palazzi La piazza fu sede delle Poste pontificie, luogo di che abbracciano la piazza, oggi sede rinnovata dei celebri caffè e di famosi concerti bandistici. Musei Capitolini, i più antichi musei del mondo. Attualmente è il centro della vita politica italiana, che gravita attorno a Palazzo Chigi sede della presiLa statua equestre di Marco Aurelio, di cui oggi è denza del Consiglio dei Ministri. visibile la copia fedele al centro della piazza e l'origiDa Piazza Colonna ci si può dirigere, passando di nale all'interno dei musei, passò indenne attraverso il fronte a Palazzo Montecitorio, sede del Parlamento medioevo, epoca in cui i metalli venivano fusi e riutidella Repubblica, verso la Piazza della Rotonda che lizzati, solo per un equivoco: i papi, che ne furono proprietari fino al XV secolo, avevano identificato il prende nome dall'inconfondibile mole del Pantheon. personaggio con Costantino, primo imperatore criIl Pantheon è l'edificio dell'antica Roma che stiano. Narra la leggenda che quando canterà la civetta che si trova fra le orecchie del cavallo ci sarà meglio si è conservato fino ai nostri giorni e rap- G. Della Porta: Fontana di Piazza della Rotonda (part.) – Pantheon Da piazza della Rotonda si può raggiungere in breve Piazza Navona, uno dei più straordinari esempi di persistenza urbanistica della città. L'originale forma della piazza ricalca infatti con estrema fedeltà il perimetro dell'antico stadio di Domiziano fatto costruire nell'86 d.C. per svolgervi gare di atletica. I resti di tale antico complesso giacciono a 5-6 metri al di sotto dell'attuale piano stradale e sono ancora visibili sotto un palazzo moderno in Piazza di Tor Sanguigna e nei sotterranei della chiesa di Sant’Agnese in Agone. Il nome attuale della piazza deriva, per corruzione linguistica, proprio del termine Agones, che in latino significa appunto “giochi”. 8 23 LE PIAZZE STORICHE La caratteristica più sbalorditiva dell'edificio è l'eccezionale cupola di copertura. Si tratta della cupola più grande che sia stata mai realizzata in calcestruzzo; il suo diametro misura 43, 30 m ed è maggiore di quello della cupola di San Pietro!! Tutto l'edificio è concepito come una figura geometrica perfetta: una sfera inserita in un cilindro. Il diametro della sfera coincide con l'altezza del cilindro. La cupola, realizzata con materiali diversi e sempre più leggeri verso l’alto, termina con un grande occhio aperto, dal diametro di 9 metri. Da questa apertura entra la pioggia convogliata nei tombini visibili sul pavimento. Il Pantheon è oggi sacrario dei re d'Italia: infatti qui sono le tombe di Vittorio Emanuele II, di Umberto I e di Margherita di Savoia. In un sarcofago antico, inoltre, si trova la tomba di Raffaello Sanzio. Sul coperchio del sarcofago sono incisi i due versi latini che il poeta Pietro Bembo scrisse per il famoso artista: Questo è Raffaello, dal quale, vivo, la Natura temette di essere vinta, e mentre egli moriva, di morire anch'essa. Se si ha il tempo per una piccola pausa, si consiglia di sorseggiare un caffé o di gustare una granita di caffè con panna alla torrefazione Tazza d'Oro, all’angolo con Via dei Pastini. Prelibatezze gastronomiche si possono acquistare presso la salumeria Rossi in Piazza della Rotonda 4. Autunno presenta un vero capolavoro di architettura. Il nome di Agrippa, leggibile ancora sulla facciata, ricorda il genero dell'Imperatore Augusto, che per primo realizzò questo tempio dedicato “a tutti gli dei”. Il Pantheon attuale però, completamente diverso dall'originale, è opera dell'imperatore Adriano, che al principio del II secolo riedificò il monumento conservandone solo, per modestia, l'antica iscrizione. Nel VI secolo l'imperatore bizantino Foca donò l'edificio a papa Bonifacio IV che lo trasformò nell'attuale chiesa di Santa Maria ad Martyres. Per la solenne consacrazione della chiesa, il papa fece giungere dalle catacombe ben 28 carri di ossa di martiri che furono deposte sotto l’altare. Durante la cerimonia, alle note del Gloria, i romani videro schiere di diavoli alzarsi in volo e uscire dall’apertura della cupola. Autunno La chiesa di Sant'Agnese in Agone sorge sul luogo in cui, secondo la tradizione, la dodicenne Agnese fu martirizzata, alla fine del III secolo durante le violente persecuzioni dell'imperatore Diocleziano. La santa, esposta nuda al ludibrio dei pagani, ebbe il corpo miracolosamente ricoperto dai suoi stessi capelli, allungatisi all’improvviso. 8 LE PIAZZE STORICHE 24 Il carattere e la fisionomia dell'attuale piazza venne impresso nel XVII secolo allorché la nobile famiglia dei Pamphili, che aveva fissato la propria residenza nella zona, si affidò ai più grandi architetti dell’epoca per monumentalizzare l'area e renderla uno dei più scenografici spazi esistenti nella città. Uno degli spettacoli più divertenti era il cosiddetto “lago” che si svolgeva in piazza durante i mesi più caldi. La bocca del mostro marino che si contorce tra i flutti, unico punto di scarico delle acque della Fontana dei Fiumi, veniva chiusa, provocando così l’allagamento della piazza. Le carrozze che si dirigevano a Palazzo Pamphilj assumevano le fogge più bizzarre, sempre comunque in relazione con l’acqua. Al passaggio esse venivano ammirate dal popolo che approfittava del lago per rinfrescarsi un pò. L’usanza venne interrotta a fine Ottocento per motivi igienici. senza delle rappresentanze diplomatiche di Francia e Spagna che influirono anche sul nome stesso della piazza. Nota infatti inizialmente come Platea Trinitatis, per la chiesa di Trinità dei Monti che la sovrasta, si chiamò in seguito Piazza di Spagna, nella parte destra, dinanzi al palazzo dell'ambasciata di Spagna e Piazza di Francia, nella parte rivolta verso Via del Babuino. Davanti al palazzo di Spagna nel 1857 fu innalzata la colonna dell’Immacolata. È uno degli ultimi monumenti della Roma papalina, voluto da papa Pio IX per celebrare la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione della Vergine. Ogni anno, l’8 dicembre, i vigili del fuoco, alla presenza del pontefice, rendono onore alla Vergine deponendo una corona di fiori sulla statua. Sulla sommità della collina, dove nell'antichità sorgevano favolose ville residenziali, svetta oggi la scenografica facciata della chiesa eretta nel XVI secolo per volere dei sovrani di Francia nel luogo preferito da San Francesco da Paola per la solitudine e la pace. Il sito era infatti completamente isolato dalla parte più bassa e, dove oggi si ammira la scalinata, c’era in origine un vero e proprio bosco, spesso scenario di fatti delittuosi. La scalinata realizzata da Francesco de Santis, a partire dal 1732, è composta da 138 gradini che però si salgono La piazza è circondata da ottimi caffè e gelaterie: molto agevolmente perché l’architetto aveva previsi può consigliare di fermarsi ai Tre Scalini, per sto la presenza di sedili e di piccole piazzole tra gustare il famoso tartufo al cioccolato oppure al una rampa e l’altra. Caffè della Pace in Via della Pace, da anni uno dei più animati punti di incontro della capitale. La Se è pomeriggio si consiglia di fermarsi per gustanotte è meta prediletta di giovani e gente dello re il rituale tè delle cinque presso la rinomata sala da spettacolo, mentre di giorno è frequentata da artitè Babington’s, un vero e proprio angolo di vecchia sti e intellettuali. Inghilterra voluto nel 1893 dalle intraprendenti Miss Babington e Miss Cargill. Qui viene servito anche un Chiude necessariamente l'itinerario attraverso le ottimo brunch, ma per uno spuntino più veloce c’é piazze storiche di Roma Piazza di Spagna. La piazsempre Mc Donald’s in Piazza di Spagna. Per gli altri za, dalla forma estremamente originale, con una numerosi locali e negozi della zona si veda l’itinerastrozzatura al centro che la divide in due parti, rio n. 14. quasi fosse una farfalla, fu fin dal Seicento luogo d'incontro per i viaggiatori provenienti da tutta Europa, che qui potevano comodamente arrivare con le carrozze. Cominciarono così a sorgere alberghi, botteghe e caffè nei quali si ritrovavano pittori, scrittori e rampolli di ricche famiglie, in un clima internazionale, ritratto alla fine dell'Ottocento da Gabriele D'Annunzio. Il carattere europeo dell'area è sottolineato chiaramente dalla pre- G.L. Bernini: Fontana dei Fiumi (part.) – Piazza Navona INVERNO • Itinerario 9 ROMA BAROCCA: Bernini e Borromini • Itinerario 10 ROMA NEL RINASCIMENTO: dal Vaticano ai Rioni Parione, Regola e Trastevere • Itinerario 11 I PALAZZI NOBILIARI • Itinerario 12 I LUOGHI DEI SANTI “È la sesta volta che arrivo alla città eterna, ma sono di nuovo profondamente emozionato. È uso immemorabile delle persone sensibili commuoversi nel giungere a Roma, sicché quasi mi vergogno di quello che scrivo ...” Stendhal, Passeggiate romane, ed. Laterza, Bari 1991. Itinerario 9 ¡ 5/6 ore Inverno ROMA BAROCCA: Bernini e Borromini 9 ROMA BAROCCA 26 Se c’è nell’arte un periodo che si può dire abbia lasciato indelebilmente impresso il proprio carattere alla città di Roma, questo è il Barocco. Espressione concreta della Chiesa trionfante che è riuscita a superare la crisi provocata dalla riforma protestante, il barocco è per eccellenza lo stile della teatralità, della meraviglia e dello stupore che coinvolge emotivamente lo spettatore. Nel corso del XVII secolo sono stati realizzati palazzi, fontane, piazze e chiese che hanno capillarmente invaso la città dandole un volto nuovo che, ancora oggi, la contraddistingue nel mondo. degli elementi architettonici nonché il continuo alternarsi di linee concave e convesse negli elementi decorativi, sono stati realizzati grazie all’uso esclusivo dello stucco, materiale particolarmente duttile che ben si adattava - più del marmo - ai fantasiosi progetti dell’architetto. Borromini riuscì a creare un capolavoro assoluto, malgrado le dimensioni estremamente ridotte della chiesa. Si narra che l’intera superficie della chiesa sia ampia quanto quella di un solo pilone di sostegno della cupola di San Pietro! Proseguendo per la via, sullo stesso lato di San Carlino, si erge la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale , capolavoro di Bernini. Definita la «perla» del Barocco per i preziosi materiali impiegati nella costruzione, la chiesa fu l’edificio al quale Bernini si sentì più legato. Durante gli ultimi anni della sua vita, nel tardo pomeriggio, si Seguendo l’itinerario, si ripetono alternatamen- faceva condurre in chiesa per ammirare la luce te i nomi dei due grandi e indiscussi protagonisti che, filtrata dalle finestre, si rifletteva sulle pareti di questa stagione, Bernini e Borromini che, forse di marmo e sulle decorazioni in oro e stucco. a causa della rivalità che ha caratterizzato i loro rapporti, si rivelarono entrambi due autentici Gian Lorenzo Bernini fu anche artefice di due geni. lavori in Palazzo del Quirinale: la loggia delle benedizioni e il torrione circolare, aggiunto come baluardo difensivo all’epoca di papa Urbano VIII. L’itinerario inizia dalla chiesa di Santa Maria della Vittoria dove è possibile ammirare un vero Sorto come residenza suburbana nel XVI secolo, e proprio capolavoro, la stupefacente Estasi di il Palazzo del Quirinale fu in seguito scelSanta Teresa scolpita da Gian Lorenzo Bernini. to come residenza ponCollocata nella cappella Cornaro, a sinistra del tificia estiva grazie transetto, l’opera è concepita in maniera teatraalla salubrità dell’ale, rispettando le parole di Santa Teresa d’Avila ria e alla vicinanza che, per descrivere il momento in cui un angelo con il centro della le trafisse il cuore, scrisse di essersi sentita città. Divenuta «incendiata dell’Amore di Dio». La messa in nel 1870 sfarscena dell’opera è accentuata dalla presenza, zosa reggia nei palchetti laterali, di alcuni membri della dei Savoia è famiglia Cornaro che sono gli spettatori privileoggi sede della giati di un’esperienza alla quale tutti i fedeli Presidenza della sono invitati a partecipare. Repubblica. Il La scultura, nel Settecento, fu particolarmente palazzo è criticata per essere eccessivamente sensuale, visitabile tanto che il marchese de Sade stentava a credere o g n i che Teresa fosse santa e il de Brosses, letterato domenica francese, si permise di affermare: «se questo è mattina, amore divino, lo conosco bene». dalle 8.30 alle 12.30 mentre ogni Di Francesco Borromini è invece il progetto domenica pomeriggio della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, in alle 16.00, nella piazza Via del Quirinale. Le forme bizzarre ed estrose antistante, si svolge il solen- G.L. Bernini: Angelo (part.) – Ponte Sant’Angelo Percorrendo Via del Seminario, oltrepassato il Pantheon (vedi itinerario n. 8) si gira a sinistra fino a giungere in Piazza Sant’Eustachio, dove si ammira la cupola della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, capolavoro di Francesco Borromini. La chiesa fu concepita per essere la cappella dell’Università di Roma, istituita nel 1303 da Bonifacio VIII. La sede originaria si trovava a Trastevere e, solo nella metà del Quattrocento, l’università fu trasferita nell’area di Sant’Ivo dove ancora oggi sorge il palazzo. L’edificio fu la sede dell’Università «La Sapienza» di Roma fino al 1935, quando poi fu trasferita nella Città Universitaria. Andrea P o z z o , sacerdote gesuita, pittore, architetto e matematico che svolse anche, all’interno dell’ordine religioso, la mansione di cuoco. L’incarico per la costruzione della cappella di Sant’Ivo fu originariamente assegnato a Gian Lorenzo Bernini che ritenendo il lavoro scomodo e difficile, pensò di affidarlo al Borromini che creò invece una straordinaria quanto complessa struttura. L’originalissima pianta esagonale riprende, schematizzata, l’ape simbolo della famiglia dei Barberini che commissionò l’opera. Straordinaria è anche la cupola, dall’inconsueta forma a spirale culminante con una corona di fiamme. Essa è simbolo di carità, la virtù principale di Sant’Ivo, protettore degli avvocati, che si pose gratuitamente al servizio dei poveri e degli indifesi divenendo così l’«avvocato dei poveri». 