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Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica
e le sue interpretazioni
VII – 2020
Edizioni Quasar
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CIVILTÀ ROMANA
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Comitato scientifico internazionale
Joshua Arthurs • West Virginia University, Morgantown
Lorena Atzeri • Università degli Studi di Milano
Silvana Balbi de Caro • Bollettino di Numismatica, MiBACT, Roma – Museo della Zecca di Roma, IPZS
Gino Bandelli • Università degli Studi di Trieste
Marcello Barbanera • “Sapienza” Università di Roma
Mihai Bărbulescu • Universitatea Babeş-Bolyai, Cluj-Napoca
Giovanni Brizzi • “Alma Mater Studiorum” Università di Bologna
Franco Cardini • Istituto di Scienze Umane e Sociali, Scuola Normale Superiore, Pisa
Maddalena Carli • Università degli Studi di Teramo
Juan Carlos D’Amico • Université de Caen Normandie
Letizia Ermini Pani (†) • Istituto Nazionale di Studi Romani, Roma
Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto
Lucietta Di Paola Lo Castro • Università degli Studi di Messina
Antonio Duplá Ansuátegui • Universidad del País Vasco/Euskal Herriko Unibertsitatea, Vitoria/Gasteiz
Maurilio Felici • LUMSA, Palermo
Philippe Fleury • Université de Caen Normandie
Oliver Gilkes • University of East Anglia, Norwich
Virgilio Ilari • Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano – Società Italiana di Storia Militare, Roma
Flavia Marcello • Swinburne University of Technology, Melbourne
Anna Pasqualini • Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Giuseppina Pisani Sartorio • Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Roma
Gaetano Platania • Istituto Nazionale di Studi Romani, Roma – Università degli Studi della Tuscia
Isabel Rodà de Llanza • Universitat Autònoma de Barcelona – Institut Català d’Arqueologia Clàssica, Tarragona
Friedemann Scriba • Humboldt-Universität zu Berlin
Paolo Sommella • “Sapienza” Università di Roma
Heinz Sproll • Universität Augsburg
Coordinamento editoriale: Teresa Silverio
Editing: CIVILTÀ ROMANA. Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni
Via Salaria 1495/U, B6, 00138 Roma – tel./fax 068887304 – email: rivistaciviltaromana@gmail.com
This is a peer-reviewed Journal
CIVILTÀ ROMANA
Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni
Direttore responsabile: Enrico Silverio
Proprietario: Anna Maria Liberati
Registrazione Tribunale Ordinario di Roma n. 265 del 27 novembre 2014
ISSN 2421-342X
L’abbreviazione internazionale della rivista è «CivRom»
© Roma 2021 Anna Maria Liberati
Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l.
via Ajaccio 41-43, 00198 Roma
tel. 0685358444, fax 0685833591
email: info@edizioniquasar.it
Finito di stampare nel mese di aprile 2021
Nessuna parte del presente volume può essere riprodotta senza preventivo permesso scritto degli aventi diritto
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Direttore scientifico
Anna Maria Liberati
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Sommario
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
VII
Anna Pasqualini, Mens sana in corpore sano: aspetti del corpo in età romana. . . . . . . . . . . . . . .
1
Heinz Sproll, Die Theophanie in der Kreuzesvision Constantin des Großen in geschichtsontologischer Deutung. Vom Realsymbol des Kreuzes in der Memoration der ars bis zum Theologumenon
der sozialen Königsherrschaft Jesu Christi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
33
Paolo Garofalo, Giuseppe Lugli e la villa di S. Cesareo a Velletri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
59
Giuseppina Pisani Sartorio, La partecipazione di Antonio Maria Colini e Italo Gismondi
all’organizzazione del Bimillenario Augusteo (1932-1938) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
71
Enrico Silverio, L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera . . . 107
Fonti
Anna Maria Liberati - Enrico Silverio, Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità
nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, II: «Permanente / M» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177
Abstracts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285
Recensioni
Giuseppina Alessandra Cellini, I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori, a cura di
Salvatore Settis e Carlo Gasparri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 291
Notiziario
Pubblicazioni ricevute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299
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Presentazione
Nel 2014, anno in cui si celebra il Bimillenario della morte dell’imperatore Augusto, viene
fondata «CIVILTÀ ROMANA. Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue
interpretazioni».
Tale, consapevole, coincidenza cronologica trae le sue motivazioni dal proposito di ancorare, anche idealmente, questo progetto editoriale ad una ricorrenza così significativa. La
Rivista si propone infatti di indagare in modo pluridisciplinare Roma antica, i suoi valori di
universalità, simbolo dei quali è proprio la persona del primo imperatore, e le sue interpretazioni dalla stessa età antica all’epoca contemporanea.
