Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
MAURO PAPALINI IL CARISMA DELLE SUORE OBLATE DEL BAMBINO GESU’. PREMESSA. Lo studio qui di seguito, rimasto inedito, risale al 2004, anno in cui è cessata la mia collaborazione con le Suore Oblate del Bambino Gesù. E' un lavoro di impronta teologica e spirituale e non storica, ma fu rifiutato dalle Suore perché molte di esse non ne accettavano i contenuti. In quel periodo gli archivi della Casa generalizia di Roma erano inaccessibili, quindi nei miei lavori non ho mai potuto consultare i documenti originali: ciò ha fatto sì che la ricostruzione storica specialmente delle biografie dei fondatori, Cosimo Berlinzani e Anna Moroni, risultasse carente e scontata. Nonostante ciò i miei lavori hanno provocato una rivoluzione nelle concezioni e nei miti delle Suore Oblate del Bambino Gesù: i due fondatori, l'assoluta laicità di Anna Moroni e delle sue Convittrici, etc. Negli anni successivi gli archivi sono stati aperti e ordinati, cosicché alcuni studiosi hanno potuto consultare proficuamente tante fonti a me sconosciute; essendo il mio studio precedente a questa grande svolta, non ha potuto usufruire di queste ricchezze, quindi le notizie biografiche dei fondatori sono superate ed insufficienti. Ritengo giusto diffondere questo studio perché vi si analizza dettagliatamente il carisma della Nutrice di Gesù Bambino e si precisa bene in che cosa consiste l'infanzia spirituale; i tanti documenti venuti alla luce non hanno fatto altro che confermare questa visione del carisma. Mauro Papalini, Gennaio 2020. INTRODUZIONE STORICA. La Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù è il risultato dell'unione di più congregazioni di diritto diocesano, quindi giuridicamente valide solo nelle loro diocesi, ma unite da un unico carisma e soprattutto da Gesù Bambino. Questa unione si effettuò nel 1928 fra la Congregazione madre di Roma e le Congregazioni di Sezze Romano, Palestrina, Sorrento, Fermo e Ascoli Piceno. Nel 1946 aderì all'unione la Congregazione di Rieti e nel 1957 quella di Gualdo Tadino. Oltre a darsi una struttura simile a quella degli ordini religiosi, fu concesso alle suore di emettere solennemente i voti religiosi di castità, povertà e obbedienza, mentre prima, nelle varie congregazioni che si rifacevano alla spiritualità dei Fondatori della Congregazione di Roma, si emetteva il voto semplice di perseveranza in Congregazione, un impegno generico, solo una promessa di osservare i consigli evangelici, non un giuramento vincolante come invece sono i voti religiosi. La Congregazione delle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù di Roma fu fondata dal P. Cosimo Berlinsani e dalla signora Anna Moroni il 7 settembre 1671, vigilia della Natività della Vergine Maria,1 con la scelta di 12 ragazze che volevano seguire i fondatori in quell'opera così impegnativa a cui si accingevano; fu eletta Superiora la stessa Confondatrice Anna Moroni. Il 2 luglio 1672, festa della Visitazione della Madonna, il P. Cosimo Berlinsani pensò opportunamente di non far emettere alle Convittrici i tre voti religiosi per non vincolarle nello stato di vita religiosa onde evitare la clausura, ma fece loro professare il voto semplice di perseveranza in Congregazione, promessa che equivaleva ad un impegno privato, lasciando Anna Moroni e le Convittrici totalmente laiche. «Hanno da fare, et insegnare opere di virtù, e di santità, e di perfezione, e devono poter dire con Giesù Christo "non veni ministrari, sed ministrare" cioè si sono fatte Convittrici non per schivare li pesi del Matrimonio, né della religione, ma si bene per essere libere, e sciolte ad effetto di affaticarsi a gloria di Dio, et a benefizio del prossimo». «Edificare li prossimi facendo in abito secolare, ma humile modesto, e di color leonato in honore della Beatissima Vergine del Carmine e di S. Teresa, et in tutto, e per tutto uniforme una vita veramente Religiosa, osservando rigorosamente, ma senza voto alcuno i i tre Consigli evangelici di povertà, Castità, et obbedienza, e professando senza rigorosa clausura con semplice voto però di perseveranza fino alla morte in Congregazione ( ... )2. Questo prescrivevano le Regole scritte dallo stesso padre Fondatore3. 1 Vita del Padre Cosimo Berlinsani della Congregazione della Madre Di Dio Fondatore delle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù scritta da CARL'ANTONIO ERRA MILANESE, ... in Roma 1754, nella stamperia di Generoso Salomoni, p. 31. 2 Regole primitive delle Convittrici del Santissimo Bambino Gesù, composte dal MOLTO REV. P. COSIMO BERLINSANI LUCCHESE Chierico Regolare della Madre di Dio e Fondatore del suddetto istituto, ( ... ), in Rieti 1713, Per Angelo Mancini Stampatore Vescovale, e Cammerale, pp. 2, 4. : 3 Nella biografia di Isabella Milesi, al capitolo XVIII Il Testamento Javarroni, si suggerisce il metodo da usare quando una convittrice volesse abbandonare la Congregazione «Ordina ancora, e commanda che se alcuna di esse s'annoiasse di questo santo modo di vivere, e per disgrazia, e tentazione del demonio pretendesse uscire, sia esclusa, e decaduta da ogni commodo della sua heredità, e s'habbia come mai fosse stata istituita, e sostituita, fattagli però la trina monizione con carità, et amore dal padre spirituale della Congregazione, e dalla superiora pro tempore e quando nulla giovasse, prima vuole, e commanda che sia cerziorata la casa, e parenti più prossimi della medesima, et a quelli, che si consegni con ogni onesta circospezione ... “, M. PAPALINI, Un misero avanzo di mondo, Biografia di Isabella Breccika Milesi, fondatrice e prima superiora della Congregazione delle Convittrici del Santissimo Bambino Gesù di Rieti, oggi Suore Oblate del Bambino Gesù, Istituto delle Suore Oblate del Bambino Gesù, Rieti, 2000, p. 130. Come si vede nel lasciare la Congregazione la convittrice, non essendo religiosa, non doveva inoltrare alcun atto giuridico. Il 14 Dicembre 1704 Clemente XI rese il voto di perseveranza solvibile solo dal Sommo Pontefice, il che non vuol dire che esso fosse diventato vincolante, ma sott'intendeva che qualunque convittrice nel lasciare la oi Congregazione avrebbe dovut noltrare una supplica indirizzata al Sommo Pontefice ma presentata al vescovo Diocesano, era semplicemente un avvertimento alle autorità ecclesiastiche. I fini di questa nuova Congregazione erano molto impegnativi: preparare le fanciulle di Roma a ricevere degnamente la Prima Comunione ospitandole per otto o dieci giorni; istruire adeguatamente tutte quelle ragazze che avessero voluto farsi religiose in monasteri che si trovavano in piccoli paesi; trattenendo per otto o dieci giorni le donne adulte che volevano fare gli esercizi spirituali. Naturalmente tutte queste attività venivano offerte gratuitamente. La Casa Madre si trovava allora in piazza Margana nella Parrocchia di S. Maria in Campitelli, retta dai Chierici Regolari della Madre di Dio, Ordine a cui apparteneva lo stesso Confondatore P. Cosimo Berlinsani che fu a lungo parroco di Campitelli. Questa casa era l'abitazione privata di Anna Moroni, segno dell'assoluta laicità delle Convittrici; del resto la parola stessa lo dice: le convittrici sono coloro che abitano in un convitto, cioè un collegio, come si vede, niente di religioso o di monastico. Ciò è molto importante perché il Carisma dei Fondatori nacque proprio in questa realtà laica e caritativa, ma di questo argomento tratteremo approfonditamente tra breve. Il P. Cosimo Berlinsani era nato a Lucca il 12 dicembre 1619, nel 1630 si era trasferito a Roma seguendo il fratello maggiore Ludovico Berlinsani, noto medico. Cosimo ebbe una precoce vocazione sacerdotale, ma per uno spirito come il suo tutto slanciato verso la perfezione cristiana, non poteva bastare la comoda vita di un prete diocesano nell' opulenta Roma papalina del XVII secolo. Decise quindi di entrare nella Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fondata dal suo concittadino S. Giovanni Leonardi. Nel 1645 professò i voti religiosi in questa Congregazione e fu destinato dai superiori nel convento di S. Maria in Campitelli, sede dell'omonima parrocchia. Qui il giovane religioso si fece notare per l'eccellenza delle sue virtù, per lo zelo che aveva verso le anime da salvare per la grande meticolosità con cui svolgeva ogni compito affidatogli. Si sentiva particolarmente portato per la confessione e la direzione spirituale, a questo fu incaricato dai superiori nel 1649. Proprio in quell'anno incontrò la signora Anna Moroni che lavorava e viveva nel palazzo Serlupi, di fronte alla Chiesa di Campitelli. Anna Moroni era nata a Roma il 6 marzo 1613 da Padre versiliese e da madre d'origine francese. Ebbe un'educazione pia e devota, ma il suo carattere particolarmente impetuoso la rendeva indocile agli insegnamenti dei genitori. A dieci anni fu posta come allieva nel Conservatorio di Santo Spirito diretto dallo zio materno. Rimase lì dieci anni, nel frattempo perse uno dietro l'altro lo zio benefattore, il padre, un fratello ed altri suoi congiunti; la madre si allontanò da Roma e poi morì anche lei, insomma Anna rimase sola con un altro fratello fattosi religioso nell'Ordine dei Servi di Maria e mandato in Spagna. Nel 1633 venne espulsa dal Conservatorio di Santo Spirito e cominciò a lavorare nei palazzi nobiliari di Roma. La sua spiccata bellezza fisica le diede molti problemi: più che con gli uomini dai quali sapeva difendersi bene, ella fu invidiata e perseguitata dalle sue gelosissime padrone e dovette subire da loro ogni sorta di angherie dalle quali uscì sempre con edificazione. Finalmente l'ultima sua padrona, la marchesa Anna Maria Costaguti Serlupi, le divenne amica cara e provvidente. Nel 1649 dunque Anna Moroni ebbe come confessore il giovane P. Cosimo Berlinsani, nacque così un'intesa spirituale profondissima che durò per tutta la vita di lei. Egli mise subito alla prova questa bella signora così virtuosa usando metodi duri, tipici di quei tempi, fino a scoprirne la vera virtù. Nel 1655 Anna Moroni volle cambiare vita: aveva trovato nelle stanze più nascoste del palazzo Serlupi una statuina di Gesù Bambino di cui si era proprio innamorata, al punto da voler divenire la "Nutrice di Gesù Bambino", toccava al P. Cosimo individuarne i modi e i mezzi. Si licenziò dal lavoro presso la marchesa Serlupi; cambiò diverse abitazioni, tutte molto umili e scomode. Si dedicava alla preghiera, alle opere di carità, nei limiti consentiti allora ad una donna non sposata né religiosa e neppure nobile e ricca. Le piaceva particolarmente tenere in ordine le chiese, i paramenti sacri di cui era abilissima ricamatrice. Viveva con lei una terziaria francescana secolare, la fiorentina Dianora Bertini. Non avendo potuto seguire la vocazione religiosa a causa della sua salute sempre cagionevole, Anna Moroni pensò di consacrarsi in qualche modo a Dio, per questo divenne la Nutrice di Gesù Bambino. A questo proposito il P. Cosimo Berlinsani scrisse per lei un piccolo ma preziosissimo libretto di cui dovremmo parlare spesso perché sta alla base del Carisma delle Suore Oblate del Bambino Gesù: "La Nutrice spirituale del Bambino Gesù"4. Anna vestì anche un abito secolare umile e dimesso di color lionato, cioè rossiccio, l'abito della Madonna del Carmine, l'abito di S. Teresa d'Avila, santa di cui il P. Cosimo era devotissimo e alla cui dottrina egli attingeva molte volte5. Nel 1659 ritroviamo Anna e Dianora nelle stanze del palazzo Serlupi concesse loro dalla marchesa rimasta amica devota della Moroni. In queste stanze le due pie donne vivevano il loro essere Nutrici spirituali di Gesù Bambino sotto la guida ferma, prudente ed amorosa del P. Cosimo il quale, divenuto parroco di S. Maria in Campitelli, si 4 COSIMO BERLINSANI, La Nutrice spirituale del Bambino Gesù, Modo di allevare e far crescere spiritualmente Gesù Bambino nel proprio cuore, revisione del testo e traslitterazione a cura di Mauro Papalini, Tipografia "Borgo Don Bosco", Roma, 1994. 