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Pirandello oltre la memoria di Alessandra Sorrentino Nell’ambito della discussione sulla memoria culturale (Jan Assmann) e sulla memoria collettiva (Halbwachs), vi è un termine spesso usato e già ampiamente dibattuto nel suo significato: tradizione. Questo articolo si propone di indagare i rapporti delle tradizioni giuridica e religiosa italiana, considerate costruttrici delle immagini del ricordo (A. Assmann) e quindi delle identità di quei gruppi di individui che condividendole divengono comunità della memoria (A. Assmann), con le opere pirandelliane in cui compare prepotentemente un’altra tradizione quella popolare. Gli apparati normativi giuridico e religioso si presentano nei testi scelti apparentemente come contraltare alle norme imposte dalle tradizioni locali. Queste ultime sono state abitualmente considerate retaggi del passato, superstizioni, credenze irrazionali e sintomo della scarsa modernità di quelle comunità che ancora ne seguono i dettami. Tale usuale impostazione nasce all’ombra di una visione di alcuni processi che riguardano individui e società riassumibili in formule oppositive note come modernità/arretratezza, sviluppo/sottosviluppo, etc. Le interpretazioni dell’opera pirandelliana sono state spesso influenzate da questo sistema di pensiero, ciò ha portato, in taluni sfortunati casi, a ridurre la questione sul piano critico ai rapporti che l’autore aveva con le tradizioni locali, a chiedersi se egli condividesse o meno alcune norme, se le giudicasse negativamente. La lettura dei testi, attraverso l’approccio che si propone in questo articolo, rende esplicito il confronto alla pari tra le presunte verità professate dall’apparato giuridico, religioso e popolare e ciò consente di cogliere ciò che vi si nasconde dietro, ovvero il superamento della pregiudiziale riguardo le tradizioni popolari. Difatti, Pirandello lasciando che le diverse tradizioni vivano nei suoi testi nello stesso spazio, narrandole anche quando propongono interpretazioni delle storie differenti o alternative l’una all’altra, le rispetta tutte e si astiene dal dare un giudizio di valore. Ciascuna di queste tradizioni appare al lettore nella sua fallacità, nella sua impossibilità ad affermarsi come l’unica depositaria della verità, il potenziale scontro tra tradizioni che si ritengono messaggere di verità assolute si risolve nello spazio del dialogo.