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Sabato 17 ottobre 2020
LUOGHI E PERSONAGGI
Luce spietata, mare infinito
così Carlo Bo amò Taranto
CARLO BO Nato a Sestri Levante nel 1911 e scomparso
a Genova nel 2001, è stato uno dei protagonisti del 900
di FRANCESCO GIULIANI
Q
uando si parla di Taranto il pensiero corre
subito all’industrializzazione del secondo
dopoguerra, alle vive speranze e alle brusche disillusioni che hanno segnato il
passare degli anni fino ad oggi, in attesa di una svolta
e di una rinascita che tarda a venire. Per questo
motivo siamo rimasti molto colpiti da un denso
articolo, intitolato Taranto e il giuoco delle impressioni, apparso su Le vie d’Italia, rivista mensile del
Touring Club Italiano, nel numero di settembre del
1950.
L’autore è un personaggio notissimo e poliedrico, Carlo Bo
(1911-2001), uno dei nomi di spicco
dell’Ermetismo italiano degli anni
Trenta, scrittore, docente universitario, rettore per oltre 50 anni
dell’Università di Urbino (che non a
caso gli è stata intitolata dopo la
scomparsa), senatore a vita.
Nel corso della sua esistenza, Carlo
Bo ha firmato anche numerosi articoli, in cui si ritrova
la sua scrittura originale e curata, la sua tendenza ad
andare a fondo nei problemi e nelle osservazioni,
anche a costo di richiedere un surplus di attenzione al
lettore. Le stesse caratteristiche presenta, già dal
titolo, questo ampio ritratto di una Taranto ancora al
di qua dell’industrializzazione, che fa nascere mille
domande e distinzioni nell’autore.
Arrivato a Taranto con in mente il pensiero della
Grecia, Carlo Bo si ritrova invece a pensare alla
Spagna, cercando la vera misura della città ionica. La
Il viaggio nel 1950 e un lungo articolo sulla rivista
del Touring Club. E subito dopo arrivò l’industria...
vera protagonista è comunque la luce che si fonde con
il mare, una luce che «sembrava già spietata nel
mattino di Bari ma che diventa poi accecante verso
Massafra, sul bianco delle case, sui trulli, tra i rami
degli olivi che dividono i campi». Il cammino pugliese
si lega alle impressioni cromatiche e si passa dal «nero
che domina intorno a Foggia, il nero della Terra», fino
alla «luce fusa del sole sul mare, sul numero diverso e
infinito dei mari di Taranto».
Carlo Bo, insomma, viene così conquistato dalla
«vita trasferita sul mare, sul mare composto (il Mar
Piccolo), sul mare libero, sul mare che si indovina al di
là dei confini, al di là del dominio della nostra vista e
a ogni categoria corrisponde una
luce diversa». Le notazioni liriche
salgono naturalmente in primo piano, com’è facile verificare, con magistrali variazioni. Taranto appare
come una città dimenticata, ai margini degli itinerari più consueti, dove
le case del centro storico appaiono in
pessime condizioni, come lascia ben
intendere l’autore, ma in grado di
colpire con forza l’attenzione, grazie, appunto, alla
collaborazione tra luce e mare.
Ne deriva, in questo costante ascolto di impressioni,
una svalutazione dell’uomo e del suo ruolo, che
diventa esplicito: «La storia stessa sembra relegata
lontano, là nella curva di Metaponto e quasi la stessa
cattedrale di San Cataldo ci appare priva di una sua
voce, senza eco, senza possibilità di un innesto umano.