9 27 ROMA BAROCCA Ma ancora più grande è lo stupore dinanzi alla finta cupola. È un trompe-l’œil realizzato in prospettiva per essere visto dai fedeli disposti lungo la navata. Per ammirare la cupola, realizzata su tela, ci si può fermare sul disco in porfido al centro della navata. Per cogliere l’inganno visivo ci si deve invece spostare verso il transetto! L’autore di questo capolavoro è Inverno ne Cambio della guardia, accompagnato da un Prima di proseguire la visita si consiglia di ferconcerto bandistico. marsi ad ammirare la piccola ma deliziosa piazzetta antistante la chiesa. Quando, nel 1727, l’arDi fronte al Palazzo del Quirinale si trovano le chitetto Filippo Raguzzini progettò i movimentati Scuderie papali, recentemente ristrutturate dal- edifici, fu criticato per aver realizzato una piazza l’architetto Gae Aulenti per ospitare importanti a forma di «canterano», mobile di moda all’epoesposizioni d’arte. Dalla caffetteria, allestita all’in- ca. In realtà lo spazio appare oggi come una delle terno dello spazio espositivo, si gode uno dei più più riuscite creazioni rococò. La Via dei Burrò, spettacolari panorami sulla città. che si insinua alle spalle di uno dei palazzetti, prende il nome dai bureaux, cioè uffici francesi Scendendo dal colle del Quirinale per Via che avevano sede in questi stabili. della Dataria e oltrepassata Via del Corso, vale la In Via dei Bergamaschi 59 si trova il negozio pena di entrare nella chiesa di Sant’Ignazio, anche se non vi sono opere né di Bernini né di Tulipani Bianchi, dove due simpatici ragazzi svizBorromini. L’immenso soffitto, opera di padre zeri, Monika e Franz, realizzano originalissimi Pozzo che dipinse un’architettura aperta nel bouquet ed eleganti composizioni floreali. cielo dove sant’Ignazio viene accolto e glorificaNella vicina Piazza di Pietra 45, si può mangiato, è infatti una delle ultime e stupefacenti espressioni della pittura barocca. È incredibile re all’Osteria dell’Ingegno. Molto frequentati sono l’illusione provocata dalle finte architetture che anche il pub americano Miscellanea, che offre a danno l’idea di uno spazio che si estende all’in- pranzo gustose insalate, in Via delle Paste, e il Pub Incontro, in Via del Collegio Romano 6. finito. Inverno La lanterna della cupola ricorda la valva di un mollusco che Borromini conservava nella sua collezione di conchiglie. È probabile quindi che l’artista si sia ispirato, nel realizzare il disegno per la corona gemmata a coronamento dell’edificio, proprio alla forma allungatissima del mollusco! 9 ROMA BAROCCA 28 però ci si rende conto che esse mostrano in realtà il susseguirsi di espressioni di dolore sul volto di una donna durante il parto. Girando intorno al monumento, in senso orario, si vedono sette momenti diversi della gravidanza, fino al volto sorridente di un bambino. Bernini volle, evidentemente attraverso la figura di papa Urbano VIII Se si desidera un buon caffè, ci si deve recare al Barberini, celebrare l’umanità che soffre nell’atteCaffè Sant’Eustachio, Piazza Sant’Eustachio 82 sa della salvezza. mentre al n. 54 si trova Camilloni, celebre per la pasticceria e il gelato artigianale. Sul fondo dell’abside si staglia la Cattedra, la grande sedia in bronzo, sorretta da quattro giganDopo una sosta a Piazza Navona (vedi itinera- tesche statue raffiguranti i Dottori della Chiesa, rio n. 7), da sempre scenografico scenario per che fu realizzata per custodire la sedia episcopale feste, spettacoli e processioni, l’itinerario sul dove Pietro sedeva. In realtà la cattedra, custodiBarocco non può che concludersi in Vaticano, ta all’interno del monumento barocco, risale al IX dove Bernini ha lasciato innumerevoli testimo- secolo ed è un dono fatto da re Carlo il Calvo a nianze del suo talento, a partire dallo spettaco- papa Giovanni VII. lare Colonnato di Piazza San Pietro . La forma ellittica, che vuole simboleggiare l’abbraccio Per avere un’idea delle dimensioni della cattedella chiesa all’intera umanità, è definita da una dra, si ricorda che furono impiegate più di 121 serie di 284 colonne disposte su quattro file. Se tonnellate di bronzo e che la lunghezza dell’aperperò ci si posiziona su uno dei due fuochi del- tura d’ali della colomba dello spirito santo sulla l’ellisse, segnalati da un disco di granito, sembra vetrata è 1.75 metri. Anche le tiare dei dottori che il colonnato sia composto da una sola fila di della chiesa, collocati in basso, sono alte circa due colonne! metri. Al termine del braccio destro del colonnato, due guardie svizzere sostano davanti alla Scala Bernini realizzò anche i monumenti funebri dei Regia realizzata anch’essa da Gian Lorenzo papi Urbano VIII Barberini e Alessandro VII Chigi. Bernini. Sfruttando abilmente il poco spazio a disQuest’ultimo, collocato nel transetto sinistro, posizione, e mediante l’utilizzo di accorgimenti aveva originariamente la statua della Verità scolottici, l’artista è riuscito a creare una scala appa- pita nuda; ma il papa, giudicando la figura femrentemente di dimensioni più grandi di quelle minile scandalosa, la fece riscoprire con una reali. veste in bronzo. L’oramai anziano Bernini, nonostante le opposizioni, dovette arrendersi di Anche all’interno della basilica, le geniali inven- fronte alle richiesta del pontefice e vedere modizioni del Bernini non cessano di stupire. ficata la sua opera. La porta sottostante il monuL’immenso spazio sottostante la cupola è stato mento è la Porta della Morte, caratterizzata dal occupato dal gigantesco baldacchino, alto ben 29 macabro scheletro con la clessidra in mano, metri, come Palazzo Farnese e il Louvre, le cui attraverso la quale tutti gli essere mortali prima o colonne tortili furono realizzate fondendo il bron- poi passeranno. zo delle tegole del Pantheon, cosa che fu immediatamente oggetto della celebre pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini (Quello che non hanno fatto i barbari, hanno fatto i Barberini). Il baldacchino fu eretto sopra l’altare, a sua volta collocato esattamente sul luogo dove, secondo la tradizione, sarebbe sepolto San Pietro. Sulle basi delle colonne in bronzo che sorreggono il baldacchino, si possono vedere gli scudi con le api dei Barberini. Ad un esame più attento Itinerario 10 ¡ intera giornata ROMA NEL RINASCIMENTO: dal Vaticano ai rioni Parione, Regola e Trastevere Da San Pietro, attraversando Ponte Vittorio Emanuele II, è possibile andare a pranzo da Lilli, tipica trattoria romanesca, in Via Tor di Nona 26. In Via del Governo Vecchio 28 si trova invece Da Giovanni, frequentatissimo alimentari specializzato in pizza ripiena! Nei pressi di Piazza Navona si trova la bellissima chiesa di Santa Maria della Pace con la facciata barocca di Pietro da Cortona. In realtà fu costruita per volontà di Sisto IV, lo stesso papa che fece edificare la Cappella Sistina, alla fine del XV secolo. All’interno sono conservati affreschi del Peruzzi e di Raffaello, le Sibille. Il chiostro è uno straordinario esempio di architettura rinascimentale ed è la prima opera compiuta a Roma da Bramante. Per immergersi completamente nell’atmosfera rinascimentale è sufficiente perdersi nei vicoli del rione Parione, tra Piazza del Fico, Via di Parione, Via del Governo Vecchio, Via di Monte Giordano e Via dei Coronari, famosa per i suoi negozi di antiquariato. Guardare le facciate dei palazzi è un vero e proprio piacere, al quale si aggiunge, sovente, lo stupore per la scoperta inaspettata di un prezioso cortile. Le zone limitrofe a Via della Pace, Piazza del Fico e Via del Governo Vecchio si animano, dal tardo pomeriggio fino a tarda notte, con folle di persone 10 29 ROMA NEL RINASCIMENTO L’itinerario comincia dai Musei Vaticani, all’interno dei quali è possibile visitare la Cappella Sistina, uno dei monumenti più famosi e visitati del mondo. Voluta alla fine del XV secolo da papa Sisto IV dal quale prende il nome, la cappella è l’esempio più emblematico del mecenatismo papale durante il Rinascimento. È decorata con straordinari affreschi compiuti da Perugino, Ghirlandaio, Luca Signorelli, Botticelli e Cosimo Rosselli, che erano alla fine del Quattrocento i pittori più famosi attivi tra Toscana e Umbria. Successivamente la cappella, destinata sia al papa sia al popolo di fedeli, fu abbellita dagli straordinari dipinti compiuti da Michelangelo nel XVI secolo. Il grandissimo artista – anche lui di origini toscane – realizzò gli affreschi della volta tra il 1508 e il 1512 e quelli della parete d’altare, con il celeberrimo Giudizio Universale, tra il 1534 e il 1541. I circa quattrocento personaggi che affollano il Giudizio sono quasi tutti senza abiti e in alcuni di essi sono ritratti personaggi coevi all’artista. Nelle sembianze di Minosse, con i fianchi cinti da un serpente che gli morde i testicoli, è raffigurato Biagio da Cesena, cerimoniere papale mentre nella pelle di San Sebastiano, morto scorticato vivo, è possibile riconoscere il volto di Michelangelo. I nudi fecero gridare allo scandalo e, quando Michelangelo era ancora in vita, furono in parte coperti da Daniele da Volterra da allora detto il “braghettone”. I restauri per la pulitura degli affreschi della Cappella Sistina sono finiti nel 1999 e hanno consentito di riscoprire gli intensi colori originari, offuscati per tanti anni dallo sporco. La piazza è dominata dalla chiesa più grande del mondo: la Basilica di San Pietro. La cupola è opera di Michelangelo che progettò anche la pianta della chiesa rinascimentale, ricostruita su quella paleocristiana per volontà dell’architetto papale Donato Bramante che fece distruggere l’antica basilica. Per questo motivo Bramante fu detto “Mastro ruinante”. Del Buonarroti è anche la bellissima Pietà, conservata nella prima cappella della navata laterale destra. È l’unica opera firmata dal grande artista: si narra che lo scultore, arrabbiato perché nessuno sapeva chi avesse realizzato il capolavoro, decise di incidere il suo nome sulla fascia che cinge il petto della Vergine. Michelangelo lasciò inoltre impresso il suo monogramma M inciso nelle pieghe della mano destra della Madonna, quella rivolta verso gli spettatori. Inverno Durante il Medio Evo, la città di Roma fu abbandonata a causa del trasferimento della corte papale ad Avignone, in Francia. L’assenza del pontefice provocò di conseguenza un crisi economica che costrinse la popolazione ad abbandonare la città. Questa, ridotta in miseria, divenne in breve un ammasso di rovine dove pascolavano greggi e bovini. Ma dopo il 1418, anno in cui papa Martino V ristabilì la sede pontificia a Roma, la città cominciò a rinascere e, alla fine del XV secolo, tornò a essere la grande capitale di un tempo. Dai Musei Vaticani, dove è possibile vedere anche le Stanze di Raffaello, dipinte tra il 1509 e il 1512 e Appartamento Borgia, affrescato alla fine del XV l’A secolo da Pinturicchio, si può arrivare Piazza San Pietro. Inverno che rendono il quartiere uno dei più vivaci della città. Per mangiare o bere c’è solo l’imbarazzo della scelta anche se per una pizza “romana” si consigliano Baffetto a Via del Governo Vecchio e Il corallo nella strada omonima. Molto carino è anche il ristorante Ciccia bomba in Via del Governo Vecchio 76. 