5 Il fenomeno delle “vergini in casa”, come Anna Moroni e Dianora Bertini, era molto diffuso in quell’epoca, anche se difficilmente quantificabile. Molte donne vivevano la loro verginità nelle proprie abitazioni o perché non erano riuscite a realizzare la vocazione religiosa o perché non adatte al matrimonio. Alcune di esse, come la Moroni, concretizzarono la loro consacrazione privata impegnandosi a fondo nelle opere sociali e caritative; ricordiamo a titolo di esempio Lucia Tartaglini a Perugia, Rosa Govone a Torino e molte altre. serviva dello zelo e della carità di Anna Moroni nonché della sua competenza, per recuperare donne perdute o in situazioni difficili: prostitute o povere madri in difficoltà. Nel 1662 il P. Cosimo ed Anna Moroni tentarono una grande impresa: aprire una scuola di religione per le ragazze della parrocchia e delle altre zone di Roma. Essi si erano resi ben conto che, tra i tanti problemi che affliggevano la gioventù femminile romana del loro tempo, quello più grave era l'ignoranza in cui versavano le ragazze. Pensavano che alla radice di un miglioramento delle loro condizioni di vita fosse necessaria una certa istruzione sulla dottrina cattolica, sulla morale e sui valori fondamentali per vivere da buone cristiane evitando i pericoli a cui andavano facilmente incontro le giovani povere ed ignoranti. La loro prima preoccupazione era per le anime di tutte queste ragazze, essi volevano strapparle all'inferno e guadagnarle a Gesù Cristo, questa era la molla del loro apostolato e di tutte le loro attività. Nel 1667 questa scuola di religione in casa di Anna Moroni fu riconosciuta ufficialmente dal Vicariato di Roma con una autorizzazione scritta da Mons. Gallio Vicegerente e amico del P. Cosimo, in cui si permetteva alla Moroni di ospitare le ragazze anche la notte per evitare i numerosi spostamenti dalle loro case alla sua abitazione. Un episodio increscioso, però, uno dei tanti nella vita di Anna Moroni, fece sì che ella, con Dianora Bertini e tutte le loro ragazze, fossero costrette a cambiare casa. Ne trovarono una proprio di fronte al Palazzo Serlupi, in piazza Margana. Questa sarebbe stata l'ultima abitazione terrena di Anna Moroni. Nella sua attività di parroco molto zelante e virtuoso il P. Cosimo Berlinsani dovette constatare con dolore la totale ignoranza e impreparazione con cui le ragazze andavano a ricevere la Prima Comunione, era una piaga molto diffusa e causava danni incalcolabili per la vita futura delle giovani. Questo pensava il padre lucchese e ne faceva partecipe Anna Moroni, finché verso il 1671 la volle coinvolgere in un progetto: si trattava di fondare una congregazione che avesse come scopo principale, anche se non l'unico, la preparazione adeguata delle ragazze alla prima Comunione. La Moroni rispose con il suo solito entusiasmo a questa iniziativa e la fece sua coinvolgendo le migliori alunne che abitavano con lei. Non dobbiamo pensare che questa loro fondazione sia un caso particolare, anzi essi sono il frutto dei loro tempi. Nel secolo XVII la devozione a Gesù Bambino raggiunse il massimo splendore. Fu un momento che interessò sia la spiritualità colta degli Ordini religiosi che la pietà popolare. Dalla Spagna il Carmelo teresiano aveva diffuso le sue fondazioni in tutta l'Europa e in ogni convento o monastero la Santa riformatrice carmelitana aveva voluto che vi fosse una statuina di Gesù Bambino. In Francia le figure più importanti furono il Card. Pierre de Bérulle e la Ven. Marguerite du Saint-Sacrement di cui ci occuperemo in seguito; S. Giovanni Eudes, Jean-Jacques Olier e tantissimi altri. In Italia la devozione popolare a Gesù Bambino si esprimeva nelle Novene in preparazione al Natale, nelle Ottave di Natale e dell'Epifania. In queste occasioni le chiese si riempivano di fedeli per ascoltare meditazioni e prediche tutte incentrate sul Divin Infante. Furono pubblicati molti libri che servivano per la meditazione dei misteri dell'Infanzia di Gesù da usare nelle feste natalizie. Un altro fenomeno molto interessante fu quello della diffusione delle statuine di Gesù Bambino. Alcune divennero celebri come quella del Bambino Gesù di Praga o quella dell'Ara Coeli di Roma attestate fin dal 1629 quando Anna Moroni aveva 16 anni. Uno dei centri più importanti per la fabbricazione di queste statuine di Gesù Bambino fu Lucca, almeno dal 1570. E non era forse quel "vago stucchino" di Gesù Bambino che rapì il cuore di Anna Moroni, in stile lucchese? E inoltre sappiamo che quella statuetta proveniva da un monastero della Lucchesia. Ce n'è abbastanza per capire un po' l'aria che si respirava alla metà del seicento in Italia e nell’Europa cattolica. Tutti questi movimenti e correnti devozionali produssero frutti più o meno duraturi. In seguito alla dottrina di Bérulle e alla vita meravigliosa di Marguerite du Saint-Sacrement nacquero e si svilupparono in Francia le confraternite della Santa Infanzia che festeggiavano Gesù Bambino il 25 di ogni mese. A Aix-en-Provence Jeanne Perraud (1631-1676), terziaria agostiniana scalza, nel 1658, incoraggiata da una visione di Gesù che aveva circa tre anni e portava una grande croce, concretizzò la sua devozione in un'immagine che rappresentava la visione da lei avuta e con la fondazione di una confraternita che si chiamava "Associazione delle figlie della croce", che onoravano Gesù Bambino con la croce la cui festa era il 15 giugno. E il Padre Cosimo e Anna Moroni non adoravano forse Gesù Bambino dalla culla al Calvario, sulla scia di S. Teresa D'Avila? Nel 1661 a Tolosa venne fondata la Congregazione delle Figlie dell'Infanzia, il cui primo fine era quello di onorare tutte le tappe dell'Infanzia di Gesù perfetta ed esemplare con cui egli cominciò ad istruire gli uomini. Nel 1666 a Rouen il frate Minimo Nicolas Barré radunando alcune donne della Famiglia di Gesù Bambino, fondò le Scuole caritative del Santo Bambino Gesù. Nel 1667 a Puy Anne-Marie Martel fondò le Sorelle dell'Istruzione del Santo Bambino Gesù. Nel 1670 a Reims Nicolas Roland fondò la Congregazione del Santo Bambino Gesù. Nel Dizionario Francese di Spiritualità da cui abbiamo tratto queste notizie alla colonna 673 si legge: “Nel 1661 a Roma Cosimo Berlinsani e Anna Moroni fondano le Figlie del Bambino Gesù; siccome la fondatrice è di Lucca, è possibile che la sua devozione si spieghi dal culto di Lucca di cui abbiamo parlato6. (Si riferisce alle statuine di Gesù Bambino di Lucca di cui abbiamo accennato sopra). La citazione è sbagliata in tutti i suoi termini, ma che importa? Ciò che conta è che l'opera del P. Cosimo e di Anna Moroni sia stata giustamente inserita nel suo contesto naturale e storico: la devozione a Gesù Bambino che nel XVII secolo aveva investito tutta la Chiesa. Come è evidente da tutti questi esempi, tale fenomeno non poteva restare al chiuso delle case o dei conventi, ma doveva manifestare praticamente la sua dirompente vitalità: il modo più facile che si trovò fu quello di fondare congregazioni, istituti o opere pie a favore dell'infanzia povera e ignorante, proprio ciò che stavano facendo a Roma il P. Cosimo Berlinsani e Anna Moroni. Sul modello di S. Luisa de Marillac e di S. Vincenzo de Paul, Fondatori della compagnia delle Figlie della carità, il 7 settembre 1671 il P. Cosimo Berlinsani e Anna Moroni scelsero 12 ragazze che condividessero i loro ideali e fossero disposte a dedicare la propria vita a questa missione così importante; Anna Moroni fu eletta prima Superiora di questa nuova Congregazione, contro la sua volontà. Il P. Cosimo fece sapere ai parroci romani che avrebbero potuto mandare le loro giovani ad istruirsi presso questo nuovo istituto ed essi risposero con pubbliche attestazioni di stima e di approvazione. Il successo fu clamoroso: le giovani che volevano istruirsi dalle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù erano moltissime, ma i mezzi di sussistenza molto pochi. Il 25 marzo 1674 nell'abitazione di Anna Moroni, divenuta casa delle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù, fu celebrata la prima S. Messa evitando così alle convittrici e alle ragazze di uscire di casa per le funzioni religiose. Anna Moroni morì in concetto di santità l'8 febbraio 1675 dopo aver edificato le sue figlie con gli esempi della sua vita. Ella aveva lasciato loro il suo testamento: carità fraterna, unione e concordia; pilastri basilari per qualsiasi comunità familiare e religiosa. Aveva lasciato loro Gesù Bambino, Signore della Congregazione e guida delle Convittrici, come vedremo successivamente. Il P. Cosimo Berlinsani continuò ad impegnarsi a fondo per il bene di queste sue figlie e la sua attività riguardava l’esperienza fondazionale che stava alla base della loro stessa vita comunitaria perché scrisse le regole per le Convittrici del SS.mo Bambino Gesù, approvate dal Card. Gaspare Carpegna il 10 giugno 1693. Egli si impegnò anche a trovare loro una abitazione adeguata, ma a causa del gran numero di ragazze da istruire dovettero cambiare casa più volte in pochi anni finché nel 1708 si stabilirono davanti alla Basilica di S. Maria Maggiore sull'Esquilino, dove costruirono un grande edificio, quello attuale che ora ospita la casa Generalizia. Il P. Cosimo Berlinsani morì in odore di santità il 26 ottobre 1694 affidando il compito di guidare le Convittrici ai suoi confratelli della Madre di Dio. Il 12 novembre 1717 il Priore Generale dell'ordine degli Eremitani di S. Agostino, Francesco Maria Querni, concedeva la Regola