Altrettanto possiamo dire per la parte moderna di
Taranto, per l’arsenale, per le case della parte nuova e
che nella memoria ci trasportano in altri luoghi legati
NOTAZIONI LIRICHE
Il racconto dei luoghi e le
suggestioni letterarie con
Choderlos de Laclos
Scomparso nel 2011
Storico rettore di Urbino
Carlo Bo, nato a Sestri Levante nel 1911 e
scomparso a Genova nel 2001, è stato uno dei
protagonisti del nostro Novecento, già a partire
dagli anni Trenta. Scrittore, docente, rettore
dell’Università di Urbino, senatore a vita, è stato
autore di numerosissimi lavori, tra cui spiccano
anche delle pagine odeporiche. Un ampio e originale articolo, intitolato «Taranto e il giuoco delle impressioni», è apparso nel settembre 1950
sulla rivista del Touring Club Italiano «Le vie d’Italia», corredato di varie foto. Il testo è consultabile
on line nel sito www.digitouring.it.
Si tratta di una elegante e raffinata descrizione di
una Taranto ancora al di qua della industrializzazione degli anni Sessanta, che oggi si carica anche di molti interrogativi su quello che è stato
realizzato negli ultimi decenni e sul costo pagato
dai suoi abitanti.
dalla stessa povera misura del tempo».
In ogni caso, il francesista Carlo Bo non tralascia di
ricordare due personaggi legati a Taranto. Il primo è lo
scrittore Choderlos de Laclos, nato ad Amiens nel 1741
e scomparso proprio nella città ionica nel 1803. Celebre
per il romanzo Le relazioni pericolose, da cui sono stati
tratti tra l’altro alcuni film, Choderlos de Laclos,
impegnato in prima persona a Taranto nelle guerre
che segnano il periodo napoleonico, si ammalò di
dissenteria e malaria e morì nel Convento di San
Francesco di Taranto. Carlo Bo si chiede, con vivo
TARANTO, ANNI
CINQUANTA
Ragazzini venditori di
cozze sul litorale di
Taranto: un’immagine
che precede il
processo di
industrializzazione
della zona
.
Le visioni mirabili di Piranesi L’Unione Europea che sarà
utopia, eclettismo e realtà
Un premio dai 18 ai 35 anni
La mostra aperta a Roma. Con il Colosseo «immaginato»
di MARZIA APICE
L’
utopia che si fonde con la realtà, in una sintesi mirabile tra
elementi oggettivi ed elaborazioni creative, con uno
sguardo appassionato che è quello insieme
dello studioso e del sognatore: in occasione
dei 300 anni dalla nascita di Giambattista
Piranesi, l’Istituto Centrale per la Grafica di
Roma ospita «Giambattista Piranesi. Sogna-
CARCERI Una delle opere più note di Piranesi
re il sogno impossibile», allestita nella sede
di Palazzo Poli alla Fontana di Trevi fino al
31 gennaio.
Un vero omaggio espositivo, a cura di
Maria Cristina Misiti e Giovanna Scaloni
con la collaborazione di Civita Mostre e Musei, che si compone di 36 matrici e 24 stampe,
uno dei nuclei più preziosi della collezione
dell’istituto, per raccontare un artista
dall’indiscussa genialità. Il percorso si sviluppa lungo due direttrici, una scientifica,
l’altra emozionale, in un racconto adatto
anche ai non addetti ai lavori: nelle tre sale il
visitatore è accompagnato attraverso opere
(matrici e stampe che risaltano su pareti dai
toni dell’azzurro) e proiezioni multimediali
nella scoperta dell’eclettismo del maestro
veneziano che fu incisore dall’anima di architetto, archeologo e antiquario, e fondatore del moderno metodo scientifico di indagine archeologica.
Se nella prima sala l’attenzione è catturata dalle grandiose visioni di Piranesi,
tra le celeberrime «Carceri» e la «Parte di
ampio magnifico Porto» (quest’ultima emblema della mostra, con una architettura
«sognata» dall’artista e incisa sul finire degli anni ‘40 del ‘700), nella seconda protagonista è Roma con le sue antiche rovine e
in particolar modo il Campo Marzio. Infine
la sorpresa della terza sala, che presenta
alcune vedute di Roma e dintorni (incredibile la veduta dall’alto del Colosseo, immaginata dall’artista in modo perfetto, centrando esattamente prospettiva e proporzioni come se fosse realizzata con l’ausilio di
un drone) nonché la scoperta di un Piranesi
«designer» attraverso i disegni di camini,
candelabri e vasi (anche con la replica in
gesso di un candelabro proveniente dalla
bottega dell’artista, conservato in originale
nel Museo della Reale Accademia di Belle
Arti di San Fernando). In ogni tappa del
percorso emerge chiaramente il bisogno di
Piranesi di «produrre grandi idee», la sua
lucida «pazzia» e la convivenza in lui di
progetti ideali che si nutrono di fantasie.
