Dalla testa
ai piedi
Il racconto
dei corpi
nelle opere infantili
della PInAC
Dalla testa ai piedi
Il racconto dei corpi nelle opere infantili della PInAC
Collana Guarda con me!
anno II, numero 2
Progetto editoriale e curatela mostra
Massimiliano Vitali, Paola Rassega,
Irene Tedeschi
Comitato Scientifico
Daniela Antonini, Ivan Bargna,
Paolo Bolpagni, Raffaele Castelli, Enza
Corrente Sutera, Federica Di Cosimo,
Armida Gandini, Elena Pasetti,
Cinzia Reboni, Giovanni Zampieri,
Giovanna Zoboli
Testi di
Alessandra Braga
Michela Caniato
Anna Chiara Cimoli
Asmae Dachan
Ivano Gamelli
Adriano José Habed
Chiara Mirabelli
Cristina Muccioli
Dario Neira
Virginio Pietra
Laura Pigozzi
Lucia Sauro
Boris Vecchio
Massimiliano Vitali
Giovanna Zoboli
Editing
Massimiliano Vitali
Con il patrocinio di
Regione Lombardia, il Consiglio
Traduzioni
Lucy Goddard
In collaborazione con
Comune di Rezzato
Rete bibliotecaria bresciana
Sistema bibliotecario Brescia est
Comunicazione e fundraising
Paola Rassega
Segreteria organizzativa
Beatrice Facchetti
Riallestimento spazio espositivo
Marconi Ferriani architetti
Progetto grafico
Luisa Goglio
Videoanimazione
Irene Tedeschi
Proposta bibliografica
Marina Parma
Accoglienza
Chiara Huang, Cinzia Franceschini
In copertina elaborazione grafica dell’opera Tarzan, di Christian Schioppetto, 5 anni
Leno (BS), Italia 2003, pennarelli, 29,7x42 cm
FA 4944
Le attività sono realizzate grazie
al contributo concesso dalla
Direzione generale Educazione, ricerca
e istituti culturali del Ministero
della cultura
Con il sostegno di
Fondazione Cariplo
Fondazione Museke
Tamburini Srl
Le Caselle SpA
Coop Lombardia
Con i bambini Impresa sociale
DèPio Italian Factory
Grazie anche a
Azienda agricola Cavalleri Franciacorta
New-Lab Srl
ISBN: 978-88-942856-9-7
© 2021 Fondazione PInAC
Dalla testa
ai piedi
Il racconto dei corpi nelle opere infantili della PInAC
“L’uomo non ha un corpo separato dall’anima. Quello che chiamiamo corpo è la parte dell’anima
che si distingue per i suoi cinque sensi”.
William Blake, poeta, pittore e incisore
PER OGNI BAMBINO il corpo rappresenta la fase iniziale
della costruzione del proprio sé e la percezione del corpo –
che si sviluppa fin dai primi giorni di vita – rende i bambini
in grado di avere la consapevolezza di sé, e dunque di
interagire in modo efficace con il mondo circostante, e la
consapevolezza di emozioni e sentimenti. L’immagine del
corpo è la memoria di tutto il proprio vissuto relazionale,
strettamente connesso a una identità soggettiva che
è unica e irripetibile. Pertanto mente e corpo sono
intrecciati ed intersecati e permettono l’esplorazione
dell’ambiente, dando un senso alla realtà e consentendo
di imparare. Questo indissolubile legame assume una
valenza psicologica, affettiva e simbolica, che scaturisce
dall’interazione fra la mente e il corpo, tra la propria storia
personale e l’ambiente, formando un’immagine del corpo
– proprio ed altrui – che diventa lo specchio del proprio
vissuto, delle figure di riferimento, delle tappe della
crescita, della scoperta del mondo esterno, ma anche delle
paure e dei timori più reconditi e, perché no, di fantasie
non altrimenti rivelate.
Ecco perché le opere presentate in questa nuova mostra
allestita da PInAC riflettono ed esternano le emozioni
e il modo in cui i piccoli autori percepiscono, pensano e
sentono il corpo, i corpi.
4
Appare evidente, anche solo a un primo e veloce sguardo,
la presenza di molte immagini che comunicano emozioni
attraverso la rappresentazione di corpi in movimento,
che agiscono nel mondo. E ciò mostra l’indissolubilità del
legame profondo tra corpo e anima, gli strumenti che, a
tutti noi, consentono di “stare” nel mondo e di agire in
ogni ambiente, sia esso fisico, socio-affettivo o culturale.
