Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
La fortuna di Francesco Petrarca in Boemia e Moravia Jitf Spicka Secondo alcune interpretazioni del sonetto CCXXXVIII dei Fragmenta, il primo incontro tra Petrarca e un rappresentante dell'ambiente ceco avvenne nel 1346 ad Avi­ gnone. Poche settimane dopo la battaglia di Crécy in cui morì eroicamente Giovanni di Lussemburgo,1 suo figlio Carlo IV, re di Boemia e neoeletto re dei Romani, giunse ad Avignone per trattare l'appoggio del pontefice alla propria icoronazione imperiale. In questa occasione gli venne presentata Laura e il povero poeta dovette assistere con invidia alla scena in cui il futuro imperatore, descritto quasi come un semidio, baciò madonna Laura sugli occhi e sulla fronte.2 È molto più probabile che fosse Azzo di Correggio ( «cor regio») il felice destinatario del bacio, ma questa scena se la volle immaginare anche il famoso pittore dell'Ottocento Frantisek Brozik che la dipinse nel 1879 su una grande tela, oggi purtroppo scomparsa.3 Un evento storicamente certo e culturalmente più rilevante fu invece l'iniziativa 1 FRANCESCO PETRARCA, De remediis II, 96, 32. Per la fama cavalleresca di Giovanni, cfr. MICHEL M ARGUE, Jean de Luxembourg, prince idéal et chevalier par/ait: aux origines d'un mythe, «Medievalia histo­ rica bohemica», V, 1998, pp. 11-27. 2 Per l'identificazione di Carlo con quel gentiluomo sconosciuto si era adoperato soprattutto Jo­ SEF BuKACEK, Francesco Petrarca e la nazione boema, «Annali della R. Università degli Studi Economici e Commerciali di Trieste», V, 1933, pp. 6-14; per l'altro candidato, Azzo da Correggio, cfr. ARNALDO FORESTI, Chi baciò madonna Laura?, in ID., Aneddoti della vita di Francesco Petrarca, Padova, Antenore, 19772 , pp. 86-93; F. PETRARCA, Rerum vulgarium/ragmenta, a cura di Rosanna Bettarini, II, Torino, Ei­ naudi, 2005, pp. 1086-1087. Cfr. anche il neutrale MIKULAS PAZfTKA, Petrarca e la Cecoslovacchia, in Actes du Congrès international Francesco Petrarca, Avignon, Aubanel, 1974, pp. 50-53, FRANCESCO PETRARCA, Canzoniere, a cura di Marco Santagata, Milano, Mondadori, 2005 2, p. 984, opta per un non specificato membro della famiglia d'Angiò. Intendo questo studio anche come una rassegna della saggistica relativa a Petrarca di autori cechi e slovacchi. Nei casi (frequenti) in cui gli studiosi pubblicarono il loro testo ceco o slovacco anche in una generalmente diffusa lingua occidentale, cito solo quest'ultima versione. 3 Per le vicende relative all'elaborazione e alle esposizioni del quadro (Setkdni Karla IV s Laurou v Avignonu) vedi NADÉZDA BLAZlcKOVA-HOROVA, Frantisek Broifk (1851-1901), Praha, Narodni galerie, 2003, pp. 28, 45-46, 50, 234 (riproduzione). A p. 234, insieme a rimandi bibliografici ed ad alcune specula­ zioni sull'evento, viene data la notizia che il giovane Petrarca condusse una vita eccentrica. Un altro pittore di grande fama, Josef Manes, raffigurò l'incontro fatale tra Laura e Petrarca nella chiesa di S. Chiara (Se­ tkdnf Petrarky s Laurou v Avignonu, 1845-1846), ora nella Galleria Nazionale di Praga, cfr. EAD., Malifskd rodina Mdnesìi, cit., 2003, p. 134 (con riproduzione). Cfr. anche ARTURO CRONIA, La fortuna del Petrarca nelle lettere e nelle arti céche dell'Ottocento, Padova, Società Cooperativa Tipografica, 1961, pp. 78-79. 