Progedit, su proposta di Aurelio Valente curatore del saggio
L
a casa editrice Progedit, su proposta
di Aurelio Valente, che ha curato il
libro L’Unione Europea dopo il Coronavirus, istituisce il Premio una
tantum «L’Unione Europea che sarà», riservato
a giovani di età dai 18 a 35 anni, con iscrizione
gratuita e premio al vincitore di 1.000 euro.
La curatela di Aurelio Valente, a cui hanno
contribuito Giuseppe Boccuzzi, Michele Buquicchio, Mattia Ceracchi, Maurizio Cotta,
Giuseppe De Tomaso, Antonio Di Majo, Gian-
IL LIBRO A cura di Aurelio Valente (Progedit)
franco Dioguardi, Giovanni Ferri, Stefano Loconte, Rainer Masera, Pasquale Montemurro,
Antonella Pagano, Franco Passacantando, Salvatore Rossi, Carlo Santini, Ennio Triggiani,
Franco Venturini, raccoglie le riflessioni di
questi autorevoli economisti, giuristi ed esperti
sulla legittimazione della politica espansiva
dell’Unione Europea che si è sviluppata, nei
giorni della pandemia, muovendo dalle pro-
poste di Mario Draghi nella sua intervista al
Financial Times.
Il Premio, dunque, così come il volume, nasce
con l'intento di favorire l’idea e lo spirito europeistici in particolare tra i giovani: per questo la casa editrice Progedit offre gratuitamente
il download digitale di L’Unione Europea dopo il
Coronavirus dal proprio sito web.
In giuria Ennio Triggiani, Professore emerito di Diritto dell’Unione Europea dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Valeria
Di Comite, Professore associato di Diritto
dell’Unione Europea dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e Gino Dato, Editore
Progedit. Il regolamento è consultabile su
www.progedit.com.
Ciascun partecipante potrà concorrere con
un unico elaborato. Gli elaborati, in lingua
italiana, dovranno attenersi al tema del Premio, ovvero «L’Unione Europea che sarà», e
non dovranno superare un massimo di 20.000
(ventimila) caratteri, compresi gli spazi tra le
parole (teoricamente 200 righe per un totale di
100 battute a rigo, compresi gli spazi).
«Ciascun partecipante - si legge nel bando osserverà le seguenti modalità: l’elaborato, in
forma anonima e senza segni di riconoscimento, andrà prodotto in 5 copie dattiloscritte. Una
soltanto delle 5 copie sarà firmata dall’autore e
inserita in una busta chiusa, unitamente alla
domanda e all’autorizzazione firmata al trattamento dei dati personali giusto artt. 13 e 23 del
D.Lgs 196/2003. Tale busta chiusa a sua volta
sarà inserita in una busta più grande insieme
alle restanti 4 copie non firmate.
I materiali non saranno in nessun caso restituiti. I risultati saranno resi noti da Progedit
entro 2 mesi dalla chiusura del Premio.
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Sabato 17 ottobre 2020
CULTURA&SPETTACOLI
IL SOGNO DEI PINK-FLOYD
Gli «amici-nemici»
Gilmour e Waters
che storia fantastica
Il libro di Nino Gatti e Stefano Girolami
di GLORIA INDENNITATE
V
interesse: «Che cosa sarà stata Taranto nei primi anni
dell’Ottocento, in che modo possiamo immaginare la
fine di questo generale francese, il trasporto all’isola
del forte, come sarà stata l’eco immediata della sua
morte, sarà affiorato anche qui il ricordo del suo
grande libro, del suo libro bestemmiato e crudele, Les
liaisons dangereuses?».
