11.
|
Alla ricerca di un leader
1. ???
Se le si analizza alla luce del ruolo giocato dai leader di partito,
le elezioni politiche del 2013 hanno presentato aspetti tanto di
continuità quanto di rottura rispetto al passato. Come nelle cinque elezioni politiche precedenti dal 1994, la principale forza del
centro-destra ha avuto alla sua guida Silvio Berlusconi, mentre al
centro-sinistra si presentava per la prima volta Pierluigi Bersani,
dopo le esperienze di Veltroni nel 2008, Prodi nel 2006 e nel 1996,
Rutelli nel 2001 e Occhetto nel 1994. In questo senso, la dinamica
appariva speculare a quelle precedenti: da una parte, il leader di
un partito personale che egli ha fondato e di cui è il «riflettore»,
nella misura in cui le sue luci e le sue ombre personali e politiche si
riflettono direttamente sul consenso di cui gode il partito; dall’altra, un segretario di partito che ha vinto le elezioni primarie ma
che, come in altri casi precedenti, appare sostanzialmente come
il «riflesso» del proprio partito, senza spiccare in quei requisiti
di leadership che possono rappresentare un valore aggiunto e
apportare quote di voti supplementari al partito. Rispetto alle
elezioni precedenti, vi sono però anche due importanti elementi
di novità dal punto di vista dell’«offerta di leadership»: da una
parte, la presenza del primo ministro uscente, Mario Monti, alla
guida di un polo di centro; dall’altra, l’entrata in scena di Beppe
Grillo, benché formalmente non candidato alle elezioni, nell’arena
elettorale nazionale alla guida del Movimento 5 stelle.
In questo nuovo contesto multipolare, ci si chiede quale capacità di attrazione abbia potuto esercitare ogni singolo leader
Questo capitolo è di Mauro Barisione, Patrizia Catellani e Diego Garzia.
147
a favore della propria forza politica. Per rispondere a questa
domanda, analizzeremo prima i livelli di popolarità di cui essi
godevano sia nell’opinione pubblica generale, sia fra l’elettorato
del proprio partito; quindi osserveremo quali caratteristiche (energia, competenza, empatia, onestà) gli elettori attribuissero loro;
infine rileveremo se e in quale misura «l’offerta di leadership»
sia risultata congruente con la «domanda di leadership» espressa
dall’elettorato dei rispettivi partiti.
2. I leader investiti dall’onda di sfiducia politica
Dal punto di vista delle relazioni tra leader ed elettori, il dato
fondamentale delle elezioni del 2013 è il livello di sfiducia senza
precedenti che sembra investire anche gli stessi leader, oltre
alla classe politica e ai partiti politici nel loro insieme, come
già registrato da tutte le indagini d’opinione degli ultimi anni,
anche per l’interazione fra l’aggravarsi della crisi economica e il
moltiplicarsi degli scandali politici e giudiziari. I quattro leader
principali – Berlusconi, Bersani, Monti e Grillo – hanno infatti
livelli di popolarità, nelle rilevazioni postelettorali del marzo 2013,
che gravitano intorno al 20% di giudizi positivi fra l’insieme
dell’elettorato, con punteggi medi inferiori a 4 in una scala da 1
a 10. Questo dato è tanto più negativo se lo si confronta con la
serie delle elezioni precedenti: Berlusconi, ad esempio, ottiene
nel 2013 un punteggio medio uguale a 3,0, mentre in passato ha
avuto giudizi medi compresi fra 4,7 (nel 2006) e 6,9 (nel 1994).
Anche i vari candidati leader del centro-sinistra avevano ottenuto
giudizi variabili nelle diverse elezioni, ma mai bassi come quello
di Bersani (3,7). Il dato di Bersani, benché rilevato a elezione
avvenuta, è insufficiente anche fra i soli elettori del centro-sinistra,
fra i quali raccoglie un punteggio medio di 5,6, mentre il giudizio
medio al leader della principale forza di centro-sinistra nel periodo
1994-2008 fra i soli elettori è di 7,5. Berlusconi è invece, come
sempre, il leader che polarizza di più, cioè che ottiene punteggi
più bassi dagli elettori di centro-sinistra e più alti da quelli di
centro-destra, come dimostra il più alto valore nella misura di
148
TAB. 11.1. PERCENTUALE DI GIUDIZI SUFFICIENTI, VALORI MEDI E VARIABILITÀ NEL PUNTEGGIO
(SCALA DA 1 A 10)
Renzi
Grillo
Berlusconi
Bersani
Monti
%
MEDIA
DEV. STD.
N.