Osserviamo attentamente i corpi rappresentati.
Vedremo corpi isolati e in gruppo, corpi svelati e celati,
corpi “incastrati” in altri corpi…
E, ancora, corpi di atleti, di danzatori, di guerrieri…
Ma anche di prigionieri, malati, sofferenti, morti e
demoni… Vedremo perfino un feto, protetto dal grembo
della sua mamma.
In una fantasmagoria di colori, movimenti e staticità –
reale e simbolica – si dipana una cascata di emozioni,
espresse o evocate, esternate e condivise, che ci invitano,
ancora una volta, a prendere atto dello straordinario,
unico ed irripetibile universo che ogni bambino
porta dentro di sé e che sta a noi, i “grandi”, scoprire,
comprendere e valorizzare.
Michela Caniato
Presidente Fondazione PInAC
"Man has no Body distinct from his Soul; for that called Body is a portion of Soul discerned by the five Senses,
the chief inlets of Soul in this age".
William Blake, poet, painter and engraver
FOR EVERY CHILD the body represents the initial phase in the construction of the self, and the
perception of the body (which develops right from the first days of their lives) makes children capable
of self-knowledge, and therefore of interacting effectively with the world around them, and of
emotional knowledge. The image of the body is the memory of one’s entire lived experience, closely
tied to a subjective identity that is unique and unrepeatable. Therefore mind and body are woven
together and intertwined, and they allow us to explore our surroundings, giving sense to reality and
facilitating learning. This indissoluble tie takes on a psychological, emotional and symbolic significance
that arises from the interaction between mind and body, between our own personal history and our
environment, forming an image of the body – both our own and that of others – that becomes the
mirror of our lives, role models, stages of development, discovery of the world outside, but also of our
worries and most hidden fears and, why not, of fantasies not revealed elsewhere.
This is why the works presented in this new exhibition staged by PInAC reflect and express emotions
and the way in which the young artists perceive, think and experience the body, other bodies.
Even from a cursory glance, it seems evident that many of the images present communicate emotions
through the depiction of bodies in movement, bodies that are operating within the world. And this
shows the strength and depth of the tie between body and soul, the instruments which allow us all to
“be” in the world and to operate in every environment, be it physical, social-emotional or cultural.
Let us carefully observe the bodies depicted here. We will see bodies that are isolated and in groups,
bodies that are exposed or hidden, bodies that are “embedded” in other bodies… And also bodies of
athletes, dancers, warriors… But also of prisoners, people who are ill, suffering or dead, and demons…
We will even see a foetus, protected by the womb of its mother.
In a phantasmagoria of colours, movement and stillness – real and symbolic – a cascade of emotions
unravels, expressed or evoked, disclosed and shared, that invites us once more to acknowledge the
extraordinary, unique and unrepeatable universe that every child carries within them and which we
“grown-ups” must discover, understand and value.
Michela Caniato
Chair of the PInAC Foundation
5
Dalla testa ai piedi
GRAN PARTE dei disegni di bambini e bambine, ragazzi
e ragazze rappresentano corpi umani: i loro, quelli dei
coetanei e degli adulti; corpi fermi, in movimento, in
relazione con altri corpi e con l’ambiente circostante.
Eppure, solo in alcuni il corpo si impone all’attenzione
di chi guarda come centro della costruzione di senso
dell’immagine. Queste opere e questi corpi sono i
protagonisti della nuova mostra di PInAC.
“Dalla testa ai piedi. Il racconto dei corpi nelle opere
infantili della PInAC” raccoglie 50 disegni selezionati
all’interno dell’archivio storico museale, tra gli oltre 8.300
provenienti da 87 stati del mondo e collezionati a partire
dalla fine degli anni ’50. Se il titolo della mostra rimanda
alla dimensione anatomica del corpo umano, il “racconto”
del sottotitolo annuncia che incontreremo corpi vivi,
animati, personaggi in carne e ossa di una narrazione
che vede nella fisicità del nostro stare al mondo il centro
nevralgico per conoscere, costruire senso, esprimersi,
creare relazioni.
