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Dalla testa ai piedi Il racconto dei corpi nelle opere infantili della PInAC Dalla testa ai piedi Il racconto dei corpi nelle opere infantili della PInAC Collana Guarda con me! anno II, numero 2 Progetto editoriale e curatela mostra Massimiliano Vitali, Paola Rassega, Irene Tedeschi Comitato Scientifico Daniela Antonini, Ivan Bargna, Paolo Bolpagni, Raffaele Castelli, Enza Corrente Sutera, Federica Di Cosimo, Armida Gandini, Elena Pasetti, Cinzia Reboni, Giovanni Zampieri, Giovanna Zoboli Testi di Alessandra Braga Michela Caniato Anna Chiara Cimoli Asmae Dachan Ivano Gamelli Adriano José Habed Chiara Mirabelli Cristina Muccioli Dario Neira Virginio Pietra Laura Pigozzi Lucia Sauro Boris Vecchio Massimiliano Vitali Giovanna Zoboli Editing Massimiliano Vitali Con il patrocinio di Regione Lombardia, il Consiglio Traduzioni Lucy Goddard In collaborazione con Comune di Rezzato Rete bibliotecaria bresciana Sistema bibliotecario Brescia est Comunicazione e fundraising Paola Rassega Segreteria organizzativa Beatrice Facchetti Riallestimento spazio espositivo Marconi Ferriani architetti Progetto grafico Luisa Goglio Videoanimazione Irene Tedeschi Proposta bibliografica Marina Parma Accoglienza Chiara Huang, Cinzia Franceschini In copertina elaborazione grafica dell’opera Tarzan, di Christian Schioppetto, 5 anni Leno (BS), Italia 2003, pennarelli, 29,7x42 cm FA 4944 Le attività sono realizzate grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura Con il sostegno di Fondazione Cariplo Fondazione Museke Tamburini Srl Le Caselle SpA Coop Lombardia Con i bambini Impresa sociale DèPio Italian Factory Grazie anche a Azienda agricola Cavalleri Franciacorta New-Lab Srl ISBN: 978-88-942856-9-7 © 2021 Fondazione PInAC Dalla testa ai piedi Il racconto dei corpi nelle opere infantili della PInAC “L’uomo non ha un corpo separato dall’anima. Quello che chiamiamo corpo è la parte dell’anima che si distingue per i suoi cinque sensi”. William Blake, poeta, pittore e incisore PER OGNI BAMBINO il corpo rappresenta la fase iniziale della costruzione del proprio sé e la percezione del corpo – che si sviluppa fin dai primi giorni di vita – rende i bambini in grado di avere la consapevolezza di sé, e dunque di interagire in modo efficace con il mondo circostante, e la consapevolezza di emozioni e sentimenti. L’immagine del corpo è la memoria di tutto il proprio vissuto relazionale, strettamente connesso a una identità soggettiva che è unica e irripetibile. Pertanto mente e corpo sono intrecciati ed intersecati e permettono l’esplorazione dell’ambiente, dando un senso alla realtà e consentendo di imparare. Questo indissolubile legame assume una valenza psicologica, affettiva e simbolica, che scaturisce dall’interazione fra la mente e il corpo, tra la propria storia personale e l’ambiente, formando un’immagine del corpo – proprio ed altrui – che diventa lo specchio del proprio vissuto, delle figure di riferimento, delle tappe della crescita, della scoperta del mondo esterno, ma anche delle paure e dei timori più reconditi e, perché no, di fantasie non altrimenti rivelate. Ecco perché le opere presentate in questa nuova mostra allestita da PInAC riflettono ed esternano le emozioni e il modo in cui i piccoli autori percepiscono, pensano e sentono il corpo, i corpi. 4 Appare evidente, anche solo a un primo e veloce sguardo, la presenza di molte immagini che comunicano emozioni attraverso la rappresentazione di corpi in movimento, che agiscono nel mondo. E ciò mostra l’indissolubilità del legame profondo tra corpo e anima, gli strumenti che, a tutti noi, consentono di “stare” nel mondo e di agire in ogni ambiente, sia esso fisico, socio-affettivo o culturale. Osserviamo attentamente i corpi rappresentati. Vedremo corpi isolati e in gruppo, corpi svelati e celati, corpi “incastrati” in altri corpi… E, ancora, corpi di atleti, di danzatori, di guerrieri… Ma anche di prigionieri, malati, sofferenti, morti e demoni… Vedremo perfino un feto, protetto dal grembo della sua mamma. In una fantasmagoria di colori, movimenti e staticità – reale e simbolica – si dipana una cascata di emozioni, espresse o evocate, esternate e condivise, che ci invitano, ancora una volta, a prendere atto dello straordinario, unico ed irripetibile universo che ogni bambino porta dentro di sé e che sta a noi, i “grandi”, scoprire, comprendere e valorizzare. Michela Caniato Presidente Fondazione PInAC "Man has no Body distinct from his Soul; for that called Body is a portion of Soul discerned by the five Senses, the chief inlets of Soul in this age". William Blake, poet, painter and engraver FOR EVERY CHILD the body represents the initial phase in the construction of the self, and the perception of the body (which develops right from the first days of their lives) makes children capable of self-knowledge, and therefore of interacting effectively with the world around them, and of emotional knowledge. The image of the body is the memory of one’s entire lived experience, closely tied to a subjective identity that is unique and unrepeatable. Therefore mind and body are woven together and intertwined, and they allow us to explore our surroundings, giving sense to reality and facilitating learning. This indissoluble tie takes on a psychological, emotional and symbolic significance that arises from the interaction between mind and body, between our own personal history and our environment, forming an image of the body – both our own and that of others – that becomes the mirror of our lives, role models, stages of development, discovery of the world outside, but also of our worries and most hidden fears and, why not, of fantasies not revealed elsewhere. This is why the works presented in this new exhibition staged by PInAC reflect and express emotions and the way in which the young artists perceive, think and experience the body, other bodies. Even from a cursory glance, it seems evident that many of the images present communicate emotions through the depiction of bodies in movement, bodies that are operating within the world. And this shows the strength and depth of the tie between body and soul, the instruments which allow us all to “be” in the world and to operate in every environment, be it physical, social-emotional or cultural. Let us carefully observe the bodies depicted here. We will see bodies that are isolated and in groups, bodies that are exposed or hidden, bodies that are “embedded” in other bodies… And also bodies of athletes, dancers, warriors… But also of prisoners, people who are ill, suffering or dead, and demons… We will even see a foetus, protected by the womb of its mother. In a phantasmagoria of colours, movement and stillness – real and symbolic – a cascade of emotions unravels, expressed or evoked, disclosed and shared, that invites us once more to acknowledge the extraordinary, unique and unrepeatable universe that every child carries within them and which we “grown-ups” must discover, understand and value. Michela Caniato Chair of the PInAC Foundation 5 Dalla testa ai piedi GRAN PARTE dei disegni di bambini e bambine, ragazzi e ragazze rappresentano corpi umani: i loro, quelli dei coetanei e degli adulti; corpi fermi, in movimento, in relazione con altri corpi e con l’ambiente circostante. Eppure, solo in alcuni il corpo si impone all’attenzione di chi guarda come centro della costruzione di senso dell’immagine. Queste opere e questi corpi sono i protagonisti della nuova mostra di PInAC. “Dalla testa ai piedi. Il racconto dei corpi nelle opere infantili della PInAC” raccoglie 50 disegni selezionati all’interno dell’archivio storico museale, tra gli oltre 8.300 provenienti da 87 stati del mondo e collezionati a partire dalla fine degli anni ’50. Se il titolo della mostra rimanda alla dimensione anatomica del corpo umano, il “racconto” del sottotitolo annuncia che incontreremo corpi vivi, animati, personaggi in carne e ossa di una narrazione che vede nella fisicità del nostro stare al mondo il centro nevralgico per conoscere, costruire senso, esprimersi, creare relazioni. I bambini che disegnano, senza l’aiuto del filosofo Jean-Luc Nancy, sembrano affermare che il corpo è l’unica forma e l’unica sostanza del nostro esistere. Al contrario, noi adulti spesso pretendiamo di avere un corpo (da conoscere, dominare, comandare) e dimentichiamo che prima di tutto siamo corpi. Eppure tutte e tutti, ripensando alle nostre infanzie, ricordiamo bene quanto l’esperienza fisica sia potente e totalizzante: essere solo bocca che assaggia o si deforma, occhi spalancati, gambe che corrono, essere fronte che gocciola, corpo che striscia e che danza… Chi poi da grande ha avuto 6 anche occasione di leggere o ascoltare Nancy, gli avrà