agostiniana alle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù che entrarono così a far parte della numerosa famiglia agostiniana: vestirono l'abito nero caratteristico delle Terziarie agostiniane e cominciarono ad essere chiamate Suore, pur restando ancora giuridicamente laiche. Lo zelo missionario del P. Cosimo Berlinsani non si fermò a Roma, ma spinse il Fondatore ad aprire nuove Congregazioni di Convittrici del Bambino Gesù anche in altre città dell'Italia centrale. Si cominciò da Spoleto nel 1683, poi a Città di Castello, a S. Severino Marche, a Rieti, ad Ascoli Piceno, a Firenze, a Fermo, a Sezze Romano, a Terni, etc. Molte di quelle congregazioni ebbero vita breve, alcune arrivarono ai primi anni del XX secolo. Dopo l'unione del 1928 nacquero nuove case in Abruzzo e Lombardia. Nel 1956 le Suore Oblate del Bambino Gesù sbarcarono negli Stati Uniti d'America dove vi restarono venti anni. Nel 1972 esse aprirono una Casa in Brasile dove oggi si sono diffuse inserendosi pienamente nelle molteplici attività della Chiesa locale. Nel Natale dell' Anno Santo 2000 le Suore Oblate del bambino Gesù hanno aperto una comunità anche a Lima in Perù, dove svolgono con alacre impegno tutti quei servizi fondamentali per quella popolazione7. CARISMA DELLE SUORE OBLATE DEL BAMBINO GESÙ Il Carisma che lo Spirito Santo diede ai Fondatori è quello di Nutrice Spirituale, un Carisma quindi totalmente femminile sebbene esso sia stato teorizzato e messo per iscritto dal P. Cosimo Berlinsani in quel libretto già citato in 6 Dictionnaire de Spiritualitè ascétique et mystique, doctrine et histoire, ( ... ) tome IV première partie, Beauchesne, Paris, 1960, s.v. Enfance de Jésus (dévotion), col. 673, (traduzione dell'autore). 7 Per notizie riguardanti i Fondatori della Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù cfr. Vita del Padre Cosimo Berlinsani, cit.; Vita della venerata serva di Dio Anna Moroni Fondatrice dell'Istituto del SS.mo Bambino Gesù, compilata dal P. GIUSEPPE TOSTO D.C.D.M.D.D., Tipolitografia Labicana, Roma 1908; M. PAPALINI, Il fiore di Gesù Bambino La vita di Anna Moroni, Fondatrice, insieme al P. Cosimo Berlinzani o.M.D., della Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù, Suore Oblate del Bambino Gesù Via Cavour, 83/a, Roma, Febbraio 2003; PAPALINI, Un misero avanzo di mondo, ... precedenza. La signora Anna Moroni lo incarnò e lo fece suo fin dal 1655 quando scelse di vivere una vita più dedita al suo Signore, nella fattispecie Gesù Bambino. Questo Carisma fu trasmesso da essi alle prime Convittrici le quali lo portarono nelle città dove andavano ad aprire nuove congregazioni confrontando sempre il Carisma di Nutrice spirituale di Gesù Bambino con le realtà che vivevano sotto l'influsso dei loro direttori spirituali, non sempre a conoscenza dell'opera dei Fondatori. Così pian piano la luce dei Fondatori cominciò ad affievolirsi sempre più anche a causa della frantumazione di questi conservatori autonomi8, Gesù Bambino, però, rimase sempre al centro della vita delle varie congregazioni, fu proprio Lui a guidare le Convittrici nei periodi bui delle soppressioni napoleoniche e postunitarie in cui molti Istituti si salvarono proprio grazie alla laicità delle Convittrici, in quanto le leggi di soppressione emanate dal parlamento italiano il 7 luglio 1866 riguardavano solo i religiosi giuridicamente intesi, non le Opere Pie o gli istituti formati da laici. Fu Gesù Bambino che ispirò alle Convittrici negli anni venti del secolo scorso di arrivare ad unirsi mettendo insieme le loro forze per non disperderle. Fino a pochi anni fa il Carisma dei Fondatori si era così affievolito da diventare quaSI sotterraneo: si era persa la consapevolezza di essere Nutrici spirituali del Bambino Gesù pur rimanendogli fedeli, non si sapeva più chi fosse il P. Cosimo e non si capiva quale ruolo avesse avuto. Anna Moroni veniva considerata l'unica fondatrice della Congregazione, per di più non si sapeva che la stessa Anna e le Convittrici fossero laiche, ma c'era la convinzione generale (che per la verità ancora oggi in alcune sopravvive) che Anna Moroni e le sue figlie fossero suore. Eppure quegli atteggiamenti tipici della Nutrice di Gesù Bambino erano rimasti: si continuava a prenderlo dalla culla, a dargli il latte e a fargli il bagno, anche se erano gesti di cui non si capiva l'origine e il vero significato. Si credeva che questi fossero modi di orazione e nulla più. Nei documenti che riguardavano la Congregazione prima del Concilio Vaticano II il carisma era generico e lontano da quello dei Fondatori e non si aveva coscienza delle origini. Il Concilio Vaticano II ha portato la chiesa ad una svolta epocale che ne ha cambiato profondamente la vita e lo spirito pur lasciando intatta la dottrina cattolica. Anche la vita religiosa ha subito modifiche essenziali nei suoi aspetti materiali, culturali e spirituali. Diamo per letti i documenti del Concilio che trattano di questo argomento, qui ci limitiamo a vedere come è cambiata la Congregazione alla luce degli insegnamenti conciliari. Quella vitalità, quel vento di novità che ha animato la Chiesa dal 1965 in poi ha investito anche la Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù, chiamata, al pari degli altri Ordini religiosi, a rileggere la sua storia, il suo carisma e quindi la sua identità, riscoprendo le proprie radici mettendo mano ad una operazione di ritorno alle origini nella convinzione che un albero per crescere robusto e sempre più alto deve avere radici sempre più profonde e ben piantate nel terreno. Questo processo ha interessato tutti gli ordini religiosi anche se in maniera diversa nei modi e nei tempi e con le immancabili difficoltà che un simile processo di revisione, non da tutti gradito, comporta. La Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù è stata una delle prime ad intraprendere questo cammino lungo e tormentato. Verso la fine degli anni sessanta la Madre Generale di allora, Madre Annunziata Tasciotti e il Consiglio decisero di convocare un Capitolo Speciale per discutere alla luce del Concilio la vita e l'identità di questa Congregazione. Un'operazione così delicata non poteva essere portata avanti senza il contributo e la attiva collaborazione di persone qualificate, le superiore allora individuarono nel P. Rosario Esposito della Congregazione dei padri paolini, la persona adatta a guidare quel Capitolo così importante. La sua preparazione fu abbastanza breve, se si considera che la prima riunione risale al 31 luglio 1968 e nel novembre successivo iniziarono i lavori del capitolo vero e proprio. Per la prima volta ci si scontrò con un approccio tutto nuovo: vennero coinvolte le giovani vocazioni di allora confidando nel loro entusiasmo e nella loro voglia di novità e di costruire un nuovo edificio spirituale. Ci fu una certa libertà di espressione accettando anche critiche pubbliche al governo della Congregazione. Tutti i temi inerenti la vita spirituale, quotidiana e culturale vennero dibattuti e le novità furono davvero grandi, specialmente in riferimento ai Fondatori. Abbiamo detto che nella Congregazione c'era e c'è ancor oggi la convinzione che l'unica fondatrice fosse Anna Moroni, in quel Capitolo Speciale, invece, si sottolineò in maniera martellante che i Fondatori della Congregazione erano due: il P. Cosimo Berlinsani e Anna Moroni, che vennero citati proprio in questo preciso ordine. Furono usate largamente tre operette scritte dal P. Berlinsani per le Convittrici: Raccolta in due volumi delle Lettere del P. Cosimo Berlinsani alle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù di Roma; Raccolta di alcune Regole per le Convittrici del SS.mo Bambino Gesù estratte da i libri scritti per il buon governo spirituale e temporale del loro Instituto; Ristretto delle principali virtù proposte alle convittrici del SS.mo Bambino Gesù per Regole di buon 8 Quegli istituti che oggi, secondo il CIC, si chiamano di diritto diocesano, nel passato venivano designati con il titolo di Congregationes sui Juris cioè Congregazioni di diritto proprio. Essi avevano vigore e forza solo nelle rispettive diocesi, infatti ognuno di essi riceveva l'approvazione dell'Ordinario del luogo; fuori della loro diocesi perdevano la consistenza giuridica. governo, e felice progresso spirituale e temporale del loro instituto, 10 Giugno 1693, oltre ad altri due scritti riguardanti il governo spirituale e temporale delle future religiose e delle educande. Venne consultata anche la biografia del P. Cosimo Berlinsani scritta nel 1754 dal P. Carl' Antonio Erra, libro prezioso e ricco di spunti. Era la prima volta che si gettava uno sguardo verso le origini della Congregazione illuminato dai documenti dell' epoca dai quali emergeva senza ombra di dubbio il ruolo indispensabile e primario del P. Cosimo come Fondatore dell'Istituto. Anna Moroni non fu certo sminuita, anzi le fu restituita la sua figura storica, almeno così si voleva fare sebbene le madri capitolari non vi riuscirono dato che in seguito si continuò a pensare che il P. Cosimo e Anna Moroni avessero fondato un Istituto di Suore e che fosse suora la stessa Moroni. Oggi, però, si hanno tutti gli strumenti storici e giuridici per dimostrare l'assoluta laicità di Anna Moroni e delle sue Convittrici. Risultato di questo Capitolo Speciale fu la pubblicazione degli Atti Capitolari in un prezioso libro9. Questo fu il primo frutto del rinnovamento postconciliare che riguardò le Suore Oblate del Bambino Gesù. In esso appare la Congregazione com'era alla fine degli anni sessanta ma soprattutto sono evidenti gli intenti di coloro che avevano preparato questo Capitolo: ciò che l'Istituto Bambino Gesù avrebbe voluto essere nel futuro. Ci chiediamo: quale impatto ebbe quel Capitolo Speciale nelle Suore del Bambino Gesù? Ogni processo di rinnovamento, come si sa, è lungo e difficoltoso e questo caso non fa eccezione. A prima vista, giudicando dagli avvenimenti che seguirono il Capitolo Speciale, questo non ebbe nessun impatto immediato. Tutte quelle novità, i due Fondatori e il loro Carisma ... ? Tutto venne gettato alle spalle e la Congregazione avrebbe preso altre strade che andavano all'opposto del cammino tracciato in quell' occasione. L'Istituto delle Suore Oblate del Bambino Gesù non poteva non rinnovarsi, ma la riflessione sulla storia, sul carisma dei Fondatori e sull'identità originaria dell'Istituto venne accantonata per allora. In realtà si sarebbe ricorsi spesso al Libro dei Documenti del Capitolo Speciale per estrarne frasi, citazioni staccate dal contesto originario al punto che quella dirompente e gioviale vitalità che traspare dalle pagine di esso veniva regolarmente elusa. Il rinnovamento della Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù conobbe una tappa importante il 2 luglio 1982, giorno in cui furono approvate dalla Congregazione per i Religiosi e gli istituti secolari le nuove Costituzioni. Quelle precedenti erano appena del 1963, ma i tempi nuovi imponevano all'Istituto di adeguarsi allo spirito del Concilio Vaticano II, proprio questo fu l'intendimento della Superiora Generale di allora, Sr. M. Scolastica Rogari e del suo Consiglio. Si pensò di affidare la revisione delle Costituzioni a due padri Cappuccini del Convento di Rieti: P. Alberto Cruciani e P. Giovanni Pizzicannella che svolsero il loro compito con molto zelo e competenza teologica, giuridica e spirituale. Le nuove Costituzioni ancora pienamente in vigore inseriscono la Congregazione nella Chiesa postconciliare recependone gli insegnamenti e le direttive anche giuridiche. Proprio in quegli anni si stava realizzando la riforma del Codice di Diritto Canonico e ciò comportò tutta una serie di revisioni e correzioni che impegnarono non poco la Superiora Generale e i suoi collaboratori. Il quadro che ne risulta è quello di una Congregazione proiettata verso le esigenze dei nostri tempi, spinta sempre più al servizio caritativo verso i fratelli, specialmente per ciò che riguarda i suoi fini specifici: l'educazione dei ragazzi e la loro istruzione catechistica e culturale nelle scuole e nelle occasioni pastorali che la Chiesa offre. Dal punto di vista del Carisma le attuali Costituzioni prendono una direzione ben precisa: quella dell'Infanzia spirituale. Certamente i due Padri Cappuccini conoscevano bene la devozione a Gesù Bambino come la si viveva in quegli anni, specialmente alla luce dell' esperienza coinvolgente di S. Teresa di Lisieux, la cui dottrina veniva trasportata nel patrimonio spirituale della Congregazione. Si insiste molto sulla contemplazione come stato permanente seppur unito all'azione apostolica; si sottolinea la piccolezza, il farsi bambini abbandonandosi totalmente a Dio, si parla di piccola via delle Suore Oblate guidate dal Bambino Gesù, si invitano le suore ad attingere al "puro latte spirituale". Le Costituzioni identificano il carisma con lo stato di Infanzia spirituale nel senso di imitazione del Bambino Gesù a Betlemme e a Nazareth, conformità alle sue virtù. Il Bambino Gesù è anche identificato nell'accoglienza degli altri come tanti Bambini Gesù da accudire e amare. Il concetto di Nutrice spirituale viene nominato qua e là sporadicamente, soprattutto quando si parla di Anna Moroni, unico modello di Infanzia spirituale; il P. Cosimo Berlinsani è nominato all'inizio come Confondatore, ma poi la sua presenza rimane sullo sfondo, solo come direttore spirituale della Moroni. Questa impostazione del carisma in senso così carmelitano ha contrassegnato gli ultimi vent'anni delle riflessioni che si fanno sul Carisma; in verità si avverte un certo disagio, almeno da parte di alcune, perché si sente l'esigenza di conoscere quale fosse veramente il Carisma che i fondatori avevano vissuto ai loro tempi per poi riflettere su ciò che oggi è attuale di quella loro esperienza. Ma per fare questo bisogna studiare approfonditamente le origini. Nell'archivio della Casa Generalizia di Roma c'è un piccolo libretto che risale alla metà del XVII secolo scritto dal P. Cosimo Berlinsani, si tratta proprio di quello da noi citato all'inizio parlando di Anna Moroni. Ella, tutta infervorata e innamorata di quel "vago stucchino in stile lucchese" che rappresentava Gesù Bambino, aveva chiesto 9 Congregazione delle Suore Oblate del SS.mo Bambino Gesù, Documenti del Capitolo speciale, Tipografia Labo-graf, Roma, casa Generalizia, Roma, Via Urbana 1. al P. Cosimo di aiutarla ad essere la Nutrice di Gesù Bambino e il confessore lucchese rispose subito a questo perentorio invito componendo quest'operetta intitolata "La Nutrice spirituale di Gesù Bambino". La lingua è quella parlata allora, molto diversa dalla nostra, al punto che molte frasi risultano di difficile comprensione. Nel 1991 la Superiora Generale Sr. M. Scolastica Rogari ha pensato di far tradurre in italiano corrente questo libretto affinchè tutte le suore e i loro amici e collaboratori laici potessero venire a conoscenza di quella realtà così lontana, ma tanto importante. Questo lavoro è stato affidato ad uno studioso di storia sacra e di agiografia, Mauro Papalini di Perugia, l'autore del presente scritto. Egli si è sforzato di rendere massimamente comprensibile e godibile il contenuto di quest' opera fondamentale, ma non si è limitato a tradurla, bensì ha continuato ad approfondire le conoscenze sulle origini della Congregazione. Nel 1994 questa traduzione è stata stampata e da allora la Nutrice Spirituale di Gesù Bambino ha cominciato di nuovo a farsi strada nella considerazione, nelle riflessioni delle suore anche grazie ad altre due pubblicazioni dello stesso Papalini: la biografia di Isabella Breccika Milesi, ma soprattutto l'ultima biografia di Anna Moroni in cui la Confondatrice viene presentata in maniera molto diversa dalle immagini consuete del passato10. L'autore ha fatto cadere impietosamente alcune radicate convinzioni: Anna Moroni non fu mai suora, non fu mai religiosa, ma rimase sempre totalmente laica e laiche erano le sue Convittrici, come abbiamo sottolineato più volte. Anna Moroni non sentì mai parlare dell'Infanzia spirituale, né di piccola via, né di farsi bambina, ma volle essere e fu sempre la Nutrice spirituale del Bambino Gesù, cioè fu sempre una donna di azione, di fatica, "di ramazza", come egli scrive spesso. Certo, ella era estremamente umile e semplice, ma non ebbe mai un atteggiamento contemplativo, almeno come noi lo intendiamo oggi, bensì la sua devozione a Gesù Bambino e crocifisso fu sempre piena di slanci amorosi e di affetti che si manifestavano all'esterno con gesti di adorazione e devozione tutt'altro che infantili, ma frutto della spiritualità della sua epoca. Anna Moroni aveva bisogno di immagini concrete per elevarsi all'amore di Gesù. Amava certamente il nascondimento e la ritiratezza, ma sempre in azione, ella doveva allevare e far crescere nel suo cuore Gesù Bambino di cui voleva essere la Nutrice, quindi anche quando dormiva doveva essere vigilante. Tutte le sue attività caritative, si badi bene, furono svolte da lei e dalle sue collaboratrici sempre all'interno delle case dove ella abitava, mai fuori per strada. Colui che indirizzava e guidava queste attività caritative della Moroni era il P. Cosimo Berlinsani, lui sì per le strade della sua parrocchia ad aiutare i bisognosi e condurre le donne più esposte al pericolo a casa di Anna Moroni per un difficile recupero che poi puntualmente avveniva. Quando il P. Cosimo Berlinsani ed Anna Moroni vollero aprire quella scuola di religione nel 1662 ella non andò a cercare le alunne, ma fu il P. Cosimo a fare da intermediario e da filtro con il mondo esterno. Del resto questo ci dice la storia: Anna Moroni era solo una povera donna laica, nemmeno sposata, dove sarebbe potuta andare da sola? Se la condizione femminile presenta difficoltà oggi, figuriamoci più di trecento anni fa! La fondazione della Congregazione delle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù, avvenne certamente su proposta del P. Cosimo poiché egli toccava con mano quotidianamente il miserando stato delle giovani; proposta che Anna Moroni fece sua con quell'entusiasmo quell'amore così caratteristici della sua personalità. La Nutrice del Bambino Gesù aveva trovato finalmente la sua occupazione principale, aveva trovato la via giusta indicatale dal suo Signore: Gesù Bambino voleva essere allevato dalla sua Nutrice in quei fini specifici della nuova Congregazione a Lui dedicata. È chiaro che un ritratto del genere così diverso dal solito può produrre in alcune suore un certo disorientamento e un senso di insicurezza o di spavento. Ciò è pienamente normale; le cose nuove mettono sempre in crisi una certa nostra pigrizia e ci disturba rinunciare a quei clichets a cui ormai ci siamo abituati e questo riguarda anche la vita spirituale11. L'INFANZIA SPIRITUALE Il termine Infanzia spirituale fu usato per la prima volta da Adam de Perseigne (1221) in riferimento alla concezione paolina dell' adozione a figli di Dio in Gesù Cristo. Difatti scrive S. Paolo ai cristiani di Efeso: «Benedetto sia Dio, padre del Signore nostro Gesù cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi ed immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà”! (Ef. 1, 3-6). E ai Romani: «Tutti quelli infatti che sono guidati dallo spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, padre! Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che noi siamo figli di Dio”! (Rm 8, 14-16). 10 PAPALINI, Il fiore di Gesù Bambino, ... cit. Per approfondire questi argomenti alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II cfr.: G. BUCCELLATO, Carisma e fondazione, rifondazione della vita consacrata e carisma del fondatore, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2002. 11 S. Paolo ribadisce con forza quest'idea scrivendo ai Galati: «... ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è la prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo ma figlio: e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Gal 4, 4-7). Come appare evidente tutti coloro che sono battezzati divengono così membra dell'unico corpo che è la Chiesa, vivono lo stato di Infanzia spirituale, cioè tutti diventano figli in Gesù Cristo mediante il Battesimo. Del resto S. Paolo ha una concezione negativa del bambino, lo vede come stadio della vita da superare completamente: «Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato”! (1 Cor 13, 11). Ma allora se il figlio di Dio non deve essere bambino, come deve essere? S. Paolo risponde che dobbiamo avere gli stessi sentimenti di Cristo (Cfr. Fil 2, 5) perché se imitiamo il nostro fratello maggiore Egli ci condurrà al Padre, se soffriamo con Lui, con Lui anche regneremo (Cfr. 2 Tim 2, 12); lo stato di Infanzia spirituale, dunque, è la sequela di Cristo incarnato, crocifisso, morto, risorto e asceso al Cielo. Tutti siamo chiamati a vivere questo stato di Infanzia spirituale. I Padri della Chiesa hanno approfondito questi concetti paolini sottolineando in particolare la sequela di Cristo nell'umiltà, nella semplicità e nella povertà. Il cristiano, figlio di Dio, il fratello di Gesù, il servo del Signore, deve fare proprio lo spirito delle Beatitudini, questo è il ritratto più celebre di coloro che vogliono vivere l'Infanzia spirituale. Nel medioevo cominciò a farsi strada una corrente che prendeva come punto di riferimento le virtù vissute da Gesù nella sua infanzia, a Betlemme e a Nazaret. Ciò comportò una sottolineatura più forte del modello