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  • Giornalista dal 1998 presso Arnoldo Mondadori Editore, mi sono laureato in Filosofia teoretica all'Università degli S... moreedit
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This is a conversation between me and Stefano Cardini about the Italian translation of Hans Joas's "Die Sakralität der Person - Eine neue Genealogie der Menschenrechte".
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The aim of this paper is to explore the relations between emotions like fear, hope and resentment, in order to disclose the role played by imagination in gaining or, on the contrary, losing a state of mind, that could be named ‘grace’. By... more
The aim of this paper is to explore the relations between emotions like fear, hope and resentment,
in order to disclose the role played by imagination in gaining or, on the contrary, losing a state
of mind, that could be named ‘grace’. By following some of Spinoza’s suggestions, I browse
through Kafka’s last novel Der Bau, with the purpose to describe a prototypical quasi-paranoic
Ego, who shies away from any sound relationship with the Other and illusorily takes refuge
in him/herself. I discuss this condition using Ludwig Binswanger’s concept of Verstiegenheit
as form of ‘failed existence’. Finally, Gaston Bachelard’s phenomenological inquiry into
imagination morale allows to clarify the role played by imagination in the process leading to
ethical free deliberations.
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“La verità è rivoluzionaria, recitava uno slogan all’alba degli anni Settanta. È ora di crederci. Ma prima, di mettere a fuoco cosa essa sia. Non un’illusione. Non un feticcio per anime belle. Ma neppure un banale reperto rinvenibile... more
“La verità è rivoluzionaria, recitava uno slogan all’alba degli
anni Settanta. È ora di crederci. Ma prima, di mettere a fuoco
cosa essa sia. Non un’illusione. Non un feticcio per anime
belle. Ma neppure un banale reperto rinvenibile sulla scena
del crimine.” Milano, 12 dicembre 1969, ore 16,37, una bomba squarcia la Banca Nazionale dell’Agricoltura. Uccide 17 persone e ne ferisce più di novanta. Cambia la storia d’Italia. Sotto la spinta d’imponenti trasformazioni sociali esplose negli anni Sessanta, si aprono i Settanta, decennio segnato da stragi e violenza politica. E gettano le basi della crisi, tutt’ora in corso, della nostra Repubblica. Più di quarant’anni dopo, nel marzo 2012, un fi lm tenta di raccontare la vicenda. È Romanzo
di una strage di Marco Tullio Giordana. E l’Italia di nuovo si
lacera. Sui fatti, sulle responsabilità, sul senso del passato e sull’utilità di rievocarlo per il futuro. C’è chi dice che i tempi non sono maturi per raccontare gli anni “inquieti”. Chi, tartufesco, suggerisce di «piantarla lì». Sottotraccia, la sensazione che destino dell’Italia sia rimanere ostaggio di arcana imperii. Eppure Piazza Fontana è una strage senza condannati, non senza colpevoli. E una delle verità di cui abbiamo bisogno, perché nelle sue tragiche e comiche maschere ritroviamo tratti rilevanti della crisi di oggi. Una verità da difendere, quindi, se vogliamo trasferire ai più giovani quel senso del passato necessario a progettare il futuro oltre la retorica dei giorni
della memoria. Alla verità, quindi, e al suo rapporto con quel passaggio chiave della nostra storia, dedicano in questo libro la propria riflessione il giudice Guido Salvini, artefi ce dell’ultima indagine sulla strage, Luciano Lanza, amico di Giuseppe Pinelli e memoria storica dell’anarchia milanese, Francesco Barilli e Matteo Fenoglio, autori delle graphic novels sulle stragi italiane, fi losofi come Roberta De Monticelli, Paolo Costa, Andrea Zhok, storici come David Bidussa e Maurizio Cau, esperti della produzione e dei consumi letterari come
il direttore editoriale di Longanesi, Giuseppe Strazzeri. Funzionari, ognuno per la sua parte, di quella verità alla quale, contro ogni deriva scettica e fumisteria sofi stica oggi non di rado trionfanti, dobbiamo seriamente tornare a credere.
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L'oggetto di questo lavoro sarà il tema della vita infantile nella fenomenologia di Husserl, con particolare riferimento a quanto è dato trovare su questo argomento nell'unica raccolta di inediti husserliani specificatamente dedicata al... more
L'oggetto di questo lavoro sarà il tema della vita infantile nella fenomenologia di Husserl, con particolare riferimento a quanto è dato trovare su questo argomento nell'unica raccolta di inediti husserliani specificatamente dedicata al problema dell'intersoggettività .
Si tratta di un aspetto della ricerca del filosofo tedesco decisamente trascurato dai critici , i quali trovano per altro verso nella rarità ed esiguità degli spunti husserliani sul problema una parziale giustificazione alla loro disattenzione.
Tuttavia la questione ci è parsa non priva di interesse, e non solo da un punto di vista storico.