sentito dire che non c’è corpo al di fuori della sua presenza sensibile e spaziale: “i corpi sono sempre sul punto di partire, nell’imminenza di un movimento, di una caduta, di un allontanamento, di una dislocazione”. Dunque, questo essere corpi nello spazio e in azione è il primo grande tema che i disegni in mostra presentano: il movimento fine a se stesso (che bellezza!), ma anche forme espressive più codificate come il gioco, la danza, lo sport, restituendo quindi anche le modalità attraverso le quali le potenzialità infinite dei movimenti corporei vengono sottoposte a limitazioni e regole, come per esempio nella disciplina sportiva che è anche capacità di controllare il proprio corpo. La selezione dei disegni ha inoltre voluto dar spazio e rendere omaggio alla magnifica varietà dei corpi nel mondo, al di là di stereotipi etnici legati a rappresentazioni di altre culture in chiave folcloristica. I piccoli autori hanno rappresentato corpi da soli o in gruppi mettendone in luce le caratteristiche diverse: rappresentazioni di sé, delle proprie specificità o di quelle altrui; un’infinita varietà di tinte e sfumature, di tratti, di corporature e di stature, forze e abilità. Così, troviamo anche diversi modi di presentare al mondo il proprio corpo: i corpi esposti o esibiti, quelli velati, celati, decorati. Trasversale a tutte le opere si legge la dimensione espressivo-corporea di emozioni e stati d’animo talvolta svelati in una piega degli occhi, oppure concentrati in un gesto, urlati in una posa. Così il corpo si mostra come uno strumento per far conoscere l’interiorità, oltre che contenuti e appartenenze culturali del soggetto rappresentato. Osservando le opere raccolte in mostra, emerge con forza anche il tema dell’incontro tra i corpi e quindi la dimensione più sociale del nostro vivere: corpi che assumono posture per stare insieme, adattarsi l’uno all’altro, incastrarsi, negoziare l’uso dello spazio pubblico e gli spazi condivisi. Troviamo corpi che conoscono altri corpi (nella dolcezza di un abbraccio, nel bacio) e quelli che, al contrario, subiscono l’agire e il potere altrui. Affiorano tra le opere la questione della proprietà del corpo e della violazione dello spazio personale, ma anche la componente più politica e sociale del controllo e del dominio sui corpi ad opera delle istituzioni (quelle materiali e tangibili, quelle più sottili e impalpabili dei codici culturali). La selezione ha incluso anche alcuni disegni raccolti grazie al concorso nazionale “Tutti in casa” indetto da Fondazione PInAC nel 2020: si tratta di rappresentazioni che raccontano di una socialità infantile soggetta alle limitazioni imposte dalla pandemia da Covid-19 e che bruscamente si è aperta alla mediazione tecnologica e degli schermi. Alcune opere raccontano inoltre la malattia e la cura del corpo, un corpo ripiegato su se stesso che a causa della sofferenza e del disagio interrompe la sua relazione con il mondo. Si è scelto di includere anche la rappresentazione di una veglia funebre italiana, anno 1985, per suggerire un pensiero sulle differenti modalità, culturali e storiche, di relazionarsi con il corpo senza vita. Il punto di vista dei piccoli autori, tra i 3 e i 15 anni, ci invita infine ad oltrepassare il dato fisico e materiale per accedere alla dimensione più simbolica e poetica del nostro essere corpi, presentando anche figure immaginarie, corpi disumani, ibridazioni tra animali umani e altri animali, corpi evanescenti come fiamme, corpi mitologici, preistorici e di altri pianeti. Sullo sfondo di questa apertura semantica, si è deciso di completare l’esposizione con uno speciale prodotto audiovisivo: il film di animazione “Metamorfosi”, realizzato da ragazzi e ragazze di 13 anni di Rezzato durante un laboratorio audiovisivo di PInAC. Questo libro-catalogo prosegue la collana “Guarda con me!” e come per il precedente volume “Terra!” raccoglie 12 brevi testi scritti da altrettanti professionisti e ricercatori nel campo delle scienze umane, dell’arte e dell’educazione. Le autrici e gli autori coinvolti si confrontano quotidianamente, nell’ambito delle loro specifiche professioni, con il corpo e le sue implicazioni. I loro personali punti di vista sono offerti ai lettori adulti come spunto per ulteriori riflessioni e approfondimenti: un aiuto a farsi delle domande all’interno di questa tematica così vasta e complessa. Al