10 ROMA NEL RINASCIMENTO 30 In Piazza Pasquino c’è la statua di Pasquino, la più celebre “statua parlante” di Roma. Sul torso della scultura antica, da secoli si affiggono frasi satiriche, le cosiddette “Pasquinate”, scritte da anonimi cittadini o celebri poeti come Pietro Aretino e Gianbattista Marino. Le statue parlanti erano almeno sei. Si conoscono ancora Madama Lucrezia in Piazza San Marco; Marforio nel cortile del Palazzo Nuovo in Campidoglio; il Facchino in Via Lata, l’Abate Luigi in Piazza Vidoni e il Babuino in Via del Babuino. Attraversando Corso Vittorio Emanuele, si giunge nel rione Regola, dove si dispiegano altre strade rinascimentali. Via di Monserrato, che prende il nome dal santuario spagnolo di Montserrat, si chiamava anticamente Via di Corte Savella dalle carceri e i tribunali sui quali aveva giurisdizione la famiglia dei Savelli. Lungo la via, molti sono i palazzi eretti tra il Quattrocento e il Cinquecento tra i quali la Casa di Pietro Paolo della Zecca, il Palazzo Incoronati (n. 152), Palazzo Ricci (n.25) e quello al n. 117. Frequentato nel Rinascimento da prostitute, l’edificio fu restaurato nel 1870 dal proprietario che, criticato per aver voluto modernizzare troppo la facciata, fece incidere sull’architrave la frase “Trahit sua quemque voluptas” (Ciascuno è mosso dal proprio piacere), intendendo così rivendicare il diritto di agire liberamente. Via del Pellegrino è un tratto del rettifilo medievale che univa la zona del portico d’Ottavia a Ponte Sant’Angelo. Riordinata nel XV secolo dai papi Sisto IV e Alessandro VI, la strada ha ancora alcune facciate di palazzi dipinti nel XVI secolo (n. 64-66). Al n. 58 abitò Vannozza Cattanei, amante del cardinale Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI, dal quale ebbe i figli Lucrezia e Cesare, detto il Valentino. In fondo alla via, verso Campo de’ Fiori, sulla destra si apre un vicolo chiuso che conduce in una corte molto pittoresca, l’Archetto degli Acetari, riprodotta in numerosi dipinti e stampe. straordinaria quantità di cassette da noleggiare o acquistare. In Via del Pellegrino si può invece trovare la Libreria del viaggiatore la più fornita a Roma sui viaggi. Tra i palazzi più importanti e grandi del rione si annovera in Piazza della Cancelleria il bellissimo Palazzo della Cancelleria costruito, nel XV secolo, dal cardinale Raffaele Riario. Titolare della chiesa di San Lorenzo in Damaso e nipote del defunto papa Sisto IV, il Riario costruì il suo palazzo con i soldi vinti al gioco del dado ai danni di Franceschetto Cybo, figlio del papa Innocenzo VIII. L’edificio, straordinariamente imponente per essere la residenza di un cardinale, è stato costruito su disegno di un ignoto architetto. Il progetto è attribuito oggi ad Andrea Bregno coadiuvato probabilmente da Donato Bramante che ideò l’elegante cortile (vedi itinerario n.17). Campo de’ Fiori è certamente una delle piazze più caratteristiche di Roma, con il suo mercato rionale e la statua di Giordano Bruno al centro. Il filosofo domenicano fu arso vivo in Campo de’ Fiori il 17 febbraio 1600 perché considerato eretico (appoggiò la teoria eliocentrica di Copernico e Galilei, di cui era amico). La statua fu scolpita da Ettore Ferrari nel 1887. Non si può non segnalare il forno al n. 22 della piazza. La pizza, appena sfornata, è una delle più buone di Roma. Campo de’ Fiori la sera diventa un luogo di ritrovo soprattutto per i giovani che frequentano la Vineria e i ristorantini della zona. Per gli amanti della cucina romanesca si segnalano la Carbonara e l’Hosteria romanesca dove si può mangiare una buonissima amatriciana. La strada più famosa del rione è sicuramente Via Giulia che si raggiunge attraversando Piazza Farnese. Il palazzo che da’ il nome a questo grande salotto all’aperto è Palazzo Farnese, costruito da Antonio da Sangallo il Giovane per i cardinale Alessandro Farnese, divenuto papa nel 1534 col nome di Paolo III (vedi itinerario n.17). Terminato da Michelangelo, che realizzò la finestra centrale, il cornicione e il terzo piano del cortile, l’edificio è sede, dal 1871, dell’Ambasciata di Francia. Se i francesi lo consentono, è visitabile su prenotazione telefonando al numero 06686011. Entrare nel palazzo è un vero In Via Monserrato 107 c’è Hollywood, negozio privilegio visto che, fino a poco tempo fa, gli ambaspecializzato in video di film d’autore con una sciatori non gradivano visite. All’interno dell’edificio si trovano la Galleria dei Carracci e la sala dei Fasti Farnesiani, affrescata dal Salviati. Sopannominato il «Dado» per la sua forma, il palazzo è stato da poco restaurato. La pulitura della facciata ha riportato alla luce la policromia dei mattoni che, disposti a losanghe, decorano la superficie. L’itinerario rinascimentale non può che concludersi a Villa Chigi detta la Farnesina in Via della Lungara 230. Capolavoro architettonico di Baldassarre Peruzzi, la dimora suburbana fu costruita all’inizio del XVI secolo per il ricco banchiere senese Agostino Chigi. All’interno si conservano affreschi dello stesso Peruzzi, di Sebastiano del Piombo, di Sodoma e Raffaello. È un luogo straordinario la cui visita non si può assolutamente perdere. I banchetti organizzati da Agostino Chigi furono celebri per lo sfarzo che li caratterizzava. Alla fine di un banchetto nel 1518 furono gettati nel Tevere, tra lo stupore e lo sgomento degli ospiti, tutti i piatti e le posate d’oro con i quali erano state offerte le vivande. Ma l’astuzia di Agostino Chigi fu tale che numerose reti, precedentemente adagiate sul fondale del fiume, consentirono il recupero delle preziose vettovaglie! Lungo Via della Lungara si trova il Carcere di Regina Coeli, istituito alla fine del XIX secolo e il cui nome deriva dalla preesistente chiesa di Santa Maria Regina Coeli. Si tramanda che non vi siano romani “de Roma” che almeno una volta non abbiano sceso “er gradino der Coeli”, vale a dire il gradino che conduce all’interno del carcere. 10 31 ROMA NEL RINASCIMENTO Per oltrepassare il Tevere si percorre Ponte Sisto, le cui origini risalgono al II secolo dopo Cristo. Il ponte attuale, sottoposto fino al 1999 ad un intervento di ristrutturazione e di consolidamento, fu eretto, nella seconda metà del XVI secolo, sulle fondamenta di quello antico, dal pontefice Sisto IV della Rovere, dal quale prese il nome. In occasione del Per concludere la serata si può cenare a La Scala, Giubileo del 1475, il ponte doveva infatti congiun- divertente bistrot dove si può ascoltare anche musigere le due sponde del fiume permettendo al rione ca live, in Via della Scala 60. Trastevere di avere una diretta comunicazione con il resto della città. Nel 1879 fu ampliato con le nuove passerelle laterali in ghisa, sospese su mensoloni. Informazioni pratiche: Musei Vaticani e Cappella Sistina, Viale del Vaticano, orario da novembre a A Trastevere, da Piazza Trilussa, si arriva in Via febbraio dalle ore 8.45 alle ore 13.45, da marzo a della Lungara passando sotto Porta Settimiana. Nata, ottobre dalle ore 8.45 alle ore 16.45; chiusi domenel III secolo, come arco onorario dell’imperatore nica e festività religiose. Ingresso a pagamenSettimio Severo, la porta fu poi inglobata nella cinta to. L’ultima domenica del mese i musei sono apermuraria di Aureliano e ampliata nel XV secolo. ti dalle ore 8.45 alle ore 13.45 e gratuiti L’aspetto attuale si deve al papa Pio VI. (tel. 0669884947). Villa Farnesina alla Lungara, Via della Lungara In Via Santa Dorotea 19 avrebbe abitato la 230, orario 9.00-13.00, chiusa domenica. Ingresso a Fornarina, amante di Raffaello. La donna, immorta- pagamento (tel. 0668027268). lata nel celebre dipinto conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, avrebbe dimorato anche in un’altra casa in Via del Governo Vecchio 48, come ricorda l’iscrizione nell’androne. In Via di Porta Settimiana 8 si trova Romolo , uno dei più caratteristici ristoranti di Inverno Via Giulia prende il nome da papa Giulio II che la fece aprire, su progetto di Bramante, all’inizio del Cinquecento, per istituirvi le sedi dei palazzi del potere. L’ambizioso progetto non fu però realizzato anche se fu iniziata la costruzione del tribunale del quale ancora oggi si vedono, tra Via del Cefalo e Via del Gonfalone, alcuni grossi blocchi di marmo, soprannominati dai romani i “sofà di via Giulia”, che costituivano la base della facciata. In via Giulia si trova il cavalcavia dei Farnese, un ampio arco che crea uno scorcio romantico della via. Fu realizzato nel 1603 per unire, scavalcando la strada, Palazzo Farnese con alcuni edifici collocati di fronte. In questo tratto di strada si svolsero alcune feste romane tra le quali il “palio de barberi e cavalli” nel 1638. Trastevere. Il locale, con giardino interno, fu il preferito dal poeta Trilussa. Itinerario 11 ¡ intera giornata Inverno I PALAZZI NOBILIARI 11 I PALAZZI NOBILIARI 32 La presenza del papato a Roma ha senza dubbio fortemente influenzato la storia della città, segnando anche il suo sviluppo urbanistico e monumentale. Il mecenatismo di papi e cardinali, supportato da ingenti risorse finanziarie provenienti da tasse sempre più gravose imposte al popolo romano, ha lasciato copiose testimonianze del lusso di cui amavano circondarsi le nobili famiglie. Ancora oggi è possibile visitare alcuni di questi splendidi palazzi, fortunatamente aperti al pubblico, dove non è difficile immaginare la fastosa vita che si svolgeva all'interno. L'imponente Palazzo Doria Pamphilj, sede di una delle più prestigiose raccolte d'arte comprendente opere di Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Velasquez e Bernini, è tuttora di proprietà della nobile famiglia, che abita in un'ala dell'edificio non aperta al pubblico. Visitando le splendide sale, decorate con i preziosi arredi originari, sembrerà di fare un salto nel tempo e di tornare indietro di due - tre secoli, perché tutto è rimasto inalterato. La storia dell'edificio, che nel Cinquecento era di proprietà degli Aldobrandini, è strettamente legata alle vicende della famiglia di cui oggi porta il nome. Giovanni Battista Pamphilj, papa dal 1644 col nome di Innocenzo X, aveva realizzato per sé e per la famiglia lo splendido palazzo di Piazza Navona (vedi itinerario n.8), oggi Ambasciata del Brasile e dunque difficilmente visitabile. Come da tradizione il nipote Camillo fu nominato cardinal nipote o meglio, come si diceva all'epoca, “cardinal padrone” perché assommava in sé tanti di quegli incarichi che era, in pratica, il vero governatore dello Stato della Chiesa. Camillo però si innamorò di Olimpia Aldobrandini, che sposò dopo aver abbandonato la porpora cardinalizia suscitando grande indignazione nello zio papa e nella madre Olimpia Maidalchini. Quando si calmarono le acque la giovane coppia, che si sposò in segreto fuori Roma, decise di andare a vivere nel palazzo Aldobrandini che venne ingrandito, abbellito e destinato a ospitare il nucleo originario della collezione d'arte che ancora oggi si ammira. Guglielmo II di Germania che, intervenuto nel 1883 ad un ricevimento, si scusò di non essere in grado di poter ricambiare tale ospitalità. Da Piazza del Collegio Romano si può fare una piacevole passeggiata fino a Piazza della Minerva percorrendo Via del Pié di Marmo con i suoi caratteristici negozi. L‘inconsueto nome deriva da un grande piede di marmo, appartenuto ad una antica statua colossale, oggi posto all’inizio di Via di Santo Stefano del Cacco. Originariamente il piede era collocato lungo la strada che ne porta ancora il nome, ma venne rimosso nel 1878 perché era d’intralcio al passaggio del corteo funebre di Vittorio Emanuele II diretto al Pantheon. Attraversando Via del Corso, si giunge in Piazza Santi Apostoli dove si trova Palazzo Colonna, anch'esso sede di una prestigiosa collezione d'arte tuttora appartenente alla nobile famiglia. I Colonna hanno festeggiato nel 2000, con un sontuoso ricevimento, i 900 anni di nascita della dinastia. A testimonianza della vita fastosa che qui si è sempre condotta si ricorda l’usanza relativa alla festività dei Santi Apostoli che si celebra il 1° maggio. In passato, in occasione della ricorrenza, dalle finestre del palazzo che si affacciavano all'interno della chiesa dei Santi Apostoli, venivano gettati cibi e leccornie verso il popolo che si azzuffava per afferrarle e che veniva poi investito da uno scroscio di acqua fredda. Tutto questo accadeva sotto gli occhi divertiti di nobili ed ecclesiastici che assistevano alla scena. Esponente di spicco della famiglia fu Marcantonio Colonna, vincitore nel 1571 della Battaglia di Lepanto che decretò la fine del predominio dei Turchi nel Mediterraneo. L'episodio viene ricordato negli affreschi che ornano le sale e anche nelle fastose consolles che hanno come base figure di schiavi turchi incatenati. Sui gradini d'accesso alla galleria è rimasta incastrata invece la palla di cannone sparata dal Gianicolo in occasione degli scontri fra francesi e garibaldini per la difesa della Repubblica Romana, nel 1849. Nella sontuosa galleria, una delle più belle di Roma, è stata ambientata la famosa scena finale del film Vacanze romane, con Audrey Hepburn e Gregory Peck. Continuamente impreziosito nel corso dei secoli, I più golosi non possono non provare le specialità il palazzo suscitò lo stupore e l'imbarazzo del Kaiser di Moriondo & Gariglio, in Via della Pilotta 2 (un 11 33 I PALAZZI NOBILIARI G.L. Bernini – Fontana delle Api (part.) Inverno Per gustare ottimi piatti di cucina cinese c’é altro negozio si trova in Via del Pié di Marmo 21-22). Aperto nel 1860 da due pasticceri piemontesi, il Jasmine, in Via Sicilia 45. Per una buona pizza locale è specializzato nella produzione di cioccolata cotta nel forno a legna, o per specialità alla brace, lavorata artigianalmente. si può andare da Pomodorino, in Via Campania 45/e. Scendendo da Via della Pilotta e voltando a destra per Via del Tritone, si giunge in Piazza Una piacevole passeggiata per Via Veneto (vedi itiBarberini dove si può visitare uno delle più impo- nerario n.1) conduce a Villa Borghese, la più celebre nenti edifici costruiti a Roma: Palazzo Barberini. villa di Roma (vedi itinerario n. 13). In fondo al Viale L’elegante dimora doveva mostrare la posizione di del Museo Borghese, spicca l’edificio che ospita la prestigio in cui si era venuta a trovare la famiglia in Galleria Borghese. Stupisce notare come così tanti seguito all’elezione al soglio pontificio di Urbano capolavori siano concentrati in un solo luogo: ciò è VIII nel 1623. L’intento fu perfettamente raggiunto dovuto alla volontà del cardinale Scipione Borghese grazie ad una eccezionale triade di artisti, Bernini, che, all’inizio del Seicento, usò ogni mezzo lecito e Borromini e Pietro da Cortona, che lavorarono illecito per raccogliere tali inestimabili tesori. Non insieme lasciando una delle testimonianze più vive esitò per esempio a far trafugare, di notte, la bellissidel Barocco. A Bernini e Borromini, che collabora- ma Deposizione di Raffaello dalla chiesa di San rono fra polemiche e rancori, spetta la parte archi- Francesco a Perugia, provocando una vera e propria tettonica, iniziata da Carlo Maderno. Fu proprio il rivolta dei cittadini; con una banalissima scusa conMaderno a concepire una pianta innovativa, non fiscò inoltre ben 107 dipinti al celebre pittore chiusa con un cortile al centro, secondo la tradi- Cavalier d’Arpino, e fece addirittura imprigionare il zione rinascimentale, bensì aperta, ad ali parallele pittore Domenichino, colpevole di non volergli congiunte da un corpo centrale. Una delle parti di cedere la splendida Caccia di Diana realizzata per maggior