Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                

La Taranto di Carlo Bo

2020, La Gazzetta del Mezzogiorno

Luce spietata, mare infinito: così Carlo Bo amò Taranto. Il viaggio nel 1950 e un lungo articolo sulla rivista del Touring Club. E subito dopo arrivò l'industria...

14 Sabato 17 ottobre 2020 LUOGHI E PERSONAGGI Luce spietata, mare infinito così Carlo Bo amò Taranto CARLO BO Nato a Sestri Levante nel 1911 e scomparso a Genova nel 2001, è stato uno dei protagonisti del 900 di FRANCESCO GIULIANI Q uando si parla di Taranto il pensiero corre subito all’industrializzazione del secondo dopoguerra, alle vive speranze e alle brusche disillusioni che hanno segnato il passare degli anni fino ad oggi, in attesa di una svolta e di una rinascita che tarda a venire. Per questo motivo siamo rimasti molto colpiti da un denso articolo, intitolato Taranto e il giuoco delle impressioni, apparso su Le vie d’Italia, rivista mensile del Touring Club Italiano, nel numero di settembre del 1950. L’autore è un personaggio notissimo e poliedrico, Carlo Bo (1911-2001), uno dei nomi di spicco dell’Ermetismo italiano degli anni Trenta, scrittore, docente universitario, rettore per oltre 50 anni dell’Università di Urbino (che non a caso gli è stata intitolata dopo la scomparsa), senatore a vita. Nel corso della sua esistenza, Carlo Bo ha firmato anche numerosi articoli, in cui si ritrova la sua scrittura originale e curata, la sua tendenza ad andare a fondo nei problemi e nelle osservazioni, anche a costo di richiedere un surplus di attenzione al lettore. Le stesse caratteristiche presenta, già dal titolo, questo ampio ritratto di una Taranto ancora al di qua dell’industrializzazione, che fa nascere mille domande e distinzioni nell’autore. Arrivato a Taranto con in mente il pensiero della Grecia, Carlo Bo si ritrova invece a pensare alla Spagna, cercando la vera misura della città ionica. La Il viaggio nel 1950 e un lungo articolo sulla rivista del Touring Club. E subito dopo arrivò l’industria... vera protagonista è comunque la luce che si fonde con il mare, una luce che «sembrava già spietata nel mattino di Bari ma che diventa poi accecante verso Massafra, sul bianco delle case, sui trulli, tra i rami degli olivi che dividono i campi». Il cammino pugliese si lega alle impressioni cromatiche e si passa dal «nero che domina intorno a Foggia, il nero della Terra», fino alla «luce fusa del sole sul mare, sul numero diverso e infinito dei mari di Taranto». Carlo Bo, insomma, viene così conquistato dalla «vita trasferita sul mare, sul mare composto (il Mar Piccolo), sul mare libero, sul mare che si indovina al di là dei confini, al di là del dominio della nostra vista e a ogni categoria corrisponde una luce diversa». Le notazioni liriche salgono naturalmente in primo piano, com’è facile verificare, con magistrali variazioni. Taranto appare come una città dimenticata, ai margini degli itinerari più consueti, dove le case del centro storico appaiono in pessime condizioni, come lascia ben intendere l’autore, ma in grado di colpire con forza l’attenzione, grazie, appunto, alla collaborazione tra luce e mare. Ne deriva, in questo costante ascolto di impressioni, una svalutazione dell’uomo e del suo ruolo, che diventa esplicito: «La storia stessa sembra relegata lontano, là nella curva di Metaponto e quasi la stessa cattedrale di San Cataldo ci appare priva di una sua voce, senza eco, senza possibilità di un innesto umano. Altrettanto possiamo dire per la parte moderna di Taranto, per l’arsenale, per le case della parte nuova e che nella memoria ci trasportano in altri luoghi legati NOTAZIONI LIRICHE Il racconto dei luoghi e le suggestioni letterarie con Choderlos de Laclos Scomparso nel 2011 Storico rettore di Urbino Carlo Bo, nato a Sestri Levante nel 1911 e scomparso a Genova nel 2001, è stato uno dei protagonisti del nostro Novecento, già a partire dagli anni Trenta. Scrittore, docente, rettore dell’Università di Urbino, senatore a vita, è stato autore di numerosissimi lavori, tra cui spiccano anche delle pagine odeporiche. Un ampio e originale articolo, intitolato «Taranto e il giuoco delle impressioni», è apparso nel settembre 1950 sulla rivista del Touring Club Italiano «Le vie d’Italia», corredato di varie foto. Il testo è consultabile