98 Jiff Spicka In questo milieu culturale Petrarca certo non poté diventare un'autorità, ma co­ munque il suo umanesimo cristiano-agostiniano e la sua critica alla curia lasciarono più di una traccia nel pensiero riformato.35 Già Jan Milic di Kromenz (t 1374), uno dei predecessori di Hus e contemporaneo di Petrarca, leggeva il De monarchia di Dante, portato in Boemia da Cola di Rienzo, e conosceva i discorsi di quest'ultimo presso la corte praghese, nonché il Liber sine nomine e il Bucolicum carmen di Petrarca.36 Queste stesse opere e un estratto del De remediis furono copiate nel 1400 per Jan Kardinal di Rejnstejn (1375-1428), ambasciatore dell'università praghese al concilio di Costanza.37 Addirittura, come ha sostenuto Bartos, i Fratelli boemi, il partito più radicale delle correnti della riforma, furono mediatori delle opere di Petrarca nei confronti dello stesso Lutero. Richiami a Milic e al Liber sine nomine di Petrarca sono contenuti nel documento ufficiale dei Fratelli boemi del 1503 intitolato Obrana Jednoty bratrské [Di­ fesa dell'Unità dei Fratelli].3 8 Brani scelti dell'ottava e della diciottesima missiva del Liber sine nomine apparvero poi nel 1508 in un corpus di polemiche dei Fratelli con il vescovo Agostino Olomucense sotto il titolo Excusatio contra binas litteras doctoris AuSchiilerkreise: Texte und Untersuchungen, Berlin, Weidmann, 1929 (Vom Mittelalter zur Re/ormation, IV), e ultimamente FRANCESCO PETRARCA, Improvvisi: un'antica raccolta di epigrammi, a cura di Monica Berté, Roma, Salerno editrice, 2014 35 Per la storia dell'umanesimo ceco e la ricezione di autori stranieri vedi, oltre ai saggi qui citati, gli ottimi lavori di FRANTISEK SMAHEL, Mezi humanismem a renesanci, Praha, Argo, 2002, e ID., Humanis­ mus v dobe podebradské, Praha, Nakladatelstvi Ceskoslovenké akademie ved, 1963; inoltre vedi MILAN KOPECKY, Cesky humanismus, Praha, Melantrich, 1988; J. ThUHLAft, Humanismus a humanisté v Cechdch za krdle Vladislava II., cit.; JAROSLAV KoLAR, Vztah ceské literatury 14. a 16. stoleti k italské kulture huma­ nismu a renesance, «Slavia», LII, 1983, pp. 24-32; Humanisté o Olomouci, a cura di Eduard Perni, Praha, Pamatnik niirodniho pisemnictvi, 1977; Studien zum Humanismus in den bohmischen Liindern, a cura di Hans-Bernd Harder - Hans Rothe, Kèiln-Wien, Bèihlau, 1988. Specificamente per influssi italiani e pe• trarcheschi: IVAN SEIDL, Appunti sugli in/lussi letterari italiani in Boemia e in Moravia nei secoli XIII-XV, «Études romanes de Brno», XXI, 1991, pp. 79-89; ID., Premesse per lo studio della fortuna petrarchesca in ambiente centroeuropeo (secolo XIV-XVI), «Études romanes de Brno», XVI, 1995, pp. 25-32; J. PELAN, La fortuna di Francesco Petrarca in Boemia, cit. Una rassegna dettagliata di studi in FRANTISEK SMAHEL, Bre/ aperçu sur !es recherches tschécoslovaques sur l'Humanisme et la Renaissance, «Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance», XXVIII, 1996 , pp. 711-713. 36 Milic, invece di esortare il papa Urbano V a ritornare a Roma come fece Petrarca, gli espose le sue idee su come garantire la libertà confessionale. All'invito del papa si recò ad illustragli personalmente le proprie tesi e morì qualche mese prima di Petrarca nel carcere avignonese. Sulla carica morale del Buco­ licum carmen e le analogie con i testi della Riforma ceca vediJANA NECHUTOVA, Grex in/ectus et perditus (mode/e bucolique de Pétrarque et debute de la Réforme bohéme), «Sbornfk prad filozofické faku!ty brnen­ ské univerzity», X, 2005, pp. 113-123. 37 La sua copia del Bucolicum carmen si trova a Praga nell'attuale ms. Niirodni knihovna, VIII G 11; i fogli con la copia del Liber sine nomine sono stati strappati. Il De remediis si trova a Praga nel ms. Narodni knihovna, VIII C 13; cfr. BOZENA KOPiéKOVA - ANEZKA VIDMANOVA, Listy na Husovu obranu z !et 14101412, Praha, Karolinum, 1999, pp. 183-189. 38 Cfr. il testo pubblicato da IVAN PALMOV, 'leUfcKie 6pambR Bb CBOUXb Ko11</JecciRXb [Ceskzjé brat'ja v svojich kon/esijach], Praha, Politika, 1904, p. 242. 