MEDIA SOLI ELETTORI
COALIZIONE
55,8
25,4
23,8
21,3
16,0
5,1
3,6
3,0
3,7
3,2
2,3
2,7
3,0
2,3
2,3
1.388
1.426
1.476
1.449
1.466
5,8 (N = 277)
6,4 (N = 240)
6,6 (N = 273)
5,6 (N = 282)
6,5 (N = 100)
variabilità (deviazione standard) nei punteggi sulla scala 1-10.
Tuttavia, in questo caso il giudizio dei propri elettori si ferma a
un punteggio di 6,6, a fronte di un punteggio medio di 8,3 nella
serie storica 1994-2008.
Anche Grillo, che presenta un punteggio solo più che sufficiente fra l’insieme degli elettori del M5s, tende a dividere e polarizzare
l’opinione pubblica: è leggermente superiore a Berlusconi, Monti
e Bersani in quanto a percentuali di giudizi sufficienti (25,4%),
ma ha un punteggio medio più basso di Bersani (3,6) in ragione
di una maggiore variabilità (2,7) dei giudizi stessi. Infine, la percentuale di popolarità di Monti (16%) è estremamente bassa, e
deriva dal sommarsi dell’insoddisfazione crescente nell’opinione
pubblica per l’operato del suo governo, del declino di fiducia con
la trasformazione da «uomo di governo» a «uomo di partito»,
della debole competenza comunicativa nell’arena della campagna
elettorale, e dell’effetto della sconfitta elettorale.
Fra gli altri uomini politici di cui si è rilevata la popolarità, è
interessante notare come Matteo Renzi presenti percentuali di gran
lunga superiori (55,8% di giudizi positivi, punteggio medio di 5,1
nell’insieme dell’elettorato). A questo riguardo, un interrogativo di
grande rilevanza, non meno da una prospettiva scientifica che da
una politico-giornalistica, riguarda il ruolo (potenziale) di Renzi
alla guida del Partito democratico: se fosse stato lui il candidato
leader al posto di Bersani, il risultato del 24-25 febbraio sarebbe
stato sovvertito? Naturalmente non è possibile dare una risposta
precisa a questa domanda «controfattuale». È però possibile indicare gli elementi che costituivano i punti di forza e di debolezza
di una possibile candidatura Renzi nel contesto specifico delle
tab. 11.1
149
elezioni politiche del 2013. In positivo, Renzi appariva non solo
molto più popolare, ma anche dotato di una popolarità politicamente più trasversale di Bersani, essendo apprezzato anche da
parte dell’elettorato non collocato al centro-sinistra. Inoltre, le
sue riconosciute capacità comunicative avrebbero rappresentato
un indubbio punto di forza in una campagna nella quale Bersani ha stentato a imporre i propri temi, a trasmettere fiducia, a
proiettare una visione, a mobilitare e convincere. E ciò appare
tanto più vero quanto la campagna del 2013 è stata combattuta
in un «mercato elettorale» aperto e in movimento quale non era
stato dal 1994. D’altra parte, si deve considerare che i giudizi su
Renzi non tengono conto di quell’effetto di politicizzazione che
sarebbe scattato nel momento in cui fosse diventato il candidato
del Pd, esponendolo alla comunicazione negativa degli avversari
e modificandone la percezione tra gli elettori. Inoltre, il limitato
apprezzamento fra i soli elettori di centro-sinistra (5,8) poteva
preludere a una defezione della base più a sinistra verso forze
concorrenti o l’astensionismo, mentre andava verificata la sua
stessa capacità di mantenere coeso il proprio partito e eventualmente l’alleanza elettorale con la lista di Vendola. Più in generale,
appare lecito dubitare che in un contesto marcato da una forte
ondata antipartitica, dal quale il Pd era pienamente investito sia
quanto forza di governo uscente, sia per i recenti scandali (Mps)
che l’avevano in qualche modo toccato, l’identità e l’immagine
del leader potessero fare una differenza decisiva.
3. Le caratteristiche dei leader
Proseguiamo la nostra analisi mettendo a confronto i candidati
rispetto alle caratteristiche di personalità che maggiormente li
caratterizzano secondo gli elettori. Quando ci formiamo un’opinione su una persona, incluso un politico, facciamo riferimento
soprattutto ad alcune caratteristiche di personalità, che si possono
ricondurre a quattro principali. La prima, l’energia, riguarda la
capacità della persona di incidere efficacemente sulla realtà; la
seconda, la competenza, riguarda la conoscenza che la persona
150
ha di questa realtà; la terza, l’empatia, riguarda il rapporto che la
persona ha con gli altri, la capacità di entrare in relazione con loro,
di comprendere e condividerne il vissuto emotivo e percettivo;
infine l’ultima, l’onestà, riguarda il rispetto che la persona ha delle
regole condivise, la sua sincerità e trasparenza.