pregio del palazzo è costituita dalle scale: un altro committente. L’occhio esperto e il fiuto non ampio e solenne lo scalone a pianta quadrata, sulla comune nel riconoscere nuovi talenti, portò il cardisinistra, opera del Bernini; più piccola ma pittore- nale a circondarsi di giovani artisti che produssero sca la scala elicoidale a destra, realizzata dal autentici capolavori per ornare le stanze della galleBorromini. Pietro da Cortona invece dipinse la ria. Fra questi, emerge la figura di Gian Lorenzo volta del grande salone con il Trionfo della Divina Bernini che, appena ventenne, realizzò magnifici Provvidenza, giustamente considerato uno dei ver- gruppi scultorei quali Apollo e Dafne, Enea che tici della pittura barocca. La straordinaria composi- fugge dall’incendio di Troia, Il ratto di Proserpina e il zione è una complessa allegoria tesa ad esaltare la David. Sempre del Bernini è il ritratto scultoreo del famiglia del pontefice regnante, espressa con un padrone di casa, Scipione. Stranamente se ne vedolinguaggio ricco di movimento, di potenti chiaro- no due, apparentemente uguali, posti l’uno accanto scuri, di forme fluide e di ardite trovate prospetti- all’altro: ciò è dovuto al fatto che, durante la realizzazione, lo scultore si accorse che il blocco di che e illusionistiche. marmo su cui stava lavorando era difettoso e nel Il sontuoso palazzo, che oggi ospita la Galleria corso di una notte, pur di non dispiacere il suo grande mecenate, riuscì a Nazionale di Arte Antica, con dipinti di Filippo Lippi, produrre una seconRaffaello, Tiziano e Caravaggio, affascinò molto lo da versione. scrittore Gabriele D’Annunzio, che per un periodo visse in via Quattro Fontane, di fronte al nobile edificio. Forse proprio per questo motivo ambientò qui la storia d’amore fra Andrea Sperelli ed Elena Muti, protagonisti del romanzo Il piacere. I PALAZZI NOBILIARI 34 Informazioni: Galleria Doria Pamphilj, Piazza del Collegio Romano 2, 10.00-17.00, chiuso il giovedì. Ingresso a pagamento (tel. 066797323). Galleria Colonna, Via della Pilotta 17, aperto solo il sabato mattina 9.00-13.00, chiuso ad agosto. Ingresso a pagamento (tel. 066784350). Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini, via Barberini 18, 9.00-19.00, chiuso il lunedì. Ingresso a pagamento, gratis sotto i 18 e sopra i 65 anni (tel. 064824184). Galleria Borghese, Piazzale Scipione Borghese, 5 (Villa Borghese) 9.00-19.00, chiuso il lunedì. Ingresso a pagamento con prenotazione obbligatoria, gratis sotto i 18 e sopra i 65 anni. Per prenotare i biglietti tel. 06328101. G.L. Bernini: Il Davide – Galleria Borghese Inverno 11 Agli inizi dell’Ottocento Camillo Borghese, che aveva sposato Paolina, sorella di Napoleone Bonaparte, fece realizzare da Antonio Canova il celeberrimo ritratto della moglie raffigurata come Venere Vincitrice. La scultura è talmente bella e perfetta che, per ammirarla nella sua interezza, Canova escogitò un meccanismo che permetteva alla statua di ruotare su sé stessa fra lo stupore degli ospiti della villa. E pensare che questa era solo la residenza di campagna! In realtà il Palazzo Borghese, dove la famiglia risiedeva, si trova in Via della Fontanella Borghese. Detto il «cembalo» per la particolare forma, l’edificio non è purtroppo aperto al pubblico. Itinerario 12 ¡ 4 ore I LUOGHI DEI SANTI Nella chiesa è custodita anche un’ampolla con il sangue di San Pantaleone che ogni 27 luglio, festa del santo, si Oltre i Santi Pietro e Paolo che a Roma subirono liquefà e bolle. Sul fenomeno, che si verifica contemporail martirio e ai quali sono dedicate le grandi basiliche neamente in altre città come Ravello e Madrid, la chiesa in Vaticano e sulla Via Ostiense, numerosi sono i non si è ancora pronunciata ufficialmente. 12 35 I LUOGHI DEI SANTI santi giunti nella capitale pontificia dei quali ci rimangono importanti testimonianze. Per visitare la Stanza di Santa Caterina da Siena, si Nel seguente itinerario si illustrano solo alcuni dei raggiunge il Pantheon, nei pressi del quale si trova la luoghi nei quali è più facile l’accesso al pubblico. Chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Sotto l’altare maggiore della chiesa è esposto il In Via Monserrato si trova la Chiesa di San corpo della santa, patrona di Italia insieme a San Girolamo alla Carità sorta, secondo la tradizione, Francesco d’Assisi, a cui manca la testa che si consulla casa della matrona Paola che ospitò San serva nella Chiesa di San Domenico a Siena. Dalla Girolamo chiamato a Roma, nel 382, da papa sacrestia si passa nel piccolo ambiente dove la santa Damaso. Nel XVI secolo papa Clemente VII donò la morì il 29 aprile 1380. La camera, originariamente chiesa, e il convento attiguo, a una confraternita fio- collocata nella casa di Paola Del Ferro che ospitò rentina, la Compagnia della Carità, che ebbe il privi- Caterina (in Via di Santa Chiara 14), è stata qui tralegio di ospitare per oltre vent’anni il conterraneo sportata nel 1637, insieme agli affreschi staccati di Filippo Neri che qui fondò nel 1551 il proprio ora- Antoniazzo Romano (1482). torio. Le camere del convento accolsero inoltre tra San Carlo Borromeo, Sant’Ignazio da Loyola e San Santa Caterina da Siena è spesso raffigurata nel momento in cui sposa Cristo in quelle che sono state definite le Felice da Cantalice. Nella chiesa fu costruita nel 1654 la Cappella Nozze mistiche. Si narra infatti che, nella notte di carnevaSpada, la prima a destra dell’ingresso. Ritenuta per le del 1367, a Caterina apparve Cristo che le donò l’anelanni opera di Borromini, è molto probabilmente lo da sposa, rimasto per sempre al suo dito anche se inviattribuibile al padre oratoriano Virginio Spada. La sibile agli altri. decorazione marmorea delle pareti simula, imitando le tombe a camera etrusche, tappezzerie damascate Dopo una breve pausa, magari gustando un fruldomestiche, sulle quali sono «appesi» medaglioni lato da Pascucci in Via di Torre Argentina 20, si con i ritratti dei defunti. arriva facilmente in Piazza del Gesù dove è la Casa Professa dei Gesuiti, costruita, tra il 1599 e il 1623, Da Via Monserrato si raggiunge Piazza della come sede della Compagnia di Gesù su progetto di Chiesa Nuova dominata dalla facciata della chiesa, Girolamo Rainaldi. All’interno (ingresso in Via delle detta anche Santa Maria della Vallicella, costruita tra Botteghe Oscure) si possono visitare le Camere di la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. La chiesa fu Sant’Ignazio da Loyola. Il religioso spagnolo, fondadonata, nel 1575, da papa Gregorio XIII alla tore dell’Ordine dei Gesuiti, si trasferì a Roma nella Congregazione dell’Oratorio, guidata da San Filippo sede della Compagnia del Gesù dove morì nel Neri. 1556. Nella chiesa, che conserva pregievoli dipinti di Le stanze, alle quali si accede tramite un corridoio Pietro da Cortona, Federico Barocci e Rubens, si splendidamente affrescato da padre Andrea Pozzo venerano le spoglie del santo, deposte in un’urna di nel 1695, furono frequentate da Ignazio che viene cristallo in fondo al lato sinistro del transetto. Dalla qui ricordato da cimeli e suppellettili. Inverno La storia antica e moderna di Roma cristiana può essere ben rappresentata dalle figure di santi, anche di diversa nazionalità, che nella città eterna hanno dimorato o soggiornato. Ognuna di queste figure costituisce, per l’attività svolta in campo spirituale e sociale, lo specchio della realtà storica della propria epoca. sacrestia della chiesa si accede alle Stanze di San Filippo (per le visite rivolgersi al sacrestano) che si sviluppano su due piani. Si possono ancora visitare la cappellina privata del santo e la sala rossa, originariamente dispensa del convento. Nella cappella interna di San Filippo si conserva inoltre parte della muratura della camera da letto del santo, distrutta da un incendio nel 1620. Particolarmente interessanti sono infine le reliquie, i cimeli e le opere d’arte esposte negli ambienti. Inverno Particolarmente suggestiva è la visita nella camera Oltre il Colosseo, ha inizio Via di San Gregorio dove il santo studiava e dormiva nonché la cappella dove si erge maestosa la Chiesa di San Gregorio Magno. Essa sorge sull’area del Monastero di dove morì. Sant’Andrea, istituito nel 575 nelle proprietà della Nella chiesa del Gesù, nel braccio sinistro del famiglia di Gregorio. In uno dei tre oratori visibili a transetto, è sepolto Sant’Ignazio in un’urna con rilie- sinistra della chiesa, quello di Santa Barbara, San vi di Alessandro Algardi. Gregorio era solito sfamare i poveri, offrendo loro da mangiare su una mensa marmorea ancora conSi consiglia di proseguire la visita presso il servata. Monastero delle Oblate a Tor de’ Specchi aperto solo Secondo la leggenda, un giorno, mentre Gregorio il 9 marzo. Nel convento, in Via del Teatro di serviva il pranzo a dodici poveri, si aggiunse un treMarcello 40, visse Santa Francesca Romana, compa- dicesimo commensale, un angelo, al quale il santo trona di Roma insieme ai Santi Pietro e Paolo. La offrì il cibo. In seguito a questo evento, fu consuetunobildonna fondò con un gruppo di undici compa- dine per i papi, fino al 1870, servire nell’oratorio del gne, le Oblate di Maria, una confraternita legata Celio il pranzo del Giovedì Santo a tredici ospiti. all’ordine dei benedettini. Le pie donne, pur non abbandonando la famiglia, si dedicarono alla devoAll’interno della chiesa, in fondo alla navata zione mariana e alle opere di carità. destra si trova la Stanza di San Gregorio, dove si Rimasta vedova a quarant’anni, Francesca decise conservano un antico sedile marmoreo, alcune relidi trasferirsi nel monastero di Tor de’ Specchi dove quie del santo, il suo pastorale e il sasso usato come morì nel 1440. Il suo corpo però riposa sotto l’altare guanciale. maggiore della chiesa di Santa Maria Nova, più conosciuta come Chiesa di Santa Francesca Romana al Foro Romano. 12 I LUOGHI DEI SANTI 36 Santa Maria Sopra Minerva note Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità? Collegatevi al sito internet www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine. note Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità? Collegatevi al sito internet www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine. F. Gnaccarini: La Primavera – Piazza del Popolo PRIMAVERA • Itinerario 13 VILLE E GIARDINI: il verde a Roma • Itinerario 14 LO SHOPPING ROMANO • Itinerario 15 OSTIA: il mare di Roma • Itinerario 16 GLI ARCHI DI ROMA ANTICA “Questa mattina, usciti per raggiungere un celebre monumento, siamo stati colpiti lungo la strada dalla vista di una rovina e poi di un palazzotto, dove siamo entrati. Abbiamo finito per girare alla ventura, gustando la felicità di essere a Roma completamente liberi e senza pensare al dovere di vedere” Stendhal, Passeggiate romane, ed. Laterza, Bari 1991. Itinerario 13 ¡ intera giornata Primavera VILLE E GIARDINI: il verde a Roma 13 VILLE E GIARDINI 40 Fin dai tempi più antichi Roma è stata caratterizzata dalla presenza di vaste aree verdi. In seguito alla penetrazione della cultura greca, nel II secolo a.C., per i ricchi e nobili romani era infatti motivo di vanto legare il proprio nome a sontuosi giardini, chiamati Horti. Questi caddero in declino con la crisi dell’impero romano e solo più di mille anni dopo, nel fervore del Rinascimento, divennero uno dei simboli più concreti del ritorno al classicismo. Fra il XVI e il XVIII secolo papi, cardinali e aristocratici gareggiarono fra loro per avere la villa più ricca e bella di Roma. Purtroppo nel corso dell’Ottocento molte di queste ville furono distrutte o alterate per fare posto ai nuovi quartieri di Roma capitale. Nonostante ciò la città è, ancora oggi, in grado di offrire numerosi ettari di terreno destinati al verde pubblico dove è possibile fare piacevoli passeggiate, immersi nella natura e nella storia. L’itinerario ha inizio da Villa Doria Pamphilj che, con circa 180 ettari di terreno, è la più vasta fra le ville romane. Il nucleo originario fu realizzato nella metà del Seicento da Camillo Pamphilj, nipote di papa Innocenzo X. Il luogo fu scelto in funzione della vicinanza con il Vaticano (fu realizzato anche un passaggio sotterraneo che collegava l’edificio più importante, il Casino dell’Algardi, oggi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la basilica di San Pietro), della salubrità dell’aria e della presenza di acqua. Infatti lungo il lato che costeggia Via Aurelia Antica è ancora possibile vedere le arcate dell’acquedotto costruito dall’imperatore Traiano nel II secolo e ripristinato da papa Paolo V all’inizio del Seicento. In un punto l’acquedotto scavalca la via con l’arco detto «tiradiavoli» perché, secondo la leggenda, qui passava la carrozza, condotta da diavoli, con il fantasma della cognata di papa Innocenzo X, Olimpia Maidalchini, detta la «Pimpaccia». Alla terribile donna, odiata dai romani per la sua cattiveria, è legata anche la Fontana della Lumaca, che originariamente doveva ornare lo spazio antistante Palazzo Pamphilj in Piazza Navona. La graziosissima conchiglia, opera del Bernini, non piacque alla donna che la giudicò troppo piccola e modesta e la destinò alla villa fuori porta mentre sulla piazza, al suo posto, fu collocata la splendida Fontana del Moro. Uscendo dalla parte di Porta San Pancrazio, teatro degli scontri fra francesi e garibaldini per la difesa della Repubblica Romana nel 1849, si giunge in Piazzale Aurelio dove, a sinistra, inizia la Passeggiata del Gianicolo. Fu realizzata a partire dal 1880 e dedicata a Giuseppe Garibaldi, del quale si può ammirare, nel piazzale omonimo, il monumento equestre. Poco