102 Jifi 5picka Cinquecento fu pubblicata tre volte e altre due volte ancora nell'Ottocento. Il com­ pendio di Ceska poi fu ulteriormente rielaborato da Simon Lomnicky z Budce (15521622) nel poema didattico Instrukci ciii naucenf mladému hospoddfi [Consigli ovvero ammonizioni al giovane massaio] del 1586, ripubblicato successivamente nel 1597, nel 1688 e nel 1794.49 Sembra che con questi rimaneggiamenti del De remediis si chiuda il primo periodo della fortuna di Petrarca in Cechia. Nel 1526, grazie ad accordi dinastici, si insediarono sul trono boemo i duchi di Asburgo. Il cambio di dinastia era un fatto piuttosto comune nella storia dell'Europa centrale, ma gli Asburgo per primi cominciarono a costruire uno stato fortemente cen­ tralizzato rompendo l'equilibrio con gli Stati costituzionali, limitando le libertà politi­ che della nobiltà e delle città e, infine, anche le libertà confessionali. La tensione portò nel 1618 alla ribellione degli Stati che finì disastrosamente con la famosa battaglia della Montagna Bianca (1621) in cui le truppe degli Asburgo sconfissero facilmente il male organizzato esercito degli avversari. Come conseguenza furono decapitati ventisette ribelli di spicco e i loro beni vennero confiscati così che una buona parte dell'originaria nobiltà ceca fu liquidata e sostituita da famiglie straniere. Gli Asburgo ebbero quindi mano libera sia nella creazione di uno stato assolutista sia nella ricattolicizzazione e nella germanizzazione delle regioni ceche. Nella storiografia ceca il momento che seguì questi fatti è chiamato 'periodo delle tenebre': dal punto di vista strettamente naziona­ le fu indubbiamente così, ma lo sviluppo culturale, ovviamente, non si arrestò anche se la massiccia emigrazione dell'élite intellettuale ceca (a cui appartenne anche Comenio, il più grande intellettuale attivo nei paesi dominati dagli Asburgo) ne danneggiò for­ temente la vivacità, limitata anche dal bigottismo, dal conservatorismo e dall'ottusità degli Asburgo che causò l' arrettratezza culturale, economica e tecnologica del loro impero rispetto ai Paesi dell'Europa occidentale. La trasmissione della letteratura italiana consistette, nel periodo dell'ancien régime, soprattutto nel volgarizzamento di opere che potevano servire per la ricattolicizzazione: dal 1620 alla fine del secolo l'autore italiano più tradotto è infatti san Bonaventura, mentre l'opera più volte stampata è La Prigione eterna dell'Inferno del gesuita Giovanni Battista Manni.50 Dei quarantasei libri tradotti dall'italiano in questo periodo solo sei non sono opere religiose. Alcune di esse sono però sorprendentemente in contrasto con la rigiPernstejnskd literatura?, in ID., Sondy. Margindlie k historickému mysleni o ceské literatufe, a cura diJana Uhdeova, Brno, Atlantis, 2007, p. 46. 49 Di questo poema esiste anche una vesrsione breve Krdtké nauéeni mladému hospoddfi. Informazi­ oni sull'autore e un'antologia delle rime in SIMON LOMNICKY Z BUD�E, Vybrané rymovdni, a cura di En­ gelbert S ubert, Praha, J. Otto, 1903. Vedi anche PETR VoIT, Simon Lomnicky z Budée a exempla v kontextu jeho mravnévychovné pr6zy, Praha, Univerzita Karlova, 1991. A mio avviso, il legame tra Simon, Ceska e Petrarca è osservabile nella linea del saccheggio degli exempla e nella scelta di alcune tematiche, non in un'ispirazione più profonda. 50 La traduzione è stata recentemente ripubblicata con un importante studio di ALENA WILDOVA-To­ SI, Osudy vécného pekelného zaldfe a jeho misto v ceské literatufe, in GIOVANNI BATTISTA MANNI, Véény La fortuna di Francesco Petrarca in Boemia e Moravia 103 da politica culturale dei Gesuiti: troviamo infatti due novelle (non oscene, tuttavia) di Boccaccio (Dee. IV, 1 e II, 9, quest'ultima ristampata) e il licenzioso Liber Jacetiarum di Bracciolini.51 Dato che l'attenzione degli studiosi si è quasi interamente concentrata sulla lettera­ tura in lingua ceca, la ricerca su questo periodo risulta piuttosto ardua. Solo di recente si sono cominciate a svolgere alcune