on line nel sito www.digitouring.it. Si tratta di una elegante e raffinata descrizione di una Taranto ancora al di qua della industrializzazione degli anni Sessanta, che oggi si carica anche di molti interrogativi su quello che è stato realizzato negli ultimi decenni e sul costo pagato dai suoi abitanti. dalla stessa povera misura del tempo». In ogni caso, il francesista Carlo Bo non tralascia di ricordare due personaggi legati a Taranto. Il primo è lo scrittore Choderlos de Laclos, nato ad Amiens nel 1741 e scomparso proprio nella città ionica nel 1803. Celebre per il romanzo Le relazioni pericolose, da cui sono stati tratti tra l’altro alcuni film, Choderlos de Laclos, impegnato in prima persona a Taranto nelle guerre che segnano il periodo napoleonico, si ammalò di dissenteria e malaria e morì nel Convento di San Francesco di Taranto. Carlo Bo si chiede, con vivo TARANTO, ANNI CINQUANTA Ragazzini venditori di cozze sul litorale di Taranto: un’immagine che precede il processo di industrializzazione della zona . Le visioni mirabili di Piranesi L’Unione Europea che sarà utopia, eclettismo e realtà Un premio dai 18 ai 35 anni La mostra aperta a Roma. Con il Colosseo «immaginato» di MARZIA APICE L’ utopia che si fonde con la realtà, in una sintesi mirabile tra elementi oggettivi ed elaborazioni creative, con uno sguardo appassionato che è quello insieme dello studioso e del sognatore: in occasione dei 300 anni dalla nascita di Giambattista Piranesi, l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma ospita «Giambattista Piranesi. Sogna- CARCERI Una delle opere più note di Piranesi re il sogno impossibile», allestita nella sede di Palazzo Poli alla Fontana di Trevi fino al 31 gennaio. Un vero omaggio espositivo, a cura di Maria Cristina Misiti e Giovanna Scaloni con la collaborazione di Civita Mostre e Musei, che si compone di 36 matrici e 24 stampe, uno dei nuclei più preziosi della collezione dell’istituto, per raccontare un artista dall’indiscussa genialità. Il percorso si sviluppa lungo due direttrici, una scientifica, l’altra emozionale, in un racconto adatto anche ai non addetti ai lavori: nelle tre sale il visitatore è accompagnato attraverso opere (matrici e stampe che risaltano su pareti dai toni dell’azzurro) e proiezioni multimediali nella scoperta dell’eclettismo del maestro veneziano che fu incisore dall’anima di architetto, archeologo e antiquario, e fondatore del moderno metodo scientifico di indagine archeologica. Se nella prima sala l’attenzione è catturata dalle grandiose visioni di Piranesi, tra le celeberrime «Carceri» e la «Parte di ampio magnifico Porto» (quest’ultima emblema della mostra, con una architettura «sognata» dall’artista e incisa sul finire degli anni ‘40 del ‘700), nella seconda protagonista è Roma con le sue antiche rovine e in particolar modo il Campo Marzio. Infine la sorpresa della terza sala, che presenta alcune vedute di Roma e dintorni (incredibile la veduta dall’alto del Colosseo, immaginata dall’artista in modo perfetto, centrando esattamente prospettiva e proporzioni come se fosse realizzata con l’ausilio di un drone) nonché la scoperta di un Piranesi «designer» attraverso i disegni di camini, candelabri e vasi (anche con la replica in gesso di un candelabro proveniente dalla bottega dell’artista, conservato in originale nel Museo della Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando). In ogni tappa del percorso emerge chiaramente il bisogno di Piranesi di «produrre grandi idee», la sua lucida «pazzia» e la convivenza in lui di progetti ideali che si nutrono di fantasie. Progedit, su proposta di Aurelio Valente curatore del saggio L a casa editrice Progedit, su proposta di Aurelio Valente, che ha curato il libro L’Unione Europea dopo il Coronavirus, istituisce il Premio una tantum «L’Unione Europea che sarà», riservato a giovani di età dai 18 a 35 anni, con iscrizione gratuita e premio al vincitore di 1.000 euro. La curatela di Aurelio Valente, a cui hanno contribuito Giuseppe Boccuzzi, Michele Buquicchio, Mattia Ceracchi, Maurizio Cotta, Giuseppe De Tomaso, Antonio Di Majo, Gian- IL LIBRO A cura di Aurelio Valente (Progedit) franco Dioguardi, Giovanni Ferri, Stefano Loconte, Rainer Masera, Pasquale Montemurro, Antonella Pagano, Franco Passacantando, Salvatore Rossi, Carlo