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Monika Poettinger Università Bocconi, Milano TRA STORIA ED ECONOMIA: OTTO NEURATH WORKING PAPER 2013 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath INTRODUZIONE Dal fermento intellettuale della Vienna di inizio secolo, dalla lezione epistemologica di Ernst Mach, dal tramonto del positivismo nasce l’esperienza umana e scientifica di Otto Neurath, figura dominante del primo circolo viennese. Non a caso definito, poi, il Nietzsche del circolo di Vienna1, Neurath fu un intellettuale che seppe però andare molto al di là delle posizioni pur già ritenute rivoluzionarie dei suoi contemporanei, fino ad anticipare Kuhn e Feyerabend. Di Neurath, in questo scritto, si vuole ricostruire il legame tra storia ed economia, esaminando, quindi, sia la sua definizione, profondamente storicista, di scienza e di economia come scienza, sia i suoi contributi per lo più giovanili alla storia economica ed alla storia del pensiero economico. Da questi scritti emerge come proprio il legame tra storia ed economia politica, per Neurath, rivestisse un’importanza fondamentale nel costituire la base della moderna sociologia, sociologia che era e doveva essere anche sociologia della scienza, cioè strumento esplicativo dell’evolversi di ogni disciplina, economia inclusa. Oltre a definire nel pensiero di Neurath il rapporto tra storia ed economia è indispensabile confrontare le sue conclusioni con la lezione di maestri come Weber e Schmoller, ma anche con chi, a partire dalle stesse problematiche epistemologiche e dalla sua stessa formazione giunse ad una definizione di economia e storia del pensiero economica completamente differenti: Joseph A. Schumpeter. In questo modo l’analisi di Otto Neurath avrà modo di apparire in tutta la sua radicale originalità e modernità. Immagine di copertina: Le scienze come palloncini ad elio. Ogni scienza ha di per sé una estensione flessibile ed è legata ad altre scienze dal suo filo. Ogni scienza è anche collegata ad una realtà che non è fissa e determinata – alberi che si muovono al vento – se non per indicazioni spazio-temporali quali semafori per il tempo e cartelli per lo spazio. [Fonte: Nancy Cartwright, Jordi Cat, Lola Fleck, Thomas E. Uebel, Otto Neurath: Philosophy Between Science and Politics, Cambridge, Cambridge University Press, 1996, pp.170-171] 1 Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Edizioni Dedalo, Bari, 1985, p.127. 2 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath NEURATH: SCIENZA ED ECONOMIA “(…) questo ci riguarda: la felicità, l’amicizia, la vita, come essa viene realmente vissuta; l’attività speculativa, invece, solo in quanto aiuti a dare forma alla vita ed a renderci felici”(Otto Neurath)2 Nell’affannoso e continuo ricercare leggi di natura che governassero anche le azioni dell’uomo, a fine Ottocento l’economia voleva indossare i panni della scienza naturale. Approfittando della distinzione tra erklären e verstehen che suddivideva nettamente le scienze tra naturali e umane3, l’economia cercava quell’affrancamento dalla politica e dalla storia che già aveva ottenuto dalla religione. Ironicamente, proprio quando all’economia sembrava riuscito questo salto qualitativo, la tradizione scientifica, filosofica e letteraria europea metteva in crisi il concetto stesso di scienza, dequalificandolo e delegittimandolo. Insieme al positivismo si voleva allora eliminare qualsiasi fondamento metafisico, residuo della scolastica. Moriva Dio4, scompariva lo spazio assoluto dalla fisica5, finiva il grande stile della letteratura6. Scriveva Ernst Mach: “Si parla spesso di leggi di natura. Cosa significa questa espressione? Avviene spesso di imbattersi nell' opinione che le leggi di natura sono regole secondo le quali devono muoversi i processi naturali, in modo simile alle leggi civili, secondo le quali devono orientarsi le azioni del cittadino. In genere se ne vede una distinzione nel fatto che le leggi civili possono anche essere trasgredite, mentre si ritiene impossibile che i fenomeni naturali deviino dalle loro leggi. Ma questa concezione della legge di natura viene scossa se riflettiamo che prendiamo, astraiamo le leggi di natura dai fenomeni stessi e che nel far questo non siamo affatto garantiti contro gli errori. Ovviamente ogni violazione delle leggi di natura è spiegabile con l'erroneità della nostra interpretazione, e l'idea della loro inviolabilità perde di senso e di valore. Se invece si enfatizza il lato soggettivo dell'interpretazione della natura si arriva facilmente all'idea estrema che sono solo la nostra intuizione e i nostri concetti a prescrivere leggi alla natura.[...] Le leggi di natura, come noi le interpretiamo, sono un prodotto del nostro bisogno psicologico di orientarci nella natura, di non assumere una posizione di estraneità e di disordine di fronte ai suoi processi. Tutto questo si esprime chiaramente 2 Otto Neurath, Lebensgestaltung und Klassenkampf, Berlin, Laub, 1928, p.134. Wilhelm Dilthey, Abgrenzung der Geisteswissenschaften von den Naturwissenschaften, in: Volker Spierling (a cura di), Die Philosophie des 20. Jahrhundert. Ein Lesebuch, München, Piper, 1997, pp.33-40; Johann Gustav Droysen, Grundrisse der Historik, in: Johann Gustav Droysen, Historik, Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 1977. 4 Della vicinanza tra Neurath ed il Nietzsche della Gaia Scienza, di Umano troppo Umano ed Aurora, testimonia Francesco Fistetti. Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p.118. 5 Ernst Mach, Die Mechanik und ihre Entwickelung, Leipzig, F.A. Brockhaus, 1883. 6 Claudio Magris, Grande Stile e Totalità, in: AAVV, Il ventesimo secolo, Milano, Electa, 1993, p.219-236. 3 3 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath nelle motivazioni di tali leggi, che corrispondono sempre a un bisogno siffatto, ma anche alla situazione culturale contemporanea.”7. All’inizio del nuovo secolo, Otto Neurath (1882-1946)8, raccoglieva queste suggestioni9, da Mach10 ma anche da Pierre Duhem11 e Gregorius Itelson12, facendo della scienza un costrutto logico, basato su proposizioni empiriche, che giustifica sé stesso e spiega sé stesso rinunciando ad una qualsiasi legittimazione esterna, che fosse una verità ideale ed assoluta13, la corrispondenza con una realtà oggettiva, o un insieme di regole epistemologiche. Data questa definizione di scienza, ovviamente, decadeva ogni possibile distinzione tra scienze naturali e scienze umane e sociali. Con lo stesso strumentario metodologico si potevano e si dovevano affrontare la biologia, la meccanica, la chimica e la sociologia. Così chiariva Neurath nel suo testamento scientifico, pubblicato postumo nel 1946: “Come sociologo non mi piaceva tutto questo disquisire di ‘spirito nazionale’, ‘mentalità dei potenti’, etc. Perché non avremmo dovuto parlare il semplice linguaggio del laboratorio? Come empirista, poi, mi 7 Ernst Mach, Conoscenza ed errore, Torino, Einaudi, 1992, pp.447-48. Per una biografia anche intellettuale di Otto Neurath si vedano: Enza L. Vaccaro, Vite da naufraghi. Otto Neurath nel suo contesto, Tesi di Dottorato in metodologia delle scienze sociali – ciclo XV – Università La Sapienza Roma; Nancy Cartwright, Jordi Cat, Lola Fleck, Thomas E. Uebel, Otto Neurath: Philosophy Between Science and Politics, Cambridge, Cambridge University Press, 2008. 9 “I shall therefore try to describe how I myself, as a logical empiricist, developed my attitude towards the sciences and their unity. Many of us, beside myself, have been brought up in a Machian tradition, e.g., Franck, Hahn, von Mises. Because of this, we tried to pass from chemistry to biology, from mechanics to sociology without altering the language applied to them. We, as many others all over the world, were also influenced by scientists such as Poincarè, Duhem, Abel Rey, William James, Bertrand Russell, and I, in particular, by Gregorius Itelson. I think that Poincarè and Duhem made me realize that wherever one hypothesis can be elaborated, it is possible to elaborate any number (cf. my “Prinzipielles zur Geschichte der Optik”, Archiv für Geschichte der Naturwissenschaften, 1915). Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.497. 10 Ernst Mach, Erkenntnis und Irrtum. Skizzen zur Psychologie der Forschung, Leipzig, Johann Ambrosius Barth, 1906. 11 Pierre Maurice Marie Duhem, La théorie physique: son objet, et sa structure, Paris, Chevalier & Riviere, 1906; ed. tedesca: Pierre Maurice Marie Duhem, Ziel und Struktur physikalischer Theorien, Hamburg, Felix Meiner, 1978. 12 Sulla figura di Itelson e sulla sua influenza su Neurath si veda: Gideon Freudenthal e Tataiana Karachentsev, G.Itelson A Socratic Philosopher, in: John Symons, Olga Pombo, Juan Manuel Torres (a cura di), Otto Neurath and the Unity of Science, Dordrecht, Springer, 2011, pp. 109-128. 13 Neurath non potrebbe scriverlo più chiaramente: “(…) we have no possibility of discussing the “truth” of anything, since there is no imagined arbitrator in the chair. Therefore I suggested that we drop the term “truth” with the whole of its large family. Everything will then be based on the comparison of statements with protocol-statements, leaving open the many ways in which such a comparison can be made. It is essential that all statements should be ‘’connectible”, as von Mises happily puts it” (Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.501). Per Neurath dunque non esiteva una verità assoluta, ma la verità era un concetto che aveva assunto nel tempo connotazioni metafisiche e valori semantici diversi. Al proposito, Popper stesso testimoniava che al Congresso di filosofia scientifica di Copenhagen del 1936, Neurath criticando le teorie di Tarski sul concetto di verità, “sollecitò Arne Naess, anch’egli presente al convegno, a intraprendere uno studio empirico sull’uso della parola verità nella speranza di confutare Tarski” (citato da: Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p.132). 8 4 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath chiedevo come partire da semplici affermazioni osservative, sulle quali basare tutte le successive discussioni scientifiche. – (cf. il mio ‘’Protokolsätze’’, Erkentniss, 193214) – (…) Non mi piaceva partire da un’affermazione vaga: ‘qualcosa di rosso’ che fluttuasse da qualche parte nell’etere, e perciò chiedevo una formulazione più esatta. Un’affermazione di questo genere deve sempre per prima cosa riportare il nome del ‘protocollista’ e poi ciò che afferma. ‘Charles ha detto di aver visto un tavolo rosso nella sua stanza il 4 di Marzo’ mi sembrava un buon punto di inizio che ci permettesse di chiederci ‘chi, dove e perché? e come?’ domande che siamo soliti porci nel compiere un’osservazione astronomica o chimica. (…) Il mio suggerimento sembrava avere il vantaggio che il metodo ‘dove, quando e come?’ poteva essere mantenuto dal basso fino all’alto. Questo io chiamo l’approccio ‘fisicalista’ (…)”15. Nella semplicità di questa dichiarazione di metodo si cela la modernità dell’approccio epistemologico di Neurath, rifiuto dell’idealismo e della metafisica, certo, ma anche dell’empirismo del Circolo di Vienna16. Solo in scritti ben più tardi si elaborerà quello che per Neurath era già chiaro17. La scienza non era che uno dei metodi storicamente evolutisi per costruire quelle Weltanschaaungen con le quali l’individuo e la società spiegavano sé stessi e giustificavano le proprie decisioni18. Prima della scienza la storia dell’uomo aveva avuto la magia, poi la religione che supplivano allo stesso scopo19. La scienza in Neurath è dunque quello che per Weber è una razionalità storicamente determinata, la connessione tra le idee, i fini dell’agire umano ed i mezzi per compierli, le decisioni. Sennonché, laddove Weber temeva nella razionalizzazione del mondo un mantello che si trasformava in una armatura limitante la volontà umana, una razionalità, insomma, determinante20, Neurath21 vedeva nel metodo tecnologico-scientifico un mezzo tramite il quale l’uomo poteva efficacemente realizzare le sue utopie e quindi esercitare la sua volontà sul mondo. Come? 14 Otto Neurath, Protokollsätze, “Erkenntnis”, n.3, 1932, pp. 204-214. Neurath pubblica questo articolo in polemica con Carnap (Rudolf Carnap, Die physikalische Sprache als Universalsprache der Wissenschaft, “Erkenntnis”, n.2, 1932, pp.432-465) dando origine al noto dibattito sui protocolli (Rudolf Carnap, Über Protokollsätze, „Erkenntnis“, n. 3, 1932, pp.215-228). Mentre Carnap sosteneva una posizione propriamente empirista, Neurath, come chiaro dal brano citato, considerava anche i protocolli soggetti a revisione. 15 Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.499. 16 A ragione Francesco Fistetti definisce Neurath il “Nietzsche del Circolo di Vienna”. Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p.127. 17 Scrive Rudolf Haller: „Senza Neurath e senza il Wittgenstein degli anni Trenta, nessuna teoria neo-storica della scienza à la Hanson, Feyerabend e Kuhn“ (Rudolf Haller, Prefazione, in: Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p.11). 18 Otto Neurath, Die Verirrten des Cartesius und das Auxiliarmotiv. (Zur Psychologie des Entschlusses), Vortrag gehalten am 27 Januar 1913 von Otto Neurath Wien, Jahrbuch der Philosophischen Gesellschaft zu Wien, Leipzig, Johann Ambrosius Barth, 1913, pp.43-60. 19 Otto Neurath, Magie und Technik, "Erkenntnis", n. 2, 1931, pp. 529-31; Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, pp.5-17. 20 Si veda tra gli altri: Max Weber, Discorso al Verein fur Sozialpolitik nel 1909. Pubblicato in: J.P. Mayer, Max Weber and German Politics, London, Faber & Faber Ltd, 1944, Appendix I, pp. 125-131; Max Weber, Protestantesimo e spirito del capitalismo, Torino, Edizioni di Comunità, 2002, p.185. 21 Sulla critica di Neurath alla sociologia weberiana si veda: Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, p.57. 