Augusto e la creazione del principato costituiscono in tal senso un fertile campo di riflessioni e di indagini non limitate soltanto all’età antica, poiché l’interpretazione dell’operato del primo imperatore, fondatore di un’entità politica sovrannazionale, non si esaurisce
con Roma, ma ha influenzato numerose e diverse esperienze politiche della storia medioevale, moderna e contemporanea.
Roma e l’idea di Roma che si sostanzia nei concetti di eternità e di universalità, l’insieme
dei valori, degli eventi e degli istituti sottesi a Roma ed alla sua idea, le interpretazioni e le
declinazioni che di quella idea si sono susseguite nei secoli, costituiscono dunque altrettanti oggetti di una ricerca che intende essere non solo diacronica ma anche pluridisciplinare,
mediante approcci che non sono unicamente quelli delle discipline afferenti all’archeologia
ed alla storia antica, ma che intendono estendersi, ad esempio, anche alla storia moderna e
contemporanea, al diritto, alla filologia, alla numismatica, alle scienze, all’architettura, alla
storia dell’arte successiva all’evo antico ed alla storia delle religioni.
Lo scopo è, quindi, duplice. Da un lato si tratta di favorire un’indagine quanto più
possibile ampia e precisa su Roma antica in sé ed in quanto paradigma avvertito come irrinunciabile ed ineludibile anche dopo la fine del mondo antico e sino alla odierna contemporaneità. Dall’altro, si tratta di continuare a mettere sistematicamente a frutto un sistema
di ricerca pluridisciplinare che negli ultimi anni, densi di significative ricorrenze di eventi
importanti tanto per la storia antica quanto per le età successive, ci pare abbia dato buoni
risultati.
Anna Maria Liberati
Enrico Silverio
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Seguendo la consuetudine di questo periodico, ancora una volta abbiamo cercato di presentare una serie di contributi che dall’età antica giungessero alla contemporaneità attraverso
un filo conduttore comune. In effetti, però, ci piace rimarcare sino da ora come in questo
volume la maggior parte degli scritti si collochi proprio nel periodo contemporaneo ed in
modo particolare nel contesto dell’Italia unita, con specifico riferimento al periodo interbellico. Ciò costituisce la conferma di una peculiare vocazione di «Civiltà Romana», il cui
ambito di ricerca intende essere certamente diacronico e pluridisciplinare ma che in ogni
caso è nata nel clima del rinnovamento degli studi sul mito di Roma nell’Italia tra le due
guerre avviato in occasione delle iniziative per il Bimillenario della morte di Augusto celebrato nel 2014. In questo senso, già nel precedente volume l’inaugurazione della sezione
dedicata alle fonti sulla Mostra Augustea della Romanità conservate nell’Archivio Centrale
dello Stato aveva inteso rimarcare la particolare vocazione della rivista ed essa è ora ancor
più sottolineata dalla convergenza di molti dei temi contenuti nei contributi qui presentati
proprio intorno agli anni Venti e Quaranta del Novecento italiano.
Naturalmente ciò non significa che si è trascurato di considerare altri periodi o altre prospettive di ricerca. Ad esempio il saggio che apre il volume, di cui è autrice Anna Pasqualini
e dal titolo Mens sana in corpore sano: aspetti del corpo in età romana, si colloca evidentemente in età antica. Lo studio intende essere una rassegna, necessariamente limitata a
casi significativi o peculiari, mirante ad individuare nell’ambito della civiltà romana alcuni
aspetti del rapporto che i Romani ebbero nei confronti del corpo. In tal senso vengono
affrontati temi quali l’idea dell’anima prigioniera del corpo, il corpo come specchio dell’anima, la cura del corpo e la sua manipolazione, la repulsione verso le deformità del corpo
ed il culto della bellezza, la gestualità e i suoi significati, l’esposizione del corpo, il corpo
inteso quale metafora, il valore economico del corpo ed ancora il significato del corpo rappresentato nei manufatti artistici. A prescindere dai pregi intrinseci della ricerca, in questa
sede, volendola considerare anche nell’economia del presente volume, piace rilevare come
neppure essa sia estranea – almeno idealmente – all’ambito del tema rappresentato dall’interpretazione di Roma in Italia negli anni tra le due guerre ed in particolare ad un modo di
indagare e presentare la civiltà romana1 che è stato tipico di fruttuose esperienze come il
Museo dell’Impero Romano e la Mostra Augustea della Romanità, non a caso ripresentate
a partire dagli anni tra il 1952 ed il 1955 come Museo della Civiltà Romana, al quale – pur
1
Proprio alla Mostra Augustea della Romanità, in seguito “Mostra della Romanità”, si deve l’iniziativa, per l’epoca rivoluzionaria, della pubblicazione di una serie di agili ma allo stesso tempo scientificamente ineccepibili volumetti dedicati alla
illustrazione dei diversi aspetti, vita quotidiana compresa, della civiltà romana, ed intitolata appunto Civiltà Romana.