contempo, prendendo le mosse dalle opere in mostra, i testi invitano a guardare ai disegni con altri occhi per cogliere aspetti e dettagli forse non considerati. Troverete questi 12 testi raccolti nelle prossime pagine, collocati vicino ai disegni da cui traggono ispirazione. Ai lettori e ai visitatori di questa mostra va quindi l’invito a seguire il racconto dei corpi che si dipana tra le opere 7 From Head to Toe esposte e i testi qui raccolti. Accompagnati dallo sguardo dei bambini e delle bambine autori e autrici di questi disegni, proviamo a riconnetterci con il nostro stesso essere corpi, “sempre sul punto di partire”, emozionati e senzienti, dalla testa ai piedi. Massimiliano Vitali Coordinatore Fondazione PInAC MANY DRAWINGS by little boys and girls and young people depict human bodies: their bodies and those of their peers and of adults; bodies that are still, bodies in movement, in relation to other bodies and to the surrounding space. And yet only in a few drawings does the body grab the attention of the viewer as being central to the construction of meaning in the image. These works and these bodies are the protagonists of PlnAC’s new exhibition. “From Head to Toe; the tale of bodies in children’s artworks at the PlnAC” assembles 50 pictures chosen from within the museum’s historic archive, from over 8,300 works from 87 countries around the world, collected from the start of the 1950s. If the exhibition’s title refers to the anatomical dimension of the human body, the ‘tale’ of the subtitle informs us that we will encounter living, animated bodies, characters in the flesh from a narration that sees the physicality of our presence in the world as the nerve centre for knowing, constructing meaning, expressing oneself, creating relationships. Children who draw seem to assert, without the assistance of philosopher Jean-Luc Nancy, that the body is the only form and substance of our existence. On the other hand, we adults often claim that we have a body (one that we should know, control, command) and we forget that, first and foremost, we are bodies. And yet all of us, when thinking back to our childhood, well remember how powerful and all-consuming the physical experience of the body is: to be just a mouth that tastes or contorts, eyes that open wide, legs that run, a forehead that drips, a body that crawls and dances… Those then who as adults have had the opportunity to read Nancy will have heard him say that the body does not exist beyond its perceptible and spatial presence: “Bodies are always on the verge of leaving, in the imminence of a movement, of a fall, of a departure, of a dislocation”. Therefore, being a body in space and in action is the primary theme presented by the drawings in this exhibition: movement for its own sake (what a delight!), but also expressive forms encoded as a game, dance, sport, re-establishing therefore the ways through which the infinite potentialities of bodily movements are subject 8 to limitations and rules, as for example in the discipline of sport, which is also about the capacity to control own’s body. The choice of drawings is aimed moreover at giving space and paying homage to the magnificent variety of bodies in the world, beyond ethnic stereotypes linked to portrayals of other cultures in a folkloristic tone. The young artists portrayed bodies that are alone or in groups, thereby highlighting diverse characteristics: depictions of themselves, of their own characteristics or those of others; an infinite variety of colours and shades, of lines, of physiques and statures, strengths and abilities. In this way we also find diverse ways in which to present one’s own body to the world: bodies that are exposed or flaunted, those that are masked, hidden, adorned. Across all the works one reads the expressive-bodily dimension of emotions and moods that are sometimes revealed in the crease of the eyes, or concentrated in a gesture, yelled out by a pose. In this way the body reveals itself to be a tool through which to know the inner being, beyond the cultural contents and affinities of the subject who is portrayed. Observing the works collected in this exhibition, the theme of the encounter between bodies and therefore the more social dimension of our lives strongly emerges: bodies that adopt postures to stay together, to adapt themselves to each other, to fit together, to