XXIII Congresso ADI – Associazione degli Italianisti
Università di Pisa, in collaborazione con SNS, col patrocinio del Comune di Pisa
12-14 settembre 2019
PROGRAMMA PARALLELE
(13 settembre, 9-13.15)
1) PROSPETTIVE DI RICERCA, TEMI E TOPOI AD AMPIO SPETTRO
CRONOLOGICO
1. Testi scientifici nelle biblioteche d’autore.
Coordina Monica Zanardo (CNRS/ENS ITEM, Institut des Textes et Manuscrits Modernes, monicazanardo@gmail.com).
Discussant Christian Del Vento (Université Sorbonne Nouvelle Paris 3)
Prima sessione: dal Settecento al primo Novecento
Interventi di
Enrico Ricceri (Université Paris 3 Sorbonne Nouvelle - Università di Roma La Sapienza)
I testi scientifici nelle biblioteche di Vittorio Alfieri
Le biblioteche di Vittorio Alfieri testimoniano l’interesse del poeta per varie discipline scientifiche, come la medicina, la matematica, la geografia, la botanica e altre. Tuttavia, la presenza di queste opere
cozza con quanto scritto dall’autore sulla sua scarsa propensione per le scienze. Sarà quindi utile sondare la biblioteca scientifica alfieriana, tenendo conto di quanto scritto da Alfieri sulla scienza nel trattato
Del Principe e delle Lettere e nella Vita scritta da esso.
Matilde Esposito (Università di Roma La Sapienza - Sorbonne Université)
All'incrocio tra scienza, storia e teatro: tracce di lettura nella biblioteca di F. S. Salfi
A partire da un’indagine sulla presenza (e sull’eventuale postillatura) di testi scientifici appartenuti a
Francesco Saverio Salfi nella Raccolta Salfi della Biblioteca Civica di Cosenza, l’intervento intende analizzare le modalità attraverso le quali l’autore integra tali fonti all’interno delle Lezioni sulla Filosofia della Storia e del trattato Della declamazione, facendole dialogare rispettivamente con la storia e con l’arte
dell’attore.
Antonio Di Silvestro (Università di Catania)
Leopardi tra scienze matematiche e poesia
Il contributo intende indagare il complesso approccio intrattenuto da Leopardi con le scienze matematiche, a partire dagli scritti giovanili come la Storia dell’astronomia, con particolare riferimento al rapporto tra linguaggio della poesia-natura e linguaggio della matematica, ossia a quella polarità tra ‘termini’
e ‘parole’ che dà vita nella poesia dei Canti e nelle Operette morali ad una dialettica feconda, che nel
Canto notturno è significata dal binomio di “conoscere” e “sentire”.
Roberto Lauro (Università di Macerata)
Gli autori scientifici della Crestomazia della prosa di Giacomo Leopardi
Il contributo si propone di analizzare la presenza di autori scientifici nella Crestomazia della prosa (1827)
di Giacomo Leopardi. L’antologia, proposta di canone della prosa italiana, può essere letta anche come
1
repertorio di fonti, riflesso, sia pur parziale, della biblioteca di Monaldo, dove rilevante è la presenza di
opere scientifiche, la cui lettura ebbe un peso rilevante per il giovane Giacomo, contribuendo a formarne il metodo, la capacità di pensare scientificamente il reale.
Fabiana Sarvognan Cergneu di Brazzà (Università di Udine)
La biblioteca di De Amicis tra letteratura e scienza
La biblioteca dello scrittore Edmondo De Amicis si presenta, attraverso l’accurata descrizione e catalogazione di Diego Divano (2015), come un ricco repertorio bibliografico aperto a differenti percorsi di
studio sull’autore e sulle fonti cui attinse per l’elaborazione delle sue opere. Il contributo vuole mettere
in evidenza la consistenza del patrimonio librario di carattere scientifico ivi conservato, che fu probabilmente utile all’autore per la scrittura di alcune sue opere.
Silvia Acocella (Università di Napoli Federico II)
Degenerazione di Max Nordau: la figura del degenerato come embrione del personaggio novecentesco
Nordau pubblica tra il 1892 e il ’93, Degenerazione, un’inchiesta sulla decadenza dell’Europa di fin de siècle.
Le ampie citazioni di Tolstoi, Wilde, Ibsen, Nietzsche, Zola trasformano il suo sondaggio in un canone
involontario del modernismo. La sua galleria di degenerati aprirà il varco a quell’«orda dei brutti» che
dominerà nel romanzo novecentesco. Lungo la linea Pirandello-Svevo, allargata a De Roberto e Tozzi,
sarà il rimosso di Degenerazione, più del dichiarato, a rivelare effetti duraturi.
Francesca Irene Sensini (Université de Nice Sophia Antipolis)
La determinatezza della scienza tra i libri di Giovanni Pascoli
A Castelvecchio di Barga si trova la biblioteca di Giovanni Pascoli. Tra i volumi conservati, la letteratura scientifica è ben rappresentata: biologia, psicologia, linguistica, astronomia etc. Pascoli era in effetti
impegnato in una riflessione sul valore gnoseologico del progresso scientifico. I volumi postillati e il catalogo sono una preziosa via d’accesso al suo laboratorio, per i legami tra letture scientifiche e scrittura,
e per inquadrare la modernità del suo profilo di intellettuale.
Donatella Nisi (Università del Salento)
Il volume Avviso al Popolo intorno alla Sanità di Samuel August David Tissot nella biblioteca
di Luigi Pirandello
Le novelle pirandelliane selezionate in questo studio dimostrano la presenza di alcuni inediti rimandi intertestuali al volume del medico svizzero Tissot, Avviso al Popolo intorno alla Sanità, posseduto da Pirandello e conservato presso lo Studio di via Bosio a Roma, attestando l’attitudine pirandelliana a trarre
ispirazione dalla lettura di testi scientifico-divulgativi e il ricorso a un linguaggio specialistico nella costruzione di una propria rappresentazione letteraria della malattia.
Seconda sessione: Il Novecento
Interventi di
Eugenia Maria Rossi (Université Paris 3 Sorbonne Nouvelle - Università di Roma La Sapienza)
Freud nella biblioteca di Savinio: dalle postille alle recensioni
L’intervento intende esaminare la presenza delle opere di Freud nella biblioteca di Alberto Savinio.
Analizzando da un lato le tracce di lettura lasciate sui volumi, dall’altro la loro rielaborazione nelle recensioni apparse sul «Corriere d’Informazione», sarà possibile tracciare un quadro globale del rapporto
di Savinio con gli scritti freudiani e determinare le specificità di una lettura tarda ma non priva di implicazioni.
2
Carolina Rossi (CNRS/ENS ITEM - Institut des Textes et Manuscrits Modernes)
I manuali Hoepli nella biblioteca di Carlo Emilio Gadda
L’intervento è rivolto all’analisi del grado di circolazione dei manuali tecnico-scientifici Hoepli
nell’ambiente intellettuale di Gadda (quello milanese del Politecnico tra gli anni Venti e i Trenta) a partire dai volumi presenti nella sua Biblioteca. Il fine sarà quello di valutare il peso di questi modelli scientifici all’interno dell’attività professionale e intellettuale di Gadda e di riflettere attorno alla loro influenza
sull’immagine autoriale connessa alla produzione di questo periodo.
Simone Marsi (Università di Parma)
I libri di fisica nella biblioteca di Carlo Emilio Gadda
Questo intervento ha lo scopo di analizzare alcune interessanti convergenze tra la fisica novecentesca e
il pensiero filosofico ed estetico di Carlo Emilio Gadda. L’intervento sarà dunque suddiviso in due sezioni: nella prima saranno presentati i volumi di fisica presenti nella biblioteca dell’autore; nella seconda,
partendo da alcune riflessioni dell’autore sarà messo in luce le idee che egli sembra aver assorbito dalle
letture, e la loro integrazione nella sua riflessione estetica.
Massimo Lucarelli (Université Savoie Mont Blanc)
La biblioteca dell'Ingegnere: scienza e letteratura nell'opera gaddiana e nel Fondo Gadda della
Biblioteca del Burcardo
Intendo indagare i rapporti tra scienze e letteratura nell'opera di Gadda anche e soprattutto in relazione
alla sua biblioteca, ora al Fondo Gadda della Biblioteca del Burcardo, contenente oltre 2500 volumi di
cui circa 150 di ambito tecnico-scientifico. Un esame del catalogo, e magari una successiva verifica in
loco delle postille ai testi scientifici segnalate nel catalogo, saranno il punto di partenza per una riflessione sulle influenze tecnico-scientifiche nell’opera gaddiana.
Giuseppe Leonardo Zappalà (Università di Roma La Sapienza)
Fra caso e necessità. Giorgio Caproni e le scienze
A partire da alcuni testi scientifici appartenuti a Caproni, da Per o contro l’uomo di Nicola Abbagnano a Il
caso e la necessità di Jacques Monod, l’intervento intende indagare lungo le influenze scientifiche
nell’ultima opera caproniana, quella in cui il dialogo con l’altro investe la casualità dell’uomo e dei suoi
rapporti con il mondo. Risultano, infatti, diverse le sottolineature e le postille ad alcuni testi della biblioteca caproniana che rimandano al rapporto dell’uomo con il mondo e all’illusione antropocentrica che
Caproni indaga nella sua opera.
Gaia Litrico (Università di Roma La Sapienza - Université Paris 3 Sorbonne Nouvelle)
L'epistemologia del cuore di Giorgio Bassani. Tracce di letture pascaliane nella biblioteca
dell'autore
Attraverso dei sondaggi nella biblioteca dell’autore ferrarese, l’intervento illustra come la lettura di Pascal abbia contribuito alla formazione del realismo bassaniano. In primo luogo, si studierà l’esemplare
delle Pensées letto da Bassani nel periodo postuniversitario; successivamente si interrogheranno quei volumi della biblioteca bassaniana che hanno mediato il pensiero del filosofo francese, ad esempio i testi
manzoniani, e infine si verificherà la presenza di riferimenti a Pascal in taccuini e note di lettura conservati nell’archivio dell’autore.
Giulia Cacciatore (Università di Catania)
«Rendere probante l'immaginazione». La scomparsa di Majorana nella biblioteca di Sciascia
Attraverso i volumi della biblioteca di Leonardo Sciascia, il contributo vuole ricostruire la fase documentaria del noto racconto-pamphlet, come lo definì lo stesso Sciascia, La scomparsa di Majorana (Einaudi, 1975) nel quale lo scrittore si cimenta, attraverso una fitta indagine condotta su fonti d’archivio e te3
sti scientifici, con la misteriosa sparizione del noto e precoce fisico del gruppo dei «ragazzi di via Panisperna».
2. La commedia delle scienze. Discorso scientifico e testo teatrale.
Coordina Antonella Di Nallo (Univ. “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, a.dinallo@unich.it).
Discussant: Marco Veglia (Università di Bologna)
Interventi di
Antonella Di Nallo (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara)
Introduzione al panel: Discorso scientifico e testo teatrale.
Maria Teresa Imbriani (Università degli Studi della Basilicata)
Il posto dell’uomo nel Teatro de gl’Inventori di tutte le cose di Vincenzo Bruno (1603)
Vincenzo Bruno pubblicò nel 1603 a Napoli il trattato dal titolo Teatro de gl’Inventori di tutte le cose, in cui,
forse per la prima volta, la materia si dispone in ordine alfabetico. Alla rinascimentale certezza nel progresso, Bruno oppone la precarietà della vita umana, dominata tuttavia dall’aspirazione al sapere universale, di cui daremo qualche saggio attraverso la consultazione di alcune voci riconducibili ad ambiti semantici più allargati (Arte, Poetica, Teatro, Memoria, Sapienza, ecc.).
Milena D’Aquila (ricercatrice indipendente)
Risvolti drammaturgici nel Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie di Giacomo Leopardi
L’intervento propone l’analisi del Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie al fine di mettere in luce i
meccanismi teatrali adoperati dallo scrittore delle Operette morali. Portavoce delle più recenti scoperte
scientifiche, lo scienziato olandese entra in scena come un personaggio dai tratti comici, in contrasto
con la solennità tragica del coro dei morti che apre il Dialogo. La forma dialogica del Ruysch è un espediente che consente di riflettere sul rapporto fra discorso scientifico, genere drammaturgico e risvolti
filosofico-esistenziali delle Operette.
Asteria Casadio (Università di Chieti-Pescara)
Galileo Galilei e “l’attrazione celeste” di Dario Fo
Due sono i momenti fondamentali della ricerca che Dario Fo ha condotto sull’opera di Galilei: la messa
in scena del Dialogo de Cecco Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la Stella Nuova, attribuito allo scienziato, e
la scrittura del monologo Dialogo faceto sull’attrazione celeste, ispirato alle idee di Galilei. Il contributo si
propone di indagare i due aspetti del lavoro teatrale condotto da Fo, ponendolo a confronto con opere
teatrali imperniate sulla vita dell’illustre scienziato.
3. Dall’enciclopedismo barocco alla selezione dei saperi: procedimenti retorico-inventivi, forme dell’immaginario e orizzonti
teorici dal ‘600 al ‘900.
Coordina Ambra Carta (Univ. di Palermo, ambra.carta@unipa.it).
Discussant: Andrea Torre (Scuola Normale Superiore)
Interventi di
4
Antonio D’Ambrosio (Università degli Studi di Firenze)
La «sorgente della nuova prosa d’arte italiana». Enrico Falqui e la prosa scientifica del Seicento
Nell’Antologia della prosa scientifica italiana del Seicento il critico Enrico Falqui indaga l’influsso di quel tipo
di scrittura sulla «precisione di linguaggio ed eleganza di stile contemperate in taluni “scrittori nuovi”».
Oltre alla produzione degli scienziati più rappresentativi e dei viaggiatori, il curatore si sofferma anche
sulle descrizioni di nature morte, quale legittimazione dell’eleganza stilistica praticata dalla prosa d’arte,
di cui si è sempre professato strenuo difensore.
Simone Giusti (Insegnante di scuola secondaria e ricercatore indipendente)
Nel corpo e nel testo: nuove prospettive per il commento ai classici della letteratura
L’intervento dal titolo “Nel corpo e nel testo: nuove prospettive per il commento ai classici della letteratura”, proposto per il panel n. 3, affronta una riflessione di carattere teorico e metodologico sulla continuità tra scienze del bios e letteratura, con particolare riferimento alle ricerche condotte nell’ambito
dell’estetica e della poetica con il supporto della psicologia e della linguistica cognitiva e delle neuroscienze, e alle loro ricadute sui metodi interpretativi e sul commento ai testi.
Valeria Lopes (Università degli Studi di Palermo)
Poesia e cultura scientifica in Primo Levi
Il contributo intende analizzare principalmente due poesie di Primo Levi Nel principio (1970) e Stelle nere
(1974), ispirate alla lettura della rivista «Scientific American». Tali componimenti saranno oggetto
d’indagine poiché consentono di dimostrare il profondo legame tra poesia e cultura scientifica, di ricostruire la fitta rete di rapporti cronologici tra la produzione in prosa e quella poetica, e di conoscere più
da vicino il modus scribendi leviano che procede per travasi e intrecci tematici, lessicali e linguistici tra il
sistema del chimico e quello dello scrittore.
Alessandro Prato (Università degli Studi di Siena)
La dicotomia parole/termini e lo statuto dei linguaggi tecnico-scientifici nello Zibaldone di
Leopardi
La relazione si basa su un’analisi circostanziata dei pensieri dello Zibaldone che trattano il tema dei linguaggi scientifici in rapporto alla nozione di “termine” e alla possibilità di una lingua universale.
L’analisi intende sottolineare tre elementi fondamentali: la centralità dalla distinzione “parole\termini”,
la sensibilità che Leopardi dimostra verso questi due aspetti della lingua, infine, la distinzione tra
l’universalità dei termini e le proprietà di una lingua universale che non possono essere confuse tra di
loro.
4. Macchine, congegni, ingranaggi: la letteratura europea e l’innovazione tecnologica nella prima età moderna (secc. XVIXIX).
Coordinano Vincenzo Allegrini (Scuola Normale Superiore, Pisa, vincenzo.allegrini@sns.it), Marco Capriotti (Univ. di Siena - Sorbonne Université, marcocapriotti13@yahoo.it) e Davide Pettinicchio (Sapienza Univ. di Roma, davide.pettinicchio@gmail.com).
Discussant Corrado Bologna (Scuola Normale Superiore)
Interventi di
Cecilia Gibellini (Università del Piemonte Orientale)
Il motivo dell’orologio meccanico nella lirica barocca
5
L’intervento mira a tracciare il disegno morfologico e il diagramma cronologico di un motivo largamente diffuso nella lirica barocca, quello dell’orologio, con particolare attenzione alla sua forma più moderna, l’orologio meccanico. Se le poesie dedicate ai tipi più antichi di orologio (ad acqua, a sabbia, a sole)
insistono su un repertorio metaforico fortemente codificato, in quelle sul congegno meccanico compaiono, con finalità meditative, notevoli elementi innovativi.
Assunta Vitale (Università per Stranieri di Siena)
Bambole e statue semoventi nel Cunto de li cunti
L’intervento si propone di esibire alcuni dei “magici” automi presenti nel Cunto de li cunti di Giovan Battista Basile, descrivendone le forme e analizzandone le funzioni all’interno della complessa macchina
narrativa dell’opera. Si cercherà, inoltre, di mettere questi elementi in relazione a quei prodotti
dell’artigianato tecnico e meccanico della prima età moderna che, stuzzicando l’immaginazione dello
scrittore secentesco, ne hanno generato le fattezze poi rielaborate nel racconto.
Elisabetta Mengaldo (Università degli Studi di Padova)
Lichtenberg, l’elettroforo di Volta e la narrazione della scoperta scientifica
L’intervento avrà per oggetto un articolo di G.Ch. Lichtenberg dal titolo Sopra un nuovo modo di indagare
la natura e il movimento della materia elettrica e su tre aspetti testuali centrali: 1) l’exphrasis della macchina
(una variazione dell’elettroforo di Volta); 2) la narrazione della scoperta scientifica e il ruolo epistemologico e narratologico giocato dalla contingenza; 3) la descrizione dell’oggetto della scoperta (le figure
elettriche scoperte da Lichtenberg durante uno dei suoi esperimenti) e l’impiego di retoriche
dell’ineffabilità applicate alla descrizione di fenomeni invisibili come quelli dell’elettromagnetismo.
Valerio Camarotto (Sapienza Università di Roma)
«Uomini di seconda mano»: automi, androidi e creature artificiali da Leopardi a Capuana
L’intervento si sofferma sulla raffigurazione di automi e macchine antropomorfe nella letteratura italiana dell’Ottocento, da Leopardi (Sillografi), a Nievo (Storia filosofica dei secoli futuri), fino al Capuana novelliere. Ci si propone di porre in rilievo i più ricorrenti nuclei tematici connessi alla rappresentazione delle
creature artificiali e, al contempo, di mostrare l’intreccio tra l’attenzione per le innovazioni scientifiche,
l’indagine socio-antropologica e la critica della modernità.
Aretina Bellizzi (Università di Trento)
Sugli automi leopardiani: può una macchina essere felice?
A partire dalla Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi, l’intervento si propone di indagare
la ricaduta sul piano etico della realizzazione di una compiuta «età delle macchine». L’attenzione verterà
in particolare attorno alla questione dell’effettiva possibilità, per gli automi, in quanto perfetti e rispondenti a criteri ideali, di beneficiare della felicità. In quest’ottica si analizzerà l’opposizione dicotomica tra
il binomio moderno-artificiale e quello antico-naturale.
Federica Barboni (Università degli Studi di Verona)
Oggetti e tecnologia nella poesia scapigliata
Gli strumenti del chirurgo, la ferrovia, le armi da fuoco: gli elementi del macabro scapigliato si coniugano con un forte – eppure ambivalente – rifiuto ideologico della tecnologia, colpevole di aver sottratto al
poeta il fascino del mistero e l’immaginazione. Nel più generale quadro dei rapporti fra la Scapigliatura
e il progresso, l’intervento mira a fornire un’analisi delle occorrenze degli oggetti nella poesia scapigliata,
studiandone il contesto, la funzione ed eventuali valenze metaforiche.
6
5. Prodigi, rivoluzioni, «morbi e sangue»: i segni del cielo in letteratura nei secoli XV-XVIII.
Coordinano Matteo Navone (Univ. di Genova, matteo.navone@unige.it) e Giordano Rodda (Univ.
di Genova, giordano.rodda@edu.unige.it)
Discussant Alberto Beniscelli (Università di Genova)
Interventi di
Alessandro Regosa (Università di Oslo)
«Con chioma di fuoco or vi fiammeggi»: la stella nova del 1604
La scomparsa di papa Clemente VIII Aldobrandini, nel marzo 1605, è salutata da G. B. Marino con un
sonetto, il sesto delle Lagrime (silloge funebre di Lira III), titolato Per la stella apparsa nella morte di papa
Clemente VIII. Il prodigio, visibile dal 1604 al 1605, affascina tanto la comunità scientifica quanto la letteraria: partendo dalla lirica proposta, l’intervento intende ripercorrere le principali teorie sul fenomeno,
compendiate da Marino nelle prime tre strofe, e analizzare in che modo l’evento sia sfruttato in sede
encomiastica.
Andrea Lazzarini (Università di Modena e Reggio Emilia)
Appunti sul galileismo di Francesco Bracciolini
Il Comento sopra i versi di Cecco Antonio è un commento burlesco scritto nel 1625 da Francesco Bracciolini,
steso contemporaneamente alla stesura degli ultimi sei canti dello Scherno degli dèi. In omaggio al suo
probabile destinatario, Giovanni Ciampoli (a sua volta allievo del Galilei), il Comento allude a temi scientifici cruciali per la cultura dell’epoca. Come anche il confronto con una seconda redazione
dell’opuscolo permette di comprendere, Bracciolinì si servì dell’evocazione di questioni care al coevo
dibatto scientifico per finalità schiettamente cortigiane. L’analisi della vicenda del Comento consentirà alcune riflessioni sul peculiare ‘galileismo’ di Bracciolini.
Gabriella Capozza (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Galilei e i segni del cielo
Una stella nuova illuminò il cielo in una notte del 1604. Secondo i calcoli di Galilei, essa era posizionata
in quella zona celeste superiore alla luna che, secondo la lezione aristotelica, sarebbe dovuta essere incorruttibile. Immediate giunsero le reazioni dei peripatetici, intransigenti verso ogni nuova opinione che
potesse minare la saldezza della filosofia di Aristotele. Tutto ciò preannunciava quel cammino verso la
verità tenacemente perseguito da Galileo e continuamente impugnato.
Rosa Necchi (Università di Parma)
«L’innocente astro a contemplar t’appresta»: la rappresentazione dei fenomeni celesti nella
poesia del XVIII secolo
Il contributo si propone di esaminare le diverse modalità di rappresentazione in versi di alcuni fra i più
appariscenti fenomeni celesti. La descrizione delle comete e di nuovi astri, l’analisi del loro influsso sugli
esseri viventi e sugli eventi storici, la celebrazione degli scienziati-astronomi sono alcuni dei temi variamente praticati, attraverso le forme metriche della tradizione o il verso sciolto, fra gli altri da Frugoni,
Algarotti, Monti, Caluso, Colpani e Parini.
Giordano Rodda (Università di Genova)
La cometa derubata e l’anello di Saturno. La poesia didascalico-scientifica di Agostino
Lomellini e Giovambattista Ricchieri
7
L’intervento si propone di indagare alcuni episodi della poesia didascalico-scientifica settecentesca
nell’ambito dell’Arcadia ligure, prendendo in esame le figure di Agostino Lomellini e Giovambattista
Ricchieri e i loro componimenti nel Saggio di poesie scelte filosofiche curato nel 1753 da Anton Filippo Adami, poi ripresi in raccolte successive. Petrarchismi, eredità algarottiane e lessico astronomico si incrociano in una sonettistica che sceglie di adattare Newton a una poetica nuova.
6. Scienza ottica e lirica dalle origini al Novecento.
Coordinano Sabrina Stroppa (Univ. di Torino, sabrina.stroppa@unito.it) e Nicole Volta (Sapienza Univ.
di Roma, nicole.volta@uniroma1.it)
Discussant Luca Marcozzi (Università di Roma Tre)
I.
Interventi di
Francesca Galli (Università della Svizzera italiana)
Una scienza di ineffabilis utilitas. Usi e funzioni dell’ottica fra trattatistica e lirica nel XIII secolo
Senza pretese di esaustività, nel contributo si proporrà qualche appunto per una geografia e storia della
(meta-)fisica della luce e della visione nel Duecento, concentrandosi sul ruolo svolto da figure impegnate a vario titolo nello studio dell’ottica e, al contempo, nella cura delle anime (gli inglesi Roberto Grossatesta, Ruggero Bacone e Giovanni Peckham, e ancora Bartolomeo da Bologna, Pietro di Limoges,
Servasanto da Faenza, etc.).
Carlo Zacchetti (Scuola Normale Superiore)
L’esperienza luminosa della transformatio amoris
Riprendendo il termine di apex mentis o synderesis scintilla da Tommaso Gallo, Bonaventura intende recuperare il sistema teoretico di Ugo di San Vittore, senza ripiegare su una soluzione anti-intellettualistica,
bensì individuando nella potenza trasformativa dell’amore il concetto chiave per comprendere in che
modo è conoscibile la fonte della luce divina. Il contributo di Bonaventura al pensiero medievale aiuta a
comprendere come queste nozioni teologiche diventino materia della letteratura vernacolare.
Simone Tarud Bettini (ricercatore indipendente)
Guido e Dante tra ottica e amore
L’intervento proposto vuole ripercorrere alcune tappe della gara poetica tra Cavalcanti e Dante, delineando un percorso che tocchi alcuni loro testi significativi. Attraverso l’esame di liriche e di brani della
Vita nova e della Commedia, cercherà di ricostruire come le concezioni amorose dei due si scontrino avvalendosi di ciò che l’ottica insegna in merito alla visione diretta, seguendo le fila di extramissione e intramissione.
Marina Zanobi (Scuola Normale Superiore)
«Aspectus animae ratio est»: la virtù visiva nei Rerum vulgarium fragmenta
A partire dall’analisi dei marginalia autografi (postille, graffe e maniculae) traditi dai manoscritti agostiniani posseduti da Francesco Petrarca sarà affrontato il tema della visio nel De Otio religioso e nei Rerum
vulgarium fragmenta. Mi soffermerò in particolare sulla lettura petrarchesca dei Soliloquia e dell’Epistola LV
(opere agostiniane che Petrarca leggeva nel suo Parigino Latino 2103) al fine di individuare collegamenti
significativi con alcuni luoghi petrarcheschi.
8
Aldo Stabile (Università di Napoli Federico II)
Nell’ottica petrarchesca. ‘Sulla perfetione delli occhi’ di Simone Porzio
Le canzoni degli occhi di Petrarca (Rvf 71-73) rappresentano uno dei luoghi del Canzoniere più frequentati dai commentatori cinquecenteschi. In appendice al suo trattato d’amore, il medico Simone
Porzio spiega il ruolo e gli effetti degli organi preposti alla vista sfruttando cospicuamente la lectio petrarchesca. Il contributo si propone dunque di indagare le problematiche affrontate all’interno del trattato incrociandole con la ricca e fortunata tradizione del petrarchismo italiano.
Nicolò Maria Fracasso (Università degli Studi di Torino)
«Il trono mio dentro i tuoi lumi belli». Gli sguardi di Adone XVIII
Nell’articolata struttura del canto XVIII dell’Adone si osserva non solo il legame tra la scrittura del lutto
e la vista, secondo codici di lunga tradizione, ma si può anche studiare la funzione unificatrice che i ciclici ritorni al tema dello sguardo assumono a bilanciare la varietà del racconto. L’intervento, anche a
partire dalla sorprendente molteplicità delle fonti, intende soffermarsi sull’iconografia del trono
d’Amore negli occhi di Venere per proporre qualche spunto interpretativo.
II.
Interventi di
Simona Di Martino (University of Warwick)
«Lo spettro, che parve arte maga». Il fenomeno della Fata Morgana e l’aurora boreale nelle Visioni di Alfonso Varano
L’intervento propone un caso di poesia interessata da fenomeni ottici in una parte dell’opera Visioni sacre e morali di Alfonso Varano (prima edizione 1766). Si esaminerà la resa poetica di effetti ottici spettacolari (fenomeno della Fata Morgana e aurora boreale) nelle visioni quinta e sesta, evidenziando
l’utilizzo del campo semantico della vista e il lessico legato alla luce, all’occhio umano e ai fenomeni meteorologici, osservando la visio classica attraverso le lenti dell’illusionistica “lanterna magica”.
Carlo Raggi (La Spezia)
Filosofia scientifica huminana e scienza ottica in Forse un mattino andando di Montale
L’autore, dopo aver ripercorso nascita e sviluppo di Forse un mattino andando, analizzerà l’intera serie degli interventi esegetici, a partire dal misconosciuto intervento di Petrucciani del 1966 sino alla critica più
recente di Cellada Ballanti. Quindi, appoggiandosi a puntuali riprese lessicali derivate all’autore dalla lettura sia della filosofia scientifica di David Hume sia dei principi della moderna scienza ottica, perverrà
infine a una diversa, suggestiva interpretazione della lirica.
Anna Stella Poli (Università di Genova)
Luciano Erba: il superamento di una visione miope
Luciano Erba media da un saggio di De Mourgues (1953) la categoria di «myopic and disconnected vision» per designare un particolare procedimento stilistico di alcuni poeti barocchi, fra cui Saint-Amant,
cui dedica un saggio, Visione miope e secentismo (1956). Erba – come spesso accade – parlando d’altri
parla anche di sé: la categoria di miopia stilistico-percettiva può infatti attagliarsi perfettamente anche a
una fase della sua carriera poetica. Proverò a dimostrare come dal “vedere”, Erba passi, negli anni e nelle raccolte successive, a un “decifrare” il reale, cui chiedere (spesso invano) un senso ulteriore.
9
Jacopo Mecca (Università di Torino)
«La miopia si fa quindi poesia». Forme, contorni e sagome dello sguardo nella poesia di Valerio Magrelli
L’intervento si concentrerà su un preciso tipo di sguardo presente nella poesia di Magrelli: lo sguardo
dell’occhio miope. A partire da questa prospettiva si metterà in risalto il modo in cui questo tipo di
sguardo si inserisce nella sua poesia, sia in quanto elemento chiave dell’indagine conoscitiva del mondo;
sia in relazione a forme, contorni e sagome utilizzati all’interno dei singoli componimenti per rendere,
anche a livello grafico, questa percezione (calligrammi, technopaegnia, anagrammi).
7. Progressi scientifici e vacuità esistenziali
Coordina Sara Laudiero (Univ. di Napoli Federico II, sara.laudiero@unina.it)
Discussant: Enrico Riccardo Orlando (Univ. “Ca’ Foscari” Venezia)
Enrico Riccardo Orlando (Università Ca’ Foscari Venezia)
“Schiavi o padroni?” Progresso e regresso tra le pagine de «La Ronda» (1919-1923)
Nella rivista romana «La Ronda» compaiono alcuni articoli nei quali, del progresso, si offre una visione
scettica e quasi apocalittica: esso finirebbe infatti per rendere schiavo l’uomo. Il mio intervento prende
in esame questi interventi, inserendoli nel contesto dell’ideologia della rivista: ne deriva un quadro inedito delle idee di un gruppo minoritario di scrittori, scettici in merito ai benefici di una tecnica che sembrava aver segnato già il destino del mondo occidentale.
Fiorina Izzo (Università degli studi di Napoli Federico II, ADI – SD Scuola Toscana)
Nessun «domani più radioso»: dall’apocalisse sveviana al “dopobomba” di Philip K. Dick
I due volti del progresso: da un lato acclamazione per le sue novità, legate al miglioramento delle condizioni di vita, dall’altro un regresso umano e sociologico. Tuttavia, la “fiumana” è inarrestabile, anche se
si vuol conservare lo status quo. Dalla visione apocalittica di Svevo alla distopia di Dick, la scrittura si
profila come un’arma potente, che registra – e talvolta anticipa – la realtà, illumina le menti per una riflessione universale sulla contemporaneità. All’uomo, succube degli eventi “progressivi”, nessun domani sarà “più radioso”.
Sara Laudiero (Università degli Studi di Napoli Federico II)
Gli «straordinari prodigi della scienza» dipinti da Paolo Ricci
Negli anni ’60, ad una ormai raggiunta maturità giornalistica e intellettuale, Paolo Ricci (1908-1986) non
nasconde di nutrire diffuse perplessità in merito agli esiti dei progressi scientifici e tecnologici e al loro
impatto sulla società. Una velata e al tempo stesso anche esplicita critica al progresso è espressa tanto
nella sua saggistica quanto nella sua pittura, finalizzate a scuotere le coscienze dei fruitori della sua arte
sui problemi reali che affliggono il mondo e l’uomo contemporaneo.
Andrea Nicolini (Università di Verona)
Lo sguardo della scienza e l’asimmetria del desiderio
Attraverso l’analisi di Teorema di Pier Paolo Pasolini e di alcuni suoi interventi di carattere saggistico,
l’intento del mio contributo è quello di far emergere come l’autore sentisse l’esigenza, da una parte, di
mostrare quella dimensione esistenziale che si sottrae alla lente oggettivante della scienza e che riaffiora
nelle logiche inspiegabili che intessono la stoffa del desiderio, e dall’altra, di criticare la sterile omologazione della società scientista e a lui contemporanea.
10
Maria Pia Arpioni (ricercatore indipendente)
Sviluppo tecnologico e regresso morale nella riflessione di Guido Piovene
L’opera di Guido Piovene (1907-1974) è spesso incentrata sul rapporto fra l’essere umano e i luoghi, in
chiave soprattutto moralistica, approfondendone i risvolti interni alla coscienza umana, con attenzione
sempre più preoccupata a partire dal Secondo Dopoguerra, in coincidenza con un progresso economico e tecnologico sempre più invasivo. L’intervento intende soffermarsi in particolare sul romanzo Le
stelle fredde (1970) e su alcuni testi di natura saggistica, come L’uomo e la natura (1973).
8. Il racconto della malattia.
Coordinano Daniela De Liso (Univ. di Napoli Federico II, daniela.deliso@unina.it) e Valeria Merola
(Univ. de L’Aquila valeria.merola@univaq.it).
Discussant: Sebastiano Valerio (Università degli Studi di Foggia) e Antonio Saccone (Università Federico II di Napoli)
Interventi di
Ilaria Rossini (Università per Stranieri Perugia)
Fisiologia e sintomi della malattia d’amore nel Boccaccio “angioino”
Il mio intervento si propone di analizzare le presenze del tema della malinconia – nell’accezione di “malattia d’amore” – all’interno del trittico delle opere napoletane di Giovanni Boccaccio, Filocolo, Filostrato
e Teseida. Le occorrenze sono numerose e significative: in particolare, in una chiosa al Teseida, Boccaccio
mostra di conoscere il commento medico di Dino del Garbo alla canzone Donna mi priega di Guido Cavalcanti. Il milieu angioino certamente costituisce un ambiente privilegiato per l’accesso a fonti mediche
e filosofiche, di cui Boccaccio dimostra di fare un uso profondamente originale.
Ottavia Branchina (Università degli Studi di Catania)
«E ti dirò il principio e l’argumento/ del mio non comparabile tormento». Esperienze traumatiche, distorsioni cognitive e funzione terapeutica del racconto in due episodi dell’Orlando fu-
rioso
Seguendo le vicende di Rodomonte, afflitto per il rifiuto di Doralice, e analizzando la figura del cavaliere mantovano, protagonista del XLII canto dell’Orlando furioso, l’intervento intende cogliere le modalità
con cui l’esperienza traumatica altera la percezione del reale, influenzando negativamente la quotidianità
dell’individuo. Si propone altresì di rilevare fino a che punto l’atto del narrare o del prestare ascolto alle
testimonianze altrui possa agevolare il processo di guarigione.
Annarita Rati (Università degli Studi di Perugia)
Malattia del corpo e dell'anima nella commedia italiana fra XVI e XVII secolo
Nel teatro comico italiano del secondo Cinquecento e del primo Seicento (viene da pensare, fra gli altri,
a R. Borghini, L. Groto, G. B. Della Porta), la malattia gioca un ruolo non secondario nelle dinamiche
degli intrecci ed è principalmente legata agli effetti del sentimento amoroso. Fra i pazienti si ritrovano,
più spesso, i personaggi “seri”, i cui sintomi fisici e interiori vengono discussi e trattati dagli interlocutori in scena – non ultimo il tipo del medico – con una variegata casistica di soluzioni terapeutiche.
Maria Di Maro (Università degli Studi di Bari)
«Un morbo universale/che si veste d’ogni male»: l’ipocondria tra letteratura e medicina nel secolo dei lumi
11
Durante il XVIII secolo, l’ipocondria conquista una dimensione autonoma rispetto alla malinconia e
viene riconosciuta come malattia dell’uomo altamente civilizzato. Il contributo propone di indagare le
rappresentazioni dell’ipocondria nella produzione lirica italiana del XVIII secolo (es. Camillo Brunori,
Bernardino Ramazzini, Antonio Fracassini, Antonio Pujati e Giovanni Verardo Zeviani), di esplorare,
seguendo il percorso inaugurato dal cambio di paradigma scientifico, la connessione tra malattia e intellettuale nel genere lirico e inquadrare la descrizione di questa malattia e la sua connessione con i letterati
nella categoria critica del motivo letterario.
Costanza Geddes da Filicaia (Università di Macerata)
“…e vide un sozzo bubbone d’un livido paonazzo”. Malattia e agonia di Don Rodrigo nei
Promessi Sposi
L’intervento indaga le pagine dei capitoli XXXIII e XXXV dei Promessi Sposi dedicate, rispettivamente,
al manifestarsi della malattia e all’agonia di don Rodrigo. Mira in particolare a verificare se le descrizioni
sono plausibili da un punto di vista medico, a quali fasi della malattia corrispondono, quali conoscenze
scientifiche della peste fanno presumere da parte di Manzoni. Si analizzano inoltre, per questi due episodi, i cambiamenti linguistico-stilistici rispetto alla Ventisettana e al Fermo e Lucia.
Elena Santagata (Università Ca' Foscari – Venezia)
La spes pthisica e l’ironia nella poesia di Guido Gozzano
L’intervento si propone di mettere in luce l’influenza che la tisi ha esercitato sulla poesia di Guido Gozzano. La malattia ha costretto il poeta a lunghi periodi di solitudine e di cure intensive. Tuttavia, non ha
intaccato il temperamento “ottimista” e ironico di Gozzano, anzi, gli ha offerto nuovi spunti e pretesti
per le proprie liriche. Vorrei mostrare come alcune credenze popolari relative alla tubercolosi trovino
spazio nella produzione e nella personalità del poeta: la spes ptishica e il temperamento malizioso - “sintomi” che si credeva correlati alla malattia – sono infatti evidenti sia nell’epistolario che nelle raccolte
poetiche.
Maria Gabriella Puglisi (Università Federico II- Napoli)
Un letterato in veste di medico. Medicina e malattia in “Dal calamajo di un mèdico” di Carlo
Dossi
Il presente intervento intende analizzare i modi e i toni con cui si sviluppa il racconto della malattia, e
della morte, nelle pagine di Dal calamajo di un mèdico di Carlo Dossi. Attraverso il punto di vista di un
medico che tra umorismo e bizzarria traccia i suoi bollettini, Dossi mostra il suo desiderio di analizzare
la realtà nei suoi aspetti meno indagati. La malattia e la morte diventano, allora, per l’autore dei Ritratti
umani la cartina tornasole con cui osservare l’uomo nella sua essenza profonda.
Itala Tambasco (Università di Foggia)
«Il pensiero è materia». Anatomie dell’anima e racconti scapigliati
Sull’incidenza che i pensieri e le emozioni hanno sul corpo molto ancora si discute, sebbene sia una
convinzione ampiamente consolidata nel luogo comune e nelle diagnosi letterarie di tutti i tempi, specie
quelle della Scapigliatura. Il caso del Dottor Cymbalus di Capuana rappresenta, allora, l’archetipo dei medici e degli anatomisti che, partendo da tale assunto, conducono i loro esperimenti, come il dottor Gulz
di Boito, rintracciando nel corpo le conseguenze del pensiero. Il binomio mente/corpo pare talmente
consolidato negli scrittori scapigliati che spesso prescindono dalla figura del medico, pronunciando con
autonoma sicurezza le loro diagnosi psicosomatiche.
Agnese Amaduri (Università di Catania)
12
Il romanzo di Edith: il “mal sottile” ne I divoratori di Annie Vivanti
La comunicazione propone l’analisi dell’inesorabile avanzare della tisi in uno dei personaggi del romanzo I divoratori di Annie Vivanti (1911). Dalle campagne inglesi al sanatorio di Davos, la Vivanti racconta
lo spegnersi della giovane Edith Avory. Nella straniante atmosfera della residenza svizzera, la tisi si configura come emblema di una dolce morte, all’insegna della dimenticanza e della negazione del male, in
una felicità fittizia in cui i residenti sono ombre, già cadute nell’oblio.
Luca Zipoli (Scuola Normale Superiore)
“Strinsi col dolore un patto”: Saba narratore della malattia tra Canzoniere e lettere
Il mio intervento intende indagare come Umberto Saba affronta il tema della sua malattia psichica, la
nevrosi, sia nelle poesie del Canzoniere sia nei testi delle sue lettere. Al centro della mia analisi ci sarà
anche un carteggio inedito, recentemente ritrovato, che Saba intrattenne nel 1950 con Amos Chiabov, il
medico che lo aveva in cura. Questo epistolario costituisce uno strumento privilegiato per osservare il
poeta in dialogo con il suo male e i nessi profondi che lui individuava tra la sua poesia e la sua malattia.
Antonio R. Daniele (Università degli Studi di Foggia)
Alberto Moravia anni Trenta. Dal sanatorio al manicomio: la prosa del male e della malattia
Nel giugno del 1930 Moravia pubblica Inverno di malato: ispirato alla propria degenza nel sanatorio di
Cortina, la vicenda di Girolamo oltrepassa il fatto puramente clinico e ne fa una specie di irradiazione
dei tormenti che affliggono il suo animo di ragazzo non ancora iniziato alla vita. Lo sguardo del narratore indaga gli intrecci fra male e malattia, proprio come farà qualche anno più tardi in La casa a tre piani,
una delle tappe del racconto dell’internamento e del manicomio che culminerà nel reportage del ’59
sull’arteterapia dello scozzese Michael Noble nell’Ospedale psichiatrico di Verona.
Sara Lorenzetti (Università degli Studi di Macerata)
Medicina vs Letteratura in Paolo Volponi
Prendendo le mosse dal romanzo Memoriale, l’intervento si propone di indagare la figura del malato e
quella del medico, assunto come paradigma dell’uomo di scienza, nella prosa di Paolo Volponi.
Federica Millefiorini (Università Cattolica del Sacro Cuore)
Raccontare per ‘salvarsi’. Scritture dell’io e accettazione della disabilità acquisita
L’intervento analizzerà alcune opere autobiografiche scritte nel nuovo millennio da autori che hanno
una disabilità acquisita a seguito di un grave incidente, tra i quali Barbara Garlaschelli (Sirena. Mezzo pesante in movimento), Lorenzo Amurri (Apnea), Giusy Versace (Con la testa e con il cuore si va ovunque) e Laura
Rampini (Nessuna barriera fra me e il cielo). La Garlaschelli afferma di aver scritto la propria storia perché
«Ricordare e condividere è un modo per salvarsi, per non perdersi». La lettura di queste opere consentirà quindi di verificare come la narrazione sia funzionale al recupero, all’accettazione e al superamento
del trauma e contribuisca a stimolare un atteggiamento resiliente. Come afferma lo psicologo Alessandro Antonietti infatti, «un racconto è una riconciliazione con la propria storia e un’iniziativa di liberazione». Chi narra poi deve scegliere una forma, uno stile, un lessico con cui rappresentare la propria vicenda. In tutte queste scelte l’autore crea qualcosa di nuovo e insolito, che permette di cogliere il senso
della realtà vissuta e rappresentata e aiuta a proiettarsi verso il futuro con un nuovo slancio.
Novella Primo (Università di Catania)
All’ombra della «Scarnificatrice». Lalla Romano e il discorso della malattia
La proposta di comunicazione intende prendere in esame il tema della malattia nella produzione di Lalla
Romano, con particolare riferimento agli scritti (auto)biografici Nei mari estremi (1987; 19962) e Ho sognato l’ospedale (1995), analizzati da una prospettiva intertestuale e intersemiotica. Il discorso tracciato dalla
13
scrittrice ingloba gli attanti tipici della medicina narrativa (malato, medico, caregiver) entro un peculiare
cronotopo che si situa in stretta contiguità con l’ambito mortifero.
9. Oltre i confini geografici. L’interscambio letterario-scientifico tra l’Italia e l’Oriente.
Coordina Wafaa Raouf El Beih (Univ. di Helwan, Il Cairo, wafaa.raouf@hotmail.com)
Discussant: Abdelhaleem Solaiman (Università di Aswan – Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Interventi di
Wafaa El Beih (Università di Helwan, Il Cairo)
Primo Levi e Mostafa Mahmoud: la fantascienza di due letterati di formazione scientifica
Il presente intervento vuole sondare i rapporti tra la formazione scientifica di Primo Levi e di Mostafa
Mahmoud, rispettivamente quella di chimico e di medico, e la loro produzione letteraria fantascientifica.
Si analizzano in particolare Storie naturali di Primo Levi, Il Ragno e Un uomo sotto lo zero di Mostafa Mahmoud.
Abdelhaleem Solaiman (Università di Aswan – Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Le mille e una notte. Quell’antica fantascienza di Shahrazad!