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Editoriale
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M. Piacentini - A. Prandi - B. Zambetti, Tempio di Cristo Re (Chiese di Roma illustrate, 65), Roma 1961.
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ancora chiuso al pubblico dal 2014 – si continua ad attingere proficuamente per l’allestimento di altre e diverse esposizioni.
Il saggio successivo, dovuto ad Heinz Sproll e dal titolo Die Theophanie in der Kreuzesvision Constantin des Großen in geschichtsontologischer Deutung. Vom Realsymbol des Kreuzes
in der Memoration der ars bis zum Theologumenon der sozialen Königsherrschaft Jesu Christi,
costituisce nell’ambito del sommario di questo volume un vero e proprio ponte tra l’età
antica e quella moderna e contemporanea. Infatti in questo studio la teofania di Cristo costituita dalla visione della croce da parte di Costantino il Grande, è presa in considerazione
dal punto di vista dell’interpretazione trans-storica secondo il significato che le attribuisce
Reinhart Koselleck – anche nel quadro della sua nozione di “Sattelzeit”, il “Tempo di transizione” che copre il periodo cruciale tra moderno e contemporaneo, all’incirca tra il 1700
ed il 1830 – e che in quanto ars costituiva lo spazio di memoria dell’Occidente. Proprio
la svolta epocale del pensiero illuminista, che vorrebbe “chiudere i conti” con l’età antica
e con quella di mezzo, provoca la negazione di qualsiasi significato teologico-sostanziale
alla teofania della Croce e la sua considerazione solo in termini di un costrutto, un topos o
un’immaginazione quale equivalente funzionale. Per parte sua, il magistero pontificio realizzò una nuova ontologizzazione della visione costantiniana della Croce a partire dalla
metà del XIX secolo sino a giungere all’introduzione della festa di Cristo Re da parte di Pio
XI. Proprio nel 1925, cioè proprio negli anni che spesso sono indagati dai contributi ospitati in questa rivista, la venerazione di Cristo Re fu ancorata in ampi ambienti ecclesiastici
e, insieme all’insegnamento sociale cattolico, formò – rileva l’autore – un muro protettivo
contro il totalitarismo del Nazionalsocialismo e del Comunismo ateo.
Il saggio quindi, al di là del suo tema specifico, è del più grande interesse anche per tutti
coloro che intendono indagare da prospettive sempre più fruttuose il tema dell’interpretazione di Roma in Italia tra le due guerre e, all’interno di esso, il ruolo del Cristianesimo in
generale e del Cattolicesimo in particolare. Così, ad esempio, il saggio di Heinz Sproll interesserà sicuramente non solo chiunque si occupi della storia dell’Istituto di Studi Romani,
notoriamente attento al ruolo della Roma cristiana nella dinamica della continuità dell’idea
di Roma, ma anche tutti coloro che si interessano alla storia dell’architettura italiana tra le
due guerre, dal momento che proprio al Cristo Re – giusto per richiamare un caso tra i più
noti – è dedicata la piacentiniana basilica del Sacro Cuore di Cristo Re o Tempio del Cristo
Re nel quartiere Delle Vittorie a Roma2, di cui lo scritto contribuisce a chiarire il retroterra
teologico.
Con il saggio di Paolo Garofalo, dedicato a Giuseppe Lugli e la villa di S. Cesareo a Velletri,
entriamo decisamente nella contemporaneità dell’Italia interbellica.
Anche in questo caso lo studio, al di là del suo tema particolare, non è privo di legami
con il contesto spesso indagato sulle pagine di questa rivista, cioè quello delle iniziative per
il Bimillenario della nascita di Augusto nel 1937-’38. Basterà ricordare, ad esempio, che lo
scavo della villa di S. Cesareo successivo a quello di Lugli venne intrapreso da Roberto Vighi
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Editoriale IX
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Circa la curatela ad opera di Roberto Vighi ed essenzialmente di Catia Caprino del vol. I del Catalogo della Mostra
Augustea della Romanità vd. G.Q. Giglioli, Presentazione, in Mostra Augustea della Romanità. Catalogo, I, Roma 19384
(definitiva), pp. XI-XXII (XXII): «Il catalogo stesso è opera del Dott. Roberto Vighi, ispettore della R. Soprintendenza alle
Antichità di Roma e mio assistente universitario: egli si è giovato, oltreché del lavoro della Dott. Caprino, della collaborazione
di alcuni degli studiosi che hanno curato le singole sezioni». Oltre al vero e proprio Catalogo, che ebbe quattro edizioni, nel
1938 verso la chiusura della Mostra venne dato alle stampe anche un volume dedicato all’appendice bibliografica ed agli
indici, destinato a divenire il vol. II del Catalogo, che a sua volta diventava il vol. I di un’opera vasta, unitaria ed indivisibile.