5 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Grazie alla diffusione della conoscenza scientifica in un illuministico sforzo enciclopedico che permettesse al maggior numero di persone di decidere democraticamente quale quadro istituzionale fosse il più adeguato a realizzare la desiderata utopia: “(…) gli empiristi logici vogliono mostrare a tutti che quello che fanno i fisici e gli astronomi è lo stesso, su una scala più ampia, di ciò che Charles e Jane fanno tutti i giorni in giardino od in cucina” 22. Insomma: “gli scienziati non stanno meglio degli uomini della strada quanto alle loro previsioni. Essi non fanno, di più, che raccogliere una maggior quantità di materiale concernente le uniformità passate”23. In questo senso gli scienziati non dovevano e non potevano prendere il posto dei maghi e delle autorità religiose delle ere precedenti, l’ideale platonico24: “Persone dagli ideali totalitari potranno cercare di fare degli scienziati i leader di una nuova società, come i maghi, i nobili o i sacerdoti delle antiche società. L’enciclopedismo dell’empirismo logico non vede perché gli scienziati, formati allo scoprire il maggior numero di alternative possibili, dovrebbero essere particolarmente capaci di selezionare un’alternativa sola (alternativa che non potrà mai essere scelta sulla base di calcoli) prendendo una decisione o eseguendo un’azione in vece di altre persone dai desideri e dalle attitudini differenti”25. Al contrario della razionalità del capitalismo weberiano, la concezione scientifica del mondo di Neurath non poteva essere di per sé una guida per uscire dal buio della foresta26: “(…) alla fine dovremo prendere una ‘decisione’ non basata sul calcolo. Non si può testare l’utilità di una tecnica scientifica in anticipo; l’imprevedibilità ha qui il suo gioco.”27. Qui la sostanziale differenza tra Weber e Neurath28. Laddove la razionalità weberiana rischiava di diventare deterministica, quella neurathiana poteva solo evidenziare alcune delle possibilità offerte alla scelta volontaristica dell’uomo. In cosa, allora, la scienza si distinguerebbe dalla magia, dalla religione, dall’ideologia totalitaria? Tutte sono effettivamente soluzioni all’angoscia del dubbio, al dispiacere conseguente al dover scegliere in condizioni 22 Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.506. 23 Otto Neurath, Fondazione delle scienze sociali, in: Id., Sociologia e Neopositivismo, Roma, Ubaldini, 1968, p.106. 24 Sull’aspra critica che Neurath fa, in particolare, all’uso della Repubblica di Platone da parte dei fautori del nazismo si veda: Antonia Soulez, Does Understanding mean Forgiveness? Otto Neurath and Plato’s “Republic” 1944-45, in: Elisabeth Nemeth e Richard Heinrich (a cura di), Otto Neurath: Rationalität, Planung, Vielfalt, Wien, Oldenbourg Verlag, 1999, pp.167-83. 25 Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.505. 26 Otto Neurath, Die Verirrten des Cartesius und das Auxiliarmotiv. (Zur Psychologie des Entschlusses), Vortrag gehalten am 27 Januar 1913 von Otto Neurath Wien, Jahrbuch der Philosophischen Gesellschaft zu Wien, Leipzig, Johann Ambrosius Barth, 1913, pp.43-60. 27 Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, pp. 501-02. 28 „Niente è più lontano da Neurath della riduzione dell’”impresa scientifica” a pura tecnica o alla razionalità rispetto allo scopo di Weber”. Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p.127. 6 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath di incertezza, senza conoscere i dati necessari ad agire razionalmente29. La scienza, tuttavia, nella sua forma enciclopedica ed illuminista aveva per Neurath un merito rispetto alle alternative: rendere più difficile l’esproprio da parte di una minoranza della capacità di decisione individuale grazie all’uso di credenze magiche, ideologie metafisiche, superstizioni od istituzioni totalitarie. Scriveva: “Ma, come sociologo, non vedevo in questo un problema solo ‘di principio’. Mi chiedevo cosa avesse la storia da dirci a riguardo. Lo spargere fango non sembra così facile come il diffondere una tecnica efficace. La frivolezza della teoria razziale sviluppata in molti libri dai nazisti riguardo la fisiognomica, l’ereditarietà ed il carattere, non ha granché infettato la matematica, l’astronomia, la chimica e la fisica dei nazisti”30. Allora “è possibile analizzare sociologicamente l’una accanto all’altra le ideologie, di cui le une hanno un carattere scientifico e le altre un carattere non scientifico” ma “le ideologie non scientifiche possono essere superate attraverso un atteggiamento scientifico (…)”31. Proprio per questo la specializzazione, che dal Rinascimento in avanti, aveva caratterizzato le scienze, rendendo impossibile ad un uomo solo comprendere la totalità del sapere32, non era da considerarsi negativamente. Gli scienziati erano da allora costretti a confrontarsi tra di loro, a decidere in un continuo processo di selezione quali nuovi protocolli, quali nuove teorie inserire, perché compatibili, nella visione del mondo collettiva, quali invece scartare, in un continuo processo di ridefinizione e ricostruzione della Weltanschauung o Weltauffassung. 29 Anche Mach al proposito affermava: “I primi, rudimentali tentativi di orientamento sono di tipo mitologico, demonologico, poetico. Nell'epoca della rinascita delle scienze, nel periodo copernicano-galileiano, che tende a un orientamento provvisorio, prevalentemente qualitativo, la facilità, semplicità e bellezza è la motivazione che guida l'individuazione delle regole per la ricostruzione mentale della fattualità. L'indagine quantitativa tende ad una determinazione il più possibile compiuta, a una determinazione univoca, quale si manifesta già nella storia piú antica della meccanica. Quando le conoscenze particolari si accumulano, si fa valere con maggior forza l'esigenza di diminuire lo sforzo psichico, l'esigenza di economia, continuità, stabilità, applicabilità più generale possibile e utilizzabilità delle regole istituite. Basta menzionare la storia successiva della meccanica e pensare a qualche parte piú progredita della fisica. Ma allora le leggi di natura, intese come mere prescrizioni soggettive per l'aspettativa dell'osservatore e alle quali non è connessa realtà, sono forse prive di valore? Assolutamente no! Perché se anche la realtà sensibile corrisponde all'aspettativa solo entro certi limiti, la giustezza dell'aspettativa si è confermata più volte, e si conferma ogni giorno di più. Postulando l'uniformità della natura, dunque, non abbiamo fatto un passo falso, anche se l'inesauribilità dell'esperienza non consentirà mai l'applicabilità assoluta del postulato in modo rigoroso, spazialmente e temporalmente illimitato: come ogni strumento ausiliario della scienza, resterà sempre un ideale. Oltre a ciò, il postulato si riferisce solo all'uniformità in generale, ma non dichiara nulla sulla loro specifica modalità. Nel caso che l'aspettativa venga disattesa, si è sempre liberi di cercare nuove uniformità, anziché quelle che ci si aspettava”. Ernst Mach, Conoscenza ed errore, Torino, Einaudi, 1992, pp.448-49. 30 Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.508. 31 Otto Neurath, Bürgerlicher Marxismus, in: Rudolf Haller e Heiner Rutte (a cura di), Otto Neurath, Gesammelte philosophische und metodologische Schriften, vol. I, Wien, Hölder-Pichler, Tempsky, 1981, p.350; tradotto e citato da: Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p.27. 32 Otto Neurath, Antike Wirtschaftsgeschichte, zweite umgearbeitete Auflage, Leipzig und Berlin, Teubner, 1918, p.3. 7 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath “Mio padre, un economista, usava chiedere ‘Cosa avverrebbe se qualcuno forzasse gli scienziati a seguire con coerenza tutte le dichiarazioni che fanno. Fortunatamente,’ aggiungeva, ‘confrontano le loro deduzioni ancora ed ancora con il materiale sperimentale.’ Così è: la nostra pratica scientifica è basata solo su sistematizzazioni locali, non sull’eccessiva estensione dell’arco della deduzione. (…) Mi sembrava coerente con la situazione storica data di riconoscere queste contraddizioni ‘ localizzate’, e di pensare ad una ‘enciclopedia come modello’ (cf. il mio ‘’L’Encyclopédie comme ‘modèle’ ’’, Octobre, 1936, Revue de Synthese33) intenzionalmente opposto ad un ‘sistema come modello’. Lasciatemi chiamare questo approccio ‘enciclopedismo’.”34 L’enciclopedismo presupponeva la cooperazione, per Neurath uno dei caratteri principali dell’uomo moderno, carattere che garantiva la libertà individuale più degli alternativi sistemi di scelta decisionale: “Senza perseguire ideali utopistici, uomini capaci di giudicare sé stessi e le proprie istituzioni scientificamente dovrebbero essere anche in grado di ampliare la sfera della cooperazione pacifica, poiché i dati storici mostrano abbastanza chiaramente che la tendenza è stata nel complesso in questa direzione e che più l’uomo è cooperativo, più è ‘moderno’” 35. Anche l’economista doveva adeguarsi a questa modernità e come gli altri scienziati abbandonare l’idea di poter governare come era avvenuto in passato: “Gli uomini di Stato del passato comprendevano spesso tutte le conoscenze del loro tempo e non raramente erano tra i più importanti economisti, mentre oggi l’uomo di Stato deve spesso operare in campi nei quali altri sono senza dubbio, molto più esperti di lui. Mentre ad esempio Colbert e Turgot erano tra i più rilevanti economisti del loro tempo, Bismarck non può essere paragonato, come economista, ad un Marx. L’attività politica, oggi, richiede talmente tanto impegno che difficilmente un grande politico può essere un grande teorico. Coloro che governano i destini degli Stati, non possiedono le maggiori conoscenze, coloro che hanno le più estese conoscenze, non governano gli Stati”36. Se il compito dell’economista, dunque, non poteva più essere quello di governare, non poteva nemmeno essere quello di indicare un particolare assetto dell’economia ai governi ed ai popoli come il migliore 33 Otto Neurath, L'Encyclopédie comme modèle, «Revue de Synthèse» 1936, XII, 2, pp.187–201. Otto Neurath, The Orchestration of the Sciences by the Encyclopedism of Logical Empiricism, “Philosophy and Phenomenological Society”, vol.6, n.4, p.498. 35 Otto Neurath, Modern Man in the Making, London, Secker und Warburg, 1939, p.132. 36 Otto Neurath, Die Verirrten des Cartesius und das Auxiliarmotiv. (Zur Psychologie des Entschlusses), Vortrag gehalten am 27 Januar 1913 von Otto Neurath Wien, Jahrbuch der Philosophischen Gesellschaft zu Wien, Leipzig, Johann Ambrosius Barth, 1913, p. 56. 34 8 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath possibile, l’unico efficiente. Piuttosto era quello di un tecnico sociale che presentasse le diverse alternative possibili, lasciando alla rappresentanza politica lo scegliere quale realizzare37. Scriveva: “Il progresso scientifico nell’ambito dell’economia si manifesta nel fatto che complessi di constatazioni empiriche diano luogo ad astrazioni e da queste astrazioni, poi, si arrivi a nuove combinazioni la cui realtà o realizzabilità sia oggetto di studio. Quando noi con elementi che ci vengono dalla realtà empirica, ci sforziamo di costruire tutte le possibili combinazioni, arriviamo anche a delle tipologie che possono avere gradi diversi di corrispondenza con la realtà. Quindi fondamentalmente empirici, nelle nostre ricerche sono solo gli elementi e le relazioni tra elementi, le complesse organizzazioni che se ne possono derivare, invece, sono solo in parte riscontrabili nella realtà” 38. Quale bagaglio, allora, doveva possedere un moderno economista per soddisfare questo compito? Da una parte un’accurata conoscenza e abilità di ricostruzione storica39, dall’altra un’immaginazione sufficientemente vivida da poter costruire utopie possibili. Solo così poteva offrire al dibattito scientifico ed alla scelta democratica della popolazione il maggior numero di assetti istituzionali, modelli di produzione e di scambio possibili, dagli esiti più diversi sulla felicità individuale e sulla ricchezza generale. Il legame tra storia ed economia è dunque centrale in Neurath perché implicato dalla stessa definizione che lui dava di scienza, una visione complessiva del mondo basata su osservazioni empiriche e costruzioni logiche che doveva offrire una guida alle scelte decisionali dell’uomo moderno senza inficiarne la volontà. Il processo di costruzione e ricostruzione continuo di questa Weltanschauung, pur volto al futuro, non poteva avvenire se non in un continuo dialogo con il passato. 37 Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, p.17. Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82. 39 A proposito delle opere neurathiane di storia economica e della sua teoria storiografica, si veda: Monika Poettinger, Mercante e società: riflessioni di storia comparata, Casagrande Editore, Lugano, 2012, pp.12-30. 