L’altro personaggio, altrettanto famoso, è Paul Bourget, l’autore del classico volume odeporico Sensations
d’Italie, che è passato da queste parti.
Ma dopo queste osservazioni Carlo Bo tiene a
ribadire che non sono gli uomini i protagonisti di
queste impressioni tarantine, arrivando a ribadirlo
nella parte conclusiva: «Se è permesso trarre una
lezione dal giuoco delle impressioni che scatena un
paesaggio, la nostra è stata quella di una sconfitta delle
ragioni umane o per meglio dire della fragilità delle
nostre ragioni. Qui dove vive la luce, scompare
l’ombra delle nostre fragili invenzioni e la terra a
stento sopporta la traccia della nostra memoria».
A distanza di qualche anno arriveranno le fabbriche
e le ciminiere, portando altri colori e altri odori,
cambiando tutto. È difficile smentire chi afferma che
non è stata una buona idea…
ederli abbracciati sulla copertina è già un
colpo al cuore. Magnifici, geniali, radicalmente diversi, David Gilmour e
Roger Waters rimangono il sogno
«proibito» dell’articolato universo pinkfloydiano che li vorrebbe
ancora una volta insieme - magari
con la batteria di Nick Mason e nel
solco indelebile di Rick Wright - in
un concerto da consegnare definitivamente ai secoli a venire. Ma
per i due amici/nemici (chissà), in
eterna lite, questo rimane allo stato un progetto irrealizzabile.
Quindi vale la pena tuffarsi nel
libro David Gilmour & Roger Waters con sottotitolo Le origini, i
Pink Floyd, le carriere soliste di
Nino Gatti e Stefano Girolami, fresco di stampa per l’editore Ulrico
Hoepli Milano, nella collana «La
storia del rock. I protagonisti», diretta da Ezio Guaitamacchi. Il volume di 234 pagine, corredato da
un corposo apparato fotografico, è
di agile lettura grazie all’accattivante scrittura, alla suddivisione
grafica delle date, al richiamo di
epici brani e alle molteplici curiosità. Gatti e Girolami, lo ricor-
diamo, fanno parte dei «Lunatics», un gruppo di amici e collezionisti floydiani attivi dal 2009,
che conta nelle sue fila anche Danilo Steffanina, Stefano Tarquini
e Riccardo Verani (pagina Fb
«Pinkfloydnews The Lunatics»).
La storia di sir David e di quel
«piantagrane» di Roger comincia
in «calzoncini
corti».
Una storia che «ripercorre le
tappe fondamentali
dagli esordi
ai
tempi
odierni e affronta tutto il
mare
magnum di progetti, concerti,
cambiamenti
epocali e aspirazioni che hanno
visto coinvolti, prima come band,
poi separati, due dei più importanti interpreti della storia del
rock». Particolare, unica, è la passione floydiana dei due autori: il
fasanese Nino Gatti, storico, biografo e collezionista dei Pink Flo-
LA PUGLIA ANTICA E LE SUE TRACCE
yd, ha curato diverse fanzine, collaborando con pubblicazioni italiane e straniere, e con siti internet dedicati alla band. Grafico nella vita professionale, Gatti da quarant’anni anni archivia e analizza
ogni tipo di materiale sul gruppo.