Del vol. II Vighi curò in modo particolare l’indice analitico. Vd. in tal senso G.Q. Giglioli, Premessa, in Mostra Augustea della
Romanità. Catalogo, II, Appendice bibliografica e indici, Roma 1938, pp. 5-6 (6): «L’indice analitico, a cura del Dott. Roberto
Vighi, è suddiviso in indici dei luoghi, dei musei, dei nomi, delle materie e degli scrittori citati».
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– tra l’altro uno dei curatori del Catalogo della Mostra Augustea della Romanità3 – proprio
nell’ambito delle iniziative rientranti nel piano delle celebrazioni augustee, oppure basterà
accennare alla circostanza come un’ulteriore e più recente indagine del sito – in cui l’autore
del saggio ha avuto una parte importante – ha pressoché coinciso con il Bimillenario della
morte del primo imperatore. Da ultimo non si può tacere come nello scavo di Lugli ebbe
un ruolo tutt’altro che secondario quel mondo delle Accademie e degli Istituti stranieri a
Roma, molto attivo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento, che si incontra facilmente
nelle ricerche sull’Istituto di Studi Romani, sul Museo dell’Impero Romano e sulla Mostra
Augustea della Romanità ed a cui andrebbero dedicati molti più approfondimenti.
Nel suo studio, Paolo Garofalo ripercorre le vicende e l’esito delle indagini topografiche condotte da Giuseppe Lugli presso la villa di S. Cesareo, nei dintorni di Velletri (RM),
sullo scorcio degli anni Venti del Novecento. Grazie alla disponibilità dell’allora direttore
dell’Istituto Archeologico Svedese Axel Boëthius, Lugli poté conoscere e avvalersi delle
competenze di Johannes Prip-Møller, architetto danese che risiedeva temporaneamente a
Roma quale borsista della Fondazione Ny Carlsberg di Copenaghen ed in seguito, grazie al
suo ruolo nell’ambito dell’Accademia di Romania in Roma, anche di quelle dell’architetto
e restauratore romeno Ştefan Balş. Lugli potè così procedere in situ al rilievo delle strutture
della villa, già attribuita da numerosi studiosi, in verità senza elementi probanti, alla gens
Octavia, e redigere una prima accurata planimetria delle sue sopravvivenze. Il presunto collegamento della villa di S. Cesareo con la famiglia paterna di C. Octavius, futuro imperatore
Augusto, teorizzato sin dalla seconda metà del XVI secolo, aveva attirato a Velletri numerosi
studiosi: non vi è dubbio – rileva l’autore – che l’accostamento del sito archeologico alla familia principis fu determinante anche per Giuseppe Lugli, da sempre interessato allo studio
delle residenze imperiali del suburbium.
Con il saggio di Giuseppina Pisani Sartorio, dal titolo La partecipazione di Antonio Maria
Colini e Italo Gismondi all’organizzazione del Bimillenario Augusteo (1932-1938), nell’ambito del sommario entriamo definitivamente all’interno dei temi del Bimillenario Augusteo
del 1937-’38 e delle sue manifestazioni. In particolare l’autrice indaga il ruolo di A.M. Colini e di I. Gismondi che furono – benché meno “in evidenza” di altri – due dei protagonisti di
quegli eventi perché fin dal 1932 Colini, archeologo, e Gismondi, architetto, collaborarono
sotto la direzione generale di Giulio Quirino Giglioli alla realizzazione della Mostra Augustea della Romanità. In particolare i due studiosi lavorarono insieme alla “creazione” del
Plastico di Roma antica all’epoca di Costantino, esposto dal 1952 nel Museo della Civiltà
Romana all’EUR e che Gismondi continuò ad aggiornare fino al 1973, dando concreta
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Anna Maria Liberati - Enrico Silverio
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realtà sia alle conoscenze di topografia di Roma antica di Colini che alle proprie capacità di
ricostruire l’antico in tre dimensioni. A tale ultimo proposito sia consentito di rilevare come
il testo, tanto più significativo in quanto l’autrice ebbe modo di conoscere e di collaborare
con un ormai anziano A.M. Colini sia infatti arricchito da spunti e notazioni circa i reciproci
ruoli e responsabilità delle figure dell’archeologo e dell’architetto nelle diverse fasi di indagine, cura, valorizzazione e divulgazione delle emergenze antiche.