di Gesù Bambino e adolescente indicando alle anime pie l'umiltà del Figlio di Dio, la sua laboriosità nella bottega di Giuseppe, il suo nascondimento durato circa trent'anni, un periodo lunghissimo. Nacque così la devozione all'Infanzia di Gesù, un movimento che conobbe un forte impulso grazie al nuovo Ordine dei Frati Minori di S. Francesco: basti ricordare l'episodio del presepio di Greccio riportato da Tommaso da Celano nella sua Vita Prima di S. Francesco d'Assisi e l'opuscolo mistico di S. Bonaventura da Bagnoregio intitolato: De quinque festivitatibus Pueri Jesu, una suggestiva meditazione mistica sulle cinque principali feste di Gesù Bambino. Proprio nel XIII secolo si sviluppò diffusamente la devozione al "Christus patiens", quel Cristo sofferente di cui bisognava rivivere sul proprio corpo i dolori per l'espiazione dei peccati; allora si svilupparono movimenti penitenziali come quello dei flagellanti che andavano in giro per le strade percuotendo si il petto e incatenati. Il Cristo crocifisso divenne il fondamento di ogni esperienza spirituale, ascetica e mistica. Nel XVI secolo la figura predominante fu S. Teresa di Gesù d’Avila; nella sua elaborazione mistica e spirituale, intendendo con questo l'atteggiamento quotidiano di un'anima che vuole percorrere un cammino di perfezione, la Santa riformatrice del Carmelo sintetizzava la sua sequela di Cristo nell'adorazione e contemplazione di Gesù dalla culla al calvario cioè tutta l'umanità di Cristo doveva formare materia di meditazione, riflessione e modello di vita per chiunque avesse voluto intraprendere una vita di ascesi. S. Teresa d'Avila, quindi, metteva Gesù Bambino all'inizio del cammino di perfezione tant'è vero che in ogni nuovo monastero o convento da lei fondato (e furono tanti) voleva che nella cappellina fosse esposta una statuina o un'immagine di Gesù Bambino, specialmente per i novizi che dovevano imparare a vivere nell'umiltà, nella povertà e nella semplicità, come era vissuto Cristo a Betlemme e a Nazaret. Questo fatto portò alla nascita della devozione a Gesù Bambino a livello popolare, favorita dai carmelitani spagnoli, francesi e italiani, i quali aprirono anche un convento a Praga, luogo in cui nacque la devozione alla statuina del Santo Bambino. Il Cardinal Pierre de Bérulle, propugnatore del Carmelo teresiano in Francia, elaborò una dottrina mistica che sottolineava l'annientamento dell' anima davanti al Verbo incarnato, lo spogliamento di ogni cosa e di se stessi, il contemplare Gesù Bambino cercando di farsi piccoli. L'anima, come il bambino, è fragile, cosciente del proprio nulla; davanti a Lui si deve solo contemplare, cioè guardare a Gesù Bambino con stupore e ammirazione in un atteggiamento passivo dell'anima. Interprete di questa dottrina così rigorosa fu la carmelitana francese Marguerite Parigot du Saint-Sacrement (16191648) del monastero carmelitano di Beaune, che divenne famosissima in tutta la Francia. Grazie all'arciconfraternita della Santa Infanzia la devozione a Gesù Bambino si diffuse largamente anche tra il popolo in tutti i paesi cattolici. In questo contesto l'espressione Infanzia spirituale designava tutto questo movimento, ma S. Teresa d'Avila non usò mai tale espressione. In Francia la linea tracciata dal Cardinal Bérulle e dalla Venerabile Parigot percorse un cammino di approfondimento specialmente nel Carmelo transalpino, ma anche altre personalità si interessarono proficuamente all'Infanzia spirituale, vogliamo ricordare qui solo Mons. Charles Gay, che nel XIX secolo anticipò alcune tematiche della spiritualità di S. Teresa del Bambino Gesù di Lisieux. Fu costei il vero punto di svolta della devozione a Gesù Bambino, in realtà ella non adoperò mai il termine Infanzia spirituale, ma fu la sua abbadessa e sorella madre Agnese di Gesù che sintetizzò così l'esperienza vissuta dalla sua sorella minore nel Carmelo di Lisieux. Non è questa la sede per esaminare la dottrina ricca e affascinante di S. Teresina di Lisieux, qui accenniamo solo al suo concetto di "Piccola via", così i maestri di spirito del ‘900 hanno definito il suo atteggiamento verso Dio. In termini essenziali la "piccola via" o l'Infanzia spirituale propugnata da S. Teresa di Lisieux si può riassumere come umiltà fondamentale vissuta da un' anima figlia di Dio, o come abbandono totale tra le braccia del padre da parte di un' anima che ha coscienza della sua radicale piccolezza e impotenza. Nell'agosto 1897, poco prima della sua morte, le fu chiesto che cosa intendesse quando diceva di restare bambini davanti a Dio; ecco la sua risposta: «Significa riconoscere il proprio nulla aspettandosi tutto dal Buon Dio, come un bambino che si aspetta tutto da suo padre. Significa non preoccuparsi di niente, non ottenere niente dalla fortuna. Anche tra i poveri si dà al bambino ciò che gli è necessario, ma appena è cresciuto suo padre non lo vuole più nutrire, e gli dice: -Lavora adesso, tu puoi provvedere a te stesso-. È per non udire questo che io non sono voluta crescere, sentendomi incapace di guadagnare la mia vita, la vita eterna del Cielo! Io dunque sono rimasta sempre piccola, non avendo altra occupazione che quella di raccogliere fiori, i fiori dell'amore e del sacrificio e offrirli al Buon Dio per suo diletto ... Essere piccolo significa ancora non attribuire a se stessi le virtù che si mettono in pratica, credendosi capaci di qualcosa, ma riconoscere che Dio mette questo tesoro della virtù nelle mani dei suoi bambini affinchè se ne servano quando ne hanno bisogno, ma è sempre il tesoro di Dio. Infine significa non scoraggiarsi dinanzi ai propri difetti poiché i bambini cadono spesso, ma sono troppo piccoli per farsi molto male”12. L'Infanzia spirituale di S. Teresina, dunque, è formata da due componenti fondamentali: l'umiltà e la coscienza della paternità di Dio, con tutto ciò che una tale idea comporta, cioè una confidenza senza limiti nella sua bontà e misericordia. Ce lo ha detto lei stessa: il bambino non lavora, è troppo piccolo per farlo, quindi aspetta tutto da Dio. L'unica cosa che egli può fare è rallegrare Dio. La piccola carmelitana applicando questo stesso concetto a Gesù Bambino ha voluto essere il "giocattolino di Gesù Bambino", un'espressione, questa, sgorgata dalla commozione fortissima che aveva provato a Loreto all'interno della Santa Casa13. Sarebbe stato questo il programma di vita così bene illustrato dal brano ora riportato. Si tratta di un atteggiamento contemplativo, non diciamo passivo perché questo termine ha un senso negativo, ma certo l'Infanzia spirituale di S. Teresina ha un contenuto diametralmente opposto all'esperienza di vita quotidiana e spirituale di Anna Moroni e del P. Cosimo Berlinsani. È una concezione del bambino molto diversa da quella paolina: S. Teresa di Lisieux vuol essere quel fanciullo di cui Gesù parla quando dice: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non VI entrerà (Lc 18, 16-17.”). Come si vede qui il bambino è portato ad esempio per chiunque voglia seguire Gesù e conquistare il regno di Dio. Non è quindi un approccio puro e semplice verso l'infanzia di Gesù, ma piuttosto un "farsi piccoli" e vivere nella condizione di Infanzia spirituale. Che poi Gesù Bambino sia il modello da imitare e seguire come ideale perfetto di questo stato di Infanzia spirituale può essere una logica conseguenza, ma prima di guardare a Gesù Bambino bisogna avere gli occhi di un bambino, il cuore di quei piccoli per cui Gesù ringrazia il Padre: «Ti benedico, o padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt 11, 25-26). Gesù non parla di sé, ma di coloro che lo vogliono seguire e amare, questi sono i prediletti del Padre. Egli ringrazia Dio per questa scelta ben precisa: quella di rivelare i segreti del regno dei cieli a chi si comporta come i bambini, coscienti del proprio niente, della loro fragilità, si fidano totalmente di Dio nell'umiltà e nella confidenza che mai niente mancherà loro poiché Dio penserà sempre a tutto. Si tenga presente anche il salmo 131 (130): «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia” (Sal 131 (130) 1-2). È questo il ritratto più credibile di chi vuol seguire la "piccola via"tracciata da S. Teresa del Bambino Gesù nella tradizione del Carmelo francese di Pierre de Bérulle e di Mons. Charles Gay, referenti principali del suo pensiero. LA NUTRICE SPIRITUALE DEL BAMBINO GESÙ 12 Dictionnaire de spiritualité, ... , cit. coll. 682-714 (traduzione dell'autore). 13 Cfr. TERESA DI LISIEUX, Storia di un'anima, Manoscritti autobiografici, Brescia, Ed. Queriniana, 1974, pp. 124-125. Quella riscoperta dello spirito che animava i Fondatori auspicata ed iniziatasi nel capitolo Speciale, quel "ritorno alle origini" che è l'impegno messo all'inizio delle Costituzioni comincia a dare i suoi primi frutti specialmente in questi ultimi tempi. I lavori di Mauro Papalini, pur non avendo avuto un grande spessore spirituale perché di impostazione prettamente storica, e nonostante l'esiguità delle fonti consultate data l'impossibilità di accedere agli archivi della Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù, pur tuttavia hanno fatto scoprire una realtà, quella in cui avevano vissuto i Fondatori delle Suore Oblate del Bambino Gesù e di cui si era persa la memoria. Nella Congregazione si è aperto un lento ma inevitabile processo di riflessione sulla vita delle Suore Oblate del Bambino Gesù, ciò implica anche un ripensamento sul loro carisma. Ora che ci si può confrontare direttamente con il Carisma dei Fondatori dobbiamo porci alcune domande: quale fu il Carisma che visse veramente Anna Moroni? Quale parte ebbe nella formazione di questo Carisma il P. Cosimo Berlinsani? Quale rapporto c'è fra la Nutrice spirituale di Gesù Bambino, Carisma dei Fondatori, e l'Infanzia spirituale, il Carisma che ci è presentato nelle Costituzioni? Come si può rimanere fedeli al Carisma dei Fondatori della Congregazione nella realtà di oggi? Lungi dal dare una risposta a tutte queste domande così impegnative, ma proponendo le solo alla riflessione e al dibattito interno, pensiamo di fare chiarezza spiegando brevemente il significato e le implicazioni della Nutrice spirituale del Bambino Gesù perché sta alla base della Congregazione. Esaminiamo questo Carisma da tre punti di vista: storico, teologico, spirituale. Storicamente si può far risalire la nascita del carisma della Nutrice spirituale di Gesù Bambino al 1655, come abbiamo ripetutamente scritto, anno in cui la signora Anna Moroni andò a vivere da sola per essere tutta di Dio, sotto la guida forte e prudente del P. Cosimo Berlinsani, suo padre spirituale. In quel momento ella era tutta infervorata di amore a Gesù Bambino a causa di quella statuina di cui abbiamo