oltre è ricordata anche la coraggiosa compagna Anita, mentre gli 80 busti disposti lungo i viali raffigurano eroi garibaldini. Dal piazzale, ogni giorno alle 12.00 in punto, l’ora è «annunciata» dallo sparo di un cannone austro-ungarico, risalente alla prima guerra mondiale. Oltre a godere di uno dei più spettacolari panorami sulla città, a piazzale Garibaldi grandi e piccini potranno passare piacevoli momenti assistendo al «Teatrino di Pulcinella», il divertente spettacolo di burattini, che si svolge ogni pomeriggio, dalle 16.00 alle 19.00, e il sabato e domenica anche la mattina, dalle 10.30 alle 13.00. Per i più appassionati, si consiglia la visita dell’Orto Botanico. L’orto trae le sue origini dal giardino, destinato alla coltivazione delle piante medicinali, istituito in Vaticano da papa Nicolò III alla fine del XIII secolo. L’attuale orto botanico è stato istituito nel 1883 e ospita oltre 3500 specie coltivate. Si possono ammirare l’enorme platano che, con i suoi 350 – 400 anni, è tra i più antichi di Roma, oppure la collezione di bambù, una delle più importanti di Europa, ma merita una particolare menzione il Giardino degli Aromi, realizzato per i non vedenti con piante che vengono percepite attraverso il tatto e l'odorato. Da piazzale Aurelio si costeggia Via delle Mura Gianicolensi, caratterizzata dalla poderosa cinta muraria seicentesca, fino a incontrare Via Calandrelli, dove al n. 26 si apre l’ingresso di Villa Sciarra. Al principio del XIX secolo, gli ultimi proprietari, i coniugi Wurts, trasformarono il parco in un vero e proprio paradiso, ricco di piante rare e impreziosito da un’originale decorazione scultorea proveniente da una villa lombarda del Settecento. L’incantevole luogo affascinò Gabriele D’Annunzio che nella villa ambientò il duello di Andrea Sperelli, protagonista del suo celebre romanzo Il piacere. Dopo aver oltrepassato il fiume Tevere, proseguendo per il Lungotevere Aventino, si incontra sulla destra il Clivo di Rocca Savelli, una pittoresca scalinata che consente di giungere direttamente nel piccolo giardino che si trova nel luogo dove, nel Medio Evo, sorgeva la fortezza della famiglia Savelli. Il parco è più noto come Giardino degli Aranci. Le piante di agrumi che lo caratterizzano furono collo- cate qui nel 1932 in ricordo dell’arancio spagnolo portato a Roma da San Domenico, nel 1220. Quest’albero, secondo la tradizione il primo piantato in Italia, è ancora miracolosamente esistente nel giardino del monastero di Santa Sabina e si può vedere tramite un foro aperto nel muro del portico della chiesa. Scendendo per Via del Circo Massimo, oltrepassata piazza di Porta Capena, si sale sul colle Celio dove, in Via della Navicella, è l’ingresso a Villa Celimontana, realizzata nel XVI secolo dalla nobile famiglia Mattei. In passato la sua fama era grande non solo per la bellezza del luogo, ma anche per un’usanza diffusa da San Filippo Neri a partire dal 1552: durante il pellegrinaggio alle sette basiliche giubilari, era infatti consuetudine sostare nella villa dove la famiglia Mattei offriva ai fedeli una merenda. Si tramanda che nel 1668 vi parteciparono ben 6.000 persone. L’edificio principale della villa, oggi sede della Società Geografica Italiana, è ornato da affreschi del XVII secolo e da preziosi mosaici romani rinvenuti nella zona. A sinistra della costruzione, poco visibile a causa di una recinzione e delle impalcature che ormai lo ricoprono da molti anni, è un piccolo obelisco dell’epoca del faraone Ramses II (XIIIXII secolo a.C.), che un tempo era il maggiore punto di attrazione della villa. L’obelisco, rinvenuto sul Campidoglio, fu donato dal Comune di Indirizzi: Orto Botanico Largo Cristina di Svezia Roma a Ciriaco Mattei nel 1582 ed ebbe la pecu- 24, tel. 0649917107. Orario martedì-sabato ore liarità di essere l’unico obelisco presente in una 9.30-17.30 (orario invernale); martedì-sabato ore collezione privata. 9.30-18.30 (orario estivo). Ingresso a pagamento. Roseto Comunale Via dei Pubblici 3, tel. Se volete fare una pausa per il pranzo potete diri- 065746810. Il roseto è aperto durante il periodo di gervi in Via Ostilia dove, al numero civico 23, si fioritura delle rose. Ingresso gratuito. 13 41 VILLE E GIARDINI Per concludere la lunga passeggiata, si può visitare Villa Borghese, raggiungibile con la metropolitana. È una delle più celebri ville di Roma, voluta dal cardinale Scipione Borghese all’inizio del Seicento. Il Belli, poeta romano, esaltò la generosità del principe che, alla fine dell’Ottocento, permetteva al popolo di ritrovarsi nell’ampia piazza di Siena per la celebre Festa delle Ottobrate, durante la quale si cantava, si ballava e si mangiava. Il luogo più romantico della villa è senz’altro il lago con l’isoletta dominata dal Tempio di Esculapio, dio della Medicina, eretto in stile ionico alla fine del Settecento e abbellito da una statua antica del dio. Un moderno cavalcavia collega la villa con il Pincio, il primo giardino pubblico progettato a Roma per desiderio di Napoleone che avrebbe voluto celebrare sé stesso nel nuovo Jardin du Grand César. Su proposta di Mazzini vennero collocati al Pincio busti di personaggi illustri - 224 in tutto – che sono stati e sono, troppo spesso, vittime di atti vandalici. Alla base del busto dell’astronomo Angelo Secchi c’è un piccolo foro attraverso il quale passa il meridiano di Roma. Un altro piccolo obelisco, rinvenuto nella zona di Porta Maggiore è collocato in un viale della villa. Contrariamente alla maggior parte degli obelischi romani, non proviene dall’Egitto ma è stato realizzato a Roma per l’imperatore Adriano che lo dedicò al suo amato Antinoo. Dalla terrazza del Pincio, dedicata a Napoleone I, si può ammirare un altro suggestivo panorama di Roma con la basilica di San Pietro sullo sfondo. Un teatro stabile all’aperto, sul modello del Globe Theatre di Londra, è stato realizzato nell’estate del 2003 in Piazza Aqua Felix, all’interno di Villa Borghese. Di forma circolare e realizzato in legno, il teatro può ospitare fino a 3.000 posti a sedere ed è intitolato a S. Toti. Prendendo la rampa del Pincio si scende in Piazza del Popolo, dove si può sorseggiare un aperitivo da Canova o da Rosati, storici caffè della capitale, oppure cenare dal Bolognese, per gustare le celebri tagliatelle. Primavera Al termine di Via di Santa Sabina, scendendo verso il Circo Massimo, si trova il Roseto Comunale, uno dei più belli del mondo anche per lo scenografico contesto in cui si trova. Il luogo fu destinato a Cimitero della Comunità Ebraica di Roma dal 1645 al 1934, anno in cui si decise di trasformare l’area in verde pubblico. I cipressi secolari che attualmente costeggiano Via del Circo Massimo ricordano l’antica destinazione del parco. Il roseto venne istituito nel 1950 ma, a sancire il legame che lo unisce alla Comunità Ebraica di Roma, due steli, riportanti le Tavole di Mosè, sono sistemate agli ingressi dei due settori mentre i viali, come si può vedere dall'alto della scalinata centrale, furono progettati a forma di “Menorah”, il candelabro a sette bracci simbolo dell'Ebraismo. trova Isidoro al Colosseo. Il ristorante offre ai clienti ben 23 assaggini di primi piatti! Itinerario 14 ¡ più giorni Primavera LO SHOPPING ROMANO 14 SHOPPING ROMANO 42 È oramai abitudine consolidata venire a Roma da tutto il mondo solo per fare shopping. La maggior parte dei turisti acquista nelle vie più famose del centro ma è possibile passeggiare e spendere anche in altri quartieri di periferia. Per questo motivo si è pensato di segnalare almeno quattro percorsi che indichino altrettante zone di Roma dove fare acquisti. 1. Il quadrilatero del centro: da Piazza di Spagna a Piazza del Popolo Da Piazza di Spagna, tra le più celebri del mondo per la settecentesca scalinata spesso affollata di turisti e romani, può cominciare il giro delle strade del centro, idealmente racchiuse all’interno di un quadrilatero compreso tra Via del Corso, Via del Babuino, Via della Vite e Piazza del Popolo. In Piazza di Spagna, che ha sempre avuto un tono mondano internazionale per la presenza di importanti negozi, sono presenti le boutique di Missoni, Dolce e Gabbana, Sergio Rossi, Genny, Rocco Barocco e Krizia. Nelle adiacenze della piazza, in Via Due Macelli si trova Pineider (un altro negozio è in Via della Fontanella Borghese 22), la celebre tipografia fondata nel 1774, specializzata in carte pregiate e in articoli da scrivania. della Trinità dei Monti al Tevere, deve il suo nome attuale a papa Gregorio XIII che, alla fine del XVI secolo fece passare nel sottosuolo i “condotti” dell’Acquedotto Vergine, lo stesso che fornisce acqua alla Fontana di Trevi. Le grandi firme che potete trovare in Via Condotti sono moltissime e tra le più prestigiose: Armani, Valentino, Cartier, Bulgari, Hermes, Gucci, Ferragamo, Prada, Alberta Ferretti, Iceberg e Max Mara. Nella via non vi sono i negozi di generi alimentari, ad eccezione del celebre e storico Caffè Greco, fondato nel 1760 da un certo Nicola della Maddalena (Vedi Itinerario n. 6). Pertanto per gustare del cibo recatevi in Via della Croce, dove oltre Fior Fiore, specializzato nella pizza al taglio, Antonini, celebre per i suoi spuntini e le tartine, Otello, ristorante romanesco e la Fiaschetteria I gradini di Piazza di Spagna, fanno da sfondo, creando un effetto scenico teatrale, al palcoscenico per l’annuale sfilata di moda “Donna sotto le Stelle” alla quale partecipano i più importanti stilisti italiani e internazionali. Da Piazza di Spagna si snodano le strade più conosciute ed eleganti di Roma, tra le quali Via Condotti, gemellata con Bond Street di Londra, forse oggi la via pedonale più bella della città. Frequentata in passato da celebrità come Juan Carlos di Spagna, Jackie Kennedy Onassis, John Wayne, Nelson Beltrami, si possono trovare numerosi altri locali Rockfeller, Ingrid Bergman, Audrey Hepburn e tan- enogastronomici specializzati in prodotti tipici. tissimi altri, è ancor oggi meta immancabile per gli acquisti dei più famosi ed importanti visitatori di pasPer trovare negozi di ogni genere è d’obbligo passaggio a Roma. seggiare in tutte le strade limitrofe a Via Condotti e, se possibile, fino a Largo Chigi, dove s’innalza impoOriginariamente Via Trinitatis, tracciata nel 1544 nente il Palazzo de La Rinascente, storico grande durante il pontificato di Paolo III per unire la Chiesa magazzino che deve il suo nome a Gabriele Italiano, di Chanel, Ruffo, Emporio Armani e Etro. Non si può dimenticare la ditta Erulo Eruli, specializzata nella vendita e nel restauro di antichi arazzi e tappeti. In Via Margutta, la strada degli artisti, che la frequentano sin dal XVI secolo e che, ancora oggi, hanno qui i loro studi, sono numerose le gallerie di arte contemporanea che si possono visitare. Da non perdere i cortili di alcuni antichi condomini, in uno dei quali ha vissuto Federico Fellini con la moglie Giulietta Masina. In Via Alibert, piccola traversa di Via del Babuino verso Via Margutta, è il negozio di Alinari, famiglia di celebri fotografi che hanno immortalato le città italiane nei secoli passati. Via del Babuino termina in Piazza del Popolo dalla quale si può proseguire il giro del centro imboccando Via del Corso. La strada, lungo rettifilo di origine antica che giunge in Piazza Venezia, è caratterizzata da una serie ininterrotta Primavera D’Annunzio (orario continuato dalle 9.00 alle 22.00). Via Frattina, frequentatissima strada parallela a Via Condotti, ha importanti e deliziosi negozi particolarmente amati dai giovani romani come Gente e L’altra Moda, oltre i più celebri Pollini, Versace e Philosophy by Alberta Ferretti. Per gli amanti delle cartolerie c’è inoltre la Cartotecnica romana, specializzata in penne da collezione e con l’esclusiva “Boutique Mont Blanc”. In Via Borgognona ci sono i negozi di Gianfranco Ferrè, Moschino, Calvin Klein, Givenchy, Gay Mattiolo, Laura Biagiotti, Fendi, Diego Della Valle (scarpe Tod’s) e i Fratelli Rossetti. La strada prende il nome dalla colonia francese dei Borgognoni che vi insediò una dimora nel XV secolo. Nella via c’è il ristorante toscano Nino, una vera e propria istituzione della zona. Via Bocca di Leone, Via Mario de’ Fiori, Via Belsiana, Via delle Carrozze e Via Vittoria offrono 14 43 numerose opportunità di acquisti con i diversi negozi e altre boutique di stilisti italiani e stranieri. Via del Babuino, aperta nel XVI secolo e abbellita da palazzi, realizzati nei secoli XVII e XVIII, è la più elegante e fidata strada dell’antiquariato a Roma. Per acquistare una bella stampa della città è possibile recarsi da Alberto Di Castro. Nella via si trovano inoltre la libreria Feltrinelli e i negozi del Touring Club di negozi di abbigliamento preferiti da una clientela giovane. Storici negozi di Via del Corso sono Radiconcini, antica cappelleria aperta nel 1932, e Schostal, aperto nel 1870. Tra i suoi clienti si ricordano Pirandello e Alfredo Casella. Passeggiando lungo la via si incontra Piazza San Lorenzo in Lucina, elegante zona pedonale, molto SHOPPING ROMANO Via dei Condotti Primavera 14 SHOPPING ROMANO 44 frequentata per un brunch. Sulla piazza c’è la Profumeria Materozzoli, la prima aperta a Roma. Da qui si prende Via Campo Marzio dove si trova il negozio Davide Cenci, che da tre generazioni è garanzia di qualità ed eleganza. Poco distante, in Via Uffici del Vicario, la gelateria Giolitti con le sue specialità, fra le migliori di Roma, offre lo spunto per una sosta golosa e rinfrescante. Nel tratto di Via del Corso, verso Piazza del Popolo si trovano Ricordi e Messaggerie Musicali, negozi forniti di una vasta scelta di CD, audio e video cassette nonché edizioni musicali. 