Nel saggio successivo, Enrico Silverio si occupa del tema L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera. Si tratta dell’occasione di esporre un quadro
significativo di tutti gli eventi organizzati e svolti per il Bimillenario del 1937-’38 in quanto
la loro rappresentazione sulla stampa quotidiana e periodica costituisce il punto di arrivo
di un’indagine più ampia. Il testo intende indagare in che modo le manifestazioni indette
per il Bimillenario della nascita di Augusto ed organizzate dall’Istituto di Studi Romani
siano state riportate nella stampa italiana ed estera. In questo contesto, quello di «Italia
nuova» era un concetto ricorrente durante il Fascismo e nello specifico esso era richiamato
nelle fonti dell’epoca per sostenere come i festeggiamenti augustei avrebbero dovuto essere
degni non solo del primo imperatore ma anche dell’Italia rinnovata dal Fascismo. L’autore
non si limita però soltanto all’analisi della stampa dell’epoca ma ripercorre dalle origini le
varie manifestazioni del biennio 1937-’38, delle quali la rappresentazione sulla stampa costituisce la fase finale, ufficiale ed in un certo modo “eternante”, spesso elaborata proprio in
seno agli stessi enti protagonisti del Bimillenario Augusteo, cioè l’Istituto di Studi Romani
e la Mostra Augustea della Romanità. Si prendono così in considerazione non solo la stessa
Mostra Augustea, ma anche i cicli di conferenze celebrative, il V Congresso Nazionale di
Studi Romani ed il Convegno Augusteo. Da tutto ciò emerge tra l’altro un ritratto preciso
della macchina organizzativa della Mostra Augustea e dell’Istituto di Studi Romani, all’interno del quale vennero predisposte la maggior parte delle notizie presenti nella stampa e
destinate a fornire il ritratto ufficiale delle celebrazioni augustee.
Terminata la sezione dei saggi, quella delle fonti contiene la seconda parte dell’indagine
di A.M. Liberati ed E. Silverio dedicata alla presenza della Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato: Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, II: «Permanente / M». Nel primo testo,
pubblicato in «Civiltà Romana», VI (2019), gli autori hanno descritto il contenuto dei
sottofascicoli 1 e 2 del fascicolo 14/1 n. 918 della Presidenza del Consiglio dei Ministri,
anni 1937-’39. In questo volume riprendono la descrizione del fascicolo 14/1 n. 918 e si
soffermano in modo particolare sul sottofascicolo 3 e sui sub sottofascicoli 1 e 2 del sottofascicolo 4. Anche questa volta le fonti archivistiche vengono presentate secondo la loro
posizione nell’archivio. Tra i temi trattati si segnala in modo particolare la questione della
trasformazione della Mostra Augustea della Romanità in istituzione permanente ed il suo
trasferimento presso l’Esposizione Universale all’epoca ancora prevista per il 1941. Proprio
l’esame di questi documenti consente di distinguere la differente idea di Roma in Mussolini ed in Giglioli, che si riflette in due diverse concezioni della Mostra Augustea. Ciò
contribuisce a dimostrare come sia per molti versi fuorviante parlare di un culto o di un
mito della Romanità alla stregua di qualcosa di unitario, canonico e senza sfumature.
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Nella sezione dedicata alle recensioni, Giuseppina Alessandra Cellini si occupa del catalogo della Mostra I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. A prescindere dallo specifico
tema trattato e dalla circostanza per cui la descrizione dell’esposizione attraverso le pagine
del catalogo diventa l’occasione di ripercorrere la genesi e le vicende del Museo Torlonia
e di alcuni dei suoi reperti maggiormente significativi, anche in questo caso piace rilevare come per una propizia coincidenza neppure la Collezione Torlonia sia estranea al Bimillenario Augusteo ed alla Mostra Augustea della Romanità, considerato il ruolo che in
quest’ultima ebbero le grandi collezioni principesche romane e che è ampiamente documentato dal Catalogo della Mostra stessa.
Anche questa volta l’elenco delle pubblicazioni ricevute chiude il volume, nel quale sia
intenzionalmente sia per alcune felici coincidenze, senza abbandonare l’idea di presentare
temi che muovano dall’antico al contemporaneo, ci siamo dedicati nuovamente ad un sempre maggiore approfondimento del ruolo di Roma e della sua interpretazione nell’Italia
interbellica.
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