indagini che esaminano la cultura dal punto di vista territoriale, non nazionale, e che riescono così a conferire la giusta importanza alla cultura cosmopolita delle nobili famiglie straniere, alla produzione dei Gesuiti e alla cultura prevalentemente tedesca del patriziato cittadino.52 Ci vorrà però molto tempo per completare questo quadro e per vedere, poi, se Petrarca ebbe qualche ruolo in questo processo. Come abbiamo visto, la ricezione di Petrarca fu decisamente pre­ valente nell'ambiente riformato con cui prima del 1621 si schierava circa il 90% degli abitanti delle regioni ceche ma che poi venne meno. È però probabile che qualche conoscenza di Petrarca, forse di quello volgare, esistesse già nelle famiglie nobili stra­ niere, la cui cultura deve essere però ancora studiata. Possiamo comunque gettare uno sguardo provvisorio almeno su alcune realtà. La Direzione Centrale delle biblioteche delle ville e dei castelli presso il Museo Nazionale di Praga sta preparando un censimento elettronico di tutti i fondi. Attualmente sono censiti circa 500.000 libri a stampa dei complessivi 1.664.000 depositati nelle singole biblioteche.53 Tra questi libri risultano un centinaio di volumi con le opere integrali di Petrarca (senza contare quindi antologie liriche in cui si leggono anche poesie di Pe­ trarca) presenti in 43 biblioteche, di cui però solo 41 furono editi prima del 1800. Tra pekelny i.alar, Brno, Atlantis, 2002, pp. 243-289. Vedi anche la recensione di chi scrive, http://www.ilite­ ratura.cz/Clanek/14535/manni-giovan-battista-vecny-pekelny-zalar. 51 Si veda il censimento di JITKA KRESALKOVA, Bibliografia delle opere di autori italiani tradotte in ceco e in slovacco, Milano, Guerini Studio, 1991, ampliato e aggiornato come Italska literatura v Cechach a na Slovensku. Bibliografie literarnich del prelozenych do cestiny a slovenstiny, vydanych od pocatku knihtisku do soucasnostz; a prelozenych netisténych divadelnich her a opernich libret inscenovanych od 18. stoleti, Praha, Univerzita Karlova-Filozofìcka fakulta, 2017. 52 Per la fortuna della lingua italiana in tali ambienti vedi PETR MAtA, Svét ceské aristokracie (15001700), Praha, Nakladatelstvi Lidové noviny, 2004. Sui contatti tra l'Italia e i paesi cechi si è occupato soprattutto ALESSANDRO CATALANO, Mnoho verfotepcu, malo basniku. Italstina a italska literatura ve stfed­ ni Evropé béhem 17. a 18. stoleti, in Italska renesance a baroko ve stfedni Evropé, a cura di Ladislav Daniel Jifi Pelan - Piotr Salwa - Olga Spilarova, Olomouc, Univerzita Palackého v Olomouci, 2005, pp. 149-166, e ID., �italiano lingua di cultura dell'Europa centrale nell'età moderna, in Humanitas Latina in Bohemis, cit., pp. 117-143; ID., La Boemia e la riconquista delle coscienze. Ernst Adalbert van Harrach e la Contrari/orma in Europa centrale (1620-1667), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005; KATRIN KELLER - ALESSAN­ DRO CATALANO - MARION ROMBERG, Die Diarien und Tagzettel des Kardinals Ernst Adalbert van Harrach (1598-1667), VII, Wien, Bohlau Verlag, 2010 (l'edizione dei diari del conte Harrach, arcivescovo di Praga, parzialmente redatte in italiano). Su alcuni contatti culturali tra l'Italia e le terre della Corona boema vedi il numero monografico della rivista «Souvislosti», XIIl/3-4, 2002. 53 Ringrazio vivamente il dott. Petr Masek, capo della direzione delle biblioteche del Museo Nazio­ nale di Praga, per avermi fornito l'estratto dell'inventario in allestimento. 106 ]iri Spicka Jitka Kì'esalkova ha richiamato l'attenzione sulla monografia, oggi completamente di­ menticata, Franz Petrarka. Biographie, scritta da Josef Georg Meinert ( 1773-1844), pro­ fessore di estetica e di filologia greca all'università di Praga. 