parlato in precedenza. Era suo desiderio dedicarsi tutta a Gesù Bambino, ma come servirlo? Anna aveva lavorato nei palazzi signorili di Roma per ventidue anni, conosceva bene quel genere di vita, sapeva bene quali personaggi vivevano come lei in quelle piccole corti romane. Un ruolo molto ricercato era quello della nutrice. Si trattava di una donna che non solo si prendesse cura di un neonato nobile e ricco, ma doveva anche dargli il latte al posto della madre, difatti era sconveniente che una nobildonna di rispetto allattasse i propri figli. La nutrice dunque era colei che nutriva con il suo proprio latte i piccoli nobili e li allevava come fosse stata lei la vera madre. Queste nutrici Anna Moroni le incontrava quotidianamente! Era quindi una figura che conosceva bene; niente di più naturale, dunque, che il modo per servire il suo Gesù Bambino fosse quello di sua Nutrice, e lo fece presente al P. Cosimo invitando lo a suggerirle i mezzi per poter svolgere questo ruolo così delicato. Si tenga conto della mentalità di allora, quando si pensava che attraverso il latte che si succhiava da piccoli si prendevano le inclinazioni buone o cattive trasmesse dalla madre o dalla nutrice, per questo le signore più virtuose sceglievano con estrema cura le nutrici dei loro figli. Anna Moroni, dunque, voleva essere la Nutrice di Gesù Bambino compiendo tutti quegli atti che facevano le nutrici degli altri bambini. In tale sentimento il P. Cosimo Berlinsani non vi scorse l'aspetto ingenuo ed infantile, ma conoscendo bene la sua penitente, ne sfruttò fino in fondo le inclinazioni naturali, spirituali ed affettive, ricordandosi delle parole di Beda il Venerabile: “Quelli che si impegnano con le orecchie della fede a concepire spiritualmente il Verbo di Dio e a farlo partorire e quasi allevare con la custodia delle buone opere nel proprio cuore o in quello degli altri, è certo che sono beati” (traduzione nostra)14. Era Anna una donna di azione, pratica e concreta, ma ardeva di sentimenti impetuosi, anche travolgenti, ed egli seppe incanalare l’ardentissimo spirito di lei in una via di perfezione che si rivelò quella giusta: tramite la Nutrice spirituale il p. Cosimo Berlinsani riuscì a far concepire, partorire ed allevare spiritualmente il Verbo di Dio incarnato nel cuore della sua penitente. Per questo le cucì addosso il ruolo di Nutrice spirituale di Gesù Bambino che le si addiceva pienamente. Ella si riconosceva totalmente in quelle pratiche di devozione e di pietà, in quelle orazioni, meditazioni e considerazioni che il P. Cosimo mise per iscritto proprio a vantaggio di lei in quel libretto più volte citato: La Nutrice spirituale di Gesù Bambino15. Quest'operetta fu sempre la regola di vita di Anna Moroni, di Dianora Bertini e di quante vollero condividere con lei gli ideali espressi in essa, ella incarnò pienamente la Nutrice spirituale di Gesù Bambino impersonandola a tal punto che divenne un modello da imitare per molte ragazze. Il frutto più bello e duraturo di questo Carisma così originale sarebbe stato la nascita della Congregazione delle Convittrici del SS.mo Bambino Gesù. Al momento della fondazione il P. Cosimo cambiò la parola "Nutrici con Convittrici16, per motivi giuridici e per non ingenerare confusione. Nella Sacra Scrittura la figura della nutrice è presente nell' Antico Testamento quando si parla della nascita di bambini importanti. Ricordiamo qui Debora, nutrice di Rebecca (Cfr. Gen 35, 8), Noemi, che fece da Nutrice e nonna ad Obed, figlio di Ruth (Cfr. Rt 4, 16); la nutrice di Ioas, figlio di Ocozia sottratto da Josaba alla furia "Qui Verbum Dei spiritualiter auditu Fidei concipere, et boni operis custodia vel in suo, vel in proximorum corde parere, et quasi alere studuerint, asseverans esse beatos". Beda Venerabilis, Homiliae, 94, 0422A; In Evangelium S. Lucae, 92, 0480C. 14 15 Cfr. nota 4. 16 CARL'ANTONIO ERRA MILANESE, Vita del Padre Cosimo Berlinsani ... , cit., p. 16. omicida di Atalia (Cfr. 2 Re, 11, 2. 2 Cr 22, 11); si nomina anche la nutrice del figlio di Gionata (Cfr. 2 Sam 4, 4); la nutrice, inoltre, è vagheggiata anche dai profeti (Cfr. Is 49, 23. Os 11, 4). Il caso più famoso però è quello di Mosè, neonato ebreo salvato dalle acque del Nilo dalla figlia del Faraone e affidato ad una donna ebrea che gli facesse da nutrice, fu la principessa stessa ad affidarglielo dietro una degna ricompensa, la principessa non poteva sapere che quella nutrice era in realtà la vera madre di Mosè (Cfr. Es 2, 1-10). Il P. Cosimo non prese in considerazione nessuno di questi passi biblici poiché dava per scontato l'affidamento che la Vergine Maria aveva concesso ad Anna Moroni tramite quel "vago stucchino" di Gesù Bambino. C'è anche da dire che l'Antico Testamento era poco usato dai predicatori e dai maestri di spirito nelle loro meditazioni, tranne i libri sapienziali ed i profeti. Dal punto di vista teologico il P. Cosimo presuppone un'origine mariana del ruolo della Nutrice Spirituale del Bambino Gesù, e ciò è naturale in quanto erano le madri che consegnavano i propri neonati alle nutrici da loro scelte. È dunque Maria Vergine, Madre di Gesù Bambino, che sceglie le nutrici del suo Figlio e glielo affida, come facevano le nobili signore. Ciò è espresso in modo evidente nel capitolo XII dell'opera del P. Cosimo Berlinsani in cui si legge: «Santissima Vergine, se ho trovato grazia presso i tuoi occhi non lasciarmi senza la tua desideratissima benedizione, affinchè possa nutrire ed allevare questo tuo dolcissimo Figlio Gesù con perfezione maggiore per piacerti sempre di più”. "Vergine santissima, benedici il tuo Figlio e me che sono la sua Nutrice" ... “Vergine Santissima, ecco Gesù unico tuo Figlio, prendilo nelle tue santissime braccia, stringilo forte forte al tuo petto castissimo, dagli mille baci amorosi, accarezzalo molto, dagli un po' del tuo latte purissimo, perché sarà certamente molto più dolce e saporoso di quello che io gli posso dare, prendilo, vergine Beatissima, ma non ti adirare se pensi che io non ne abbia cura come merita, non me lo togliere, non me ne privare, restituiscimelo quanto prima dicendomi in che cosa manco e farò ogni sforzo per correggermi”17. E nel capitolo successivo troviamo: «Ti riverisco e ti adoro, o Santissima Vergine, ecco Gesù, ecco il tuo Figlio e sposo e la mia vera delizia; o quanto mi sento obbligata verso di te per la grazia che mi fai di lasciarlo alle mie cure! Custodiscimi e assistimi sempre con la tua protezione, o Maria, affinchè io possa difendere questo fanciullo santissimo e divinissimo da ogni male”18. Come la madre del Bambino allevato dalla nutrice era il riferimento principale di costei, così la Vergine Madre di Dio è il punto di riferimento della Nutrice di Gesù Bambino quindi tra le due donne si instaura un rapporto preferenziale, unico, che ruota intorno a Gesù Bambino, "mio Dio e mio Tutto". Il segreto di una Nutrice di Gesù Bambino è quello di guardare sempre a Maria, di parlare costantemente con lei ed invocare la benigna protezione e benevolenza, già ampiamente dimostrata dalla Madonna avendo affidato il suo unico Figlio proprio a quella Nutrice. La Nutrice spirituale di Gesù Bambino deve corrispondere a tanta grazia e benevolenza da parte della Madonna e dello stesso Gesù avendo uno spirito di accoglienza piena; dice il Signore: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me, chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9, 37). Si parla di accogliere un bambino, non di diventare bambini; è vero che Gesù ha detto anche questo, ma ciò vuol dire che ognuno può servire Gesù a modo suo. La Nutrice non può essere una bambina, come potrebbe altrimenti allattare e lavorare tanto? La Nutrice deve essere una donna matura, forte e robusta perché allevare un bambino costa tanti sacrifici e tante fatiche. Una Nutrice faceva parte della servitù, non della famiglia nobile e lo spirito di servizio e di serva è quello che deve guidare colei che vuole allevare Gesù Bambino nel suo cuore. Come scrive l'autore di queste pagine nella sua biografia di Anna Moroni, le Suore Oblate del Bambino Gesù sue Nutrici sono "donne di ramazza", cioè esse non devono essere il "giocattolino di Gesù Bambino", come S. Teresina, ma devono "Far giocare Gesù Bambino", è questa una delle tante mansioni della Nutrice spirituale. Dal punto di vista spirituale il P. Cosimo adotta un metodo molto concreto e suggestivo: ha individuato tutti i servizi che una nutrice svolge per il suo bambino e li ha applicati ad Anna Moroni, Nutrice di Gesù Bambino. Ad ogni servizio egli fa corrispondere altrettante virtù, atti di carità, di sentimento, di umiltà, preghiere, ossequi, benedizioni etc. Nel primo capitolo del suo libro egli elenca venticinque servizi che la Nutrice di Gesù Bambino deve compiere in un giorno. Ad esempio: «Darete a questo Bambino il cibo due volte al giorno ed eseguirete ciò facendo due ore di orazione mentale, una la mattina e un'altra la sera, meditando sul mistero dell'Incarnazione del Verbo eterno e del Santissimo Sacramento ... Gli darete il latte sette volte al giorno e farete ciò prendendolo tra le braccia e stringendolo al seno dicendogli: -Gesù mio, ti dono il cuore e l'anima mia e tutta me stessa- ... farete in modo che dorma almeno un'ora la mattina e una il giorno, e farete questo rimanendo voi in silenzio per altrettanto tempo, non parlando che per necessità. Affinchè si addormenti meglio e con più piacere gli canterete la ninna nanna una volta la mattina e una il giorno, cantando qualche canzoncina spirituale o qualche inno sacro”. 17 Cfr. COSIMO BERLINSANI, La Nutrice spirituale di Gesù Bambino ... , cit., p. 53. 