Girolami,
torinese,
giornalista
e
scrittore, curatore di volumi
sui Pink Floyd,
si è occupato di
musica, cinema,
sport,
eventi e documentaristica. «Queste
pagine - sottolineano sono il nostro tributo a due giganti: noi pur con
età diverse, nati e cresciuti a latitudini italiche opposte, abbiamo
entrambi speso la nostra vita in
osmosi con la loro musica, rapiti
da liriche perturbanti, struggenti
diteggi di chitarra e visioni senza
tempo. David e Roger, senza dimenticare Syd, Rick e Nick, sono
stati a loro modo nostri compagni
Vetrina
Un «idolo» del Neolitico
trovato nel Pulo di Molfetta
Straordinaria scoperta di due archeologi: ora si studia l’incisione
U
na scoperta emozionante, capace di raccontare quante tracce antichissime possa portare alla luce il nostro territorio. La
più antica scultura neolitica su pietra in
Puglia, considerata un unicum assoluto tra gli idoli
preistorici legati alla terra, è stata trovata nel Pulo di
Molfetta, sistema di cavità carsiche e sito archeologico risalente al V e IV millennio aC in provincia di
Bari.
Di piccole dimensioni, è stata rinvenuta durante
lavori di rifunzionalizzazione del sito, spiega il Comune di Molfetta in una nota. Autori della scoperta li
archeologi Alessia Amato e Nicola de Pinto, coordinati da Anna Maria Tunzi, funzionaria archeologa.
La scultura, proveniente forse da un corredo funerario, è stata ottenuta dalla lavorazione di un ciottolo calcareo sul quale sono stati rappresentati anche
tratti antropomorfi: è una incisione sul retro, con un
motivo a zig zag, che permetterebbe di collocare
l’oggetto tra la fase media e finale del Neolitico.
L'«idoletto» è sottoposto a studi, a cura della Soprintendenza, che l’ha presentato assieme al sindaco
di Molfetta, Tommaso Minervini e, tra gli altri, alle
archeologhe Amato e Tunzi, rilevando che le rare
sculture preistoriche realizzate al mondo, nella maggior parte dei casi erano prodotte utilizzando materiali più facili da lavorare, come la terracotta, oppure ossa di animali.
«Il Pulo di Molfetta, che stiamo restituendo alla
fruibilità pubblica - sottolinea il sindaco Minervini continua a sorprendere per le tracce di storia che è
ancora in grado di raccontare». L'«idoletto», ora esposto nei depositi di Palazzo Simi a Bari, presto tornerà
a Molfetta: gli uffici tecnici comunali, sotto la di-
LEGGENDE Gilmour e Waters abbracciati al «Live 8»
nell’articolo la copertina dell’album «The Division Bell»
ADDA, PUBBLICATO IL QUARANTUNESIMO NUMERO
La rivista «incroci» sull’amore
n Il quarantunesimo fascicolo della rivista «incroci» edito da Adda, appena pubblicato, è dedicato
al tema dell’Amore, quasi a voler esorcizzare il
clima prodotto dalla pandemia virale in corso.
Viene data voce e attenzione ai mille oggetti e
alle altrettante forme di amore esperite dagli esseri umani, dal mondo classico a Dante, da Isabella Morra ad Anna Banti e Giorgio Caproni,
per citare solo alcuni nuclei tematici affrontati.
In un tempo che ci ha inesorabilmente posti dinanzi ai nostri limiti, alla difficoltà di limitare i
contatti umani, così necessari all'amore, la rivista, diretta da Lino Angiuli e Daniele Maria
Pegorari, ha voluto puntare sulla forza della parola scritta e della letteratura, ancora e sempre
capace di dire e di unire.
BOVINO, VICO, CISTERNINO, PULSANO, GALATONE
Visite guidate nei borghi pugliesi
RITROVAMENTO L’«idoletto» con tratti antropomorfi
rezione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana
di Bari, stanno lavorando affinché i nuovi rinvenimenti possano aggiungersi in maniera permanente alla collezione del museo civico archeologico.