negotiate the use of public and shared spaces. We find bodies that know other bodies (in the warmth of an embrace or a kiss) and those that, conversely endure the actions and strength of others. Amongst the works the question of ownership of the body and of violation of personal space emerge, but also the more political and social component of control and dominion of the bodies by institutions (those that are material and tangible and those more subtle and impalpable institutions that are cultural codes). The selection also included drawings collected thanks to the national competition ‘Everyone at home’ announced by the PInAC Foundation in 2020: the competition deals with depictions of childhood sociality that was subjected to the limitations imposed by the Covid-19 pandemic and suddenly exposed to the mediation of technology and screen time. Moreover, some of the works depict the illness and treatment of the body, a body doubled over itself that, due to suffering and discomfort, interrupts its relationship with the world. We have also chosen to include a depiction of an Italian funeral wake from 1985, to prompt us to reflect on the different ways, both cultural and historical, of engaging with a lifeless body. The viewpoint of the young artists, aged 3-15 years old, invites us to go beyond physical and material facts in order to access the more symbolic and poetic dimension to our being bodies, presenting also imaginary figures, preternatural bodies, hybrids between humans and other animals, bodies that are evanescent like flames, mythological bodies, prehistoric bodies, and those from other planets. In the backdrop of this semantic opening, we decided to finish the exhibition with a special audio-visual product: the animated film “Metamorphosis” created by 13 year olds from Rezzato during an audio-visual workshop run by PInAC. This book catalogue continues the series “Watch with me!” and, as with the previous volume “Earth!”, it gathers 12 short texts written by 12 professionals and researchers in the fields of human science, art and education. The authors involved discuss on a daily basis, within the field of their specific professions, the body and its implications. Their personal points of view are offered up to adult readers as a prompt for further reflection and detailed study: an aid to asking oneself questions on this vast and complex theme. Simultaneously, taking inspiration from the works on show, the texts invite us to look at the drawings with fresh eyes in order to gather aspects and details that we had perhaps not considered. You will find these 12 texts assembled in the following pages, positioned next to the drawings from which they draw inspiration. We invite the readers and visitors to this exhibition to follow the tale of bodies that unravels in the works exhibited and the texts assembled here. Accompanied by the gaze of the young artists who created the drawings, we will try with them to reconnect with our own bodily being, “always on the verge of leaving”, excited and sentient, from head to toe. Massimiliano Vitali Coordinator of the PInAC Foundation 9 Dalla testa ai piedi La nostra Capoeira David Braz De Souza, 10 anni Planaltino, Brasile 2003 Tecnica mista, 17x20 cm FA 5610 28 Danza dell’oppresso: corpo di lotta e di liberazione | Guarda il disegno a pag. 28 Look at the pic on page 28 Anna Chiara Cimoli è ricercatrice in Storia dell’arte contemporanea all’Università degli studi di Bergamo. Dal 2001 fa parte di ABCittà, un collettivo di professionisti che operano tramite la progettazione partecipata. In questo ambito, con un focus sulla diversità culturale e sull’audience engagement, ha collaborato con molti musei italiani e stranieri. Più recentemente ha co-progettato MUBIG, il museo di comunità del quartiere di Greco a Milano. Cura il blog “Museums and Migration” e co-dirige la rivista Roots-Routes. Anna Chiara Cimoli is a researcher in History of Contemporary Art at the University of Bergamo. Since 2001 she has been part of ABCittà, a collective of professionals that work via participatory design. In this field, with a focus on cultural diversity and on audience engagement, she has collaborated with many museums in Italy and abroad. More recently she has co-designed MUBIG, the community museum in the Greco district of Milan. She curates the blog ‘Museums and Migration’ and co-edits the