64 Questo studio è rilevante sia per l'erudizione sia per la decisa preferenza che l'autore accorda al Petrarca volgare. La comparsa della biografia petrarchesca in questo ambiente non è casuale: nelle teo­ rie estetiche promosse dal dipartimento di Meinert i trecentisti erano molto stimati e messi al livello dei classici latini. 65 Se non contiamo le tesi di laurea, il libro di Meinert rimase fino al 1999 l'unico libro su Petrarca pubblicato nei paesi della Corona Boema. La letteratura ceca cominciò a rinascere durante il Risorgimento ottocentesco, nel momento storico in cui i letterati cechi superarono la cortina tedesca e cominciarono a scrutare il panorama della cultura europea; o meglio: tentarono di scrutarlo, perché l'ignoranza delle lingue straniere non permise loro altro che l'assorbimento di testi e concetti in voga nella critica romantica tedesca e la lettura delle opere letterarie euro­ pee in traduzione tedesca. In questo periodo ritornò nella coscienza culturale anche Petrarca, questa volta non in quanto umanista ma in quanto poeta in volgare, uno dei nomi più importanti dell'intero patrimonio lirico europeo. 66 Come prevedibile, nei primi tempi di una nuova letteratura si sente più l'entusia­ smo che la qualità: bisogna creare una moderna lingua letteraria e bisogna orientarsi nella finora poco conosciuta tradizione europea. Bukacek e Cronia sono riusciti a iden­ tificare una decina di poeti nei quali si può trovare qualche ispirazione petrarchesca o che si sono dedicati alla traduzione di Petrarca. Il merito dei due studiosi è considere­ vole per il fatto che hanno raccolto anche testi di autori marginali, regionali, oggi com­ pletamente sconosciuti. La loro indagine mostra che Petrarca non ha goduto di una posizione privilegiata e che solo in due casi è riuscito a penetrare nell'opera di scrittori di alto profilo. 67 Nella ricca fenomenologia degli influssi petrarcheschi si riscontrano 64 JOSEPH GEORG MEINERT, Franz Petrarca. Biographie, Praga-Leipzig, Albrecht u. Compagnie, 1794; cfr. JITKA KRESALKOVA, Il tardo petrarchismo in Boemia e Slovacchia, «Aevum», LXXVII, 2003, pp. 676679. Il libro di Meinert è ricordato, come nota Kfesalkova, nei vecchi repertori bibliografici petrarcheschi. 65 Così August Gottlieb Meissner, vedi ToMAS HLOBIL, Vyuka dobrého vkusu jako stdtni zdjem, I (Poédtky prazské univerzitni estetiky ve stfedoevropskych souvislostech 1763-1805), Praha, Togga, 2011, p. 155. Su Meinert Io., Vyuka dobrého vkusu jako stdtni zdjem, II (Zdver rané prazské univerzitni estetiky ve stfedoevropskych souvislostech 1805-1848), Praha, Togga, 2016, pp. 113-128. Del primo volume esiste anche la versione tedesca (da me non consultata): Io., Geschmacksbildung im Nationalinteresse. Die An/iinge der Prager Universitiitsiisthetzk im mitteleuropiiischen Kulturraum 1763-1805, [Hannover]m Wehrhahn Verlag, 2012. 66 Ma, come osserva Cronia, anche adesso «Petrarca arriva tramite la letteratura tedesca, con l'es­ tetica del Romanticismo»; cfr. il suo ottimo saggio A. CRONIA, La fortuna del Petrarca, cit., p. 8. Ivi vedi informazioni più dettagliate e una ricca bibliografia. 67 Da questo si deduce che i motivi petrarcheschi e le traduzioni non sono tra i gioielli della letteratura ceca. L'unico poeta veramente grande e moderno della prima metà dell'Ottocento, Karel Hynek Macha (1810-1836), fa menzione di una lettura di sei sonetti di Petrarca nella traduzione polacca di Nabielak, ma non gli fa nessun effetto; cfr. il suo diario di lettura in KAREL HYNEK MACHA, Dilo, II. Pr6zy, zdpisky, deniky, a cura di Milos Pohorsky, Praha, Ceskoslovensky spisovatel, 1986. La fortuna di Francesco Petrarca in Boemia e Moravia 109 nia, è il caso del prete Vincenc Zak, che era solito visitare i detenuti allo Spilberk di Brno e che viene ricordato da Pellico nel capitolo 90 delle Mie