Santini, Ennio Triggiani, Franco Venturini, raccoglie le riflessioni di questi autorevoli economisti, giuristi ed esperti sulla legittimazione della politica espansiva dell’Unione Europea che si è sviluppata, nei giorni della pandemia, muovendo dalle pro- poste di Mario Draghi nella sua intervista al Financial Times. Il Premio, dunque, così come il volume, nasce con l'intento di favorire l’idea e lo spirito europeistici in particolare tra i giovani: per questo la casa editrice Progedit offre gratuitamente il download digitale di L’Unione Europea dopo il Coronavirus dal proprio sito web. In giuria Ennio Triggiani, Professore emerito di Diritto dell’Unione Europea dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Valeria Di Comite, Professore associato di Diritto dell’Unione Europea dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e Gino Dato, Editore Progedit. Il regolamento è consultabile su www.progedit.com. Ciascun partecipante potrà concorrere con un unico elaborato. Gli elaborati, in lingua italiana, dovranno attenersi al tema del Premio, ovvero «L’Unione Europea che sarà», e non dovranno superare un massimo di 20.000 (ventimila) caratteri, compresi gli spazi tra le parole (teoricamente 200 righe per un totale di 100 battute a rigo, compresi gli spazi). «Ciascun partecipante - si legge nel bando osserverà le seguenti modalità: l’elaborato, in forma anonima e senza segni di riconoscimento, andrà prodotto in 5 copie dattiloscritte. Una soltanto delle 5 copie sarà firmata dall’autore e inserita in una busta chiusa, unitamente alla domanda e all’autorizzazione firmata al trattamento dei dati personali giusto artt. 13 e 23 del D.Lgs 196/2003. Tale busta chiusa a sua volta sarà inserita in una busta più grande insieme alle restanti 4 copie non firmate. I materiali non saranno in nessun caso restituiti. I risultati saranno resi noti da Progedit entro 2 mesi dalla chiusura del Premio. 15 Sabato 17 ottobre 2020 CULTURA&SPETTACOLI IL SOGNO DEI PINK-FLOYD Gli «amici-nemici» Gilmour e Waters che storia fantastica Il libro di Nino Gatti e Stefano Girolami di GLORIA INDENNITATE V interesse: «Che cosa sarà stata Taranto nei primi anni dell’Ottocento, in che modo possiamo immaginare la fine di questo generale francese, il trasporto all’isola del forte, come sarà stata l’eco immediata della sua morte, sarà affiorato anche qui il ricordo del suo grande libro, del suo libro bestemmiato e crudele, Les liaisons dangereuses?». L’altro personaggio, altrettanto famoso, è Paul Bourget, l’autore del classico volume odeporico Sensations d’Italie, che è passato da queste parti. Ma dopo queste osservazioni Carlo Bo tiene a ribadire che non sono gli uomini i protagonisti di queste impressioni tarantine, arrivando a ribadirlo nella parte conclusiva: «Se è permesso trarre una lezione dal giuoco delle impressioni che scatena un paesaggio, la nostra è stata quella di una sconfitta delle ragioni umane o per meglio dire della fragilità delle nostre ragioni. Qui dove vive la luce, scompare l’ombra delle nostre fragili invenzioni e la terra a stento sopporta la traccia della nostra memoria». A distanza di qualche anno arriveranno le fabbriche e le ciminiere, portando altri colori e altri odori, cambiando tutto. È difficile smentire chi afferma che non è stata una buona idea… ederli abbracciati sulla copertina è già un colpo al cuore. Magnifici, geniali, radicalmente diversi, David Gilmour e Roger Waters rimangono il sogno «proibito» dell’articolato universo pinkfloydiano che li vorrebbe ancora una volta insieme - magari con la batteria di Nick Mason e nel solco indelebile di Rick Wright - in un concerto da consegnare definitivamente ai secoli a venire. Ma per i due amici/nemici (chissà), in eterna lite, questo rimane allo stato un progetto irrealizzabile. Quindi vale la pena tuffarsi nel libro David Gilmour & Roger Waters con sottotitolo Le origini, i Pink Floyd, le carriere soliste di Nino Gatti e Stefano Girolami, fresco di stampa per l’editore Ulrico Hoepli Milano, nella collana «La storia del rock. I protagonisti», diretta da Ezio Guaitamacchi. Il volume di 234 pagine, corredato da un corposo apparato fotografico, è di agile lettura grazie all’accattivante scrittura, alla suddivisione grafica delle date, al richiamo di epici brani e alle