38 9 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath NUOVE PAROLE PER UN’ANTICA DEFINIZIONE DI ECONOMIA “Il mio caso in breve è questo: ho smarrito completamente la capacità di pensare o parlare in modo coerente su qualsiasi cosa. In un primo tempo diventò per me mano a mano impossibile affrontare temi elevati o comuni e quindi dire quelle parole che tutti gli uomini usano comunemente senza pensare. Provavo un disagio inspiegabile solo a pronunciare le parole “spirito”, “anima” o “corpo”. (…) le parole astratte, di cui la lingua si deve naturalmente servire per portare alla luce del giorno qualsiasi giudizio, mi si scomponevano in bocca come funghi ammuffiti” (Hugo von Hofmannsthal)40 Lo stile di Neurath che, dietro la suggestione di Itelson, prediligeva la semplicità e ricorreva continuamente alla metafora, ci ha regalato alcune delle immagini più belle dedicate all’attività scientifica, replicate e diffuse per tutto il Novecento ben al di là della dimenticanza che ha a lungo avvolto il loro autore. Prima fra tutte quella della nave41, prediletta da Quine42: “Siamo come marinai -scriveva Neurath nel 1921 - che in mare aperto devono ricostruire la propria nave, senza poterlo fare ex-novo. Dove una trave viene tolta deve subito esserne messa un’altra, mentre la nave intera fa vece di sostegno. Così la nave può essere completamente rinnovata, grazie alle vecchie travi ed al legno portato dalla corrente, ma solo attraverso un processo graduale”43. Ancora nel 1944: „Immaginiamo dei naviganti che in alto mare vogliano cambiare la forma della loro pesante imbarcazione, mutandone la rotondità nella affusolata sveltezza dei pesci. Per ricostruire la struttura portante e la carena della nave, insieme al legno della vecchia struttura utilizzano quello che viene portato dalla corrente. Ma non possono portare la nave alla fonda per cominciare dal principio. Mentre lavorano rimangono sulla vecchia struttura, in mezzo a terribili tempeste e onde assordanti dalle quali difendersi. Nel ricostruire la nave devono dunque preoccuparsi che non si venga a creare qualche pericolosa falla. Passo dopo passo una nuova nave emerge dalla vecchia, ma mentre ancora la costruiscono i naviganti magari già pensano ad una nuova struttura, senza essere sempre di un’unica opinione al 40 Citato da: Maurizio Ferraris (a cura di), Linguaggio: si può pensare senza parole?, Roma, Gruppo editoriale L’Espresso, 2012, p.57. Per una versione recente: Hugo von Hofmannsthal, Lettera di Lord Chandos, Mimesis, 2007. 41 L’origine della metafora della nave e le sue cinque declinazioni nell’opera neurathiana sono felicemente raccontate in: Nancy Cartwright, Jordi Cat, Lola Fleck, Thomas E. Uebel, Otto Neurath: Philosophy Between Science and Politics, Cambridge, Cambridge University Press, 2008, pp.89-95. 42 Sull’uso estensivo e quasi ubiquo che Quine farà di questa metafora, si veda: Eduardo Rabossi, Some Notes On Neurath’s Ship And Quine’s Sailors, “Principia”, n. 7 (1–2), 2003, pp. 171–184. 43 „Wie Schiffer sind wir, die auf offenem Meer ihr Schiff umbauen müssen, ohne je von unten auf frisch anfangen zu können. Wo ein Balken weggenommen wird, muss gleich ein neuer an die Stelle kommen, und dabei wird das übrige Schiff als Stützte verwendet. So kann das Schiff mit Hilfe der alten Balken und angetriebenen Holzstücke vollständig neu gestaltet werden - aber nur durch allmählichen Umbau“. Otto Neurath, Anti-Spengler, in: Rudolf Haller, Heiner Rutte (a cura di), Gesammelte philosophische und methodologische Schriften, Vol. 1, Hölder-Pichler-Tempsky, Vienna, 1981, p.184. Una versione italiana: F. Fistetti (a cura di), Otto Neurath, Anti-Spengler, Palomar, 1993. 10 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath riguardo. Il tutto procederà in maniera che noi oggi non possiamo assolutamente prevedere. Questo è il nostro destino”44. Altrettanto suggestiva la metafora degli artigiani: “Immaginiamo degli artigiani che stiano costruendo un insediamento, con una cassettiera colma di attrezzi dei quali solo alcuni sono ben ordinati e di uso a loro familiare; immaginiamo che da dietro vengano posti nei cassetti sempre nuovi strumenti, che alcuni strumenti vengano modificati da persone sconosciute e che gli artigiani imparino ad usare vecchi strumenti in maniera completamente nuova, ed immaginiamo ancora che i piani di edificazione vengano anch’essi mutati continuamente. Questa situazione assomiglia in qualche misura a quella in cui si trovano i nostri scienziati.” 45 Con queste immagini, posteriori, Neurath esemplificava quanto lui stesso aveva sperimentato nel ridefinire la scienza economica, come risulta dagli scritti del 191146 e del 191747. A torto lo si accusa, dunque di aver disatteso, proprio nell’economia, a causa delle sue simpatie politiche e volontà utopistiche, la metodologia dell’indagine scientifica da lui stesso propugnata48. Nelle sue parole del 1917: “La ricostruzione che qui si vuole fare della scienza economica vuole mantenere quanto possibile di ciò che è stato tramandato. Qualcosa, naturalmente, si è potuto salvare solo cambiandone la forma o completandolo, altro si è dovuto abbandonare. Con ciò si è mostrato che spesso alcune rappresentazioni, che riguardano diverse stratificazioni della problematica di fondo, sono state poste in concorrenza l’una con l’altra. Alcune 44 „Stellen wir uns Seefahrer vor, die auf hoher See die Form ihres schwerfälligen Schiffes von einer mehr runden zu einer mehr fischähnlichen verändern wollen. Neben dem Holz des alten Baus verwenden sie Treibholz, um Skelett und Rumpf ihres Schiffes neu zu gestalten. Aber sie können das Schiff nicht ins Dock bringen, um ganz von vorne zu beginnen. Während sie arbeiten, bleiben sie auf dem alten Bau und trotzen wilden Stürmen und donnernden Wogen. Beim Umbau des Schiffes tragen sie Sorge dass kein gefährliches Leck auftritt. Ein neues Schiff erwächst aus dem alten, Schritt für Schritt -, und während sie noch bauen, mögen die Seefahrer bereits an den neuen Bau denken, und sie werden nicht immer einer Meinung sein. Die ganze Sache wird in einer Weise vorangehen, die wir heutzutage nicht einmal erahnen können. Das ist unser Schicksal”. Otto Neurath, Grundlagen der Sozialwissenschaften, in: Rudolf Haller, Heiner Rutte (a cura di), Gesammelte philosophische und methodologische Schriften, Vol. 2, Vienna, HölderPichler-Tempsky, 1981, p.978. Per una versione italiana: Otto Neurath, Fondamenti delle scienze sociali, in: G. Statera (a cura di), Otto Neurath, Sociologia e Neopositivismo, Roma, Ubaldini, 1968. 45 “Imagine craftsmen who are building a settlement, with a chest of drawers full of instruments, only part of which are well arranged and the usage of which is only partly known by them; imagine that from behind new instruments are continually put in the drawers, that some instruments are modified by unknown people, and that the craftsmen learn to use some of the old instruments in a way hitherto unknown, and now imagine further that the plans of our craftsmen dealing with the building up of the settlements are changing too. That resembles to some extent the situation of our scientists”. Otto Neurath, Universal Jargon and Terminology, in: Robert S. Cohen e Marie Neurath (a cura di), Otto Neurath Philosophical Papers 1913-1946, Dordrecht, Springer, 1983, p.217. 46 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, pp.52-114. 47 Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 484-520. 48 Jan Sebestik, Vorwort. Der Wiener Kreis und die Geschichte-Erkenntnistheorie und Wissenschaftstheorie im Werk Otto Neuraths, in: Elisabeth Nemeth e Richard Heinrich (a cura di), Otto Neurath: Rationalität, Planung, Vielfalt, Wien, Oldenbourg Verlag, 1999, p.11. 11 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath affermazioni errate non hanno dovuto necessariamente essere refutate completamente, ma hanno trovato applicazione in un ambito di valenza più ristretto. Per procedere nella giusta direzione in questa ricostruzione, si è dovuto ricorrere poi a conoscenze anche molto lontane” 49. Chiarissimo il tentativo di Neurath di costruire per l’economia una nuova struttura portante, un Neubau, ma allo stesso tempo di utilizzare a questo scopo concetti e costrutti teorici già presenti, le travi della vecchia nave, gli strumenti di conosciuto uso degli artigiani, ed anche quelle conoscenze lontane che così bene rappresenta in metafora come legno trascinato dalla corrente o nuovi attrezzi da costruzione. Il ruolo che la storia ha in questo processo è chiaro e ben definito. Non si può mai andare alla fonda con la nave della scienza, né costruire un edificio con strumenti completamente nuovi. Parti delle vecchie teorie si tengono, modificate o completate, valide in diversi e più limitati ambiti. Delle nuove componenti, poi, alcune corrispondono ad un uso completamente nuovo di qualcosa di già conosciuto e magari scartato. Quando, dunque, Neurath sceglieva la ricchezza come punto centrale della sua teoria economica poteva affermare: “Rincontriamo una vecchia tradizione quando designiamo come oggetto dell’economia politica la ricchezza”50, citando l’aristotelica Etica Nicomachea. Lo scheletro concettuale dell’economia veniva così a poggiare su basi antiche, tanto più che l’origine individuale della ricchezza era definita da Neurath in quella Lebenstimmung che racchiude in sé un piacere e dispiacere di chiara derivazione epicurea51. Recuperare la tradizione, tuttavia, non bastava. Ricostruire l’economia voleva anche dire ridefinire i vecchi concetti ed accertarne in maniera più precisa la valenza. Sostituendo la Lebenstimmung all’utilità, ad esempio, Neurath escludeva che gli uomini agissero esclusivamente o prevalentemente in vista della felicità o che la ricchezza dovesse avere un ruolo particolare nella costruzione del mondo52. In questo modo, dunque, egli continuava ad utilizzare come strumento analitico la teoria del valore utilità, ma ne ridefiniva 49 „Der hier angestrebte Neubau der Wirtschaftslehre sucht möglichst viel vom überlieferten Bestande beizubehalten. Manches konnte freilich nur nach erfolgter Umformung und entsprechender Ergänzung Verwendung finden, einiges mußte ausgeschaltet werden. Dabei zeigte es sich, daß oft Darlegungen, welche verschiedenen Schichten der Fragestellung angehören, in Wettbewerb gesetzt worden waren. Gewisse falsche Behauptungen brauchten nicht ganz verworfen zu werden, sondern konnten unter Beschränkung auf ein engeres Geltungsgebiet Verwendung finden. Um wirklich folgerichtig vorgehen zu können, mußte bei diesem Neubau auf weit abliegende Erörterungen zurückgegriffen werden“. Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, p. 485. 50 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.53. 51 Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 485. Sul rapporto con la filosofia epicurea si veda: Otto Neurath, Marx und Epikur, „Der Freidenker“, anno 32, n.12, 1928. 52 „Damit daß man das Glück zum Gegenstande besonderer Untersuchungen macht, soll weder zum Ausdruck gebracht werden, daß die Menschen ausschließlich im Hinblick auf das Glück handeln, noch auch, daß sie dies tun sollen, es soll damit auch nicht zum Ausdruck gebracht werden, daß das Glück im Weltgebäude eine besonders wichtige Rolle spielt“ Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 488. 12 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath l’oggetto, ampliandone così la valenza ermeneutica: la felicitologia53, insomma, non prevedeva alcun homo felix, riduzione semplicistica dell’uomo moderno al pari dell’homo oeconomicus54. Un ulteriore esempio di questo riutilizzo di concetti preesistenti in maniera del tutto nuova è, in Neurath, la definizione di economia come quell’insieme di azioni, prescrizioni, attitudini che in qualche modo influiscono sulla felicità/ricchezza. Scrive: “La trattazione scientifica di queste economie, cioè delle condizioni di vita che sono presupposto di Lebenstimmungen, si chiamerà teoria economica, dimodoché rimaniamo in accordo con la consuetudine linguistica abbastanza da non avere la necessità di cercare una nuova denominazione” 55. Anche in questo caso unire tradizione ed innovazione portava ad ampliare lo spettro conoscitivo della scienza, recuperando persino conoscenze lontane. L’economia come definita da Neurath, a seconda del gruppo di persone di cui si studia la felicità/ricchezza, includeva, infatti, l’economia familiare, l’economia politica e l’economia cosmopolita, suddivisioni che dall’Oeconomicus aristotelico arrivano fino a Friedrich List e che nel proprio ambito di valenza, recuperavano una loro validità. Non solo l’economia di Neurath riutilizzava, dunque, strumenti passati facendone nuovo uso, ma allo stesso tempo allargava il campo di indagine cui applicare tali strumenti. Da una parte, definendo come economica qualsiasi azione, attitudine e prescrizione che influisse sulla felicità individuale, Neurath eliminava, come detto, il presupposto dell’agire razionale nelle azioni economiche, recuperando all’analisi economica l’interezza dell’uomo, di nuovo libero di sbagliare. Al proposito affermava: “Non a torto molti economisti empirici hanno rimproverato ai teorici di eliminare quasi sempre l’errore dalle loro concezioni. Ciò è ancora più preoccupante in quanto nel pensiero di molti economisti proprio l’errore, l’incapacità di valutare le conseguenze delle singole azioni , caratterizzi il nostro ordine sociale ed in particolar modo il mercato e ne sarebbe fonte di molti dei danni più tipici”56. D’altra parte, Neurath escludeva anche che un qualsiasi pregiudizio etico limitasse artificialmente il campo di indagine dell’economia. Non solo lo scambio e la produzione, dunque, avevano dignità di oggetto di studio, ma metodi di acquisizione come la guerra ed il contrabbando dovevano egualmente essere studiati nei loro effetti sulle Lebenstimmungen di un gruppo di persone. Scriveva: “Che la rapina sia proibita dalla legge, non può impedirne l’analisi da parte 53 Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 487. 54 Sula critica di Neurath alla concezione dell’homo oeconomicus ed in particolare a quella espressa da von Wieser si vedano: Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.64; Otto Neurath, Zur Theorie der Sozialwissenschaften, in: Rudolf Haller e Heiner Rutte (a cura di), Otto Neurath, Gesammelte philosophische und metodologische Schriften, vol. I, Wien,Hölder-Pichler, Tempsky, 1981, p.32. 55 „Die wissenschaftliche Behandlung der Wirtschaften, das ist der Lebensordnungen als Bedienungen von Lebensstimmungen soll Wirtschaftslehre heißen, wodurch wir soweit mit den sprachgebrauch im Einklang bleiben, daß eine neue Namenbildung nicht erforderlich ist“. Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 492. 56 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.63. 