I bambini che disegnano, senza l’aiuto del filosofo
Jean-Luc Nancy, sembrano affermare che il corpo è
l’unica forma e l’unica sostanza del nostro esistere. Al
contrario, noi adulti spesso pretendiamo di avere un corpo
(da conoscere, dominare, comandare) e dimentichiamo
che prima di tutto siamo corpi. Eppure tutte e tutti,
ripensando alle nostre infanzie, ricordiamo bene quanto
l’esperienza fisica sia potente e totalizzante: essere
solo bocca che assaggia o si deforma, occhi spalancati,
gambe che corrono, essere fronte che gocciola, corpo
che striscia e che danza… Chi poi da grande ha avuto
6
anche occasione di leggere o ascoltare Nancy, gli avrà
sentito dire che non c’è corpo al di fuori della sua presenza
sensibile e spaziale: “i corpi sono sempre sul punto di
partire, nell’imminenza di un movimento, di una caduta, di
un allontanamento, di una dislocazione”. Dunque, questo
essere corpi nello spazio e in azione è il primo grande
tema che i disegni in mostra presentano: il movimento
fine a se stesso (che bellezza!), ma anche forme espressive
più codificate come il gioco, la danza, lo sport, restituendo
quindi anche le modalità attraverso le quali le potenzialità
infinite dei movimenti corporei vengono sottoposte a
limitazioni e regole, come per esempio nella disciplina
sportiva che è anche capacità di controllare il proprio
corpo.
La selezione dei disegni ha inoltre voluto dar spazio e
rendere omaggio alla magnifica varietà dei corpi nel
mondo, al di là di stereotipi etnici legati a rappresentazioni
di altre culture in chiave folcloristica. I piccoli autori hanno
rappresentato corpi da soli o in gruppi mettendone in
luce le caratteristiche diverse: rappresentazioni di sé,
delle proprie specificità o di quelle altrui; un’infinita
varietà di tinte e sfumature, di tratti, di corporature e di
stature, forze e abilità. Così, troviamo anche diversi modi
di presentare al mondo il proprio corpo: i corpi esposti o
esibiti, quelli velati, celati, decorati.
Trasversale a tutte le opere si legge la dimensione
espressivo-corporea di emozioni e stati d’animo talvolta
svelati in una piega degli occhi, oppure concentrati in
un gesto, urlati in una posa. Così il corpo si mostra come
uno strumento per far conoscere l’interiorità, oltre
che contenuti e appartenenze culturali del soggetto
rappresentato.
Osservando le opere raccolte in mostra, emerge con
forza anche il tema dell’incontro tra i corpi e quindi
la dimensione più sociale del nostro vivere: corpi che
assumono posture per stare insieme, adattarsi l’uno
all’altro, incastrarsi, negoziare l’uso dello spazio pubblico
e gli spazi condivisi. Troviamo corpi che conoscono altri
corpi (nella dolcezza di un abbraccio, nel bacio) e quelli
che, al contrario, subiscono l’agire e il potere altrui.
Affiorano tra le opere la questione della proprietà del
corpo e della violazione dello spazio personale, ma
anche la componente più politica e sociale del controllo
e del dominio sui corpi ad opera delle istituzioni (quelle
materiali e tangibili, quelle più sottili e impalpabili dei
codici culturali). La selezione ha incluso anche alcuni
disegni raccolti grazie al concorso nazionale “Tutti in
casa” indetto da Fondazione PInAC nel 2020: si tratta di
rappresentazioni che raccontano di una socialità infantile
soggetta alle limitazioni imposte dalla pandemia da
Covid-19 e che bruscamente si è aperta alla mediazione
tecnologica e degli schermi.
Alcune opere raccontano inoltre la malattia e la cura del
corpo, un corpo ripiegato su se stesso che a causa della
sofferenza e del disagio interrompe la sua relazione con il
mondo. Si è scelto di includere anche la rappresentazione
di una veglia funebre italiana, anno 1985, per suggerire
un pensiero sulle differenti modalità, culturali e storiche,
di relazionarsi con il corpo senza vita.
Il punto di vista dei piccoli autori, tra i 3 e i 15 anni, ci
invita infine ad oltrepassare il dato fisico e materiale
per accedere alla dimensione più simbolica e poetica
del nostro essere corpi, presentando anche figure
immaginarie, corpi disumani, ibridazioni tra animali
umani e altri animali, corpi evanescenti come fiamme,
corpi mitologici, preistorici e di altri pianeti. Sullo sfondo
di questa apertura semantica, si è deciso di completare
l’esposizione con uno speciale prodotto audiovisivo: il
film di animazione “Metamorfosi”, realizzato da ragazzi
e ragazze di 13 anni di Rezzato durante un laboratorio
audiovisivo di PInAC.