n Aperte le iscrizioni alle visite guidate gratuite
nei centri storici di cinque tra i più bei borghi
pugliesi. Si comincia martedì 20 ottobre a Bovino, proseguendo il 22 a Vico del Gargano, il 27 a
Cisternino, il 29 a Pulsano ed il 3 novembre a
Galatone. La partenza sarà sempre dalla sede
della locale Pro Loco alle 11 e la visita durerà due
ore circa. A condurla in italiano ed in inglese (in
caso di partecipazione di ospiti stranieri) sarà
una guida turistica abilitata. Durante ogni visita, un videomaker professionista girerà un filmato che sarà poi diffuso attraverso i canali social dell’agenzia Pugliapromozione, delle locali
Pro Loco e dello stesso progetto Hamlet, per consentire anche «a distanza» di godere delle bellezze dei cinque borghi. Le visite si svolgeranno
nel rispetto delle norme anti Covid 19 (mascherine obbligatorie e distanziamento di almeno un
metro tra i partecipanti). Anche per questo il numero dei partecipanti sarà limitato a 10 e le prenotazioni obbligatorie via mail (segreteria@spazioeventi.org) o telefono (+39 080 5347030). L’iniziativa è promossa da Pugliapromozione in qualità di partner del progetto «HAMLET».
di viaggio e dalle loro differenze
abbiamo tratto ispirazioni diverse, tutte egualmente segnanti».
Immergiamo, dunque, nelle ansie di un «giovane ribelle di nome
Roger» e nella figura fascinosa di
David, «giovanotto indipendente». Nel biennio 1967-1969 le loro
strade convergono con l’uscita drammatica - del fondatore Syd
Barret e l’ingresso definitivo della
chitarra di Gilmour. Pagina dopo
pagina si incontrano gli anni fecondi di spettacolari album, del
live con film a Pompei, del successo planetario di The dark side
of the moon sino al «Muro» di Waters e al momento in cui le strade
si dividono (già nel 1984 intrapresero tour da solisti).
Parte così una nuova era con i
mega-concerti dei Pink Floyd senza Waters, ripercorsa attraverso
l’«ammaliante visione» sul bacino
di San Marco a Venezia nel luglio
1989 e la narrazione di The division
bell, album del 1994, con «La campana della divisione», per «lasciarsi le cose alle spalle e continuare ad andare avanti» (Gilmour). Il nuovo corso di Roger
viene ricordato col «K.a.o.s. tour»,
la svolta operistica di Ça ira per
esplodere, dopo un periodo sottotraccia, con lo storico «The Wall»
nel luglio 1990 a Berlino, che non
«celebra la sconfitta del sistema
socialista a opera del consumismo
occidentale» ma «la caduta del
Muro intesa come simbolo di liberazione dello spirito umano». Di
seguito «Rog» mette a punto Amused to death «approdo delle produzioni passate e pietra angolare
delle battaglie future».
Niente reunion per il Capodanno del 2000 sotto le Piramidi di
Giza, si giunge al 2 luglio 2005 e
all’«abbraccio del Live 8» (immortalato da Getty Images nella foto
della copertina) che avviene grazie alla diplomazia dell’organizzatore Bob Geldof («Pink» nel film
The Wall di Alan Parker, 1982). Ma
nulla è più come prima e forte è
l’ulteriore divaricazione fra Gilmour e Waters. Nel 2006 David a 60
anni pubblica On an Island, muore Syd, Roger va vivere negli States, nel 2008 vola «sul grande carro
del cielo» anche Rick.
Le pagine finali «chiudono alcuni cerchi», dalla recherche in Italia di Roger del padre aviatore
eroe della Seconda guerra mondiale, che culmina nel film The
Wall di Sean Evans (2013), al tributo di Gilmour e Mason a Wright
«fra i solchi di The Endless River»
(«il suo canto del cigno», nota Polly Samson, moglie e collaboratrice
di David), alle uscite di Rattle that
Lock e di Is this the life we really
want? con i due musicisti impegnati nelle rispettive tournèe. Titoli di coda sui tempi correnti con
l’«Us+Them Tour» di Roger e relativo film presentato a Venezia
nel 2019, il ritorno di Mason, le
chitarre di David vendute all’asta.
Non manca nel libro «un occhio al
futuro con nuove pagine da scrivere». «Se mai David e Roger si
mettessero d’accordo, mi troverebbero pronto», chiosa Nick. Vi
aspettiamo, shine on.