molteplici curiosità. Gatti e Girolami, lo ricor- diamo, fanno parte dei «Lunatics», un gruppo di amici e collezionisti floydiani attivi dal 2009, che conta nelle sue fila anche Danilo Steffanina, Stefano Tarquini e Riccardo Verani (pagina Fb «Pinkfloydnews The Lunatics»). La storia di sir David e di quel «piantagrane» di Roger comincia in «calzoncini corti». Una storia che «ripercorre le tappe fondamentali dagli esordi ai tempi odierni e affronta tutto il mare magnum di progetti, concerti, cambiamenti epocali e aspirazioni che hanno visto coinvolti, prima come band, poi separati, due dei più importanti interpreti della storia del rock». Particolare, unica, è la passione floydiana dei due autori: il fasanese Nino Gatti, storico, biografo e collezionista dei Pink Flo- LA PUGLIA ANTICA E LE SUE TRACCE yd, ha curato diverse fanzine, collaborando con pubblicazioni italiane e straniere, e con siti internet dedicati alla band. Grafico nella vita professionale, Gatti da quarant’anni anni archivia e analizza ogni tipo di materiale sul gruppo. Girolami, torinese, giornalista e scrittore, curatore di volumi sui Pink Floyd, si è occupato di musica, cinema, sport, eventi e documentaristica. «Queste pagine - sottolineano sono il nostro tributo a due giganti: noi pur con età diverse, nati e cresciuti a latitudini italiche opposte, abbiamo entrambi speso la nostra vita in osmosi con la loro musica, rapiti da liriche perturbanti, struggenti diteggi di chitarra e visioni senza tempo. David e Roger, senza dimenticare Syd, Rick e Nick, sono stati a loro modo nostri compagni Vetrina Un «idolo» del Neolitico trovato nel Pulo di Molfetta Straordinaria scoperta di due archeologi: ora si studia l’incisione U na scoperta emozionante, capace di raccontare quante tracce antichissime possa portare alla luce il nostro territorio. La più antica scultura neolitica su pietra in Puglia, considerata un unicum assoluto tra gli idoli preistorici legati alla terra, è stata trovata nel Pulo di Molfetta, sistema di cavità carsiche e sito archeologico risalente al V e IV millennio aC in provincia di Bari. Di piccole dimensioni, è stata rinvenuta durante lavori di rifunzionalizzazione del sito, spiega il Comune di Molfetta in una nota. Autori della scoperta li archeologi Alessia Amato e Nicola de Pinto, coordinati da Anna Maria Tunzi, funzionaria archeologa. La scultura, proveniente forse da un corredo funerario, è stata ottenuta dalla lavorazione di un ciottolo calcareo sul quale sono stati rappresentati anche tratti antropomorfi: è una incisione sul retro, con un motivo a zig zag, che permetterebbe di collocare l’oggetto tra la fase media e finale del Neolitico. L'«idoletto» è sottoposto a studi, a cura della Soprintendenza, che l’ha presentato assieme al sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini e, tra gli altri, alle archeologhe Amato e Tunzi, rilevando che le rare sculture preistoriche realizzate al mondo, nella maggior parte dei casi erano prodotte utilizzando materiali più facili da lavorare, come la terracotta, oppure ossa di animali. «Il Pulo di Molfetta, che stiamo restituendo alla fruibilità pubblica - sottolinea il sindaco Minervini continua a sorprendere per le tracce di storia che è ancora in grado di raccontare». L'«idoletto», ora esposto nei depositi di Palazzo Simi a Bari, presto tornerà a Molfetta: gli uffici tecnici comunali, sotto la di- LEGGENDE Gilmour e Waters abbracciati al «Live 8» nell’articolo la copertina dell’album «The Division Bell» ADDA, PUBBLICATO IL QUARANTUNESIMO NUMERO La rivista «incroci» sull’amore n Il quarantunesimo fascicolo della rivista «incroci» edito da Adda, appena pubblicato, è dedicato al tema dell’Amore, quasi a voler esorcizzare il clima prodotto dalla pandemia virale in corso. Viene data voce e attenzione ai mille oggetti e alle altrettante forme di amore esperite dagli esseri umani, dal mondo classico a Dante, da Isabella Morra ad Anna Banti e Giorgio Caproni, per citare solo alcuni nuclei tematici affrontati. In un tempo che ci ha inesorabilmente posti dinanzi ai nostri limiti, alla difficoltà di limitare i contatti umani, così necessari all'amore, la rivista, diretta da Lino Angiuli e Daniele Maria Pegorari, ha voluto puntare sulla forza della parola scritta e della letteratura, ancora e sempre capace di