Questo libro-catalogo prosegue la collana “Guarda
con me!” e come per il precedente volume “Terra!”
raccoglie 12 brevi testi scritti da altrettanti professionisti
e ricercatori nel campo delle scienze umane, dell’arte
e dell’educazione. Le autrici e gli autori coinvolti si
confrontano quotidianamente, nell’ambito delle loro
specifiche professioni, con il corpo e le sue implicazioni.
I loro personali punti di vista sono offerti ai lettori adulti
come spunto per ulteriori riflessioni e approfondimenti:
un aiuto a farsi delle domande all’interno di questa
tematica così vasta e complessa. Al contempo, prendendo
le mosse dalle opere in mostra, i testi invitano a guardare
ai disegni con altri occhi per cogliere aspetti e dettagli
forse non considerati. Troverete questi 12 testi raccolti
nelle prossime pagine, collocati vicino ai disegni da cui
traggono ispirazione.
Ai lettori e ai visitatori di questa mostra va quindi l’invito
a seguire il racconto dei corpi che si dipana tra le opere
7
From Head to Toe
esposte e i testi qui raccolti. Accompagnati dallo sguardo
dei bambini e delle bambine autori e autrici di questi
disegni, proviamo a riconnetterci con il nostro stesso
essere corpi, “sempre sul punto di partire”, emozionati e
senzienti, dalla testa ai piedi.
Massimiliano Vitali
Coordinatore Fondazione PInAC
MANY DRAWINGS by little boys and girls and young people
depict human bodies: their bodies and those of their peers and
of adults; bodies that are still, bodies in movement, in relation to
other bodies and to the surrounding space. And yet only in a few
drawings does the body grab the attention of the viewer as being
central to the construction of meaning in the image. These works
and these bodies are the protagonists of PlnAC’s new exhibition.
“From Head to Toe; the tale of bodies in children’s artworks at the
PlnAC” assembles 50 pictures chosen from within the museum’s
historic archive, from over 8,300 works from 87 countries around
the world, collected from the start of the 1950s. If the exhibition’s
title refers to the anatomical dimension of the human body, the
‘tale’ of the subtitle informs us that we will encounter living,
animated bodies, characters in the flesh from a narration that sees
the physicality of our presence in the world as the nerve centre
for knowing, constructing meaning, expressing oneself, creating
relationships.
Children who draw seem to assert, without the assistance of
philosopher Jean-Luc Nancy, that the body is the only form and
substance of our existence. On the other hand, we adults often
claim that we have a body (one that we should know, control,
command) and we forget that, first and foremost, we are
bodies. And yet all of us, when thinking back to our childhood,
well remember how powerful and all-consuming the physical
experience of the body is: to be just a mouth that tastes or
contorts, eyes that open wide, legs that run, a forehead that drips,
a body that crawls and dances… Those then who as adults have
had the opportunity to read Nancy will have heard him say that the
body does not exist beyond its perceptible and spatial presence:
“Bodies are always on the verge of leaving, in the imminence of a
movement, of a fall, of a departure, of a dislocation”. Therefore,
being a body in space and in action is the primary theme
presented by the drawings in this exhibition: movement for its
own sake (what a delight!), but also expressive forms encoded as
a game, dance, sport, re-establishing therefore the ways through
which the infinite potentialities of bodily movements are subject
8
to limitations and rules, as for example in the discipline of sport, which
is also about the capacity to control own’s body.
The choice of drawings is aimed moreover at giving space and
paying homage to the magnificent variety of bodies in the world,
beyond ethnic stereotypes linked to portrayals of other cultures in a
folkloristic tone. The young artists portrayed bodies that are alone or
in groups, thereby highlighting diverse characteristics: depictions of
themselves, of their own characteristics or those of others; an infinite
variety of colours and shades, of lines, of physiques and statures,
strengths and abilities. In this way we also find diverse ways in which
to present one’s own body to the world: bodies that are exposed or
flaunted, those that are masked, hidden, adorned.
Across all the works one reads the expressive-bodily dimension of
emotions and moods that are sometimes revealed in the crease of
the eyes, or concentrated in a gesture, yelled out by a pose. In this way
the body reveals itself to be a tool through which to know the inner
being, beyond the cultural contents and affinities of the subject who
is portrayed.