13 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath dell’economia. Non si capisce perché gli effetti dello scambio e del lavoro domestico in una città sulle condizioni di vita dei suoi abitanti siano reputati degni di approfondite analisi, mentre si ignorano volentieri le conseguenze del contrabbando. Simili considerazioni hanno avuto come effetto che la guerra sia stata tanto trascurata dagli economisti come forma di acquisizione (…)” 57. Da qui l’intenzione di Neurath di reintrodurre nell’analisi economica oltre all’economia di scambio anche l’economia pianificata e l’economia di guerra. E’ chiaro da questi esempi paradigmatici, come la spasmodica attenzione di Neurath alle definizioni ed all’uso lessicale nel definire il gergo che doveva contraddistinguere la disciplina economica non avevano niente di volutamente polemico od ideologico, ma rispondevano alla necessità di delimitare esattamente il campo di indagine della disciplina, mantenendole allo stesso tempo il più ampio valore conoscitivo possibile. Questo scopo corrispondeva da una parte alla necessità di specializzazione degli scienziati di cui già si è detto, dall’altra al desiderio di trattare i problemi posti all’economia politica in maniera sistematica e scientifica in modo da trovarle un posto ben definito all’interno dell’insieme delle scienze unificate58. Questo sforzo di purificazione linguistica, che culminerà nei più tardi tentativi di approdare ad un gergo universale, era iniziato durante gli studi universitari, sottoponendo ad una analisi del linguaggio proprio La Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith59. Anche in questo caso l’economia fu dunque primo banco di prova della sistematizzazione metodologica più tarda. L’evoluzione terminologica, infatti, che si constata chiaramente tra lo scritto del 1911 e quello del 1917, rifletteva chiaramente la volontà di dotare la scienza economica di un linguaggio empirista. “Abbiamo creato tutti questi concetti – scriveva Neurath nel 1917 – non per un artificioso gioco intellettuale, ma per la stringente necessità di analizzare in maniera adeguata le esperienze di tutti i giorni ed in particolare importanti eventi del presente tramite l’osservazione delle loro singole componenti”. Il 57 Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, p.493. 58 Scriveva Neurath nel 1911: “Per prima cosa cercheremo di delimitare il campo dell’economia politica. Di seguito, poi, si mostrerà grazie a semplici esempi, come sussista la possibilità di trattare i problemi così definiti dell’economia politica in maniera sistematicamente scientifica. Si proverà anche che la rappresentazione definitoria qui proposta si adatti bene all’evoluzione dell’economia politica. (…)Nell’interesse della sistematizzazione scientifica si cercherà di inserire ogni singolo oggetto di studio all’interno di una ed una sola disciplina. Se anche siamo ancora lontani da una sistematizzazione soddisfacente, tuttavia possiamo analizzare le delimitazioni tradizionali in un campo più ristretto e – possibilmente in maniera più sistematica di quanto fino ad oggi fatto – continuare ad utilizzare i principi separatori in uso fino ad oggi”. Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, pp.52-53 59 “Particularly I was busy with reading Adam Smith’s The Wealth of Nations along the lines of an analysis of language. I found out that such butchering criticism lacks constructive power and that a long self-education has to be the first step. I altered successively my own terms in all my articles and books in accordance with my increasing Index by eliminating ‘emotional’, ‘concealing’ and ‘confusing’ terms”. Otto Neurath, Universal Jargon and Terminology, in: Robert S. Cohen e Marie Neurath (a cura di), Otto Neurath Philosophical Papers 1913-1946, Dordrecht, Springer, 1983, p.217. 14 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath programma empirista di Neurath in economia è così riassunto magistralmente. Ma la scatola degli attrezzi non poteva venire riempita ex-novo. “La ricostruzione dell’impianto concettuale e della denominazione che qui si è tentata – scriveva ancora – si limita ai cambiamenti assolutamente necessari. E’ un tentativo inutile cercare di creare un intero nuovo mondo concettuale e le relative denominazioni. Fin troppo facilmente in ambiti di ricerca come il nostro poco chiari, si finisce sulla strada sbagliata dell’adattamento di nomi e concetti, strada che porta a risultati terribili. Ogni cambiamento cui si sottopone un concetto importante cambia l’intero impianto concettuale, portando come conseguenza un’intera catena di nuove denominazioni. Possiamo sempre solo partire dallo stato concettuale nel quale ci troviamo e dobbiamo partire dal tutto, dal momento che non possiamo controllare il mondo attraverso una catena di cognizioni inanellate. Dobbiamo piuttosto cercare di catturare il mondo in una rete di concetti e pensieri dalle molteplici connessioni. Compito di tutta la scienza strutturarne le maglie rendendola utilizzabile allo stesso modo in ogni sua parte. Dal costrutto concettuale che ci è tramandato non potremo mai liberarci in una volta sola. La sua ricostruzione avviene sempre con l’aiuto dei concetti che ci sono tramandati”60. La rete della scienza61, come la nave e gli attrezzi del costruttore, è un ultima metafora che dipinge a vivide tinte il complesso rapporto tra economia e storia per Neurath. Non solo la rete non poteva essere sostituita interamente e quindi è solo nella storia che ne apprezziamo l’estensione ed il complesso interconnettersi delle parti, ma per sostituirne alcuni pezzi è di nuovo necessario ricorrere alla storia ed a concetti, modelli e teorie magari da tempo abbandonati. Così quando anche utilizzava nuovi termini come Lebenstimmungen e Lebenslagen62, ciò che Neurath in realtà faceva era “lentamente tornare indietro agli sforzi che si facevano sul nascere della teoria economica, quando gli economisti tutti si ponevano come obbiettivo di stabilire da quali condizioni derivasse la ricchezza di un popolo, quali istituzioni la aumentassero, quali la diminuissero”, ad Adam Smith insomma, alla lettura della cui opera in anni giovanili egli stesso doveva l’ispirazione per la sua analisi del linguaggio. Per andare avanti, allora, era necessario saper guardare indietro ed in questo senso anche la storia del pensiero economico assume una valenza tutta particolare, anche quella di “dimostrare come è successo che al posto di quelle vive rappresentazioni della realtà, per il mezzo della teoria pian piano si sia sviluppata una scienza che ha spesso fornito modelli che si sono distinti più per la loro chiusura logica che per il possibile utilizzo nelle diverse situazioni reali” 63. 60 Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 516-17. 61 L’immagine dell’unità della scienza come di una rete si ritrova in Neurath anche in: Otto Neurath, The Departmentalization of Unified Science, “Erkenntnis”, vol. 7, 1937/38, pp. 240-246. 62 Sul concetto di Lebenslagen e la straordinaria similitudine con i functionings di Amartya Sen si veda: Ortrud Leßmann, A similar Line of Thought in Neurath and Sen: Interpersonal Comparability, in Elisabeth Nemeth, Stefan W. Schmitz e Thomas Uebel, Otto Neurath’s Economics in Context, Wien, Springer Verlag, 2007, p.119-125. 63 „So würden wir langsam wieder zu den Bestrebungen zurückkehren, welche am Beginn der Wirtschaftslehre standen, als die Wirtschaftswissenschaftler allgemein darauf aus waren, festzustellen, wodurch der Reichtum eines 15 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath OTTO NEURATH E JOSEPH SCHUMPETER: MARINAI SULLA NAVE DELLA SCIENZA ECONOMICA “Abbiamo abbandonato la terra e ci siamo imbarcati sulla nave! Abbiamo tagliato i ponti dietro di noi, ancor di più, abbiamo tagliato la terra dietro di noi! Ordunque, navicella! Guardati innanzi! Ai tuoi fianchi si distende l’oceano: è vero, non sempre esso mugghia, talvolta si distende là, come seta e ora e trasognata visione della bontà. Ma verranno momenti in cui tu conoscerai che è infinito e che non c’è niente di più terribile dell’infinito. (…) Guai se ti coglie la nostalgia della terra, come se là vi fosse stata più libertà, - e non c’è più alcuna ‘terra’!”(Friedrich Nietzsche)64 Nel tratteggiare i brevi e giovanili contributi di Otto Neurath alla storia del pensiero economico è imprescindibile accompagnarne la disanima con quella delle contemporanee opere giovanili di chi sarà il gigante della storia del pensiero economico del Novecento: Joseph Schumpeter65. Appena un anno, infatti, divideva la nascita dei due economisti, che sperimentarono così pienamente la crisi della loro disciplina all’inizio del nuovo secolo e ne cercarono entrambi cause e rimedi, con esiti opposti. Scriveva Neurath nel 1903: “Il ventesimo secolo affronta problemi di antica formazione. Ci siamo lasciati alle spalle un certo numero di esperienze dolorose. L’atomismo in economia non è più popolare. Cosa lo dovrà sostituire non è ancora del tutto chiaro. (…) Che il fondamento del presente sistema economico sia fallace è sempre più chiaro. Dappertutto emergono contraddizioni che non hanno solo un valore accademico ma riguardano il benessere e la sofferenza di milioni di persone”66. “Il sistema classico dell’economia politica giace in rovina” 67 scriverà nel suo lavoro di abilitazione del 1908 Schumpeter, testimoniando il caos derivante dalla coesistenza di diversi paradigmi scientifici68. Gli economisti erano divisi tra chi cercava affannosamente nuove linea di ricerca nelle direzioni più disparate, Volkes bedingt sei, welche Einrichtungen ihn vergrößern, welche ihn verkleinern. Es kann hier nicht der Ort sein, zu zeigen, wie es kam, daß an die Stelle jener lebendigen Berücksichtigung des Wirklichen durch die Theorie allmählich ein Wissenschaftsbetrieb trat, welcher oft Modelle lieferte, die sich mehr durch logische Geschlossenheit als durch Anwendbarkeit auf die möglichen Fälle der Wirklichkeit auszeichneten.“ Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, p.504. 64 Friedrich Nietzsche, La gaia Scienza, Pordenone, Editori Riuniti, 1985, p.158. 65 Per due opposte interpretazioni di Schumpeter come epistemologo e storico della scienza si vedano: Roger E. Backhouse, Vision and Progress in Economic Thought. Schumpeter after Kuhn, in: Laurence S. Moss (a cura di), Joseph A. Schumpeter, Historian of Economics. Perspective on the history of economic thought, London e New York, Routledge, 1996, pp.21-32; Jürg Niehans, Revolution und Evolution in der Wirtschaftstheorie, in: Heinz Rieter (a cura di), Studien zur Entwicklung der ökonomischen Theorie, XV, Berlin, 1996, pp. 13-46. 66 Lo scritto giovanile è riportato in Thomas E. Uebel, Introduction: Neurath’s Economics in Critical Context, in Thomas Ernst Uebel e Robert Sonné Cohen (a cura di), Otto Neurath Economic Writings: Selections, 1904-1945, Dordrecht, Springer, 2004, p. 16. 67 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.XI. 68 Lo scritto ebbe ampia diffusione e molti riconoscimenti. Lo lodò anche von Wieser, nonostante non potesse accettarne tutte le critiche: Friedrich von Wieser, Glosse critiche alla “Economia Politica Teorica” di Joseph Schumpeter, in Dario Antiseri (a cura di), Epistemologia dell’Economia nel “Marginalismo” Austriaco, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, pp.485- 506. 16 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath chi rimaneva attaccato alle vecchie ipotesi e chi preconizzava l’emergere di una nuova teoria. La discussione economica era inquinata da argomentazioni generaliste, aprioristiche, di principio e persino non scientifiche, tanto da farla assomigliare ad una faida politica. La “Bancarotta della Scienza” 69? Solo per chi poteva credere ad una verità assoluta e ad una scienza che la riflettesse. Ma considerando che “anche la più moderna teoria è solo una impalcatura temporanea” 70, allora si trattava piuttosto di rifondare la scienza economica, ricostruirne la nave. Come risulta dagli scritti giovanili compresi tra il 1906 ed il 1917 (Tabella 1), straordinariamente simile era la Problemstellung di Neurath e Schumpeter e straordinariamente simile la metodologia che adottarono per rifondare la scienza economica di fronte al caos conseguito al cadere del sistema classico, ma diverse le soluzioni. Dalla tempesta scientifica di fine secolo Neurath e Schumpeter volevano far emergere due navi dell’economia completamente diverse, pur ricostruendole secondo gli stessi principi metodologici. I marinai della nave, insomma, come constatava Neurath, non sempre sono d’accordo sul piano da seguire per la sua ricostruzione. All’origine di questa differenza, l’opposto percorso formativo delle due giovani promesse dell’ambiente accademico viennese. Nonostante, infatti, Otto Neurath iniziasse gli studi universitari a Vienna in matematica e fisica, dopo aver scritto un saggio sull’interesse nell’antichità71 fu invitato da Ferdinand Tönnies a proseguire gli studi a Berlino sotto la supervisione di Eduard Meyer72. Come Neurath stesso ricordava in una lettera al figlio, le sue competenze che, grazie al padre economista73, spaziavano dall’economia alla cultura classica erano rare ed avrebbero trovato maggiore apprezzamento tra i fautori della scuola storica tedesca74. Fu così che Neurath frequentò i seminari di economia tenuti da Gustav Schmoller e studiò statistica con Ladislaus 69 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.V. 70 Ibidem. 71 Otto Neurath, Geldzins im Altertum, „Plutus“, 1, 1904, pp. 569-573. 72 A proposito di Meyer si vedano: Alexander Demandt (a cura di), Eduard Meyer. Leben und Leistung eines Universalhistorikers, Leiden, Kobenhanven, New York, Brill, 1990; Francesco Bertolini, Eduard Meyer: uno storico universale, “Quaderni di Storia”, 34, 1991, 1, pp. 165-182. 73 Sull’influenza che Wilhelm Neurath e le sue opere ebbero sul figlio, si veda: Thomas E. Uebel, Otto Neurath's Idealist Inheritance: "The Social and Economic Thought of Wilhelm Neurath", „Synthese“, Vol. 103, N. 1, 1995, pp. 87-121. 74 Paul Neurath, Otto Neurath und die Soziologie, in: Richard Haller (a cura di), Schlick und Neurath. Ein Simposion. „Grazer Philosophische Studien“, 16/7, 1982, p.230. 