2. Il quartiere Prati e Via Cola di Rienzo Via Cola di Rienzo è raggiungibile da Piazza del Popolo, attraversando il Tevere sul Ponte Margherita. La strada prende il nome dal tribuno romano, vissuto nel XIV secolo e ucciso durante una sommossa popolare, ai piedi del Palazzo Senatorio in Campidoglio. La zona Prati prende il nome dai Prata Neronis, terreni agricoli di Nerone, e dagli orti e dai campi che fino alla fine del XIX secolo caratterizzavano il luogo, isolato dal centro della città. Via Cola di Rienzo è una delle principali e frequentate strade commerciali romane; vi si possono trovare molti negozi tra i quali Luisa Spagnoli, La Cicogna, Gente, Benetton, Stefanel e Spatafora. In particolare si consiglia di entrare da Franchi, celebre esercizio specializzato in salumeria, gastronomia e rosticceria. Per un gelato invece si può andare da Pellacchia. Non si può infine mancare Castroni, antica torrefazione specializzata in prodotti orientali. Per gli appassionati di riviste e giornali, si ricorda che l’Edicola in Piazza Cola di Rienzo è aperta tutti i giorni 24 ore su 24. 3. Via Appia Nuova Nei pressi della Basilica di San Giovanni in Laterano si trova Piazzale Appio dove è il grande magazzino Coin. Da qui ha inizio la Via Appia, strada commerciale ricca di negozi di ogni genere da Sabbatini a Teichner e Leam, che vende prestigiose marche come Prada e Gucci. Petit Bateau è specializzato in abbigliamento per i piccoli mentre è stata da poco aperta la libreria Mondadori. Si possono inoltre visitare le Seterie di Como, dove è possibile acquistare stoffe di ogni genere e i negozi di Furla, Barillà e Tuttilibri. Se si ha tempo a disposizione per guardare un film, lungo la via c’é anche il multisala Maestoso. Per gustare un ottimo Tiramisù si consiglia di andare nel bar gelateria Pompi in via Albalonga 11. In Via Sannio, nei pressi di Piazzale Appio si trova un fornitissimo mercato, specializzato in abbiglia- mento, aperto tutte le mattine esclusa la domenica. È particolarmente conveniente per i capi usati, anche in pelle, che si possono acquistare a ottimi prezzi. Dal quartiere Appio si può prendere la metropolitana che porta a Cinecittà dove si trova il centro commerciale Cinecittà2 (0672901200). È ricco di negozi, da Furla a Max e Co., Coin, GS. 4. Da Piazza Fiume a Viale Libia Altro itinerario da seguire per avere un’idea delle infinite possibilità di fare acquisti a Roma è quello che ha inizio in Piazza Fiume dove si innalza il palazzo della La Rinascente (orario continuato dalle 9.00 alle 22.00) edificato nel 1957-61 su progetto di Franco Albini e Franca Helg. Da qui inizia un lungo percorso lungo Via Salaria (Cerasari al n. 280, esercizio gastronomico tra i più forniti) che conduce in Via Po dove sono numerosi buoni negozi di abbigliamento, calzature, alimentari, casalinghi e elettrodomestici. Proseguendo lungo Via Tagliamento è da segnalare il panificio Gentilini, antica ditta molto rinomata soprattutto per la produzione di ottimi biscotti, a Roma un vero classico. Continuando la passeggiata, a Via Nemorense un altro appuntamento goloso è la pasticceria Cavalletti che produce, fra l’altro, uno squisito millefoglie. Anche a Viale Eritrea si trova un’ottima pasticceria: Romoli, frequentatissima di giorno per i gelati e i dolci e di notte per i cornetti appena sfornati. Nella stessa strada si incontra la libreria Eritrea, molto fornita, luogo d’incontro del quartiere. Si arriva così a Viale Libia, la prima “strada verde“ di Roma, preclusa alle auto private, una delle vie più commerciali della città. Vi sono negozi di ogni genere tra i quali Frette, che vende biancheria di classe, la Cicogna per abbigliamento infantile e Gennaro che espone articoli di pelletteria artigianale piuttosto ricercati. ¡ intera giornata musica o cabaret. L'accesso avviene dall'ingresso degli scavi, in via dei Romagnoli, 717 Metro B da Roma. I barconi, trascinati da lunghe file di bufali che camminavano sugli argini, giungevano a Roma nel porto fluviale del Foro Boario, nei pressi dell’Isola Tiberina (vedi itinerario n.4). L'imperatore Claudio, nel 54 dotò Roma del suo primo porto marittimo, a nord della foce del Tevere, nell'area dell'attuale aeroporto di Fiumicino. Il quasi immediato insabbiamento di questo primo sfortunato porto rese necessaria la costruzione del nuovo porto di Traiano, del II secolo. L'abitato sviluppatosi intorno ad esso divenne col tempo un’importante città (Portus, l'attuale Fiumicino) che l'imperatore Costantino elevò a municipio. Il riconoscimento di Portus come luogo privilegiato per i commerci decretò di fatto la lenta fine di Ostia, privata oramai dei suoi poteri municipali. Ostia fu cantiere navale, centro di smistamento e vettovagliamento dell'Urbe; gli ostiensi erano commercianti, armatori, addetti all'approvvigionaSe ci si trova nei pressi dell'area archeologica all'omento alimentare e ai trasporti fluviali, marittimi e ra di pranzo ci si può fermare nella trattoria dal terrestri; c’erano inoltre artigiani, operai, liberti e nome evocativo Lo sbarco di Enea, Via dei schiavi, di lingue e religioni diverse. Il carattere Romagnoli 675. cosmopolita di Ostia è attestato dai santuari, i templi e le edicole dedicate oltre che alle divinità locali a quelle orientali, soprattutto persiane, frigie, Di fronte all'area archeologica di Ostia Antica si egizie. sviluppa il Borgo caratterizzato dalla basilica di Sant'Aurea, e dal castello di Giulio II, eretto sulla rocVisitando gli scavi di Ostia Antica, si consiglia di caforte militare detta Gregoriopoli dal nome del cominciare dalla Piazza delle Corporazioni, per evo- papa Gregorio IV vissuto nel IX secolo. care i traffici portuali e la frenetica attività economiLa basilica venne costruita tra il IV e il V secolo ca della città. Posta di fronte al teatro, ombreggiata come monumentalizzazione della tomba della gioda alti pini, la piazza, con un tempio al centro, era vane Aurea martirizzata nel 258 sotto l'imperatore circondata su tre lati da un porticato. Questo ospita- Claudio Gotico. La costruzione attuale, risalente al va 64 uffici (stationes) di rappresentanti di commer- 1475, si deve al cardinale Giuliano della Rovere, cio e piccoli negozi in cui lavoravano gli impiegati vescovo di Ostia e futuro papa Giulio II. Qui probaamministrativi. bilmente venne sepolta Santa Monica, la madre di 15 45 OSTIA: il mare di Roma Ostia Antica: Mascherone Per lungo tempo Ostia fu l’unico porto fluviale di Roma, insieme a Pozzuoli, anche se di difficile accesso a causa dei banchi formati alla foce dai detriti del Tevere. Per questo motivo le grandi navi da trasporto che qui approdavano, dovevano scaricare le loro merci su battelli più piccoli, in grado di risalire il fiume fino a Roma. Primavera Meravigliosi mosaici, in buona parte ancora perfettamente conservati, decorano i pavimenti della piazza trasmettendoci una miniera di informazioni OSTIA: il mare di Roma sulle città con le quali Ostia era in rapporto, sulle merci trattate e sulle corporazioni attive nel porto: Ostia Antica sono ampiamente rappresentati naviculari (armatoLa storia di Ostia risale molto indietro nel ri), caudicari (proprietari di zattere), stuppatores (fabtempo; secondo la tradizione, non ancora confer- bricanti di stoppa) e negotiatores (negozianti) di mata però dalle documentazioni archeologiche, al legno, olio, e vino. VI secolo a.C., all'epoca in cui fu fondata dal re Anco Marzio come prima colonia romana. In realPer godere una vista d'insieme si consiglia di salire tà i resti più antichi di Ostia, che in latino significa le scalinate della cavea del teatro, fondato all'epoca "le foci", risalgono al IV secolo a.C. e sono relativi di Augusto e ampiamente restaurato nel 1927. alla prima cittadella fortificata le cui vestigia si possono ancora vedere nell'area archeologica, nei Ogni anno, durante il mese di luglio è possibile assistere pressi del Foro. nel suggestivo teatro di Ostia Antica a spettacoli teatrali, di Itinerario 15 Primavera 15 OSTIA: il mare di Roma 46 Kursaal, famoso per la sua piscina con l’acqua salata e l’alto trampolino. Proseguendo lungo la costa verso sud si apre la spiaggia di Castelporziano, con accesso gratuito a tutti. Si possono trovare bar, ombrelloni, lettini e docce messi a disposizione dei bagnanti lungo la suggestiva distesa di sabbia sulle cui dune nasce la ricca e spontanea vegetazione mediterranea. Si tratta di una parte della tenuta privata del Presidente della Repubblica ed è conosciuta dai romani come “i cancelli” con riferimento alle 7 aree di accesso che la sera, verso le 19.30 vengono chiuse. L'estremo lembo della spiaggia di Castelporziano è noto con il nome di Capocotta: qui, dove ancora si possono vedere cespugli di mirto, ginepro e lentisco, il naturismo è Il declino e l'abbandono della rocca è legato a un divenuto oggi pratica autorizzata: infatti il Comune di evento particolare: nel 1557 il Tevere fuoriuscì dal Roma vi ha riservato un'apposita area attrezzata. suo letto spostandosi di circa due chilometri più a Dopo aver trascorso qualche ora di relax al mare nord, privando il castello del suo fossato e destituendolo dalle sue importanti funzioni di presidio o anche nella pineta di Castelfusano, luogo ideale militare e di dogana. I merli che attualmente coro- per passeggiate a piedi e in bicicletta, è senz'altro nano la fortezza sono invece frutto di un restauro consigliabile fare quattro passi sul lungomare ragdegli anni Quaranta; quelli originali vennero elimi- giungendo il pontile, da dove è possibile ammirare i nati in antico perché ritenuti pericolosi: se colpiti molti villini in stile liberty. da una cannonata potevano precipitare verso l'inA due passi dal litorale e dal pontile, in piazza terno. Anco Marzio, si consiglia una breve sosta al cosidOstia Lido detto Siluro, pasticceria famosa per i gustosi Krapfen Lasciata Ostia Antica si prosegue l'itinerario verso ripieni che vengono fatti precipitare nello zucchero il mare dove si sviluppa Ostia Lido, il più vicino cen- da un originale “siluro” messo in moto anche su tro balneare della capitale, sorto circa un secolo fa, richiesta dei clienti. Dall'altro lato della piazza è la quando il Demanio dello Stato consegnò al rinomata gelateria da Sisto. Municipio di Roma, in uso perpetuo, la zona litoraSe si è fatta sera, ci si può fermare per una cena a nea tra Castelfusano e la sponda sinistra del Tevere. base di pesce in uno dei ristoranti storici di Ostia: da Gruppo, in Via della Stazione Vecchia 9/A, o Alla L'area paludosa fu bonificata grazie all'opera di sei- Nuova Capricciosa, in Via Aldobrandini 37/a, oppucento braccianti ravennati, ricordati ancora dal re allo Sporting Beach, rinomato stabilimento con nome della più importante piazza che si apre sul terrazza sul mare sul Lungomare Amerigo Vespucci litorale. 6, mentre il locale più bello di Ostia è probabilmente la Capannina, sul Lungomare Amerigo Vespucci Il Lido è divenuto facilmente raggiungibile dopo il 132. Situato in riva al mare, il ristorante offre ottimi 21 aprile del 1924, quando fu inaugurata la ferrovia piatti di pesce. che permette ancora oggi un rapido e comodo colOgni due anni, all'inizio di Giugno, a Ostia si tiene legamento tra il centro della città e il mare. il celebre Air Show, tre giornate dedicate agli appasOggi Ostia è un grande centro di attrazione esti- sionati di volo. In questa occasione si riversano lungo va, sia di giorno, quando si animano le spiagge, sia il litorale centinaia di migliaia di persone attirate la sera, quando gli stabilimenti balneari vengono dalle spericolate evoluzioni aeree delle famose trasformati in discoteche e piano bar. La città bal- “Frecce Tricolori”, la pattuglia acrobatica delneare è veramente in grado di venire incontro ad l’Aviazione Italiana. ogni esigenza, in particolare con gli stabilimenti vicini alle 4 stazioni, che si susseguono parallelamente al lungomare. Tra i più celebri ricordiamo Informazioni: Scavi di Ostia Antica, Via dei Romalo storico Roma, ora Lido, il Tibidabo, che offre ai gnoli 717, inverno 9.00-16.00/estate 9.00-18.00, chiusuoi clienti idromassaggi, solarium e palestra ed il si il lunedì, ingresso a pagamento (tel. 0656358099). Sant'Agostino, il cui corpo, rinvenuto nel 1420, fu fatto traslare cinque anni dopo a Roma, nella chiesa di Sant'Agostino. Il castello, che domina il borgo, venne fatto realizzare dallo stesso cardinale della Rovere tra il 1483 e il 1486 per opera dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli e rappresentò il risultato delle più sofisticate ricerche matematico-geometriche e balistiche dell'epoca, sviluppatesi in seguito all'adozione delle armi da fuoco. La rocca, che fu anche la residenza estiva del vescovo, era circondata da un fossato, che veniva allagato in caso di necessità con l'acqua del Tevere, la cui ansa lambiva il castello. Itinerario 16 ¡ 3 ore circa GLI ARCHI DI ROMA ANTICA Si narra che nel 1601 sotto l’arco di Giano si aprì improvvisamente una voragine che provocò la scomparsa di una donna, inghiottita dalla terra mentre passeggiava in compagnia della figlia. Ovviamente per tale motivo i romani, soprattutto in tempi meno recenti, non passavano volentieri sotto l’arco. Subito alle spalle dell’arco di Giano, addossato e parzialmente inglobato nella stessa Arco di Tito 16 47 GLI ARCHI DI ROMA ANTICA Il percorso può cominciare nella zona del Velabro, ai margini orientali del Foro Boario, dove si erge il grande Arco detto di Giano, costruito nel IV sec. d.C. in onore dell’imperatore Costantino o, forse, di Costanzo II. È l’unico arco quadrifronte, o