18 Ivi, p. 55. Nel secondo capitolo il P. Cosimo enumera una serie di regole che la Nutrice deve seguire scrupolosamente per far crescere bene in salute il suo Bambino Gesù. Alcune tra queste sono: «Deve evitare di mangiare qualsiasi sorta di cibo che possa corrompere o guastare il latte o renderlo men che delicato. Deve guardarsi dal frequentare persone infette da qualsiasi malattia perché, portando essa microbi cattivi, non infetti poi il Bambino. Deve cercare di non alterarsi o arrabbiarsi perché questo nuoce moltissimo al Bambino che prende il latte. Deve inoltre fare molta attenzione di non rattristarsi per qualunque avvenimento che le accade, perché questo è pericolosissimo per i bambini”19. Ad ogni servizio corrisponde nel libro un capitolo specifico che indica concretamente come mettere in pratica ciò che si medita o si vive spiritualmente. Segnaliamo in particolare il capitolo VII "Fiori da offrire al santo Bambino", uno dei più suggestivi ed interessanti. «UN MAZZO DI GELSOMINI All'ora debita offrirete al Santo Bambino un mazzo di gelsomini che gli sono molto graditi, quando gli presenterete atti di carità e di purezza come, tra molti altri, i seguenti: fuggire la conversazione con l'altro sesso se non per necessità, i discorsi impuri, osceni ed anche quelli troppo leggeri, le pitture nude o troppo profane, le canzoni non oneste e i libri d'amore, gli sguardi teneri e il vestire troppo attillato, a secondo le usanze o, meglio dire, gli abusi del mondo, fuggire i profumi, gli odori, gli specchi e altre cose che spingono alla lussuria, ma soprattutto fuggire ogni colpa libidinosa non solo con le opere e con le parole, ma anche con il pensiero, e quando vi sentirete molestate in questa parte dite spesso con Santa Cecilia: -Il mio cuore ed il mio corpo siano puri Signore, affinchè non sia confusa-. Questi sono i fiori tra i quali il Santo Bambino ritrova le delizie più pregiate e desidera che fioriscano nelle sue nutrici spirituali dicendo: -Il nostro letto è fiorito-. UN MAZZO DI ROSE Le rose gradite al Santo Bambino sono gli atti di carità e di amore verso il prossimo, alcuni dei più importanti sono i seguenti: tenere continuamente il proprio cuore libero da ogni amarezza, sospetto o avversione verso chiunque, perdonando subito di buon animo qualunque persona che vi offenda; prendere ogni cosa in modo positivo scusando l'intenzione cattiva e il fine quando l'opera stessa non basta alla riparazione; essere pronte a soccorrere tutti per quanto permettano le proprie forze, sia con i consigli, con le cose materiali, che con la vostra stessa persona; aborrire il rispondere litigiosamente ai discorsi degli altri e ai loro sentimenti, sia nel parlare, nello scrivere che nell'operare, se non quando non richiede altrimenti la difesa dell'onore di Dio o del bene proprio o degli altri, ricordandovi sempre di ciò che diceva in simili occasioni un grande cardinale: -Vale più un'oncia di carità che una libbra di reputazione-; fare con diligenza e gioia tutto ciò che operate per il servizio verso gli altri come se lavoraste per voi stesse, e questo non solo con coloro che chiedono di essere aiutati, ma anche con quelli che non lo chiedono, e non solo con i parenti, amici e conoscenti, ma anche con gli estranei e con i nemici; dimostrare di non accorgersi dei difetti degli altri, né del corpo né del carattere e sopportarli volentieri, sopportare con forza d'animo le ingiurie ed anche le offese più gravi; soffrire per le disgrazie degli altri come se fossero le vostre, e rallegrarvi della felicità degli altri come se fosse la vostra fortuna; pregare per i nemici e per i persecutori, fare loro del bene, desiderare per loro ogni bene possibile. Il Santo Bambino richiede dalle sue nutrici spirituali tali rose dicendo: -Riempitemi di fiori-. UN MAZZO DI GIGLI Gli atti di viva speranza e di fiducia in Dio, nella sua bontà, misericordia, potenza e generosità, sono i gigli che piacciono tanto al Santo Bambino che dice di nutrirsi di questi, infatti Egli è -Colui che si pasce di gigli-, non deve dispiacere quindi alla sua Nutrice amorosa di offrirglieli spesso e in particolare nel modo che segue: non turbarsi, non affliggendosi né prorompendo in parole di rabbia, mordaci e poco cristiane, nelle avversità, nelle malattie e nella miseria per quanto esse siano grandi, insopportabili e irrimediabili, ma sperare in Dio rimettendosi totalmente nelle sue santissime mani dicendo: -Dio sa, può, vuole aiutarmi, e lo farà senza dubbio, se per il mio bene Egli non dovrà fare altrimenti, ovvero se i miei peccati non gli legheranno le mani-; sperare nella benignità e nella clemenza di Dio e allo stesso tempo temere il suo giudizio e la sua giustizia, dubitando sempre dei vostri peccati e confidando sempre nei meriti del Santo Bambino Gesù, presupponendo prima i vostri meriti senza però sperare niente in questi quantunque molti; non stancarsi mai di operare bene e non credere mai di aver fatto abbastanza; avere sempre per certo che Dio accetta tutto e ricompensa tutto, grazie alla sua grande bontà, quantunque si faccia qualcosa di poco conto nel suo servizio; non meravigliarsi per le cadute, ma rialzarsi coraggiosamente anche se dovete cadere mille volte al giorno; credere sempre di poter avvalorare tutto con la grazia divina, senza la quale la benché minima azione è senza virtù e senza forza; ricorrere alla preghiera in tutte le necessità e sperare da Dio solo ogni avvenimento felice, ogni progresso fortunato e ogni bene, senza dubitare o mormorare né contro la sua Divina Maestà, né contro il prossimo, aspettando ciò che piacerà alla bontà di Dio e supplicandola sempre come se fosse la prima volta che per una tale grazia voi vi presentiate davanti a Lui; dire spesso: -Mio Dio, sono vane quelle speranze che non si fondano solo su di te, sono vane quelle pretese che non sono appoggiate sul tuo potentissimo 19 Ivi, pp. 17, 21. volere, mio Dio, invano si affatica chi senza essere stato chiamato da te è convinto di entrare nella tua eterna beatitudine, e parla in modo avventato chi non crede di essere stato scelto per questa-; voi non siate restie nell'offrire questi gigli quotidianamente al Santo Bambino, poiché Egli ve li chiede con molta insistenza dicendo: -Fiorite gigli, spargete il vostro profumo-. ... “20. Il libro si conclude con due lunghe orazioni al Santo Bambino Gesù: la prima è una dichiarazione di intenti e di volontà della Nutrice, da farsi spesso per ribadire il proprio impegno verso il Divin Infante, la seconda è un'offerta di sé che la Nutrice deve fare frequentemente al Santo Bambino Gesù per riconfermare solennemente la propria totale disponibilità verso Colui che è tutta la sua vita. Si noti che non c'è un momento del giorno e della notte in cui la Nutrice non sia impegnata a fare qualcosa, anche quando dorme deve essere vigilante. Se adoperiamo il criterio di giudizio suggerito ci da Gesù, cioè quello di giudicare secondo i frutti, dobbiamo proprio dire che la Nutrice spirituale del bambino Gesù sia un carisma vincente, dato che è sopravvissuto fino ad oggi nonostante tutto. Sono più di 330 anni che le Nutrici di Cosimo Berlinsani e di Anna Moroni svolgono il loro servizio nella Chiesa nell'umiltà. Nella semplicità e nella povertà, elementi fondamentali raccomandati dallo stesso Fondatore alle Convittrici nelle sue Regole: «Convittrici del Santissimo Bambino Gesù vuol dire vivere con Giesù povero, ignudo tra gl'animali in una stalla per tirare et inanimire in questa maniera alla virtù, et alla Perfezione ogni sorte di Persona, si come Giesù vi tirò i poveri e semplici Pastori, et i ricchi, e sapientissimi Magi”21. Questo impegno fu ed è predominante nella Congregazione, attirare tutti a Gesù Bambino, in particolare i giovani, come è tipico del Carisma delle Suore Oblate del Bambino Gesù. L'opera del P. Cosimo Berlinsani non rimase isolata, ma ebbe un continuatore: il Beato Lorenzo Maria Salvi di San Francesco Saverio, passionista. Egli nacque a Roma il 30 ottobre 1782; professò la Regola passionista nel 1802 e fu ordinato sacerdote nel 1805. Nel corso della sua vita si dedicò costantemente alla predicazione tra il popolo guidando tante missioni nell'Italia centrale. Durante una malattia nel 1812 ebbe la visione di Gesù Bambino che lo guarì e gli comandò di ravvivare e diffondere la devozione alla sua infanzia. Da allora P. Lorenzo si lanciò con tutto il suo zelo alla diffusione di questo culto diventando l'apostolo di Gesù bambino. Ovunque andava lasciava una statuina del santo Bambino di cera e di altri materiali. Il Beato Lorenzo si impegnò in favore di Gesù Bambino con la parola ardentissima, con i santi esempi della sua vita e con gli scritti. Due sono le opere che egli dedicò a Gesù Bambino: la prima si intitola: L'anima innamorata di Gesù Bambino, è un'opera monumentale in quattro volumi dove la devozione al Divino Infante è spiegata ed esemplificata con pratiche di pietà, preghiere, meditazioni e virtù di ogni genere. Il secondo libro si intitola: L'anima mistica Nutrice di Gesù Bambino, ossia l'anima occupata con Gesù Bambino in tutto il corso dell'anno. Si tratta di un libricino di piccole dimensioni uscito nel 1923. Il Beato Lorenzo Salvi, rivolgendosi a chi legge, così inizia la sua operetta: «Ingegnoso, di spirituale unzione e molto devoto fu l'Opuscolo di Cosimo Bellinsani (sic), padre della Congregazione della Madre di Dio, il quale in Roma dai torchi di Angelo Bernabò nel 1656 lo pubblicò alla luce col seguente titolo: La Nutrice spirituale del Bambino Gesù”. E l'autore così prosegue: «Ai giorni nostri le copie di tale libretto sono rarissime; e conoscendosi la volontà dei devoti dell'Infante divino che desidererebbero possederne alcun esemplare allo scopo di rendere in qualche modo queste virtuose loro brame, si è deliberato di compilare il presente libercolo, che sebbene abbia il medesimo scopo dell' opuscolo succennato, pure da questo tutta diversa l'orditura e il totale suo compimento ... “22. Come si vede da queste parole c'erano devoti nella prima metà del XIX secolo che conoscevano il libro del P. Cosimo, ma non riuscivano a trovarlo. Il Beato Lorenzo Salvi si inserisce nello spirito del libro seicentesco e ne coglie tutta la ricchezza e le sue sfumature. Sulla linea del padre lucchese il Beato Lorenzo chiarisce subito che questo libro non è per quelli che "mystica penetrare nesciunt" o per chi non riesce a cogliere il simbolismo e le allegorie contenuti in questo libretto. «L'idea della devozione di cui si tratta in questo volumetto è di proporre alle anime affezionate all'Infante Divin Redentore e al tempo istesso invitarle, in analogia di quel che fanno le vere nutrici del mondo con i loro bimbi, a ciò che desse potranno eseguire simbolicamente con l'esercizio di varie virtù per addivenire di Gesù bambino spirituali nutrici e così degnamente onorarlo”23. Era questo il metodo usato dal P. Cosimo, ma il Beato Lorenzo non limita certo a ciò la considerazione del libretto antico. Il primo capitolo della Mistica Nutrice di Gesù Bambino si intitola: Eccitamento ad abbracciare il decoroso Officio di mistica e spirituale nutrice di Gesù Bambino. In esso vi possiamo ritrovare le intuizioni del P. Cosimo con le relative implicazioni teologiche, ma il B. Lorenzo Salvi va oltre: dà un solido fondamento scritturistico all'ufficio di Nutrice Spirituale di Gesù Bambino ampliando la relazione intima che si instaura tra la nutrice e la Vergine Maria, ma lasciamo parlare lo stesso Beato Lorenzo: 20 Ivi, pp. 37-40. 21 Cfr. Nota 1. 22 LORENZO M. DI S. FRANCESCO SAVERIO, L'anima mistica nutrice di Gesù Bambino ossia l'anima occupata con Gesù Bambino in tutto il corso dell'anno, Roma, Tipografia Pontificia nell'Istituto Pio IX, 1923, p. 9. 