Le mille e una notte (Alf laila wa laila) è senz’altro un classico della letteratura universale, variamente studiato e celebrato, che suscita sempre nuove riflessioni e nuovi spunti di ricerca non esclusivamente in
campo letterario, ma anche religioso, storico, filosofico, politico, sociologico, geografico, sia nel mondo
orientale sia in quello occidentale. Il presente intervento si propone, oltre di mettere in risalto il mondo
della scienza presente nelle Notti Arabe, di individuare e soffermarsi su singoli racconti che, con i criteri
di quell’epoca, contengono elementi che potrebbero essere riconducibili al genere letterario della fantascienza e ne rappresentano antecedenti punti di riferimento.
Pamela Parenti (Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Lo spiritello (“’o munaciello”) nella letteratura partenopea: dalla fonte religiosa islamica
all’elaborazione leggendaria, dalla superstizione popolare alla creatività narrativa
Al centro dell’intervento il rapporto genetico tra una credenza leggendaria della tradizione popolare napoletana e il mondo letterario e favolistico della cultura araba. Si partirà dalla presentazione di una
commedia settecentesca di Francesco Cerlone L’Osteria di Marechiaro per mostrare il legame con le fonti
arabe, relativamente alla figura popolare dello spiritello magico, personaggio noto persino nel teatro del
Novecento e ancora oggi vivo nell’immaginario popolare della città.
Ahmed Obeadallah (Università degli Studi di Siena)
Le storie di Giufà: Scienza o sciocchezza?
Il presente intervento vuole stimolare una riflessione interculturale sulle modalità attraverso cui i racconti di Giufà e il discorso scientifico si intrecciano significativamente. Basti pensare alle storie in cui
Giufà fa il medico o quelli in cui fa discussioni, di carattere scientifico, attorno al corpo e alla filosofia
della Natura. Si evidenzia l’impatto delle teorie scientifiche (la medicina, l’astronomia, l’astrologia, etc.)
sulle forme e sui contenuti del ciclo narrativo di Giufà.
Enma Nefzi (Università degli Studi di Palermo)
Avicenna, il medico-poeta; per una rilettura di al-Urğūzah fī aṭ-ṭib (Il Poema della medicina)
14
Al-Urğūzah fī aṭ-ṭib, tradotta in italiano da Andrea Borruso nel 1996 sotto il titolo Il poema della medicina, è
un’opera del grande filosofo e medico Avicenna (980 – 1037) in cui spiega in versi poetici a un immaginario discepolo la teoria e la pratica della medicina. L’intervento si propone di indagare l’impatto di
Avicenna e la sua influenza nel mondo occidentale, di evocare inoltre il discorso poetico come parte di
quello scientifico in modo da creare una nuova realtà dove la letteratura analizza, comprende e spiega la
scienza.
Marco Ammar (Università degli Studi di Urbino)
La Cosmografia di Qazwini: un trattato enciclopedico medievale all’intersezione tra scienza e
letteratura
Composta nella seconda metà del XIII secolo, la Cosmografia di Qazwini è uno dei compendi enciclopedici che ha goduto di maggior popolarità nel territorio dell’ecumene musulmana, come dimostrano le
traduzioni in lingua persiana e turca, e le numerose miniature che ha ispirato e che corredano i manoscritti ancora esistenti. Tuttavia, il materiale fiabesco e gli aneddoti che popolano le sue sezioni, collocano quest’opera al crocevia tra scienza e belles lettres. Leggendola attraverso il prisma delle proprie categorie epistemologiche, la critica moderna occidentale ne ha aspramente contestato il valore scientifico, finendo per catalogarla come letteratura di mirabilia. Il mio intervento propone una breve presentazione
dell’opera nel proprio contesto storico di appartenenza, cercando di definire la funzione dell’elemento
mirabile all’interno di un’opera che ha la struttura e l’ambizione di un vero e proprio trattato scientifico.
Salah Mohammed (Università di Bologna)
Mosè Maimònide, un andalusiano prestato all’Oriente o un arabo prestato all’Occidente?
Il contributo di Moshe ben Maimon, più noto nell'Europa medievale col nome di Mosè Maimònide, a
presentare il clima di intenso lavoro scientifico- letterario nel Medioevo, è enorme. Egli ha potuto mediante il proseguimento della propria vocazione per le scienze: medicina, religione, letteratura, pur essendo perseguitato in vari periodi della sua vita, sviluppare una profonda conoscenza interdisciplinare
che contribuì a delineare perfettamente la figura del pensatore andalusiano, erudito e eclittico. In questa
tesina, si getta luce sulla produzione filosofica- letteraria di Maimonide, per capirne le fonti e soprattutto le influenze, non solo in ambito ebraico, ma anche cristiano e musulmano, misurando quanto questa
produzione sia ben allineata con i contributi di grandi suoi contemporanei, come per esempio Averroè.
Si analizza quanto tale produzione fosse innovativa, e quasi rivoluzionaria nei confronti delle tradizioni
della società del tempo, come lo fu quella di Averroè.
Mohey Eddin Sholkamy Abdelgawad (Università di Minia)
Studio linguistico degli arabismi presenti nel linguaggio scientifico italiano
L’arabo e l’italiano godono, dal Medioevo fino ai nostri giorni, di uno scambio linguistico continuo sia
nel lessico della cultura materiale che in quello colto delle scienze. Questo intervento tratta il gran numero possibile degli arabismi scientifici raccolti e registrati dal Grande Dizionario Italiano dell’Uso-Gradit
(2007), curato da T. De Mauro, e commentarne l’eventuale adattamento fonetico e morfologico; le varianti; l’etimologia; le neoformazioni; le polirematiche; ecc.
10. Altro per me. Tecnologie e scienze umane: prospettive dal Giappone e dall’Asia orientale.
Coordinano Francesco Eugenio Barbieri (Univ. di Catania, francesco.barbieri@gmail.com) e Matteo Casari (Univ. di Bologna, matteo.casari@unibo.it)
Discussant: Daniela Shalom Vagata (Università di Bologna)
15
Sezione di letteratura
Maria Giovanna Fadiga (Università di Roma, Tor Vergata)
L’utilizzo della carta tradizionale coreana ricavata dalle fibre del legno di gelso (한지) nei restauri dei manoscritti occidentali
Nel processo della ricostruzione testuale ci si avvale di diversi ausili provenienti da discipline affini (paleografia, codicologia, etc.); tra questi, non ultima è la scienza del restauro, che grazie al ripristino dei
supporti scrittorii permette di operare congetture e colmare lacune altrimenti insanabili. La recentissima
acquisizione della carta di gelso coreana nella gamma dei supporti possibili ha dato risultati davvero insperati. Questo materiale così particolare è stato applicato con successo nel recupero di testi occidentali
oltremodo significativi, quali la Chartula di S.Francesco d’Assisi e il Codex Purpureus Rossaniensis.
Takeo Sumi Università di Xiamen)
Le città invisibili di Calvino e Invisible City di Arata Isozaki: convergenze tra letteratura e urbanistica
Esistono notevoli punti di contatto tra le modalità con cui Italo Calvino e l’architetto giapponese Arata
Isozaki si posero di fronte ai mutamenti epocali avvenuti in seno alla vita urbana nel corso del secondo
Novecento. Lo scopo del mio intervento è quello di individuare un rapporto fra letteratura e urbanistica, attraverso un confronto fra Le città invisibili (1972) di Calvino e Invisible City, una filosofia e metodologia urbanistica, formulata nel 1963 e poi teorizzata nel 1967 da Isozaki.
Fumihiko Hattori (Daido University, Nagoya)
La fortuna in Giappone delle opere politiche di Machiavelli
L’intervento si propone di analizzare come L’“arte dello stato” di Machiavelli potrebbe essere considerata un’opera indirizzata all’impegno dei politici professionisti, scaturita da una saggezza profondamente umana e sempre aperta agli uomini che intendono migliorare la società in cui vivono e che tuttavia
sono consapevolissimi che l’essere umano è metà uomo e metà bestia.
Sezione di cinema e teatro
Cinzia Toscano (Università di Bologna
Il teatro dei robot di Hirata Oriza e Ishiguro Hiroshi
Attraverso l’analisi del progetto Robot-Human Theatre, nato dalla collaborazione tra il drammaturgo e
regista teatrale Hirata Oriza e l’ingegnere dell'automazione Ishiguro Hiroshi, l’intervento cercherà di delineare i tratti distintivi della robotica giapponese e del suo costante e inarrestabile sviluppo. Focus del
contributo sarà l’analisi trasversale di alcune delle produzioni nate in seno al progetto che annoverano
nel loro staff attori in carne ed ossa e robot umanoidi e androidi: Sayonara (2010/2012), Three sisters android version (2012) e La Metamorphose version androïde (2014).
Massimo De Grassi (Università di Trento)
Tra Occidentalismo e Orientalismo: tecnologie e intrecci narrativi nel cinema d’animazione
giapponese
Il contributo vuole prendere in considerazione le modalità con cui le conquiste tecnologiche e
scientifiche e la loro interazione con il vissuto quotidiano siano state determinanti nello sviluppo degli
intrecci narrativi di alcune opere degli artisti più rappresentativi del cinema d'animazione nipponico. In
16
particolare ci si propone di analizzare alcuni lungometraggi di Miyazaki Hayao e di Shinkai Makoto
dove questi aspetti hanno avuto un peso fondamentale nello strutturare il racconto filmico.
Matteo Casari (Università di Bologna)
Tecnica e tecnologia tra organico e inorganico: il bunraku all’orizzonte della Supermarionetta
craighiana?
La Supermarionetta rappresenta forse la teoria teatrale più nota e controversa proposta dal regista, scenografo e teorico Edward Gordon Craig (1872-1966). Alla luce delle influenze teatrali giapponesi, frutto delle relazioni dirette tra Craig e alcuni artisti e studiosi nipponici, l’intervento proverà, senza in alcun
modo voler far coincidere i due modelli, a evidenziare le analogie implicite ed esplicite tra la marionetta
bunraku e la Supermarionetta craighiana.
Alessandro Montosi (studioso indipendente)
Pinocchio in Giappone: dall’animazione ai risvolti sociali e tecnologici
Pinocchio ha conosciuto grande fama in Giappone, a partire dal film d’animazione Pinocchio (1932) di
Noburo Ofuji. In seguito l’opera esercita una profonda influenza su Osamu Tezuka, che ne trae ad
esempio ispirazione per Dororo e per il caposaldo del filone di animazione robotica Astro Boy.
11. La capacità euristica della letteratura italiana nei confronti della “violenza”.
Coordinano Costantino Maeder (Université Catholique de Louvain, Louvain-La-Neuve, costantino.maeder@uclouvain.be) e Loreta de Stasio (Universidad del País Vasco, Vitoria, loreta.destasio@ehu.es).
Discussant Giorgio Patrizi (Università del Molise)
Costantino Maeder (Université Catholique de Louvain)
Violenza e terrore tra conoscenza e piacere: le contraddizioni della scrittura letteraria
Nel nostro intervento indagheremo come in Petrarca, Boito, Pasolini e Sciascia, l’atto efferato che
suscita terrore consente ad accedere alla conoscenza, all’ignoto. In letteratura la violenza è estetizzata e
iscritta in un discorso che suscita o può suscitare piacere nel lettore. Inoltre la violenza mette in crisi i
mondi di valori del lettore, della vittima stessa (e alcune volte anche del soggetto violento).
Fausto De Michele (Università di Graz)
Letteratura e mafia
La capacità euristica della letteratura italiana nei confronti della violenza ha fatto un salto di qualità, è
cambiata. Le modalità del cambiamento dello Story telling fino ai giorni nostri e le caratteristiche del
nuovo discorso sulla violenza delle tante mafie in Italia, portato avanti non solo dalla letteratura ma
anche dai mass media, è il campo di indagine della mia ricerca. La relazione si concentrerà sui libri di
Carmelo Sardo come focus di un nuovo trend del discorso letterario attuale, in continua evoluzione.
Lucio Spaziante (Università di Bologna)
Dogman: passaggi traduttivi tra realtà, letteratura e cinema
Il film Dogman di Matteo Garrone (2018) trae spunto dal delitto del “canaro”, un evento di cronaca del
1988 che fece scalpore per i crudi dettagli di violenza emersi. Vincenzo Cerami ne fece l’oggetto di un
racconto del 1997, ed è da questa rilettura letteraria che parte il film. L’intervento si concentrerà in
17
particolare sui passaggi traduttivi che sono avvenuti tra gli eventi di cronaca reali, e le successive
riletture, letteraria e cinematografica, che ne fanno un esempio di riflessione sulla relazione tra realtà e
letteratura.
Maura Locantore (Università degli Studi della Basilicata)
Sacralizzare la violenza? L’Opera di Pier Paolo Pasolini e la risemantizzazione dell’amore
La violenza è categoria pervasiva, tema, principio euristico, mito dell’origine e psicanalitico. Con una
prospettiva seriamente e decisamente antropologica, analizziamo la risemantizzazione dei lemmi
violenza e amore nei differenti codici espressivi intermittenti e interagenti nell’opera di Pier Paolo
Pasolini.
Matteo Martelli (Università di Strasburgo – CHER)
Sensi, sensorialità, violenza. Scrittura e manipolazioni dell’ascolto ne L’orecchio assoluto di
Daniele Del Giudice
L’esperienza d’ascolto è sempre singolare, soggettiva. Essa si compone però secondo una relazione tra
colui che produce e colui che riceve l’oggetto sonoro. In tal modo, può costituire anche una violenza e
violazione dell’intimità. È quanto ci mostra il racconto L’orecchio assoluto di Daniele Del Giudice, nel
quale l’autore, contravvenendo apertamente le dinamiche del noir, sposta l’attenzione del lettore su una
scrittura della sensorialità e sulla violenza che l’udibile può innescare, penetrando nel soggetto.
Studiando tale aspetto, il mio intervento indaga le dinamiche della partizione sensoriale all’opera nel
racconto.
Angelo Fàvaro (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”)
La fantascienza come violenza: transcodifica e allegoria ironica nelle 4 Storie di Primo Levi
sceneggiate per la Rai
Si vogliono studiare 4 sceneggiati tv tratti da racconti di P. Levi, e si propone un’analisi dello specifico
letterario nella transcodifica televisiva. La ricerca intende dimostrare come la scelta di Levi, uno scienziato, di tradurre in tv queste storie satiriche e critiche contro la società dei consumi abbia come fine un
paradigma umanistico e voglia, come lui sosteneva, istituire il nesso fra Auschwitz e la sua vena fantascientifica: «Questo nesso esiste senz’altro: è l’uomo violentato».
Dagmar Reichardt (Latvian Academy of Culture, Riga)
Modalità euristiche e modus vivendi transculturale. Espressioni socioculturali violente
attraverso l’ignoto ridicolizzato e l’”invisibile nascosto”
Questa conferenza focalizza il genere del fumetto ricorrendo a vari concetti sociologi, etnoantropologici e filosofici, enfatizzandone l’effetto transculturale connesso a teoremi di alterità. Da
sempre il riso, il carnevalesco e picaresco, l’umore e l’ironia sono modi provati per gestire l’altro.
Tracciando un percorso storico-moderno dagli inizi del fumetto europeo (Busch) alla graphic novel
postcoloniale in Italia (Manfredi) si intende svelare il carattere transnazionale e l’impatto iconografico di
questo genere ibrido seguendone l’indirizzo didattico da un punto di vista transdisciplinare.
II.
Julia Ponzio (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Violenza corpo e scrittura nell’opera letteraria di Simona Vinci
18
Nell’opera di Simona Vinci il tema della violenza costituisce una costante sin dal suo romanzo di
esordio. Nel corso del lavoro letterario di Vinci la violenza viene analizzata in ciascuno dei suoi testi,
nelle sue diverse declinazioni, ma sempre come connessa al corpo sessuato e alle sue possibilità di
trasformazione. Si analizzeranno le modalità attraverso le quali, nei lavori di Vinci, il tema della violenza
scivoli al livello della scrittura e al livello della gestione della trama.
Paola Populin (Università di Roma Tor Vergata / Universidad del País Vasco. Vitoria)
La violenza dello sguardo sull’altro: racconti transgender nel film ‘Nessuno è perfetto’ di
Antonio Veneziani e Fabiomassimo Lozzi
L’opera di Lozzi e Veneziani, nel raccontare il mondo dei transgender di una città di provincia,
trasmette l’immagine di una situazione conflittuale che i personaggi hanno nell’estrinsecarsi delle
relazioni con l’altro e con sé. Il racconto, a volte brutale e violento, fa di questo tratto la sua
caratteristica, affermandosi come la possibilità narrativa che costringe i personaggi a rappresentarsi e
essere rappresentati.
Giulia Falistocco (Università degli studi di Perugia)
La violenza di genere ne La scuola cattolica
L’intervento intende analizzare la rappresentazione della violenza ne La scuola cattolica di Albinati, in
particolare all’interno del rapporto tra uomo-donna, letto attraverso il binomio violentatore-violentata.
Nella seconda parte, i modelli identitari di genere individuati vengono messi in rapporto con i modelli
cinematografici presenti nel romanzo, per sondare i rimandi culturali tra violenza sociale e violenza
visiva.
Alessandro Ardigò (Milano. Rivista RadiciDigitali e Liceo)
La violenza in Inferno XII
Dante dedica uno specifico Canto, Inferno XII, alla violenza contro il prossimo. È un canto quasi
soltanto di “cose viste”. Dante-personaggio, infatti, non interviene nella scena: è come se si facesse da
parte per non avere nulla a che fare con le vicende che riguardano la violenza. Ma cosa intende Dante
per
“violenza”?
Che
immagini
usa,
e
che
personaggi
e
che
demoni?
Questo intervento si propone di esaminare in particolare le figure dei Centauri e dei dannati e le
relazioni fra questi e il concetto di “guerra”, di “cattiva politica” e violenza.
Valeria Stabile (Università di Bologna – Utrecht University)
“L’alta gloria del valor messican cade svenata”. L’articolazione del tema della violenza della
conquista nel Motezuma di Vivaldi
La presentazione approfondisce come si declina e articola il tema della violenza nel Motezuma di Vivaldi,
il tipo di violenza narrato e il lieto fine. Non si può semplicemente sostenere che la narrazione della
caduta dell’impero azteca sia stata edulcorata, piuttosto l’intera vicenda sembra essere stata tradotta per
il pubblico europeo del XVIII secolo. Il tema della violenza si presenta riadattato a stilemi esistenti nella
letteratura italiana e risente dell’immaginario epico delle crociate.
Maurizio Rebaudengo (Convitto Nazionale “Umberto I” – Torino)
Dalla retorica della violenza alla violenza della retorica: il verbum caro factum est nell’opera di
Carlo Emilio Gadda
19
Nell’opera di Gadda ricorrono immagini insistite –una pressoché notomistica analisi– della violenza su
singoli corpi, sublimate –e nemmeno del tutto– nella violenta retorica anti-mussoliniana in Eros e Priapo.
Sempre, e comunque, la sua parola diventa corpo, nella piena e dolorosa constatazione che l’individuo,
nella sua pura e totale fisicità (il vero e personale approdo di conoscenza), è comunque inerme davanti
alla storia patriottica o individuale.
José María Nadal (Universidad del País Vasco, Lejona-Bilbao)
Che sono violenza e potere secondo Il Varmo, di I. Nievo?
Analizziamo in un episodio di Il Varmo, di I. Nievo, la struttura dinamica delle figure semantiche che
possono collegarsi con ciò che il libro o la nostra cultura capiscono oggi come "violenza" o "potere".
Analizziamo inoltre la logica delle azioni rappresentate che sono coinvolte con queste figure. Ci
dedichiamo anche a tutte le interazioni del libro con il suo recettore implicito che si servono della
rappresentazione di questi atti. Come il racconto contribuisce a costruire gli universi semantici
"violenza" e "potere"?
Chiara Maria D’Anna (Universidad del País Vasco / Euskal Herriko Unibersitatea. Vitoria-Gasteiz)
Corrispondenze e testimonianze dal fronte: alcuni esempi di letteratura bellica
La guerra è l’evento violento per eccellenza, in cui enormi masse di uomini si uccidono l’un gli altri
ignorando qualsiasi logica. Durante le due guerre mondiali fioriscono le testimonianze che raccontano il
conflitto bellico da un punto di vista letterario. Spinti dalla necessità di raccontare, decine di soldati
realizzano attraverso la scrittura la fusione tra arte e vita. Bisognosi di sapere anche noi, attraverso
interviste videoregistrate raccogliamo i frammenti di un’esistenza passata, monito a non ripetere errori
già commessi.
Loreta de Stasio (Universidad del País Vasco. Vitoria)
La “violenza” nel teatro
Propongo un’analisi particolare della capacità euristica del teatro nei confronti della “violenza” con lo
sguardo critico su due saggi importanti: Marco de Marinis, Il teatro dell'altro. Interculturalismo e transculturalismo nella scena contemporanea (La Casa Usher, 2012), e Augusto Ponzio, Con Emmanuel
Lévinas. Alterità e identità (Mimesis, 2019).
12. Dagli occhiali all’e-reader. Oggetti tecnologico-scientifici nelle rappresentazioni letterarie della lettura.
Coordina Giovanna Rizzarelli (Scuola Normale Superiore, giovanna.rizzarelli@sns.it)
Discussant Cristina Savettieri (Università di Pisa)
Interventi di
Cristina Acucella (Studiosa indipendente - PhD Università di Firenze)
«Col mezzo d’un buon occhiale»: Tommaso Stigliani lettore e critico dell’Adone
Lo studio analizza l’opera critica dell’Adone mariniano scritta da Tommaso Stigliani, l’Occhiale (Venezia,
Carampello, 1627), tenendo conto dei riferimenti materiali e delle metafore connesse al processo della
lettura ‘esperta’ (ruolo chiave è giocato anche dal titolo del saggio) e mostrando come anche le difficoltà
di accesso e appropriazione del testo da parte del lettore-critico costituiscano un punto centrale della
sua stroncatura del poema di Marino.
Corinne Pontillo (Università di Catania)
20
Gli occhiali come strumento diabolico in Todo modo
Nel romanzo di Leonardo Sciascia Todo modo (1974) è contenuta una rielaborazione letteraria del quadro
La tentazione di Sant’Antonio di Rutilio Manetti, che raffigura il santo colto nell’atto di leggere e, incombente su di lui, il diavolo con gli occhiali. Il contributo intende proporre un’analisi del testo condotta
sulla base degli spunti ermeneutici offerti dai passi in cui vengono chiamati in causa il dispositivo ottico,
la funzione degli occhiali come «strumento che aiuta a veder bene», le allusioni a un distorto atto di lettura.
Miriam Pascale (Università della Basilicata)
Le «lenti rubate» di Guglielmo da Baskerville. L’atto della lettura tra letteratura e «scienza
dell’uomo»
L’intervento si propone di illustrare la funzione narrativa attribuita agli occhiali di Guglielmo da Baskerville ne Il nome della rosa, riflettendo al contempo sulla mediazione esercitata da vari intertesti medievali nella messa in scena di tale oggetto. Descritti come uno strumento tecnologico di eccezionale portata, gli occhiali funzionano in alcuni segmenti della fabula come motore diegetico della narrazione, fino
a diventare il corrispettivo materiale della ricerca empirico-sperimentale condotta dal protagonista.
Anna Finozzi (Stockholm University)
Disabilità e protesi ne La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990) di Dacia Maraini
Marianna Ucrìa vive isolata nel suo mutismo e comunica tramite il “completo da scrittura” regalatole
dal padre, che diventa una protesi sia materiale che cognitiva. L’intervento si propone di analizzare la
rappresentazione della disabilità di Marianna e del ruolo della componente protesica nella lettura attraverso un approccio interdisciplinare che spazia dai disability studies (Wolfe, Sinclair, Garland-Thomson,
T. Shakespeare) agli studi postumani e femministi (Haraway, Braidotti).
Lelio Camassa (Università della Basilicata)
I risvolti narrativi della digitalizzazione in Ameni inganni
La mia relazione mira a evidenziare le conseguenze, sul piano narrativo, della digitalizzazione delle riviste nel romanzo Ameni inganni. Il momento in cui il protagonista Alberto decide di digitalizzare la copia
fisica delle sue amate riviste pornografiche coincide significativamente con la loro scomparsa dalla vita e
dai pensieri dell’uomo. Inoltre, la digitalizzazione segna anche l’inizio di un processo che porterà Alberto a diventare involontariamente uno stalker.
13. Autori, personaggi, lettori. L’ermeneutica letteraria, la terapia della parola e il rapporto medico-paziente
nella prospettiva delle Medical Humanities.
Coordina Marco Veglia (Univ. di Bologna, marco.veglia@unibo.it)
Discussant Andrea Campana (Università di Bologna)
Interventi di
Marco Veglia, Introduzione al panel
Denise Aricò (Liceo Scientifico Augusto Righi, Bologna)
William Hay, Francesco Algarotti e «la bruttezza che innamora»
Il contributo presenta il saggio di William Hay On Deformity (1754). Per la prima volta è un essere deforme a raccontare gli effetti della propria condizione, educato sin da bambino a vergognarsene. Questa
21
«anatomia» del corpo e dell’anima, capovolgendo le convinzioni medico-filosofiche tradizionali, trasforma la malattia in una risorsa. Il saggio fu discusso da Francesco Algarotti nella cornice della riflessione sul comico e sul sublime avviata da William Hogarth nell’Analysis of Beauty.
Flavia Palma (Università degli Studi di Verona)
Gioco, malattia d’amore e terapia nei Trattenimenti di Scipione Bargagli
Nei Trattenimenti (1587) di Scipione Bargagli alcuni giovani si cimentano nel Giuoco del bagno: quattro gentiluomini confessano la propria malattia d’amore e ne descrivono i sintomi; le gentildonne propongono
poi la cura adeguata. Considerando i legami con la tradizione letteraria, incluso il Dialogo de’ giuochi di Girolamo Bargagli, si analizzerà come il lessico medico e il rapporto medico-paziente vengano impiegati
per veicolare una succinta teoria d’amore, ricca di richiami al resto dell’opera.
Elena Montaguti (Università dell’Insubria, Varese)
La buona cura: alleanza medico-paziente e ruolo delle Medical Humanities
La buona cura considera la persona come unità psico-fisica. Pur nell’unicità di ogni individuo, il medico
riconosce la condizione umana comune dell’assistito e instaura una relazione di fiducia quale base di
ogni percorso terapeutico. È un’alleanza sinergica che giova tanto al paziente quanto al professionista
sanitario stesso.
14. Le autrici italiane e la scienza: studi in corso (Panel del Gruppo di lavoro “Studi di genere nella letteratura
italiana”)
Coordina Annalisa Andreoni (Università di Pisa, a.andreoni@gmail.com)
Discussant Andrea Manganaro (Università di Catania)
Interventi di
Monica Cristina Storini (Sapienza Università di Roma)
Dei “meriti scientifici” delle donne: un’esplorazione fra Quattrocento e Seicento
Ricostruendo il significato e l’importanza che il sapere scientifico ha rivestito per alcune delle scrittrici
più importanti fra Quattrocento e Cinquecento, l’intervento si soffermerà su due opere che ebbero nei
dibattiti contemporanei una certa risonanza, contribuendo alle cosiddette querelles des femmes, e che
aprono entrambe simbolicamente il Seicento: Il merito delle donne (postuma, 1600) di Modesta da Pozzo
(Moderata Fonte) e La nobiltà et l'eccellenza delle donne co' difetti et mancamenti de gli uomini (1600) di Lucrezia
Marinelli.
Alessia Scacchi (Università di Roma “Sapienza”)
«Donne col lume delle scienze». Uno studio a partire da Aretafila Savini de’ Rossi
La produzione scientifica delle autrici italiane a partire dall’Apologia in favore degli studj delle donne di Aretafila Savini de’ Rossi, questo l’oggetto dello studio di cui s’intende illustrare le linee guida. Lo scritto in
questione, edito nel 1729 nel volume che contiene il discorso di Antonio Volpi cui si oppone, illustra le
motivazioni della presenza delle donne nel consesso delle scienze. L’autrice intende denunciare
l’ingiurioso abuso che impedisce alle “Femmine” la partecipazione al bene della cultura.
Lucia Rodler (Università di Trento)
Giulia Turco Lazzari e Giacomo Bresadola. Un’amicizia tra scienza e letteratura
22
L’amicizia tra la scrittrice Giulia Turco Lazzari e il micologo Giacomo Bresadola rappresenta un esempio ottocentesco di convergenza tra sapere scientifico e cultura letteraria. Il metodo della classificazione
e lo stile dell’enumerazione, che modellano testi scientifici, saggi divulgativi, riflessioni morali e ricettari,
sono gli strumenti con cui i due intellettuali trentini partecipano alla cultura europea della divulgazione
nell’epoca del positivismo.
Carmen Sari (Università Ca’ Foscari, Venezia)
“L’umanità contemporanea prova l’occulta tentazione di disintegrarsi”. Elsa Morante e la funzione salvifica dell’arte
Pro e contro la bomba atomica è forse il saggio più celebre ed esplicito di rifiuto della scienza, vero e proprio
manifesto politico dove la bomba viene adottata come immagine ultima del processo di falsificazione e
inautenticità prodotto dalla società capitalistica avanzata. Fino a quando il poeta insisterà a scrivere poesie, «la bomba atomica stenterà a scoppiare», perché di fronte a un mondo perverso il poeta l’unico moralmente sano, l’unico eticamente accorto, immune dalle «turpitudini della società di massa,
dall’alienazione tecnologica, dalla schiavitù consumistica».
Chiara Coppin (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
Quel giorno sulla luna con Oriana Fallaci
In Quel giorno sulla Luna Oriana Fallaci offre una cronaca delle operazioni condotte dagli uomini impegnati nella preparazione della missione lunare del 1969. Oltre a fornire dettagliate notizie sull’impresa,
ella riflette con acume e spirito critico sul rapporto tra società e sviluppo tecnologico. L’intervento intende osservare il modo in cui l’autrice ha trattato il tema del viaggio nello spazio fondendo l’intento
cronachistico e l’interesse scientifico con uno stile narrativo avvincente.
Chiara Tognarelli (Università di Pisa)
Astronomia dell’insondabile. Lettura di Corpo celeste di Anna Maria Ortese
Una metafora astronomica dà il titolo all’ultima opera edita da Anna Maria Ortese, Corpo celeste (1997).
Presentandone le cinque prose in essa raccolte, l’autrice individua nell’immagine del ‘corpo celeste’ «il
filo dorato» che cuce assieme quei suoi saggi scritti nell’arco di quindici anni (1974-1989), diversi per
forma, occasione ed intenzioni. La suggestione scientifica acquista, tanto nella prefazione quanto nelle
prose, una caratura visionaria: il mio intervento si propone di analizzare in che modo la scrittura ortesiana la pieghi alle più forti necessità dell’autobiografismo e della speculazione filosofico-morale sulla
letteratura e sul mondo.
Tiziana Piras (Università degli studi di Trieste)
Scienza ed etica nella visione di Margherita Hack
Parlando del rapporto tra scienza ed etica secondo Margherita Hack (1922- 2013) non si può prescindere dal suo convinto e profondo ateismo, che non concedeva spazio ad alcun tipo di fede. Non credeva
alla vita dopo la morte e per lei l’anima coincideva con l’attività cerebrale, ma una fede comunque manifestava: nella libertà intellettuale, nella razionalità e nell’opposizione ad ogni dogmatismo e ad ogni verità rivelata o pregiudizio religioso. Appassionata difenditrice della scienza pura, sosteneva la necessità di
un’etica laica con un’eloquenza fiera e a volte aggressiva.
15 Scienza nella letteratura tra il Cinquecento e il Settecento
Coordina Antonio Sorella (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara, sorella@italianistica.it)
23
Discussant: Valeria Giannantonio (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara)
Diego Poli (Università di Macerata)
Sulla fisiologia dei suoni in Leonardo
Nella storia della letteratura è passato in giudicato il fatto che l’interesse per la ricostruzione geograficocosmologica del viaggio di Dante nell’aldilà e soprattutto nell’inferno tra il XV e il XVI secolo fosse soprattutto di matrice fiorentina. Tuttavia, si è prestata finora poca attenzione alla xilografia dell’inferno
che fu stampata in calce all’edizione aldina della Commedia del 1515. Qui il mio intento è di dimostrare
che le xilografie nell’ultimo fascicolo dell’aldina del 1515 furono eseguite su disegni ideati dallo stesso
Bembo, in polemica con Antonio Manetti, sulla base di argomentazioni logico-filologiche e matematico-geometriche.
Antonio Sorella (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara)
Bembo, Dante e la cosmologia scientifica rinascimentale
Nella storia della letteratura è passato in giudicato il fatto che l’interesse per la ricostruzione geograficocosmologica del viaggio di Dante nell’aldilà e soprattutto nell’inferno tra il XV e il XVI secolo fosse soprattutto di matrice fiorentina. Tuttavia, si è prestata finora poca attenzione alla xilografia dell’inferno
che fu stampata in calce all’edizione aldina della Commedia del 1515. Qui il mio intento è di dimostrare
che le xilografie nell’ultimo fascicolo dell’aldina del 1515 furono eseguite su disegni ideati dallo stesso
Bembo, in polemica con Antonio Manetti, sulla base di argomentazioni logico-filologiche e matematico-geometriche.
Michael Segre (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara)
Biografia rinascimentale e storiografia della scienza
L’intervento propone di presentare la mia attuale ricerca sabatica. La tesi: le biografie degli scienziati
scritte durante la rivoluzione scientifica (metà XVI sec. - metà XVIII sec.) segue un modello letterario
simile a quello proposto negli anni trenta del secolo scorso dagli studiosi austriaci Ernst Kriss e Otto
Kurz per le biografie rinascimentali degli artisti. Gli elementi base sono: il tentativo di divinizzare lo
scienziato ponendo particolare attenzione alla nascita, come se il figlio di un dio fosse venuto al mondo;
il legame tra il giovane scienziato e un luminare (anch’esso “divino”), che si sovrappone al padre ne legittima l’opera; l’effetto magico dell’opera scienziato adulto sul pubblico. A differenza di Kris e Kurz la
mia ricerca individua la fonte letteraria nella letteratura biblica più che in quella classica. Questa irrompe nella storiografia probabilmente in seguito alla riforma protestante. La conoscenza di questi elementi
letterari aiuterebbero a verificare l’autenticità delle affermazioni della biografia e delle imprese scientifiche dei protagonisti.
Valeria Giannantonio (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara)
La funzione gnoseologica della poesia dal naturalismo della Poetica di Campanella al classicismo sperimentale del Siderus Nuncius di Galilei
È noto che tra 500 e 600, sotto l’influsso di nuove acquisizioni filosofiche e di poetica, l’esercizio poetico viene diversificandosi in impiego e ricorso a materie serie, come quella epica, lirica e religiosa, e in
progressivo scardinamento delle strutture stesse della poesia a causa del riformismo scientista di Galilei,
diffusosi molto nella città di Napoli, e che condizionò il favore accordato, nel clima dell’innovazione
marinista, a una ripresa e a un elogio dei classici, supportati da una nuova idea del vero, prodottasi in
margine allo sperimentalismo della natura. Sul fronte opposto, sul finire del ‘500, il favore accordato dal
Campanella nella “Poetica” a una sorta di naturalismo o “scienza del reale”, con implicazioni chiaramente metafisiche, che segnarono la fortuna del giudizio sull’opera di Dante, rappresentò l’altra faccia,
24
quella del dinamismo del pensiero filosofico, scientifico e naturale meridionale, nel quadro dell’avvio di
una sintesi tra poteri della mente e poteri dello spirito.
Cristina Cappelletti (Università degli Studi di Verona)
La «volatile scienza» nel Giorno pariniano
Giuseppe Parini, come noto, riuscì nella difficile impresa di coniugare l’eleganza stilistica dei suoi non
facili versi con argomenti scientifici di grande attualità in alcune odi. Anche nel Giorno si riscontrano
puntuali, ma assai circoscritti riferimenti a questioni di carattere scientifico. Principale fine della presente indagine sarà di rilevare tutti i loci in cui Parini nel Giorno si riferisce alla scienza, a scoperte e fenomeni scientifici, per esaminarli nell’economia generale del poema.
Pierluigi Ortolano (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara)
Celso Cittadini e il metodo scientifico
Celso Cittadini pubblicò a Venezia nel 1601 il Trattato della vera origine, e del processo, e nome della
nostra lingua; si tratta di un’opera fondamentale per la nostra storia della lingua e per la nostra letteratura. Il progetto del Trattato si inserisce nel dibattito della questione della lingua non in punta di piedi, ma
con un proposito ben preciso, quello di dimostrare che la teoria di Biondo Flavio, pur accettata da Pietro Bembo, non era assolutamente percorribile. Riprendendo gli studi di Isidoro di Siviglia, di San
Tommaso e di altri filosofi, l’autore elabora un metodo scientifico ed empirico attraverso il quale dimostra che il cambiamento della lingua latina era già in atto prima del periodo indicato da Biondo Flavio.
Francesco Berardi (Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara)
Il “classicismo” poetico-filosofico di Leopardi: Quintiliano e la teoria dell’immaginazione testuale
Il “classicismo” poetico-filosofico di Leopardi: Quintiliano e la teoria dell’immaginazione. Una lettura
incrociata dello Zibaldone e del Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica con l’Institutio
oratoria di Quintiliano rivela il contributo che la riflessione retorica degli antichi apporta alla definizione
della poetica dell’immaginazione di Leopardi.
25
2) MEDIOEVO E PRIMA ETÀ MODERNA
1. Scienza e realismo nell’Inferno dantesco.
Coordina Antonio Raschi (CNR-Istituto di Biometeorologia, Firenze, a.raschi@ibimet.cnr.it)
Discussant: Mirko Tavoni (Università di Pisa)
Interventi di
Federico Marchetti (Università di Ferrara)
Il dirupo e il Flegetonte nel primo girone del settimo cerchio (If XII)
Un primo approfondimento interesserà il canto XII dell’Inferno. Il primo girone del settimo cerchio ha
come scenario il fiume di sangue, cui si accede tramite il dirupo, causato dal terremoto biblico (XII). Lo
sprofondamento della balza e la frana generata dal terremoto potrebbero essere collegati ad uno speculare episodio reale che ha portato alla formazione improvvisa di un lago, presso Vechienne. La descrizione dell'evento sismico e della comparsa del lago è presente in Restoro, ma anche in altre fonti documentarie di carattere privato.
Martina Cita (Università di Ferrara)
Il paesaggio della selva pietrificata (If XIII)
Le indagini proseguono con lo studio del canto XIII dell’Inferno. Nel secondo girone, del settimo cerchio, protagonista è la selva pietrificata. Il fenomeno della emissione di gas tossici, in grado di uccidere
piante e animali era noto alla letteratura classica, scientifica e non. Le acque termali tuttavia erano al
tempo di Dante meta molto nota e frequente. È dunque assai possibile che Dante abbia fatto esperienza diretta delle mofete.
Elisabetta Tonello (Università eCampus)
Lo scenario di InfernoXIV e XV
Questa breve incursione interdisciplinare termina con uno sguardo ai canti XIV-XVI dell’Inferno. Il terzo girone del settimo cerchio ha per scenario il sabbione. Qui, il «picciol fiumicello, / lo cui rossore ancor mi raccapriccia» (If, XIV, 77-78) e il vapore che sale da esso sembrano rispecchiare luoghi noti a
Dante come Viterbo, dove era presente una sorgente di acqua ferruginosa. Gli studi e le descrizioni del
viterbese sono assai diffusi al tempo di Dante e fino a tutto il ‘500.
2. Dante, poesia e conoscenza.
Coordina Nicolò Mineo (Università di Catania, nicolomineo@yahoo.it)
Discussant: Rino Caputo (Università di Roma Tor Vergata)
Interventi di
Sergio Cristaldi (Università di Catania)
Metamorfosi dell’Empireo
Nel Convivio (II, iii, 8-11), Dante aveva recepito l’idea di un Empireo immobile ma corporeo; per un
verso dimora dei beati, secondo l’insegnamento della Chiesa, per l’altro causa delle dinamiche universali, ai sensi di un accertamento filosofico. Diversa la nozione dell’Empireo avvalorata dal poema sacro: il
cielo degli eletti, certo, ma puramente spirituale e in tutto trascendente (Paradiso XXX, 38-42). Questo
mutamento di prospettiva tra Convivio e Commedia ha, fra le sue ragioni, l’esigenza di salvaguardare
26
l’alterità del paradiso e del Dio contemplato in paradiso; esigenza tanto più forte in un’opera che ambientava l’aldilà nella cornice del cosmo.
Arianna Rotondo (Università di Catania)
Dal folle all’alto volo: Dante, Rebora e la conoscenza come nostos
Rileggendo l’Odissea Rebora trova nella figura di Ulisse un modello vivo con cui stabilisce un tormentato confronto. Lo guidano i versi danteschi del XXVI canto dell’Inferno. L’eroe omerico è l’emblema della ricerca, della sua, di quel costante movimento verso la conoscenza che pur non appaga la sua sete, lasciandolo «naufrago della vita». Non basta l’intelligenza, l’Atena alleata di Ulisse, a guidare il cammino
dell’uomo. Perché il «folle volo» infernale si traduca nell’«alto volo» paradisiaco occorrono fede e umiltà, quest’ultima condizione essenziale a varcare la soglia. Dante la sperimenta grazie a Beatrice, Rebora
la riconosce in Maria, nella Maria dantesca del XXXIII canto del Paradiso, colei che indica la strada del
vero nostos: l’approdo a quel cristianesimo che tutto crede e tutto spera.
Anna Cerbo (Università degli Studi di Napoli "L'Orientale")
La conoscenza (scienza) del corpo nella poesia di Dante
Si intende studiare la conoscenza che Dante ha del corpo umano nella Divina Commedia e già nella Vita
nuova.
Concetto Martello (Università di Catania)
Poesia come culmine e superamento della filosofia in Dante
Sin dal Convivio, in cui presenta se stesso come un neofita nel campo degli studi filosofici, rivendica la
capacità della poesia di cogliere le sintonie delle proprie passioni intellettuali con i sensi spirituali della
sacra scrittura e con la tradizione esegetica e la scalarità logica e gnoseologica dall’ordine discorsivo
all’intuizione “noetica”. Questa impostazione, qui manifesta nei problemi posti e nelle soluzioni avanzate, è ribadita nelle opere che nella maturità intellettuale dell’Alighieri costituiscono un unico percorso
nel contempo esistenziale e dottrinale, la Monarchia e la Commedia.
Thomas Persico (Università degli Studi di Bergamo)
Lingua, commedia e scienza giuridica nel commento dantesco di Alberico da Rosciate
Il contributo propone di indagare alcuni passi selezionati del commento di Alberico da Rosciate alla Divina Commedia, ponendo particolare attenzione per la definizione di commedia elaborata nell’introduzione
alla prima cantica a partire da alcune precisazioni giuridiche, letterarie e storiche che rinviano alle possibilità esecutive e fruitive del testo.
Sebastiano Valerio (Università di Foggia)
Conoscenza e rappresentazione poetica nel canto IV del Paradiso
Nel canto IV del Paradiso, un canto dal forte carattere dottrinale, Dante e Beatrice dialogano intorno alle
forme e ai limiti della conoscenza umana e alla possibilità che l’uomo ha di rappresentare le verità celesti. La definizione delle questioni che ad inizio del canto avevano bloccato la volontà del pellegrino offre a Dante l’opportunità di una profonda riflessione sulla propria opera e sulla propria missione.
Paolo Pizzimento (Università degli Studi di Messina)
La fisica della luce in Dante
Le scienze offrono a Dante un immenso scibile su cui interrogarsi e investigare. In particolare, il poeta
attinge dalla Fisica, che descrive con rigore l’ordine dei fenomeni terrestri e celesti. Due branche
d’investigazione privilegiate di tale disciplina sono l’ottica e la fisica della luce. Si avverte,
nell’elaborazione dantesca, l’eco di Roberto Grossatesta: la fisica della luce, attraverso la sapiente metafora del poeta diventa funzionale alla descrizione di una situazione metafisica.
27
Sebastiano Italia (Università di Catania)
L’ordine del cosmo e il neoplatonismo avicenniano
L’utilizzo dantesco dell’Avicenna Latinus, mediato da Alberto Magno, va inteso quale elemento volto a
integrare la ricezione del pensiero filosofico del magister di Colonia nel Poema sacro. In Paradiso II, Dante
si prodiga nel dimostrare la tesi secondo la quale le macchie lunari sono dovute alla qualità essenziale e
intrinseca di quel corpo celeste; per poter dimostrare questa tesi, il poeta ha bisogno di prendere le
mosse dai principi generali. L’idea che la virtù vivificatrice dell’universo emani dall’uno al molteplice è
di origine neoplatonica: sull’esempio di Avicenna Dante tenta una conciliazione tra creazionismo cristiano ed emanatismo.
Leyla M. G. Livraghi (Goethe Universität, Frankfurt am Main-Università di Pisa)
A scuola da Aristotele – la Fisica nel catalogo dei filosofi e dei sapienti di Inferno IV, vv. 130-147
Con il presente contributo si intende dimostrare che il modello principale del catalogo dei filosofi di Inferno
IV (vv. 130-147) è Aristotele e particolarmente la Fisica. Attraverso questa chiave di lettura, il catalogo risulta più organico e si spiega l’inclusione in esso sia di ciascuno dei filosofi greci menzionati, sia di Avicenna e
Averroè, musulmani, e tuttavia, nella prospettiva “aristotelica” dell’elenco, punto di arrivo necessario in
quanto commentatori del Filosofo.
3. Ricette medico-amorose: malattia d’amore nella letteratura “di consumo” tra Medioevo e Rinascimento.
Coordinano Siria De Francesco (Freie Universität Berlin sdefrancesco@zedat.fu-berlin.de) e Selene Maria Vatteroni (Alexander von Humboldt Stiftung selene.vatteroni@ gmail.com)
Discussant: Massimo Ciavolella (UCLA)
Interventi di
Vincenzo Vitale (Università di Basilea - University of Oxford)
Trotula de Ruggiero nella terza novella del Novellino di Masuccio
La terza novella del Novellino di Masuccio Salernitano è giocata sulla parodia del connubio tradizionale
di linguaggio lirico e sapere medico-scientifico. Scopo principale dell’intervento è formulare una diagnosi della patologia che affligge la protagonista Agata. I sintomi paiono quelli del cosiddetto soffocamento uterino, disturbo descritto nel Liber de sinthomatibus mulierum, trattato di ginecologia attribuito alla
guaritrice Trotula, figura semi-leggendaria della scuola medica salernitana.