17 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Bortkiewicz. Ebbe dunque modo di familiarizzare sia con le problematiche centrali del Methodenstreit75 che con la questione, poi ampiamente dibattuta, della critica alla teoria del valore di Marx76. Il risultato degli studi berlinesi furono due dissertazioni: uno studio sull’economia nell’antichità77 ed una storia delle classi sociali basata sull’analisi del De Officiis ciceroniano. Fu quest’ultima ad essere scelta da Meyer per concedere a Neurath il titolo di Dottore. La tesi ebbe l’onore della pubblicazione nella sua prima parte78, mentre fu pubblicata nella sua interezza tra il 1906 ed il 1907 negli Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik di Gustav Schmoller79. La tesi di Neurath, pur opera giovanile, era già indicativa del suo approccio alla storia ed all’economia. Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft era, infatti, dedicato ad un abbozzo di teoria delle classi sociali, sottolineando in particolare la posizione del ceto mercantile in un esercizio di storia comparata80. Piuttosto, però, che ricercare nei dati storici una base di studio per il mutare della composizione della società dall’antichità all’età contemporanea, Neurath si riferiva ad un’unica opera di Cicerone, il De Officiis81, nella versione originale ed in tutte le sue traduzioni e ripubblicazioni fino all’Ottocento, per valutare la considerazione sociale che mestieri ed occupazioni avevano avuto in ogni momento storico e quale suddivisione ideale della società si riflettesse in tale giudizio sociale. L’opera letteraria non era, in questo caso, considerata come fonte di dati utili ad una ricostruzione descrittiva del periodo storico nel quale essa originava, quanto invece, molto più realisticamente, lo specchio dell’ideologia di una determinata classe sociale, non solo nella Roma ciceroniana, ma anche nell’Europa 75 Sull’influenza che questo ebbe sull’idea neurathiana di unità della scienza, si veda: Nancy Cartwright, Jordi Cat, Lola Fleck, Thomas E. Uebel, Otto Neurath: Philosophy Between Science and Politics, Cambridge, Cambridge University Press, 2008, p.167. Per una esposizione critica del Methodenstreit si veda, invece: D. Wade Hands, Reflection Without Rules: Economic Methodology and Contemporary Science Theory, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, pp. 72-94. 76 Su questo si veda: Heinz Dieter Kurz e Neri Salvadori, Theory of Production: A Long-Period Analysis, Cambridge, Cambridge University Press, 1997 pp.384-385. 77 Questa dissertazione confluirà nelle seguenti pubblicazioni: Otto Neurath, Die Entwicklung der antiken Wirtschaftsgeschichte, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, 1908; Otto Neurath, Antike Wirtschaftsgeschichte, Teubner, Leipzig, 1909. 78 Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft. Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Doktorwurde genehmigt von der Philosophischen Fakultät der Friedrich-Wilhelms-Universität zu Berlin, Jena, Gustav Fischer, 1906. Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, III, XXXII, 1906, pp. 577-606; Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, III, XXXIV, 1907, pp. 145-205. 79 Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, III, XXXII, 1906, pp. 577-606; Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, III, XXXIV, 1907, pp. 145-205. 80 L’edizione più recente della dissertazione di Neurath, in lingua originale, si trova in: Otto Neurath, Gesammelte ökonomische, sozialwissenschaftliche und politische Schriften, vol. 1 e 2, a cura di Rudolf Haller, Vienna, Hölder Pichler Tempsky, 1996. 81 Marco Tullio Cicerone, De Officiis. Quel che è giusto fare, Torino, Einaudi, 2012. 18 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath prima rinascimentale e poi illuminista. L’analisi di Neurath era già qui dedicata alla Weltanschauung, alla rete di comprensione che avvolge il mondo, ed alla sua mutevole costituzione nel tempo. L’economia, come scienza, poteva dunque essere concepita ed evolversi solo comprendendo se non l’interezza del costrutto reticolare, almeno la complessità delle sue interconnessioni. Joseph Schumpeter, invece, arrivava alla sua abilitazione dopo una formazione mengeriana, impartita all’Università di Vienna da Friedrich von Wieser. Il suo primo scritto usciva nel 1906 sulla Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung, organo degli economisti austriaci edito da Böhm Bawerk, e non poteva che titolarsi “Sul metodo matematico dell’economia teorica” 82. Vi scriveva: “Dopo aver posto le basi della nostra disciplina, dopo averne individuato le problematiche principali, dopo averne discusso a lungo i concetti, diventava centrale chiedersi come procedere oltre”. La cosa più importante, insomma, era porsi il problema della metodologia della scienza economica. In questo senso, la straordinaria diffusione che l’uso della matematica in economia aveva avuto in soli quindici anni, non solo in Austria ma anche in Italia e negli Stati Uniti, ne testimoniava l’imprescindibilità d’uso, almeno nella teoria economica pura, una branca dell’economia politica che non si proponeva “di trovare adeguate rappresentazioni della realtà fenomenica”, ma piuttosto “di studiare una realtà artificialmente semplificata, e di verificare l’efficacia di principi isolati” 83. I risultati di questo esercizio sarebbero stati, ovviamente, di poca utilità pratica, ma di grande rilevanza scientifica, rappresentando leggi o al più tendenze marshalliane. Che Schumpeter rinnegasse presto queste posizioni, rafforza solo di più la testimonianza che questo scritto porta dell’influenza della scuola mengeriana sulla sua formazione giovanile. Formazione, dunque, quanto più lontana possibile da quella che Neurath ricevette a Berlino alla scuola di Schmoller. Percorsi così lontani, partiti dalle sponde opposte del Methodenstreit, si incrociaronotra il 1905 ed il 1906 in occasione del famoso seminario di economia politica che Böhm-Bawerk teneva all’Università di Vienna. In quell’anno accademico vi parteciparono oltre a Schumpeter e Neurath anche Otto Bauer, Rudolf Hilferding, Ludwig von Mises e Emil Lederer84. Il seminario si occupava soprattutto di teoria del valore e della critica a Marx, ma la libera direzione di Böhm-Bawerk permetteva ai partecipanti di esprimere liberamente le loro idee, dando luogo a dispute accesissime. Non a caso Von Mises nelle sue memorie ricordava un Neurath 82 Joseph A. Schumpeter, Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, vol. 15, 1906, pp. 30-49. 83 Joseph A. Schumpeter, Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, vol. 15, 1906, p. 32. 84 Su questo si veda: Harald Hagemann, Capitalist Development, Innovations, Business Cycles and Unemployment, Joseph Alois Schumpeter and Emil Hans Lederer, GREDEG CNRS, 22 Novembre 2012, pp.3-5. 19 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath intento a difendere con fanatismo tesi prive di senso85. Quale miglior esperienza della contaminazione ideologica del dibattito economico? E quale migliore stimolo a rifiutarla o superarla? Non senza hybris, Schumpeter scriverà nella sua disertazione su „La natura ed il contenuto dell’economia teorica“86 come la questione del metodo fosse in fin dei conti diventata irrilevante. Lo ‘Schulenstreit’ era da considerarsi superato. Ogni questione doveva essere analizzata attentamente per scegliere quale fosse il metodo migliore per affrontarla, non doveva darsi un pregiudizio metodologico originario. Non si negava la necessità di un’analisi storica per affrontare i problemi dell’economia pubblica, come le analisi teoriche non pregiudicavano una presa di posizione sociale87. Del caos a lui contemporaneo Schumpeter osservava: “Può essere una conseguenza della giovinezza delle scienze sociali che i loro rappresentanti così facilmente si dedichino a nuove direzioni di ricerca e che così poco si preoccupino di ciò che è stato fatto prima di loro, che si dimentichi quello che si ha in comune al di sopra delle differenze, che si applichino le riforme nella maniera più rivoluzionaria invece che più graduale possibile e che si preferisca una costruzione ex-novo piuttosto che la ristrutturazione dell’esistente” 88. Anche per Schumpeter, dunque, non si poteva portare alla fonda la nave di una scienza, pretendendo di falsificare completamente i sistemi precedenti sulla base di una verifica empirica od una diversa metodologia. Affermava così, “al pari di molti colleghi”, che “quasi ogni ‘direzione di ricerca’ e ogni autore individuale abbia ragione con le sue affermazioni”, che, insomma, “per come sono pensate e rispetto ai fini per le quali siano state concepite la maggior parte delle affermazioni siano vere”. Cosicchè, rimarcava ancora, anche tra diverse teorie economiche “non esiste alcuna contraddizione nel senso che una sia senza valore nel caso che l’altra sia ‘vera’” 89. “Anche qui si è troppo rigorosi: o si accetta l’esistente come compiuto e non se ne vedono possibili sviluppi, oppure lo si ricusa in toto. Entrambe queste soluzioni sono superficiali e comode. Ma l’osservazione di ogni problema singolarmente insegna che nessune delle due è vera come che in entrambe vi è parte di verità”. 90 85 “Especially disruptive was the nonsense that Otto Neurath asserted with fanatical force”. Ludwig von Mises, Memoirs, Ludwig von Mises Institute, 2009, p.32. Al proposito si veda anche: Heinz D. Kurz, Marginalism, Classicism and Socialism in German speaking Countries 1871-1932, in: Ian Steedman (a cura di), Socialism and Marginalism in Economics 1870-1930, London, Routledge, 1995, p.13. 86 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908. 87 Joseph A. Schumpeter, Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, vol. 15, 1906, p. 33. 88 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, pp.V-VI. 89 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, pp.VI-VII. 90 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.XVIII. 20 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Come non ritrovare qui il rifiuto neurathiano del concetto di verità assoluta, la sua definizione di indeterminatezza? La scienza ne emerge come “un conglomerato di singoli mattoni che spesso non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro ammassati da persone dalle più diverse origini che raramente si comprendono o lavorano insieme in maniera pianificata”91, la rete di Neurath, la sua enciclopedia come modello. Se, tuttavia i sistemi, le teorie, i metodi di ricerca hanno pari dignità ermeneutica rispetto al loro ambito di ricerca ed al periodo storico di riferimento, inammissibile è il ricorso alla metafisica per rifondare la scienza economica. In questo Schumpeter ha quasi le stesse parole di Neurath: “Come spessi banchi di nebbia, allora, si pongono sulla nostra strada le incertezze della metafisica e ci impediscono di vedere chiaramente”92. Così rifiutava le derive psicologiche di von Wieser sulle motivazioni dell’agire umano ed economico in particolare. L’economia non poteva essere una meccanica dell’egoismo individuale93 che riconduceva le decisioni umane a ‘forze’ quali quelle regolate da leggi naturali e misurabili descritte dalla fisica. Queste sarebbero “premesse generali e affermative che ci vengono proposte in tono autoritario quali assiomi euclidei. (…) Premesse, tuttavia, non così innocenti come quelle euclidee”. Un’educata traccia dal grido “Metafisica!” che Neurath soleva esclamare nelle riunioni del circolo di Vienna discutendo Wittgenstein94. Come Neurath abbandonava gli uomini nella foresta di Cartesio95, privandoli delle certezze di una scienza vera nel loro processo decisionale, così Schumpeter cacciava il suo ricercatore nella foresta di Dante, alla mercè dei suoi mostri, senza nessun Virgilio che accorresse in suo aiuto96. Per uscire dalla foresta la scienza non serviva, questa la conclusione di entrambi. La scelta doveva rimanere un atto di volontà umana e non di normatività scientifica. Scriveva Schumpeter: “Quando vogliamo ad esempio esaminare come ripartire una tassa sul reddito in maniera tale che individui che si trovino in pari circostanze subiscano una stessa perdita di valore, date determinate ipotesi semplificative, nulla affermiamo riguardo al fatto che tale perdita di valore sia auspicabile o giusta. Questo non si può stabilire in maniera esatta, ma dipende dalla visione del mondo di un determinato periodo storico come anche dai rapporti di potere e le condizioni 91 Joseph Alois Schumpeter, Vergangenheit und Zukunft der Socialwissenschaften, Lipsia, Duncker & Humblot, 1915, p.3. 92 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.23. 93 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.33. 94 Enza L. Vaccaro, Vite da naufraghi. Otto Neurath nel suo contesto, Tesi di Dottorato in metodologia delle scienze sociali – ciclo XV – Università La Sapienza Roma, p.53. 95 Otto Neurath, Die Verirrten des Cartesius und das Auxiliarmotiv. (Zur Psychologie des Entschlusses), Vortrag gehalten am 27 Januar 1913 von Otto Neurath Wien, Jahrbuch der Philosophischen Gesellschaft zu Wien, Leipzig, Johann Ambrosius Barth, 1913, pp.43-60. 96 Joseph Alois Schumpeter, Vergangenheit und Zukunft der Socialwissenschaften, Lipsia, Duncker & Humblot, 1915, p.5. 