Observing the works collected in this exhibition, the theme of the
encounter between bodies and therefore the more social dimension
of our lives strongly emerges: bodies that adopt postures to stay
together, to adapt themselves to each other, to fit together, to
negotiate the use of public and shared spaces. We find bodies that
know other bodies (in the warmth of an embrace or a kiss) and those
that, conversely endure the actions and strength of others. Amongst
the works the question of ownership of the body and of violation
of personal space emerge, but also the more political and social
component of control and dominion of the bodies by institutions
(those that are material and tangible and those more subtle and
impalpable institutions that are cultural codes). The selection also
included drawings collected thanks to the national competition
‘Everyone at home’ announced by the PInAC Foundation in 2020: the
competition deals with depictions of childhood sociality that was
subjected to the limitations imposed by the Covid-19 pandemic and
suddenly exposed to the mediation of technology and screen time.
Moreover, some of the works depict the illness and treatment
of the body, a body doubled over itself that, due to suffering and
discomfort, interrupts its relationship with the world. We have also
chosen to include a depiction of an Italian funeral wake from 1985,
to prompt us to reflect on the different ways, both cultural and
historical, of engaging with a lifeless body.
The viewpoint of the young artists, aged 3-15 years old, invites
us to go beyond physical and material facts in order to access
the more symbolic and poetic dimension to our being bodies,
presenting also imaginary figures, preternatural bodies, hybrids
between humans and other animals, bodies that are evanescent
like flames, mythological bodies, prehistoric bodies, and those
from other planets. In the backdrop of this semantic opening, we
decided to finish the exhibition with a special audio-visual product:
the animated film “Metamorphosis” created by 13 year olds from
Rezzato during an audio-visual workshop run by PInAC.
This book catalogue continues the series “Watch with me!” and,
as with the previous volume “Earth!”, it gathers 12 short texts
written by 12 professionals and researchers in the fields of human
science, art and education. The authors involved discuss on a daily
basis, within the field of their specific professions, the body and its
implications. Their personal points of view are offered up to adult
readers as a prompt for further reflection and detailed study: an
aid to asking oneself questions on this vast and complex theme.
Simultaneously, taking inspiration from the works on show, the
texts invite us to look at the drawings with fresh eyes in order to
gather aspects and details that we had perhaps not considered.
You will find these 12 texts assembled in the following pages,
positioned next to the drawings from which they draw inspiration.
We invite the readers and visitors to this exhibition to follow the
tale of bodies that unravels in the works exhibited and the texts
assembled here. Accompanied by the gaze of the young artists who
created the drawings, we will try with them to reconnect with our
own bodily being, “always on the verge of leaving”, excited and
sentient, from head to toe.
Massimiliano Vitali
Coordinator of the PInAC Foundation
9
Dalla testa ai piedi
La nostra Capoeira
David Braz De Souza, 10 anni
Planaltino, Brasile 2003
Tecnica mista, 17x20 cm
FA 5610
28
Danza dell’oppresso: corpo di lotta e di liberazione |
Guarda il disegno a pag. 28
Look at the pic on page 28
Anna Chiara Cimoli è ricercatrice
in Storia dell’arte contemporanea
all’Università degli studi di Bergamo.
Dal 2001 fa parte di ABCittà, un
collettivo di professionisti che
operano tramite la progettazione
partecipata. In questo ambito, con
un focus sulla diversità culturale
e sull’audience engagement, ha
collaborato con molti musei italiani
e stranieri. Più recentemente ha
co-progettato MUBIG, il museo di
comunità del quartiere di Greco
a Milano. Cura il blog “Museums
and Migration” e co-dirige la rivista
Roots-Routes.
Anna Chiara Cimoli is a researcher
in History of Contemporary Art at
the University of Bergamo.
Since 2001 she has been part of
ABCittà, a collective of professionals
that work via participatory design.
In this field, with a focus on
cultural diversity and on audience
engagement, she has collaborated
with many museums in Italy and
abroad.
More recently she has co-designed
MUBIG, the community museum in
the Greco district of Milan.
She curates the blog ‘Museums and
Migration’ and co-edits the journal
Roots-Routes.
Anna Chiara Cimoli
LE DANZE di relazione con uno specifico territorio, come la dabke palestinese e mediorientale
in generale, gravano verso il basso, battono la terra, lavorano sulla gravitazione. Questa terra
è mia, è nostra, e reclamiamo la reciproca appartenenza marcandola, segnandola, solcandola
finché ci assomigli.