Luca d’Ascia (Scuola Normale Superiore di Pisa)
L’eros patologico nella scrittura parodistica di Leon Battista Alberti
In questo intervento discutiamo la rappresentazione negativa e patologica dell’eros in alcuni testi giovanili di Leon Battista Alberti tanto latini quanto volgari. L’umanista sottopone la tradizione elegiaca classica e romanza a una deformazione satirica ed espressionistica raggiungendo estremi addirittura “celestineschi”. Viene riservata particolare attenzione al rovesciamento del modello stoicamente idealizzato
della perfetta amicizia nell’intercenale Amores di cui si esamina la ricca intertestualità.
Paula Pérez Milán (Università di Siena)
“Perch’io non parlassi di quello ond’io ero malato”. La malattia d’amore nel Diretano bando
Il presente intervento esplora il legame, finora non abbastanza approfondito, tra il Diretano bando e la
descrizione letteraria della malattia d’amore. Quest’opera adespota, databile tra la metà del XIV e
28
l’inizio del XV secolo, appartiene alla tradizione dei bestiari d’amore, inaugurata dal Bestiaire d’amours di
Richard di Fournival. In particolare, ci occuperemo della descrizione degli animali e delle loro qualità e
attitudini, viste come rimedi a cui si vorrebbe far ricorso per guarire dalle pene d’amore, in linea con il
tema del panel prescelto.
Daniel Fliege (Università di Amburgo)
La rifunzionalizzazione della malattia d’amore nel petrarchismo spirituale di Girolamo Malipiero (Il Petrarca spirituale, 1536) e di Vittoria Colonna (Rime spirituali, 1546)
L’intervento analizza come Girolamo Malipiero e Vittoria Colonna rifunzionalizzano il tema della malattia d’amore, o negativamente come peccato originale o positivamente come amore divino, nelle loro
poesie spirituali che imitano il Canzoniere di Petrarca, correggendo i suoi elementi mondani in senso religioso.
Cinzia Saccotelli (Università degli studi di Bari “Aldo Moro”)
“[…]io son guarito della febbre; ma non già dell’amore”: la malattia d’amore nelle Lettere
dell’Andreini
Le Lettere di Isabella Andreini (comica gelosa) sono una raccolta di centocinquanta epistole fittizie, corredate di titolo che indica l’argomento trattato, il cui filo conduttore è l’amore in tutte le sue sfaccettature. I sintomi, le cause o gli effetti dell’amore sono analizzati e presentati in modo minuzioso e preciso.
L’opera si presenta come catalogo di precetti sull’amore, visto come “infermità del corpo e dell’animo”,
una malattia da cui è difficile guarire.
4. Di passioni, di umori, di cieli: amore, filosofia e filosofia della natura fra medio evo e prima età moderna.
Coordinano Maria Vittoria Comacchi (Univ. Ca’ Foscari Venezia, comacchivittoria@gmail.com) e Anna
Lisa Somma (University of Birmingham, annalisasomma@gmail.com).
Discussant Giovanna Murano (University of Jyväskylä)
Interventi di
Alberto Sisti (Università del Piemonte Orientale)
Gli oggetti dell'amore: teoresi lirica tra metafisica e filosofia della natura in Cavalcanti
La comunicazione intende indagare (senza pretese di esaustività) l'efficacia della componente filosoficonaturale nella lirica cavalcantiana nel delineare la figura del suo amore tragico, con i suoi oggetti e presenze (quelli canonici e quelli originali), avendo presente – seppur di sfondo – la diversità decisiva di
Dante. L'indagine verrà svolta facendo opportuni riferimenti testuali, avvalendosi del testo critico fornito da De Robertis e ripreso dalle recenti edizioni (Carocci, 2011 a cura di G. Inglese e R. Rea), senza
dimenticare il magistero di Contini (Poeti del Duecento e il saggio Cavalcanti in Dante).
Flavia Sciolette (Università degli Studi di Macerata)
Corporeità o spiritualizzazione? Riflessioni su un tratto nel tema della Donna-Intelletto nel
XIV sec.
Il presente intervento si propone di tracciare un quadro della concezione del corpo in Cecco D’Ascoli
con un focus sull’Amore come strumento per arrivare alla conoscenza. In secundis si prefigge di analizzare i riferimenti medici e astrologici che costituiscono il fondamento della concezione dell’Amore e della
donna. In terzo luogo si propone un confronto con altri rimatori trecenteschi, per una migliore comprensione del legame tra corporeità e conoscenza.
29
Anne-Gaëlle Cuif (Università degli Studi di Torino)
‘Suavis tactus amoris’ – La salutare sensualità dell’amore in Dante e Ficino
In Dante e Ficino, la sensualità dell’amore presenta un doppio aspetto: voluptas tactus causa d’insanas perturbationes in quanto piacere erotico, «soave medicina» in quanto godimento estatico. Sensus terrenis per
eccellenza, il tatto sembra a priori escluso da ogni progetto di sublimazione dell’anima e della sua forza
desiderante, eppure viene riabilitato dalla filosofia cristiana e neo-platonica come metafora
dell’ineffabile comunicazione che esperimenta l’anima con l’Anima Mundi, riconciliando corpo e anima,
fisica e metafisica, passione e felicità.
Anna Chiara Corradino (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna - Università degli Studi
dell’Aquila)
La morte per bacio: cenni sulla genesi e sulla fortuna di un concetto pichiano
Il presente intervento si propone di analizzare la nascita del concetto di morte attraverso il bacio
nell’esegesi ebraica e cristiana antica sui testi sacri, per poi comprenderne l’arrivo nella filosofia rinascimentale di Pico della Mirandola, motore della sua diffusione successiva in ambiti diversi. Mi concentrerò in secondo luogo su alcune ricadute della mors binsica nella letteratura e nell’arte rinascimentale con
particolare riguardo per i miti di Endimione e Adone.
Maria Vittoria Comacchi (Università Ca’ Foscari Venezia)
Le metafore del desiderio naturale tra filosofia della natura e medicina astrologica nei Dialoghi
d’amore di Yehudah Abarbanel (Leone Ebreo)
La relazione intende indagare la problematicità dell’amore negli enti irrazionali nei Dialoghi d’amore
(1535) di Leone Ebreo. L’indagine si concentrerà sulla rilettura delle metafore del desiderio naturale pichiano e sull’amore che, regolando i rapporti tra i quattro elementi, descritti secondo la fisica aristotelica
e il De vita di Ficino, nell’uomo e nel cosmo, permette una corrispondenza tra il primo e il secondo nella
prospettiva di una melotesia planetaria mitologicamente illustrata.
Anna Lisa Somma (University of Birmingham)
«Il fato ostile […] mi pone una donzella in vece d’un garzone»: metamorfosi letterarie nelle relazioni omoerotiche femminili (XVI-XVII secc.)
La letteratura della prima età moderna presenta molteplici episodi di desiderio omoerotico femminile,
spesso caratterizzati dalla metamorfosi di una delle protagoniste in uomo (talvolta realizzata, talaltra solo auspicata), prevalentemente al fine di consumare il rapporto e regolarizzarlo. Il contributo intende
dunque evidenziare come il mutamento di sesso si presenti in diverse modalità (trasformazione vera e
propria, travestimento, svelamento dell’identità maschile di uno dei soggetti coinvolti, ecc.) e ricopra
molteplici funzioni.
5. Letteratura e scienze nel Medioevo (panel proposto dal gruppo di lavoro MEDIOEVO).
Coordinano Cristina Montagnani (Univ. di Ferrara: cristina.montagnani@unife.it); Flora Di Legami
(Univ. di Palermo, floradilegami@libero.it); Tiziano Zanato (Univ. di Venezia: zanato@unive.it).
I.
Discussant: Pasquale Sabbatino (Università di Napoli Federico II)
Interventi di
30
Giuseppe Germano e Nicoletta Rozza (Napoli, Federico II)
L’opera scientifica di Leonardo Pisano, detto il Fibonacci, nella cultura italiana del XIII secolo
L’intervento si divide in due parti. Germano focalizza l’attenzione sullo statuto delle opere di argomento matematico nel panorama italiano del XIII secolo, coi loro caratteri linguistici e stilistici e nei loro
rapporti con la tradizione culturale; Rozza delinea una breve sintesi della lingua tecnica del Fibonacci,
che, pur scrivendo in latino, utilizza talvolta anche termini presi in prestito dal volgare.
Matteo Luti (Università di Siena)
Frammenti inediti del «Sidrac» dall’Archivio di Stato di Lucca
L’intervento si propone di indagare la ricezione toscana di una fortunata enciclopedia francese medievale, il Livre de Sidrac (XIII secolo), a partire da due frammenti inediti (in pisano e in francese) affiorati
dall’Archivio di Stato di Lucca. Il Livre de Sidrac, vera summa del sapere teologico e scientifico dell’epoca,
seguendo un impianto dialogico, si struttura in una serie di domande e risposte tra il filosofo Sidrac e il
re pagano Boctus, che finirà per convertirsi alle verità della fede.
Ottavio Brigandì (studioso indipendente)
Elementi innovativi del modello cosmologico di Dante
L’intervento tratta di alcune idee cosmologiche avanzate a cui Dante sembra riferirsi nell’immaginare il
viaggio della Commedia. Dalla riflessione di Aristotele e San Tommaso il poeta può conoscere schemi
astronomici alternativi a quello vigente (fra cui il modello eliocentrico), nonché un aspetto del principio
di relatività che potremmo chiamare “cambio di sistema di riferimento” (cioè l’esperienza per cui un
oggetto, fermo rispetto a un osservatore in moto, sembra invece muoversi mentre l’osservatore crede di
essere fermo). Tale nozione ha importanza nella parte finale del Paradiso, quando al centro del cosmo
non sta più la Terra, cinta dalle sfere planetarie e idealmente dal proprio Creatore, ma una raffigurazione luminosa del Creatore stesso attorno a cui gira un “sistema planetario” rovesciato; tale cambio di
rappresentazione dell’universo, da geo- a teocentrica, prelude alla visione di Dio che, per definizione
unico, si dà in più aspetti non perché Egli si trasforma, ma perché è l’occhio dell’osservatore a mutare.
L’importanza gnoseologica annessa a tale scambio si ritrova in altri pensatori contemporanei al poeta, i
quali sperano di aggirare le aporie della scienza classica e pongono le basi per lo sviluppo della fisica e
dell’astronomia.
Luca Lombardo (University of Toronto - Università Ca’ Foscari Venezia)
Scienza e poesia nelle «Epistole metriche» di Albertino Mussato
Le Epistole metriche del preumanista padovano Albertino Mussato (1261-1329), giunte a noi in un corpus
che consta di venti componimenti, se da un lato si caratterizzano per la prevedibile uniformità
dell’aspetto metrico (dodici in distici elegiaci, otto in esametri), dall’altro configurano sul piano tematico
un quadro d’insieme composito: del resto, queste Epistole nascevano come scritti d’occasione, suggeriti
dalle circostanze e animati dalle finalità più disparate. Tale eterogeneità del corpus parrebbe precluderne
quindi il riconoscimento di una coerenza tematica e stilistica complessiva. Al contempo, si possono isolare diversi filoni ai quali, per soggetto e destinazione, idealmente i singoli testi afferiscono: autobiografico, storico-politico, scientifico-erudito, oltre alle più note lettere dedicate alla difesa della poesia. Tale
classificazione risulta però inevitabilmente imprecisa, in quanto elude le non rare incursioni in argomenti diversi da quello principale, che contaminano la cifra tematica di molte Epistole e caldeggiano, alla luce
della fitta rete di rimandi intratestuali, una lettura del corpus come organismo unitario, espressione di un
paradigma intellettuale uniforme pur nel frazionamento occasionale dei singoli testi. Emblematico pare
in tal senso il caso di un gruppo di cinque Epistole che, nate dal pretesto della curiosità per fenomeni fisico-naturali o astronomici, da questi ultimi traggono spunto per lo svolgimento di temi più tradizio31
nalmente cari alle dispute umanistiche sulla poesia, consentendo a Mussato digressioni di ordine metaletterario sulla propria concezione dell’arte degli antichi vati, da lui ripercorsa con orme fedeli.
II.
Giovanna Corazza (Venezia, Ca’ Foscari)
Radici letterarie della geografia come scienza: analisi morfologica e attitudine naturalistica nei
paesaggi italici del «De montibus» di Boccaccio
La dichiarazione programmatica con cui Boccaccio accompagna il suo dizionario geografico intende
presentare l'opera ai lettori quale strumento volto alla comprensione delle topografie dei classici, fondato sull'impiego esclusivo di autori antichi per la selezione e per l'illustrazione dei lemmi e sul primato
delle auctoritates nei confronti dell'esperienza oculare. Il De montibus attesta invece, accanto alla dimensione letteraria del passato, un preciso interesse geografico focalizzato sul presente, che si esprime nella
valorizzazione dell'osservazione naturalistica, nell'attenzione ai fenomeni fisici che modellano il paesaggio, nell'indagine razionale dei contesti ambientali. Alcuni esempi tratti dalle geografie italiche del De
montibus
(voci
Scaphagiolus
lacus
IV
78;
Cerretorium
fere torrens V, 276; Elsa fluvius V, 368) permettono di evidenziare significativi tratti dell'attitudine territoriale di Boccaccio, impegnato a interpretare le morfologie contemporanee e a ricostruirne le alterazioni
diacroniche mediante l'esercizio di una autonoma capacità di giudizio. Emerge inoltre il ruolo fondamentale svolto dal magistero dantesco quale esempio di coscienza geografica e di aderenza al dato di
realtà. Il campo letterario del Trecento rivela dunque lo sviluppo di una nuova consapevolezza territoriale, che si colloca all'origine della moderna definizione della geografia come scienza descrittiva basata
sulla ricognizione diretta.
Elisa Bacchi (Università di Pisa - Universiteit Gent)
Strategie dello sguardo / strategie della parola: specchio, finestra e velo nel «De pictura» di
Leon Battista Alberti
L'obiettivo del mio intervento è mostrare come nel De pictura le immagini dello specchio, della finestra e
del velo non rappresentino esclusivamente degli strumenti tecnici per la riproduzione del reale, ma assumano anche la funzione di punti di partenza per la riflessione intorno alle modalità rappresentativofinzionali. Ciò sarà reso possibile sottolineando lo stretto rapporto che lega tali strumenti-metafore albertiani con la tradizione che tra Cicerone, Quintiliano e la Seconda Sofistica ha posto l'attenzione sulla
continuità tra strategie figurative e strategie retoriche.
Antonietta Iacono (Università degli Studi di Napoli Federico II)
La nuova botanica di Giovanni Pontano e la Schola medica Salernitana
La competenza erudita con cui il Pontano si muove nel campo della botanica nel poema intitolato De
hortis Hesperidum è spiegabile non solo attraverso la sua predilezione per la cultura scientifica, ma anche
attraverso il recupero delle prassi mediche della Schola medica Salernitana. La relazione intende mettere
in luce questo aspetto finora inedito della cultura scientifica del Pontano, calandolo anche nel contesto
storico-culturale dell'ultimo ventennio del Quattrocento.
Elena Niccolai (Scuola Normale Superiore, Pisa)
Felice Feliciano, alchimista e copista: uno sguardo sulle antologie poetiche
A partire dai manoscritti attribuiti più di recente alla mano di Felice Feliciano, questo studio intenderebbe evidenziare sia l'interesse geometrico che accompagna la confezione di alcuni codici, tra cui spicca il Triestino (Benedetti 2004), sia la narrazione dell'esperienza alchemica narrata attraverso i nove so32
netti autografi conservati alle cc. 112v-122 del ms. Typ. 157 della Houghton Library presso l'Università
di Harvard, Cambridge-Massachussets.
Laura Valducci (Università di Ferrara)
L'arte del cavallo: scienza e passione nel trattato militare di Antonio Cornazano
Nel II libro del trattato sull’ars militaris, l’umanista Antonio Cornazano (1430/32-1484) carica i suoi versi di una valenza tecnico-pratica, impostando una sorta di prontuario su come scegliere un cavallo che
sia idoneo, nel fisico e nella tempra, alla guerra. I consigli e le indicazioni estremamente concrete – utili
sia alla scelta dell’animale migliore sia alla cura dello stesso una volta acquistato – si intrecciano con la
creazione di una variegata mitologia legata alla figura del cavallo, il quale viene umanizzato al punto di
essere mostrato in lacrime per la sconfitta del padrone, o assimilato alla folgore che, sul campo di battaglia, colpisce e investe con la sua irruenza, oppure equiparato a un indovino, in grado di guidare la mano di chi lo cavalca. Siamo di fronte a un’opera letteraria piegata alle esigenze della scienza, o a un testo
scientifico che si appropria degli statuti della letteratura? Sono i contenuti tipicamente letterari che contaminano il trattato scientifico oppure è la scienza ad arricchirsi di soggetti e stili della letteratura?
6. Lessico e sperimentazione: l'Umanesimo precursore della scienza moderna (panel proposto dal gruppo di
lavoro MEDIOEVO).
Coordinano Andrea Severi (Univ. di Bologna, andreaseveri81@gmail.com) e Giacomo Ventura (Univ. di
Bologna, giacomo.ventura2@unibo.it).
Discussant: Loredana Chines (Università di Bologna)
Interventi di
Marcello Dani (Università di Pisa)
Fra classicità ed innovazione morale: la regimazione delle acque in Leon Battista Alberti
Fra ripresa della lezione vitruviana e rielaborazione personale, l’attenzione per i corsi d’acqua e per le
molteplici loro forme d’irreggimentazione è un tema che ricorre con inusitata frequenza nelle opere albertiane e, qualora inquadrato in una prospettiva morale, si configura come elemento rivelatore di
quell’inquietudine scaturente dallo scarto fra la percezione della necessità di opporre argini al corso della
Fortuna, e la drammatica consapevolezza della fragilità di tale intrapresa umana.
Rosamaria Laruccia (Università di Bologna)
Pellegrino Prisciani: l’esperienza letteraria e il contributo alle scienze di un intellettuale moderno
La seguente proposta ha come argomento il contributo alla letteratura scientifica di Pellegrino Prisciani,
attivo presso la corte Estense di Ferrara prima con Borso d’Este, poi con Ercole I e Alfonso (XV-XVI
secolo). Già noto per la sua produzione storiografica, ha lasciato anche importanti riferimenti al tema
della letteratura scientifica in Spectacula e Collectanea, opere molto differenti fra loro ma che hanno alla
base il medesimo approccio metodologico e critico di rielaborazione di fonti tecnico-scientifiche a cui
unire l’esperienza sul campo, maturata da sovrintendente alle arti nell’edificazione di palazzo Schifanoia
(1470 ca), conservator iurium per l’Archivio Ducale (1488 ca), ambasciatore e podestà (1475-1484).
Daniela Marrone (Università degli Studi di Padova)
«Imitabor igitur sectiones illas medicorum». Poliziano e il nuovo lessico delle scienze
Si intende chiarire la collocazione della medicina nello schema tassonomico del Panepistemon di Poliziano
e, a partire dall’esame della fonte impiegata per la sua definizione, esaminare la terminologia relativa alla
33
medicina, verificandone, ove possibile, la conoscenza e l’impiego nel secondo Quattrocento. Infine si
intende mettere in luce come l’attenzione al dato lessicografico costituisca un paradigma del laboratorio
filologico dell’umanista rivolto alla corrispondenza tra verba e res.
Andrea Severi (Università di Bologna)
Spiegando e correggendo la Naturalis historia: Filippo Beroaldo tra edera, ragni e lombrichi
La Naturalis historia di Plinio rappresenta una straordinaria ‘palestra’ filologica per tutto l’Umanesimo di
fine Quattrocento. Uno degli ‘atleti’ più dimenticati di questo certamen ecdotico, interpretativo e scientifico è senza dubbio il maestro bolognese Filippo Beroaldo (1453-1505), che, anche se perse irrimediabilmente il suo codice pliniano su cui aveva segnato migliaia di correzioni, ci ha comunque lasciato alcune annotazioni pliniane a stampa, che ci possono documentare la sua acribia e perizia filologica applicata alla Naturalis historia.
Giacomo Ventura (Università di Bologna)
Vitruvio e i grammatici: alcuni aspetti della lettura filologica del De Architectura sul finire del
Quattrocento
La comunicazione mostra le principali caratteristiche della presenza di Vitruvio nelle adnotationes composte dai più importanti filologi umanisti (Poliziano, Filippo Beroaldo, Ermolao Barbaro) alla fine del
Quattrocento, e mette in luce come il loro cimento sia stato importante per una più consapevole ricezione del De architectura nel ‘500.
34
3) QUATTROCENTO E CINQUECENTO
1. Scienza e letteratura tra Quattro e Cinquecento: aspetti tematici e linguistici.
Coordina Nicoletta Marcelli (Univ. di Urbino Carlo Bo, nicoletta.marcelli@uniurb.it).
Discussant: Antonio Corsaro (Università di Urbino Carlo Bo)
Interventi di
Giulia Perrucchi (Petrarca-Institut, Universität zu Köln)
Lettori di Plinio e Vitruvio agli albori dell’Umanesimo
Il contributo analizzerà la ricezione in ambito umanistico di due opere classiche di contenuto tecnicoscientifico: la Naturalis historia di Plinio il Vecchio e il De architectura di Vitruvio. Lo studio sistematico di
questi due testi, destinati a diventare fondamentali nella storia del pensiero scientifico moderno, ebbe
motori fondamentali in Petrarca, Boccaccio e Giovanni Dondi, le cui diverse prospettive di lettura apriranno strade esegetiche i cui frutti matureranno nelle quattrocentesche castigationes.
Elisabetta Guerrieri (studiosa indipendente)
«Come e in che modo si genera l’uomo»: Giovanni Gherardi fra Dante e Macrobio
Una rilevante tessera di carattere letterario-scientifico del Paradiso degli Alberti è dedicata alla generazione
dell’uomo; col medesimo tema Gherardi si cimenta anche nel Trattato di una angelica Cosa. Si analizzano i
relativi brani alla luce delle fonti dichiarate nella prima opera, in particolare Purgatorio XXV, e di una
fonte implicita e finora non individuata, i Commentarii in Somnium Scipionis I VII, di cui Gherardi si è avvalso per illustrare il tema e per chiosare il testo dantesco.
Andrea Papi (Università di Bologna)
Interferenze artistico-scientifiche: l’«archimia» di Filippo Brunelleschi
Muovendo dall’idea che la crasi teorico-operativa possa dirsi costitutiva dell’epistème umanisticorinascimentale, la presente comunicazione intende mettere in luce alcuni aspetti dell’atelier del primo Rinascimento. Attraverso due sonetti, uno ascrivibile a Giovanni di Gherardo da Prato, l’altro a Filippo di
ser Brunellesco, si vogliono paragonare due concezioni scientifiche, l’una “realista” e ancorata
all’ontologia, l’altra simbolica e centrata sulle relazioni. In particolare, tale raffronto può chiarire la cifra
epistemologica e gnoseologica dell’archimia brunelleschiana.
Marta Celati (University of Warwick)
La storia come pittura e la pittura come storia in Leon Battista Alberti: le fonti classiche e la
nuova “scienza storica”
Questo intervento esamina la concezione della storiografia di Alberti a partire dall’accostamento tra pittura e historia presentato nel De pictura. Questo studio indaga il contributo di Alberti alla teorizzazione
umanistica di una nuova scienza storica, esaminando la sua unica opera storiografica, la Porcaria coniuratio, gli elementi prescrittivi contenuti in questo e altri testi, e i princìpi classici posti a fondamento di una
scrittura storica mirata a rappresentare la complessità del reale.
Nicolò Magnani (Scuola Normale Superiore, Pisa)
L’enciclopedismo di Giorgio Valla fra Umanesimo e scienze esatte: struttura e fonti del De ex-
petendis et fugiendis rebus
A Giorgio Valla, umanista piacentino, si deve la realizzazione di un’enciclopedia generale dello scibile, il
De expetendis et fugiendis rebus, fondata su un cospicuo numero di autori greci su cui l’autore aveva eserci35
tato la sua attività di traduttore. Si propone un’analisi dell’articolazione interna del trattato e delle modalità di approccio alle fonti da parte dell’autore, volta a delineare i lineamenti dell’umanista prototipico
della stagione culturale veneziana fra Quattro e Cinquecento.
Annalisa Giulietti (Università di Macerata)
Una «scelerata e brutta invenzion». La moderna artiglieria nel mondo cavalleresco del Furioso
I riferimenti all’artiglieria, nella terza edizione del Furioso, dimostrano quanto sia stretto nel Cinquecento
il rapporto fra letteratura, scienza e realtà storica. I versi del poema testimoniano la conoscenza di Ariosto delle armi da fuoco, costruite e descritte secondo la trattatistica scientifica dell’epoca: la letteratura,
così, evidenzia le criticità della «crudele arte» e insieme la tecnologia di un’invenzione che, per quanto
«scelerata», è frutto di mutati equilibri politici e sociali.
2. L’Umanesimo italiano tra letteratura e scienza.
Coordina Clementina Marsico (Univ. di Innsbruck, clementinamarsico@gmail.com)
Discussant: Valerio Sanzotta (Ludwig Boltzmann Institute for Neo-Latin Studies)
Interventi di
Anna Gabriella Chisena (Ludwig Boltzmann Institute for Neo-Latin Studies)
La rinascita della poesia astronomica nell’Umanesimo italiano: gli Astronomicon libri di Basinio da Parma
Gli Astronomicon Libri, scritti da Basinio da Parma nel 1455, costituiscono il primo poema astronomico
in esametri latini dell’Umanesimo italiano. Attraverso l’analisi delle glosse contenute negli autografi del
poema, l’intervento si propone di indagare la ricchezza delle fonti scientifiche, letterarie e filosofiche
utilizzate da Basinio, e dimostrerà come la principale fonte greca dell’opera debba rintracciarsi nel De
motu circulari corporum caelestium del filosofo stoico Cleomede.
Valerio Sanzotta (Ludwig Boltzmann Institute for Neo-Latin Studies)
Per Ficino e Filone d’Alessandria
Muovendo dalla ricostruzione della tradizione manoscritta di Filone d’Alessandria e dai momenti più
significativi della sua fortuna umanistica, l’intervento si concentrerà in particolare su Marsilio Ficino e
sulla sua significativa predilezione per il filosofo alessandrino. Un’ulteriore disamina sarà dedicata a un
manoscritto filoniano, appartenuto al Filelfo e poi ceduto a Lorenzo de’ Medici, probabilmente utilizzato dal Ficino.
Giovanni Cascio (Univeristat Autònoma de Barcelona)
Il sapere scientifico nelle Laudes litterarum Graecarum
Diverse figure di primo piano della stagione umanistica composero Laudes litterarum Graecarum, testi il
cui obiettivo precipuo era quello combattere il pregiudizio antiellenico radicato in vari ambienti peninsulari. La relazione mira a indagare la presenza in tali opere del sapere scientifico di matrice greca, come
pure il suo significato storico-culturale, le implicazioni ideologiche e le forme del suo impiego, anche in
rapporto alla tradizione latina antica e medievale.
Laura Refe (Università Ca’ Foscari Venezia)
Interessi filosofico-naturalistici di Petrarca lettore del De natura deorum ciceroniano
Petrarca possedeva almeno due esemplari del trattato ciceroniano De natura deorum: uno nel ms. 552-2
della Médiathèque du Grand Troyes, l’altro testimoniato da un apografo, il ms. 9116 della Biblioteca
36
Nacional di Madrid. Numerosi segni di attenzione e postille mostrano il vivo interesse del poeta per
questioni filosofico-naturalistiche. La relazione intende presentare una selezione di annotazioni, che rivelano alcune curiosità ‘scientifiche’ di Petrarca.
Clementina Marsico (Università di Innsbruck)
Note per la biblioteca ‘medica’ di Giovanni Tortelli
Nell’opera enciclopedica di Giovanni Tortelli, l’Orthographia, trovano spazio voci afferenti alla medicina.
Nel lemma Hippocrates, ad esempio, egli abbozza una storia della disciplina, dagli albori mitologici alla
contemporanea medicina universitaria. Tali materiali furono rielaborati nel De medicina et medicis, ancora
oggi considerata la prima moderna storia della medicina. La relazione fornirà una disamina delle fonti
scientifiche e letterarie impiegate da Tortelli in questo ambito.
Daniele Conti (Villa I Tatti - Harvard University)
Il Lucrezio di Marcello Virgilio Adriani tra filologia e filosofia naturale
Prodotto della raffinata filologia fiorentina uscita dalla scuola del Poliziano, il Laur. Plut. 35.32 è l’unico
manoscritto quattrocentesco di Lucrezio nei cui margini postille volte a registrare varianti alternative si
intrecciano con annotazioni di natura scientifica riguardo la fisica epicurea. Attraverso l’analisi
dei marginalia e del contesto in cui furono prodotti, la relazione rifletterà su aspetti poco considerati della fortuna del De rerum natura nella Firenze del tardo Quattrocento.
3. Tra lettera e trattato. Pratiche di dissertazione nelle corrispondenze del Cinquecento.
Coordinano Marianna Liguori (Univ. di Padova, marianna.liguori@phd.unipd.it) ed Elisabetta Olivadese (Sapienza Univ. di Roma, elisabetta.olivadese@uniroma1.it).
Discussant: Francesco Amendola (Università di Pisa), Roberta Ferro (Università Cattolica di Milano)
Interventi di
Cristiano Amendola (Università della Basilicata)
Human_IT. Reti epistolari nell’Umanesimo italiano: le origini mediterranee della “Repubblica
delle lettere” (1400-1499)
La presente comunicazione intende esporre i primi risultati del progetto Human_it, una ricerca attualmente in corso presso l’Università della Basilicata finalizzata alla creazione di uno spazio online aperto e
collaborativo per: l’analisi dei network epistolari di epoca umanistica; la classificazione e la catalogazione di documenti relativi alla Res Publica Litteraria; la pubblicazione online di testi provenienti da edizioni
libere da copyright o da manoscritti inediti (1400-1499).
Daniele Manfredi (Università di Pisa)
Un dialogo erudito attraverso le lettere: la corrispondenza Cavalcanti-Vettori
Le lettere a Piero Vettori costituiscono una parte significativa dell’epistolario di Bartolomeo Cavalcanti,
a cui l’autore fiorentino affida, dall’esilio ferrarese, questioni personali e letterarie: commenti sui libri letti; scoperte originali; notizie sugli amici fiorentini e sugli eventi culturali. Notevole è la dissertazione
sull’interpretazione di alcuni passi della Retorica di Aristotele e sul significato del mos. Benché priva delle
risposte di Vettori, questa corrispondenza è interessante.
Roberta de Noto (Sapienza Università di Roma)
Per un’analisi stilistica e retorica delle lettere sull’arte di Pietro Aretino
37
L’obiettivo di questo intervento è descrivere le caratteristiche stilistiche delle lettere in cui Pietro Aretino discorre sull’arte. L’attenzione sarà focalizzata sulle figure retoriche (quali, ad esempio, metafore, similitudini, ecfrasi e procedimenti anaforici), sugli stilemi e sulle variazioni di registro presenti all’interno
di una stessa epistola, al fine di porre in evidenza e di confrontare gli aspetti peculiari e i punti di contatto tra l’epistola familiare e la lettera-trattato.
Michela Fantacci (Università della Calabria)
Ingredienti trattatistici del Giovio epistolografo multiforme
L’intervento propone uno studio trasversale della sezione dell’epistolario di Paolo Giovio corrispondente al torno d’anni 1520-40, attraverso una prospettiva d’indagine finalizzata a definire le specificità della
vocazione trattatistica palesata da alcuni testi che ne compongono il corpus. Si rifletterà sull’origine, la
forma e gli obiettivi di una simile attitudine, approfondendo in particolare i suoi esiti nell’ambito del dibattito teorico-letterario del tempo.
Ilaria Burattini (Università di Bologna)
«Voi m’avete tocco a punto dove mi duole». Tracce di deriva trattatistica nelle Lettere Familiari di Annibal Caro
Sulla scorta degli studi sul genere dell’epistola familiare e sulla sua disponibilità ad accogliere diversi temi e stili, il contributo si propone di indagare la tendenza alla dissertazione presente in alcune delle missive di Annibal Caro e di analizzare gli elementi – dal contenuto alla lingua – peculiari della forma del
trattato riprodotti nella tessitura della lettera. In particolare, ci si soffermerà sulla missiva indirizzata a
Marcantonio Piccolomini, saggio di prosa paradossale e esempio tra i più eloquenti di digressione trattatistica.
4. «I simolacri di vicine imprese»: scienza militare e poema epico-cavalleresco nel Rinascimento.
Coordinano Guglielmo Barucci (Univ. di Milano, Guglielmo.Barucci@unimi.it), Sandra Carapezza
(Univ. di Milano, sandra.carapezza@unimi.it), Michele Comelli (Univ. di Milano, Michele.Comelli@unimi.it) e Cristina Zampese (Univ. di Milano, cristina.zampese@unimi.it)
Discussant: Francesco Ferretti (Università di Bologna)
Interventi di
Sandra Carapezza (Università degli Studi di Milano)
Sondaggi sul lessico della guerra in Cornazzano, tra Arte militare e Sforziade
Nell’Arte militare Antonio Cornazzano (1432-1484) dedica una sezione ai termini tecnici della guerra,
esaminandone le variazioni rispetto all’età antica. Lo stesso scrittore si cimenta anche nel poema epicoencomiastico con la Sforziade (1451-59), in cui personaggi e vicende delle recenti guerre sono calati entro
l’impianto classico. La comunicazione si propone di sondare la congruenza tra la riflessione teorica e
l’uso all’interno del poema di alcune espressioni del linguaggio militare.
Nicola Catelli (Università di Parma)
L’epistolario di Gano. Arte retorica e strategia politico-militare nel Morgante
Le lettere che, nel Morgante, Gano indirizza di volta in volta ai re ‘pagani’ sono lo strumento privilegiato
con il quale il «traditor perfetto» tenta a più riprese di provocare la morte di Orlando e la disfatta di Carlo Magno. L’intervento che qui si propone intende analizzare l’ideale epistolario di Gano riportato nelle
ottave pulciane, mettendo in luce l’intreccio fra le due artes che caratterizzano le gesta del maganzese: la
retorica e la strategia politico-militare.
38
Enrico Fantini (Villa I Tatti. The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies)
La scienza militare del volgo. Intersezioni tra lamento storico e poema cavalleresco nel Cinquecento italiano
Il genere popolare del lamento storico permette di fare luce su un’interpretazione alternativa dei fatti e degli uomini d’arme del Cinquecento italiano. Esso avrà un impatto considerevole nella scrittura delle sezioni storiche dei poemi cavallereschi della prima metà del secolo. Il mio intervento intende illustrare le
caratteristiche specifiche del discorso militare che emerge da questa produzione e il peso che essa ha
all’interno dei coevi poemi cavallereschi (Ariosto, Dragoncino, Bandarini).
Federica Conselvan (Sapienza Università di Roma)
La Venezia del doge Andrea Gritti nel poema cavalleresco di Francesco dei Lodovici
Francesco dei Lodovici nel suo poema I Triomphi di Carlo (1535) trasforma il proprio signore, il doge
Andrea Gritti, in un novello Cesare elogiandone i trionfi marziali, le strategie politiche a l’idea di renovatio urbis. L’intervento propone una riflessione sui successi militari e politici che vengono inseriti dal poeta veneziano in un contesto romanzesco – le avventure del ciclo carolingio – che ben si presta ad assumere il ruolo di amplificatore della grandezza del proprio Signore.
Michele Comelli (Università degli Studi di Milano)
Un poema «utile a tutte le guerre, che si faranno»: scienza militare nell’Italia liberata dai Goti
del Trissino
Come Trissino dichiara nella dedicatoria dell’Italia liberata dai Goti, il poema intende proporsi anche come una sorta di “manuale” dell’arte militare, utile alle future guerre e al decoro del dedicatario, Carlo V.
Il contributo intende dunque verificare tale lettura del poema, soffermandosi su alcuni episodi e con
particolare attenzione alle possibili intersezioni con l’Arte della guerra di Machiavelli, che il letterato vicentino ebbe certamente modo di conoscere.
Emma Grootveld (Universiteit Leiden/Leiden University Centre for the Arts in Society e Universiteit
Gent)
Sguardi etici sulla scienza militare nei poemi sulle guerre civili in Germania: intorno ai Cinque
primi canti della guerra di Fiandra di Girolamo Magi
L’intervento intende discutere come si articolino le tensioni tra il fascino esercitato dalla tecnica bellica
e i paradigmi eroici ad essa associata nei Cinque primi canti della guerra di Fiandra di Girolamo Magi (Venezia, 1551), l’inizio di un poema sulla guerra di Gheldria del 1542-3. Si esamina in particolare come Magi,
allievo di Robortello, giurista e ingegnere militare, vi esprima riflessioni etiche sulla guerra moderna attraverso suggerimenti interdiscorsivi significativi.
Tancredi Artico (Università degli Studi di Padova)
La scienza militare come tattica nel poema epico-cavalleresco tra Ariosto e Tasso
Tramite l’analisi dei più significativi poemi editi tra Ariosto e Tasso (il Girone il Cortese e l’Avarchide di
Alamanni, il Costante di Bolognetti, l’Alamanna di Oliviero e l’Amor di Marfisa di Cataneo), l’intervento si
propone di identificare la tattica militare dell’inganno come uno specifico motivo dell’epica rinascimentale, tracciandone l’origine machiavelliana e la continuità tra i diversi poemi, e definendone il valore
come elemento della poetica.
39
5. L’altra strada del sapere: scienza e tecnica nelle opere poetiche e meditative di Torquato Tasso.
Coordina Angelo Chiarelli (Université Libre de Bruxelles - Univ. della Calabria, angelo.chiarelli89@virgilio.it / angelo.chiarelli@ulb.ac.b)
Discussant: Simona Morando (Università di Genova)
Interventi di
Angelo Chiarelli (Université Libre de Bruxelles/Università della Calabria/Aspirant FNRS)
«Toglie l’ombra e ’l furor l’uso de l'arte». Scienza militare e duello nella Liberata di Tasso
Il presente intervento si propone di analizzare il tema del duello e l’interesse per le tecniche della
schermaglia nella Liberata di Tasso, soffermandosi sulle fonti compulsate dal Sorrentino ed analizzando
il suo rapporto con la tradizione epico-cavalleresca.
Mauro Sarnelli (Università di Sassari)
Fra imitatio poetica, storia naturale e visività della parola: una probabile tessera enciclopedica
polizianea nella tradizione culminante in M. c. III 295-296.
L’intervento s’incentrerebbe sul passo del Mondo creato in cui sono ritratte le maree: l’intreccio delle fonti
poetiche, erudite e storico-naturali permette d’illuminare una tessera delle scelte esegetiche tassiane.
Giulia Puzzo (Scuola Normale Superiore di Pisa)
L’immaginario della gravitas: tradizione retorica e paradigma scientifico negli scritti di Torquato Tasso
L’intervento si propone di mettere in luce la funzione che l’immaginario scientifico della gravità riveste
all’interno della teoria poetica di Tasso e del suo laboratorio stilistico, con particolare attenzione rivolta
ai Dialoghi: la scelta e l’uso del vocabolo da parte dell’autore rivelano la sua volontà di edificare un paradigma per una scienza moderna della letteratura, accordando l’eredità della trattatistica retorica con il
linguaggio tecnico della filosofia, della fisica e dell’astronomia.
40
4) CINQUECENTO E SEICENTO
1. Scientia humanitatis: la trattatistica medico-scientifica nei generi letterari nel Rinascimento
Coordinano Camilla Orlandini (Univ. di Pisa, camilla.orlandini22@gmail.com) Martina Taliani (Univ. di
Pisa, martina.taliani@gmail.com).
Discussant: Maria Cristina Cabani (Università di Pisa), Cristina Montagnani (Università degli studi di
Ferrara), Andrea Carlino (Université de Genève)
Interventi di
Francesco Lucioli (University College Dublin)
L’Orlando furioso e il mal francese: la trattatistica scientifica come fonte parodica
Nel 1645 vede la luce a Milano un poemetto a firma di Geronimo Rasore intitolato Li trofei del mal francese tramutati dalle prime stanze de’ canti dell’Ariosto. Le 46 stanze stanze dell’operina offrono una parodia
delle ottave incipitarie dell’Orlando furioso, reinterpretate per affrontare con ironia il tema del mal francese. Il contributo intende prendere in esame l’utilizzo della trattatistica scientifica dedicata alla sifilide
nella costruzione di tale curioso esercizio di riscrittura ariostesca.
Lorenzo Sacchini (University of Leeds)
Petrarca con problemi di alopecia. L’esegesi medico-filosofica di Luigi Luisini (1526-post 1577)
di RVF 244 nel ms. I 56 della Biblioteca Attilio Hortis di Trieste
Negli anni centrali del Cinquecento, il medico e letterato udinese Luigi Luisini propone una lettura parodistica del sonetto petrarchesco RVF 244. Luisini dimostra che Petrarca intende lamentarsi nel sonetto di essere incorso nell’alopecia. La riuscita dell’interpretazione estrosa di Luisini è resa possibile dal
ricorso puntuale alle opere filosofico/mediche di Aristotele e Galeno. Il testo è conservato in forma
presumibilmente autografa nel ms. I 56 della Biblioteca Attilio Hortis di Trieste.
Maiko Favaro (Université de Fribourg)
Virtù eroica e sapere medico-scientifico nel Cinquecento
In quali facoltà risiede la virtù eroica? Anche le donne possono pervenire a tale stato di perfezione? Sono domande a cui, nel dibattito rinascimentale sulla virtù eroica, si cerca di rispondere anche avvalendosi delle conoscenze medico-scientifiche del tempo. Il contributo proverà ad approfondire tale aspetto,
mostrando al tempo stesso il rapporto fra queste riflessioni e la rappresentazione di eroi ed eroine nella
letteratura rinascimentale, con particolare attenzione alla Gerusalemme liberata.
Erica Ciccarella (Università di Trento)
Venus est un nom charmant, vénérien est abominable: il corpo della cortigiana nei trattati medici sul mal francese e nella letteratura satirica del XVI secolo
All’indomani della vampata epidemica del mal francese sia nei trattati medici (Gaspar Torella, Paracelso,
Antonio Brasavola, Pietro Rostinio, Gabriele Falloppio) sia nella poesia satirica a sfondo misogino
(Francesco Berni, Niccolo Franco, Tommaso Garzoli, Lorenzo Venier) si individua nel corpo della cortigiana il vettore di contagio. Si analizzeranno, dunque, le analogie e le differenze di trattamento del fenomeno epidemico in relazione al corpo femminile in campo medico e in ambito letterario.
Irene Fantappiè (Freie Universität Berlin)
41
Contraddire gli auctores, tra letteratura e ars medicinalis: Niccolò Leoniceno, da Luciano fino
a Plinio e Galeno
Niccolò Leoniceno è tra le figure più rappresentative del proficuo scambio che nell’umanesimo s'instaura tra letteratura e ars medicinalis. Tale scambio passa anche attraverso la rielaborazione dei classici.
L’intervento mira a mettere in relazione le versioni in volgare di un autore letterario, Luciano di Samosata (ca. 1480), e i lavori su testi d'ambito medico (il trattato De Plinii et aliorum medicorum in medicina erroribus, 1509, e le traduzioni di Galeno, ca. 1509), rilevando le analogie metodologiche nonché le conseguenze per le successive trasformazioni del genere ‘trattato’.
Giuseppe Guarracino (Università di Pisa)
«Studiando libros et stellis perdere sennum». La delegittimazione dell’alchimia e
dell’astrologia nel Baldus di Teofilo Folengo
L’intervento intende indagare le modalità di assimilazione all’interno del Baldus dell’astrologia e
dell’alchimia. Esso non vuole limitarsi a descrivere la delegittimazione a cui Folengo destina entrambe le
scienze, ma desidera inquadrare il loro particolare trattamento nel sistema conoscitivo del poema, nella
sua apparente vocazione enciclopedica, che nasconde, in realtà, a mio avviso, un profondo pessimismo
gnoseologico.
2. Dalla prospettiva alla retrospettiva. Scienza e letteratura tra XVI e XVII secolo.
Coordinano Antonio Perrone (Univ. di Napoli Federico II antonio.perrona@unina.it) e Elena Bilancia
(Univ. di Napoli Federico II, bilanciaelena@gmail.com).
Discussant Valentina Panarella (Università di Siena)
Interventi di
Carolina Borrelli (Università degli studi di Napoli Federico II)
Dall’interno. Umanisti e studi anatomici di Andrea Vesalio
Stampato a Basilea nel 1543, il De humani corporis fabrica rappresenta un tassello necessario alla riformulazione delle conoscenze mediche del secolo floridissimo. Dalla lezione del medico greco Galeno
all’esperienza del Teatro Anatomico di Padova, il rinnovato modo di leggersi dall’interno ha infiammato
gli animi degli accademici di metà ‘500. Un viaggio che segue le orme del medico fiammingo nelle tappe
fondamentali del periodo italiano.
Giacomo Sanavia (Università degli studi di Padova)
Il sapere matematico al servizio della guerra
I numerosi trattati sull’arte della guerra scritti tra il 1500 e il 1620 sono terreno d’incontro tra sapere militare e cultura scientifico-tecnica. Gli autori, letterati umanisti e tecnici militari, riflettono sulla complessità della guerra del tempo alla luce delle innovazioni tecnologiche e del sapere matematico. Molti utilizzano le operazioni matematiche per trovare le migliori disposizioni degli eserciti in battaglia, e corredano le loro opere con tavole illustrate degli schieramenti.