prigioni. Pellico, duran­ te i loro colloqui, riuscì a trasmettergli l'interesse per la letteratura italiana, tanto che Zak tradusse (con soluzioni lessicali e metriche piuttosto bizzarre) tutta la Gerusalem­ me liberata e brani di vari poeti classici tra i quali anche la canzone di Petrarca Perché la vita è breve (Rv/LXXI). Nel Novecento, secolo in cui la letteratura ceca raggiunse una indiscutibile ma­ turità, l'attenzione venne rivolta verso i temi d'attualità e non più verso il Medioevo. Nei primissimi anni del secolo uscirono alcune traduzioni di Jaroslav Vrchlicky,74 poi bisognò aspettare fìno al 1944 quando Pavel Eisner pubblicò Vzyvani [Invocazione], un'antologia di 66 testi dei Fragmenta, in una traduzione piuttosto arcaizzante. Eisner è anche autore del saggio Milenec Petrarca [Petrarca amatore, 1949] sulla fenomenolo­ gia dell'amore del poeta per Laura, un testo filologicamente poco fondato ma affasci­ nante per la passione critica dimostrata (la si direbbe quasi desanctisiana).75 Durante il regime comunista Petrarca continuò ad essere un autore marginale e tutta la letteratura italiana fu filtrata attraverso l'utilità delle opere per la propaganda di regime: si prefe­ rivano autori 'socialmente progressisti' e antiborghesi, come i neorealisti, e soprattutto Alberto Moravia. La cortina di ferro ostacolò un contatto vivo sia con la letteratura ita­ liana sia con gli studi condotti non solo in Italia, ma in tutto l'Occidente. D'altra parte, come ogni regime, anche quello comunista aveva una vera e propria politica culturale la quale da un lato proibiva ogni opera che potesse mettere il dubbio la strada poli­ tica intrapresa, dall'altro intendeva educare il cittadino anche con la traduzione delle grandi opere del passato. In questo modo uscirono molte e pregevolissime traduzioni di opere di grande respiro per la preparazione delle quali oggi, nella nuova era capita­ lista, non si troverebbero più né il tempo né i finanziamenti. Petraca rimase un autore periferico, ma, se non fu possibile condurre ricerche sulla sua opera, molti progressi furono fatti invece nell'ambito della traduzione. In un primo momento apparve una scarna scelta di sei testi lirici (tradotti daJaro­ slav Pokorny e Ivo Fleischmann) nell'antologia Italska renesancni lyrika [Lirica italiana 74 FRANCESCO PETRARCA, Tfi kanc6ny, Praha, J. Otto, 1900 (Rv/128, 53,366); antologia Z niv poesie ndrodni a umelé, II, Praha,J. Otto,1901, pp. 81-103 (14 testi lirici); antologia Itdlie starsi a novd, Praha, B. Koci, 1907,pp. 11-12 (Rv/324, 346, 52). Come edizione per bibliofili è uscita anche la traduzione OTTO FRANTISEK BABLER, Francecsco Petrarca o knihdch [Francesco Petrarca sui libri], Olomouc, a proprie spese, 1927,forse un'antologia di passi petrarcheschi sui libri (è rintracciabile un'unica esemplare nella Bibliote­ ca Nazionale a Praga che purtroppo non ho potuto consultare); J. KRESALKOVA, Il tardo petrarchismo, cit., p. 680, registra anche qualche traduzione sulla stampa (la sestina Rv/VIII tradotta da Jaroslav Haasz e tre sonetti tradotti da Vaclav Rene che faranno poi parte della sua antologia, vedi sotto). 75 FRANCESCO PETRARCA,Vzyvdni, trad. Emi! Janovsky, Praha,Podrouzek, 1944 [ristampa 1945) (la traduzione è firmata Emi!Janovsky, perché durante l'occupazione tedesca non fu possibile stampare il nome dell'ebreo Eisner); PAVEL EISNER, Milenec Petrarca, «Quaderni dell'Istituto di cultura italiana di Praga», VI, 1949, pp. 1-31 (si tratta dell'unico intervento critico di argomento petrarchesco in tutta la prima metà del Novecento). 