Le danze di cura e guarigione, come la jingle dance delle First Nations americane – divenuta
famosa perché performata in onore di George Floyd sul luogo della sua uccisione a Minneapolis
– purificano un luogo, vi sovrappongono nuove memorie: per questo lo percorrono a passi lenti
e precisi, come a comporre un nuovo tracciato.
Ci sono, poi, danze nate dallo sradicamento, che prescindono dal territorio: lo piangono
senza identificarlo. Sono, queste, danze aeree, che vanno verso l’alto: di acrobazia e di
antigravitazione, di forza e di agilità. La velocità è tutto. Così la capoeira, nata nel Brasile del
XVI secolo come forma di lotta e di resistenza ai padroni degli schiavi. È infatti un’arte marziale,
l’unica accompagnata dalla musica dal vivo. La capoeira, storicamente appannaggio degli
ambienti criminali, è vietata fino agli anni ’30 del XX secolo: per sopravvivere si traveste da
danza, spettacolo, gioco (in portoghese si dice infatti jogar capoeira).
È interessante notare che in quegli stessi anni ’30 gli afrodiscendenti statunitensi si
“appropriano”, in termini di successi e medaglie, di un’altra forma di lotta antichissima: il
pugilato. Proprio come la capoeira, la boxe è una lotta nata per strada, anti-egemonica, a cui
basta il corpo (senza armi né apparati complessi). Mohammed Ali, forse il pugile più famoso
al mondo, parla di danza a proposito del suo modo di stare sul ring: la ribellione diventa arte,
il bisogno di sopravvivenza genera un codice estetico. Lotta e danza insieme, mai l’una senza
l’altra: non possiamo fare a meno di ricordare come Ali abbia scelto l’obiezione di coscienza di
fronte alla guerra in Vietnam (1967).
Il corpo – costretto in catene, controllato, depotenziato – è oggetto del potere, ma in forme
aggregate può diventare soggetto attivo: Paulo Freire intitola un capitolo della Pedagogia degli
oppressi “Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: gli uomini si liberano in comunione”
(1968). Il passaggio dalla lotta alla danza sembra fondativo di questa possibilità, se con danza
intendiamo il livello espressivo ed estroverso della lotta.
Guardare (e il disegno è atto che presuppone l’aver guardato, e attiva noi spettatori a fare
altrettanto) è un gesto corporeo. Scrive l’attivista e scrittrice statunitense Bell Hooks: “Poiché
già da bambina sapevo che il potere di dominare che gli adulti esercitavano su di me e sul
mio sguardo non era così assoluto da impedirmi di trovare il coraggio di guardare, sbirciare,
29
osservare esponendomi al pericolo, sapevo che gli schiavi avevano guardato. Che tutti i
tentativi di reprimere il diritto allo sguardo di noi bambini e dei neri avevano prodotto in
noi uno straordinario desiderio di guardare, un desiderio ribelle, uno sguardo oppositivo.
Dimostrando il coraggio di guardare, dichiaravamo con spavalderia: ‘Non mi limiterò a
guardare, voglio che il mio sguardo cambi la realtà’”.
Ecco, dunque, compiersi a ritroso il viaggio che collega gli astri di questa costellazione
mobile e vitalissima: dalla schiavitù alla lotta, alla danza, allo sguardo, al potere della
rappresentazione, qui incarnato nel disegno. Potremmo provare a tenere insieme i fili che
collegano questi passaggi incandescenti per verificare quanto sappiamo danzare lottando,
ciascuno nel proprio piccolo (o grande) che sia.
Dance of the Oppressed: The Body in Fight and in Freedom
DANCES connected with a specific region,
such as the Palestinian and more broadly
Middle Eastern Dabke, weigh down towards
the depths, they hit the ground, they work
on gravitation. This land is mine, it is ours,
and we claim reciprocal belonging to it,
marking it, scoring it, furrowing it until it
resembles us.
Curing and healing dances, such as the jingle
dance of the American First Nations, which
became famous because it was performed
in honour of George Floyd in the place in
Minneapolis where he was killed, purify a
place and superimpose new memories. To
do this they cross the ground slowly and
precisely, as if plotting out a new track.
Then there are dances born of displacement,
that disregard their territory: they endure
it without recognizing it. These are aerial
dances that work upwards, with acrobatics
and anti-gravitation, strength and agility.