21 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath economiche. Solo la domanda specifica può venire risolta con la teoria, un punto che non si può sottolineare abbastanza. La risposta pratica ad una domanda non potrà ma essere ‘calcolata’ grazie ad una qualche formula” 97. Così valeva anche per la direzione che la nave della scienza avrebbe preso. Anche questa decisione sarebbe dipesa in ultimo dalle scelte dei marinai, dalla visione complessiva del mondo, dai rapporti di potere e dalle condizioni economiche di una data epoca. Per Schumpeter, come per Neurath, come la metafisica non poteva decidere tra due sistemi teorici, così nemmeno regole epistemologiche. Scriveva: “se in ragione di un sistema arriviamo ad un risultato deduttivo, allora dobbiamo testarlo sulla realtà, può diventare una ragione di possibile scelta tra due sistemi, ma se un sistema fallisce uno di questi test non per questo deve essere abbandonato, ma può essere mantenuto grazie ad una ipotesi ausiliaria”. Manca solo la possibilità di rigettare il dato empirico al fine di mantenere l’intero impianto teorico, per trovare in questa pagina di Schumpeter l’enunciazione della tesi di Neurath98. Ed ecco all’opera i marinai neurathiani: “Alla fine il numero delle ipotesi ausiliarie cresce così tanto da farci desistere, appena possibile, dall’opera di rattoppo, e una nuova ipotesi più generale, più semplice e più forte della sua giovinezza si sostituirà a quella vecchia per poi subirne lo stesso destino, una volta compiuto il suo lavoro. Ma non ci sarebbe niente di più sbagliato dell’irridere il vecchio sistema o dichiararlo falso. A parte il fatto che potrebbe sempre avere qualcosa da insegnarci, non dobbiamo mai dimenticare che non esiste qualcosa di assolutamente giusto o completo e che in diversi stadi di sviluppo ci sono cose alle quali è giovevole credere e che il nuovo sistema non sarebbe mai sorto senza il vecchio e che il tranquillo cammino di uno sviluppo organico deve essere mantenuto”99. Concludeva Schumpeter, ammettendo la derivazione machiana della sua ermeneutica: “Questo modo di affrontare i problemi potrà sembrare estraniante. Corrisponde però a quella direzione della moderna teoria della conoscenza che si è sviluppata dalla pratica delle scienze naturali esatte” 100, una teoria senza Obersätzen che, neutralizzando telos e causa, rendeva superfluo distinguere se l’economia fosse una scienza naturale o umana. 97 Joseph A. Schumpeter, Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, vol. 15, 1906, p.46. 98 La tesi o principio di Neurath afferma che quando i dati empirici siano in contrasto con una teoria si possa rigettare il protocollo, l’intera teoria oppure il dato empirico (Thomas Ernst Uebel, Overcoming Logical Positivism from Within: The Emergence of Neurath's Naturalism in the Vienna Cicle's Protocol Sentence Debate, Amsterdam-Atlanta, Rodopi, 1992, p.247). Al proposito si vedano anche: Francesco Fistetti, Neurath contro Popper. Otto Neurath riscoperto, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, pp.61-62; Rudolf Haller, Geschichte und wissenschaftliches System bei Otto Neurath, in: Hal Berghel, Adolf Hubner, Eckehart Kohler (a cura di): Wittgenstein, der Wiener Kreis und der kritische Rationalismus, Wien, Holder-Pichler-Tempsky, 1979, p. 305. 99 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, pp.60-61. 100 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.XVI. 22 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Per raggiungere, tuttavia la “chiarezza nelle fondamenta e sicurezza nella soluzione di problemi specifici” 101 era necessario portare avanti una profonda analisi del linguaggio. “Vogliamo chiarire - scriveva Schumpeter - cosa esattamente significhi ogni nostra proposizione, quale ne sia il valore e la natura. Da ciò verrà fuori qualcosa come una teoria della conoscenza dell’economia (…)”102: Anche in questo caso le sue parole echeggiano quelle di Neurath: “Se consideriamo, poi, che la nomenclatura dell’economia in ogni dato momento è una eredità dei periodi precedenti e che lo svilupparsi delle scienze porta verso la specializzazione delle discipline ed il parziale spostamento del loro oggetto di studio, allora non ci possiamo stupire che la terminologia spesso non sia adeguata alle esigenze del presente. Ciò nonostante è spesso necessario e funzionale mantenerla (…)”103. Ci fermiamo qui, nella convinzione di aver ampiamente dimostrato il rincorrersi e riproporsi della stessa Problemstellung e della stessa teoria della conoscenza nelle opere dei due studiosi. Vano e probabilmente inutile sarebbe il ricercare con acribia chi abbia per primo enunciato questi principi metodologici. Di rapporti diretti tra Neurath e Schumpeter, al di fuori del seminario di Böhm-Bawerk, non c’è traccia. Sicuramente avevano letto reciprocamente le proprie opere. Schumpeter recensiva favorevolmente nel 1910 la “Antologia dell’Economia Politica”104 curata da Neurath e dalla moglie e dedicata, non a caso, ai seminari di Economia Politica di Berlino, Berna e Vienna. Neurath, nel suo “Economia politica e teoria del valore: un’analisi sistematica”105 del 1911, citava più volte il lavoro di abilitazione di Schumpeter del 1908. Sicuramente vi è stata tra i due una fruttuosa contaminazione, ma non bisogna dimenticare che, come detto, gli scritti di Neurath e Schumpeter che trattano della rifondazione della scienza economica siano giovanili e quindi particolarmente soggetti all’ambiente culturale di riferimento. Un ambiente caratterizzato dalla percezione di un cambio epocale nell’ambito sia delle scienze naturali che sociali. La confusione, che fu però anche straordinario fermento creativo, potremmo anche azzardare distruzione creatrice, era chiaramente espressa dai numerosissimi dibattiti che si svilupparono a partire da quello sul metodo106. La Problemstellung che Neurath e Schumpeter condividevano veniva da qui. Tanto che Max Weber, che in 101 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.XVII. 102 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.XII. 103 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, p.32. 104 Joseph A. Schumpeter, Neurath Dr. Otto und Schapiro-Neurath Dr. Anna, Lesebuch der Volkswirtschaftslehre, Dr. Werner Klinkhardt, Leipzig, 1910, „Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik“, vol. 31, n.17, 1910, pp.256-57. 105 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, p.91, p.92. 106 Uno die lavori più interessanti e recenti sull’argomento è: Roman Köster, Die Wissenschaft der Außenseiter: Die Krise der Nationalökonomie in der Weimarer Republik, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2011. 23 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath tutti questi dibattiti fu un punto di riferimento costante, seppe riconoscere come se da una parte le scienze sociali non potevano avere valore normativo, privando l’uomo della necessità di decidere, tuttavia il giudizio di valore si esprimeva nella scelta dei problemi affrontati. Neurath avrebbe detto: “l’attività speculativa, invece, [interessa] solo in quanto aiuti a dare forma alla vita ed renderci felici”107. Dal seminario viennese di Böhm-Bawerk ebbero dunque origine il dibattito sul calcolo economico nel socialismo108, cui dette vita von Mises in reazione agli scritti di Neurath109. Altra questione che divideva gli economisti: il Werturteilstreit, discusso tra Schmoller e Weber nella riunione del Verein für Socialpolitik del 1911 e oggetto di prese di posizioni scritte di quindici membri del Verein in vista della riunione di Berlino del 1914. Agli atti del rimasero in questo caso scritti, tra gli altri, di Max Weber, Joseph Schumpeter, Rudolf Goldscheid, Othmar Spann e Otto Neurath110. Schumpeter spalleggiava la Wertfreiheit della scienza: “Naturalmente c’è una circostanza che nel nostro ambito di ricerca rende la comprensione reciproca più difficile: il fatto che lo scienziato sia qui quasi sempre anche un politico e che quindi la sua attività di ricerca non sia priva di pregiudizi valoriali”111. Di sé stesso affermava: “Mi tengo lontano dalla politica pratica e non ho altra ambizione che la conoscenza” 112. Anche per Weber lo scienziato doveva essere uno specialista, non il saggio od il filosofo platonico che utilizzava le proprie conoscenze per imporle ad altri ed indirizzare la storia113, posizione che, abbiamo visto, fu anche di Neurath. Era, di nuovo, la rivolta della giovane generazione di economisti contro la precedente, pesantemente legata al potere politico ed apparentemente compromessa dall’esercizio di governo, per la quale la teoria non era scindibile dalla pratica economica. Dal 1904 Max Weber assunse la guida editoriale della Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik e vi pubblicò alcuni dei suoi scritti metodologici più importanti114. Neurath vi pubblicherà un suo contributo sull’economia di guerra115 nel 1918, nello stesso numero Schumpeter un articolo di teoria monetaria, 107 Otto Neurath, Lebensgestaltung und Klassenkampf, Berlin, Laub, 1928, p.134. Thomas E. Uebel, Otto Neurath as an Austrian Economist: Behind the Scenes of the Early Socialist Calculation Debate, in Elisabeth Nemeth, Stefan W. Schmitz e Thomas Uebel, Otto Neurath’s Economics in Context, Springer Verlag, Wien, 2007, p.37-60. 109 Friedrich von Hayek, Foreword to Mises, Socialism, in: Peter G. Klein (a cura di), Collected Works of F. A. Hayek, The Fortunes of Liberalism: Essays on Austrian Economics and the Ideal of Freedom, Chicago, University of Chicago Press, 2012, p.139. 110 Heino Heinrich Nau (a cura di), Der Werturteilsstreit. Die Äusserungen zur Werturteildiskussion im Ausschuss des Vereins für Sozialpolitik (1913), Marburg, Metropolis Verlag, 1996. 111 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Duncker & Humblot, Lipsia, 1908, p.VII. 112 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Duncker & Humblot, Lipsia, 1908, p.VII. 113 Si veda anche: Max Weber, Gesammelte Aufsätze zur Wissenschaftslehre, Tübingen, Mohr, 1988. 114 Sam Whimster, Understanding Weber, London, Routledge, 2007, pp. 100-109. 115 Otto Neurath, Aufgabe, Methode und Leistungsfähigkeit der Kriegswirtschaft, „Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik“, n.44, 1918. 108 24 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath l’anno dopo sull’imperialismo 116. Centrale sarà l’influenza di Weber nell’indirizzare entrambi verso riflessioni incentrate sul superamento del dibattito sul metodo nelle scienze sociali. I maggiori scritti di Weber a riguardo coprono proprio quell’arco di tempo che vede l’evoluzione degli scritti giovanili di Neurath e Schumpeter (Tabella 1). La summa del contributo weberiano sarà quel volume, “Grundriss der Sozialökonomik”, del 1914 al quale Schumpeter, proprio su invito di Weber, contribuirà con il suo Epoche di storia delle dottrine e dei metodi117, a sottolineare come proprio dalla storia, e dalla storia del pensiero economico, derivasse la soluzione al problema del metodo. Troppo spesso la ricostruzione storiografica si è concentrata sui singoli dibattiti, perdendo di vista come essi fossero, presi uno ad uno, l’affannato tentativo dei marinai di tappare le falle o sostituire una trave con un’altra. Quello che in realtà avveniva, e, molto prima di Kuhn, sia Schumpeter che Neurath ne erano ben consapevoli, era una ridefinizione della scienza tutta, del suo metodo di indagine, del suo valore normativo. Bisognava ricostruire la nave. Era il portato pesantissimo ed onnipresente dell’eredità machiana, raccolta da un’intera generazione di studiosi, che ridondava negli scritti di Weber, Neurath e Schumpeter118. Quali che ne siano stati gli esiti è la rivoluzione che Einstein porta alla fisica, ripescando dal passato ipotesi scartate per false, che costrinse anche gli scienziati sociali, anche gli economisti ad interrogarsi sul metodo, a scrivere di epistemologia, ma soprattutto a rivolgersi al passato con sguardo nuovo, di chi si accorge che nella cieca fede nelle leggi naturali forse ha dimenticato all’oblio del passato un tesoro, il seme del futuro della propria disciplina. 116 Joseph A. Schumpeter, Das Sozialproduct und die Rechenpfennige. Glosse und Beiträge zur Geldtheorie von Heute, „Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik“, n. 44, 1918, pp. ; Joseph A. Schumpeter, Zur Soziologie der Imperialismen, „Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik“, n. 46, 1919, pp.1–39; pp.275–310. 117 Joseph A. Schumpeter, Epochen der Dogmen und Methodengeschichte, in: Karl Bücher, Joseph Schumpeter e Friedrich von Wieser (a cura di), Grundriss der Sozialökonomik, vol. I, Tübingen, J. C. B. Mohr, 1914, pp. 19-124. 118 Elisabeth Nemeth, “Freeing up One’s Point of View”: Neurath’s Machian Heritage Compared with Schumpeter’s, in Elisabeth Nemeth, Stefan W. Schmitz e Thomas Uebel, Otto Neurath’s Economics in Context, Wien, Springer Verlag, 2007, p.13-36. 25 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Tabella 1. Alcuni scritti di metodo e storia del pensiero economico di O. Neurath e J. Schumpeter 1906-1917 Autore Opera Anno di pubblicazione 119 Schumpeter Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie 1906 Neurath Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und 1906-1907 120 Landwirtschaft Schumpeter Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen 1908 Nationalökonomie121 Neurath Lehrbuch der Volkswirtschaftslehre 122 1910 Neurath Lesebuch der Volkswirtschaftslehre 123 1910 124 Schumpeter Recensione a Lesebuch der Volkswirtschaftslehre 1910 Neurath Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische 1911 125 Untersuchung Schumpeter Epochen der Dogmen und Methodengeschichte126 1914 127 Schumpeter Vergangenheit und Zukunft der Socialwissenschaften 1915 Neurath Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen128 1917 119 Joseph A. Schumpeter, Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, vol. 15, 1906, pp. 30-49. 120 Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, III, XXXII, 1906, pp. 577-606; Otto Neurath, Zur Anschauung der Antike über Handel, Gewerbe und Landwirtschaft, „Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik“, III, XXXIV, 1907, pp. 145-205. 121 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908. 122 Otto Neurath, Lehrbuch der Volkswirtschaftslehre, Wien, Alfred Hölder, 1910. 123 Otto Neurath e Anna Schapire Neurath (a cura di), Lesebuch der Volkswirtschaftslehre, Leipzig, Werner Klinkhardt, 1910. 124 Joseph A. Schumpeter, Neurath Dr. Otto und Schapiro-Neurath Dr. Anna, Lesebuch der Volkswirtschaftslehre, Dr. Werner Klinkhardt, Leipzig, 1910, „Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik“, vol. 31, n.17, 1910, pp.256-57. 125 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, pp.52-114. 