Giovanna Passaro (Università degli studi di Napoli Federico II)
Francesco Redi e la prosa barocca: Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
Nel 1668, Francesco Redi, scienziato e letterato italiano, scrive Esperienze intorno alla generazione degl'insetti;
capolavoro della prosa scientifica, che risente dell’influsso barocco del Seicento e che assicura all’autore
un posto nella storia della scienza. L’opera infatti confuta la teoria della generazione spontanea la quale
42
(da Aristotele, passando per Galileo Galilei) sostiene che alcuni organismi possono generarsi spontaneamente dalla materia non vivente, citando come esempio le larve e le mosche che si generano sulla
carne in decomposizione.
Wei Yi (Università di lingue straniere di Beijing)
Intreccio tra scienza e letteratura nelle epistole di Galileo Galilei
Il presente contributo si prefigge di Individuare e analizzare questo intreccio stilistico, dal punto di vista
linguistico e emotivo, attraverso il quale lo scienziato spiega il contenuto scientifico di una scoperta o di
un’osservazione personale, ma nello stesso tempo esprime i suoi dubbi su come possa essere recepito
dalla comunità del tempo, come se fosse una specie di rielaborazione scientifica del suo lavoro in forma
di “diario”.
Nadia Amendola (Università degli studi di Roma “Tor Vergata”/Johannes Gutenberg-Universität
Mainz)
Invenzioni, scoperte e teorie scientifiche in alcuni esempi di poesia per musica barocca
Benché noto che la poesia si sia sovente ispirata alle conquiste della scienza moderna, risulta ad oggi
poco indagata l’influenza esercitata da nuove conoscenze e scoperte scientifiche sulla produzione di
versi intonati nelle composizioni musicali del periodo barocco. La presente proposta si concentra sui
generi della cantata e della serenata per mostrare come riecheggiamenti di invenzioni, scoperte e nuove
visioni scientifiche siano penetrati in un tipo di produzione poetico-musicale perlopiù caratterizzata da
tematiche celebrative, amorose o morali.
Antonio Perrone (Università degli studi di Napoli Federico II)
Il petrarchismo scientifico degli Investiganti
La infinita quaestio tra marinismo e petrarchismo ben delineabile lungo tutta quanta la parabola barocca
sortisce una felice congiunzione di scienza e letteratura in seno alla napoletana Accademia degli Investiganti. La nuova filosofia, nonché la nuova metodologia galileiano-cartesiana, trova un punto di incontro
nell’ambito poetico sotto l’ottica di un rinato petrarchismo, laddove i virtuosismi del marinismo si rivelano inadeguati ad ogni possibilità di ragionamento speculativo espresso in versi. L’abstract si propone
di analizzare le Poesie di Schettini e Buragna nell’individuazione di un rinnovato lessico della lirica
nell’ultimo Barocco.
3. «Accoppiare con la filosofia l’eloquenza». Letteratura e scienze nella dialogistica del Cinquecento e Seicento.
Coordinano Federica Alziati (Université de Fribourg, federica.alziati@unifr.ch) e Vincenzo Caputo
(Univ. di Napoli Federico II, vincenzo.caputo@unina.it).
Discussant: Giancarlo Alfano (Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
Interventi di
Elena Bilancia (Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
La “macchina” dialogica: livelli comunicativi, intertestualità e strategie autoriali nel Cataneo
overo de gli idoli di Torquato Tasso
Il dialogo sugli idoli è una tessera fondamentale nell’evoluzione della poetica di Tasso, che negli anni ’80
affronta tematiche cardine per i destini delle “scienze del discorso” riflettendo sui rapporti tra imitazione e verità, sul ruolo della poesia e del poeta all’interno dei saperi e della società. La comunicazione si
43
propone di ripercorrere in questo senso i diversi sentieri offerti dal testo, combinando l’analisi dei livelli
comunicativi del dialogo con quella della sua intertestualità.
Federica Alziati (Université de Fribourg)
Natura, scienza e arte nella dialogistica tassiana: interrogativi e confronti dalla Cavaletta al Fi-
cino
L’intervento si propone di indagare come la stagione più matura della dialogica tassiana (dai testi del
1585 come La Cavaletta overo de la poesia toscana fino alle ultime prove, tra cui Il Ficino overo de l’arte) ponga
a tema statuto, metodi e valore conoscitivo dell’arte, e in particolare della letteratura, mettendoli a confronto con l’opera creatrice della natura e con il portato epistemico della scienza. Si offrirà così
l’occasione di riconsiderare i legami costitutivi e le ipotesi di ordinamento cronologico all’interno di una
porzione significativa del corpus dei dialoghi dell’autore.
Michel Pretalli (Université de Franche-Comté)
Letteratura e trasmissione dei saperi nel dialogo militare del secondo Cinquecento
Nella produzione dialogica del ’500, spiccano alcuni testi tecnici sull’arte militare. Lontani dalla dimensione euristica ed eristica propria della tradizione umanistica, questi dialoghi presentano una funzione
essenzialmente didattica e sono stati spesso trascurati dalla critica, che tende a considerarli come privi di
valore letterario. Studiati nel loro contesto culturale e sociale, questi testi rivelano la loro ricchezza e
complessità, illuminando i processi di trasmissione dei saperi in un’epoca di profondi sconvolgimenti
per la cultura letteraria e scientifica.
Vincenzo Caputo (Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
«Leggendo Platone»: poesia e matematica nei dialoghi di Bernardino Baldi
Il contributo analizza i dialoghi di Barnardino Baldi in relazione a quelli tassiani. L’analisi consente di
verificare la diffusione immediata dei dialoghi di Tasso e aggiungere un altro tassello relativo alla loro
precoce fortuna. Interessante, in tal senso, è il riferimento che Baldi fa al dialogo platonico Ione. È un
ulteriore tassello della fortuna platonica (e neoplatonica) a fine Cinquecento, che permette di collegare
le opere dialogiche di Baldi a quelle biografiche (le vite dei matematici sono del 1587-89).
Salvatore Di Marzo (Università degli studi di Napoli “Federico II”)
Forme ed intenti del genere dialogico fra Torquato Tasso e Giambattista Manso
Nel solco del dibattito fra scientia e opinio, la presente comunicazione vuol riflettere sulla fortuna
dell’opera dialogica di Torquato Tasso, rivolgendosi, in particolare, agli Erocallia, corpus di dodici dialoghi
stampati nel 1628, di Giambattista Manso, mecenate, fra gli altri, dello stesso Tasso. Considerando che
egli annovera Tasso fra le maggiori auctoritates del tempo, si intende evidenziare i punti di contatto fra le
idee strutturali ed estetiche del genere dialogico dei due letterati.
Cristina Salanitri (Università di Catania)
Un dialogo politico tardomedievale riscoperto in età moderna: il Dialogus inter magistrum et
discipulum di Guglielmo di Ockham
L’opera Monarchia S. Romani Imperii pubblicata nel 1614 a Francoforte contiene, tra l’altro, il Dialogus di
Ockham, opera politica polemica rispolverata strategicamente nel clima animato delle controversie religiose che scuotono l’Europa del Seicento e che porteranno alla guerra dei Trent’anni. Un genere letterario poco amato dai maestri medievali ma molto vicino alla sensibilità dei moderni permetterà al Dialogus
del francescano inglese di conoscere una nuova primavera.
44
Alessio Bottone (Università degli Studi di Salerno ‒ Ludwig-Maximilians-Universität)
Scientia e retorica tra teoria e prassi del dialogo cinque-seicentesco: prodromi di una nuova
stagione
Nella riflessione teorica sulla forma-dialogo che va da Sigonio a Pallavicino e si accompagna a una prassi letteraria che procede da Tasso a Galilei non è possibile cogliere solo le trasformazioni o le costanti
della cultura cinque-seicentesca, ma anche le radici dello statuto che questo «genere-cuscinetto» (Floriani) assumerà nel XVIII secolo. Ed è soprattutto attraverso la ricostruzione dei rapporti tra scientia e retorica snodantesi nell’epoca d’oro del dialogo che si chiariscono i tratti di una tradizione finora pressoché ignorata dalla critica, eppure lontana dal rappresentare un sommesso canto del cigno.
4. ‘Umanisti e Lincei’. Letteratura e scienza nell’età di Marino e Galileo.
Coordinano Silvia Apollonio (Univ. Cattolica di Milano, silvia.apollonio@unicatt.it) e Roberta Ferro
(Univ. Cattolica di Milano, roberta.ferro@unicatt.it).
Discussant: Quinto Marini (Università di Genova)
Interventi di
Silvia Apollonio (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Percorsi di scienza e letteratura a Roma nei primi anni ’30 attraverso le ‘Apes Urbanae’ di Leone Allacci
Gli oltre 400 nomi che compaiono nell’operetta data alle stampe nel 1633 contribuiscono a fissare
un’importante istantanea della vita culturale romana a un decennio di distanza dall’inizio del pontificato
barberiniano: un primo bilancio in cui, secondo un neutro criterio alfabetico, compaiono gli intellettuali
attivi o transitanti da Roma tra il 1630 e il 1632, ove scienziati e letterati vengono accostati per fornire al
lettore un affresco del principale centro culturale della penisola.
Marco Sardo (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Lo sguardo dello storico nell’età della nuova scienza: per uno studio sulle prose di Guido Bentivoglio
L’intervento intende focalizzare l’attenzione sulle opere storiche e sulle lettere del cardinale Guido Bentivoglio (1577-1644), non soltanto soffermandosi sulla prospettiva storiografica e sul metodo di ricerca
e di utilizzo delle fonti da parte dell’autore, ma analizzando con particolare attenzione la veste stilistica e
le strategie comunicative messe in atto.
Viviana Villa (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Galileo Galilei nelle opere di Secondo Lancellotti
Il contributo mira a rintracciare echi galileiani entro alcuni testi dell’olivetano Secondo Lancellotti
(1583-1643), letterato ed erudito gravitante attorno alla Roma barberiniana della prima metà del Seicento, il quale promosse un’alacre battaglia contro il principio dell’ipse dixit sul versante delle scienze storico-letterarie, parallelamente al cammino intrapreso da Galileo in territorio scientifico.
Maicol Cutrì (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
«Più alto colpirà chi leggerà molti libri». Indagine sull’uso delle fonti scientifiche nel ‘Cannocchiale aristotelico’ di Emanuele Tesauro
L’intervento intende coniugare le informazioni provenienti da lettere, edite e inedite, scritte da Emanuele Tesauro o che lo riguardano, con gli spunti disseminati nelle sue opere, e principalmente nel Cannoc45
chiale aristotelico: in questo modo sarà possibile tracciare non solo gli interessi scientifici e filosofici dello
scrittore, ma anche fornire concrete indicazioni sui libri da lui letti e sul loro utilizzo.
Enrico Zucchi (Università di Padova)
Diagnosi e cura di una repubblica malata. Gaspare Squarciafico tra letteratura, medicina e politica
Il contributo si propone di esaminare un interessante pamphlet, Le politiche malattie della Repubblica del poeta e trattatista genovese Gasparo Squarciafico, in cui, attraverso il ricorso alla concreta metafora del
ʻcorpo politico’, si compara la Repubblica di Genova a un paziente malato, se ne descrivono sintomi e
si prescrivono delle medicine. Il testo si distingue non soltanto per il suo intrinseco significato politico,
ma per l’ampia contaminazione di diversi codici retorici e argomentativi.
5. Leonardo, Galileo e il ‘libro della Natura’: scrivere, descrivere, disegnare.
Coordinano Alberto Casadei (Univ. di Pisa, alberto.casadei@unipi.it) e Carlo Vecce (Univ. Napoli
L’Orientale, cvecce@unior.it).
Discussant: Andrea Battistini (Università di Bologna)
Interventi di
Giulia Lombardi (Institut für Italienische Philologie, Ludwig-Maximilians-Universität, Monaco di Baviera)
Oltre l’armonia: Leonardo e il “brutto”
Nella riflessione di Leonardo attorno alle arti, l’armonia riveste un ruolo preponderante. Un posto marginale occupano le considerazioni su ciò che risulta disarmonico o “brutto”: apparentemente contrario
ai paradigmi di armonia e proporzione rinascimentali, il “brutto” suscita tuttavia l’interesse di Leonardo
e si manifesta nella sua opera, poiché parte integrante della Natura. Il contributo vuole richiamare alcune osservazioni elaborate nel Trattato, in cui si delineano elementi volti a descrivere una dicotomia “bellezza-bruttezza”. Esso desidera inoltre osservare altri scritti di Leonardo, individuandovi dei fenomeni
del “brutto”. Ci si vuole pertanto interrogare sulla portata di questi quale abbozzo della moderna concezione del “brutto”.
Giuditta Cirnigliaro (Rutgers University)
Modelli ed evoluzioni della scrittura per micro-varianti leonardiana. La natura di Leonardo da
Plinio a Galileo
L’intervento intende mostrare l’interazione sulle carte leonardiane di modalità comunicative differenti
(osservazioni scientifiche, favole e illustrazioni), volte alla rappresentazione della natura in trasformazione. Tale procedimento narrativo, che ha il suo archetipo principale nell’enciclopedia pliniana, trova
un ulteriore sviluppo negli scritti di Galileo.
Lorenzo Battistini (Università di Napoli L’Orientale/Museo Galileo di Firenze)
La retorica del ‘libro della Natura’: Sibiuda, Leonardo, Galileo
Scopo del mio intervento è di mettere a confronto le modalità retoriche attraverso le quali tre figure
emblematiche della storia della scienza hanno interrogato e descritto il ‘grande libro della Natura’. Ramòn Sibiuda, Leonardo e Galileo — con scopi certo diversi e attraverso linguaggi e generi letterari peculiari — ricorrono, direttamente o indirettamente, a tale metafora per legittimare le proprie indagini
scientifiche e sperimentali nell’ambito della fenomenologia naturalistica.
46
Luciano Celi (Istituto per i Processi Chimico-Fisici, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Pisa)
Homo ad circulum et ad quadratum: Leonardo, Galileo e il ‘libro della Natura’
Homo ad quadratum e homo ad circulum vuol essere il primo dei punti di contatto fra Leonardo e Galileo, le
due figure di cui non è neppure necessario esplicitare il cognome. Scopo di questa comunicazione è
mettere in evidenza i punti di contatto tra i due in relazione alla loro voracità conoscitiva, alla spiccata
sensibilità e alle grandi intuizioni che entrambi ebbero in campo artistico, letterario e scientifico.
Sara Stifano (Università di Napoli “Federico II”)
“Ognuno sta, senza saperlo, dipingendo questo mondo”
L’intento è di mettere a fuoco la concezione michelangiolesca dell’arte della pittura, assumendo come
punto di partenza il proficuo confronto tra il Libro di pittura di Leonardo da Vinci e i Trattati d’arte di
Francisco d’Hollanda. Si esaminerà così il passaggio da un approccio più prettamente scientifico ad uno
contaminato da venature spirituali nelle teorizzazioni artistiche del Rinascimento.
47
5) SEICENTO E SETTECENTO
1. Ritratti e autoritratti di scienziati fra Sei e Settecento.
Coordinano Pasquale Guaragnella (Univ. di Bari Aldo Moro, pasquale.guaragnella@libero.it) e Lucinda
Spera (Univ. per Stranieri di Siena, spera@unistrasi.it).
Discussant: Marco Leone e Claudia Tarallo
Interventi di
Vanessa Iacoacci (Sapienza Università di Roma)
Il ritratto di Galileo. Presenze galileiane postume in Chiabrera
Chiabrera, sperimentatore del verso e della parola, subisce la fascinazione della monumentale figura di
Galileo. Le prose postume e tardive testimoniano questo interesse in vari modi: in questa sede ci si vuole soffermare soprattutto sul profilo biografico che il Savonese compone nei suoi Elogi.
Fabio Giunta (Università di Bologna)
Autobiografie di scienziati bolognesi fra Sei e Settecento
A partire dal XVII secolo alcuni scienziati bolognesi si cimentano in operazioni di autorappresentazione
attraverso il genere dell’autobiografia e i cosiddetti ego-documents. Questa categoria di intellettuali acquisisce, fra Sei e Settecento, sempre più consapevolezza del valore della propria attività. In questo contesto
divengono significative le autobiografie di quattro scienziati operanti a Bologna: Marcello Malpighi,
Giovan Domenico Cassini, Luigi Ferdinando Marsili e Giovan Battista Morgagni.
Elisabetta Appetecchi (Sapienza Università di Roma)
Pirro Maria Gabbrielli tra i Fisiocritici e l’Arcadia
L’Arcadia di Giovan Mario Crescimbeni (1708) ospita alcuni ritratti di scienziati dell’epoca; uno dei più
ampi riguarda Pirro Maria Gabbrielli, Custode dell’Accademia Fisiocritica, e comprende una descrizione
della sua ricca biblioteca, un ragguaglio sulle sue curiose invenzioni e un resoconto degli esperimenti
condotti con la pompa pneumatica di Robert Boyle, strumento che suscitò l’interesse dei sodalizi scientifici coevi e ispirò testi letterari sia in Arcadia che presso i Fisiocritici.
Emilio Filieri (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Uno scienziato pisano al «Caffé» dei Lumi. P. Frisi e il Saggio sul Galileo
Paolo Frisi scrisse il Saggio sul Galileo nella celebre rivista milanese «II Caffè» (1765). Con l’abito dei padri Barnabiti, Frisi (1728-1784) fu matematico e fisico, consulente d’idraulica e di elettricità, tra i riformatori della rivista «II Caffè», attivi nella Lombardia austriaca. Nella sua polemica antigesuitica, Frisi riprese argomenti degli scritti dei philosophes, apparsi al momento della soppressione della Compagnia; per
lui «Galileo non ha voluto dir altro se non ciò che è verissimo». Sulla vicenda del pisano, Frisi consegnò
osservazioni acute, ma inserite in una prospettiva duale. La sua sintesi vive della drammatica contrapposizione tra il destino di Galileo e quello di Newton, nel contrasto tra l’oscurantismo cattolico e la libertà
di pensiero dei Lumi inglesi.
Emilie Hamon Lehours (Università di Nantes)
Donne scienziate a Bologna
48
Laura Bassi si occupava di newtonismo. Laureatasi in filosofia nel 1732, Laura Bassi si è poi dedicata
alle ricerche sull’uso dell’elettricità in campo medico. Anna Morandi Manzolini e Maria Gaetana Agnesi,
sue contemporanee, hanno goduto di un’ampia ricezione. La prima era ceroplasta anatomica, mentre la
seconda era una studiosa di matematica. Il mio intervento propone la ricostruzione del percorso e della
personalità di queste scienziate nell’ottica letteraria, scientifica o artistica dei critici fra Sei e Settecento.
Luca Mendrino (Università del Salento)
Ritratti di scienziati nelle Vite degli Arcadi illustri e nelle Notizie istoriche degli Arcadi morti
La comunicazione intende problematizzare alcuni riferimenti presenti nelle biografie di scienziati che si
leggono nelle Vite degli Arcadi illustri e nelle Notizie istoriche degli Arcadi morti al fine di dimostrare come
una delle preoccupazioni dei curatori sia stata quella di squalificare l’accusa secondo cui l’Accademia,
nel corso della sua storia, avrebbe trascurato le scienze («qualche più solida e più profittevole applicazione» scriverà Gravina) privilegiando tematiche meno impegnative.
Isabella Procacci (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Tra scienza e politica: Ignazio Ciaia e il ritratto letterario di Carlo Lauberg
L’intervento si propone di ricostruire il profilo di Carlo Lauberg, scienziato e filosofo napoletano, a partire dall’analisi del nobile e ideale ritratto letterario (l’ode A Carlo Lauberg) stilato dal suo allievo Ignazio
Ciaia. Il Lauberg, facendo valere la limpidezza e rigorosa osservatività del metodo newtoniano, si impegna nella promozione di un nuovo ordine politico e sociale ispirato ai principi giacobini; tale appassionata costruzione concettuale costituisce alimento e sostegno per gli ideali portanti della vicenda repubblicana del ’99 e per la conseguente tensione fideistico-sacrificale dei tanti intellettuali patrioti che in essa ebbero un ruolo di spicco.
Valeria Puccini (Università di Foggia)
Cristina Roccati: una donna tra scienza e poesia nel secolo dei Lumi
Cristina Roccati (1732-1797), scienziata e poetessa, ammessa nelle più importanti accademie dell’epoca,
fu tra le pochissime donne che, nel secolo dei lumi, riuscirono ad ottenere un insegnamento in una università pubblica. La presente comunicazione intende analizzare le biografie e gli elogi che le furono dedicati sin dal secolo XVIII, leggendoli alla luce della tradizione umanistica e delle nuove idee illuministiche, che confermarono il grande interesse che già dal Rinascimento era stato rivolto alle figure degli
scienziati letterati.
2. La scienza nell’epistolografia fittizia settecentesca.
Coordinano Fabio Danelon e Corrado Viola (Univ. di Verona, info@cresverona.it).
Discussant: Franco Arato (Università degli Studi di Torino)
Interventi di
Fabio Forner (Università di Verona)
Fake news e propaganda nelle epistole d’argomento scientifico dei libri di lettere fittizie di Costantini e Chiari
Giuseppe Antonio Costantini e l’abate Pietro Chiari composero libri di lettere fittizie di grande successo, trattando anche argomenti di carattere scientifico. Il contributo che si propone vuole anzitutto descrivere le caratteristiche delle lettere di argomento scientifico che compaiono nei libri di epistole fittizie
destinate a un vasto pubblico, ricordandone gli argomenti più popolari. In secondo luogo, si vuole soffermare sul concetto di notizia falsa che emerge dalle opere di Costantini e Chiari.
49
Martina Romanelli (Università di Firenze)
Tra Aristarco e Galileo: appunti per un glossario critico nelle «Lettere di Polianzio» di Francesco Algarotti
Il contributo ricostruisce la nascita del glossario critico dell’Algarotti attraverso una rilettura in chiave
galileiana delle Lettere di Polianzio (1745). L’operetta, che sfrutta l’espediente epistolare proprio come il
Saggiatore, aspira a ridefinire la fisionomia dell’intellettuale; mentre la reinterpretazione in chiave letteraria del lessico scientifico e l’applicazione in ambito poetico del metodo empirico ne fanno il manifesto
della storiografia e della letteratura moderna.
Daniela Mangione (studiosa indipendente)
Lo slancio e il dissenso nella scienza ‘epistolare’ di Francesco Algarotti
L’epistola fittizia diventa per Algarotti, nell’Italia settecentesca che ostacola il dissenso per tradizione
culturale, una modalità che se inizialmente descrive un quasi ingenuo slancio diviene mezzo e modo,
poi, per dosare critica e dissenso. Ne sono testimonianza da una parte le lettere dedicatorie premesse
alle edizioni del Newtonianesimo e la loro evoluzione, dall’altra le epistole contro le teorie ottiche di Giovanni Rizzetti che, presenti nelle prime edizioni dei Dialoghi, scompaiono, per poi venire assimilate
dall’opera nelle edizioni successive. La vicenda di dissenso con Rizzetti è un episodio che attraverso il
gioco delle epistole fittizie esprime uno scontro non solo fra visioni scientifiche ma fra ormai contrastanti visioni del mondo.
Stefania Baragetti (Université de Fribourg)
La scienza nelle lettere di Giambattista Roberti
Nel processo di conciliazione tra scienza e ortodossia promosso dai Gesuiti trovavano giustificazione la
Lettera sopra l’uso della fisica nella poesia (1765) di Giambattista Roberti, vero e proprio catalogo precettivo
di moderna poesia della scienza, e altre missive fittizie dello stesso gesuita bassanese che, pur elaborate
secondo modalità diverse, presentavano un impianto più divulgativo. La varia tipologia della lettera
scientifica di Roberti è oggetto del presente contributo.
3. Isaac Newton nella cultura letteraria italiana del Settecento.
Coordinano Simone Forlesi (Univ. di Pisa-Scuola Normale Superiore, simone.forlesi@sns.it) e Anna Maria Salvadè (Univ. di Milano, anna.salvade@unimi.it).
Discussant: Beatrice Alfonzetti (Sapienza Università di Roma)
Interventi di
Michele Marchesi (Università degli Studi di Verona – Université Paris Sorbonne)
Un bresciano critico di Newton: Pietro Vallotti e la Dissertazione sopra il flusso e riflusso del
mare
Il canonico Pietro Vallotti presenta nel luglio 1739 la dissertazione Sopra il flusso e riflusso del mare alle
adunanze letterarie del conte Giammaria Mazzuchelli. L’esposizione si sviluppa illustrando le ipotesi
scientifiche più celebri, descrivendone i limiti e criticità. Evidente appare la propensione polemica nei
confronti di Newton, soprattutto nella misura in cui le ipotesi dello scienziato discordano da quelle di
Cartesio e non sembrano basate sulla «sperienza», ma su cause non dimostrabili.
Irene Soldati (Università degli Studi di Milano)
50
Eustachio Manfredi e Francesco Algarotti: due differenti newtonianesimi all’Istituto delle
Scienze di Bologna
L’intervento cerca di delineare il profilo intellettuale degli scienziati Eustachio Manfredi e Francesco
Algarotti, a partire dalle loro posizioni riguardo le teorie di Isaac Newton. Attraverso l’analisi delle loro
opere di maggior rilievo, rispettivamente le Instituzioni astronomiche e Il Newtonianismo per le dame, e del ricco carteggio, si metteranno in luce due diversi approcci alla materia, che sono immagine della vitalità del
dibattito scientifico inizio settecentesco.
Nicola Feo (Pisa – dottore di ricerca)
L’uomo intero: immaginazione e scienza nel newtonianesimo di Francesco Algarotti
L’intervento si propone di valorizzare lo sforzo compiuto da Algarotti di garantire alla spiegazione
scientifica la piacevolezza dell’opera letteraria, sfruttando gli effetti di meraviglia dei fenomeni naturali
studiati da Newton e quindi rivolgendosi all’immaginazione e ai sensi. In questa operazione è implicito
il rifiuto di un razionalismo unilaterale e astratto come quello trasmesso da Cartesio a favore di un ideale nuovo, capace di coinvolgere tutte le facoltà umane e di inglobare una serie di istanze extrarazionali
che formano l’«homme tout entiere».
Giuseppe Maino (New York Academy of Sciences)
La filosofia naturale di Newton nelle enciclopedie italiane del Settecento
L’influenza del pensiero di Newton in Italia è stata graduale ma pervasiva per tutto il Settecento. Il contributo indaga la ricezione della filosofia naturale newtoniana e dell’approccio metodologico ai fenomeni fisici dello scienziato inglese attraverso il medium letterario delle enciclopedie e dei dizionari scritti o
tradotti e pubblicati in Italia; oltre, naturalmente, all’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, si prenderanno in considerazione la terza edizione italiana (Genova 1774) del Dizionario Universale delle Arti e Scienze
di Efraimo Chambers e il Dizionario delle Arti e de’ Mestieri compilato da Francesco Griselini, con la sua continuazione per cura di Marco Fassadoni (Venezia 1768-1778).
Vera Brullo (Università di Losanna)
“First follow NATURE, and your Judgment frame”: la forza della Natura nell’Essay on Criticism e le traduzioni italiane settecentesche
Nell’argomentazione dell’Essay on Criticism (1711) di Alexander Pope, la “Natura” – al centro
dall’epitaffio che il poeta inglese scrisse alla morte di Newton (ma che mai fu inciso sulla tomba dello
scienziato) – svolge un ruolo fondamentale. S’intende analizzare le modalità attraverso le quali i traduttori italiani settecenteschi hanno trasposto ed interpretato questo aspetto; con particolare attenzione al
veneto Gian Vincenzo Benini, medico e scienziato, la cui versione (1792) si inserisce in un periodo di
più matura consapevolezza del metodo di traduzione.
Paolo Colombo (Università degli Studi di Trento)
Newtonianismo e scienza italica: dalla poesia didascalica a Paolo Frisi
L’intervento intende studiare la rappresentazione letteraria del rapporto tra newtonianismo e mondo
scientifico italiano nel secondo Settecento, abbinando la descrizione del fenomeno nelle sue linee generali all’approfondimento di esperienze e casi specifici, sia in ambito poetico, con la produzione didascalica di autori come Luigi Gaspare Cassola e Carlo Castone Della Torre di Rezzonico, che prosastico,
con particolare riguardo alla dimensione storico-scientifica dell’opera di Paolo Frisi.
4. Scienze della terra, viaggi di esplorazione e poesia della natura nel Settecento.
Coordina Francesca Fedi (Univ. di Pisa, francesca.fedi@unipi.it)
51
Discussant: William Spaggiari (Università degli Studi di Milano)
Interventi di
Stefano Di Pino (La Sapienza Università di Roma)
Articoli scientifici e narrazioni odeporiche nelle riviste letterarie del Regno di Napoli (17341799). Appunti e indici
Il contributo intende condividere i risultati parziali del progetto di dottorato del proponente relativo
all’indicizzazione della stampa periodica letteraria nel Regno di Napoli nel periodo 1734-1799: partendo
dal gruppo intellettuale radunatosi attorno a Bartolomeo Intieri e Antonio Genovesi, la comunicazione
passerà in rassegna la massiccia presenza di articoli di carattere scientifico-naturalistico già indicizzata
per condividere alcune riflessioni sul possibile impatto che questa produzione ebbe sulla maturazione
del genere delle memorie di viaggio negli stessi giornali regnicoli e su parte della produzione letteraria
del secondo Settecento.
Alessandra Di Ricco (Università di Trento)
La poesia ‘vesuviana’ nel Settecento napoletano
L’intervento si propone di esaminare le modalità nelle quali l’interesse per il vulcano si tradusse in forma letteraria nel corso della stagione settecentesca, che vide il Vesuvio quasi costantemente in attività,
attività cui corrispose un altrettanto intenso dibattito scientifico sulle cause delle eruzioni e un fitto interrogarsi sulle leggi della natura che presiedevano a quei fenomeni. Anche la motivazione che muove
gli autori, napoletani o operanti a Napoli in quegli anni, a dedicare versi al Vesuvio è spesso di tipo
scientifico e filosofico, e non unicamente indirizzata ad enfatizzare l’elemento pittoresco oppure quello
rovinistico-antiquario che per consuetudine definiscono il topos vesuviano.
Maria Toscano (Università di Napoli ‘L’Orientale’)
The burning laboratory. La centralità di Napoli tra le eruzioni del Vesuvio e le antichità di Ercolano
Lo sviluppo di un certo tipo di studi a metà tra naturalismo e antiquaria nell’ultimo trentennio del Settecento, generò un entourage transnazionale di studiosi che vedeva in Napoli e nel territorio circostante
un osservatorio privilegiato. A Napoli la presenza massiccia di tali colti viaggiatori diede origine ad una
prestigiosa generazione di scienziati locali; molti di essi erano esponenti del clero, condizione che li
spinse a proporre una visione deista della natura ed il suo studio come una strada autonoma, e libera,
per giungere a Dio. Particolarmente suggestivi in tal senso sono i versi di G. Jerocades e di G. Poli.
52
6) OTTOCENTO
1. Declinazioni dello spazio nell’opera di Leopardi. Tra astronomia, geometria, linguistica.
Coordina Patrizia Landi (Istituto di Alti Studi per Mediatori linguistici “Carlo Bo”, Milano,
p.landi@ssmlcarlobo.it)
Discussant: Antonella Del Gatto (Università degli Studi di Chieti-Pescara)
Interventi di
Flavia Salerni (Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
Per una rilettura della formazione scientifica e della persistenza delle sue visioni nel sistema
leopardiano
Il «sistema» leopardiano è un percorso in fieri che sembra nutrirsi di tendenze e orientamenti già tutti
presenti nelle opere giovanili. Nel tentativo di riposizionare l’asse di equilibrio dell’esegetica leopardiana, l’indagine critica sarà orientata al loro recupero, attraverso una lettura del testo-sistema del Leopardi
centrata sulla sua formazione scientifica, al fine di comprendere quanto la Storia dell’Astronomia o Il saggio
sopra gli errori popolari degli antichi abbiano inciso nella varietà di declinazioni dello spazio della sua scrittura.
Miriam Kay (La Sapienza Università di Roma)
David prendeva dalle stelle argomento di elevarsi a Dio: la lingua ebraica come strumento
d’indagine nelle opere scientifiche giovanili di Leopardi
Partendo da alcune considerazioni sul rapporto tra Leopardi e le lingue antiche, il presente intervento si
propone di osservare come la conoscenza e l’utilizzo della lingua ebraica abbia costituito per gli scritti
giovanili leopardiani una chiave d’accesso alle concezioni scientifiche dell’antichità. Lo spazio
dell’espressione e dell’immaginazione costituito da questa lingua si analizzerà soprattutto all’interno della Storia dell’Astronomia e nel Saggio sopra gli errori popolari degli antichi.
Veronica Medda (Docente di materie letterarie, Cagliari)
L’apporto delle scienze naturali nella riscrittura mitologica delle Operette morali
Partendo dall’idea secondo la quale dietro ogni dialogo filosofico delle Operette morali si celi l’ombra di
un mito, il proposito sarà quello di chiarire, non senza incursioni tra le pagine dello Zibaldone, come le
conoscenze scientifiche di Leopardi, in particolare quelle astronomiche e chimiche, siano state coniugate alla luce del processo letterario della mitopoiesi, ovvero della riscrittura mitologica.
Luigi Capitano (Docente di materie letterarie, Liceo “Luigi Pirandello” di Agrigento)
Lo spazio dell’immaginario
Non solo lo spazio infinito è, per Leopardi, nulla, ma il nulla (le “cose che non son cose”) rimane, per
converso, l’unico spazio dell’immaginazione: spazio poetico, sognante e letificante, non esistendo la felicità se non in ciò che ou-topicamente “non si trova”, non trova luogo, appunto spazio, se non nel
“paese delle chimere”. Non per caso, per Leopardi, i “fanciulli”, così come i poeti, “trovano il tutto nel
nulla”. E non per caso, le cose-non-cose rimangono lo spazio metaforico della poesia.
Melinda Palombi (Università di Aix en Provence-Marseille)
In mezzo di questo mare, in questa solitudine incognita: lo spazio acquatico nell’opera di Giacomo Leopardi
53
In recenti lavori, sono stati esplorati, da un lato l’importanza nella poetica leopardiana del motivo
dell’oscillazione fino all’ondeggiare, e dall’altro il rapporto tra la figura di Saffo e la dimensione aquatica.
Si vuole approfondire quest’analisi al fine di comprendere la valenza dello spazio aquatico nell’opera
leopardiana, dal mare del naufragio dell’Infinito agli spazi liquidi dell’Ultimo canto di Saffo, fino alla “solitudine incognita” del Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez.
Laura Rosi (La Sapienza Università di Roma)
Lo spazio naturale della Ginestra come nuova categoria ermeneutica: il lessico terrestre e celeste del disoccultamento
Nella Ginestra gli elementi dello spazio naturale hanno superato l’ermeneutica del trascorso scientifico e
poetico: attraverso le Dissertazioni filosofiche, la Storia dell’Astronomia, il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, lo Zibaldone e alcune liriche, è possibile leggere nella Ginestra, che pure contiene tutte le fondamentali interpretazioni attribuitele, l’astrazione concettuale del lessico spazio-naturale, che si fa dunque analogica spiegazione del mondo, come la luce solare quando lo illumina (Descrizione del Sole per i suoi effetti,
1809).
Maria Silvia Marini (Università di Roma “La Sapienza”)
Confini e indeterminatezza del senso: spazio semantico e facoltà immaginativa nelle concezioni linguistiche di Giacomo Leopardi
La speculazione gnoseologica leopardiana si addensa intorno alla nozione di infinito, che assume, nella
questione più propriamente linguistica, i contorni della vaghezza semantica. A presiedere alla produzione
dell'infinito è la facoltà immaginativa. Collegando riflessione gnoseologica, linguistica ed estetica, mostreremo come l'assenza di confini nello spazio semantico delle parole risponda a una specifica peculiarità funzionale dei meccanismi cognitivi umani.
2. Da don Ferrante ai viceré: un secolo di fascinazione e disincanto per la scienza medica.
Coordina Patrizia Zambon (Univ. di Padova, patrizia.zambon@unipd.it)
Discussant: Angela Guidotti (Università di Pisa)
Interventi di
Loretta Marcon (Università di Padova)
Teoria del piacere e Trattati scientifici. Giacomo Leopardi, Immanuel Kant e L’arte di prolun-
gare la vita umana
Il contributo esamina la contrapposizione radicale esistente tra il pensiero leopardiano e i dettami di un
Trattato che all’epoca riscosse grande successo: L’arte di prolungare la vita umana, scritto dal famoso medico tedesco C.W. Hufeland. L’opera aveva riscosso l’approvazione del filosofo Kant, sempre molto attento alla medicina e alla dimensione quantitativa e qualitativa della vita umana. Leopardi invece, più attento al taedium vitae che alla durata dell’esistenza, ne discute la tesi di fondo nello Zibaldone e nel Dialogo
di un Fisico e di un Metafisico.
Loredana Palma (Università di Napoli “L’Orientale”)
Medici, scienziati e veleni nel romanzo d’appendice ottocentesco
La figura dell’uomo di scienze esercita larga suggestione nei romanzi d’appendice ottocenteschi in cui
non di rado egli viene rappresentato nella veste di autore (o ispiratore) di crimini, più spesso risolutore
di enigmatici delitti. Protagonista de La cieca di Sorrento di Mastriani (1851) appare un luminare della medicina, Oliviero Blackman, un uomo dal passato misterioso, dietro il quale si cela un caso di doppia
54
identità. Ne Il mio cadavere (1852), sempre di Mastriani, è un medico a individuare le tracce di un insospettabile delitto in cui entrano in gioco la scienza dell’imbalsamazione e dei veleni.
Valeria Giannetti (Université Sorbonne Nouvelle-Paris 3)
Dall’ Antiafrodisiaco per l’amor platonico alle Confessioni d’un Italiano di Ippolito Nievo: la
«gangrena» della malattia e l’antidoto della scrittura
La malattia nei romanzi di Nievo è innanzitutto malattia dell’animo oppresso dalla piena delle illusioni e
delle passioni infelici, che prostra gli individui di forte sentire; al suo manifestarsi concorrono congiuntamente le sciagure private e la sorte avversa della patria. Essa è già il tema dell’Antiafrodisiaco per l’amor
platonico, il «romanzetto» con cui Nievo inaugura la sua attività letteraria. Nelle Confessioni d’un Italiano la
malattia è rappresentata come un’afflizione indotta dalla sfiducia morale, e dalla nostalgia per le passioni
indipendenti e generose. Nella relazione verranno analizzati i modelli a cui Nievo si ispira - da Sterne,
con la sua teoria degli «umori», a Foscolo e a De Vigny - e l’elaborazione del tema nella scrittura del
romanzo maggiore.
Patrizia Zambon (Università di Padova)
Alleanza e antagonismo: lo scienziato nella narrativa di Scapigliatura (Tarchetti, Torriani, Boito)
Dentro le forme della Scapigliatura, la comunicazione si propone di lavorare più particolarmente sul
romanzo Fosca di Igino Tarchetti e sui racconti Cavar sangue da un muro e Il «curare» di Maria Torriani, Un
corpo, Macchia grigia di Camillo Boito: dalla malattia/medicina che tiene le fila dei percorsi umani – e dà
una mano poderosa alle défaillances dell’intreccio d’autore, quindi; allo squilibrio delle emozioni e, al contrario, alla forza rasserenante che trova figurazione nell’uomo di scienza capace ‘per istituzione’ (e per
bontà) di dominare le passioni; dallo scienziato incapace di controllo dei limiti, alla dipendenza
dall’autorità del medico dell’ansia dell’ipocondriaco, fino alla narrazione costruita come lunga stesura di
‘autobiografia’ al proprio medico del malato del secondo racconto di Boito, che mette in circolo il tema
della coscienza (del sintomo) psico-somatica diversi anni prima che nella letteratura italiana entrasse il
dottor S.
Stefano Evangelista (Università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara)
Il binomio letteratura scienza e il realismo interiore nell’opera narrativa di Luigi Capuana
La proposta di comunicazione mira ad indagare l’evoluzione della poetica di Luigi Capuana, dalle prime
prove narrative, influenzate dai modelli del naturalismo francese e in particolare modo dal roman expérimental di Zola, ai romanzi della maturità, in cui l’autore perviene, attraverso l’analisi minuziosa della psiche umana, ad una sorta di realismo interiore. Se il parallelismo tra fisiologia dell’apparato nervoso e
psicologia umana è già al centro del primo romanzo di Capuana Giacinta (1879), in Profumo (1880) la
problematica psicopatologica viene indagata alla luce delle dinamiche interpersonali, ma soprattutto delle tensioni affettive (un quadro che potrebbe essere definito pre-freudiano).
Francesca Favaro (Università di Padova)
Medici e pazienti nelle novelle di Giovanni Verga
Nel vasto corpus novellistico di Giovanni Verga quella del medico è una presenza ricorrente. La necessità di misurarsi con la fragilità del corpo e della psiche pone infatti inevitabilmente i suoi personaggi a
contatto con lo specialista da cui si aspettano, se non la guarigione, quantomeno sollievo e aiuto. Il contributo si propone di indagare, grazie a un’ampia esemplificazione, le forme in cui Verga propone e illustra il rapporto medico-paziente nelle sue novelle, cruciale non solo poiché si situa di norma in momenti delicati di un’esistenza, ma anche perché diviene, nella sua pagina, specchio, emanazione e al contem55
po rappresentazione attendibile, seppure circoscritta a una condizione specifica, della realtà culturale e
socio-economica in cui viene inscenato.
Francesco Mereta (Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”)
Edoardo Calandra tra scienza e para-scienza
La figura del medico, dello scienziato che si muove tra scienza e para-scienza, nella narrativa di Edoardo Calandra può assumere valenze diverse, e suggerire spunti e riflessioni suggestive. Ne La Bufera è
proprio la scomparsa del medico Ughes a fungere da spunto narrativo. Ma poi la sua scomparsa rimasta
misteriosa, priva di qualsiasi spiegazione, può ben valere in senso simbolico. Così come il rapporto tra
scienza e para-scienza, tra medicina e superstizione in Juliette diventa lo specchio di un’attrazione giocata
tra attenzione alla contemporaneità e adesione affettuosa e talvolta nostalgica al passato, in una dialettica di avvicinamento e distanza con il clima culturale di certo decadentismo, e più in generale con il suo
tempo e la modernità.
3. La Nuova Scienza come fondamento della Nuova Letteratura. Francesco De Sanctis e il dibattito sulla
modernità.
Coordinano Toni Iermano (Univ. di Cassino e del Lazio meridionale, toniermano@tiscali.it) e Laura Nay
(Univ. di Torino, laura.nay@unito.it)
Discussant: Clara Allasia (Università di Torino)
Interventi di
Toni Iermano (Università di Cassino e del Lazio meridionale)
Dalla nuova Scienza alla nuova Letteratura. Appunti per una discussione
Nella Storia della letteratura italiana, in La scienza e la vita, negli articoli su Zola e nelle conferenze su
L’Assomoir e su Darwin, prove finali di una consapevolezza matura dell’incontro tra letteratura e scienza, tra arte e conoscenza, De Sanctis propone una delle sue meditazioni più originali e audaci: l’urgenza
di «convertire il mondo moderno in mondo nostro». Letteratura e scienza quindi unite nella conquista
di una ‘vivente’ concezione del reale, natura e ragione dell’Arte e della Letteratura contemporanee.
Mariangela Lando (Università degli Studi di Padova)
La Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis: Machiavelli tra letteratura e scienza
nei volumi di Storia della letteratura italiana recenti
La Storia della letteratura italiana di De Sanctis apre un capitolo nuovo all’interno del vasto panorama delle
storie letterarie ottocentesche: l’autore condensa quindi una storia delle idee da cui deriva il tentativo
organico di realizzare un’idea vasta di letteratura comparata. Wellek evidenzia come De Sanctis oltre al
modello dantesco per eccellenza, celebri Machiavelli come “grande mente” del Rinascimento, “colui
che aveva scoperto il programma del mondo moderno: l’intelletto, la scienza dell’uomo, la nazione, la
libertà e il progresso”. Partendo dai modelli interpretativi proposti da Remo Ceserani in Raccontare la letteratura, il contributo intende analizzare, alla luce della lezione desanctisiana, la ricezione di Machiavelli
nei volumi di Storia della letteratura italiana recenti (dagli anni ’90) nell’ambito dell’intreccio tra letteratura
e scienza.
Apollonia Striano (Università degli Studi di Napoli l’Orientale)
«Più dai al pensiero più togli all’azione». Intorno a La scienza e la vita di Francesco De Sanctis
56
È emblematico che la prolusione all’anno accademico 1872 fosse stata concepita da Francesco De
Sanctis (che aveva assunto la cattedra di Letterature comparate all’Università di Napoli) come una lunga
e antiretorica analisi sulla funzione della scienza, nuovo e celebrato totem degli anni a lui contemporanei, profondamente positivisti. «Non voglio fare l’elogio della scienza» esordiva De Sanctis, constatando
come ormai essa fosse divenuta una categoria ideologica ed estetica universale, tanto condivisa e solida
quanto insidiosa per la libertà del pensiero stesso.
Mariachiara Irenze (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”)
Il darwinismo nell’arte. «Il senso del vivo» nel lessico scientifico di Francesco De Sanctis
L’intervento propone una lettura approfondita della conferenza di Francesco De Sanctis Il darwinismo
nell’arte (1883). L’intento è quello di ricavare, tramite un’indagine accurata del lessico, uno studio che
chiarisca i motivi più rappresentativi dell’interesse desanctisiano attorno al «senso del reale».
Lorenzo Resio (Università degli Studi di Torino)
«Scienziati» e «clinici» dalle «potenti facoltà ideali»: eziologia desanctisiana del romanzo naturalista europeo
De Sanctis pubblica nel 1878 lo Studio sopra Emilio Zola, teso ad approfondire il ciclo dei RougonMacquart, tracciando una serie di tratti fondamentali nell’opera zoliana. È in questa sede che prende
forma l’«ideale di Zola», un realismo scientifico ideologicamente giustificato, che non può più essere relegato al campo umanistico, ma deve aprirsi alle nuove correnti dello spencerismo sociale. L’intervento
intende indagare l’evoluzione letteraria tracciata da De Sanctis a partire da quell’articolo.