110 Jifi Spiéka rinascimentale, 1954, riedita nel 1955 e nel 1956]. Il successo editoriale incoraggò la casa editrice Nase vojsko a pensare a qualcosa di più ampio respiro: una vasta antolo­ gia della lirica italiana rinascimentale (in senso molto ampio) curata da Vaclav Cerny, insigne comparatista di letterature romanze. Questi, prima di essere allontanato dall'u­ niversità dai comunisti, non riuscì a portarla a termine, ma le traduzioni che furono commissionate per questa impresa riemersero poi in altre sedi, soprattutto nella note­ vole antologia Navstiveni krdsy. ltalska renesancni lyrzka [La visitazione della bellezza. Lirica italiana rinascimentale, 1964] in cui apparvero 25 testi petrarcheschi tradotti prevalentemente daJan Vladislav e - in misura minore - daJaroslav Pokorny. Si tratta di un progetto editoriale tuttora insuperato che presentava al lettore ceco l'intera tra­ dizione lirica dalle origini al tardo Rinascimento e che mise sul mercato circa 100.000 copie stampate (tuttora facilmente reperibili sul mercato dell'usato).76 Quasi tutti i testi petrarcheschi dell'antologia furono tradotti dal poeta Jan Vladislav e rimangono tuttora la traduzione più moderna, sciolta e godibile per quanto riguarda la loro qualità poetica. Petr Kopta, che aveva preparato le traduzioni per l'antologia di Cerny, pubbli­ cò invece le sue versioni di nove testi petrarcheschi in un volumetto per collezionisti, Libezné vody cisté [Chiare dolci acque], pubblicato nel 1967.77 Nel 1965 uscì un'antologia di cento sonetti, Sto sonetu Laufe [Cento sonetti a Lau­ ra] curata da Vaclav Renc.78 La traduzione, di nuovo, tornò ad alcune soluzioni arcaiz­ zanti ma, oltre a ciò, Rene riordinò la sequenza dei testi, accostò ad essi delle rubriche e modificò così il progetto petrarchesco secondo una propria e personale idea: dalla ltalskd renesancni lyrzka, trad. Jaroslav Pokorny -Jan V ladislav - Ivo Fleischmann - Emanuel Frynta - Frantisek Halas, Praha, SNKLHU, 1954; Navitiveni krdsy, trad. Emanuel Frynta -Jaroslav Pokorny - Jan Vladislav, Praha, Mlada fronta-Nase vojsko-Smena, 1964. Questo successo editoriale è sottolineato da}. KflESALKOVA, Il tardo petrarchismo, cit., p. 681, la quale deduce, da questi numeri e dalle altre traduzioni petrarchesche a partire dal 1942, un grande interesse per Petrarca. Possiamo aggiungere la testimonianza di Vaclav Rene, il quale ci informa che la sua antologia Sto sonetù Laufe fu subito esaurita, vedi FRAN­ CESCO PETRARCA, Kanc6ny pro Lauru, trad. Vaclav Rene, Praha, Mlada fronta, 1969, p. 143. Bisogna però precisare che in genere le tirature di tutti i libri di poesia erano altissime, che l'enorme successo dell'an­ tologia della lirica italiana non dipendeva certo da Petrarca e che il pubblico dei lettori divorava tutto ciò che il povero e censurato mercato librario gli offriva e che non era un mero strumento di propaganda co­ munista. Sul progetto di Cerny, vedi ALESSANDRO CATALANO, La letteratura italiana nell'archivio di Vdclav Cerny, «Europa orientalis», XVIl/2, 1998, pp. 319-332. Attualmente si sta preparando l'edizione del ma­ noscritto di Cerny a cura diJifi Pelan. Catalano ha pubblicato la traduzione del Tr. Mortis I I a cura di Emanuel Frynta, destinata per l'antologia di Cerny, in ALESSANDRO CATALANO, Antologie Italskd renesance z poz1htalosti Vdclava Cerného, «Souvislosti», III-IV/53-54, 2002, pp. 153-164 e 157-163. 77 FRANCESCO PETRARCA, Libezné vody éisté, trad. Petr Kopta, Praha, Pamatnik narodniho pisem­ nictvi, 1966 (frontespizio) o 1967 (colophon). Siccome J. KRESALKOVA, Italskd literatura, cit., non riporta in questo caso l'elenco dei testi tradotti (come lo fa di regola nel suo articolo), precisiamo che si tratta delle canzoni Rvf 129, 136 e 366 e di sonetti (nell'ordine di Kopta) Rvf 132, 3, 61, 13, 338, 365. Nella nota editoriale Kopta dichiara espressamente di aver preparato le traduzioni per l'antologia di Cerny. Le sue versioni non sono né particolarmente belle, né particolarmente fedeli. 