126 Joseph A. Schumpeter, Epochen der Dogmen und Methodengeschichte, in: Karl Bücher, Joseph Schumpeter e Friedrich von Wieser (a cura di), Grundriss der Sozialökonomik, vol. I, Tübingen, J. C. B. Mohr, 1914, pp. 19-124. 127 Joseph Alois Schumpeter, Vergangenheit und Zukunft der Socialwissenschaften, Lipsia, Duncker & Humblot, 1915. 128 Otto Neurath, Das Begriffsgebäude der Wirtschaftslehre und seine Grundlagen, „Zeitschrift für die gesamte Staatswissenschaft“, vol. 73, n. 4., 1917, pp. 484-520. 26 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath LA SCIENZA ECONOMICA E LA STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO “Più ci avviciniamo ai giorni d’oggi, tanto meno è possibile caratterizzare con pochi tratti la molteplicità delle correnti che si incrociano, e tanto più irreali, contorti e ingannevoli divengono qualsiasi ordinamento sistematico e qualsiasi classificazione.”(Joseph A. Schumpeter)129 Nonostante tutte le assonanze, alla fine, la definizione che i due giovani economisti dettero della loro scienza non poteva differire di più. Schumpeter teorizzava un sistema di variabili economiche tra loro dipendenti il cui interagire fosse regolato da rapporti funzionali rappresentabili tramite formule, dette ‘leggi’ o tendenze130. Una definizione che evitava qualsiasi implicazione di carattere metafisico e politico, ma che faceva di questa disciplina uno di quei modelli che, per Neurath, si distinguevano più per la loro chiusura logica che per il possibile utilizzo nelle diverse situazioni reali. Non sorprende dunque che Neurath, nel suo “Economia politica e teoria del valore: un’analisi sistematica”131 criticasse lo scritto di abilitazione di Schumpeter in più punti, prima di tutto proprio sulla questione della definizione dell’economia132. Schumpeter, lo si è visto, avrebbe voluto fondare empiricamente la sua teoria, facendole descrivere, secondo Neurath, “quello che in molti casi è”, ma sarebbe stato poi costretto ad ammettere come la storia dimostrasse in realtà quanto la tipologia e le condizioni degli scambi fossero variati nel tempo, anche in maniera sostanziale. Questo, per Neurath, rappresentava una contraddizione insanabile. Ridurre l’economia allo studio della teoria di prezzi, e la storia del pensiero economico all’emergere di questa teoria, era riduttivo. L’economia di Schumpeter in buona sostanza limitava la capacità ermeneutica della disciplina, non l’ampliava come doveva essere per rappresentare un avanzamento della scienza. Al contrario di Schumpeter, Neurath cercava una definizione di economia che permettesse di analizzare con gli stessi concetti e con lo stesso metodo e quindi unificare branche dell’economia che studiassero forme di trasferimento diverse dallo scambio. All’utilità che si ricavava dallo scambio si doveva sostituire allora un concetto di ricchezza dell’individuo che rappresentasse ogni modalità possibile di aumento e diminuzione del piacere/dispiacere. La teoria dell’utilità diventava così, come si è detto, felicitologia133. 129 Joseph A. Schumpeter, Epoche di storia delle dottrine e dei metodi. Dieci grandi Economisti, Torino, Utet, 1971, p.133. 130 Joseph A. Schumpeter, Das Wesen und der Hauptinhalt der theoretischen Nationalökonomie, Lipsia, Duncker & Humblot, 1908, pp.28-29. 131 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, p.91, p.92. 132 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82 nota 1. 133 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, pp.52-84. 27 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Anche la trattazione matematica, che Neurath conosceva bene, veniva scartata perché limitante nelle sue ipotesi e possibilità d’uso. Non era possibile, con gli strumenti matematici e geometrici a disposizione, andare oltre l’analisi di due o tre variabili per volta, comprendere fenomeni discontinui o considerare grandezze non misurabili, ma solo comparabili134. Altra limitazione della teoria economica che emergeva lentamente dalle macerie di quella classica, era l’uso indiscriminato di concetti non ben definiti come capitale, lavoro e terra, che nel loro significato corrente erano, secondo Neurath, inutilizzabili al fine di una conoscenza scientifica135. Non stupisce che von Mises, di fronte a critiche così radicali, trovasse i discorsi di Neurath privi di senso. Eppure Neurath, memore la lezione machiana, non rifiutava in toto la teoria dei prezzi ed il sistema di schumpeteriano, piuttosto riteneva che limitare ad essi l’intero campo cognitivo dell’economia fosse eccessivamente riduttivo. Per una analisi corretta dei fenomeni economici, sarebbe stato necessario confrontare tale sistema con meccanismi di scambio alternativi, non monetari, in natura, pianificati e così via, per arrivare a stabilire come essi avessero influenza sulla ricchezza e quindi sulla felicità degli individui considerati nel loro complesso. “Schumpeter – commentava Neurath – afferma che la teoria pura dei prezzi sia più indicata di qualsiasi altra per spiegare la realtà, ma senza prendere in seria considerazione alcuna alternativa possibile” 136. Nel far questo, colpevolmente, Schumpeter rinnegava la storia che invece, per Neurath rimaneva fondamentale per i successivi sviluppi della teorizzazione economica: “Più l’economia politica empirista arriva, grazie soprattutto alla ricerca storica, a generalizzazioni ed alla costruzione di tipologie caratteristiche, più saranno le variabili che la teoria riuscirà a prendere in considerazione, più porteranno frutto i due ambiti di ricerca, che si trovano in dissidio soprattutto a causa dell’arretratezza dell’economia politica”137. Per superare il Methodenstreit non bastava, secondo Neurath, l’atteggiamento di Schumpeter che ammetteva per i due metodi ambiti di ricerca diversi138, ma era necessaria una effettiva ed efficace collaborazione di entrambi nella costruzione della nuova nave dell’economia. 134 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, pp. 78-80. 135 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.76. 136 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82 nota 1. 137 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.68. 138 “Nessuno, eccetto colui che vive e agisce nel lavoro storico, può comprendere tutto questo, come nessuno che non viva e agisca nel lavoro teorico, può comprendere cosa sia teoria. Mentalità diversamente disposte si indirizzano rispettivamente a l’uno o l’altro dei due metodi di ricerca, ed il lavoro quotidiano, vuoi su materiale storico vuoi su materiale teorico, continua a sviluppare le loro disposizioni già di per sé divergenti, fino al punto che spesso resta ancora possibile una comprensione logica dell’altro indirizzo, ma non più una partecipazione sentimentale. E questo è bene”. Joseph A. Schumpeter, Epoche di storia delle dottrine e dei metodi. Dieci grandi Economisti, Torino, Utet, 1971, pp.135-36. 28 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Rimane da chiedersi come e in che misura queste sostanziali differenze nella definizione dell’economia abbiano influito sugli studi precoci di storia del pensiero economico di Schumpeter e Neurath. Quanto l’interesse per una storia dell’economia era, insomma, determinato dalla volontà di trovare fondamento alla propria nuova definizione di economia? In un periodo storico, infatti, che, basti pensare al futurismo, rifiutava l’eccesso storicista dell’Ottocento, il dilettarsi in una analisi storica della disciplina economica sembrava assurdamente fuori luogo. Lo stesso Schumpeter constatava: “E con tutta probabilità dovremo ritrovarci di fronte al poco edificante spettacolo di vedere la scuola storica che subisce che subisce le stesse ingiustizie di cui essa a suo tempo si è resa colpevole nei confronti della teoria. Sotto questo rapporto il destino dell’economia politica è analogo a quello della scienza del diritto”139. La storia, insomma, sembrava davvero in difficoltà come metodologia di analisi. Senonché questa alternanza di paradigmi, la consapevolezza del crollo del primo grande sistema dell’economia politica, quello classico, chiamava a riflettere sull’evoluzione storica della disciplina. La confusione delle teorie che cercavano di soppiantare il liberismo ottocentesco necessitava di una sistematizzazione. Nelle parole di Neurath: “Come abbiamo bisogno di teorie per dare un ordine alle cose, abbiamo bisogno di teorie per dare un ordine alle teorie”140. Tutti i primi scritti di storia del pensiero di Neurath e Schumpeter (Tabella 1) mantengono, dunque, questo doppio intento: trovare nella storia quelle travi, quei vecchi arnesi con i quali ricostruire la disciplina ed allo stesso tempo ricavare dallo sviluppo della disciplina economica ipotesi storiografiche. Del primo tipo è la disanima che Schumpeter fece dell’analisi matematica nel suo primissimo articolo del 1906141, come anche la ricerca di Neurath sul concetto di ricchezza nel suo “Economia politica e teoria del valore: un’analisi sistematica”142. Se la storia del metodo matematico e dei suoi strumenti era recente, Schumpeter vi includeva Cournot, Gossen, Jevons, Walras, Pareto ed Edgeworth, Neurath risaliva ad Isaak Iselin143 per trovare una prima definizione di ricchezza che avesse il portato significante che lui stesso gli 139 Joseph A. Schumpeter, Epoche di storia delle dottrine e dei metodi. Dieci grandi Economisti, Torino, Utet, 1971, p.150. 140 Otto Neurath, Sulla classificazione di sistemi di ipotesi con particolare attenzione all’ottica, Conferenza tenuta il 2 Marzo 1914 alla Società filosofica dell’Università di Vienna. “Annali della società filosofica dell’Università di Vienna”, 1914 e 1915, pp. 39-63. Tradotto da Enza L. Vaccaro, Vite da naufraghi. Otto Neurath nel suo contesto, Tesi di Dottorato in metodologia delle scienze sociali – ciclo XV – Università La Sapienza Roma, p.95. 141 Joseph A. Schumpeter, Ueber die mathematische Methode der theoretischen Oekonomie, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, vol. 15, 1906, pp. 47-49. 142 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, pp.84-95. 143 Isaak Iselin, Filosofische und Patriotische Träume Eines Menschenfreundes, BiblioBazaar, 2011. Sulla figura di questo importante illuminista svizzero, si veda: Sigrid-Ursula Follmann, Gesellschaftsbild, Bildung und Geschlechterordnung bei Isaak Iselin in der Spätaufklärung, Münster, LIT Verlag, 2001. 29 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath attribuiva per rifondare la scienza economica144. Iselin, iluminista svizzero, nel 1784 affermava, infatti, come la legge più alta dell’economia politica dovesse essere: “fare tutto il possibile affinché la maggior quantità di prodotti della natura e di opere d’arte sia messo a disposizione del godimento del maggior numero possibile di uomini; ed evitare tutto ciò che diminuisca la quantità di beni e di godimento”145. Oltre a seguire nella storia il concetto di ricchezza, Neurath vi ricercava le analisi che collegassero assetti istituzionali e ricchezza, come in Smith, Ricardo e Marx146. Il rapporto, invece, tra circolazione monetaria e ricchezza lo riscontrava in Büsch e Cassel, che tuttavia non erano riusciti a definire il problema anche in termini di quantità di beni a disposizione147. Ancora, recentemente, si era discusso di ricchezza alla riunione del Verein für Socialpolitik tenutosi a Vienna nel 1909. Ne avevano trattato Philippovich, Spann, Goldscheid e Sombart, ma, era costretto a constatare Neurath, piuttosto che concentrarsi sul problema in sé lo avevano affrontato dal punto di vista di un fine che si poneva al funzionamento del sistema economico ed in quanto tale ne avevano fatto oggetto dell’etica e della politica e non dell’economia148. Fin qui, è evidente, le analisi di Neurath e Schumpeter non contenevano originali tesi storiografiche, ma ricalcavano il modello ottocentesco che voleva ogni argomento accompagnato da una premessa di tipo storico. Nel 1910, dovendo scrivere un libro di testo ed una antologia di economia politica per l’istituto superiore di commercio di Vienna, ove insegnava, Neurath dovette però affrontare la storia del pensiero economico nel suo complesso. Così anche Schumpeter, invitato da Weber a scrivere una disanima storica dell’evoluzione del pensiero economico e sociale per il Grundriss del 1914. A questo punto era necessario assumere un criterio storiografico più generale. Nel suo testo, Neurath suddivideva, in primis, l’economia in economia teorica ed economia pratica149, come già aveva fatto Schumpeter nel 1908 ed era prassi usuale. L’economia teorica si sarebbe sviluppata alla fine del medioevo dagli studi generali sui rapporti economici tra persone ed i loro effetti sulla ricchezza degli stessi. La consuetudine portava a dividere questa branca in tre parti: produzione, scambio e consumo, anche se essi, in realtà, separatamente l’uno dall’altro non avrebbero significato. L’economia pratica comprendeva invece quei campi per i quali affermazioni generali valide solo date determinate ipotesi non sono sufficienti, tali sono la politica economica, la finanza pubblica, la storia economica etc. Con il termine 144 Con le opere di Iselin Neurath era sicuramente entrato in contatto frequentando il seminario di economia politica dell’Università di Berna nel 1906. 145 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, p.84. 146 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, pp.85-86. 147 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, pp.87-91. 148 Otto Neurath, Nationalökonomie und Wertlehre, eine systematische Untersuchung, „Zeitschrift für Volkswirtschaft, Sozialpolitik und Verwaltung“, Vol.20, 1911, p.82, pp.92-94. 149 Otto Neurath, Lehrbuch der Volkswirtschaftslehre, Wien, Alfred Hölder, 1910, pp.14-16. 