Il tema della vita infantile, infatti, è un luogo tipico d'esercizio della riflessione filosofica, e lo è in modo specifico a partire dalla fine del Settecento. Più in particolare, esso incontra la possibilità di divenire un tema filosoficamente rilevante ogniqualvolta i problemi di chiarificazione che la filosofia affronta assumono la fisionomia di problemi sull' "origine": della coscienza, del linguaggio, del pensiero, ecc.
Per la stessa ragione, tuttavia, la sua effettiva elaborazione corre facilmente il rischio di incorrere in una serie di profondi equivoci, soprattutto tenendo conto della ormai vasta e composita produzione psicologica a riguardo, dalla quale - anche volendo - risulta davvero difficile prescindere. Alla base di queste difficoltà, a nostro giudizio, si trova l'assenza di una considerazione metodologica di fondo sui modi in cui è possibile interpretare e tentare di rispondere ad una domanda circa l'infanzia ed il suo mondo. A tale questione, infatti, non è necessario fornire un significato di carattere "naturalistico", essendo al contrario possibile un taglio puramente filosofico del problema, diretto alla descrizione dei modi attraverso cui, nella nostra esperienza, si manifesta qualcosa come una soggettività infantile insieme a ciò che nel suo stesso senso essa include del proprio mondo.
Dalla mancata chiara individuazione della differenza tra questi due piani di possibile sviluppo del discorso, nascono le più improduttive tra le "contaminazioni" con la psicologia genetica, le quali facilmente hanno come esito filosofico, quando non l'inconsistenza teoretica, la denuncia del limite di principio nei confronti di una comprensione effettivamente fondata del significato della forma della soggettività infantile, denuncia che apre sovente le porte a considerazioni di carattere scettico-relativistico. 
Proprio da questa constatazione, quindi, siamo stati mossi in direzione degli spunti husserliani di elaborazione del problema, nella speranza di poterne ricavare alcuni punti fermi sul piano della sua impostazione preliminare.
Husserl si occupa del tema della vita infantile essenzialmente nell'ambito delle ricerche sviluppate attorno al problema dell'intersoggettività e della storia. Nella maggior parte dei casi si tratta di lavori non destinati alla pubblicazione, caratterizzati quindi da un alto grado di problematicità interpretativa. Questo vale a maggior ragione nel caso di quegli scritti che nella loro frammentarietà e dispersione costituiscono la fonte primaria della nostra ricerca. Si è dunque resa necessaria, anzitutto, una organizzazione del materiale che individuasse i diversi contesti problematici in cui il tema interviene, consapevoli del fatto che Husserl non ha fornito dello stesso un'elaborazione compiuta. Inoltre, la valorizzazione al massimo grado dell'apporto contestuale ed extratestuale all'interpretazione, nel tentativo di fornire un minimo di organicità e pregnanza allo sviluppo della analisi.
Il risultato che ne deriva è la delimitazione di due fondamentali contesti husserliani di ricerca: il primo concerne prevalentemente il periodo cruciale degli anni 1920-21, anni che vedono Husserl impegnato sia sul fronte della ripresa e dell'approfondimento dei problemi della logica che su quello dell'organizzazione sistematica delle proprie ricerche in senso monadologico; il secondo interessa la fase conclusiva del pensiero del filosofo tedesco, gli anni che vanno dal 1930 al 1935. Se pure è possibile, come vedremo, individuare significativi punti di continuità tra questi due differenti momenti, ci è sembrato necessario distinguerne chiaramente la trattazione, dato che il tema stesso ne guadagna rilevanti modificazioni di senso. Dal prevalere dell'interesse epistemologico nel primo contesto, infatti, si passa ad un'enfatizzazione della tematica etica nel secondo, che trasforma l'analisi dell'esperienza che possiamo avere del bambino e del suo mondo nel problema del radicamento della nostra individualità storica nell'infanzia e nel suo orizzonte intersoggettivo.
Il nostro lavoro sarà pertanto così articolato:
nel Primo capitolo affronteremo prevalentemente questioni metodologiche, con particolare riguardo al problema della genesi fenomenologico-costitutiva nel suo significato strettamente teoretico; nel Secondo capitolo porteremo invece la nostra attenzione sull'oggetto generale della nostra considerazione, il problema dell'entropatia, preparando così gli sviluppi particolari dei capitoli successivi; nel Terzo capitolo, infatti, dedicheremo la nostra attenzione al problema dell'esperienza della soggettività infantile e del suo mondo, facendo valere i risultati raggiunti nei capitoli precedenti sul piano dell'analisi dell'entropatia nel bambino; nell'ultimo capitolo, infine, cercheremo di mostrare le mutate condizioni interne ed esterne in cui il lavoro di Husserl è ormai indotto a muoversi, valorizzando così il mutamento di prospettiva che la tematica etica ha determinato anche riguardo al problema della vita infantile.
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