Chiara Tavella (Università degli Studi di Torino)
«…in picciol numero d’anni si farà il lavoro di secoli»: De Sanctis, la tecnologia e il progresso
sociale
Operando «una sintesi feconda tra ‘scienza’ e ‘vita’», De Sanctis riconosce nel progresso tecnologico un
presupposto fondamentale per lo sviluppo socio-economico e culturale dell’Italia all’indomani
dell’Unità. Per questo motivo, negli scritti politici, così come nell’epistolario, egli incoraggia la proposta
di costruire una strada ferrata irpina allo scopo di far uscire dal tradizionale isolamento il territorio
dell’Appennino campano, favorendo la circolazione di uomini, merci e idee.
4. Incontri e incroci fra cultura letteraria e scientifica nella stampa periodica del Risorgimento.
Coordina Attilio Motta (Univ. di Padova, attilio.motta@unipd.it)
Discussant: Simone Casini (Università di Perugia)
Interventi di
Vittorio Capuzza (Università di Roma “Tor Vergata”)
La «Biblioteca Italiana» e l’unità italiana nel vincolo comune della lingua. Il ruolo della letteratura e delle scienze negli articoli di M.me de Staël e di P. Giordani
Dal gennaio del 1816 venne pubblicata una nuova rivista, la «Biblioteca italiana ossia Giornale di letteratura, scienze ed arti». In quella miscela di materie che la «Biblioteca» trattò, l’idea di base fu da subito
che «Gl’Italiani, benchè divisi, hanno pure un comune vincolo della lingua». In questa cornice, con due
celebri articoli apparsi nei primi numeri della rivista, discutono per primi Madame de Staël e Pietro
Giordani intorno alla diversità della lingua nel confronto fra letteratura e scienze.
57
Chiara Silvestri (Università di Roma)
«Può dirsi rapito al cielo il fuoco sacro per arricchirne la terra»: la divulgazione dei saperi negli
articoli scientifici del primo anno dell’«Antologia» (1821)
Gli articoli scientifici del primo anno dell’«Antologia» rivelano un percorso dalle idee più generali di
progresso e divulgazione dei saperi dichiarate nel Proemio e nei testi di provenienza francese del primo
tomo agli scritti originali italiani e traduzioni dei tomi successivi, orientati al dibattito e all’applicazione
delle conoscenze scientifiche in specifici settori della vita sociale.
Ilaria Macera (Università di Firenze)
Raccontare l’Europa – Geografia e letteratura nell’«Antologia» di Vieusseux
L’«Antologia» di Giovan Pietro Vieusseux, nata per «far conoscere all’Italia i progressi […] dell’europea
civiltà» e per «far conoscere agli stranieri l’Italia, e Italia a lei stessa», ha come obiettivo la formazione di
una moderna coscienza italiana anche attraverso il contatto con le coeve esperienze europee. Il contributo si propone di indagare le modalità con cui la nuova scienza geografica entra in comunicazione con
la materia letteraria tra le pagine della rivista.
Laura Lupo (Università di Catania)
«Null’altro sprone che amor di scienza e di patria»: il «Giornale del Gabinetto Letterario»
dell’Accademia Gioenia
Fondata a Catania nel 1824, l’Accademia Gioenia fu un’associazione di intellettuali che si prefiggeva lo
scopo di promuovere lo studio delle scienze naturali. Il suo «Giornale del Gabinetto Letterario», attraverso la divulgazione di contributi scientifici e letterari, educò i giovani a «eguaglianza, verità e patriottismo», e svolse un ruolo importante nei moti indipendentisti nel capoluogo etneo. Inoltre influenzò la
formazione di giovani scrittori, fra i quali Giovanni Verga.
Simone Casini (Università di Perugia)
Oltre il “Politecnico”: scienza e letteratura nel “Crepuscolo” di Carlo Tenca
Il settimanale milanese «Il Crepuscolo» diretto da Carlo Tenca durante il decennio preunitario (18501859) rappresentò «il pensiero civile del suo tempo» (secondo il giudizio di Tullo Massarani): un “luogo” capace di integrare scienze e cultura umanistica in un progetto di fondazione civile di respiro moderno, nazionale ed europeo. L’intervento si concentrerà in questa prospettiva sui contributi di Carlo
Cattaneo e dei collaboratori scientifici e su alcuni episodi significativi.
Francesca Bianco (Università di Padova)
Declinazioni della scienza in alcuni periodici di area veneta del decennio di preparazione
La presenza della scienza in alcune riviste venete del Risorgimento si declina in una varietà di tipologie
finalizzate alla costruzione di una nuova società: la circolazione delle idee vuole suggerire infatti
un’unione che oltrepassa i confini politici ed è raggiungibile attraverso una nuova consapevolezza da
parte dei lettori stessi. L’intervento tenta di ricostruire il clima di tali periodici, poiché la scienza offre
un contributo fondamentale allo sviluppo delle idee di tolleranza e democrazia, le quali, pur non esposte sul piano apertamente politico, ne costituiscono la base.
Attilio Motta (Università di Padova)
Arsenico, «giornalista di malumore» col «sublimato corrosivo»: rappresentazioni e usi della
scienza negli articoli di Ippolito Nievo
58
Nievo giornalista dedica alla scienza un’attenzione cursoria e varia: riferimenti ideali, attenzione alle applicazioni tecnologiche per agricoltura e ingegneria, recensioni alla porzione faunistica e botanica di un
dizionario friulano, a un manuale di agronomia e agli studi chimici sull’idropsicoterapia, articoli divulgativi su fisica, suono e acque. Ma la scienza è per Nievo soprattutto un grande serbatoio di immagini del
contemporaneo, un reagente per la propria prosa nervosa e accattivante.
5. «Certe e incerte le une e le altre»: scienze positive e scienze morali nella riflessione e nella pratica di Manzoni.
Coordinano Monica Bisi (Univ. Cattolica di Milano monica.bisi@unicatt.it) e Simona Lomolino
(Univ. Cattolica di Milano simona.lomolino@unicatt.it).
Discussant: Corrado Viola (Università di Verona)
Interventi di
Teresa Agovino (SSML - Benevento; Universitas Mercatorum - Roma; Universita' Giustino Fortunato Benevento)
Il chimico e il poeta. Manzoni letto da Primo Levi
Nella prosa di Primo Levi si intrecciano scienza e letteratura. Se Levi chimico vuole indagare sulle origini del mondo, cercando di dare ordine al caos, Levi umanista si affida a più riprese a Manzoni, citandolo di continuo. Questo contributo (pur discostandosi dalla tematica centrale del panel), vuole fare il
punto sull'importanza di Manzoni in quanto autore universale, indagatore della scienza a lui pregressa e
contemporanea capace ancora, nel corso del Novecento, di dare un senso all'ordine del mondo che Levi cerca per tutta la vita.
Lucia Bastianini (Università Cattolica di Milano)
Alchimia e chimica nel Romanzo storico: una fonte inattesa
Nella prima parte del Romanzo storico Manzoni suggerisce un’analogia fra la relazione che lega testo narrativo e storia, da una parte, e quella che unisce alchimia e chimica, dall’altra. Consultando l’Encyclopédie,
come possibile fonte che gli ha suggerito la possibilità del rapporto tra le due scienze, acquisiamo significati a proposito dell’alchimia e delle sue relazioni con la chimica, che, forse, possono suggerire nuove
riflessioni anche su come Manzoni ha inteso le interconnessioni tra romanzo storico e storia.
Monica Bisi (Università Cattolica di Milano)
L’idea del giusto e il quadrato del matematico
L’analisi del XXV dei Pensieri sparsi editi da Bonghi sarà punto di partenza per mettere a fuoco
l’implicito statuto epistemologico cui Manzoni riconduce scienze positive e scienze morali, senza trascurare le peculiari differenze che le distinguono. Con lo stile argomentativo che sarà tipico del Manzoni maturo, le fini considerazioni sui concetti di astrazione, applicazione, certezza, idea e fatto saranno
utili a dimostrare come e perché alle scienze morali va riconosciuta la medesima dignità delle scienze
positive.
Margherita Borghi (Università Cattolica di Milano) e Giuseppe Polimeni (Università degli Studi di Milano)
Manzoni e la scienza linguistica: una lingua comune per un romanzo da leggere, da ascoltare e
da ricordare
L’approfondita e solida riflessione linguistica di Manzoni si colloca nella Milano dell’Ottocento, in un
ambiente che fa proprie le novità europee circa l’approccio alla scienza linguistica con i parametri moderni della ricerca scientifica. Manzoni dedica ampio spazio delle sue riflessioni all’elaborazione della
lingua per la scrittura dei Promessi sposi, che deve poter essere compresa da tutti e ispirarsi sia allo scritto
59
che al parlato. Si profila, così, la possibilità che il romanzo “per tutti” sia stato pensato non solo per la
lettura individuale, ma anche per l’ascolto.
Simona Lomolino (Università Cattolica di Milano)
«Non peste, assolutamente no...poi febbri pestilenziali...poi peste sì, ma in un certo senso...finalmente peste senza dubbio». Manzoni e la scienza medica
Scopo di questo intervento è indagare come l'autore dei Promessi sposi si ponga nei confronti della medicina del Seicento e quali siano le sue fonti di riferimento. Partendo della cronaca e atti giudiziali del processo agli untori a cura di Farinelli e Paccagnini, dai contributi di Girardi sui cronachisti milanesi, dallo
studio sulle fonti di Nunnari e dall'inventario dei testi di argomento medico appartenuti a Manzoni, si
darà spazio alle teorie di medici del tempo, come Tadino stesso e Settala, alle loro tesi sull'eziologia, i
sintomi le cure, con particolare riguardo alla questione degli untori.
60
7) OTTOCENTO E NOVECENTO
1. Letteratura e scienze della mente in Italia tra Ottocento e Novecento.
Coordina Manuele Marinoni (Univ. di Firenze, manuele.marinoni@unifi.it)
Discussant: Maurizio Masi (Univ. di Firenze, maurizio.masi@unfi.it)
Interventi di
Ada D’Agostino (Università degli Studi di Roma La Sapienza)
Impazzire lentamente. Lo spettacolo della nevrosi in È stato così di Natalia Ginzburg
Col suo primo e meno noto romanzo, Natalia Ginzburg si confronta con i difficili temi della depressione e dell’ossessione psichica. Lo fa attraverso uno stile originalissimo, che mima il cortocircuito mentale
di cui la protagonista è vittima, facendoci assistere dall’interno al suo lento impazzire. L’intervento vuole sondare modalità e forme di questo linguaggio, e mostrare il riutilizzo da parte dell’autrice di temi di
chiara matrice psicanalitica, appresi anche grazie alla terapia con Ernst Bernhard.
Brigida Esposito (Università degli Studi di Napoli Federico II)
Tobino, il medico-scrittore: la diagnosi della malattia umana
Partendo sempre dall’esperienza personale, i romanzi di Mario Tobino esprimono una capacità di vedere aldilà delle apparenze e raccontano una psichiatria capace di riconoscere la grandezza e la miseria della follia. Tenteremo di ripercorrere questo processo interpretativo attraverso due dei romanzi più famosi: Le libere donne di Magliano e Il deserto della Libia, facendo anche una riflessione sulla versione cinematografica di quest’ultimo.
Manuele Marinoni (Università degli Studi di Firenze)
Appunti sulla “follia” nella narrativa italiana novecentesca
L’intervento intende analizzare il linguaggio e i modi del dire la “follia” prendendo alcuni campioni della narrativa italiana novecentesca come esempi prototipici. Si cercherà di stabilire alcune categorie chiave (dalla dissimmetria, alla perifericità, alla concrezione) entro le quali analizzare tali esperimenti, tra il
filosofico, lo psicanalitico e l’artistico. Gli autori presi in considerazione saranno Gadda, Landolfi e
Manganelli.
Maurizio Masi (Università degli Studi di Firenze)
Il pensiero 'debole' di Albino: ipotesi in margine all'eziologia della nevrosi in Memoriale di
Paolo Volponi
Questo intervento si propone di indagare, rispetto all'interpretazione solita di Memoriale, primo romanzo
di Paolo Volponi, nuove ipotesi sull'eziologia della nevrosi di Albino Saluggia, protagonista ed io narrante, secondo quanto egli stesso intuisce circa l'assenza in sé di un pensiero forte che lo tenga a contatto con la realtà e che eviti alla malattia di subentrare nel suo sistema di pensiero.
2. Ragione e follia. Scienziati eslegi, pazzi o ‘stravaganti’ nella letteratura italiana.
Coordinano Ellen Patat (Univ. dell’Insubria, ellenpatat@gmail.com) e Daniela Bombara (Univ. di Messina, daniela.bombara63@gmail.com) 3
Discussant: Silvia Zangrandi (IULM)
Interventi di
61
Fabio Barricalla (Università di Genova)
Lo “psichiatra-filologo”. Elogio di Carlo Pariani, primo biografo di Dino Campana
Il presente intervento è incentrato sull’Opera di Carlo Pariani, che – tra il 1926 e il 1930 – aveva incontrato più volte Dino Campana nel manicomio di Castel Pulci: da quegli incontri nasce la prima parte
delle Vite non romanzate di Dino Campana scrittore, e di Evaristo Boncinelli scultore (1938). Il dottor Pariani
considerato, per via dei suoi interessi “letterari”, un medico a dir poco stravagante, a conti fatti si rivela,
se si andasse ad analizzare attentamente la “vita” campaniana, uno studioso di tutto rispetto. Benché sia
nota a tutti la malcelata antipatia che il riluttante “poeta pazzo” provava nei confronti del suo sedicente
biografo, da quelle “indagini” trapelano informazioni tuttora preziosissime sulla prima edizione dei Canti Orfici.
Daniela Bombara (Università degli Studi di Messina)
Metamorfosi del dottor Oss fra letteratura, musica e fumetto
Si prende in considerazione la figura del Docteur Ox, eccentrico scienziato creato da J. Verne nel 1872, in
due riscritture italiane: il libretto d’opera di Antonio Lega Il dottor Oss (1935), e la serie a fumetti Il dottor
Oss, (“Corriere dei Piccoli” 1964-1969), testi di Milo Milani e disegni di Grazia Nidasio. Il bizzarro inventore della fonte, che rivitalizza una piccola comunità borghese tramite l’immissione di ossigeno, si
trasforma in genio del male nell’opera musicale, per ribaltarsi col fumetto in saggio gentiluomo, dedito
ad aiutare l’umanità tramite le scoperte scientifiche.
Olmo Calzolari (Oxford University)
Storie di pro-longevità. Gli errori di Hufeland in Leopardi e Svevo
Questo intervento propone una lettura di Leopardi e di Svevo tramite il filtro delle ‘medical humanities’. Suggerendo la consonanza medica tra il parodico Dialogo di un fisico e di un metafisico e Lo specifico del
Dottor Menghi, sottolineerò la presenza del Dr Hufeland e della scrittura leopardiana nelle storie sveviane
di salute e malattia.
Valeria Gravina (Université de Nice Côte d’Azur/ Università di Napoli Federico II)
Scienziati pazzi nel Decameroncino di Luigi Capuana: il caso del dottor Strizzi in Creazione
Durante il XIX secolo, sull’onda dell’ottimismo positivista, la scienza e la medicina invadono la letteratura. Luigi Capuana, da sempre interessato al tema medico-scientifico, traspone nella fictio il dibattito su
sperimentazione ed etica attraverso i personaggi degli scienziati pazzi, che fanno la loro comparsa in
molte sue opere, tra cui la raccolta di novelle Il Decameroncino (1901). Il dottor Strizzi, protagonista della
novella Creazione (V giornata), è uno scienziato pazzo accecato dalla mania iper-creazionistica di dar vita
una donna in laboratorio. Egli incarna l’insoluto dubbio dello stesso Capuana, ovvero fin dove può
spingersi la scienza con la sperimentazione prima che si possa parlare di un vero e proprio delitto scientifico.
Paola Nigro (Università di Salerno)
Scienziati grotteschi e folli invenzioni nelle Operette morali di Giacomo Leopardi
Il contributo è focalizzato sullo stereotipo dello “scienziato pazzo” come ideatore eccentrico di studi
che esulano dai canoni e generatore di comportamenti deviati ed insoliti. Si esaminano due Operette morali (1824) di Giacomo Leopardi, il Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie e la Proposta di premi fatta
dall’Accademia di Sillografi, nei quali uno studioso comprende l’orrore e la profonda verità della ‘voce dei
62
morti’ che ha contribuito a risvegliare e un gruppo di scrittori prende atto del fallimento della civiltà
delle macchine.
Ellen Patat (Università degli Studi di Milano)
Ibridazione uomo-animale: un archetipo dello scienziato ‘folle’
Il presente saggio vuole rintracciare un prototipo di scienziato immaginario e ‘folle’ impegnato in ibridazioni circoscritte al regno animale, prendendo in esame due racconti: L’imbestiatore (1931) di Giovanni
Papini e Angelica farfalla (1946) di Primo Levi. Questi uomini di scienza, esplorando l’ibrido uomoanimale si spingono oltre i limiti, sconfinando nella hybris, e giungono inevitabilmente a soluzioni destinate a fallire proprio perché contro Natura.
Anna Valerio (Università degli Studi di Milano)
Fra scienza e fantastico. La metamorfosi come potenziamento umano
L’influenza che la formulazione di nuovi concetti scientifici e di nuove leggi fisiche ha avuto sul modo
di vedere il mondo e di esprimersi degli artisti del primo Novecento si riflette anche nella letteratura. In
particolare il racconto breve Una donna con tre anime (1918) di Rosa Rosà, proposto in questo contributo,
è un esempio di rappresentazione satirica di tre scienziati impegnati a contrastare, fra lo scientifico e il
fantastico, un fenomeno di metamorfosi che va arrestato perchè pericoloso ed espressione di un disordine non accettato.
Diego Varini (Università di Parma)
Lo strano caso del dottor Bonaccorsi. Cortocircuiti della razionalità scientista in Per le antiche
scale di Mario Tobino
Al centro di Per le antiche scale (1972), Tobino scolpisce la figura indecifrabile e mefistofelica di un medico-scienziato del primo Novecento, il dottor Bonaccorsi. Asserragliato nel manicomio di Lucca, egli
consuma le sue giornate nel segno di un’unica farneticante ossessione: identificare in laboratorio
l’anomalia patogena alla base della malattia schizofrenica. Cieco alle «misteriose leggi della natura», Bonaccorsi testimonia con il suo ingenuo e attardato riduzionismo una più vasta sintomatologia delirante,
sulla quale Tobino concentra il suo sguardo di medico-umanista, indagatore delle contraddizioni prismatiche della mente umana.
3. Paradigmi psicologici e declinazioni letterarie: ricezione, dialoghi e riscritture (1820-1940).
Coordina Silvia Contarini (Univ. di Udine, silvia.contarini@uniud.it)
Discussant: Valter Puccetti, Università del Salento
Interventi di
Greta Plaitano (Università di Udine)
I Dialogues sur l’art & la science di Paul Richer tra arte, scienza e letteratura
Attraverso l’analisi del testo di Paul Richer ci si propone d’indagare l’emergere di una nuova visione artistica, concepita fra Otto e Novecento in ambito clinico dall’École de la Salpêtrière. La sua natura ibrida –
tra medicina e letteratura artistica – consentirà di sondare le origini della visione moderna del corpo
come machine humaine, risultato dell’interazione fra le categorie estetiche classiche e il nuovo culte du vrai.
Claudia Murru (Università di Udine)
Scienza e umorismo: una lettura de Il pugno chiuso di Arrigo Boito
63
L’intervento propone un’analisi del ruolo della medicina nella narrativa di Arrigo Boito attraverso la parabola ambigua del medico-protagonista nel racconto Il pugno chiuso (1870). L’analisi si concentrerà in
particolare sui modi in cui il discorso medico-scientifico si definisce come strumento deformante del
canone tradizionale, in funzione della messa a punto di una poetica ‘realista’.
Ruben Donno (Università del Salento)
Per uno «scheletro di tutta la istoria umana»: Ghislanzoni tra fantastico e fantascientifico
L’intervento propone un’analisi di Abrakadabra di Antonio Ghislanzoni, una sorta di scrittura di confine
tra narrazione fantastica e romanzo fantascientifico vero e proprio. Anticipando il genere fantascientifico novecentesco, il testo pone infatti il lettore davanti a un quesito che rimarrà irrisolto per tutto il
corso della narrazione: l’umana tendenza a superare se stessi attraverso l’ausilio della scienza è sinonimo
di assoggettamento, oppure è una prova della normale evoluzione della specie?
Paola Cosentino (Università di Roma 3)
Finzione letteraria, inconscio e malattia ne L’illusione di Federico De Roberto
Se il romanzo di Federico De Roberto intitolato L’illusione si muove all’interno del filone inaugurato da
Mme Bovary, possiamo interpretare il personaggio di Teresa come una controfigura di Emma, cui proprio le celeberrime pagine di Richet assegnavano il ruolo della “donna isterica”. Un’analoga funzione
assume Teresa Uzeda, personaggio che sembra tuttavia costruito come una sorta di caricatura dai tratti
grotteschi, capace solo di accumulare esperienze erotiche e disillusioni sentimentali. Sarà dunque utile
andare alle radici del lavoro di preparazione del romanzo proprio per intercettare quei luoghi della letteratura scientifica che hanno contribuito alla nascita di una figura femminile il cui spessore psicologico
sembra quasi di maniera.
Roberta Biscozzo (Università di Udine)
La riscrittura di una patologia: Adele di Federigo Tozzi
Primo tentativo da parte di Tozzi di componimento narrativo di più ampio respiro, Adele presenta al
suo interno i nuclei di quelli che diverranno i temi dominanti dell’opera tozziana. Se la critica ha perlopiù posto in evidenza il rapporto con il pensiero di W. James, l’obiettivo del mio lavoro muove dalle recenti acquisizioni sulle letture ‘psicologiche’ di Tozzi per mettere in luce il ruolo delle teorie di Ribot e
di Janet e le operazioni di riscrittura proprie dell’autore.
4. Il medico nella narrativa moderna e contemporanea.
Coordina Ilaria de Seta (KULeuven, ilaria.deseta@kuleuven.be, ideseta@uliege.be)
Discussant: Franco Tomasi (Università degli Studi di Padova)
Interventi di
Monica Biasiolo (Universität Augsburg)
L’anatomo-patologo all’opera: divagazioni su alcune autopsie letterarie dai fratelli Boito a
Gottfried Benn
Gottfried Benn, ma anche i fratelli Boito si confrontano in modo quasi ossessivo con la figura del medico, nella sua funzione di soggetto osservante e agente sul corpo di chi, terminata la vita, è rimasto
esclusivamente e solo ‘un corpo’. L’anatomo-patologo viene posto davanti all’artista, o meglio, si indentifica lui stesso con l’artista, alla ricerca di un’estetica che sappia conciliare scienza e arte. Il medico è
64
spesso una figura lugubre, cinica e fredda. Il contributo si sviluppa su linee di convergenza, ma anche
sui parametri e determinanti con cui gli scrittori analizzati delineano la figura del medico sia come
scienziato sia come «metafora poetica e animica» dell’artista-scrittore.
Letizia Cristina Margiotta (Università del Salento)
Casi di malattia e casi di coscienza: i doveri dei medici pirandelliani
Alcune novelle di Pirandello si soffermano sulla figura del medico che incarna le ansie, le
contraddizioni e i modi di essere dell’uomo di ogni tempo, riflettendo sulle implicazioni etiche connesse
con le malattie e le loro conseguenze. In una società in cui i rapporti umani sono diventati aridi e privi
di significato, i dottori devono prestare assistenza non sono medica ma anche umana; ognuno segue il
proprio codice morale salvo rendersi conto, alla fine, che la vita è soggetta al fato e alla morte, per cui il
libero arbitrio è pressoché inesistente.
Ilaria de Seta (KU Leuven)
Carlo Levi e Axel Munthe medici "forestieri" in una comunità contadina
In Cristo si è fermato a Eboli (1945) come ne La storia di San Michele (1929) il protagonista, per ragioni diverse, in un momento storico di crisi, si inserisce in una comunità rurale con la sua identità di medico.
Voce narrante in prima persona, il medico osserva la comunità contadina con un occhio esterno - ‘colonialista’, azzarderebbero i seguaci di Said - e tuttavia esprimendo un forte desiderio di appartenenza a
tale comunità primordiale e coesa. L’attrazione è reciproca: lo scrittore, che sia lo svedese Munthe o il
torinese Levi, che ha vissuto sulla propria pelle quell’esperienza, mette su carta anche lo sguardo infatuato dei contadini anacapresi / lucani su di sé, intellettuale lusingato e riluttante a incarnare il ruolo di
medico salvifico.
Antonella Mauri (Université de Lille – CAER, Centre Aixois D’etudes Romanes)
Il medico della mutua, antieroe dei tempi moderni
Nel 1964 esce il romanzo Il medico della mutua di D’Agata, spietato ritratto di meschini laureati in medicina che pensano solo al denaro. Non ci attarderemo troppo sul celebre film tratto dal libro, e faremo
un confronto con due opere contemporanee, Diario di paese di Marri e The Judas Tree di Cronin, che
offrono un’immagine poco lusinghiera dei sanitari senza però dissacrare la casta: a differenza di
D’Agata, i due autori sono medici e i loro protagonisti sono, almeno in parte, degli alter ego.
Pietro De Marchi (Universität Zürich)
Che cosa pensa un medico…” Rileggendo Nel museo di Reims di Daniele Del Giudice
Nella Nota d’autore che accompagna la prima edizione (1988) di uno dei più bei racconti di Daniele
Del Giudice, Nel museo di Reims, si afferma che tre componenti hanno collaborato alla genesi del testo: “un pacco di fotografie di quadri”, “una piccola scoperta incidentale in un volume di storia della
medicina” e una “personale esperienza di bugia”. Sulla prima e sulla terza componente del racconto (il
dialogo tra il testo e le immagini; il tema anche metaletterario della menzogna e della finzione) non sono
mancati contributi di grande interesse. Si può invece tornare a fare qualche sondaggio nei dintorni di
quella scoperta incidentale (si parla di Marat come medico) che – sempre a dar retta all’autore – è intervenuta “mentre finiva di scrivere il racconto”, ma si è poi imposta come una delle linee di forza della
costruzione narrativa.
Laura Diafani (Università degli Studi di Perugia)
I medici di Elsa Morante
65
I due medici che fanno ingresso nella parte finale della Storia di Elsa Morante non si configurano soltanto come gli eredi di una lunga tradizione di scienza medica settecentesca e ottocentesca, quella che
correla povertà e malattia, alimentazione insufficiente e corpo. Appaiono avere una funzione quasi escatologica: l’autore assegna loro il ruolo di svelare intorno a quale filo sottaciuto è venuto tessendo il suo
romanzo; ne fa gli oracoli vuoti della maledizione della Storia.
Andrea Gialloreto (Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara)
Anche le malattie hanno una storia: L’enorme tempo di Giuseppe Bonaviri
L’enorme tempo, pubblicato da Giuseppe Bonaviri nel 1976 ma scritto tra il 1955 e il 1961, descrive
l’attività dell’autore come ufficiale sanitario nella natia Mineo all’inizio degli anni Cinquanta. Bonaviri,
che più tardi lavorerà come cardiologo e manifesterà sempre attenzione per il dialogo fra le due culture,
combatte una battaglia per debellare la malaria (ma anche l’ignoranza e il pregiudizio) in un contesto
aspro che ricorda quello leviano del Cristo si è fermato a Eboli.
Sebastiano Triulzi (Università Uninettuno)
Amelia Rosselli: «Storia della mia malattia»
L'intervento parte dal testo di Amelia Rosselli pubblicato su Nuovi Argomenti, Storia della mia malattia,
che rappresenta il caso unico di una malattia psichica gravissima analizzata, sviscerata, guardata per un
attimo a distanza prima di riperdercisi nuovamente dentro, da chi ne è afflitto; ma in realtà la Storia della mia malattia è la storia della nostra malattia, cioè della formazione dell'angoscia come prodotto della
Storia del Novecento, e della sue violenze e delle sue insopportabili ingiustizie. Il contributo comprende anche materiali testimoniali sulle modalità della malattia di Amelia Rosselli, sul suo essere medico se
stessa, sull'attraversamento dell'esperienza della psicanalisi dopo l'incontro con Ernst Bernhard.
5. Umanesimi e scienza a cavallo del ’900.
Coordina Caterina Malta (Univ. di Messina, cmalta@unime.it)
Discussant: Giorgio Forni (Università di Messina)
Interventi di
Francesco Galatà, Università di Messina
«a profitto di tutte le scienze»: il ruolo dell’arte nella riflessione poetica e politica di Pascoli
L’intervento si propone di ripercorrere le linee di sviluppo della riflessione di Pascoli sul rapporto arte/scienza lungo tutto l’arco della sua attività artistica concentrandosi in modo particolare sulle testimonianze più precoci, finora poco valorizzate in rapporto al complessivo profilo culturale del poeta e al
contesto storico-letterario in cui nascono, e sui luoghi della sua opera in cui l’intersezione di ricerca
speculativa e produzione letteraria si rivela più produttiva.
Claudia Castorina (Università di Messina)
Il lessico de re rustica nei poemetti latini di Pascoli. La sperimentazione di Phydile
L’intervento proposto mira a indagare come il Pascoli gestisca, nel lessico tecnico-scientifico dei suoi
poemetti latini, la compresenza delle fonti classiche e della cultura positivista a lui contemporanea.
L’ambito d’indagine, centrato su Phydile, riguarderà alcuni filoni specifici – come l’agricoltura e il mondo
rurale – con l’obiettivo di cogliere altresì il meditato equilibrio tra l’esigenza di verisimiglianza e di precisione scientifica e il ricorso a un linguaggio simbolico e metaforico, che contraddistingue tutta la produzione letteraria del Romagnolo.
66
Salvatore Guarino (Università di Salerno)
Lessico tecnico e concetti scientifici nel Myrmedon di Pascoli
Il contributo riflette su alcuni aspetti lessicali ed espressivi di un carmen pascoliano, il Myrmedon. In particolare, se da un lato si evidenzierà l’alta frequenza di tecnicismi e di precise voci settoriali (secondo una
tendenza che nella poesia italiana del Pascoli sarà dominante solo a partire dai Poemetti), dall’altro si noterà come la resa di certi fenomeni scientifici e di nozioni zoologiche prediliga, al contrario, figurazioni
vaghe e immaginose, quando non imprecise.
Patrizia Paradisi (Liceo classico e linguistico «L. A. Muratori – San Carlo» di Modena)
«Poesis magis quam sermo»: Pascoli evoluzionista per gli animali del carme Pecudes.
Il carme Pecudes (1898) consente di valutare le modalità con cui Pascoli si accinse a creare un lessico per
la moderna poesia didascalica in latino, adeguato alle nuove frontiere della scienza positivistica della sua
epoca, in questo caso alle teorie evoluzionistiche sugli animali domestici. In tal senso, si può rivelare di
qualche utilità (oltre all’analisi degli abbozzi manoscritti e delle fonti moderne utilizzate dal poeta) il
confronto con l’analoga poesia ‘scientifica’ di G. Zanella.
Elvira Ghirlanda (Università di Messina)
Arte e «puro pensiero» in Capuana
La proposta intende trattare il rapporto tra scienza e letteratura a partire dal Decameroncino (1901) di Capuana. Più specificamente: si analizzeranno le nozioni espresse nella raccolta di “arte” e di “osservazione scientifica”/“esperimento”, nonché il confine che tra esse intercorre, come approdo di una riflessione avviata dall’autore, muovendo dal dibattito estetico hegeliano, già nella sua Prefazione al Teatro Italiano
Contemporaneo (1872).
Francesco Tripodi (Università di Messina)
Scienza e letteratura nelle riviste fin de siècle
L’intervento si propone di scandagliare il dibattito sul rapporto tra letteratura e scienza all’interno delle
principali riviste letterarie a cavallo fra XIX e XX secolo (Il Marzocco, Leonardo, L’illustrazione italiana, Hermes, ecc.), per individuarne gli snodi più significativi e tentare distabilire se e come questa riflessione abbia trovato eco nelle opere degli scrittori dell’epoca, arricchendone l’immaginario poetico, e abbia condizionato la valutazione estetica dei movimenti coevi.
6. L’immagine della scienza nella letteratura tra otto e Novecento. Pascoli e Pirandello
Coordina Rosa Giulio (Univ. di Salerno, rgiulio@unisa.it)
Discussant: Alberto Granese (Università di Salerno)
I.
Interventi di
Eleonora Rimolo (Università di Salerno)
La pecorella smarrita: il tema cosmico-religioso nei Nuovi Poemetti di Pascoli
L’intervento si propone di mettere in luce come la fiducia nella scienza e nelle sue conquiste, che il
Positivismo aveva largamente diffuso, all’altezza della composizione dei Nuovi Poemetti pascoliani (1909)
67
fosse riuscita a scardinare “la fede ingenua di molte anime”, compresa quella del Pascoli, che in questi
anni scrisse diversi poemetti a tema cosmico-religioso. In particolare, ne La pecorella smarrita, egli riflette
– anche grazie ai paralleli scambi epistolari sul tema con padre Teodosio da San Detole e con padre Antonio Semeria – sull’impossibilità del fatto che Dio si sia incarnato soltanto per il pianeta Terra, dal
momento che la scienza ha dimostrato l’esistenza di innumerevoli galassie e altrettanti pianeti. È inverosimile, per Pascoli, che la Terra sia l’unico pianeta di cui Dio ha scelto di occuparsi: difficile credere che
sia lei la sola “pecorella smarrita dell’universo”, confermando che “Copernico e Galileo” hanno ormai
scosso le religioni tolemaiche, soprattutto quella cristiana. Il poeta, pur nel dubbio, contribuisce a questa complessa evoluzione della scienza in coscienza con “il soffio della grande poesia” che gli “venta”
nell’anima, a causa dell’insoddisfazione provata di fronte alle risposte dei frati suoi amici e confessori –
insoddisfazione alimentata anche dal Corso pedagogico del 1907, in particolare dalla XI Lezione, in cui
commenta la Ginestra leopardiana, affermando che “la verosimiglianza annega in noi la fede”.
Carlo Santoli (Università di Salerno)
Tra letteratura e scienza: nuova visione cosmica e missione del poeta in Pascoli
La meditazione cosmico-astronomica, a cui il poeta conferisce un’impronta etica, prende l’abbrivo dalla
conferenza, L’era nuova, tenuta a Messina nel 1899, in cui l’«ambizioso programma» è «fare della poesia
la coscienza della scienza». Ritorna il doppio volto del cielo: illusorio e reale, il cielo della tradizione
poetica e il cielo della nuova rivelazione scientifica. È proprio un motivo morale-umanitario a giustificarne l’ispirazione pascoliana: «Io dico che l’emanazione poetica della scienza, il giorno che l’avrà, è destinata a rendere buono il genere umano. Sentire di girare nello spazio e significa sentire di essere mortali. E questo significa diventare più mesti». Tuttavia, «progredire nella mestizia è progredire
nell’umanità. Solo per tale via giungeremo a riconoscere negli uomini i nostri fratelli». L’intervento si
propone, dunque, di mettere in luce la novità del Pascoli astrale nelle liriche: Il ciocco, Il bolide e nel poemetto La vertigine, che esprimono l’orrore notturno di una caduta in abissi senza fondo e insieme
l’angoscia di un’anima smarrita alla ricerca di un attingibile approdo nel trascendente. Nell’immaginario
pascoliano, pertanto, la rivoluzione scientifica, anche se priva di una connotazione prometeica di dominio sulla natura, sopravvalutata nelle teorie positivistiche, si colloca al centro della civiltà moderna, nella
misura in cui è riuscita a trasformarne il modo di vivere e di pensare dell’umanità.
Giovanni Genna (Università di Salerno)
Epifania e scienza nella novellistica pirandelliana tra Otto e Novecento
Nell’ambito della diffusione delle nuove correnti spiritualistiche tra Otto e Novecento, l’epifania occupa
una posizione di rilievo. Il momento epifanico, rivelazione di verità superiori, assume le sembianze dello strumento mediante il quale gli scrittori trovano una via d’accesso del tutto soggettiva alla comprensione dei frammenti dell’esistenza. Sacra o laica che sia, l’epifania risponde sempre a una precisa morfologia costitutiva: viene, infatti, determinata dall’intuizione casuale e improvvisa, secondo una costruzione narrativa che sovverte la struttura deterministica della tradizione naturalistica. Tuttavia, nonostante la
decostruzione delle poetiche del positivismo, l’immagine stessa della scienza non sembra venirne scalfita, anzi, in un autore come Pirandello essa partecipa attivamente alla costruzione epifanica. Nell’analisi
delle forme della narrativa breve pirandelliana, il terreno più adatto sul quale edificare le ricerche di una
possibile “occasione”, obiettivo di questa comunicazione è chiarire in che modo scienza ed epifania,
termini in apparente contraddizione, contribuiscono alla creazione dell’opera d’arte che ha in mente lo
scrittore girgentino.
Rosa Giulio
Pirandello e il progresso scientifico: un’immagine “dissonante”
Fin dalle prime opere saggistiche, Pirandello si formò una sua particolare immagine delle grandi trasformazioni prodotte dalle scoperte della scienza e dalle applicazioni della tecnologia nella civiltà mo68
derna. La comunicazione metterà in evidenza che questa immagine, collocandosi organicamente
all’interno della sua visione del mondo e di una crisi epistemologica epocale, appare, fin dall’inizio, ispirata al principio della “dissonanza”, che attraversa buona parte della sua produzione letteraria. In un
saggio scritto nel 1895, Rinunzia, ad esempio, il ventottenne Pirandello se, da un lato, esalta come titolo
di «benemerenza verso l’umanità» la scoperta dei Raggi X, dall’altro, con implicazioni tipicamente schopenhaueriane, ritiene falsa e astratta la conoscenza scientifica, priva di vita e incapace di cogliere l’intima
essenza della realtà. Attraversando quindi le opere fondamentali dello scrittore siciliano, se ne discuteranno le riflessioni più significative tra negazione relativistica dell’antropocentrismo e sorprendenti suggestioni panico-esoteriche e teosofico-spiritiche, stimoli peraltro della geniale creazione dei personaggi
in cerca d’autore.
II. L’immagine della scienza nella letteratura tra Otto e Novecento. Fogazzaro, d’Annunzio,
Campana, Saba, Tozzi, Svevo
Interventi di
Gennaro Sgambati (Università di Salerno)
Evoluzione e anima creatrice: visioni sull’origine della specie tra Fogazzaro e d’Annunzio
Gli scritti sull’origine della specie di Darwin sono il vero spartiacque dell’Ottocento. Le sue tesi, oltre a
influire sulle teorie positivistiche, occupano uno spazio rilevante anche nella letteratura e nell’arte.
L’intervento si propone di mettere in evidenza che Fogazzaro è tra i primi scrittori ad accogliere le tesi
evoluzionistiche, ma al tempo stesso a ribaltarne i principi fondamentali: assodato che l’uomo altro non
è che un essere animale, ritiene che la sua nascita non può non essere vincolata all’esistenza di un’anima
creatrice originaria. Progetta, quindi, un creazionismo evoluzionistico, diversamente da d’Annunzio che,
in qualità di «adoratore privilegiato della Natura», concepisce l’origine della specie e l’evoluzione come il
fondamento scientifico per il dominio del superuomo. Non soltanto accetta le teorie che collegano
l’uomo all’essere animale, ma utilizza il principio di ereditarietà per esaltare la superiorità degli uomini
eletti.
Loredana Castori (Università di Salerno)
I Canti Orfici di Dino Campana: scienza e tecnologia
La comunicazione proposta è incentrata sulla figura e la poesia di Dino Campana; in particolare, sul riverbero dell’anima, che rivela gli abissi della memoria, e l’interiorità con le sue connotazioni psicologiche, che prende corpo sull’esteriorità del mondo circostante. Molti componimenti dei Canti Orfici riproducono situazioni oniriche in cui la notte nasconde l’interiorità del poeta, gli ideali e i messaggi artistici;
le componenti del sogno (luogo di incontro tra l’inconscio delle rappresentazioni e la coscienza che
esplora), della visione, della notte, che diventa passaggio anche al movimento della ricordanza. La fede
nella letteratura, ma anche la «scienza che si fa coscienza», un’ansia che Campana espresse anche mediante l’utilizzo, nella propria poesia, di tipologie, scoperte, conseguenze e risultati dei nuovi mondi della tecnica.
Marika Boffa (Università di Salerno)
Il piccolo Berto: gli effetti della psicoanalisi su Umberto Saba
Esaminare gli effetti della psicoanalisi su Umberto Saba è lo scopo che questo intervento si propone.
Fondamentale premessa è la grande fiducia che Saba ripose in questa scienza, particolarmente evidente
in una sezione specifica del Canzoniere, Il piccolo Berto. La lettura in senso psicoanalitico di questa sezione
è suggerita dal poeta stesso già a partire dalla dedica a Edoardo Weiss, il medico con cui intraprese la
terapia psicoanalitica di cui i componimenti di questa sezione sono testimonianza. Nella ricerca del piccolo Berto, indispensabile all’adulto Umberto, si leggono le applicazioni della psicoanalisi in Italia, e in
69
particolare a Trieste, città nella quale la teoria di Freud trovò, prematuramente rispetto al resto d’Italia,
terreno fertile. Se, infatti, Saba non fu il primo a ‘raccontare’ la psicoanalisi – non si può non accennare
a La coscienza di Zeno, di qualche anno precedente alla composizione de Il piccolo Berto –, è pur vero che la
rappresentazione di Saba sembra seguire alla lettera i metodi terapeutici della teoria freudiana.
L’incontro con il bambino è infatti indispensabile all’adulto che cerca nell’infanzia le motivazioni della
propria infelicità e della propria nevrosi. Ne Il piccolo Berto è, dunque, l’eco che la psicoanalisi ha lasciato
nell’uomo e che il poeta ha riversato nella poesia.
Irene Chirico (Università di Salerno)
Tozzi: Bestie tra scienza e coscienza
All’alba della nostra tradizione letteraria un cronista osservatore attento delle vicende culturali fiorentine, Filippo Villani, definiva Dante “grande letterato quasi in ogni scienza”. Si sanzionava come impropria la tesi d’una possibile dicotomia tra scienza e letteratura, che già allora taluni avanzavano. Nel Novecento, sulla curvatura dell’osservazione sperimentale della natura — in essa comprendendo il mondo
degli animali —, si colloca il romanzo: Bestie di Federigo Tozzi. L’opera, definita da Debenedetti “un
tributo […] al frammentismo”, rivela una narrazione sempre ricca di partecipata tensione a scoprire il
mistero del perché le cose siano così come sono, lasciando inalterato l’inconoscibile che la sua prosa
non riesce a rendere conosciuto. La proposta di comunicazione metterà in luce che la difficoltà di lasciar affiorare con chiarezza le ragioni dei singoli momenti esistenziali non è dissolta neppure con
l’intervento di una bestia, la quale arricchisce e complica col suo vitalismo inquietante, metafora
dell’umano, la fragilità della coscienza: la conquista dell’autocoscienza è uno sforzo di titanismo infecondo; la sofferenza non scompare anche se si affida l’anima all’allodola perché, sollevandola dalla terra, le consenta di contemplare dall’alto il mistero delle «cose tragiche» nascoste quaggiù.
Enza Lamberti (Università di Salerno)
Scienza e fantascienza nelle opere di Svevo
La comunicazione si propone di approfondire e chiarire, attraversando, oltre ai romanzi, soprattutto i
lavori teatrali, i racconti, le favole, le cosiddette «continuazioni» i saggi e gli epistolari, un problema interpretativo delle opere di Italo Svevo non del tutto persuasivamente risolto, che riguarda non solo
l’ibridazione dei generi letterari e dei registri espressivi della sua scrittura, ma anche la contaminazione
di scienza, emblematizzata dalla “funzione” Darwin – riformulata con direzioni impreviste e originali
variazioni, spesso manovrate con sottile ironia, da On the Origin of Species by Means of Natural Selection con
la sua idea centrale di Struggle for Life in parte rielaborata da Herbert Spenser nei Principles of Morality – e
di fantascienza, rappresentata dall’illusione senile della rigenerazione. Tenterà, quindi, di illuminare
l’immagine sveviana del progresso scientifico e tecnologico nei saggi più significativi, L’uomo e la teoria
darwiniana e La corruzione dell’anima, e nei racconti, Lo specifico del dottor Menghi e Il malocchio, identificandola
e polarizzandola all’interno dell’ambiguo rapporto tra gli influssi della teoria evoluzionistica, mutuata,
sul piano narrativo, dal ciclo romanzesco dei Rougon-Macquart di Zola, insieme con le implicazioni
metanarrative, colte in alcune riflessioni di Schopenhauer e di Nietzsche, e le suggestioni del fantastico,
inteso come rottura imprevista delle leggi che governano la realtà, sull’esempio degli scrittori mitteleuropei e anglosassoni, da Chamisso a Hoffmann, da Poe a Wells.
7. La promessa tradita: letteratura e scienza tra fine Ottocento e primo Novecento.
Coordinano Ilaria Muoio (Univ. di Pisa, ilariamuoio89@gmail.com) e Marcello Sabbatino (Univ. di Pisa,
marcello.sabbatino@hotmail.it).
Discussant: Matteo Palumbo (Università di Napoli Federico II)
PRIMA SESSIONE: FIN DE SIÈCLE
70
Interventi di
Andrea Manganaro (Università di Catania)
«La nuova scienza già non è più scienza; è letteratura»: la conclusione del XIX capitolo della
Storia di De Sanctis.
Nella conclusione del penultimo capitolo della Storia di De Sanctis (La nuova scienza), risulta altamente
significativa una citazione dalla Scienza della legislazione di Filangieri: usata per segnare in modo emblematico il rinnovamento della letteratura, ripropone la questione della sua funzione in rapporto al nesso
scienza-vita, ulteriormente definito nella prolusione del 1872.