journal Roots-Routes. Anna Chiara Cimoli LE DANZE di relazione con uno specifico territorio, come la dabke palestinese e mediorientale in generale, gravano verso il basso, battono la terra, lavorano sulla gravitazione. Questa terra è mia, è nostra, e reclamiamo la reciproca appartenenza marcandola, segnandola, solcandola finché ci assomigli. Le danze di cura e guarigione, come la jingle dance delle First Nations americane – divenuta famosa perché performata in onore di George Floyd sul luogo della sua uccisione a Minneapolis – purificano un luogo, vi sovrappongono nuove memorie: per questo lo percorrono a passi lenti e precisi, come a comporre un nuovo tracciato. Ci sono, poi, danze nate dallo sradicamento, che prescindono dal territorio: lo piangono senza identificarlo. Sono, queste, danze aeree, che vanno verso l’alto: di acrobazia e di antigravitazione, di forza e di agilità. La velocità è tutto. Così la capoeira, nata nel Brasile del XVI secolo come forma di lotta e di resistenza ai padroni degli schiavi. È infatti un’arte marziale, l’unica accompagnata dalla musica dal vivo. La capoeira, storicamente appannaggio degli ambienti criminali, è vietata fino agli anni ’30 del XX secolo: per sopravvivere si traveste da danza, spettacolo, gioco (in portoghese si dice infatti jogar capoeira). È interessante notare che in quegli stessi anni ’30 gli afrodiscendenti statunitensi si “appropriano”, in termini di successi e medaglie, di un’altra forma di lotta antichissima: il pugilato. Proprio come la capoeira, la boxe è una lotta nata per strada, anti-egemonica, a cui basta il corpo (senza armi né apparati complessi). Mohammed Ali, forse il pugile più famoso al mondo, parla di danza a proposito del suo modo di stare sul ring: la ribellione diventa arte, il bisogno di sopravvivenza genera un codice estetico. Lotta e danza insieme, mai l’una senza l’altra: non possiamo fare a meno di ricordare come Ali abbia scelto l’obiezione di coscienza di fronte alla guerra in Vietnam (1967). Il corpo – costretto in catene, controllato, depotenziato – è oggetto del potere, ma in forme aggregate può diventare soggetto attivo: Paulo Freire intitola un capitolo della Pedagogia degli oppressi “Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: gli uomini si liberano in comunione” (1968). Il passaggio dalla lotta alla danza sembra fondativo di questa possibilità, se con danza intendiamo il livello espressivo ed estroverso della lotta. Guardare (e il disegno è atto che presuppone l’aver guardato, e attiva noi spettatori a fare altrettanto) è un gesto corporeo. Scrive l’attivista e scrittrice statunitense Bell Hooks: “Poiché già da bambina sapevo che il potere di dominare che gli adulti esercitavano su di me e sul mio sguardo non era così assoluto da impedirmi di trovare il coraggio di guardare, sbirciare, 29 osservare esponendomi al pericolo, sapevo che gli schiavi avevano guardato. Che tutti i tentativi di reprimere il diritto allo sguardo di noi bambini e dei neri avevano prodotto in noi uno straordinario desiderio di guardare, un desiderio ribelle, uno sguardo oppositivo. Dimostrando il coraggio di guardare, dichiaravamo con spavalderia: ‘Non mi limiterò a guardare, voglio che il mio sguardo cambi la realtà’”. Ecco, dunque, compiersi a ritroso il viaggio che collega gli astri di questa costellazione mobile e vitalissima: dalla schiavitù alla lotta, alla danza, allo sguardo, al potere della rappresentazione, qui incarnato nel disegno. Potremmo provare a tenere insieme i fili che collegano questi passaggi incandescenti per verificare quanto sappiamo danzare lottando, ciascuno nel proprio piccolo (o grande) che sia. Dance of the Oppressed: The Body in Fight and in Freedom DANCES connected with a specific region, such as the Palestinian and more broadly Middle Eastern Dabke, weigh down towards the depths, they hit the ground, they work on gravitation. This land is mine, it is ours, and we claim reciprocal belonging to it, marking it, scoring it, furrowing it until it resembles us. Curing and healing dances, such as the jingle dance of the American First Nations, which became famous because it was performed in honour of George Floyd in the place in Minneapolis where he was killed, purify a place and superimpose new memories. To do this they cross the ground slowly and precisely, as if plotting out a new track. Then there are dances born