a quattro fornici, conservato a Roma. Il nome Giano (dal latino Ianus, che vuol dire “passaggio coperto a quattro fronti”) deriva proprio dalla sua forma. Il monumento, che nel medioevo fu trasformato in fortezza dalla famiglia dei Frangipane, rimase intatto fino al 1830, quando vennero demoliti l’attico e il coronamento perché erroneamente ritenuti non pertinenti alla struttura originaria. Frammenti dell’iscrizione dedicatoria sono ancora conservati all’interno della vicina chiesa di San Giorgio al Velabro. Passeggiando verso il Campidoglio si può accedere nel Foro Romano dove, nei pressi della Curia, è Arco di Settimio Severo. L’arco possibile ammirare l’A fu eretto nel 203 d.C. per celebrare il decimo anniversario di regno dell’imperatore Settimio Severo, tornato vittorioso dalle guerre in Partia (oggi Iran e Iraq), combattute insieme ai figli Caracalla e Geta. Osservando attentamente l’iscrizione sull’attico si può notare come alla quarta riga dall’alto i fori Primavera Elemento architettonico nato a Roma, l’arco onorario, o trionfale, era il più grande omaggio che la città attribuiva ai vincitori. Essi, al termine di una campagna vittoriosa, dovevano passare sotto una porta sacra per celebrare le proprie imprese e, secondo un significato più religioso, deporre il loro potenziale distruttore. Esistenti già nel II secolo a.C., gli archi si moltiplicarono in età imperiale quando, più che la vittoria in sé, essi celebrarono gli imperatori o i membri della loro famiglia. Alla fine dell’Impero si contavano a Roma circa 40 archi, costruiti all’ingresso dei Fori, sulle grandi vie di accesso o nelle aree e piazze monumentali. Di questi ancora oggi se ne conservano alcuni in ottimo stato. chiesa di San Giorgio al Velabro, si trova l’Arco degli Argentari. Esso era probabilmente, più che un arco, una porta monumentale del Foro Boario eretta, come indica l’iscrizione, nel 204 d.C. dai banchieri (argentarii) e dai mercanti (negotiantes) del luogo, in onore dell’imperatore Settimio Severo e della sua famiglia. Il monumento, alto quasi 7 metri, ospitava forse sulla sommità le statue della famiglia imperiale. Tracce di scalpellature indicano che alcune figure, come quelle di Geta, Plauziano e Plautilla, moglie dell’imperatore Caracalla, furono volutamente eliminate poiché rappresentavano persone fatte uccidere dallo stesso Caracalla. In seguito all’invenzione del motto popolare “Tra la vacca e il toro, troverai un gran tesoro”, diffusosi circa le ricchezze che l’arco doveva nascondere, nei secoli passati sono stati aperti alcuni buchi visibili ancora oggi. Primavera 16 GLI ARCHI DI ROMA ANTICA 48 corrispondenti ai chiodi che fissavano le lettere in bronzo, ora perdute, non coincidano con l’andamento delle lettere attuali. Ciò significa che già in epoca antica avvenne una rielaborazione del testo: infatti la quarta riga ospitava il nome di Geta, il secondo figlio di Settimio Severo che Caracalla fece uccidere dopo la morte del padre per potersi impadronire, lui solo, del potere. In questa occasione venne condannata la memoria stessa di Geta, il cui nome e le cui immagini vennero fatte sparire da tutti i monumenti pubblici dell’impero. L’arco, uno dei maggiori esistenti, si trova in buono stato di conservazione perché nel medioevo è stato inglobato in una fortezza e addossato ad una torre appartenente alla famiglia dei Brachis, che diede il nome alla località detta appunto Le Brache. sette braccia, la cui raffigurazione è probabilmente la più antica giunta sino a noi. Per questo motivo nel medioevo fu soprannominato “Arco delle sette lucerne” e incorporato nelle fortificazioni della famiglia Frangipane, da cui fu liberato nel XIX secolo durante i restauri diretti da Giuseppe Valadier. Stendhal, in viaggio a Roma all’inizio dell’Ottocento, parlando dell’arco disse: “Esso, dopo quello di Druso vicino a Porta San Sebastiano, è l’arco più antico di Roma e fu anche il più bello fino all’epoca in cui fu restaurato dal signor Valadier. Questo sciagurato, che nonostante il nome francese è romano di nascita, invece di rinforzare l’arco…pensò bene di ricostruirlo di nuovo”. Un’affascinante ipotesi vorrebbe che l’arco fosse stato utilizzato per custodire, temporaneamente, le ceneri dell’imperatore Tito prima che fossero depoSempre nel Foro Romano, lungo la Via Sacra, in ste nel sepolcro di famiglia eretto sul colle Quirinale Arco di Tito. direzione del Colosseo si erge l’A nel 94 d.C. Tra gli archi più famosi di Roma, è stato eretto tra l’82 e il 90 d.C. in onore di Tito divinizzato. Fu Nella piazza del Colosseo è visibile infine il maeinnalzato da Domiziano, fratello dell’imperatore, stoso Arco di Costantino, eretto in onore di per ricordare la vittoria contro i Giudei e la presa Costantino, nel decimo anno del suo regno (315 di Gerusalemme da parte di Vespasiano e Tito d.C.), per celebrare la vittoria riportata su Massenzio stesso. nella battaglia di ponte Milvio (312 d.C.). Alto quasi 25 metri, è il più grande arco trionfale che si sia conSecondo la tradizione gli ebrei non sono mai passervato a Roma. Rappresenta un eccezionale esemsati sotto l’arco per non rendere omaggio a chi aveva pio della pratica, seguita sistematicamente a Roma distrutto il tempio di Gerusalemme. fin dall’antichità, di spoliare monumenti antichi per costruirne di nuovi; qui si trovano infatti riutilizzate, Sul lato che guarda il Colosseo è ancora conservaaccanto ad opere costantiniane, sculture ed elementa l’iscrizione dedicatoria, originariamente rivestita di ti architettonici provenienti da monumenti di lettere in bronzo. Il metallo è stato trafugato e perTraiano, Adriano e Marco Aurelio. tanto oggi rimangono solo i buchi delle grappe utiÈ interessante ricordare che l’arco era completato lizzate per sorreggere le lettere che dicono “Senatus da preziose decorazioni pittoriche e metalliche. I Popolusque Romanus divo Tito divi Vespasiani F(ilio) colori che predominavano erano l’oro e il porpora, i Vespasiano Augusto” (Il Senato e il popolo romano colori dell’impero. Recentissimi studi hanno inoltre al divino Tito Vespasiano Augusto figlio del divino sollevato il dubbio sul fatto che l’arco abbia riutilizVespasiano). zato strutture murarie preesistenti, forse del II secolo La sigla S.P.Q.R. deriva dall’espressione Senatus d.C. Popolusque Romanus con la quale nell’antica Roma si usava iniziare le deliberazioni. Ancora oggi è uno dei simboli di Roma, insieme alla Lupa. Il poeta romanesco Belli interpretò la sigla, spiegandola in un sonetto, come “Solo Preti Qui Regneno”, in riferimento al potere temporale della chiesa di Roma, mantenuto fino al 1870. In uno dei rilievi posti all’interno dell’arco è rappresentato il corteo che precede l’imperatore mentre passa sotto la Porta Trionfale, recando il bottino sottratto al tempio di Gerusalemme: le trombe d’argento, la mensa d’oro, l’arca che conteneva le sacre scritture e il candelabro d’oro a Trasformato in torre di fortificazione dei monaci di San Gregorio nel Medioevo e successivamente incorporato nella fortezza dei Frangipane, l’arco fu restaurato più volte e infine portato completamente alla luce nel 1804. Statua equestre di Marco Aurelio – Campidoglio ROMA S EGRETA Itinerario 17 I CORTILI Itinerario 18 ROMA SOTTERRANEA “Ma a questo punto il principe gettò lo sguardo su Roma e si interruppe: davanti a lui si apriva, in uno stupendo panorama raggiante, la città eterna... Né con la parola né col pennello si poteva trasmettere il magico accordo e la combinazione di tutti i piani di questo scenario... ...Dio, che vista! Il principe, preso nel suo abbraccio, dimenticò sé stesso, la bellezza di Annunziata, il misterioso destino del suo popolo e tutto quanto c’era al mondo”. Nikolaj Gogol, Roma [1841], ed. Sellerio, Palermo 2000. Itinarario 17 ¡ 3-4 ore Roma Segreta I CORTILI 17 I CORTILI 50 La maggior parte dei palazzi costruiti a Roma a partire dal Rinascimento fu caratterizzata da un cortile. Spesso di notevole livello architettonico, questi ebbero un ruolo importante poiché, entrando nelle dimore, essi erano il primo locale nel quale gli ospiti erano accolti: la loro decorazione doveva quindi essere all’altezza della magnificenza degli ambienti interni e rispecchiare il gusto e la destinazione d’uso dell’edificio, dove si entrava solo successivamente. Essi furono utilizzati come sedi di rappresentazioni teatrali o raffinati concerti, e talvolta ospitarono dei veri e propri musei all’aperto. Ancora oggi i cortili, suggestivi spazi da riscoprire, sono oasi di tranquillità nel caos cittadino. Nell’itinerario se ne segnalano solo alcuni, dove generalmente è consentito l’accesso, ma passeggiando per il centro è facile trovare palazzi con cortili ornati di statue antiche o graziose fontanelle: se si ha il coraggio di chiedere ai portieri il permesso di affacciarsi in alcune corti, spesso inaccessibili dalla strada, si può provare l’inconsueto piacere di entrare in una nuova dimensione, nella quale immergersi completamente. Ogni anno, a fine maggio, l’Associazione Dimore Storiche Italiane organizza la manifestazione “Cortili aperti”, durante la quale alcuni cortili di palazzi del centro, normalmente chiusi al pubblico, possono essere eccezionalmente visitati. Uno dei più preziosi cortili romani è certamente quello di Palazzo Spada. Entrando da piazza Capodiferro o dal Vicolo del Polverone, si rimane colpiti dalla ricchezza degli stucchi cinquecenteschi che ricoprono interamente le pareti con fregi e sculture. Ma la più grande sorpresa si cela sul lato sinistro del cortile, dove dietro una vetrata è possibile ammirare la celebre Galleria prospettica di Francesco Borromini. L’architetto, aiutato dai calcoli matematici di padre Giovanni Maria da Bitonto, è riuscito, grazie ad artifici prospettici, a far apparire uno spazio di appena otto metri lungo almeno il triplo. Pagando il biglietto di accesso alla Galleria Spada, preziosa quadreria seicentesca rimasta integra nel tempo, si ha la possibilità di entrare anche nel piccolo cortile antistante la galleria, dove si può cogliere l’inganno ottico e comprendere quali siano le effettive dimensioni del colonnato borrominiano. “dado” per la compattezza della sua architettura (vedi itinerario n. 10). Il cortile è una delle più riuscite manifestazioni del Rinascimento, perfettamente armonioso pur nelle enormi dimensioni. La conclusione dei restauri dell’edificio, ancora in corso, darà anche al cortile, un tempo arricchito da numerose statue antiche (oggi al Museo Nazionale Archeologico di Napoli), la possibilità di mostrarsi sotto una nuova luce. Un vestibolo all’interno del palazzo conduce in un secondo cortile, sistemato a giardino, visibile attraverso un portone su Via Giulia. Secondo un progetto michelangiolesco, mai attuato, quest’area si sarebbe dovuta collegare, tramite un ponte sul Tevere, con la Villa Farnesina alla Lungara, nel XVI secolo anch’essa proprietà della famiglia Fanese. Di fronte Palazzo Farnese si trova Palazzo Pighini Roccagiovine, opera settecentesca di Alessandro Specchi, il cui cortile è uno dei più originali di Roma. Un lato intero della corte è infatti occupato dallo scenografico e aperto scalone che richiama, chiaramente, l’architettura degli androni nei palazzi napoletani. In Piazza Farnese 50 è l’elegante ristorante Camponeschi, dove il raffinato menù è accompagnato da vini pregiati. Per altri locali della zona si rimanda all’itinerario n. 10. Oltrepassata la vivace Piazza Campo de’ Fiori (vedi itinerario n. 10), si giunge nella piazza dominata dal Palazzo della Cancelleria. Il palazzo, costruito alla fine del 1400 dal cardinale Raffaele, era il più grandioso di Roma, con la facciata interamente rivestita in travertino proveniente, si dice, dal Colosseo. Nel 1517 divenne sede della Cancelleria, avente come scopo la redazione degli atti pontifici. In seguito ai Patti Lateranensi del 1929, che riconobbero il diritto di extraterritorialità a numerosi luoghi di Roma appartenenti allo Stato pontificio, anche Palazzo della Cancelleria godette di questo privilegio. Attualmente ospita alcuni importanti uffici tra cui il Tribunale della Sacra Rota. Il palazzo, che al principio del XIX secolo ospitò anche il tribunale dell’impero napoleonico - come si legge ancora sull’architrave del portale - fu teatro nel 1848 dell’uccisione di Pellegrino Rossi, ministro di papa Pio IX, per la mano di Angelo Brunetti, detto il Ciceruacchio. Nel 1849 divenne sede delPoco distante da Palazzo Spada, sulla piazza omo- l’Assemblea costituente e ospitò Saffi, Armellini e nima sorge il maestoso Palazzo Farnese, detto il Mazzini. Al piano nobile si può visitare, chiedendo spoglie di Sant’Aniceto, papa nel II secolo. È l’unico pontefice ad essere sepolto in una dimora privata. L’itinerario prosegue con la visita di Palazzo Baldassini, in Via delle Coppelle 35. L’edificio, primo importante incarico assegnato ad Antonio da Sangallo il Giovane, è considerato il prototipo del palazzo nobiliare cinquecentesco, ripreso in seguito innumerevoli volte. Il cortile, piccolo ma armonioso, è decorato sopra le arcate da un fregio in cui, fra i consueti motivi liturgici e le armi, spicca la raffigurazione di un elefante. È il celebre elefante Annone che il re del Portogallo aveva donato nel 1513 a papa Leone X, divenendo presto una vera e propria celebrità, amato e coccolato da tutti i romani. Proseguendo per Via delle Coppelle si giunge in Piazza Capranica, dove all’Enoteca Capranica si possono gustare piatti della tradizione mediterranea. Voltando invece per Piazza Campo Marzio, ci si trova in Via degli Uffici del Vicario dove, da Giolitti, si può gustare uno