Riccardo Castellana (Università di Siena)
Gli scrittori e la scienza etnologica da Verga a Pirandello
Sin dalla sua costituzione come scienza, nella seconda metà dell’Ottocento, l’etnologia ha riscosso vivo
interesse tra i narratori contemporanei. Si esaminano qui i quattro casi più rappresentativi (Verga, Capuana, d’Annunzio e Pirandello) prima della svolta impressa dalle Osservazioni sul folklore di Gramsci. Attraverso l’analisi delle strutture narrative (voce narrante, punto di vista, montaggio delle sequenze narrative, riuso degli archetipi folkorici), il raffronto tra i quattro scrittori permetterà di evidenziare altrettanti
“usi” dell’etnologia nell’arco di circa quarant’anni.
Luca Di Gregorio (Université de Liège)
«Che cos’era? del radium forse?»: l’ambiguo discorso scientifico della narrativa d’avventura di
Emilio Salgari (1862-1911)
La narrativa d’avventura – e a fortiori quella dell’ultimo Ottocento e della Belle-Époque – viene spesso
descritta, nella cultura letteraria, come vettore unilaterale delle idee di progresso e di trionfo della scienza. In un siffatto panorama, che possiamo considerare valido in linea generale, si insinuano tuttavia, e
fin da quell’epoca, alcune significative eccezioni: si propone un’analisi del discorso scientifico nell’opera
di Emilio Salgari (1862-1911), con particolare attenzione all’aspetto della “sospensione”, della messa in
dubbio, ovvero, dei fenomeni scientifici, o più semplicemente dell’affidabilità stessa della scienza.
Matteo Brera (University of Toronto)
Il crimine proibito: appunti sulla censura ecclesiastica delle opere di Enrico Ferri, l’omicidiosuicidio e il canone letterario italiano tra Ottocento e Novecento (1894-1927)
Questo contributo intende dimostrare, attraverso l’analisi comparata delle carte vaticane inedite relative
alla censura delle opere del criminologo positivista Enrico Ferri e di alcuni ‘processi’ esemplari (Gabriele d’Annunzio e mistico-sensuali francesi), come le strategie censorie dell’Indice rispetto al tema del suicidio nella produzione ‘decadente’ del primo Novecento mirassero all’espurgazione dei persistenti resti
ideologici della scienza positiva dalla letteratura coeva.
Gianmarco Lovari (Università di Firenze)
Da Spirito ribelle a Gian Pietro da Core o del necessario trapasso di Gian Pietro Lucini
Il contributo intende rilevare la modificazione stratigrafica relativa alla prima prova letteraria di Gian
Pietro Lucini dal titolo Spirito ribelle, mettendo in luce le differenze fra la sua originaria struttura naturalista e la seconda stesura. Tale trapasso lascia intravedere, non soltanto, un’effettiva maturazione artistica
dell’autore lombardo, ma riesce anche a farsi metafora di un nuovo modo di concepire la prassi letteraria, oramai distante da qualsiasi forma di fiducia positiva nella scienza in direzione propriamente novecentesca.
71
II SESSIONE: PRIMO NOVECENTO
Coordina: Marcello Sabbatino
Discussant: Matteo Palumbo
Interventi di
Giuliana Sanguinetti Katz (University of Toronto)
Il mondo irrazionale dell’Esclusa di Pirandello
Nel suo primo romanzo Pirandello ci presenta il chiuso mondo della sua Sicilia attraverso la lente distorta della nevrosi e della follia. L’aspetto fisico grottesco o per lo meno caricaturale di tanti dei suoi
personaggi mette in evidenza il loro modo assurdo di veder le cose, un’assurdità di cui essi non sono
punto consci. Sta dunque al lettore di prendere le distanze dalla vicenda e di ridere delle follie estravaganze dei personaggi.
Giancarlo Bertoncini (Università di Pisa)
Tozzi: lo scacco dell’arte e ‘il sentimento della coscienza’
L’interesse per l’arte di Tozzi si esplica in saggi, nonché in figure di artisti nelle opere creative (Adele,
Paolo, Con gli occhi chiusi, Gli egoisti; Il poeta, Il musicomane, Lo scultore). Prospettate secondo i paradigmi della
cultura scientifica psicologica di Tozzi (James, Ribot, Janet), esse incarnano il personaggio “amputato
nelle sfere di responsabilità” e sono destinate allo ‘scacco’ anche mortale. Ne Gli egoisti la raffigurazione
dello ‘scacco’ dell’artista produce l’opera d’arte.
Valeria Taddei (University of Oxford)
Oltre la razionalità: psicologia e epifanie in Pirandello e Tozzi
Questo intervento illustra il modo in cui Pirandello e Tozzi esplorano l’intuizione come possibilità di
conoscenza che va oltre i limiti del sensibile e dell’intelligibile, rielaborando le conquiste della psicologia
tardottocentesca in chiave antipositivista. Attraverso esempi tratti dai saggi e dalle novelle, si vedrà come i loro momenti epifanici attingano alla logica del subconscio, offrendo, attraverso l’arte, una comprensione non scientifica, e perciò sentita come più completa, della vita.
Mario Minarda (Università di Palermo)
Dai saggi-racconto alle novelle. Demistificazioni scientifiche e comicità in Pirandello
In brevi articoli pubblicati sulla «Gazzetta del Popolo» di Torino tra il 1905-1906, Pirandello riflette su
alcuni argomenti come lo spiritismo, la pedagogia infantile, la vivisezione animale con piglio ironico,
prospettive stranianti e attraverso fabulazioni narrative consistenti in figure favolistiche o procedimenti
comico-satirici. Ciò si ritrova anche in alcune novelle coeve, nelle quali l’autore demistifica proprio la
scienza, intesa come progresso sociale e baluardo dell’oggettività empirica.
Maria Cristina Di Cioccio (Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” Chieti-Pescara)
La perspective curieuse: entomologia e letteratura in Guido Gozzano
Letterato e appassionato entomologo, Gozzano riesce a coniugare sapere umanistico e sapere scientifico nei versi dedicati alle farfalle. Ad esempio, in Epistole entomologiche l’autore studia i Lepidotteri seguendo un metodo che tiene conto anche di dottrine spiritistiche diffuse a Torino nel primo Novecento. Di
72
qui la presenza negli scritti di Gozzano del «maraviglioso naturale e reale», una visione del mondo inusuale determinata dell’incidenza della scienza sulla creatività letteraria.
73
8) DAL NOVECENTO A OGGI
1. Primo Levi tra letteratura e scienza.
Coordina Enrico Mattioda (Univ. di Torino, enrico.mattioda@unito.it)
Discussant: Fabrizio Franceschini (Università di Pisa)
Interventi di
Stephanie Jed (University of California, San Diego)
Dalle molecole alle parole: pratiche e rapporti di pensiero tra chimica e letteratura nelle opere
di Primo Levi
In questa comunicazione, vorrei proporre che Levi ci insegni come le molecole possano contribuire alle
pratiche di pensare di noi esseri umani. Attraverso la definizione di pratiche e componenti del pensare
leviano – come il pensare con le mani (e il pensiero chirale), i metodi polizieschi, il prendere dettato e il
fare errori, Levi prevede potenzialità di dialoghi creativi tra ricercatori scientifici e letterari d'oggi, dialoghi per “scavalcare il crepaccio” che ci sembra tuttora “assurdo.”
Simonetta Doglione (Università di Ferrara)
«Rivisitare le cose della tecnica con l’occhio del letterato, e le lettere con l’occhio del tecnico»:
l’evoluzione filologica de Il sistema periodico
Uno dei passaggi salienti della riflessione leviana circa scienza e letteratura è l’ideazione e l’elaborazione
de Il sistema periodico. L’intervento si propone di analizzare, in una prospettiva filologica, la funzione
gnoseologica e ordinatrice della raccolta, ponendo particolare attenzione allo scambio interdisciplinare
di dispositivi tecnici e elementi tematici e alla loro evoluzione diacronica.
Simone Ghelli (Università di Pavia)
Umano e non-umano in Primo Levi. Una lettura darwiniana
In questo intervento mi ripropongo di ricostruire come Levi, sulle orme del Darwin di The Descent of
Man, porti a far coincidere il concetto di «umanità», depurato da qualunque «privilegio nella creazione»,
con quello di «civiltà». Sebbene quest’ultima non sia altro che un prodotto contingente, dunque non necessario e sempre revocabile, dell’evoluzione, essa risulta però capace di disinnescare la produzione di
sofferenza che la selezione naturale tende a scaricare con ferocia sui più deboli, i sommersi, a favore dei
più adatti, i salvati.
Linda Garosi (Universidad de Córdoba)
L’arte, la vita, la scienza. Alcune osservazioni su Levi al vaglio di Darwin e De Sanctis
Si intende riflettere sull’aggancio dei due strumenti epistemici privilegiati da Levi, la letteratura e la
scienza, nella comprensione e nella rappresentazione della realtà e dell’uomo, alla luce di alcune suggestive riflessioni sul darwinismo nell’arte esposte da Francesco De Sanctis (1883).
Ida Crispino (ADI_Sd Campania)
Osservare il cosmo con un microscopio. L’incontro di Primo Levi con gli studi sul cosmo degli
anni Settanta
Da bambino Levi fu affascinato dall’infinitamente remoto e grande, ma il destino gli mise a disposizione un microscopio per scrutare invece l’infinitamente prossimo e piccolo, e da qui, con una macchinetta
da proiezione, veder “crescere i cristalli”. Agli inizi degli anni Settanta, Levi resta affascinato dagli esperimenti di Hawking sui black holes. Così, a distanza di tantissimi anni, il destino lo invita ancora a indaga74
re, ma questa volta l’infinitamente grande e remoto. Il presente contributo propone un’analisi delle opere letterarie e non di Levi, in cui è evidente il suo interesse per gli studi cosmologici.
II.
Mattia Cravero (Università di Torino)
“Scavalcando un crepaccio”. Ispirazioni scientifiche e intertestualità in Primo Levi
Scopo dell’intervento è di ricostruire le fonti scientifiche di Primo Levi, ritrovando nella sua opera le
convergenze tra cultura scientifica e cultura letteraria in relazione ai modelli da lui riconosciuti e adottati. In particolare, si tenterà di definire -più di quanto già fatto fino ad oggi- l’importanza dello «Scientific
American» per i racconti e le poesie, in cui compaiono importanti rielaborazioni delle due culture, che
vengono polimerizzate in un crogiolo singolare e interessante.
Francesco Sielo (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli)
Primo Levi, l’«assurdo crepaccio» tra le due culture e il tradimento della razionalità
Pochi autori hanno unito la cultura scientifica e quella umanistica quanto Primo Levi, che dell’ibridismo
ha fatto un tema portante sia in sede letteraria che in sede critica, opponendosi alla presupposta superiorità di ogni purezza. Levi scrive di scienza come elemento identitario imprescindibile dell’uomo moderno eppure, in quanto tale, potenzialmente pericoloso: la razionalità al servizio dello sterminio gli appare come la perversione di una delle componenti umane più preziose. L’intervento si propone di analizzare come dal superamento dell’«assurdo crepaccio» tra conoscenza del mondo materiale e conoscenza dell’uomo, possa scaturire l’unico vero progresso dell’umanità.
Caterina Frustagli (Università Cattolica, Milano)
La parola ‘ancipite’: incidere il trauma per penetrare il reale
La letteratura e la chimica sono strumenti di analisi della realtà, la scompongono nelle sue parti elementari e cercano di coglierne e differenziare gli aspetti costitutivi. L’ordine della scrittura deve dunque rispecchiare l’ordine costitutivo degli elementi del reale. Levi è consapevole che ordine e disordine, perfezione ed imperfezione sono legati da un rapporto di inclusione. Per “penetrare l’ordine solenne del
reale” Levi fonde sapere umanistico e sapere scientifico, forgiando uno strumento nuovo: una parola
“ancipite”, dalla doppia lama, che incide il trauma e penetra il reale.
Enrico Mattioda (Università di Torino)
Primo Levi e l’opposizione specialismo/dilettantismo
Verso il 1880 Paul Bourget con la sua teoria del dilettante segnala un problema posto dalla cultura positivista: la fine della possibilità di governare lo scibile umano e il necessario approdo alla specializzazione. Dopo di lui la questione viene affrontata dalla cultura letteraria del primo Novecento. Primo Levi,
che fu specialista in un campo eminentemente ristretto (negli anni Settanta era uno dei quattro/cinque
specialisti al mondo in vernici isolanti o conduttrici), riprende il problema del dilettantismo e lo sviluppa in senso moderno per quanto riguarda il rapporto tra le discipline umaniste e quelle scientifiche. È
un problema che affronta soprattutto negli anni Ottanta con L’altrui mestiere, in parallelo all’emergenza
dell’opposizione dilettantismo/specialismo nella teoria del management e nel pensiero sociologico di
Niklas Luhmann.
75
2. Letteratura e psichiatria, da Gabriele D’Annunzio ad Alda Merini.
Coordina Mario Cimini (Univ. di Chieti-Pescara, m.cimini@unich.it). Interviene Giulia dell’Aquila (Univ.
di Bari Aldo Moro, giulia.dellaquila@uniba.it)
Discussant: Giulia Dell’Aquila (Università “Aldo Moro” di Bari)
Interventi di
Ivan Dimitrijevic (Università di Varsavia)
La classe inoperosa va in paradiso. La politica della follia fra Basaglia e Agamben
L’intervento si propone di analizzare la follia in quanto categoria precipuamente politica prendendo in
esame il pensiero di Franco Basaglia e il concetto di inoperosità elaborato da Giorgio Agamben. Tanto
le rappresentazioni scientifiche e mediatiche della follia quanto la loro critica letteraria e filosofica derivano la loro forza o debolezza da un fatto primario: la follia è in primo luogo una categoria prodotta
dalla politica e dalla classe che governa la vita socio-economica. A definire la follia è pertanto
l’irragionevolezza dell’inoperosità. Entro tale contesto risorgono le questioni concernenti la letteratura
sulla follia: come l’opera letteraria – avente di necessità carattere socio-politico – si relazione
all’inoperosità che definisce la malattia mentale? Può la letteratura, in quanto attività sociale, criticare la
società dell’operosità? Oppure la stessa letteratura sulla follia, al fine di coglierne i paradossi, deve paradossalmente diventare inoperosa?
Stefania La Vaccara (Università di Catania)
La demente e il dottore: d’Annunzio e la psichiatria nei testi teatrali
L’interesse dannunziano per la psichiatria si nutre tanto di letteratura che di conoscenze scientifiche.
L'intervento si incentrerà sull'analisi del Sogno di un mattino di primavera alla luce di alcune sue letture di
psicologia sperimentale. Particolare attenzione si presterà alle didascalie, implicitamente indirizzate alla
Duse, che descrivono i vari comportamenti psicopatologici. Con la “messinscena” della follia l’attrice
intendeva anche confrontarsi con lo stile recitativo di predecessori e contemporanei.
Simone Pettine (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara)
Follie di guerra nella Paura di De Roberto
La prima guerra mondiale segna l’evento di rottura di un’età di passaggio problematica. L’Italia si ritrova alle prese con una nuova tipologia di malattia mentale: è lo “Shell Shock”, la follia di guerra. Quando
la letteratura comincia a raccontare l’evento bellico, questa figura tra i protagonisti, come nel racconto
La Paura di Federico De Roberto. Il lavoro si propone di analizzarlo, rintracciandovi forme e riferimenti alla tematica.
Angela Bubba (Università degli Studi di Roma “Sapienza”)
Nel nome della madre
L’intervento è incentrato sull’articolazione del tema del materno a partire dalla produzione di Elsa Morante, seguendolo nell’evoluzione che va dalle prime prove di scrittura fino all’ultima pubblicazione:
Aracoeli (1982). Analizzata sia nella sua funzione archetipica sia nelle ricadute poetiche e stilistiche,
l’imago materna morantiana servirà da base per cogliere interessanti relazioni con altre figure del Novecento letterario italiano: Pirandello, Ortese, Gadda, Di Lascia.
Stefano Tieri (Université Paris 8 Vincennes-Saint-Denis)
Nei recessi di una mente inquieta. Scrittura e nevrosi ne Il male oscuro di G. Berto
76
L’intervento si concentra sull’analisi del romanzo Il male oscuro (1964) di Giuseppe Berto, focalizzando
l’indagine sui rapporti che intercorrono tra finzione letteraria e psichiatria. Si cercherà di esaminare
l’opera a partire dalle tematiche connesse alle teorie psicoanalitiche, e si osserverà come la scrittura tenda a rispecchiare, per mezzo di libere e tortuose associazioni, la nevrosi del protagonista. Infine, si ravviserà nell’io autobiografico la costruzione di un personaggio tipico della narrativa italiana di quegli anni
Maria Petrella (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara)
Raccontare la follia: la scrittura terapeutica di Mario Tobino
L’intervento mira ad analizzare il racconto della follia offerto da Mario Tobino, scrittore psichiatra che
per quarant’anni operò a contatto diretto con la malattia mentale, sviluppando l’assoluta necessità di
raccontarla. Nelle sue opere emerge il senso di una scrittura profondamente intrisa di sofferenza umana,
che accanto alla dimensione estetica rivela tutto il suo spessore etico e terapeutico, dando voce e corpo
alla follia e promuovendo un’azione di sensibilizzazione della società alla malattia mentale e di superamento del rigido confine tra normalità e a-normalità.
Stefano Redaelli (Università di Varsavia)
Scrivere la paura. Ansia, depressione, afasia, letteratura
Prendendo spunto dagli ultimi libri di Simona Vinci e Daria Bignardi, pubblicati entrambi nel 2018, intitolati, rispettivamente, Parla, mia paura (Simona Vinci) e Storia della mia ansia, (Daria Bignardi),
l’intervento mira ad analizzare alcune modalità di rappresentazione letteraria della depressione, della
paura e dell’ansia. In particolare si vuole mettere in luce il rapporto tra scrittura e malattia, il ruolo terapeutico della scrittura ed il significato - nonché la cura – del disagio mentale dopo la riforma Basaglia.
3. Le “due culture” in Italia: varchi, transiti, dialoghi.
Coordinano Stefano Redaelli (Univ. di Varsavia, redaelli@al.uw.edu.pl), Pierpaolo Antonello (University
of Cambridge, paa25@cam.ac.uk) e Francesca Romana Capone (Univ. di Torino, frcapone@gmail.com).
Discussant: Andrea Battistini (Università di Bologna)
Interventi di
Pierpaolo Antonello (University of Cambridge)
Contro l’ecclettismo
La necessità di rispettare i «sacri confini» disciplinari è stata uno dei leit-motiv della cultura letteraria italiana del Novecento. Rispetto alla discussione sulle due culture un corollario di carattere sociologico
pertinente agli studi letterari riguarda una certa disposizione al confinamento dei saperi da parte della
critica, sia accademica che militante, in favore di una resistenza ad ogni dimensione di carattere extraletterario che richiedesse al critico di entrare in territori allotri, producendo di fatto forme di “cecità”
ermeneutica. Questa resistenza a forme di ecclettismo interpretativo e conoscitivo e di avvicinamento al
sapere scientifico diventa particolarmente visibile proprio nel periodo in cui veniva discusso il testo di
Snow a livello nazionale. Le posizioni di autorevoli critici come Citati, Contini, o Siciliano dimostrano
eloquentemente l’«indisponibilità» a forme di dialogo con altre forme discorsive e conoscitive.
Anna Angelucci (Università Tor Vergata di Roma)
Letteratura e ‘teoria della mente’: la consilienza come nuovo approccio ermeneutico
La consilienza, approccio cooperativo alla conoscenza tra discipline di ambiti diversi e tradizionalmente
separati, può aiutarci a comprendere la mente umana nell’atto creativo della scrittura e della lettura. La
77
lettura del testo letterario con i nuovi strumenti delle scienze cognitive, in particolare il ‘mind reading’
implicito ed esplicito, può contribuire alla comprensione della mente e del comportamento umani.
Francesca Romana Capone (Università di Torino)
L’invenzione della verità: de Finetti lettore di Pirandello
Il rapporto tra la teoria delle probabilità soggettive del matematico Bruno de Finetti e la letteratura di
Luigi Pirandello rappresenta un esempio di fecondo incontro tra le due culture. Secondo de Finetti la
scienza “inventa” una verità sempre relativa che, come quella pirandelliana, è continuamente rimessa in
discussione. Per muoversi nel mondo, è necessaria allora una nuova logica probabilistica che superi i
limiti della logica formale. Ma le valutazioni ottenute mediante questo strumento avranno tutte uno statuto puramente psicologico: come nella commedia pirandelliana Così è (se vi pare), la verità è solo presunta: non dipende da nessun “fatto” ma solo dai sentimenti di chi la vive.
Maria Rita Mastropaolo (Università degli Studi di Milano)
L’esigenza di uscire dall’illusione»: l’ultimo Vittorini
L’intervento intende mettere in rilievo l’influenza esercitata sull’ultima edizione delle Donne di Messina
(1964) di Elio Vittorini dal dibattito innescato dalla pubblicazione del saggio di Snow, ma presenti, come rifiuto della cultura umanistica, già nella riflessione degli anni precedenti. Il finale del romanzo, infatti, verte proprio sulla necessità di abbracciare il progresso e di uscire dallo stato di «civiltà per conto
proprio», considerata una scelta premoderna e anacronistica.
Giulia Iannuzzi (Università di Firenze-Università di Trieste)
Da Zaccaria Seriman a Primo Levi: le radici erudite e illuministe della fantascienza sul tavolo
da lavoro di Riccardo Valla, un traduttore tra le “due culture”
Entrare nel laboratorio di Riccardo Valla (Torino, 1942-2013) permette di ripensare la storia italiana
della fantascienza in qualità di genere programmaticamente a cavallo delle “due culture”. Consulente
editoriale e traduttore, saggista e recensore, il tragitto di Valla da Boringhieri a Nord alla traduzione free
lance offre un caso esemplare dell'agency culturale del traduttore di fantascienza. Tramite i suoi scritti saggistici e le corrispondenze con autori come J.G. Ballard e Ursula K. Le Guin è possibile ripercorrere le
genealogie della fantascienza nella penisola e intravedere un’eredità linguistico-culturale che rende più
articolato il quadro dell’egemonia internazionale del coté anglo-americano.
Gianluca Redaelli (Università degli studi de L’Aquila)
La Climate Fiction, l’econarrativa del cambiamento climatico: un varco tra letteratura e scienza
Partendo da due recenti opere di autori Italiani: un romanzo di Bruno Arpaia, che prova a mescolare le
metodologie proprie della pubblicazione scientifica, la saggistica divulgativa, le tecniche giornalistiche
con la pura narrazione, ed un saggio di Niccolò Scaffai, che analizza il rapporto tra letteratura ed ecologia, si analizzerà la relazione tra la tematica ambientale e i dispositivi formali che la modellano, e si discuterà di come sul terreno della Cli-Fi il linguaggio scientifico e quello letterario possano incontrarsi in
una forma ibrida, ma di forte efficacia.
4. Leonardo Sinisgalli: l’ingegnere delle Muse.
Coordina Franco Vitelli (Univ. di Bari, franco.vitelli@alice.it)
Discussant: Pasquale Guaragnella (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)
Interventi di
78
Gian Italo Bischi (Università di Urbino)
I furori matematici di Sinisgalli
Attraverso le pagine del Furor mathematicus Sinisgalli offre canoni per il gusto, l’etica, il modo di vivere e
di valutare il nuovo contesto economico e sociale che poi identificò come “civiltà delle macchine”.
Nuove professioni e nuovi stili di vita richiedevano una nuova estetica e una nuova etica, in breve una
nuova poetica; dovevano essere in grado di vedere continuità nel cambiamento, punti di contatto fra
vecchi e nuovi saperi, tra vecchie e nuove discipline. Un substrato culturale che favorisce la transizione
verso il secondo Novecento.
Giulia Dell’Aquila (Università di Bari Aldo Moro) Sinisgalli e Galilei
Sinisgalli e Galilei
Nell’ambito dei rapporti di Sinisgalli con i grandi del passato, mentre a ragione è stato valorizzato il polivalente Leonardo da Vinci, da quel che risulta a chi scrive nessun interesse è stato rivolto a Galileo.
Questo intervento è centrato sul recupero di uno scritto sconosciuto di Sinisgalli che definisce con penetrante capacità di interpretazione la figura dello scienziato pisano. Ugualmente si indagano alcune ricadute nei versi e l’amicizia con Sebastiano Timpanaro, direttore della Domus Galilaeana.
Biagio Russo (Direttore Fondazione Sinisgalli)
Sinisgalli e i ragazzi di Via Panisperna
«Potevo trovarmi nel gruppo dei ragazzi che hanno aperto l’era atomica, preferii seguire pittori e artisti
e rinunciare allo studio dei neutroni lenti e della radioattività artificiale». L’intervento prende spunto dalla notizia che Leonardo Sinisgalli consegnò a Elio Filippo Accrocca nei suoi Ritratti su misura del 1960
per ricostruire i primi anni universitari a Roma presso la Facoltà di Matematica e Fisica e i rapporti con
Enrico Fermi, Edoardo Amaldi, Ettore Majorana, Emilio Segrè e Orso Mario Corbino.
Decio Cocolicchio (Università della Basilicata)
Fisica moderna nel pensiero di Sinisgalli
La teoria della relatività, la meccanica quantistica e più in generale la fisica moderna ebbero una grande
influenza sul pensiero di Leonardo Sinisgalli. Una recente antologia, da cui si prende le mosse, ha permesso di evidenziare il ruolo innovativo della rivista sinisgalliana Civiltà delle Macchine, che è stata (e forse
tornerà ad essere) un efficace catalizzatore del virtuoso processo di cross-fertilization della scienza e della
tecnica con le varie espressioni della cultura umanistica
Franco Vitelli (Università di Bari Aldo Mor)
Momenti di poesia “scientifica”
Il contributo è scandito in due parti. La prima mira a riflettere in che misura e direzione il pensiero
scientifico ha influito sulla produzione in versi di Sinisgalli, determinando anche gli orientamenti di
estetica e poetica; si espone il significato della poesia come numero complesso, quale appare in una lettera a Contini. La seconda vuole offrire una verifica in re attraverso la lettura di campioni significativi
che evidenziano le mutevoli caratteristiche che discendono dall’attraversamento di buona parte del secolo ventesimo.
Vittorio Marchis (Politecnico di Torino)
Le macchine di Sinisgalli
Il giovane Leonardo, che disegna tavole di macchine per superare gli esami di ingegneria, fa composizioni astratte. Ma, quando nel 1937 pubblica "Ritratti di macchine", a illustrare le poche pagine di ricor79
di sono schizzi di macchinari incontrati durante la permanenza alla fabbrica umbra della Linoleum. Disegni quasi infantili: e così le macchine diventano poesia. I contrasti nella vita di Leonardo Sinisgalli non
mancano e non si può dire che non avrà modo di rapportarsi con le "nuove" tecnologie della Pirelli,
dell'Olivetti e della Finmeccanica. La vera "Civiltà delle Macchine" sta in questi contrasti.
5. Discorsi letterari fra scienza e politica: appropriazioni, incontri, sviste.
Coordina Giulia Pellizzato (Brown University, giulia_pellizzato@brown.edu).
Discussant: Giuseppe Lo Castro (Università della Calabria)
Interventi di
Andrea Sartori (Brown University)
Suggestioni darwiniane. De Roberto, Sighele e il potere politico
Il paper fornisce una lettura del romanzo di De Roberto I Viceré (1894) alla luce della cultura positivistica della seconda metà del XIX secolo (Darwin, Sighele, Le Bon), e delle riflessioni di Zola sul romanzo
sperimentale. Si mettono così in rilievo il significato politico d’un romanzo solo apparentemente informato da un distacco naturalistico, e la visione del potere che la sua narrazione sottende. Una visione che
è precorritrice dell’età delle masse e del fascismo, e per la quale la scienza, non meno della politica, è un
prodotto retorico dell’ideologia.
Michela Pusterla (Università di Udine / Università di Trieste)
L'uomo delinquente: un grande romanzo dell'Italia-in-fieri
L'uomo delinquente di Cesare Lombroso può essere letto come un grande romanzo dell'Italia-in-fieri, per
motivi connessi alla sua costruzione e alla sua ricezione. Attraverso la lettura della corrispondenza di
Lombroso e l'intertestualità con testi letterari e pubblicistici, mostrerò in che senso lo si può leggere
come grande romanzo fondante dell'identità culturale italiana e in che modo questa grande narrazione
scientifica della devianza contribuisca alla definizione della nazione.
Nicoletta Piazza (Università degli Studi di Parma)
L'"ossessione" tubercolare in epoca fascista, vista attraverso le pubblicazioni a stampa
Analisi delle pubblicazioni a stampa riguardanti la lotta antitubercolare, utilizzata dal regime fascista per
la propaganda politica e per la diffusione dell’ideale dell’uomo forte. L’assillante interesse nei confronti
della malattia generò una vera e propria “ossessione” che penalizzò i malati e distolse risorse a tutti gli
altri problemi sanitari che affliggevano il paese. I medici, offuscati dalla politica, smarrirono la loro
obiettività, in nome di un’ideologia che si sostituì alla loro scienza.
Emiliano Marra (Independent Scholar)
Le ucronie italiane di estrema destra e la storiografia alternativa
Un evento di scarsa plausibilità storica, il fascismo vincitore della Seconda guerra mondiale, è tema comune a molte narrazioni allostoriche italiane. Nell’intervento si traccerà un profilo storico e tematico
delle ucronie nate negli ambienti dell’estrema destra italiana, dalle origini ai giorni nostri, affrontando
anche la peculiarità dietrologica della produzione editoriale affine.
6. Poesia + scienza = tecnologie per nuove forme. Ricadute formali dei nuovi media sulle scritture di ricerca.
Coordinano Davide Murari (Univ. di Pisa, davide.murari1@gmail.com) e Chiara Portesine (Scuola Normale Superiore, chiara.portesine@sns.it)
80
Discussant Cecila Bello Minciacchi (Università la Sapienza), Paolo Giovannetti (IULM)
Interventi di
Francesco Pirella (editore)
Antilibri etici e archetipi impressionanti
Nello scriptorium digitale, in questa dimensione di monarchie gestionali del bit e con la complicità di
un'elettronica plagiara, l'industria della comunicazione è stata smascherata dal Manifesto dell'Antilibro.
Quella libresca, vorrebbe persuaderci che il prodotto cartaceo e inutilmente luccicante sia lo stesso del
corpo tecnologico della Tradizione. Tutto si ripete di plagio in plagio, di copia in copia. L'Antilibro
smaschera la coscienza della falsificazione, ribalta eticamente il concetto di libro, non più contenitore
feticcio ma contenuto-documento, su supporto cartaceo o elettronico. (Manifesto dell'Antilibro, G.
Dorfles, M. Persico, F. Pirella, E. Sanguineti. Acquasanta 1995). Vi è un'alternativa: ritornare a una tipografia possibile, una E-tipografia o neotipografia che acquisisca nature morte e vive, pagine di lino,
perpetual-ikon, identikit per il grande atlante del vero.
Luigi Severi (poeta e critico)
Trascrizioni della complessità: su alcuni procedimenti delle nuove scritture
In accordo con trafile sperimentali (Spatola, Balestrini; Tel Quel; Language Poets) disponibili come repertori tecnico-concettuali, alcune scritture, di forte intenzione conoscitiva, nell’ultimo ventennio hanno elaborato strategie in risposta agli effetti della Network Society (M. Castells). L’intervento ne analizzerà le categorie: dalla mimesi straniante (Zaffarano), all’uso deviato di metodi informatici (Teti), alla
raggera di stili (Menicocci), all’architettura dell’accumulazione (Ostuni).
Valerio Lombino (UniPi)
Una strofetta di nulla: Gadda tra radio e poesia
L’intervento si propone di indagare il rapporto tra Carlo Emilio Gadda ed il medium radiofonico mettendo in tensione un episodio “eccentrico” della carriera dello scrittore quale l’affioramento di una poesia all’interno dei disegni milanesi dell’Adalgisa, con le riflessioni sul radioascolto e sul «conversato radiofonico» maturate nelle Interviste al microfono e nella stesura delle Norme per la redazione di un testo radiofonico.
Roberta Iadevaia (IULM)
Escape from infoscape
Partendo dall'analisi di tre caratteristiche formali della poesia elettronica (“mutante”, “ibrido” e “readymade”) verranno illustrati alcuni principi fondamentali della letteratura elettronica, riflesso delle profonde mutazioni, tuttora in atto, nelle pratiche di lettura e scrittura e, dunque, nei concetti di testo, opera, autore e lettore. Verrà infine sottolineata l'azione riconfigurante della poesia elettronica all'interno
dell'odierno Infoscape.
Lavinia Torti (UniBo)
Poesia e fotografia negli anni Zero: nuove forme di omologia e ibridazione
Attraverso l’analisi dei fototesti poetici degli anni zero Anatomie della luce di Mariasole Ariot, La casa esposta di Marco Giovenale, Il colore oro di Laura Pugno, Nel gasometro e La sommersione di Sara Ventroni,
l’intervento si propone di mostrare come la scrittura poetica si ibridi con nuovi linguaggi: le scelte lessi81
cali, le strategie ritmiche, la propensione alla narratività data da inedite tecniche di montaggio risentono
infatti della contaminazione fotografica e dell’arte performativa.
Marcello Sessa (UniMi)
Un centauro di testo e immagine
La proposta intende offrire una cornice teorica per interpretare alcune modalità con cui le sperimentazioni operate sull’oggetto-libro hanno influenzato le trasformazioni del linguaggio poetico nel contesto
della poesia concreta e visiva (1960-1980). L’intervento sarà articolato in tre parti. Nella prima verrà
problematizzata la definizione stessa di “libro d’artista”, chiedendosi se il libro d’artista verbovisivo non
abbia inaugurato un’effettiva trasformazione mediale del libro: da supporto a vero e proprio oggetto
poetico. Nella seconda parte verranno proposte, come strumento interpretativo, le riflessioni di Harold
Rosenberg sul rapporto tra immagine e parola, sull’intermedialità tra le arti, e sulla predominanza della
componente linguistica nella presentazione dell’iconotesto. Nella terza parte verrà riletto come caso di
studio, alla luce di quanto delineato, l’itinerario evolutivo di tre libri pubblicati da Giulia Niccolai presso
Geiger: Humpty Dumpty (1969) Greenwich (1971) e Poema e Oggetto (1974).
7. Italo Calvino e il dialogo tra letteratura e scienze.
Coordina Davide Savio (Univ. Cattolica di Milano, davide.savio@unicatt.it)
Discussant: Massimo Bucciantini (Università degli Studi di Siena)
Interventi di
Virna Brigatti (Università degli Studi di Milano)
Calvino editore della “Piccola biblioteca scientifico-letteraria” Einaudi
Letteratura e scienza sono gli assi portanti del progetto culturale sotteso alla fondazione, nel 1949, della
“Piccola biblioteca scientifico-letteraria” dell’Einaudi. Osservando il catalogo della collana e in particolare della sezione posta sotto diretta responsabilità di Calvino, è possibile indagare un momento finora
trascurato del suo ruolo di letterato editore e individuare in esso un ulteriore tassello della preistoria del
rapporto che lo scrittore attiverà poi con il sapere scientifico.
Teresa Guazzelli (Dirigente scolastico presso l’Istituto Comprensivo “Giuseppe Grassa” di Mazara del
Vallo)
Italo Calvino nel mare della fiabistica siciliana
Il contributo si propone di esaminare il momento della carriera letteraria di Calvino in cui l’autore veste
i panni dell’apprendista “fiabista”. L’indagine è condotta sul rapporto tra lo scrittore e la fiaba siciliana
attraverso la sapiente regia di Giuseppe Cocchiara nella definizione del progetto editoriale delle Fiabe
italiane, l’ideale colloquio con il demologo palermitano Giuseppe Pitrè e l’identificazione metaforica con
Cola Pesce, personaggio della tradizione popolare siciliana.
Nicole Maniero (University of Cambridge)
Le avventure tecno-letterarie di Calvino
Lo studio di oggetti (pseudo) “tecnologici” in alcuni racconti di Italo Calvino può rivelare lo stretto
rapporto esistente tra la letteratura e la scienza nell’opera dello scrittore. Dapprima presenterò i racconti
L’avventura di un miope, L’avventura di un fotografo e L’avventura di un lettore come istanze in cui gli oggetti
svolgono una funzione innanzi tutto epistemologica. In seguito dimostrerò come l’uso di tali oggetti
serva a formulare ipotesi di carattere estetico e metaletterario.
82
Chiara Fenoglio (Università degli Studi di Torino)
Calvino scrutatore tra medicina, sociologia, utopia fallita
L’intervento si propone di studiare le connessioni tra la condizione del malato e la societas a partire da La
giornata di uno scrutatore. Lo sguardo di Calvino in questo testo si incrocia con quello del medico, del politico, del biologo, per arrestarsi interrogativamente di fronte a un «broglio metafisico» di cui è impossibile sondare il fondo. Anche lo stile di quest’opera costituisce l’esito del processo cognitivo che Calvino
mette in atto per rispondere alle inquiete domande suscitate dalla visita all’ospedale Cottolengo.
Luca Mazzocchi (University of Oxford, Exeter College)
«Occhi al cielo». La luna nel secondo Calvino
L’intervento propone di mappare le occorrenze lunari nell’opera di Calvino dal 1964 in avanti, prestando particolare attenzione alle Cosmicomiche (’65) e agli incontri decisivi con Giorgio De Santillana e Raymond Queneau. La ricostruzione che propongo non è funzionale soltanto a mostrare la pervasività del
tema, ma evidenzia il ruolo della luna come spazio privilegiato di incontro tra scienza e letteratura, nonché il significato della cosiddetta “linea lunare” individuata da Calvino nell’ambito della tradizione letteraria italiana.
Mélinda Palombi (Aix-Marseille Université)
Il prisma della simmetria nelle Città invisibili di Italo Calvino
Se per Calvino «il modello del linguaggio matematico, della logica formale, può salvare lo scrittore dal
logoramento in cui sono scadute parole e immagini per il loro falso uso», esiste una forma di ordine
particolarmente affine alla sua scrittura, in quanto convoca sia matematica che immagine: la simmetria.
Vorremmo pertanto spiegare come la simmetria costituisca una vera e propria prospettiva scelta
dall’autore in un’opera in cui la simmetrizzazione è quasi sistematica, ovvero le Città invisibili.
Annabella Petronella (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Dalle Città invisibili alle città visibili. Italo Calvino negli urban studies
Nella mia comunicazione intendo proporre un confronto tra Le città invisibili di Italo Calvino e alcuni
studi di architettura, come la teoria dei fatti urbani di Aldo Rossi, il concetto di “figurabilità” di Kevin
Lynch, l’architecture pensée di cui parla Michel Ragon. Il mio intervento si chiuderà con una breve ricognizione delle suggestioni calviniane nel concrete di opere architettoniche segnalate anche in articoli pubblicati su riviste specializzate.
Francesca Rubini (Sapienza Università di Roma)
Italo Calvino e il teorema della città
Nelle città invisibili l’esercizio letterario di Calvino richiama apertamente le proprietà creative del linguaggio scientifico. In particolare è la matematica ad incidere nel processo compositivo, nel risultato testuale, nelle modalità di lettura e a coinvolgere la scrittura in ogni sua dimensione: dalla struttura alle scelte
lessicali, sintattiche e figurative, fino alla concezione stessa delle 55 città-teorema dimostrate logicamente
a partire da un sistema di paradigmi.
8. «L’individuazione implacabile»: forme di ibridazione nella poesia italiana del secondo Novecento tra lirica e
scienza.
Coordinano Francesco Brancati (Univ. di Pisa, fbrancati.fl@gmail.com), Riccardo Socci (Univ. di Pisa,
g.riccardosocci@gmail.com) e Matteo Tasca (Univ. di Siena, matteo.tasca@sns.it).
Discussant: Stefano Giovannuzzi (Università di Perugia)
83
Interventi di
Maria Borio (Università per Stranieri di Siena)
Dall'individuazione alla relazione. Una lettura della poesia contemporanea
Il mio intervento propone una riflessione sul rapporto tra il problema dell'autenticità, il cosiddetto postumanesimo e quello che si può chiamare umanesimo scientifico (così come lo definisce B. Latour) nella
poesia contemporanea. Nello specifico, osserverò come la poesia possa essersi trasformata attraverso il
Novecento da una "forma dell'identificazione" (T. Adorno) a una "forma della relazione". La scrittura
di Antonella Anedda sarà il mio esempio di partenza.
Sara Massafra (Università della Svizzera italiana)
Dall’io al «vacuo soma»: ibridazioni paesaggistico-semantiche nella poesia di Andrea Zanzotto
Questo studio indaga l’ibridazione scientifico-semantica nella poesia di Andrea Zanzotto. In particolare,
ci si soffermerà sulla dissoluzione dell’io lirico visibile nelle IX Ecloghe, raccolta che marca l’ingresso di
diversi campi semantici nella produzione di Zanzotto. Qui, il linguaggio si struttura attorno a sistemi significazionali di natura scientifica, il cui esito è la destrutturazione del corpo-paesaggio, devastato nella
sua coesione semantica.
Michele Ortore (Università per Stranieri di Siena)
I minerali di cui siamo composti. Lessico scientifico e lirismo in Maria Grazia Calandrone
L'intervento indagherà da un punto di vista lessicale e stilistico il rapporto tra lingua scientifica e lirismo
nella poesia di Maria Grazia Calandrone, con particolare attenzione alle raccolte Sulla bocca di tutti
(Crocetti, 2010) e La vita chiara (Transeuropa, 2011). Si metteranno in luce i problemi metodologici
emersi dagli studi a disposizione sulla presenza del lessico scientifico nella poesia recente, individuando
le specificità del caso di Calandrone.
Gilda Policastro (Università di Siena e Perugia)
Oscenità tematica e anomalia stilistica: Carlo Bordini e l’anello mancante
La poesia di Carlo Bordini (edito per la prima volta negli anni ‘70, ma emerso solo tra fine anni ’90 e gli
anni Duemila) si pone come ponte ideale tra lo sperimentalismo degli anni ’50 e ’60 e la poesia di ricerca degli anni Zero. Ciò soprattutto in ragione della commessura tra contenitore formale (col travalicamento dei confini tra prosa e poesia) e rovello contenutistico, col privilegio accordato al deteriorarsi del
corpo individuale e sociale, ma anche del corpus autoriale, irriproducibile in forme narrative (come in
Magrelli e Anedda) ma anche nelle forme della ricerca declinata in chiave prevalentemente o esclusivamente procedurale.
Annalisa Zungri (Scuola Normale Superiore di Pisa)
La quête della «voce inconscia». Introiezione e rigetto del discorso psicoanalitico nella poesia
di Amelia Rosselli
L’intervento intende illustrare come, pur trovandosi nella posizione di paziente, oggetto di diagnosi e
cura, Amelia Rosselli si appropri in poesia del linguaggio psicoanalitico per definirsi quale soggetto. Introiettando e assumendo intenzionalmente la voce della psicoanalisi, non senza istanze di rigetto e ironia, Rosselli ne fa addirittura la metafora stessa della ricerca poetica: tentata ricognizione dell’esperienza
attraverso la discesa nel profondo.
84
9. L’asse spaziale.
Coordina Carola Farci (Univ. di Padova, carolaludovica.farci@phd.unipd.it)
Discussant: Ana Stefanovska (Univ. di Padova)
Interventi di
Paola Benigni (Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Nel deserto di Grazia Deledda: un itinerario tra paesaggi sensibili e spazi ‘attanziali’
Partendo dalla pregnante considerazione critica espressa da Francesco Flora secondo cui “l'arte della
Deledda è essenzialmente un’arte del paesaggio”, si intende focalizzare l’attenzione su un romanzo della
scrittrice sarda, ambientato tra la sua Sardegna e Roma, che sebbene non rientri tra quelli più noti, è tuttavia, in ambito spaziale, di particolare interesse tanto per la presenza di “paesaggi sensibili” quanto per
l’importanza che in esso viene ad assume la dimensione spaziale, specie nella resa dei conflitti interpersonali e interiori. Nel deserto (1911) è un romanzo che sin dal titolo pone chiaramente in evidenza la
sua stretta connessione con lo spazio, quello del deserto in primis, un’immagine che da Sbarbaro in poi
(Ungaretti, Buzzati, Pasolini ecc.) si ritrova, tra l’altro, quale chiara metafora esistenziale in gran parte
della letteratura contemporanea. In quest’opera deleddiana, in particolare, l’immagine del deserto è in
grado di riflettere, mimeticamente, non solo la solitudine interiore della protagonista (spazio interiore),
ma vieppiù di determinare la percezione dello spazio esteriore – quello della città di Roma entro cui la
protagonista si muove e si ‘forma’ –, che viene ad assume una importanza diegetica tale da poter essere
ritenuto un vero e proprio “attante”, persino un antagonista, un nodo profondo dell’organizzazione
narrativa in grado di aggiungere significato anche e soprattutto a livello interpretativo oltre che stilistico
(città e strade quali spazi tipici del Bildungsroman). In virtù di questa funzione ben si spiega perché alla
dimensione spaziale nel presente romanzo sia riservata una peculiare attenzione, anche attraverso una
descrizione dei luoghi autentica e particolareggiata, persino a livello toponomastico. Quest’ultimo aspetto infatti, così minuziosamente curato dalla scrittrice, rende possibile individuare su una mappa tutti i
luoghi di Lia Asquer ‘nel deserto’... di Roma e identificare, conseguentemente, quei “punti di interesse”
di un possibile itinerario letterario nella Capitale attraverso i luoghi, tra realtà e finzione, di Grazia Deledda.