23 Ivi, pp. 9-10. «Andava per suo diporto nelle sponde del Nilo la Figlia di Faraone Re di Egitto, allorchè dalle sue damigelle vennele presentato in piccola spalmata ce stella il neonato derelitto Mosè, e nell'udirlo vagire mossa di lui a compassione piena di amorevolezza cercò subito chi l'allattasse; indi mirabilmente sopracchiamata la vera madre del medesimo, con estrema sua interna gioia costei - accipe - sentì dirsi dalla Real Principessa, che non conosceva chi fosse quella donna ebrea - accipe puerum istum et nutri mihi: ego dabo tibi mercedem tuam - sia tua premura nutrirmi questo bambino che ti consegno, mentre sarà poi mio dovere darti la congrua mercede (Es. 2, 9). Ora immaginate che altrettanto dica a voi la Regina del cielo Maria SS.ma, alla quale piace sopra ogni credere che con sante, divote e simboliche azioni virtuose venga misticamente alimentato il suo Infante Divino: Nudrisci questo mio amato Bambino che io a te lo affido, e ne riceverai da me amplissimo il guiderdone; poiché in ricompensa, io sarò tua guida, tuo sostegno, tua avvocata presso il medesimo, io insomma diverrò mediatrice dell'eterna tua sorte. Oh che milliflue espressioni, che invito amabile, che invito prezioso, che invito benigno è egli mai questo! Qual sarà quell'anima che scortese vorrà rifiutarlo? Si troverà mai alcuna che proclive agli inviti delle ree passioni, solo poi voglia mostrarsi sorda a quello che ora le fa la SS.ma Vergine? Ah! Che l'opinarlo, anzi il solo dubitarne farebbe torto a voi che leggete, dunque senza indugiar un momento accettate di buon cuore il ripetuto suddetto invito e disponetevi a trarne profitto: troppo importa a' dì nostri che nella generale corruttela del popolo cristiano sianvi delle persone dabbene sollecite a camminare nella via dei precetti del Signore, premurose per l'esercizio delle sante virtù, impegnate colle loro orazioni a placare Dio provocato a sdegno dai peccatori che in mille modi i più abbominevoli oltraggiano il tenero graziosissimo Figliuolo di Maria Vergine; la quale una volta appunto apparve a S. Coletta Clarissa, tenendo in mano un piatto, in cui eravi un bambino tagliato a pezzi, volendo con ciò indicare le barbarie dei peccatori, che colle colpe lacerano il detto Figliuolo suo (Da Latera, Vita della santa c. 10). Alle enormità della moltitudine dei traviati almeno non si unisca l'anima vostra; anzi ricevendo, piena di gratitudine, l'invito di essere con ispeciali, buone e sante operazioni, Mistica Nutrice di Gesù Bambino, rivolta alla gran Vergine, servendovi delle sue voci medesime che pronunciò all'Arcangelo Gabriele, allorchè le aveva annunziato essere stata da Dio prescelta a divenire vera Madre del Divino suo Verbo, a Lei risponda con cuore sulle labbra: Ecce, ecce ancilla Domini; fiat mihi secundum verbum tuum. Si, Madre celeste, mia delettissima madre e Regina, eccomi, sono pronta a fare quel che Voi benignamente a me insinuate; mi riconosco indegnissima ancella del Signore, ma sono ancora la minima serva vostra; debbo e voglio volentieri ubbidirvi, risolvo efficacemente aderire al carissimo vostro invito. Tali espressioni, facendole partire dall'intimo dello spirito, probabilmente ecciteranno il vostro impegno a realizzarle con i fatti. Prendi, disse Maria Vergine comparsa un dì col suo Bambino, al Beato Fartredo Cistercense: Prendi questo mio Figlio ed a me tu conservalo (Men. Cister. 21 Ap.). Voi non siete meritevole di essere personalmente visitata dalla Madonna e molto meno che vi favelli in detta guisa, ma, per così esprimermi, viene a trovarvi con questo libretto e vi raccomanda di nutrire misticamente e custodire con gelosia il Santissimo suo Bambinello; e quando vi piacesse domandarmi come possiate far questo, rispondo subito, secondo potrà dettarvi il Santo Amore, essendo esso il più eccellente maestro della scienza dei Santi, peraltro, attesochè niuno dee fidarsi dei propri lumi, a fine di non andare incontro in questa divozione ad illusioni, come pure ad evitarne le incertezze e regolarne senza impaccio l'andamento, riflettete che lo scopo principale di esso consiste nell'onorare la Divina Infanzia con livellare a norma delle cristiane virtù le azioni della giornata, nel modo che in seguito distintamente vedrete notate”24.. Ecco che unendo queste parole del Beato passionista alle istruzioni del Fondatore della Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù otteniamo l'intera missione della Nutrice spirituale, dall' inizio alla fine. Un'altra cosa che il Beato Lorenzo ben comprese dall'opera del P. Berlinsani è che queste anime sono laiche, impegnate nelle attività quotidiane del loro stato. Non c'è nessun accenno nei due libri allo stato religioso, né è mai nominata la parola monaca o suora. Ciò vuol dire che il P. Cosimo fu molto chiaro nel descrivere le sue nutrici spirituali di Gesù Bambino. Possiamo affermare che con l'opera del Beato Lorenzo Salvi la Nutrice mistica o spirituale di Gesù Bambino acquista maggior spessore dal punto di vista scritturistico, teologico e mistico; acquisisce anche una certa tradizione che sarebbe auspicabile riprendere e sviluppare, proprio come fece il Beato Lorenzo Salvi ai suoi tempi. Sarebbe bene riprendere il testo del P. Cosimo (che esiste anche in italiano corrente) meditarlo profondamente e farne un commento che metta in rilievo come una nutrice possa svolgere la sua missione oggi nel nostro mondo tanto diverso dal passato, ma poi non così tanto, l'ignoranza sulle cose spirituali è sempre molto diffusa. Il Beato Lorenzo Maria Salvi morì a Capranica (Viterbo) il 12 giugno 1856; fu beatificato da Giovanni Paolo II il primo ottobre 198925. Alla luce degli elementi esaminati fin qui possiamo chiederci: quale rapporto c'è fra la Nutrice di Gesù Bambino e l'Infanzia spirituale? Se diamo a questo termine il significato di tutto l'insieme di movimenti e di correnti che mettono Gesù bambino al centro della loro vita religiosa e spirituale in genere, allora possiamo affermare che la 24 LORENZO M. DI S. FRANCESCO SAVERIO, L'anima mistica nutrice di Gesù Bambino ... ,cit., pp. 12-15. 25 A. LIPPI, Psicologia di un mistico, biografia del padre Lorenzo Salvi, POSTULAZIONE GENERALE – EDITRICE CIPI Piazza Santi Giovanni e Paolo, 13 00184 Roma, 1988. Nutrice di Gesù Bambino si inserisce pienamente nell'Infanzia spirituale essendo la Congregazione una delle tante che ha Gesù Bambino nel titolo e nel cuore. Riguardo alla "piccola via" attribuita a Santa Teresa di Lisieux il discorso è ben diverso. L'atteggiamento della Nutrice spirituale è opposto a quello del "giocattolino di Gesù Bambino”; lo abbiamo sottolineato più volte in questa sede. La Nutrice deve essere una donna forte e sana, in grado di faticare molto e di provvedere innanzitutto al Bambino che sta allevando perché Egli provvederà a lei, si tratta dunque di un approccio dinamico e attivo nello spirito e nella vita quotidiana. Si mettano a confronto il brano sopra riportato di Santa Teresa di Lisieux e gli esempi del P. Cosimo Berlinsani a proposito della Nutrice spirituale di Gesù Bambino, basta un semplice sguardo per rendersi conto che si tratta di due aspetti della vita spirituale molto diversi fra loro. Intendiamoci: atteggiamento opposto non vuol dire migliore o peggiore; si tratta solo di una constatazione teologica e spirituale. Si vuole semplicemente mettere in rilievo la specificità dell'Istituto, le prerogative essenziali del carisma senza entrare in discussioni sterili e vuote se sia meglio l'uno o l'altro: ricordiamoci sempre che il primo fine comune non solo a tutti gli Ordini religiosi, ma a tutti i cristiani, è la propria santificazione nella Chiesa Cattolica, poi ognuno ha le sue proprie caratteristiche, ma ciò non è un problema, bensì una ricchezza di cui dobbiamo rendere infinite grazie al Signore. Queste considerazioni poi non vogliono inficiare affatto la devozione personale di ciascuna, si può essere tranquillamente nutrici spirituali di Gesù Bambino e devote di Santa Teresina, una figura interessantissima. Concludendo questo nostro piccolo lavoro possiamo affermare che il Carisma delle Suore Oblate del bambino Gesù è quello della Nutrice spirituale del Bambino Gesù teorizzato e vissuto integralmente dai Fondatori: P. Cosimo Berlinsani e Anna Moroni; è un Carisma soltanto femminile appartenente alla vita apostolica e missionaria della Chiesa. Il P. Cosimo voleva che le sue Convittrici fossero "missionarie in casa propria" e questo spirito missionario sta tornando fuori, ora che la Congregazione si sta aprendo con successo in Perù, oltre che in Brasile, dove è già presente da più di trent'anni. La contemplazione, almeno come stato di vita, non appartiene al Carisma suddetto, ma competono loro laboriosità e dinamismo instancabili verso le esigenze del prossimo, così possono "allevare e far crescere Gesù Bambino nel nostro cuore". PREGHIERA DELLA NUTRICE SPIRITUALE A GESÙ BAMBINO. Divinissimo Gesù Bambino, Verbo del Padre fatto carne, per mezzo del quale tutte le cose sono state create; Tu che ti sei spogliato della tua sapienza onniscente per rivestire i poveri panni di noi miseri mortali, e non hai esitato un istante a soffrire per amore nostro fino a morire su una croce, gradisci, ti prego con tutto il mio cuore, l'offerta del mio servizio quotidiano che ti faccio davanti alla tua Santissima Madre sempre Vergine Maria e al tuo padre davidico S. Giuseppe. O Signore Bambino, suggeriscimi Tu la maniera migliore per allevarti, fai del mio cuore una dimora adeguata per Te, purificato, accendilo tutto di amore Tuo, con cui io mi possa e ti voglia scaldare. O Fiore più bello tra i figli degli uomini, degnati di accettare i fiori profumati che ogni giorno voglio regalarti per abbellire la tua stanza: Ecco un mazzo di gelsomini sbocciati tra gli atti di carità e di purezza, che cerco di compiere. Eccoti un mazzo di rose bianche di innocenza e rosse di amore verso di Te e il mio prossimo. Queste sono le viole fiorite nell'umiltà che mi sforzo di coltivare ogni giorno per dartele nuove e odorose. Ti porgo un mazzo di gigli cresciuti nella mia speranza e fiducia in Te, nella Tua Bontà, Misericordia e Generosità. E ti offro un mazzo di amaranti perché so che Ti piacciono tanto e vuoi riposare tra questi come su un trono, ma la mia mortificazione e la mia penitenza non preparano un terreno adatto per la loro crescita dato che mi ci dedico poco e con scarsi risultati. Spero di poterti offrire tanti altri fiori nati dalle virtù cristiane che voglio vivere per Te e con Te. O Sole di giustizia, benedici me, tua povera Nutrice Spirituale, e insegnami a servirti sempre meglio amandoti fino in fondo così da essere sempre in Te e Tu in me; Tu che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen26. 26 Unione e concordia, speciale Anna Moroni, febbraio 1999, p. 3.