dire e di unire. BOVINO, VICO, CISTERNINO, PULSANO, GALATONE Visite guidate nei borghi pugliesi RITROVAMENTO L’«idoletto» con tratti antropomorfi rezione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bari, stanno lavorando affinché i nuovi rinvenimenti possano aggiungersi in maniera permanente alla collezione del museo civico archeologico. n Aperte le iscrizioni alle visite guidate gratuite nei centri storici di cinque tra i più bei borghi pugliesi. Si comincia martedì 20 ottobre a Bovino, proseguendo il 22 a Vico del Gargano, il 27 a Cisternino, il 29 a Pulsano ed il 3 novembre a Galatone. La partenza sarà sempre dalla sede della locale Pro Loco alle 11 e la visita durerà due ore circa. A condurla in italiano ed in inglese (in caso di partecipazione di ospiti stranieri) sarà una guida turistica abilitata. Durante ogni visita, un videomaker professionista girerà un filmato che sarà poi diffuso attraverso i canali social dell’agenzia Pugliapromozione, delle locali Pro Loco e dello stesso progetto Hamlet, per consentire anche «a distanza» di godere delle bellezze dei cinque borghi. Le visite si svolgeranno nel rispetto delle norme anti Covid 19 (mascherine obbligatorie e distanziamento di almeno un metro tra i partecipanti). Anche per questo il numero dei partecipanti sarà limitato a 10 e le prenotazioni obbligatorie via mail (segreteria@spazioeventi.org) o telefono (+39 080 5347030). L’iniziativa è promossa da Pugliapromozione in qualità di partner del progetto «HAMLET». di viaggio e dalle loro differenze abbiamo tratto ispirazioni diverse, tutte egualmente segnanti». Immergiamo, dunque, nelle ansie di un «giovane ribelle di nome Roger» e nella figura fascinosa di David, «giovanotto indipendente». Nel biennio 1967-1969 le loro strade convergono con l’uscita drammatica - del fondatore Syd Barret e l’ingresso definitivo della chitarra di Gilmour. Pagina dopo pagina si incontrano gli anni fecondi di spettacolari album, del live con film a Pompei, del successo planetario di The dark side of the moon sino al «Muro» di Waters e al momento in cui le strade si dividono (già nel 1984 intrapresero tour da solisti). Parte così una nuova era con i mega-concerti dei Pink Floyd senza Waters, ripercorsa attraverso l’«ammaliante visione» sul bacino di San Marco a Venezia nel luglio 1989 e la narrazione di The division bell, album del 1994, con «La campana della divisione», per «lasciarsi le cose alle spalle e continuare ad andare avanti» (Gilmour). Il nuovo corso di Roger viene ricordato col «K.a.o.s. tour», la svolta operistica di Ça ira per esplodere, dopo un periodo sottotraccia, con lo storico «The Wall» nel luglio 1990 a Berlino, che non «celebra la sconfitta del sistema socialista a opera del consumismo occidentale» ma «la caduta del Muro intesa come simbolo di liberazione dello spirito umano». Di seguito «Rog» mette a punto Amused to death «approdo delle produzioni passate e pietra angolare delle battaglie future». Niente reunion per il Capodanno del 2000 sotto le Piramidi di Giza, si giunge al 2 luglio 2005 e all’«abbraccio del Live 8» (immortalato da Getty Images nella foto della copertina) che avviene grazie alla diplomazia dell’organizzatore Bob Geldof («Pink» nel film The Wall di Alan Parker, 1982). Ma nulla è più come prima e forte è l’ulteriore divaricazione fra Gilmour e Waters. Nel 2006 David a 60 anni pubblica On an Island, muore Syd, Roger va vivere negli States, nel 2008 vola «sul grande carro del cielo» anche Rick. Le pagine finali «chiudono alcuni cerchi», dalla recherche in Italia di Roger del padre aviatore eroe della Seconda guerra mondiale, che culmina nel film The Wall di Sean Evans (2013), al tributo di Gilmour e Mason a Wright «fra i solchi di The Endless River» («il suo canto del cigno», nota Polly Samson, moglie e collaboratrice di David), alle uscite di Rattle that Lock e di Is this the life we really want? con i due musicisti impegnati nelle rispettive tournèe. Titoli di coda sui tempi correnti con l’«Us+Them Tour» di Roger e relativo film presentato a Venezia nel 2019, il ritorno di Mason, le chitarre di David vendute all’asta. Non manca nel libro «un occhio al futuro con nuove pagine da scrivere». «Se mai David e Roger si mettessero d’accordo, mi troverebbero pronto», chiosa Nick. Vi aspettiamo, shine on.