Federica Gianni (Università La Sapienza di Roma)
Il grande bianco: rappresentazioni e significati dello spazio nell’Ultimo Parallelo di Filippo
Tuena
Lo scopo del mio intervento è quello di riflettere sulle modalità di rappresentazione spaziale nell’opera
di Filippo Tuena Ultimo Parallelo (Rizzoli 2007), che narra la vicenda storica della spedizione al polo
Sud di 4 quattro esploratori inglesi, capeggiati da R. F Scott, nel 1912. Arrivati nel punto più estremo
della Terra, Scott e i suoi compagni scoprono di aver perso il primato di conquistatori dell’Antartide
perché preceduti di pochi giorni dai Norvegesi di Amundsen. Gli inglesi, sconfitti, moriranno sulla via
di ritorno verso casa. Per indagare la dimensione reale e immaginaria di questi luoghi estremi, intendo
prendere in esame tutti gli elementi testuali ed extratestuali che nell’opera rimandano alla spazialità (le
mappe, la descrizione del paesaggio, le fotografie che ritraggono lo scenario polare), nella convinzione
che lo spazio sia non solo il protagonista assoluto ma anche l’asse privilegiato da Tuena
nell’articolazione della struttura del romanzo. L’Antartide viene raccontato nei suoi molteplici significati, spesso dicotomici: è la terra del desiderio e della conquista, ma è anche l’alterità per eccellenza, luogo
di sconfitta, morte e non ritorno; è il «punto zero che inghiotte le misurazioni terrestri», lì dove il Tempo si ferma; è, infine, metafora del vuoto della pagina bianca, (Maurice Blanchot L’espace littéraire,
1955), un’occasione per Tuena di interrogarsi sul suo rapporto con la scrittura, il linguaggio, la parola.
Anna Taglietti (Università degli Studi di Perugia)
85
Dentro e fuori dal reticolato: per una lettura spaziale del Cielo è rosso di Giuseppe Berto
Era il 1945 quando nel campo di prigionia di Hereford in Texas Giuseppe Berto si dedicava alla stesura
del suo primo romanzo: la storia di quattro ragazzini che, sopravvissuti orfani al bombardamento della
loro città, stringono un patto di alleanza e mutua assistenza per reagire alla devastazione della guerra. Il
presente intervento intende guardare al testo da un punto di vista inedito, a partire, cioè, dal dato spaziale, un asse interpretativo volto a oltrepassare gli stretti confini critici entro cui Il cielo è rosso è stato
costretto –– l’opera fu etichettata fin da subito, per stile e per temi, “neorealista” e “americana”. Si propone così di condurre la riflessione attorno ad alcuni nuclei d’interesse: l’analisi della cartografia del romanzo e della descrizione della città di Treviso condotta a distanza dall’autore, riflettendo quindi
sull’esercizio della memoria come “topica”; lo sviluppo dell’ipotesi interpretativa che vede una corrispondenza tra la circostanza fattuale di Berto, scrittore imprigionato, e quella dei protagonisti che scelgono di vivere entro una recinzione che li separa dal resto della città; infine, poi, l’approfondimento della complessa dinamica di scambio tra “dentro” e “fuori”, due posizionamenti rispetto allo spazio sia
geografico che esistenziale, ragionando sulla spazializzazione delle tensioni dell’animo e sul richiamo
costante all’idea di confine e di esistenza possibile al di qua e al di là dello stesso.
Rosario Vitale (Université de Paris Sorbonne)
L’immaginario spaziale nella narrativa di Romano Bilenchi
I recenti studi critici sullo spazio e la spazialità in ambito letterario hanno determinato un nuovo modo
di percepire e rappresentare – tra reale e immaginario – la città e di intendere il suo rapporto con
l’ambiente circostante che la identifica e concorre in qualche modo a definirne l’idea e il ruolo. Con
quest’angolazione prospettica e un approccio intertestuale il contributo analizza la narrativa di Romano
Bilenchi (1909-1989), con particolare attenzione alla sezione Una città, che nel definitivo assetto stabilito nel volume dal titolo Anna e Bruno e altri racconti comprende sette racconti, narrati dall’autore per
lo più in prima persona, ovvero Una città, Mattino, Pomeriggio, Sera, Le stagioni, La strada, Volterra,
con focus sul rapporto dialettico instaurato tra la città e la campagna.
Ana Stefanovska
“Interferenze eterotopiche” sulla mappa dell’Italia: Fontamara e Nàtaca
Westphal nella sua Geocritique riflette sulla toponomastica finzionale, distinguendo diversi gradi di aderenza della geografia fattuale a quella reale e definendo il rapporto che possa essere instaurato tra le due
istanze con il termine “consenso omotopico”. L’obiettivo di questo intervento è di prendere in esame
due romanzi a lungo considerati “neorealisti”, Fontamara e Gli anni perduti, e soffermarsi sul “consenso omotopico” presente tra le loro geografie finzionali e la mappa reale dell’Italia. Pur essendo ancorati
in uno spazio di ambientazione di alto tasso di referenzialità, tutti e due i romanzi presentano delle “intereferenze eterotopiche”, ossia dei referenti del tutto sprovvisti di un ancoraggio referenziale del setting principale. In quest’ottica saranno analizzati Fontamara, un villaggio ambientato nella regione di
Abruzzo che dà il titolo al romanzo d’esordio di Silone e Nàtaca, una città ambientata nel Sud Italia in
cui Brancati, a partire del 1934, inizia ad affrontare la questione meridionale. La comparazione tra la toponomastica inventata e la geografia referenziale in cui ambientate le vicende, oltre ad aprire la strada a
una riflessione sul significato che l’asse spaziale ha giocato nella letteratura neorealista, propone nuove
domande sul “realismo” del Novecento italiano, ovvero sulla misura fino a cui vari scrittori del secolo
scorso hanno aderito alla realtà storica tentando di dare voce alle problematiche attuali del loro paese.
10. “Il silenzio è un testo facile da fraintendere”. Nuovi approcci al tema dell’afasia in letteratura.
Coordinano Roberto Binetti (University of Oxford, roberto.binetti@chch.ox.ac.uk) e Mara Josi (University of Cambridge, mj502@cam.ac.uk)
86
Discussant: Nicole Maniero (University of Cambridge)
Interventi di
Roberto Binetti (University of Oxford)
“The simple “I”whishes / To get into this star system”. Code-switching e afasia in Haiku for a
Season di Andrea Zanzotto
Il presente intervento si propone di analizzare la raccolta Haiku for a Season di Andrea Zanzotto, focalizzandosi sulla centralità strutturante del tema dell’afasia. In questo senso, sarà applicata la “reader reception theory” al fine di indagare il processo di code-switching che il poeta di Pieve di Soligo mette in
atto nella raccolta come movimento uguale e contrario al silenzio della poesia
Pietro Polverini (Università degli Studi di Macerata)
Cosa resta della notte. Kenosis del linguaggio in Amelia Rosselli
Quando il linguaggio della poesia si configura esclusivamente come linguaggio della negatività, in quanto portatore di una perdita iniziale (il suono della voce), si entra nella zona del silenzio. Che cos’è la letteratura per Amelia Rosselli negli anni in cui la sua produzione si dirada a tal punto da rendere un dossier come Storia della malattia un testo cardine, rendendo il silenzio la stimmung attorno a cui iniziare
ad orbitare la sua opera?
Ana Ilievska (The University of Chicago)
“ma questo ronzìo, questo ticchettìo perpetuo…”. Macchine, uomini e la mente rumorosa in
Luigi Pirandello
Questo intervento offre una rilettura del romanzo pirandelliano Quaderni di Serafino Gubbio Operatore
(1925) attraverso studi contemporanei neuroscientifici sul rumore del cervello (Lamberto Maffei), la filosofia della mente (Alberto Biuso) e studi ermeneutici sul silenzio (Antonio Sichera). Propone che l'essere umano nei Quaderni ammutolisce in presenza delle macchine e del loro rumore che mette in discussione l'antropo(-voco-)centrismo, ma la sua afasia genera una molteplicità di voci letterari.
Fulvio Rambaldini (Univeristà degli Studi di Roma ‘La Sapienza’)
Il silenzio del maestro. Furio Jesi e l’interpretazione
Questo intervento si propone di trattare il tema del silenzio nell’opera Kierkegaard (1972) di Furio Jesi.
La valenza pedagogica che esso assume quando usato da un maestro, porta ad instaurare un dialogo tra
lettore e scrittore. Alla luce della ripresa del metodo epistemologico della diffractive reading e
dell’intertestualità proposta da Fusillo (2009 e 2011), si indagherà come questa venga fatta reagire da Jesi, creando un cortocircuito che porta all’interpretazione di un testo che, nel silenzio, chiede di essere
letto.
Mara Josi (University of Cambridge)
Il silenzio è un vuoto: La parola ebreo
Il seguente intervento propone di analizzare il valore del silenzio in La parola ebreo (1997) di Rosetta
Loy. Attraverso le teorie dei Cultural Memory Studies, si invita a riflettere sui concetti di postmemoria e
memoria prostetica in luce del silenzio che Loy sonda nella sua opera. Tali considerazioni sono ancorate
al significato etimologico di afasia– αφασία “incapacità di parlare”.
11. Distopica/Dispotica. La letteratura sul “peggiore dei mondi possibili”.
Coordina Stefano Pifferi (Univ. della Tuscia, s_pifferi@unitus.it)
87
Discussant: Marina Riccucci (Università di Pisa)
Interventi di
Laura Cascio (Università Degli Studi “Federico II” Di Napoli)
Il sonno della democrazia genera distopie: Lo smeraldo di Mario Soldati
Le prime distopie letterarie, cioè le ‘utopie rovesciate’, nascono all’inizio del XX secolo per mettere in
guardia la società da possibili strumentalizzazioni autoritarie delle conquiste scientifiche, prospettando
forme di controllo sociale senza precedenti nella storia. Nell’ambito italiano, questo filone letterario è
mirabilmente rappresentato dal romanzo Lo smeraldo di Mario Soldati, un testo caratterizzato da echi
orwelliani e immaginifici intrecci tra superstizione e nuove tecnologie
Francesco Corigliano (Università della Calabria)
Resistere alla fine. L’uomo è forte di Corrado Alvaro
L’intervento è incentrato su L’uomo è forte di Corrado Alvaro, un romanzo dai toni distopici pubblicato
nel 1938, in cui viene descritta realisticamente una ipotetica società dittatoriale, caratterizzata da un totale controllo delle azioni e delle emozioni delle persone. L’intervento si propone di analizzare i meccanismi speculativi di questo romanzo attraverso un’ottica che tenga conto delle riflessioni più recenti nel
campo della critica alla letteratura distopica.
Elisabetta Di Minico (Università Autonoma di Madrid)
Quando la distopia infetta l’anima: rappresentazione del controllo e dell’individualità ne
L’uomo è forte di Alvaro e in Kallocaina di Boye
L’uomo è forte (1938) di Corrado Alvaro e Kallocaina (1940) di Karin Boye raccontano di mondi dove la
distopia non è solo un elemento esterno, imposto dall’autorità sui personaggi, ma anche un fattore interno ai protagonisti, una sorta di interiorizzazione emotiva del “luogo cattivo”. Il paper proposto analizzerà le due opere, approfondendo i processi repressivi dell’autorità distopica e la costruzione
dell’identità e della psicologia dei soggetti ad essa sottoposti.
Matteo Moca (Università di Bologna / Université Paris Nanterre)
«Dio non è prete. E neanche frate… Dio invece è qualche cosa di diverso». Tra distopia e realtà: Roma senza papa di Guido Morselli
In questo intervento ci si propone di leggere il romanzo distopico di Guido Morselli Roma senza papa,
che mette in scena un futuro che oggi è già passato dopo l'abdicazione di papa Benedetto XVI nel
2013, attraverso il saggio di Giorgio Agamben Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi e Mysterium iniquitatis di Sergio Quinzio, anch'esso in un senso simile distopico nel suo teorizzare «la consumazione dell’orizzonte teologico cristiano».
Irene Palladini (Università degli Studi di Cagliari)
La scrittura nel paese delle ultime cose
Il contributo propone l’analisi del paesaggio cacotopico in alcune narrazioni della catastrofe, connotate
dalla “catarsi prolungata nella prassi” (F. Muzzioli). In particolare, si esaminerà lo scenario tecnocratico
massificato nel paesaggio-obitorio di Dissipatio H.G. (1977) di Guido Morselli; l’inferocimento del paesaggio schizomorfo nella rasposa scrittura de Il re del magazzino (1978) di Antonio Porta; il landscape
metamorfico del viaggio penitenziale ne Il pianeta irritabile (1978) di Paolo Volponi. Farà, infine, da contraltare al percorso in questo trittico distopico, l’analisi dell’epica parodiata del cacotopico ne La galassia
dei dementi (2018) di Ermanno Cavazzoni.
88
Carlo Serafini (Unitus)
Anna di Niccolò Ammaniti
L’intervento si propone una analisi critica, stilistica e contenutistica, del romanzo Anna di Niccolò
Ammaniti. Ambientato nella Sicilia del 2020, vede protagonisti dei bambini, unici sopravvissuti ad un
virus che elimina tutti gli adulti. Il romanzo ha una vasta rete di intrecci e significati, con forti elementi
simbolici ed evidente riferimento ai valori messi in discussione nella società contemporanea.
L’intervento prevede l’analisi diretta di alcuni brevi ma significativi brani e un confronto con altre opere, al fine di offrire una lettura ermeneutica del libro, nell’ottica di un inquadramento nel tema proposto
dal panel.
Maria Principe (Università degli Studi di Napoli Federico II)
Francesco Pecoraro, Lo stradone: il romanzo terminale e l’apocalisse senza fine
La fine della Storia raccontata secondo l’ottica di un vecchio: questa la sensazione che lascia l’ultimo
romanzo di Francesco Pecoraro, Lo stradone (2019), disincantata visione di un mondo terminale, in cui
l’esistenza umana sembra trascinarsi in un lento, eterno, claustrofobico presente che non lascia via
d’uscita. Lo sguardo del vecchio, che vive la stagione ultima della sua vita in una periferia abitata da
vecchi, in un quartiere che fu di operai e di lotte e di speranze, getta una luce straniante sugli scenari
metropolitani dei tempi attuali: nelle architetture, nei volti, nei gesti, nell’umanità dolente e
rabbiosa ch’egli osserva dall’alto, dal settimo piano della sua palazzina anonima, o dal fondo putrido
dello “stradone”, sembrano riconoscersi i segni di una stagione post-apocalittica, la fine anti-eroica della
Storia, in cui lo scontro con la mediocrità senza senso della realtà ha rivelato all’uomo l’illusorietà di
ogni utopia del passato, senza lasciargli però il senso sublime della tragedia. Quello di Pecoraro ha le caratteristiche di un romanzo terminale, in cui il presente è rappresentato come una lunga fase di senescenza dell’umanità e il mondo è parimenti segnato da un degrado – fisico, morale, ambientale – che
sembra aver raggiunto un punto di non ritorno. E nella fitta rete di interconnessioni significative tra le
vicende umane e l’ambiente in cui esse si inseriscono sembrano scorgersi i caratteri tipici di quella “letteratura ecologica” che Niccolò Scaffai ha illustrato nel suo recente studio, Letteratura ed ecologia
(2017). Si propone dunque un’indagine sul romanzo di Pecoraro nei suoi significati distopici e nelle sue
possibili dimensioni “ecologiche”.
12. La letteratura tra progresso e sviluppo. Forme di un discorso critico dal Dopoguerra a oggi.
Coordinano Andrea Agliozzo (Univ. Ca’ Foscari di Venezia / Sorbonne Université, andrea.agliozzo@unive.it) e Alessandro Fiorillo (Scuola Normale Superiore di Pisa, alessandro.fiorillo@sns.it).
Discussant: Luca Cristiano (Università di Pisa) e Fabrizio Bondi (Scuola Normale Superiore)
Interventi di
Riccardo Antoniani (Sorbonne Université)
Progresso scorsoio. Forma di vita alla prova dello sviluppo forzato
Attraverso una disamina di alcune delle voci più significative per la critica mossa alla neonata civiltà tardo industriale del Secondo dopoguerra e ricorrendo a una serie di formulazioni divenute centrali nelle
recenti evoluzioni dell’Italian Thought, l’intervento vuole delineare i caratteri distintivi di una modalità
critica che ha rappresentato una serie di strategie resistenziali di cui si mancherà la genesi e l’(in)attualità
nel presente.
Elisa Attanasio (Université Paris 3 – Sorbonne Nouvelle)
89
Un darwinista negli States: Goffredo Parise e la lotta per l’esistenza
L’intervento si concentra sull’esperienza di Parise negli Stati Uniti, dove compie due importanti viaggi
nel 1961 e nel 1975 e da dove scrive i reportage New York e Odore d’America. Il contatto con la società
dei consumi unito alla lettura dell’Origine delle specie portano l’autore a maturare alcune idee sulla lotta
per la sopravvivenza e la lotta di classe che sono centrali nella scrittura narrativa coeva (L’Assoluto naturale, Il Padrone, Il Crematorio di Vienna).
Sabatino Peluso (Università di Pisa)
«Di quello di cui non si può parlare si deve parlare». Etica e forma in Extrema ratio di Franco
Fortini
L’intervento propone una lettura critica di Extrema ratio (1990) di Franco Fortini. Concentrandosi sugli
aspetti formali dell’opera e sulla particolare posizione assunta dall’autore nel campo letterario e intellettuale italiano, l’intervento mira a mettere a fuoco alcune delle strategie di sopravvivenza per una funzione critica e politica della letteratura all’interno dei mutamenti che, proprio dai primi anni Novanta, hanno dato forma alla circolazione del sapere e della verità nel tardo capitalismo.
Giulia Abbadessa (Università degli studi di Firenze)
La narrativa italiana alle soglie del XXI secolo: Alberto Arbasino e Nanni Balestrini
L’intervento studia la narrativa di Arbasino e Balestrini, per evidenziare l’espressività che caratterizza la
prosa italiana tra il XX e il XXI secolo, dopo le neoavanguardie, come il suo afflato politico. Se Arbasino privilegia una narrazione borghese e coltiva un gusto enciclopedico, mentre Balestrini racconta il
mondo popolare, entrambi considerano la letteratura depositaria di una funzione gnoseologica, necessaria per contrastare la disinformazione borghese, denunciata in primis da Pasolini.
13. Il testo letterario e le metodologie scientifiche nel Novecento.
Coordina Daniel Raffini (Sapienza Univ. di Roma, daniel.raffini@uniroma1.it)
Discussant: Andrea Gialloreto (Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara)
Interventi di:
Elisiana Fratocchi (Sapienza Università di Roma)
«Dovete figurarvi un cerchio». Le formule matematiche di Tommaso Landolfi
Carlo Bo definisce la letteratura landolfiana come «scommessa». Ma il gioco letterario per Landolfi non
è arbitrario, si basa su formule da combinare per generare nuove lingue e narrazioni. L’analisi di testi
autobiografici e narrativi evidenzierà le modalità di costruzione dei «congegni» landolfiani. La passione
per la formula è manifesta quando risulta tematizzata o laddove la matematica offre metaforizzanti per
illustrare concetti. I numeri non sempre diventano lettere e scompigliano il tradizionale impianto grafico, retorico e stilistico della pagina.
Sonia Trovato (Università di Verona)
La geometrizzazione del discorso amoroso in L’avventura di un automobilista di Italo Calvino
Scopo dell’intervento è analizzare il modo in cui Italo Calvino, nel racconto L’avventura di un automobilista, lega indissolubilmente la vocazione razionalizzante e scientifica a quella letteraria e narrativa, riducendo soggetti e luoghi di un potenziale triangolo erotico a lettere dell’alfabeto e bagliori di luce e
proiettando, così, il gusto schematizzante della narrativa combinatoria al tema passionale del desiderio e
dell’incomunicabilità amorosa.
90
Florencia Ferrante (Università di Modena e Reggio Emilia)
L’impatto delle nuove tecnologie della trasmissione dell’informazione sulla percezione umana.
Elémire Zolla, H.A. Murena e J.R.Wilcock tra riflessione sociologica e rappresentazione letteraria
A partire dalla considerazione di alcuni suggestivi testi e immagini presenti nel volume 7 nell’Enciclopedia
della civiltà atomica. Trasmissione e informazione, presentato nella sua prima edizione italiana del 1959 da
Elémire Zolla, proponiamo di partire da alcune riflessioni dello stesso Zolla e dell’intellettuale argentino
H.A. Murena, da lui citato, sull’impatto delle nuove tecnologie di trasmissione dell’informazione sul
«regime percettivo» dell’uomo contemporaneo, per poi interrogare una serie di testi dello scrittore Juan
Rodolfo Wilcock in cui quelle nuove modalità di percezione e di trasmissione saranno alla base di particolari forme di comunicazione letteraria.
Veronica Boccitto (Università di Roma Tor Vergata)
Il lessico scientifico nella Meditazione Milanese di Carlo Emilio Gadda
L’intervento proporrà uno spoglio del lessico scientifico-filosofico della Meditazione Milanese di Carlo
Emilio Gadda. Di questo trattato intorno al metodo e al sistema, quali principi di organizzazione del
reale, non soltanto si indagheranno i tecnicismi e le forme che costituiscono uno scarto rispetto alla
media linguistica d’uso, ma anche l’impostazione globale, tramite un esame volto a stabilire misure e
modalità dell’inevitabile influenza delle metodologie scientifiche sul testo scelto.
Massimiliano Cappello (Università degli Studi di Milano)
Indicibile, incoercibile, “perverso”. Andrea Zanzotto lettore di Rizoma
L’intervento si propone di analizzare i modi dell’elocuzione e le implicazioni testuali del saggio zanzottiano su Rizoma. Uno scarto minimo rispetto all’atteggiamento tradizionalmente assunto dalla critica nei
confronti della saggistica dei poeti, capace di illuminare non soltanto le modalità di costruzione del saggio, ma l’intenso rapporto del poeta trevigiano con i saperi scientifici all’epoca della loro scissione.
Miriam Carcione (Sapienza Università di Roma)
L’alloro non è più dei cuochi, né dei poeti. Una letteratura oltre la lingua: il Codex Seraphinianus, tra scienza e surrealtà
L’intervento intende occuparsi del Codex Seraphinianus di Luigi Serafini, in quanto eccezionale esempio
di fusione tra la scienza e le arti. Pubblicato nel 1981, il Codex è un’affascinante e bizzarra enciclopedia,
corredata da disegni di stampo surrealista e scritta in una lingua totalmente inventata dall’autore. Si
prenderà in esame come caso estremo di sperimentalismo linguistico, con attenzione specifica alle fonti,
ai modelli letterari e agli influssi scientifici sottostanti al testo.
Alessandro Carlomusto (Sapienza Università di Roma).
Parodia del soggetto lirico e lessico medico ne ’l Mal de’ Fiori di Carmelo Bene
Nel suo debordante lavoro dissacratorio, il Mal de’ Fiori di Carmelo Bene s’incarica di certificare
l’impossibilità di un dirsi autoriale, in quanto il soggetto non può fisiologicamente considerarsi padrone
del discorso lirico. Nella sezione intitolata Anatomia, si assiste a un’alta concentrazione di lessico di ambito medico-scientifico. Il contributo indagherà le modalità con cui tale vocabolario si rende funzionale
alla contestazione totale del dominio del soggetto sul discorso poetico operata da Bene, dal punto di vista tanto stilistico quanto contenutistico.
91
14. Le identità giovanili in Italia nel XX secolo: Letteratura, sociologia, antropologia culturale e psicologia a
confronto.
Coordina Francesco Rizzo (Sorbonne Université – Sapienza Univ. di Roma, rizzo.frank@hotmail.it –
francesco.rizzo@sorbonne-université.fr).
Discussant: Tommaso Pomilio (Università di Roma La Sapienza)
Interventi di
Alfonso Amendola e Maurizio Merico (Università di Salerno)
L’immaginario generazionale dagli anni ‘70 agli anni ‘90. I giovani italiani tra narrazione sociologica e letteraria
Il paper si propone di riflettere sull’immaginario generazionale dei giovani italiani tra gli anni ‘70 e’90,
mettendo a confronto la “narrazione” sociologica e quella letteraria. L’ipotesi è quella di identificare, attraverso l’analisi parallela di alcune opere letterarie e di alcune ricerche sociologiche, i momenti nodali
che hanno caratterizzato tanto la (ri)costruzione delle identità giovanili, quanto la (ri)definizione di una
cultura generazionale sempre in tensione.
Salvatore Raieli (Biogenera Spa)
L’impatto dell’intelligenza artificiale sull’identità delle nuove generazioni
La grande diffusione di algoritmi di intelligenza artificiale ha portato a discutere di possibili sfide etiche.
Il principale scopo di queste tecnologie consiste nell’acquisizione di enormi quantità di dati sui clienti,
in modo da poter mettere a punto la loro profilazione. Diversi studi mostrano come questi algoritmi
stiano influenzando i comportamenti, le abitudini e le scelte dei consumatori. In particolare, la presentazione si focalizzerà sul loro impatto per quanto riguarda le identità giovanili.
Erika De Angelis (Università degli studi di Siena)
I giovani del ’77 bolognese
L’intervento si propone di approfondire la rappresentazione che i giovani hanno incarnato e prodotto
di sé alla fine degli anni Settanta in Italia, puntando il focus sul movimento che si è creato nella Bologna
del ’77 e sulla produzione letteraria di alcuni suoi membri. Assumere questo punto di vista risulta interessante alla luce delle ricadute antropologico-letterarie che tale immaginario giovanile ha creato nei decenni successivi.
Olga Campofreda (University College of London)
Antologie letterarie come strumento di indagine sociale: il caso del progetto Under 25
In questo intervento si indaga la potenzialità dell’antologia come strumento di indagine sociologica, in
particolare attraverso l’analisi del lavoro svolto negli anni ottanta da Pier Vittorio Tondelli con il Progetto Under 25. In primo luogo verranno analizzate le tematiche principali dei racconti selezionati; in
seguito questi stessi dati verranno messi a confronto con i rapporti Iard e Censis sulle giovani generazioni di fine anni ottanta.
Laura Maver (Sorbonne Universités)
La giovinezza come identità “trans” in Il Risveglio dei Faraoni di Mario Mieli
Il contributo intende indagare sulle forme letterarie della costituzione di un’identità giovanile “trans”, in
contrasto con una generazione autoritaria di figure scelte e subite all’interno dell’autofiction Il Risveglio
92
dei Faraoni di Mario Mieli. La costituzione di quest’identità sarà indagata nelle sue forme individuale e
autonoma ma anche collettiva e politica.
Nicola Brarda (Ecole Normale Superieure – Sorbonne Université – Università Alma Mater Studiorum
di Bologna
Sguardi incrociati sulla microcriminalità straniera: i giovani spacciatori magrebini di Porta Palazzo nei testi di Mohammed Lamsuni e Fiorenzo Oliva
Ci si propone di indagare, attraverso una lettura incrociata, la rappresentazione dei giovani spacciatori
magrebini di Porta Palazzo all’interno di due racconti incentrati sul quartiere, soffermandosi sulle strategie testuali che permettono di descrivere una figura di microcriminale particolarmente presente nel discorso mediatico, eppure poco visibile all’infuori di esso, e la loro affinità con altri stili di inchiesta narrativa quali il giornalismo, la sociologia o l’etnografia.
15. Identità e memoria del ‘900 tra Neuroscienza e Letteratura
Coordinano Florinda Nardi e Giovanni La Rosa, (Univ. di Roma Tor Vergata, florinda.nardi@uniroma2.it – tecnotheater@gmail.com)
I. Una prospettiva autoriale
Discussant: Davide Rivolta (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Stella Castellaneta (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
«I veri occhi di Cia»: Pirandello e le neuroscienze
Prove di dialogo di una ricerca in corso sul lessico delle emozioni, la traccia narrativa proposta intende
offrire un primo piano su una tessera della drammaturgia pirandelliana e le neuroscienze cognitive della
percezione, nel solco della Cognitive poetics. Occhi e occhiali, consonanze e dissonanze: in che misura
la grammatica generativa e la vertigine identitaria e gnoseologica rappresentata da Come tu mi vuoi contribuisce a vedere noi stessi nell’atto della percezione? In cosa consiste l’identità per le neuroscienze?
L’Ignota, Elma, Cia, Marta Abba, Adriana Asti sono avatar differenti di un multividuo?
Evelina di Dio (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”)
La memoria e l’esplorazione dell’interiorità nel Notturno di Gabriele d’Annunzio
Il Notturno rappresenta un momento particolare nella vita e nella produzione di Gabriele d’Annunzio.
Il Poeta, reduce da un incidente di volo che lo aveva reso cieco da un occhio, è costretto all’assoluta
immobilità a letto al buio. È l’occasione per un’indagine nel profondo del suo animo e delle sue paure,
prima fra tutte quella della morte, attraverso un viaggio interiore con il quale definire se stesso con il ricorso a ricordi, impressioni e sensazioni momentanee, visioni, libere associazioni, sogni.
Carla Valesini (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”)
Anniversario: un viaggio ai confini di tempo e memoria
Recentemente Marc Howard, neuroscienziato della cognizione all’Università di Boston, ha costruito un
modello matematico dell’elaborazione del tempo come una funzione neurologicamente computabile
per rappresentare il passato, come una tela mentale su cui il cervello può dipingere ricordi e percezioni.
Partendo da queste considerazioni l’intervento intende porre il proprio focus su un racconto di Paola
93
Masino, Anniversario, che sembra avvicinarsi prepotentemente alle parole di Howard e alla funzione del
tempo narrativo in chiave neuroscientifica, su cui intende indagare la comunicazione.
Irene Bertelloni (Università di Pisa)
Interdipendenza tra identità e memoria. Esempi da Massimo Bontempelli
Si intendono esplorare le connessioni tra identità e memoria in alcune opere magico - realistiche
dell’autore comasco: testi teatrali, Nostra Dea (1925) e Minnie la candida (1927), e narrativi come La
scacchiera davanti allo specchio (1922) ed Eva ultima (1923).
Giovanni La Rosa (Ludwig-Maximilians-Universität – DE)
Tra Cenerentola e Regina: la donna oggetto ai margini della Storia
Se analizziamo la sconfinata produzione di Massimo Bontempelli emergerà l’urgenza dello scrittore di
farsi domande sulla sua vita alla luce anche della Storia che ha contributo a costruire da intellettuale del
suo tempo, L’obiettivo dell’intervento è dimostrare come Bontempelli attraverso personaggi simbolo
della sua produzione sia stato da un lato involontario precursore delle teorie neuroscientifiche come
quelle legate all’engramma e dall’altro abbia, attraverso un sottile gioco linguistico e sinaptico, posto
l’attenzione sulla donna oggetto ai margini della Storia.
Aurora Zaccagnino (Università degli Studi della Basilicata)
La memoria come “processo di cristallizzazione amorosa” nella stesura del «Cristo si è fermato
a Eboli»
Il romanzo di Carlo Levi Cristo si è fermato a Eboli divenne racconto “quando una nuova analoga esperienza, come per un processo di cristallizzazione amorosa, lo rese possibile”, ovvero la clandestinità a
Firenze. La memoria, da un lato, gli permise di rievocare non solo l’esperienza del confino in Lucania,
ma anche la “contemporaneità infinita e poetica dei tempi e dei destini”; mentre la scrittura rappresentò
una difesa attiva in grado di rendere impossibile la morte.
Mariarosa Santiloni (Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo)
Identità e memoria nello sguardo di Stanislao Nievo
L’intervento esamina le modalità di identità, memoria e apprendimento, a partire dalla nascita del linguaggio umano, espresse da Stanislao Nievo nel suo saggio in forma di narrazione, alla luce delle ultime
teorie delle Neuroscienze sulla relazione tra modificazioni nella connettività sinaptica e apprendimento,
e sulla memoria, quale consolidamento e conservazione di questi cambiamenti nel tempo.
II. Una prospettiva intermediale
Carlo Canzonieri (Università “Pegaso International” – Malta)
La Neuroeconomia e l’utopia del mercato dal volto umano.
Mai come oggi l’Uomo dovrebbe cambiare il sistema e mai come oggi è il sistema a cambiare l’Uomo.
Mediante le lenti interpretative con cui l’economista Federico Caffè guardava il mondo, l’area di massima manipolazione culturale è proprio quella economica, nel suo gioco spregiudicato di tipo predatorio.
Conoscere le debolezze della psiche - soprattutto nei rapporti tra emozione, umore, percezione e cognizione - è il punto di partenza per difendere la libertà dai condizionamenti dell’Uomo e la sua capacità di
riconoscere un “mondo” che è sempre meno realtà percepita e sempre più rappresentazione costruita.
94
Caterina Conti (Università degli Studi di Trieste)
Identità e memoria del ‘900: Il caso di Guido Miglia
Guido Miglia, autore istriano della seconda metà del ‘900, attraverso i suoi scritti e i programmi culturali
trasmessi su Radio Trieste ripercorse la vicenda dell’Esodo istriano-dalmata, reso necessario per le popolazioni locali al fine di conservare la propria identità di italiani. I suoi contributi rappresentarono e fecero rielaborare all’area giuliana quella pagina dolorosa dell’alto Adriatico, dando una chiave per ricostruire la propria identità complessa.
Maria Lettiero (Universidad del Pais Vasco – ES)
Il Decameron attualizzato tra letteratura, musica e neuroscienze
Il teatro e il cinema del Novecento prestano spazio e voce all’estro narrativo di un Autore che parla della gente comune, mettendone a nudo mancanze, vizi, virtù e passioni. La sempiterna ricetta del Boccaccio è data dall’uomo come essere narrante, che attiva tutti i meccanismi di sopravvivenza attraverso la
speculazione filosofica, la Fortuna, l’Amore, l’arte del cantare e del suonare, l’ironia. Canto, musica e
danza, evidenziati nelle cornici del capolavoro boccacciano, sono legati anche al ritmo e al coinvolgimento emotivo nella sua dimensione compartecipativa.
95
9) ITALIANISTICA OGGI: NUOVE FRONTIERE E METODOLOGIE
DI RICERCA, DIGITAL HUMANITIES
1. Letteratura e filologia come scienze esatte: per un nuovo statuto scientifico dell’umanista informatizzato.
Coordina Antonello Fabio Caterino (Univ. del Molise / Gruppo di studi “Eterodossie e dissenso nella letteratura italiana”, antonello.caterino@unimol.it)
Discussant Angelo Mario Del Grosso (CNR - Istituto di Linguistica computazionale "A. Zampolli")
Antonello Fabio Caterino (Università degli Studi del Molise)
«Nomina si nescis, perit et cognitio rerum. Il progetto GLODIUM
Partendo dalla celebre citazione di Linneo, la comunicazione vorrebbe sottolineare in primis la necessità
di un saldo apparato definitorio per una disciplina – come l’informatica umanistica – ancora dal dubbio
statuto di autonomia, nel panorama umanistico italiano. Si passerà di seguito ad illustrare GLODIUM
(Glossario di Informatica Umanistica), progetto online che recentemente ha dato anche vita a un manuale.
Giovanna Battaglino (Liceo Statale A. Manzoni, Caserta)
Un nuovo ponte tra l’antico ed il moderno: le DH a l servizio degli studi di fortuna dell’antico
L’informatica umanistica può fungere da utile strumento per indagare la fortuna dell’antico. Parte importante di questo campo d’indagine è rappresentata dagli studi dei volgarizzamenti di opere greche e
latine (specie di età umanistico-rinascimentale), per i quali disponiamo già di alcuni strumenti. Il presente contributo intende proporre alcune riflessioni in merito, muovendo da esempi concreti, pur nella
consapevolezza di ulteriori applicazioni delle DH per gli studi di fortuna dell’antico.
Alessia Marini (Università degli Studi di Siena)
Biblioteca digitale delle poetesse italiane del Novecento: uno strumento per l’analisi del testo
poetico
Basato sull’analisi di cinque opere di altrettante poetesse del Novecento italiano, il progetto Biblioteca digitale delle poetesse italiane del Novecento vuole inserirsi, all’interno del vasto panorama delle Digital Humanities, come uno strumento per l’analisi del testo poetico
Alessandra Di Meglio (Università degli Studi di Napoli)
Nuove frontiere del pragmatismo informatico: DHow ( Digital Humanities How) , piattaforma di
problema solving e di confronto interattivo
Il neoprogetto DHow ( Digital Humanities How) è un database e piattaforma interattiva di problem solving.
Essa include tutorial preparati ad hoc sull’uso degli strumenti informatici utili alla ricerca umanistica;
comprende, poi, manuali sia dettagliati che sintetici per la conoscenza e consultazione delle principali
nozioni informatiche. Il progetto, che vanta l’unicum degli intenti, è neonato e attualmente ancora in fieri.
Esso si propone di assolvere all’ambizioso obiettivo di aiutare quanti sono in difficoltà ad approcciare
gli strumenti informatici per la ricerca, offrendo loro disponibilità e aiuto e costante interelazione tra
l’autore e il fruitore.
Daniele Silvi (Università di Roma “Tor Vergata”)
Linguistica quantitativa tra storia e prospettive: casi di studio leopardiani
Proporrò dei casi di studio, di linguistica computazionale, sul lessico leopardiano. Verranno illustrate
96
due metodologie di ricerca: 1) l’analisi quantitativa lessicografica di alcune opere leopardiane per studiarne le fonti e 2) l’analisi delle traduzioni dei Canti in Spagna tra fine ‘800 e primi del ‘900 per sviluppare un discorso parallelo di traduttologia computazionale, volto ad individuare i rumori della traduzione e l’analisi stilometrica degli scriventi (autore e traduttore).
2. L’analisi statistica in ambito metrico: applicazioni, prospettive, limiti.
Coordinano Gabriele Baldassari (Univ. di Milano, gabriele.baldassari@unimi.it) e Ida Campeggiani
(Univ. di Pisa, ida.campeggiani@unipi.it)
Discussant: Alessandra Zangrandi
Interventi di
Sara Moccia (Università degli Studi di Padova)
Per un metodo di descrizione e di analisi degli unificatori nel sonetto
L’intervento intende concentrarsi sulla descrizione di un metodo di analisi degli elementi coesivi del testo poetico che produce dei dati quantitativi su cui è possibile elaborare delle statistiche di frequenza.
Tale metodo è stato realizzato a partire da una ricerca condotta su un tipo particolare di sonetto, il sonetto continuo, che ha come specificità quella di non porre una distinzione rimica tra le quartine e le
terzine e quindi di presentarsi come fortemente monostrofico.
Federico Di Santo (Freie Universität Berlin)
I fenomeni metrico-stilistici sono quantificabili? Problemi teorici illustrati attraverso gli esempi
della rima e del distico finale nell’ottava tassiana
La metrica è tipicamente studiata attraverso analisi quantitative, statistiche. L’oggettività di simili approcci può però sollevare seri dubbi: le occorrenze dei fenomeni metrico-stilistici sono commensurabili? La loro percezione si dà in termini quantitativi, ed è isolabile dall’interferenza del contenuto, del contesto, della memorabilità? La quantificazione è, in generale, un criterio adeguato a renderne conto?
Questi problemi saranno illustrati attraverso esempi relativi alle partizioni metrico-sintattiche dell’ottava
tassiana e al fenomeno della rima fra Medioevo e Rinascimento.
Leonardo Bellomo (Fondazione Ezio Franceschini, Firenze)
L’ottava nel Settecento e nel primo Ottocento: scansione della strofe e genere letterario
L’intervento discuterà i vantaggi e i limiti di un’indagine di tipo statistico in ambito metrico prendendo
in esame modalità di articolazione interna dell’ottava nel Settecento e nel primo Ottocento. L’analisi
proverà a mostrare come il dato statistico aiuti a tratteggiare il panorama degli usi vigenti in una determinata epoca, ma debba essere correlato a una variabile quale il genere letterario. Il discorso tenterà anche di mettere in luce quali aspetti formali fatichino a essere colti adeguatamente da questo metodo.
Cristiana Brunelli (Università degli Studi di Perugia)
Analisi statistica e ballata romantica
La relazione intende proporre un’esperienza concreta, quella dello studio di un genere poco noto: la
ballata romantica italiana. Nel contesto di questo studio, ci si è avvalsi anche di indagini statistiche, che
si sono dimostrate efficaci nel contribuire a codificare le caratteristiche principali del genere specialmente in ambito metrico, concentrandosi in particolar modo sui versi, sugli schemi metrici, sulla lunghezza
delle ballate, sulla loro struttura.
97
Martina Dal Cengio (Scuola Normale Superiore, Pisa)
Scrivere “alla siciliana” a fine Cinquecento: l’anacronismo ricercato di Bernaldino Baldi (15531617)
Il contributo intende indagare lo sperimentalismo metrico di Bernaldino Baldi, personalità cruciale
nell’incontro tra scienza e letteratura nel passaggio tra XVI e XVII secolo. In particolare, ci si propone
di studiare l’ancora poco conosciuta seconda sezione del suo Lauro (1600), riproposizione cinquecentesca di un codice metrico-stilistico duecentesco. Attraverso il supporto di dati quantitativi, utili a contestualizzare alcune scelte del poeta, si proverà a ragionare sulle strategie formali messe in atto dall’autore,
in dialogo sia con il proprio tempo sia con un lontano passato “siciliano”. E dunque sorgono un paio di
interrogativi metodologici: i dati metrico-statistici proposti per gli interpreti del petrarchismo più tradizionale si confermano valido strumento anche in casi come questi? Come è possibile conciliare in maniera convincente simili dati “formali” con l’intenzione teorico-letteraria di ricreare a fine XVI secolo la
lingua degli antichi?
Francesco Valese (Università degli studi di Genova)
Per un’anatomia del «raccorcio»: Stigliani fra teoria e pratica
Nell’Arte del verso italiano (1658) di Tommaso Stigliani uno spazio singolarmente ampio è riservato alla
trattazione dell’apocope. Per valutare se a tale rilevanza teorica corrisponda una pari incidenza nella
produzione lirica del Materano, si prenderà in considerazione il ricorso del fenomeno nei sonetti delle
Rime del 1601, paragonando i risultati della schedatura con l’analisi degli stessi sonetti nelle loro redazioni successive delle Rime del 1605 e del Canzoniero del 1623.
Francesca Ippoliti (Università degli Studi di Roma Tor Vergata – Université de Lausanne)
La metrica di Eugenio Montale da “Ossi di seppia” a “La bufera”
Nel mio intervento rifletterò sui limiti e i vantaggi dell'applicazione del metodo statistico nello studio
della metrica di autori contemporanei, a partire dal caso specifico delle prime tre raccolte di Eugenio
Montale.
Mario Gerolamo Mossa (Università degli Studi di Pisa)
L’utilizzo di PRAAT nell’analisi metrica della poesia accentuale e della canzone d’autore
L’intervento si propone di valutare in che modo i dati offerti dal software PRAAT, concepito in origine
per l’analisi fonologica e fonetica della lingua parlata, possano essere utilizzati nel contesto di uno studio metricologico su alcuni casi di metrica ‘accentuale’ propri della poesia contemporanea e della canzone d’autore. L’obiettivo di tale ricerca è sia fornire maggiori informazioni sulle abitudini compositive
degli autori sia descrivere le modalità performative che, nel corso del tempo, hanno modificato la percezione di una precisa identità metrica.
3. Letteratura e Matematica. Analogie e Convergenze.
Coordinano Paola Italia (Univ. di Bologna, Paola.Italia@unibo.it) e Carlo Toffalori (Univ. di Camerino, carlo.toffalori@unicam.it)
Discussant: Paolo Maroscia (Sapienza Univ. di Roma)
Mirko Degli Esposti (Università di Bologna)
Modelli matematici del falso letterario: da Montale al caso del manoscritto di Voynich, passando per Gramsci
98
Recenti progressi della matematica e dell'intelligenza artificiale ci pongono sempre più davanti a fondamentali questioni riguardanti l'identitàà dell'autore, l'autenticitàà e perfino il valore estetico di un’opera
letteraria. Useremo il caso del manoscritto di Voynich per introdurre e discutere questi temi, anche richiamando casi già affrontati in un passato più o meno recente: dall’attribuzione di articoli forse Gramsciani al caso del Diario Postumo di Montale.
Agnese Ilaria Telloni (Università Politecnica delle Marche)
Leopardi e l’infinito matematico
Se il 2019 celebra il bicentenario della composizione dell’Infinito leopardiano, il 2018 ha ricordato il centenario della scomparsa di Georg Cantor, matematico dell’Ottocento e ideatore della prima
rivoluzionaria teoria scientifica dell’infinito.
Nell’intervento si esploreranno le profonde e intriganti analogie fra le concezioni e la poetica di Leopardi e la matematica dell’infinito, dai primi tentativi dei geometri greci, alla trattazione di Cantor, fino
all’imprevedibile svolta di Gödel.
Daniele A. Gewurz (Università di Roma La Sapienza)
Procedimenti combinatorî nella letteratura italiana del ’900
Nella letteratura italiana del '900 riemerge un interesse per i procedimenti e lo spirito della combinatoria. Si delineeranno ricorrenze e specificità, dagli esempi presenti nell'opera di Italo Calvino, agli esperimenti di Nanni Balestrini e di Edoardo Sanguineti, all'OpLePo e ad altri autori più inaspettati. Ci si
concentrerà in particolare sull'opera di Calvino, dal classico Castello dei destini incrociati a prove meno note, come l'affascinante abbozzo L’incendio della casa abominevole.
Diego Terzano (Università di Pisa)
Matematica e giustizia in Michelstaedter. L’iperbole come chiave della persuasione
Si intende chiarire la centralità del metodo matematico per il concetto di giustizia/persuasione in Michelstaedter, nonché il legame di quel metodo, per la prima volta, con la sua opera propriamente letteraria.
Se è utile discutere il modo in cui M. considera la tensione infinita di un’iperbole verso il proprio asintoto (appunto come immagine della persuasione), è interessante notare quanto già nel 1909 tale ragionamento fosse vivo, attraverso un’incursione nel racconto Amicizia per un cane.
Milena Giuffrida (Università degli Studi di Catania)
Gadda matematico
Il legame tra matematica e prosa è una costante dell’opera di Carlo Emilio Gadda. Relazione, questa,
esplicitata persino in uno scritto, Matematica e prosa, apparso nel 1954 sull’annuario della “Scuola Ingegneri di Roma”. Lo scopo del contributo è pertanto quello di studiare gli interventi dello scrittore sul
tema, in particolare confrontando la sezione matematica della sua biblioteca, i quaderni, soprattutto
quelli del “Liceo Parini” (Archivio Bonsanti) redatti durante l’esperienza di insegnamento del 1924-25, e
gli scritti minori dell’Ingegnere.