dei migliori gelati della città. In Via della Stelletta ben due botteghe artigianali, ai nn. 20 e 27, realizzano con la carta scatole di tutte le dimensioni, cornici, agende e album di foto. Palazzo Baldassini: Cortile 17 51 I CORTILI Attraversato Corso Vittorio e oltrepassata Piazza Navona, in Piazza Sant’Apollinare si apre l’ingresso di Palazzo Altemps. Dopo anni di abbandono, il palazzo è stato acquistato dallo Stato Italiano per farne una delle sedi del Museo Nazionale Romano. I complessi restauri hanno portato alla luce le strutture originaPer concludere l’itinerario si può arrivare in Piazza rie del palazzo, che fanno da degna cornice alle Firenze, dove al n. 27 sorge Palazzo Firenze che splendide sculture della collezione ospita la Società Dante Alighieri. Il bel cortile Ludovisi. Il cortile, vero gioiello del è opera di Bartolomeo Ammannati che ’500, è opera di Martino Longhi il è ha creato un prospetto interno Vecchio che ha adottato dei talmente sontuoso da sembrare moduli proporzionali estreuna facciata. Nel giardino mamente armoniosi. Sulla retrostante, si conserva una fontana, realizzata con pianta di magnolia che sempietre pomici, conchiglie e bra sia fra le più antiche di tessere policrome di pasta Roma. vitrea, spicca lo stemma degli Altemps: uno stambecco rampante, in Indirizzi: Palazzo Sparicordo delle vallate alpida, vicolo del Polverone ne di provenienza della 15b, 8.30-19.30 domenifamiglia. L’animale è ca 8.30-18.30, chiuso il caratterizzato da organi lunedì. Ingresso a pagagenitali sproporzionati mento, gratis sotto i 18 e che, simbolo di buon sopra i 65 anni (tel. augurio, alludono alla 066861158). fertilità. Palazzo Altemps, PiazLa cappella del za Sant’Apollinare 44, palazzo ha il privile9.00-19.45 chiuso il gio di custodire, lunedì. Ingresso a pagaall’interno dell’urna mento, gratis sotto i di marmo giallo, 18 e sopra i 65 anni usata come altare, le (tel. 0639967700). Roma Segreta un permesso (informarsi in portineria) la Sala dei Cento Giorni cosiddetta perché affrescata in poco più di tre mesi. L’autore della decorazione fu Vasari che, vantandosi con Michelangelo della sua impresa, si sentì rispondere “si vede!” Il meraviglioso cortile, di cui non è noto l’architetto ma che rivela una forte impronta bramantesca, colpisce per l’equilibrio della forme e l’eleganza dei semplici dettagli decorativi. Fu in passato sede di spettacoli e rappresentazioni teatrali durante le quali venivano allestite complesse scenografie dipinte su pannelli. Al centro del cortile è visibile un elegante chiusino a forma di rosa che riprende un elemento dello stemma della famiglia Riario, riprodotto anche sugli archi. L’architetto si è evidentemente ispirato ai chiusini della Roma antica che, nel Rinascimento, erano ancora conservati in diversi luoghi di Roma (è un chiusino anche la celebre Bocca della Verità in Santa Maria in Cosmedin, vedi itinerario n. 4). Itinerario 18 ¡ 4 ore Roma Segreta ROMA SOTTERRANEA 18 52 La Roma sotterranea, più insolita e sconosciuta, è in grado di offrire al visitatore continue sorprese e suggestioni difficilmente riscontrabili altrove. Si tratta di una città sepolta, fatta di ipogei, colombari, mitrei ma anche di edifici nati per essere illuminati dalla luce del sole e poi rimasti sommersi dallo stratificarsi del terreno, nel lento passare del tempo. Il nostro itinerario prende inizio dalla Basilica di San Clemente, posta a soli trecento metri dal Colosseo, affacciata sulla piazza omonima e accessibile anche da Via di San Giovanni in Laterano. La visita ai sotterranei della chiesa permette, scendendo di livello in livello, di andare indietro nel tempo di millenni. La base dell’edificio corrisponde infatti a una casa del II secolo, nel cui cortile venne ricavato successivamente un Mitreo, vano a forma di grotta, dedicato al culto del dio persiano Mitra. Lungo le pareti sono disposti i banconi in muratura sui quali i fedeli celebravano il banchetto sacro. Al centro della sala è ancora visibile l’altare con la rappresentazione dell’immagine di culto: il dio che uccide il toro, simbolo del bene e della fertilità. quello che doveva essere la magnificenza e la monumentalità del complesso che l’imperatore Nerone si era fatto costruire, su una superficie di ben 80 ettari, dopo il disastroso incendio del 64 d.C. provocato, secondo la leggenda, dallo stesso imperatore. Al principio del II secolo, l’imperatore Traiano utilizzò ciò che rimaneva della Domus Aurea come fondamenta delle sue Terme trasformando gli splendidi saloni di ricevimento negli attuali bui sotterranei. Durante il Rinascimento i più grandi artisti si calarono all’interno di questi ambienti e imitarono affascinati i motivi che videro affrescati sulle volte, dando origine al tipo di pittura detto "grottesche". Il termine grottesca deriva proprio dalla Domus Aurea e dallo stato in cui versava quando fu riscoperta alla fine del Quattrocento. Interrata, e quindi nascosta come una grotta, per visitarla, ci si calava dall’alto, dopo aver aperto dei fori ancora visibili sui soffitti delle sale. Gli affreschi rinvenuti all’interno furono così denominati grottesche, espressione utilizzata ancora oggi per indicare tutti i dipinti stilisticamente derivati dalla Domus Aurea. Scrivono gli autori antichi a proposito della Domus Aurea: “Tutto era rivestito con oro e adorno con gemme e madreperle; le sale da pranzo con pannelli d’avorio girevoli, in modo da far piovere dall’alto Il Mitraismo che ebbe larga diffusione a Roma nel III fiori, e forniti di condotti per diffondere profumi; la secolo, fu una religione misterica con un rituale a tratti principale sala da banchetto era rotonda e girava vicino a quello cristiano. I fedeli dovevano percorrere un continuamente, giorno e notte, come l’universo”. ROMA SOTTERRANEA cammino iniziatico attraverso sette livelli e il loro “battesimo” avveniva con il sangue del toro sacrificato al dio. Prendendo Via dei Fori Imperiali si può raggiunMomento determinante del rito era il banchetto a base di gere la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nei pane, vino e acqua, che gli adepti consumavano insieme cui sotterranei è visitabile il Carcere Mamertino (dal nella grotta. dio sabino Mamers, corrispondente al latino Marte). L’edificio sorge su due livelli: la parte superiore, di forma trapezoidale, è il vero e proprio Carcere Mamertino, noto con questo nome dal Medioevo; la parte inferiore è invece il Tullianum, una cavità cosiddetta già in epoca romana per la presenza di una sorgente o forse di una cisterna (in latino tullus). In questo vano inferiore, buio, umido e costantemente ricoperto da uno strato d’acqua, venivano gettati i prigionieri politici in attesa di esecuzione. Qui furono eseguite le sentenze capitali tramite strangolamento di personaggi quali Giugurta, re di Numidia, e Vercingetorige, capo dei Galli, vinto da Da San Clemente si può prendere Via Labicana Giulio Cesare nel 49 a.C. per dirigersi verso il parco dell’Oppio. Quasi all’ingresso del parco si trova l’accesso alla celebre Secondo una leggenda diffusasi durante il Domus Aurea di Nerone. Le immense sale sotterra- Medioevo, sarebbero stati imprigionati in questi nee, in alcuni casi ancora ornate da splendide pit- ambienti per nove mesi gli apostoli Pietro e Paolo e ture, riescono a comunicare solo in minima parte da qui sarebbero scappati dopo aver convertito i Nel IV secolo sul Mitreo sorse una chiesa, abbandonata dopo sette secoli perché pericolante e ricostruita al livello superiore, quello dell’attuale basilica. Nella chiesa sotterranea vale la pena soffermarsi sull’affresco della navata centrale che rappresenta la Leggenda di Sisinno. L’iscrizione sottostante costituisce un documento importantissimo per lo studio delle prime espressioni della lingua volgare italiana. Guardando attentamente si possono leggere, tra le righe, frasi come “Fili de pute traite” oppure “Fallite dereto colo palo, Carvoncele”. 18 53 ROMA SOTTERRANEA Tornati su Corso Vittorio Emanuele II ci si può dirigere verso il Museo Barracco in Via dei Baullari, istituito all’interno del cinquecentesco Palazzetto Le Roy, noto anche come Piccola Farnesina, con riferimento ai gigli di Francia sulla facciata, scambiati con quelli dei Farnese. Con un permesso richiesto ai custodi, si può scendere nei sotterranei del museo dove, a 4 metri sotto l’attuale livello stradale, si conservano interessanti strutture pertinenti ad una costruzione datata alla metà del IV secolo, probabilmente una ricca casa. Si notano ancora i resti del cortile porticato con lo splendido pavimento rivestito di lastre marmoree policrome, i capitelli di colonne e un bacino marmoreo circolare. Interventi murari cronologicamente posteriori e la presenza di una mensa ponderaria (blocco di marmo su cui venivano scavate delle vaschette utilizzate come misura - campione per grano, farina ecc.) dimostrerebbero una riutilizzazione dell’edificio per scopi commerciali. Roma Segreta In Via dei Baullari 38 si trova Mensura, un partiloro carcerieri. Dalle pietre di questa prigione, inoltre, San Pietro avrebbe fatto scaturire miracolosa- colare negozio di Antiquariato dove, tra gli altri mente una sorgente d’acqua. oggetti, si possono trovare anche arredi e scenografie di film celebri. L’itinerario prosegue attraverso Piazza Venezia, Vicino al Museo Barracco si trova il Palazzo della Via del Plebiscito e Corso Vittorio Emanuele II. Raggiunta la Chiesa di Sant’Andrea della Valle, si Cancelleria che incorpora al pianterreno la Basilica prende a destra Via dei Chiavari fino a raggiungere di San Lorenzo in Damaso. Nei sotterranei del palazPiazza di Grotta Pinta. Si può notare la forma parti- zo si trova il sepolcro di Aulo Irzio console morto, colare della piazza che descrive con l’andamento con il collega Gaio Vibio Pansa, nel 43 a.C. durante dei palazzi un semicerchio. Questa sagoma origina- la battaglia di Modena contro Marco Antonio. Si tratle rispecchia ancora la curva interna del Teatro di ta di un recinto quadrato in laterizio su uno zoccolo Pompeo e costituisce uno dei casi più notevoli di di peperino con diversi cippi agli angoli sui quali è l’icontinuità urbanistica romana. Il teatro, completato scrizione funebre. Qui scorre inoltre un tratto delda un immenso porticato, fu il primo ad essere l’Euripus, un canale del I secolo a.C. che collegava il costruito in muratura a Roma, tra il 61 e il 55 a.C. e Tevere al lago artificiale a ridosso delle demolite si estendeva in una vastissima area compresa tra Terme di Agrippa che sorgevano nella zona di Torre Argentina. Il sepolcro e il canale sono visibili oggi a 8 Largo Argentina e Campo de’ Fiori. Nei sotterranei dell’area archeologica di Largo metri di profondità ma in origine erano a cielo aperArgentina è ancora visibile l’ampia esedra che si to, in uno scenario quasi idilliaco, ricco di un’ordiapriva lungo il porticato: qui all’epoca di Pompeo nata vegetazione. Magno si riuniva il Senato e proprio qui venne ucciso Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C. Informazioni: Carcere Mamertino: aperto estate Nei pressi di Piazza Grotta Pinta, in Piazza del 9-12/14-17, inverno 9-12.30/14.30-18.30; Domus Biscione, 92-94 si trova il ristorante Pancrazio. Nei Aurea, viale della Domus Aurea; 9.00-19.45. sotterranei del locale sono cospicui resti delle mura- Martedì chiuso. Ingresso a pagamento, gratis sotto ture che sostenevano le gradinate del teatro. Altre i 18 e sopra i 65 anni. Per le prenotazioni strutture sono conservate negli scantinati dei palazzi tel. 0639967700. Museo Barracco: Corso Vittorio Emanuele II vicini. 168, temporaneamente chiuso per restauro Per una breve sosta e un pasto veloce a base di insalata si consiglia Insalata Ricca, in Largo de’ (tel. 0668806848). Chiavari, 85. Colombario note Volete comunicarci con parole o immagini quali luoghi di Roma avete amato di più o inviarci suggerimenti e curiosità? Collegatevi al sito internet www.romaturismo.it sezione Roma Fanzine. INDICE GENERALE Estate Itinerario Itinerario Itinerario Itinerario 1 2 3 4 L’acqua a Roma: fontane e fontanelle I mosaici: da Santa Maria Maggiore a Santa Maria in Trastevere I chiostri medievali Lungo il Tevere Itinerario Itinerario Itinerario Itinerario 5 6 7 8 Roma medievale: l’Isola Tiberina e Trastevere I luoghi della letteratura Gli obelischi egiziani Le piazze storiche: dal Campidoglio a Piazza di Spagna Itinerario Itinerario Itinerario Itinerario 9 10 11 12 Roma Barocca: Bernini e Borromini Roma nel Rinascimento: dal Vaticano ai rioni Parione, Regola e Trastevere I palazzi nobiliari I luoghi dei santi Itinerario Itinerario Itinerario Itinerario 13 14 15 16 Ville e giardini: il verde a Roma Lo shopping romano 0stia: il mare di Roma Gli archi di Roma antica 4 7 9 11 Autunno 16 18 20 22 Inverno 26 29 32 35 Primavera 40 42 45 47 Roma Segreta Itinerario 17 Itinerario 18 I cortili Roma sotterranea 50 52 i CENTRI INFORMATIVI TURISTICI Aeroporto Leonardo Da Vinci (Arrivi Internazionali - Terminal B) Largo Goldoni (Via del Corso) Piazza San Giovanni in Laterano Via Nazionale (Palazzo delle Esposizioni) Piazza delle Cinque Lune Piazza Pia (Castel Sant’Angelo) Piazza del Tempio della Pace (Fori Imperiali) Piazza Sonnino (Trastevere) Via dell’Olmata (Santa Maria Maggiore) Piazza dei Cinquecento (Stazione Termini) Stazione Termini (Galleria Gommata) Via Marco Minghetti (Fontana di Trevi) COMUNE DI ROMA REGIONE LAZIO A ZIENDA DI P ROMOZIONE T URISTICA DI R OMA Via Parigi, 11 - 00185 Roma Tel. 06488991 - Fax 0648899238 Centro Visitatori Via Parigi 5 Servizio Informazioni Turistiche Tel. 0636004399 w w w . r o m a t u r i s m o . i t