of displacement, that disregard their territory: they endure it without recognizing it. These are aerial dances that work upwards, with acrobatics and anti-gravitation, strength and agility. Speed here is everything. One such is the capoeira, created in 16th century Brazil as a form of struggle and resistance against slave owners. It is in fact a martial art, the only one to be accompanied by live music. Historically the preserve of criminal environments, the capoeira was forbidden until 1930s. In 30 order to survive it was disguised as a dance, performance or game. In fact, in Portuguese they say jogar capoeira (to play capoeira). It is interesting to note that also in the 1930s African Americans ‘appropriate’ (in terms of success and medals) another very ancient kind of fight: boxing. As with the capoeira, boxing is an anti-hegemonic fight born in the streets, for which one requires only one’s body, rather than weapons or complex apparatus. Mohammed Ali, perhaps the most famous boxer in the world, speaks of his way of being in the ring as a kind of dance: rebellion becomes art, the need to survive creates an aesthetic code. Fight and dance together, never one without the other. We should not forget that Ali chose to be a conscientious objector during the Vietnam War (1967). The body, constrained in chains, controlled and weakened, is the object of power, but in aggregate forms it can become an active subject: Paulo Freire named one chapter of Pedagogy of the Oppressed ‘Nobody liberates nobody, nobody liberates themselves alone. Human beings liberate themselves in communion.’ (1968). The journey from fight to dance seems to be the foundation of this possibility, if by dance we mean an expressive and extroverted layer of the fight. Looking is a corporal gesture (drawing is an act that presupposes having been looked at, and it activates us spectators to do likewise). The American activist and writer bell hooks reflects: “Since I knew as a child that the dominating power adults exercised over me and over my gaze was never so absolute that I did not dare to look, to sneak a peep, to stare dangerously, I knew that the slaves had looked. That all attempts to repress our/ black peoples’ right to gaze had produced in us an overwhelming longing to look, a rebellious desire, an oppositional gaze. By courageously looking, we defiantly declared: “Not only will I stare. I want my look to change reality”. Therefore the journey backwards that connects the stars of this vital and dynamic constellation is accomplished: from slavery to struggle, to dance, to the gaze, to the power of representation, embodied here in drawing. We can try to hold together the threads that connect these incandescent passages to see whether we can dance while fighting, each of us in our own small (or big) way. Indice 4 5 Saluto istituzionale Institutional greetings 47 48 Michela Caniato Presidente Fondazione PInAC 6 8 Dalla testa ai piedi From Head to Toe Asmae Dachan 55 56 Massimiliano Vitali Coordinatore Fondazione PInAC 19 20 Rischi in equilibrio Risks in Equilibrium Regresso motorio Motor Regression 57 58 Danza dell’oppresso: corpo di lotta e di liberazione Dance of the Oppressed: The Body in Fight and in Freedom 71 72 Il corpo è mio This body is mine 73 74 Bacio The kiss Ivano Gamelli, Chiara Mirabelli Davide, 4 anni Davide, 4 years old Cristina Muccioli 87 88 Alessandra Braga 39 40 Giovani d’oggi. Uno sguardo di genere Today’s Youth. A Gendered Gaze Adriano José Habed Anna Chiara Cimoli 37 38 SOS dal Sahel An S.O.S. from the Sahel Region Virginio Pietra Laura Pigozzi 29 30 Saci-Pererê Saci-Pererê Dario Neira Boris Vecchio 21 22 Tessitrici di colori e sogni Women who Weave Colours and Dreams Il corpo oltre il visibile The Body Beyond Appearances Lucia Sauro 89 90 Nel Paese del sonno In the Land of Nod Giovanna Zoboli Finito di stampare nel novembre 2021 da Colorart, Rodengo Saiano (BS) Che cos’è il corpo se non il luogo in cui si integrano i nostri pensieri e i nostri comportamenti? Che cos’è se non lo strumento universale che, pur nelle differenze, ci fa riconoscere gli uni con gli altri permettendoci di avere relazioni, legami RezzatoBs FONDAZIONE ISBN: 978-88-942856-9-7 e che ci rende comunità? Pinacoteca Internazionale dell’età evolutiva Aldo Cibaldi Via Disciplina 60, Rezzato (Bs), Italia Tel. 030 2792086 www.pinac.it info@pinac.it € 16,00