Speed here is everything. One such is the
capoeira, created in 16th century Brazil as a
form of struggle and resistance against slave
owners. It is in fact a martial art, the only one
to be accompanied by live music. Historically
the preserve of criminal environments,
the capoeira was forbidden until 1930s. In
30
order to survive it was disguised as a dance,
performance or game. In fact, in Portuguese
they say jogar capoeira (to play capoeira).
It is interesting to note that also in the 1930s
African Americans ‘appropriate’ (in terms of
success and medals) another very ancient
kind of fight: boxing. As with the capoeira,
boxing is an anti-hegemonic fight born in
the streets, for which one requires only
one’s body, rather than weapons or complex
apparatus. Mohammed Ali, perhaps the most
famous boxer in the world, speaks of his
way of being in the ring as a kind of dance:
rebellion becomes art, the need to survive
creates an aesthetic code. Fight and dance
together, never one without the other. We
should not forget that Ali chose to be a
conscientious objector during the Vietnam
War (1967).
The body, constrained in chains, controlled
and weakened, is the object of power, but
in aggregate forms it can become an active
subject: Paulo Freire named one chapter of
Pedagogy of the Oppressed ‘Nobody liberates
nobody, nobody liberates themselves
alone. Human beings liberate themselves in
communion.’ (1968). The journey from fight
to dance seems to be the foundation of this
possibility, if by dance we mean an expressive
and extroverted layer of the fight.
Looking is a corporal gesture (drawing is an
act that presupposes having been looked at,
and it activates us spectators to do likewise).
The American activist and writer bell hooks
reflects: “Since I knew as a child that the
dominating power adults exercised over
me and over my gaze was never so absolute
that I did not dare to look, to sneak a peep,
to stare dangerously, I knew that the slaves
had looked. That all attempts to repress our/
black peoples’ right to gaze had produced
in us an overwhelming longing to look, a
rebellious desire, an oppositional gaze. By
courageously looking, we defiantly declared:
“Not only will I stare. I want my look to
change reality”.
Therefore the journey backwards that
connects the stars of this vital and dynamic
constellation is accomplished: from slavery
to struggle, to dance, to the gaze, to the
power of representation, embodied here
in drawing. We can try to hold together the
threads that connect these incandescent
passages to see whether we can dance while
fighting, each of us in our own small (or big)
way.
Indice
4
5
Saluto istituzionale
Institutional greetings
47
48
Michela Caniato Presidente Fondazione PInAC
6
8
Dalla testa ai piedi
From Head to Toe
Asmae Dachan
55
56
Massimiliano Vitali Coordinatore Fondazione PInAC
19
20
Rischi in equilibrio
Risks in Equilibrium
Regresso motorio
Motor Regression
57
58
Danza dell’oppresso: corpo di lotta e di liberazione
Dance of the Oppressed: The Body in Fight and in Freedom
71
72
Il corpo è mio
This body is mine
73
74
Bacio
The kiss
Ivano Gamelli, Chiara Mirabelli
Davide, 4 anni
Davide, 4 years old
Cristina Muccioli
87
88
Alessandra Braga
39
40
Giovani d’oggi. Uno sguardo di genere
Today’s Youth. A Gendered Gaze
Adriano José Habed
Anna Chiara Cimoli
37
38
SOS dal Sahel
An S.O.S. from the Sahel Region
Virginio Pietra
Laura Pigozzi
29
30
Saci-Pererê
Saci-Pererê
Dario Neira
Boris Vecchio
21
22
Tessitrici di colori e sogni
Women who Weave Colours and Dreams
Il corpo oltre il visibile
The Body Beyond Appearances
Lucia Sauro
89
90
Nel Paese del sonno
In the Land of Nod
Giovanna Zoboli
Finito di stampare nel novembre 2021 da Colorart, Rodengo Saiano (BS)
Che cos’è il corpo se non il luogo in cui si integrano i nostri pensieri e i nostri
comportamenti? Che cos’è se non lo strumento universale che, pur nelle differenze,
ci fa riconoscere gli uni con gli altri permettendoci di avere relazioni, legami
RezzatoBs
FONDAZIONE
ISBN: 978-88-942856-9-7
e che ci rende comunità?
Pinacoteca Internazionale dell’età evolutiva Aldo Cibaldi
Via Disciplina 60, Rezzato (Bs), Italia
Tel. 030 2792086 www.pinac.it info@pinac.it
€ 16,00