30 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath economia politica si intendeva l’unione tra economia teorica e pratica. La storia dell’economia politica prendeva la forma della Dogmengeschichte quando era soprattutto una raccolta delle teorie sui fatti economici, quando era fatta sottolineando soprattutto gli autori delle stesse si aveva, invece, la storia della letteratura dell’economia politica. Questa definizione scolasticamente tradizionale si trasformava, però, nell’antologia di testi che Neurath curò insieme alla moglie Anna Schapire150 come testo di appoggio al Lehrbuch, un’ampia e variegata congerie di economisti, utopisti e filosofi al di fuori dei normali canoni della Dogmengeschichte. Proprio qui si rintraccia l’influenza di quello che era il concetto ampio ed inclusivo che Neurath aveva di economia. Accanto ai rappresentanti delle teorie tradizionalmente appartenenti al pensiero economico151 come fisiocrati, liberisti e protezionisti, nazionalisti, economisti della scuola storica e marginalisti, troviamo, infatti, le visioni utopistiche di Platone, Tommaso Moro ed Etienne Cabet, socialisti, da Marx a Kautsky a Bernstein, socialisti cristiani quali Vogelsang e riformatori come Henry George152. Questa che, altrimenti, apparirebbe una straordinaria accozzaglia di autori senza costrutto, deve essere riletta assumendo la visione della scienza economica neurathiana che siamo andati ricostruendo nei paragrafi precedenti. L’economia ne emerge come una riflessione millenaria sulla Gesellschaftsordnung, l’ordine sociale, nella sua interezza. Così la descriverà Neurath nelle sue ultime pagine sull’economia politica, in un capitolo della “Sociologia Empirica” del 1931153. L’ordine sociale vi è descritto prima sottoposto alla volontà teologica, poi che lentamente se ne affrancava, grazie alla diffusione dell’idea della società come di una macchina non più costruita da Dio, ma progettata dall’uomo. Da Macchiavelli a Moro, da Cabet a Popper Lynkeus l’economia era una parte fondamentale di questo meccanismo scientificamente progettato. Di fronte al diffondersi di questa idea si sviluppò dunque una disciplina che dava conto di come diversi meccanismi sociali influissero sulla ricchezza e la felicità degli uomini. Anche in questo caso alle riflessioni inficiate da contaminazione teologica se ne andarono pian piano sostituendo altre che attribuivano a Dio intenti utilitaristici, come quelle di Iselin, oppure prescindevano completamente dalla teologia: “così ‘cum deo’ o senza ‘cum deo’ l’economia politica è diventata una scienza empirica” 154. In breve furono teorizzate le prime compiute rappresentazioni della circolazione economica, da Becher a Quesnay, e questo schema, basato o no sulla circolazione monetaria, sarebbe rimasto fondamentale fino alle pianificazioni di tipo marxista. Con Hume e 150 Otto Neurath e Anna Schapire Neurath (a cura di), Lesebuch der Volkswirtschaftslehre, Leipzig, Werner Klinkhardt, 1910. 151 Si veda al proposito la breve disanima che Neurath fa della storia del pensiero economico alla fine del suo libro di testo di economia: Otto Neurath, Lehrbuch der Volkswirtschaftslehre, Wien, Alfred Hölder, 1910, pp.179-189. 152 Il primo volume dell’Antologia comprende brani di: Platone, Aristotele, Oresmius, Moro, Becher, Quesnay,, Turgot, Galiani, Hume, Steuart, Smith, Malthus, Ricardo. Il secondo: Sismondi, Thünen, List, Carey, Roscher, Proudhon, Rodbertus, Gossen, Mill, Marx, Vogelsang, George. 153 Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, pp.27-36. 154 Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, p.29. 31 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath Smith la macchina sociale emergeva sempre più come produttrice di ricchezza, laddove Malthus ne sottolineava, invece, le pecche. Mentre Malthus però incolpava leggi biologiche del fallimento dell’organismo sociale, Sismondi lo attribuiva al funzionamento della macchina stessa, che andava perciò sottoposta al controllo dello Stato. Marx ed Engels inserirono tra le variabili analizzate anche speranza e paura, oltre all’utilità ed alla disutilità, sottolineando come il sistema economico fosse di per sé instabile. Per loro gli stessi meccanismi che mettevano in moto la macchina avrebbero portato al suo cambiamento, quindi “la distinzione tra ‘economia politica’ e ‘storia’ perde di significato” 155. Per Neurath, come emerge da questa breve sintesi, era la sociologia empirica la risposta ultima al dilemma del Methodenstreit. Una sociologia156 secondo la quale, all’inizio della storia, nelle società primitive, a influire sulle Lebenslagen (condizioni di vita che determinano la felicità individuale) degli uomini erano le circostanze naturali e fisiche dell’ambiente circostante, in breve il Lebensboden. Tuttavia con l’evolversi della società si era venuto a creare un ordine sociale in grado di sovvertire l’influenza delle condizioni fisiche sull’uomo. Questa costruzione o macchina sociale, era la Lebensordnung. Le denominazioni, come sempre in Neurath, anche in questo caso sono colme di significato: Lebensboden è la base della vita, Lebenslage è la condizione della vita, Lebensordnung è l’ordine della vita. Il Lebensboden è naturalmente e storicamente dato, la Lebensordnung è l’ordine che gli uomini si danno ed è dato solo in un momento storico, è il costrutto materiale della Weltanschauung. L’errore degli economisti teorici era, per Neurath, l’aver costruito il loro modello su abitudini e relazioni che appartenevano ad una Lebensordnung storicamente relativa. Compito dell’economia e della sociologia empirica, invece, studiare, grazie alla storia, ma anche all’immaginazione, il maggior numero di Lebensordnungen ed il loro effetto sulle condizioni di vita e quindi sulla felicità del maggior numero di persone possibile. Questa la nave che avrebbe dovuto sostituire l’antica economia politica classica ma anche l’economia teorica di Schumpeter, unendo teoria economica e storia. L’analisi storiografica, per Neurath, dunque, nell’economia come nelle altre scienze, aveva un compito principale: svelare il costrutto teorico delle Lebensordnungen, ovvero le Weltanschauungen che si erano succedute nel tempo. Per Neurath la storia della scienza, di qualsiasi scienza, non poteva, allora, essere solo un “inanellamento cronologico di scoperte e biografie di pensatori” 157, né unicamente “tentare di chiarificare la psicologia del ricercatore” 158 o “suddividere logicamente le teorie per ricavare dalla loro 155 Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, p.35. Otto Neurath, Empirische Soziologie, Vienna, Julius Springer, 1931, pp. 109-128. 157 Otto Neurath, Prinzipielles zur Geschichte der Optik, “Archiv für die Geschichte der Naturwissenschaften und der Technik“, vol. 5, n.27, 1915, p.371. 158 Ibid. 156 32 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath struttura quelle possibilità di sviluppo realizzate poi casualmente da questo o quello studioso” 159, un compito comunque stimolante per qualsiasi storiografo. Per fare una storia del pensiero fisicalista, era necessario che una idea venisse rappresentata all’interno del pensiero cosmologico del suo tempo: “determinate ipotesi acquistano rilevanza solo quando ci rendiamo conto che, in un periodo storico ben definito, esse costituivano un supporto a complessi di idee ben più ampi” 160. La storia del pensiero doveva dunque rendere conto del fatto che uno studioso “quando deve decidere se abbandonare una ipotesi o salvarla grazie ad ipotesi ausiliarie anche azzardate, si deve soprattutto chiedere, quali altri ipotesi cadrebbero o si salverebbero con essa” 161. Uno storico del pensiero necessitava quindi di una cultura universalistica. Di esempio, con la sua storia dell’ottica, Goethe162 “in grado, grazie alla sua universalità, di seguire tutte le derivazioni di processi di pensiero e di rendere chiare le connessioni delle reti di idee. Ogni concetto fisicalista viene da lui quasi sempre messo in relazione con concetti di portata molto più ampia e con correnti di pensiero di carattere filosofico” 163. Il bisogno di universalismo e di enciclopedismo di Neurath, tuttavia, ha impedito che, pur avendo perfettamente teorizzato una sociologia della scienza, non ne abbia fatto uso trattando di storia del pensiero economico. Della sua nave Neurath ha descritto le travi, le vele, i ponti, ma non quanto, dell’incessante processo di ricostruzione, fosse dovuto alla dialettica tra i marinai, non le modalità del prevalere dell’una o dell’altra teoria. Pur avendo messo in relazione le teorie economiche con le correnti filosofiche, con la Weltanschauung di ogni momento storico, insomma, Neurath non ha dato ragione dell’imporsi di una o l’altra visione scientifica. Schumpeter, al contrario, pur non avendo esplicitamente teorizzato alcuna sociologia della ricerca scientifica, nel suo “Epoche di storia delle dottrine e dei metodi” fece proprio una storia che corrispondeva alla sociologia della scienza di Neurath. Per il resto, l’impianto della sua storia del pensiero del 1914 ricalcava senza grosse variazioni quello degli scritti di Neurath: i primi passi verso “la razionalizzazione del mondo sociale” 164, la scoperta del circuito economico, l’emergere della scuola classica ed infine le teorie 159 Ibid. Ibid. 161 Ibid. 162 Otto Neurath, nel 1908, risulta come segretario dell’associazione Goethiana di Vienna (“Chronik des Wiener Goethe-Vereins“, XXII, 10 Febbraio 1909, n.5-6, p.33 e p.39). Sul rapporto tra Neurath e Goethe si veda: Zemplén, Gábor Á., The development of the Neurath-principle: unearthing the Romantic link, “Studies in History and Philosophy of Science”, 37, 2006, n.4, pp.585-609. 163 Otto Neurath, Prinzipielles zur Geschichte der Optik, “Archiv für die Geschichte der Naturwissenschaften und der Technik, vol. 5, n.27, 1915, p.372. 164 Joseph A. Schumpeter, Epoche di storia delle dottrine e dei metodi. Dieci grandi Economisti, Torino, Utet, 1971, p.14. 160 33 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath contemporanee, la scuola storica e la teoria dell’utilità marginale. Certo mancavano le utopie ed i socialismi, ma in realtà la differenza maggiore stava soprattutto nella capacità di rappresentare dialetticamente l’emergere e lo scomparire delle correnti di pensiero, un’alternanza che spesso Schumpeter non poteva ricondurre, come avrebbe voluto, a reali avanzamenti nella capacità di analisi, ed era costretto ad attribuire ad elementi ideologici. I marinai decidevano, insomma, della nave dell’economia e per farlo non potevano ricorrere ad elementi interni alla loro disciplina, proprio come aveva teorizzato Neurath. Talvolta, poi, mantenevano un impianto teorico, anche quando questo si rivelava inadeguato o fallace. Perché, avrebbe spiegato Neurath, con esso sarebbero cadute altre teorie, altre ipotesi, ritenute ancora fondamentali. Schumpeter ne diverrà davvero consapevole solo redigendo la sua “Storia dell’analisi economica”. “L’analisi scientifica – scriverà allora – non è semplicemente un processo logicamente coerente che abbia inizio con qualche nozione primordiale e accresca via via la somma delle cognizioni secondo uno sviluppo rettilineo. Non è semplicemente la progressiva scoperta di una realtà oggettiva - com’è, per esempio, la scoperta del bacino del Congo’. E’ piuttosto una lotta incessante con creazioni della nostra stessa mente e di quella dei nostri predecessori, e ‘progredisce’ (se progredisce) a zig-zag, non secondo quello che suggerisce la logica, ma secondo l’urto di nuove idee o di nuove osservazioni o di nuove necessità, o anche secondo quello che dettano le inclinazioni o i temperamenti di nuovi uomini. Perciò, un qualsiasi trattato, il quale tenti di prospettare ‘lo stato presente della scienza’, prospetta in realtà metodi, problemi e risultati che sono sempre storicamente condizionati e hanno un significato solo in riferimento allo sfondo storico da cui emergono”165. 165 Joseph A. Schumpeter, Storia dell’analisi economica, vol. I, Torino, Bollati Boringhieri, p.5. 34 Monika Poettinger Tra storia ed Economia: Otto Neurath CONCLUSIONI Negli anni ’80 del Novecento non solo il Wiener Kreis, ma anche la figura di Otto Neurath è stata oggetto di una rivalutazione storiografica, soprattutto per quel che riguarda i contenuti dell’empirismo logico. Neurath, da vulcanica figura di trascinatore dall’anima rivoluzionaria, è stato riscoperto modernissimo teorico della filosofia della scienza, un precursore di Kuhn e Feyerabend. Di conseguenza anche i suoi scritti economici sono stati tradotti e ripubblicati. Tuttavia l’apporto di Neurath alla storia del pensiero economico, limitato ad alcuni scritti giovanili, precedenti la prima guerra mondiale, non è stato valorizzato né valutato criticamente. Si è cercato di farlo in questo scritto, considerando queste opere il primo banco di prova di un giovane economista, sottoposto agli stimoli contraddittori della scuola storica da una parte e della scuola di Vienna dall’altra. In pieno Methodenstreit, ma in realtà si discuteva su tutto dalla definizione di economia al suo valore normativo, Neurath ebbe la possibilità di sperimentare da vicino il processo di evoluzione della teoria economica dalle concezioni liberiste della scuola classica alla teoria economica pura del marginalismo. Proprio in risposta a questo ambiente elaborò una sua propria definizione di economia e di processo storico del suo sviluppo. Negli anni a venire da questa esperienza fondamentale si sarebbe poi sviluppata la sua sociologia della scienza e la sua idea di sociologia empirica. Per comprendere appieno la storia del pensiero di Neurath si è ritenuto di confrontarne il percorso con quello della storia dei dogmi di Schumpeter, evidenziandone la similitudine di metodo e la divergenza nei risultati. Sorprende scoprire così come l’empirismo machiano fosse un portato fondamentale della formazione di entrambi i giovani economisti, ma le definizioni che alla fine essi scelsero per rifondare la scienza economica fossero opposte. Di conseguenza diverse anche le ricostruzioni storiche del pensiero economico. Ciò nonostante, alla fine chi più rimase fedele alla sociologia della scienza di Neurath, forse a malincuore, fu proprio, nella sua “Storia dell’analisi economica”, Schumpeter. 35 View publication stats