Paolo Caressa (Università La Sapienza di Roma)
Attualità di Sinisgalli: versi, formule e macchine nell’epoca dei big data
In questo intervento si analizzerà l’opera di Leonardo Sinisgalli rapportandola alla contemporaneità e in
particolare alle ibridazioni fra discipline umanistiche e scientifiche imposte dalle nuove tecnologie: si argomenterà che il ruolo della matematica e della poesia resta fondamentale per interpretare un mondo
fatto di dati, informazioni e algoritmi.
99
Giordano Bruno (ISIA Roma Design)
Sciascia incontra de Finetti
Attraverso l’esame dell’approccio “scientifico” seguito da Leonardo Sciascia ne La scomparsa di Majorana,
viene sviluppato un confronto con l’opera del grande matematico Bruno de Finetti.
In particolare in merito al processo “inferenziale” che ci porta a poter decidere in favore di un’ipotesi
(spiegazione di un fatto) maggiormente probabile delle altre. Tra di loro vengono scandagliate delle
“somiglianze”, che a un esame poco approfondito non appaiono emergere.
Mattia Cavicchi (Università Paris 13)
La combinatoria crea il mondo: matematica come riscrittura della realtà nel “Pendolo di
Foucault”
Il pendolo di Foucault di Umberto Eco è un esempio mirabile del dialogo tra matematica e letteratura, non
solo per via di alcuni aspetti superficiali (come la struttura geometrica o i riferimenti alle equazioni del
moto), ma anche per la riflessione su certi meccanismi del pensiero. Giocando sul potere di riscrittura
della realtà insito nell’atto della narrazione, Eco coglie infatti alcuni elementi essenziali — le
associazioni analogiche, la riduzione del reale a simbolo — della stessa creatività matematica.
4. Fictional minds: modi di rappresentazione della coscienza in letteratura.
Coordinano Gloria Scarfone (Univ. di Pisa - Université Sorbonne Nouvelle Paris 3, gloriascarfone@gmail.com) e Filippo Gobbo (Univ. di Pisa – Friedrich-Alexander-Universität Erlangen Nürberg
fgobbo90@gmail.com)
Discussant: Raffaele Donnarumma (Università di Pisa)
Interventi di
Concetta Maria Pagliuca (Università degli studi di Napoli “Federico II”)
La situazione narrativa figurale in Italia: il caso di una novella verghiana
L’intervento proposto costituisce un case study di una più ampia ricerca che mira ad indagare l’emergere
della situazione narrativa figurale (nell’accezione di Stanzel) negli ultimi decenni dell’Ottocento, quando,
prima ancora della sua fioritura nella narrativa modernista primonovecentesca, tale soluzione formale è,
da un lato, una delle strategie possibili dell’impersonalità naturalista e, dall’altro, una risorsa delle nuove
esplorazioni psicologiche condotte da romanzieri e novellieri.
Guido Scaravilli (Scuola Normale Superiore)
Tre casi: processi di figuralizzazione in relazione alle classi sociali dei personaggi nella narrativa verista
Gli scrittori naturalisti, seguendo il magistero flaubertiano, si cimentarono nella narrazione figurale, come
l’ha definita Stanzel, cioè quel tipo di narrazione in terza persona in cui il narratore tende ad eclissarsi e
in cui a uno o più personaggi è demandata la mediacy. Tuttavia, essi la ritennero consona, nella loro teoresi, solo a personaggi borghesi, artisti o aristocratici, mentre sembrarono precluderla alle classi popolari. In realtà, nella prassi narrativa, diversi sono le infrazioni a un tale assunto, e i processi di figuralizzazione sono talvolta concessi, seppur con sensibili differenze, a esponenti del Quarto Stato. Attraverso
tre casi esemplari a confronto – L’eredità Ferramonti (1883) di Chelli, Mastro Don Gesualdo (1889) e Il Marchese di Roccaverdina (1901) – lo scopo è di indagare la fenomenologia della soggettivazione dei personaggi in relazione alla loro condizione sociale.
100
Gloria Scarfone (Università di Pisa – Université Sorbonne Nouvelle Paris 3)
Oltre l’inward turn, ovvero quando le percezioni dominano gli eventi: un esempio da Volponi
From Narration to Monologue: la storia del novel che dalla narrazione vira progressivamente verso la forma
monologo è la storia di una coscienza che passa dall’essere raccontata all’essere mostrata. È questa una
delle principali ipotesi storiografiche di Dorrit Cohn. Prendendo le mosse da alcuni romanzi di Volponi, l’intervento si propone di mostrare cosa succede quando le possibilità offerte dall’inward turn modernista vengono portate alle estreme conseguenze, quando cioè le percezioni dei personaggi non dominano più semplicemente l’intreccio ma gli eventi.
Michele Maiolani (University of Cambridge)
Narrazione e rappresentazione della coscienza del signor Palomar
Alla luce delle teorie narratologiche postclassiche, si può rileggere il ruolo del signor Palomar, andando
oltre alla sua riduzione a mera funzione narrativa. Molti capitoli del libro presentano azioni, stati mentali ed emozioni del protagonista, permettendo al lettore di stabilire un legame empatico con il personaggio e di attribuirgli una coscienza. Questa rilettura coinvolge anche l’orizzonte epistemologico
dell’opera e il rapporto tra descrizione e narrazione nell’ultimo Calvino.
Carlo Tirinanzi De Medici (Università di Trento)
Tutto in un punto. L’estroflessione dell’io nella narrativa contemporanea e la crisi delle strutture di mediazione
L’intervento vuole osservare le forme di estroflessione dell’interiorità nel romanzo contemporaneo. Attraverso le opere di Gianni Celati, Aldo Nove, Walter Siti ed Emanuela Carbé si individuano come strategie strutturazione della trama, azioni, discorsi diretti e commenti. Tali tecniche indicano una più generale trasformazione in atto, dall’«era del sospetto» novecentesca verso la moderna disintermediazione,
che e tende ridurre il peso dell’interpretazione del lettore nella decifrazione dell’interiorità dei personaggi.
Filippo Pennacchio (Università IULM, Milano)
Reading to tell about it. Naturalezza e convenzione nella rappresentazione letteraria dei contenuti mentali, a partire dalla Gemella H di Giorgio Falco
A partire dalla Gemella H, di Giorgio Falco, l’intervento si propone in primo luogo di riflettere sui limiti
cui vanno incontro i modelli sia “classici” che cognitivisti per quanto riguarda lo studio delle procedure
di rappresentazione dei contenuti mentali dei personaggi di finzione. In secondo luogo, si intende ragionare sulle strategie interpretative che possono essere messe in gioco per spiegare modi apparentemente anomali – ma oggi sempre più diffusi – di dare forma a tali contenuti.
5. Digital Humanities e forme della testualità.
Coordina Alessia Scacchi (Sapienza Univ. di Roma, alessia.scacchi@uniroma1.it)
Discussant: Monica Cristina Storini (Sapienza Università di Roma)
Interventi di
Fabio Ciotti (Università di Tor Vergata)
Per una critica del giudizio computazionale negli studi letterari
101
Che genere di conoscenza del letterario possiamo trarre mediante i più recenti metodi computazionali
di tipo massivamente quantitativo? Con quali limiti e entro quali condizioni di applicabilità essi possono
essere assunti nell’indagine critica? In questo intervento cercheremo di tracciare i lineamenti di una risposta a questi interrogativi. A partire dalla discussione di alcune delle più stimolanti critiche epistemologiche e metodologiche del distant reading formuleremo una proposta di inquadramento teorico ed
epistemologico degli approcci computazionali di nuova generazione che si basa sul superamento del
metodo interpretativo come unica modalità di comprensione e spiegazione dei fatti letterari e culturali.
Emmanuela Carbé (Università di Siena)
“Scusi lei lo scriverebbe un romanzo con il computer?”. Archivi digitali e filologia d’autore
Dagli anni ’80 a oggi, cioè dall’introduzione dei personal computer all’utilizzo diffuso del web, gli autori
hanno modificato radicalmente le abitudini di scrittura. Se la comunità scientifica è sempre più sensibile
alle opportunità del digitale come strumento di lavoro, lo studio filologico di testi elaborati in formato
elettronico risulta, salvo poche eccezioni, un territorio quasi del tutto inesplorato. L’intervento si propone di riflettere sul tema del digitale d’autore e sul suo trattamento in ambito archivistico e filologico.
Adelaide Pagano (Università degli Studi di Salerno)
Ripensare alle edizioni critiche digitali dei testi a stampa, un progetto in corso
In questo intervento si offrirà una riflessione sulle nuove forme di testualità nate con la digitalizzazione.
In particolare si cercherà di ripensare alle edizioni critiche digitali non come una semplice copia in pixel
del foglio a stampa, ma come nuovo strumento, sempre più ricco ed efficace per la ricerca. Come elemento di riflessione sarà presentato un progetto in corso di un’edizione critica trilingue di un’opera a
stampa del Settecento, sottolineandone le difficoltà di realizzazione e le possibili possibilità di sviluppo
future.
Natalia Librizzi (Università degli Studi di Palermo)
Tra documentary editions ed edizioni genetiche. La soluzione digitale
L’intervento proporrà l’esemplificazione di cinque digital documentary editions di alcuni capitoli inediti
del Sempione strizza l’occhio al Frejus di E. Vittorini e dei materiali di avantesto del suo prosieguo, Il
barbiere di Carlo Marx, e dell’edizione critica digitale di quest’ultimo. L’approccio genetico, qui declinato in due differenti esiti editoriali, intende far meditare su di un procedimento di investigazione e validazione del testo proponendo, a seconda delle sue specificità, la densità teorica di nuovi prodotti accademico-scientifici.
Cristiano Pesaresi, Davide Pavia (“Sapienza” Università di Roma)
GIS, geotecnologie e storytelling digitale, tra letteratura e moderna geografia
GIS e geotecnologie permettono di raccordare proficuamente varie branche del sapere. App dedicate e
webGIS consentono di muoversi verso un coinvolgente storytelling digitale. La cartografia acquisisce
una fervida vitalità mediante georeferenziazioni e modellizzazioni volte alla ricostruzione dei paesaggi,
descritti nelle opere letterarie. Nelle story map si possono creare collegamenti e itinerari che raccordino
i luoghi di vita e lavoro di poeti e scrittori. Iscrizioni, epigrafi, foto possono essere simbolizzate e riportate in geodatabase e in dinamiche elaborazioni.
Dragana Kazandjiovska (“Sapienza” Università di Roma)
Georeferenziare il geosimbolismo letterario ovvero La strada per Roma sulla mappa digitale
Negli ultimi anni la relazione tra il mondo e la sua rappresentazione simbolica in termini di mappa, è
evoluta in una costruzione socio-culturale fortemente legata all’utilizzo degli strumenti GIS al fine di
102
sviluppare una “conoscenza territoriale multidimensionale e multifunzionale” (Fistola). Elaborando la
posizione delle città di Roma e di Urbino in base alle informazioni narrative tratte dal romanzo volponiano e integrandole sulla mappa digitale, si potrebbe (ri)costruire una concezione simbolica nonché
realistica dello spazio narrativo urbano.
Christian D’Agata (Università Ca’ Foscari di Venezia)
«I Nomi della Rosa». Un’analisi testuale informatica delle varianti del Nome della Rosa di U.
Eco tra Distant e Close reading
Il contributo mira ad analizzare le varianti del Nome della Rosa proponendo una riflessione critica sulle
modifiche apportate da Umberto Eco nella riedizione del 2012 grazie all’utilizzo di alcuni strumenti informatici imprescindibili per il filologo digitale. Partendo da una comparazione operata tramite Juxta tra
l’edizione del 1980 e la riedizione del 2012 sono state elaborate analisi linguistiche e interpretative cercando di individuare le pratiche di riscrittura dell’autore alessandrino.
Yuan Zhang (“Sapienza” Università di Roma)
Umberto Eco in Cina: uno studio attraverso database
L’intervento affronterà la traduzione e la ricezione di Umberto Eco in Cina, introducendo una metodologia sviluppata dalle Digital Humanities. Si focalizzerà sui cataloghi realizzati dal database Endnote,
tendendo a fare un’analisi quantitativa e una qualitativa sulla base dei dati estratti dai cataloghi, in modo
da delineare la figura di Eco nel Paese orientale.
Giulio de Jorio Frisari (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli)
La letteratura in prospettiva topologica: riflessioni preliminari
La topologia dona luce alle prospettive di classici come Gadda che anticipano tesi della <Teoria dei Sistemi Evolutivi> per le comuni origini inerenti le leggi della funzione continua tra spazi topologici. Un
aspetto di questi argomenti è presente nel problema dei solidi platonici su cui ha lavorato il padre delle
leggi delle deformazioni elastiche nel continuo, Cauchy, di cui si riscontrano aspetti in G. Bruno, nelle
complesse corrispondenze interne all’Opera di Alberti, da riferire al Timeo.
6. Le Digital Humanities e le Humanities tra paura, intreccio, rifiuto e sviluppo.
Coordinano Enrica Salvatori (Univ. di Pisa, enrica.salvatori@unipi.it), Maria Simi (Univ. di Pisa, simi@di.unipi.it) e Simona Turbanti (Univ. di Pisa, simona.turbanti@sba.unipi.it).
Discussant: Antonella Gioli (UniPI), Michelangelo Zaccarello (UniPI)
Interventi di
Alessandro Lenci (UniPI)
Chi ha paura delle Digital Humanities? Miti e realtà del rapporto tra computer, testo e lingua
L’atteggiamento verso le Digital Humanities è oggi quanto mai polarizzato tra cui le ritiene il futuro della cultura umanistica e chi invece le giudica strumenti che ne decreteranno la fine. Entrambe le posizioni sono spesso il frutto di giudizi affrettati, viziati da pregiudizi immotivati o non pienamente supportati
dalla conoscenza reale dello stato dell’arte delle metodologie per l’analisi digitale dei dati umanistici. Le
Digital Humanities sono una galassia variegata quanto le sono le scienze umane a cui fanno riferimento.
Più che una disciplina costituiscono forse una “meta-disciplina”. L’uso degli strumenti digitali non rende infatti la linguistica più vicina all’archeologia, di quanto l’uso degli stessi metodi matematici possano
rendere più simile l’economia alla genetica. Le diverse anime delle Digital Humanities pongono quindi
103
problemi differenti e devono rispondere a sfide diverse. In questo intervento ci si concentrerà
sull’analisi linguistico-computazionale del testo digitale. L’obiettivo è quello di sfatare falsi miti, sia positivi che negativi, attraverso una riflessione critica sulle effettive potenzialità delle metodologie computazionali per affrontare temi tradizionali dell’indagine filologica e linguistica, offrendo al contempo la possibilità di porre ai testi e alle lingue domande che prima non era possibile indagare. Questo è del resto
quello che da sempre accade quando nuovi metodi e strumenti di indagine diventano disponibili per un
ambito di studio.
Enrica Salvatori (UniPI)
La Storia, la Storia Digitale e le Digital Humanities: i problemi aperti
Il rapporto tra storici e l’informatica è di lunga data, dato che gli storici sono stati tra i primi umanisti ad
accogliere con favore e interesse l’emergere di nuovi strumenti di analisi elaborati dalla Computer
Science. Numerose sono state le sperimentazioni, gli studi e i convegni, che hanno caratterizzato tuttavia una relazione non facile, articolata e spesso insoddisfacente tra i due ambiti. Oggi la Digital History
non ha creato, almeno in Italia, centri di ricerca specializzati, né avviato infrastrutture dedicate, tuttavia
se si guarda ai singoli progetti di Digital Humanities le tematiche storiche hanno un peso e
un’importanza indubbia; dall’altro versante, nei congressi di storici e in particolare in quelli dedicati alla
Public History, l’elemento digitale è un fattore onnipresente. L’intervento cercherà di chiarire le motivazioni dell’attuale situazione e di ragionare sui possibili futuri sviluppi.
Federico Boschetti (ILC CNR)
Gli studi filologici nell’era digitale: (ri)costruire ponti fra comunità
I filologi tradizionali hanno raggiunto livelli molto elevati di specializzazione producendo un forte isolamento fra le sottocomunità scientifiche. I filologi classici, biblici, romanzi o germanici hanno elaborato metodologie proprie, ritagliate sui loro peculiari oggetti di studio e solo negli ultimi anni si sono visti
coinvolti in iniziative comuni (collegi dottorali su temi trasversali, convegni interdisciplinari, pubblicazioni ad ampio raggio), spinti più da necessità estrinseche (come la riorganizzazione dei dipartimenti)
che da intrinseca volontà di apertura. Quando il filologo tradizionale si rivolge direttamente
all’informatico (computer scientist, ingegnere informatico o semplice programmatore), lo fa quasi sempre in modo strumentale, per ottenere un prodotto specifico adatto alle sue esigenze di ricerca. D’altra
parte i filologi digitali, soprattutto delle nuove generazioni, tendono a riconoscersi e ad essere riconosciuti più all’interno della comunità delle Digital Humanities che all’interno delle (sotto)comunità dei
filologi. Promuovono quindi delle best practices che rischiano di essere autoreferenziali, prive del necessario confronto con gli specialisti, cioè con i maggiori esperti nei vari (sotto)domini della filologia.
Alla luce di tutto ciò, il filologo digitale dovrebbe avere tra i propri obiettivi, oltre all’innovazione, anche
la mediazione tra il filologo tradizionale e l’informatico. La visione proposta è quindi di continuità, di
coevoluzione fra le comunità e non di rottura.
Simona Turbanti, UniPI
“Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!”: le discipline del libro e del documento e la cultura digitale in Italia
È stato mostrato da parte di vari studiosi come le scienze del libro e del documento (library and information science, LIS) e la cultura digitale (o digital humanities, DH) abbiano alcuni importanti punti di
contatto che non si fermano ai vari temi di interesse comune e agli intenti condivisi. Se è innegabile che
molte ricerche nell’ambito delle DH avvengano in archivi, biblioteche e musei o in stretta connessione
con essi, proprio l’applicazione degli strumenti digitali in ambito LAM può costituire un fattore decisivo
per l’avanzamento degli studi a livello teorico, da una parte, e il miglioramento dei servizi offerti dalle
istituzioni culturali, dall’altra. Nella LIS si fa uso di strumenti informatici da molti decenni e in letteratura scientifica si è riflettuto spesso, e si continua a farlo, sulle ripercussioni di questo ricorso, non soltan104
to nella pratica, quanto sul piano metodologico. Inoltre, data la loro forte componente “pratica”, sia le
scienze del libro e del documento sia le Digital Humanities condividono una condizione, non sempre
risolta, a metà tra la disciplina accademica a sé stante e il supporto alla ricerca per altri settori scientifici.
Soprattutto in Italia l’applicazione di schemi talvolta troppo rigidi di definizione dei singoli settori disciplinari nelle procedure valutative per l’assegnazione dei fondi di ricerca e l’avanzamento nella carriera
rischiano di penalizzare aree con confini sfumati come la LIS e le DH. Nonostante queste affinità, il
panorama che emerge a livello nazionale è tutt’altro che unitario e condiviso. In questo intervento si
cercherà di analizzare se e come, partendo dai numerosi punti di contatto esistenti e da altri sinora non
contemplati, sia possibile una maggiore sinergia tra le due discipline da cui attingere nuove forze e nuovi spunti.
Son Suhyoung (Univ. di Roma La Sapienza)
Digital Humanities: Stato attuale e caratteristiche della Corea del Sud
Nell'era della terza rivoluzione industriale, i computer e Internet sono stati strumenti per elaborare i dati
in modo rapido e conveniente. Nel frattempo, il punto chiave della quarta rivoluzione industriale è come ristrutturare e ricreare dati significativi. I settori delle scienze umanistiche e delle scienze della biblioteca stanno anche esplorando nuovi modi di ricerca, formazione e creazione creativa combinando
grandi quantità di dati con la tecnologia dell'informazione. Sebbene la Repubblica di Corea non usasse il
termine "digital humanities", iniziarono a prestare attenzione all'informatizzazione avente ad oggetto la
conoscenza umanistica a partire dal 1980 sotto il nome di humanities computing. Il governo della Repubblica di Corea ha guidato vari progetti per ampliare vari contenuti digitali e ha digitalizzato un notevole numero di dati delle istituzioni pubbliche. Sulla base dei contenuti digitalizzati, studiosi di letteratura e storici coreani stanno cercando di applicare tecniche come l'analisi della rete e la visualizzazione dei
dati. Inoltre, ogni università ha istituito un corso di studi digital humanities al proprio interno per dotare le generazioni future delle basi necessarie alla ricerca creativa umanistica nell'ambiente digitale. Questo panel vuole introdurre il processo e lo status delle humanities digitali e del metodo educativo nella
Repubblica di Corea e mira a caratterizzare le discipline umanistiche digitali in Corea
7. L’italiano per la comunicazione accademica e scientifica. I contesti, le caratteristiche e le sfide.
Coordinano Elena Ballarin (Univ. Ca’ Foscari Venezia, ballarin@unive.it), Paolo Nitti (Univ.
dell’Insubria, pnitti@uninsubria.it) e Donatella Troncarelli (Univ. per Stranieri di Siena, troncarelli@unistrasi.it)
Discussant: Cristina Pierantozzi, Flora Sisti, Dina M. Hussein, Giuseppe Fazzari
Paolo Nitti (Università degli Studi dell’Insubria)
L’analisi del testo accademico. Una sperimentazione di linguistica testuale applicata alla didattica dell’italiano
La letteratura scientifica in merito alla trattazione dell’italiano accademico è ampia, sebbene manchino
studi di carattere applicativo. Si presentano, pertanto, i risultati di una sperimentazione relativa alla redazione di testi accademici, da parte di apprendenti universitari. Sono stati elaborati alcuni indicatori
linguistico-testuali, utilizzati per le attività di scrittura di tre gruppi di corsisti universitari. I risultati sono
stati confrontati con un ulteriore gruppo di controllo.
Cristina Pierantozzi, Flora Sisti (Università degli Studi di Urbino Carlo Bo)
Competenza grammaticale e italiano accademico
In questo lavoro metteremo in relazione dati ottenuti da a) un test sui giudizi di grammaticalità e b) un
test sull’italiano accademico somministrato alle matricole universitarie in occasione del test di Valutazione della Preparazione Iniziale. Dalle analisi condotte emerge una correlazione statistica significativa
105
tra il punteggio raggiunto nel test VPI e la percezione di alcuni errori grammaticali. La selettività della
correlazione ci suggerisce che il livello raggiunto nella lingua standard dipende non solo da fattori di tipo socio-linguistico ma anche da ciò che Chomsky definisce competenza grammaticale.
Dina M. Hussein (Università di Ain Shams, Il Cairo, Egitto)
L’italiano della divulgazione scientifica. Analisi del linguaggio di “Le Scienze”
La divulgazione scientifica è l'attività di comunicazione, rivolta al grande pubblico, delle nozioni e ricerche accademiche in forma accessibile e di facile comprensione. Analizzare i tratti linguistici della divulgazione scientifica è stato l’obiettivo del presente contributo. Si ha come esponente di questa comunicazione Le Scienze, una rivista mensile di divulgazione scientifica. Nel presente contributo sarà analizzato il linguaggio di questa rivista, sottolineando caratteristiche linguistiche più salienti nel tentativo di disegnare un quadro linguistico generale di tale tipo di comunicazione.
Giuseppe Fazzari (Centro Interculturale della Città di Torino)
Microlingua scientifico-professionale: il clima e l’ambiente. Riflessioni su una sperimentazione
in italiano L2
Questo contributo intende dimostrare come tecniche didattiche attive possano portare a un miglioramento nella competenza di una microlingua scientifico-professionale. L’applicazione sperimentale è stata avviata presso il Centro Interculturale di Torino a febbraio 2019 all’interno del corso di italiano L2 di
livello avanzato, destinato ad adulti. Nel corso della sperimentazione ci si è concentrati sulle caratteristiche pragmatiche, formali, culturali della comunicazione microlinguistica relativa al clima e all’ambiente.
Elena Ballarin (Università Ca’ Foscari Venezia)
Il testo espositivo informativo tra comunicazione accademica e microlingue
Il testo espositivo-informativo è utilizzato e diffuso nella comunicazione che veicola il sapere accademico e scientifico. Lo scopo della ricerca è verificare se la struttura di questo tipo di testo assuma qualità
specifiche in apprendenti che studiano la lingua italiana come L2, in un contesto universitario superiore.
Un corpus linguistico formato da una serie di testi espositivo-informativi, prodotti da apprendenti di livello B2, costituisce la banca dati su cui si è investigato.
Donatella Troncarelli (Università per Stranieri di Siena)
Scrittura accademica in Italiano L2: strategie di insegnamento e apprendimento per la stesura
del testo espositivo
Saper elaborare testi espositivi sintetici ed analitici è una delle competenze richieste agli studenti universitari non italofoni che dispongono di tempi brevi da dedicare allo sviluppo della scrittura. Il contributo
illustra percorsi formativi che, accanto all’approfondimento di aspetti testuali, sintattici, morfologici e
lessicali, caratterizzanti la scrittura accademica, prendono in considerazione le diverse dimensioni coinvolte nella stesura di un testo espositivo per offrire sufficienti occasioni di pratica controllata e sostegno
al processo di elaborazione e produzione del testo accademico.
8. Ibridazioni narrative: come ripensare la comunicazione scientifica.
Coordinano Sara Dal Cengio (Universitat de Barcelona, sara01.dalcengio@gmail.com) e Matteo Polettini
(Univ. del Lussemburgo, matteo@festivaletteratura.it)
Discussant: Alessandro Della Casa (Segreteria organizzativa FEstivaletteratura) e Dario Maestripieri (Department of Comparative Human Development, University of Chicago)
106
Interventi di
Mattia Galeotti (Università degli studi di Trento)
I linguaggi scientifici e la politicità delle scienze oggi
Il ruolo della Scienza, nel dibattito pubblico, è sempre più quello di strumento di validazione dell'azione
governamentale attraverso una retorica della necessità e della verità. Il punto cieco di questo dispositivo
si trova nelle relazioni e dipendenze tra assunti scientifici, descrizione del mondo e performatività sul
reale, nella constatazione cioè che l' “oggettività” scientifica è la risultante di rapporti storici e sociali.
Rispetto alla pervasività di dispositivi algoritmici nella società, Yarden Katz utilizza in un articolo del
2017 la nozione di “vision from nowhere”, riferendosi all'insieme di narrazioni che invisibilizzano i
principi etici, politici, organizzativi, veicolati da queste tecnologie. Ci sembra impellente la necessità di
uno “svelamento” che permetta di tradurre il dibattito scientifico nelle alternative politiche, sociali,
normative, che sono implicite ad ogni ipotesi tecnica e ad ogni formalizzazione matematica. In questo
senso risulta interessante sia un approfondimento sui linguaggi scientifici, che un recupero della narrativa distopica di fantascienza, laddove le estremizzazioni coerenti di tendenze già in atto, possono mettere in luce le fratture epistemologiche e filosofiche tra diverse visioni del mondo che coesistono nel presente in maniera conflittuale.
Paulo Fernando Lévano (Università degli studi di Bologna)
Il sociologo e il matematico
Il presente intervento vuole abbozzare una genealogia di quelle posizioni che fanno parlare, in riferimento al pensiero di Bruno Latour, di una svolta semiotica in studi sociali della scienza. Dopo aver individuato a grandi linee due linee di forza, il Programma Forte della Sociologia della Conoscenza Scientifica di David Bloor e la Filosofia dell’Informazione di Michel Serres, la domanda centrale a cui si cercherà di fornire risposta è: la storia della scienza è un genere letterario? Prendendo a mani piene dalle
indagini storico-scientifiche di Bloor e Serres, la discussione cercherà di mettere in rilievo alcuni aspetti
del rapporto tra scienza e letteratura che permettono di parlare di rivalità mimetica.
Lucia Faienza (Università degli studi dell’Aquila)
“Eppure questa storia non finisce qui”: Levi e la prospettiva crossover dell’umanista-scienziato
Nel secondo Novecento italiano l’esperienza umana e letteraria di Primo Levi offre un punto di osservazione originale, per non dire unico, per quello che riguarda l’intersezione tra letteratura e scienza. Per
Levi, infatti, il proprio lavoro di scienziato non è un’attività parallela e disgiunta da quella letteraria, ma
offre una struttura formale e filosofica di interpretazione della realtà che ritorna nella produzione letteraria: se questa prospettiva è esplicita ne Il sistema periodico, nel quale ogni racconto prende il nome da
un elemento chimico, tornerà stabile in tutta l’opera. Diverse sono infatti le modalità in cui il sottotesto
scientifico “contamina” la narrativa dell’autore, a più livelli di costruzione simbolica: dalla straniatura
fantastica di Storie naturali, all’antologia biografica della Ricerca delle radici, alla silloge-reportage de
L’altrui mestiere.
Simona Micali (Università degli studi di Siena)
Postumanesimo e fantascienza: l’immaginario della sesta estinzione
Attraverso l’analisi del dibattito contemporaneo sulla nozione di postumano, l’intervento punta a mettere in luce il valore euristico della speculazione fantascientifica, che si offre come un laboratorio teorico
107
per sperimentare potenzialità, implicazioni e rischi della scienza e della società contemporanei. Infatti,
sin dalla sua etichetta di genere – science fiction – la fantascienza mette in evidenza la propria natura
ibrida, di immaginazione scientificamente fondata e al tempo stesso di messa in questione della scienza
e della tecnologia per mezzo dell’immaginazione narrativa. In questa prospettiva, il discorso sul postumano – inteso come condizione socioantropologica, proposta politica, tema dell’immaginario speculativo – costituisce un campo ideale in cui mettere alla prova la natura sperimentale e interdisciplinare della
science fiction, nonché di evidenziarne il valore etico e politico.
10) ADI SD-SEZIONE DIDATTICA
1. L’immaginario dell’argomentazione scientifica: gli incerti confini dell’oggettività.
Coordina Luisa Mirone (luisamirone@gmail.com)
Discussant: Lucia Olini (Vice-Presiente ADIsd, Liceo “Messadaglia” di Verona)
Interventi di
Carmen Dell’Aversano (Università di Pisa)
Argomentazione e costruzione della conoscenza
L’insegnamento delle varie materie, sia nel contesto scolastico sia in quello universitario, tende ad
occultare il fatto che le conoscenze che si propone di trasmettere sono il risultato di
un processo storicamente, culturalmente, e socialmente determinato, di costruzione. Il mio intervento
evidenzierà le conseguenze di questo fatto, che riguardano non soltanto la didattica delle singole
discipline ma anche e soprattutto la formazione delle persone, dei cittadini, e dei professionisti, e
descriverà una metodologia (esemplificata in relazione alle scienze umane e sociali) che colloca la
costruzione della conoscenza al centro di una proposta pedagogica innovativa.
Annalisa Nacinovich (Liceo “Buonarroti”, Pisa)
L'evidenza delle opinioni: uditorio universale e didattica della letteratura
Scopo della riflessione sarà evidenziare le connessioni fra immaginario e argomentazione a partire dagli
exempla ficta, dal ruolo, cioè, che, nel discorso argomentativo, hanno le narrazioni condivise. Uno spazio
che convoca diversi aspetti della didattica dell'italiano nella scuola superiore: dalle relazioni fra “vero,
falso, finto”, parafrasando il celebre titolo di un saggio di Ginzburg, e, quindi, il dialogo fra letteratura e
storia, opinione e verità; alla natura comunicativa e argomentativa dei testi letterari; alla questione della
definizione di un “canone” di testi o del superamento di esso.
Cinzia Ruozzi (USR Emilia Romagna)
La sintassi della chiarezza
Per comprendere l’apporto che la lingua della scienza ha dato alla storia linguistica e letteraria è
necessario allargare l’attenzione dalla funzione del lessico scientifico, quale importante serbatoio di
rinnovamento della lingua comune, anche agli aspetti morfologici, sintattici e testuali. Il presente
contributo si propone due obiettivi didattici: da una parte dimostrare, come nella nostra storia culturale,
lingua e letteratura si siano reciprocamente influenzate e intrecciate con il sapere scientifico sull’esempio
di autori esemplari come Galileo e Primo Levi; dall’altra approfondire gli aspetti linguistici del testo
scientifico nell’ottica del potenziamento delle competenze linguistiche in chiave interdisciplinare.
Leila Corsi (Liceo “Buonarroti”, Pisa)
108
«Non impedir lo mio fatale andare»: ragione e sentimento nell'ultimo colloquio fra Enea e
Didone
Pro re pauca loquar: è con una clausola da avvocati che Enea si accinge a rispondere alle accuse risentite di
Didone. Un’argomentazione razionale, la sua, per convincere la regina, ormai furens ed eccitata come
una baccante. Il quarto dell’Eneide si presta a lavori plurimi sull’argomentazione, a partire da quel
capolavoro di retorica che è il discorso rivolto alla regina dalla sorella Anna, in quel colloquio tenero e
intimo che apre il libro e svela l’innamoramento. Un’argomentazione sofisticata, la sua, che supera e
risolve le dicotomie su cui Didone aveva costruito il suo ragionamento, specchio del suo animo, scisso
tra ragione e sentimento.
2. Critica: scienza o ermeneutica? Lo studio della letteratura.
Coordina Annalisa Nacinovich, Liceo Buonarroti, Pisa; Adi sd Toscana (annalisa.nacinovich@tiscali.it)
Discussant: Gabriele Cingolani (Liceo Leopardi, Recanati, ADI sd Marche)
Interventi di
Romano Luperini (Università di Siena)-Daniele Lo Vetere (IIS Piccolomini Siena)
Il terremoto sotto i piedi. Letteratura, critica e didattica
L’intervento – bipartito - intende mostrare la correlazione stretta fra la crisi della letteratura, la crisi
della critica e la crisi della didattica e come sia venuto meno negli ultimi anni il rapporto fra scienza ed
ermeneutica, fra commento e interpretazione, privilegiando in modo unilaterale l'una o l’altra.
La crisi della letteratura e della critica porta con sé una crisi della didattica. Quante certezze sul canone e
sulle modalità di ricezione e apprendimento della letteratura a scuola sono ancora solide e quante invece
rischiano di non reggere al terremoto in corso?
Claudia Correggi (Liceo Spallanzani, Reggio Emilia)
La sfida dell'immaginario. Il laboratorio critico di Remo Ceserani
L'attenzione rivolta da Ceserani alla pratica dell'insegnamento scaturisce da un interesse autentico e
perdura negli anni, fino all'exploit del Materiale e l'immaginario. Il manuale irrompe alla fine degli anni
Settanta nella rodata routine dell'educazione letteraria di matrice storicistica, aprendo la strada a inusuali
metodi interpretativi, a inedite posture interdisciplinari. Lo sguardo analitico parte da un'indagine
sociale del contesto col fine di mettere a fuoco l'insieme delle rappresentazioni simboliche che generano
la produzione di una sensibilità comune – l'immaginario – e offrirlo agli studenti (ma forse soprattutto
ai loro insegnanti) con le modalità di un laboratorio.
Luisa Mirone (Liceo Archimede, Acireale; Adi sd Sicilia)
L'invasione dei brutti a scuola: angeli novi, saltimbanchi e calzerotti marroni
Ci sono pagine nodali della critica novecentesca sulle quali si è formata, desumendone strumenti di
indagine e interpretazione dei testi, più di una generazione di studiosi di letteratura che oggi insegnano
nelle scuole. Sono strumenti ancora funzionanti e utili nella didattica della letteratura? E che tipo di uso
può farsene? È giusto rivendicare la funzione della critica e dei suoi strumenti nello spazio sempre più
contingentato riservato alla letteratura? Il contributo pone questi interrogativi e prova a dare alcune
risposte
Marianna Marrucci (Università per Stranieri di Siena)
Per una didattica della poesia
109
Il contributo si propone di verificare la possibilità di una didattica della poesia che sia scientificamente
fondata e valorizzi, su questa base, le potenzialità dell’approccio ermeneutico, in relazione ai tratti
specifici della poesia e con l’ausilio di tecniche didattiche da intendersi come strumenti rigorosi e
flessibili al servizio del confronto e dell’interpretazione.
3. La scienza come un romanzo: echi classici nella letteratura italiana.
Coordina Giorgia Totola (giorgia.totola@gmail.com)
Discussant: Silvia Tatti (presidente ADI-SD, Università degli Studi di Roma "La Sapienza")
Interventi di:
Luigia Cavone (ADI-SD Bari)
Medicina e Letteratura: da Ippocrate e Galeno alle Aritmie di Attilio Bertolucci
Nell’ambito del rapporto tra letteratura e scienza, la relazione tra arte medica e arte della parola (detta e
scritta) è attestata già nei classici (si pensi, per fare solo un esempio, al Fedro di Platone); trova
un’espressione particolarmente intensa nella letteratura anatomica tra la fine del Cinquecento e la fine
del Settecento, e si conferma, in forme e contesti diversificati, nei secoli XIX e XX. Si propone un percorso didattico per il secondo biennio e l’ultimo anno di scuola secondaria di II grado, attraverso il quale esplorare in chiave storica e letteraria quel particolare legame tra Medicina e Letteratura, fatto di reciprocità di parole e sguardi sull’uomo.
Adriana Passione (ADI-SD Campania)
La metamorfosi del testo. Orfeo ed Euridice: permanenza e variazioni di un mito. Handle with
care
Intorno alla vicenda di Orfeo e Euridice, ripercorsa attraverso una carrellata di testi che arrivano alla
nostra contemporaneità si cercherà da una parte di rintracciare le forme di permanenza e di variazione
del mito e di analizzarne la rifondazione nell’ambito delle mitologie personali elaborate dai diversi autori, dall’altra di correlare il mito con il delicatissimo tema della donazione degli organi, declinato al margine del percorso di catabasi di Orfeo. Il tòpos della morte/discesa agli inferi e successivo ritorno/resurrezione, sul filo della variazione del tema, potrebbe quindi spingersi fino ad una possibile, auspicata rinascita. Di Orfeo, se non di Euridice.
Deana Summa (ADI-SD Basilicata)
Le muse scontrose di Sinisgalli
Ingiustamente negletto dai programmi curriculari che, se va bene, lo annoverano corrivamente fra gli
ermetici minori, Leonardo Sinisgalli, lucano di origine e milanese di adozione, per il suo genio
proteiforme e singolare, ha meritato la definizione di "Leonardo del Novecento". Poeta, ingegnere,
saggista, illustratore e tanto altro, Sinisgalli ha vissuto in maniera viscerale e perdurante la schisi fra le
due culture. Scienza e letteratura sono state due muse tenzonanti, scontrose che lo strattonarono
implacabilmente fino a dimidiarlo. L'intervento intende evidenziare le alterne tappe che portarono il
poeta ingegnere al tentativo di una cross fertilization, di una compenetrazione fra le due culture al
punto, da elaborare la formula matematica della poesia. Intese così evidenziare come scienza e
Letteratura, pur essendo alloglotte (numeri e parole), condividono lo stesso slancio creativo e
conoscitivo.
Martina Di Sano (ADI-SD Palermo)
Cesare Pavese, Il mito come scienza che salva la coscienza del mondo
110
In tutti gli scritti di Cesare Pavese il rapporto col mito passa attraverso due lenti di osservazione. Da un
lato la civiltà e la letteratura americana, con la quale Pavese tenta di riscoprire un vitalismo originario, e
dall’altro l’esplorazione delle passioni primarie con i Dialoghi con Leucò. Con il presente testo intendo
proporre un’analisi del mito di Pavese come “coscienza di sé nel mondo”, attraverso i due poli
dell’archetipo di questa “prima alleanza”: lo specchio, che ricorre in tutta la poetica di Pavese fino alla
raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Basandoci sul lavoro intrapreso col progetto editoriale della «Collana Viola», e sulle riflessioni di Furio Jesi intono alla scienza del mito, si metterà in prospettiva storica il
giudizio negativo a cui il mito giunge sotto il vessillo di una religio mortis nichilista, cercando di individuare la natura “fisiologica” del mito.
Giorgia Totola (ADI-SD Veneto)
L'isola dei Ciclopi e i riflessi nell'acqua: da Omero a "L'ultimo viaggio" di Pascoli
La letteratura, prodotto dello spirito di un popolo, coopera con l'etnologia nella comprensione del significato intrinseco del mito, presente in ogni società: vi sono forme mitiche anche nella modernità in
tutte le manifestazioni creative dello spirito umano, nell'arte, nel linguaggio, nelle attività intellettuali.
Quello che importa non è tanto la creazione del mito, quanto il suo sviluppo nella trasmissione. Risulta
opportuno staccarsi da un'idea di mito precostituita per cogliere i poliedrici aspetti di un tema che necessita di una nuova lettura, emanciparsi dai rigidi vincoli definitorii del mito e osservare gli ambiti apparentemente non-mitici dell'esistenza. In tale percorso ci si prefigge di analizzare uno dei più celebri
episodi dell'Odissea, l'avventura di Odisseo nell'isola dei Ciclopi, e di evidenziare come la scienza riconduca l'immaginario avventuroso ed eroico del mito a fenomeni oggettivi e naturali.
4. Progresso tecnologico, ibridi e angeliche farfalle.
Coordina Cristina Nesi (crinesi@gmail.com)
Discussant: Gian Mario Anselmi (Università degli studi di Bologna)
Gian Mario Anselmi (Università degli studi di Bologna)
Il gioco della letteratura
L'opera letteraria presuppone un patto finzionale tra autore e lettore: e da qui appunto si comincia a
‘giocare’ accettando le regole della finzione narrativa (‘gioco’ nel senso dell'Homo ludens di Huizinga). Tale prospettiva di narrazione infinita si è accentuata negli ultimi anni in parallelo con la gigantesca rivoluzione digitale in atto che molto sta mutando gli statuti del fare letterario stesso e del suo insegnamento.
Martina Mengoni (Scuola Normale Superiore-Pisa)
Epica delle vernici
Il racconto Vanadio del Sistema periodico si apre con una sorta di breve prologo sull’instabilità chimica
delle vernici, e sui possibili esiti spaziotemporali di questa instabilità. Le vernici, oggetto quotidiano della vita lavorativa di Levi per più di quarant’anni, diventano nel Sistema periodico, e più in generale
nell’opera di Levi, metafore, simboli, amplificatori di senso. L’intervento, muovendo dalla costruzione
letteraria di Vanadio, intende mostrare come il «prologo delle vernici» costituisca un tassello fondamentale della complessa riflessione metanarrativa che anima il racconto; e che Vanadio stesso sia da considerarsi uno degli elementi di una costellazione più ampia di racconti, che comprende almeno Cromo, Tantalio, Decodificazione e La sfida della molecola, in cui la vernice si ritaglia un ruolo peculiare nel sistema ilozoista leviano, divenendo ora potente simbolo – non solo di instabilità, ma di separazione, di isolamento,
di cruciali passaggi di stato – ora punto di congiunzione tra narrazione e riflessione extradiegetica, ora
addirittura protagonista dell’epica della materia, alla stregua dell’atomo di carbonio.
111
Cristina Nesi (ADI-SD Toscana)
Le spirali di Primo Levi e di Italo Calvino fra microcosmo e macrocosmo
Quanto è stato scoperto nella seconda metà del ‘900 sull’infinitamente grande e sull’infinitamente piccolo basterebbe «ad assolvere - dice Primo Levi - questa fine di secolo e di millennio». Se l’astronomia e
la fisica delle particelle offrono un riscatto intellettuale agli orrori della guerra, quando si tratta di parlare
di spazi indefinibili il linguaggio umano appare, però, «risibile, come chi volesse arare con una piuma»,
tanto che Una stella tranquilla rivela una crisi comunicativa accomunabile a quella del testimone
sull’universo concentrazionario di Auschwitz. Pur con questi limiti, gli esseri viventi sono un accumulo
di storie in divenire e alla maniera di un mollusco ogni uomo crea intorno a sé La spirale (I. Calvino) di
carbonio, dandole una direzione e una forma, che raffigurano al contempo l’atto creativo dello scrittore
e l’immagine primordiale del labirinto, e quindi della prigione. «Le forme e le storie terrestri ripetono
forme e storie celesti ma le une e le altre - chiarisce Calvino - s’avvolgono a vicenda in una doppia spirale», come la Spirale sferica di Escher scelta per la copertina de La ricerca delle radici di Primo Levi o come
il tunnel a spirale del Block 21 di Auschwitz, architettato nel 1975 dal gruppo BBPR (Belgiojoso, Banfi,
Peressutti, Rogers) e al quale Levi avrebbe dato una voce.
Giuditta Grosso (ADI-SD Campania)
“L’Iguana”: lo sviluppo di un’etica della pietà e della cura come valida alternativa alla crisi del
mondo contemporaneo
«Un brav’uomo va in un’isola - è molto ricco e può andare dovunque - e conosce un mostro. Lo prende
come cosa possibile, e vorrebbe reintegrarlo - suppone ci sia stata una caduta - nella società umana, anzi
borghese, che ritiene il colmo della virtù. Ma si è sbagliato: perché il mostro è un vero mostro anzi
esprime l’animo puro e profondo dell’Universo di cui il signore non sa più nulla, tranne che è merce».
Così Anna Maria Ortese riassume le vicende de L’Iguana. L’Iguana rappresenta il tentativo di sovvertire
le regole di un mondo regolato dall’oppressione, in cui l’emarginazione del più debole mina la vita stessa della natura e si configura come «cultura d’arroganza». Con L’Iguana Anna Maria Ortese suggerisce
una concezione vitale della materia che preannuncia una visione eco-filosofica del mondo.
Marco Malvaldi (scrittore e chimico)
Dalla Bibbia a Poe, passando per Gramsci: scambi tra scienza e letteratura
In questo lavoro vedremo come alcuni concetti fondamentali dello sviluppo scientifico siano stati anticipati in opere letterarie; parleremo del procedimento di analisi in doppio cieco (già ipotizzato in nuce
nella Bibbia) e della teoria del caos (presente in un racconto di Edgar Allan Poe, circa quarant'anni prima che Henri Poincarè ne portasse alla luce gli aspetti matematici). Infine, vedremo in che modo la teoria dell'informazione e il concetto di entropia possano risultare utilissimi nell'attribuire un testo ad un
autore ignoto.
112