78 FRANCESCO PETRARCA, Sto sonetù Laufe, trad. di Vaclav Rene, Praha, SNKLHU, Praha, 1965. 76 La fortuna di Francesco Petrarca in Boemia e Moravia 111 breve postfazione risulta chiaro infatti che Rene non si rendeva minimamente conto della rigorosa struttura interna dei Fragmenta voluta da Petrarca. Questa antologia comunque gode tuttora di grande fortuna (ripubblicata nel 2015 anche con l'infelice postfazione), tanto che nella coscienza culturale e nel sistema scolastico spesso vive la convinzione che Cento sonetti a Laura fosse l'originale titolo dell'opera petrarchesca. Nel 1969 Vaclav Rene aggiunse poi un volumetto con la traduzione di 25 canzoni pe­ trarchesche.79 Nel 1974, in occasione dell'anniversario petrarchesco, fu pubblicata la prima tra­ duzione di un Petrarca latino dal 1507, un'antologia di quarantacinque Familiares e Variae, accompagnata da una breve postfazione intitolata Petrarca sconosciuto (quello latino, s'intende). 80 Nello stesso anno Jaroslav Pokorny preparò una nuova traduzione di 49 testi lirici petrarcheschi sotto il titolo Zpevnik [Canzoniere] arricchendo il volu­ me con altri testi di Petrarca (la Posteritati, il Tr. Mortis I e la fine del Tr. Temporis in­ sieme a qualche estratto dalle lettere petrarchesche), con alcuni testi documentari, con altri materiali critici (come le osservazioni su Petrarca fatte da Burckhardt, Du Bellay, Schiller, De Sanctis, ecc.) e con una breve postfazione. 81 Il dettato della traduzione, questa volta, è moderno e Pokorny tenta anche di rispettare più coscienziosamente i significati e le soluzioni metriche anche se, di solito, non riesce a superare la qualità poetica di Vladislav. Nell'ambito degli studi vale la pena di ricordare i lavori di due grandi storici: Zdenek Kalista, un intellettuale cattolico fatto tacere dai comunisti, i cui saggi sull'e­ poca di Carlo IV (in cui si occupa largamente anche di Petrarca) poterono essere pub­ blicati solo dopo la caduta del regime e Josef Macek, con il suo saggio su Petrarca e Cola di Rienzo, tuttora spesso citato dalla critica petrarchesca, in cui l'autore spiega la situazione di Roma come dovuta al conflitto fra le classi sociali.82 La caduta del regime nel 1989 non cambiò sostanzialmente la ricezione di Petrar­ ca, almeno da parte del grande pubblico. Per quanto riguarda la fortuna del Petrarca volgare, in occasione dell'anniversario petrarchesco del 2004 è uscita una nuova tra­ duzione di dieci sonetti di Petrarca curata da Miloslav Ulieny83 e nel 2017, nell'ambito 79 F. PETRARCA, Kanc6ny pro Lauru, cit. 8° FRANCESCO PETRARCA, Listy malym i velkym tohoto svela, trad. Antonin Rausch, note diJaroslav Pokorny, Praha, Odeon, 1974. La breve nota editoriale di Pokorny (p. 290) testimonia il disperato isola­ mento culturale della Cescolovacchia: Pokorny informa che per la traduzione ha usato la vecchia edizione di Fracassetti e solo i primi due volumi dell'edizione di Rossi, perché dei rimanenti non si trovava neanche una copia in tutta la Cecoslovacchia. 81 FRANCESCO PETRARCA, Zpévnik, trad. Jaroslav Pokorny, Praha, Ceskoslovensky spisovatel, 1979. 82 J0SEF MACEK, Pétrarque et Cola di Rienzo, «Historica», XI, 1965, pp. 5-51. In Italia sono stati pubb­ licati due suoi libri: Il Rinascimento italiano, Roma, Editori riuniti, 1972, e La Riforma popolare, Firenze, Sansoni, 1973. Su Macek, cui vicende biografiche sono di massimo interesse, BOHUMIL ]IR0USEK, ]osef Macek mezi historii a politikou, Praha, Vyzkumné centrum pro dejiny vedy, 2004. Il libro di Kalista è citato qui nella nota 9. 83 Dieci sonetti nuovamente tradotti ad opera di Miloslav Ulicny sono apparsi su «Literarnf noviny», ) Tra lo stil de moderni e ) l sermon prisco Studi di allievi e amici offerti a Giuseppe Frasso a cura di Edoardo R. Barbieri, Marco Giola, Daniele Piccini Edizioni ETS