Nella nostra indagine, a partire dal 2001, le quattro caratteristiche sono state misurate con un indicatore ciascuno, sempre lo
stesso. Per ogni candidato abbiamo chiesto all’elettore: «Mi dica
se secondo lei [nome del candidato] è un leader forte [misura
dell’energia], è preparato [competenza], capisce i problemi della
gente [empatia], è onesto [onestà]». Grazie a questa continuità
nel misurare le caratteristiche di personalità nel corso degli
anni, è possibile confrontare come gli elettori hanno valutato i
due principali candidati di centro-sinistra e centro-destra dalle
elezioni del 2001 in poi. Mentre il candidato di centro-destra è
sempre rimasto lo stesso, Silvio Berlusconi, il candidato di centrosinistra è sempre cambiato, Francesco Rutelli nel 2001, Romano
Prodi nel 2006, Walter Veltroni nel 2008 e Pier Luigi Bersani nel
2013. Nonostante questo, come si può notare nella figura 11.1,
l’esito del confronto fra le caratteristiche attribuite al candidato
di centro-destra e quelle attribuite ai diversi candidati di centrosinistra è più o meno sempre lo stesso. Berlusconi è in tutte
quattro le consultazioni elettorali superiore agli altri candidati
quanto alla caratteristica dell’energia, mentre gli altri candidati
lo sopravanzano costantemente rispetto alle altre tre caratteristiche, con qualche limitata variazione tra un candidato e l’altro.
Ad esempio a Bersani gli elettori riconoscono una competenza e
onestà lievemente maggiori rispetto ai candidati di centro-sinistra
delle elezioni precedenti. Quello che più colpisce, tuttavia, è come
i diversi candidati di centro-sinistra sostanzialmente si equivalgano
rispetto al fatto di essere considerati leader meno forti (molto
meno forti) di Berlusconi.
A differenza delle elezioni precedenti, nel 2013 l’offerta politica
in termini di leader si è arricchita, poiché i principali candidati
erano quattro anziché due: Berlusconi per il centro-destra, Bersani
per il centro-sinistra, Mario Monti per il centro e Beppe Grillo
per il Movimento 5 stelle. Come sono stati valutati questi quattro
151
Berlusconi
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Energia
Competenza
Empatia
Onestà
Rutelli/Prodi/Veltroni/Bersani
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Energia
2001
Competenza
2006
Empatia
2008
Onestà
2013
FIG. 11.1. Caratteristiche attribuite ai candidati nelle elezioni politiche del
2001, 2006, 2008 e 2013.
candidati rispetto alle quattro caratteristiche che compongono
la nostra misura? Soffermiamoci anzitutto sulla valutazione data
dagli elettori nel loro insieme, rilevabile nelle righe in grassetto
della tabella 11.2. Come si vede, ciascun candidato è risultato
superiore agli altri tre rispetto a una delle caratteristiche. Berlusconi è il leader forte, Monti è quello preparato, Grillo quello
che capisce i problemi della gente, e infine Bersani è quello
152
TAB. 11.2. CARATTERISTICHE ATTRIBUITE AI QUATTRO PRINCIPALI LEADER DI PARTITO, PER PARTITO/
COALIZIONE VOTATO ALLA CAMERA
GRILLO
BERSANI
MONTI
BERLUSCONI
i. Energia
Movimento 5 stelle
Centro-sinistra
Centro
Centro-destra
Tutti gli elettori
89
68
65
55
68
31
50
35
23
35
28
41
59
26
35
77
77
89
95
83
ii. Competenza
Movimento 5 stelle
Centro-sinistra
Centro
Centro-destra
Tutti
68
32
27
33
41
69
91
76
58
71
78
91
95
73
80
51
43
57
92
62
iii. Empatia
Movimento 5 stelle
Centro-sinistra
Centro
Centro-destra
Tutti
95
61
58
60
67
45
85
65
36
56
25
34
78
20
31
27
21
24
87
43
iv. Onestà
Movimento 5 stelle
Centro-sinistra
Centro
Centro-destra
Tutti
92
56
52
47
62
59
93
75
52
68
59
77
96
51
64
6
3
11
67
22
nota: I valori in tabella si riferiscono alla percentuale di rispondenti che riconoscono «molto» o «abbastanza» ognuna delle caratteristiche nei leader in analisi. Il valore riportato in riga «Tutti» include
elettori di altre formazioni e astenuti. I valori più alti in riga sono evidenziati in grigio.
onesto. Vi è dunque una «perfetta» distribuzione delle quattro
caratteristiche di personalità tra i quattro candidati e Berlusconi
si conferma ancora una volta il leader percepito dal numero più
alto di persone come forte. Grillo, dal canto suo, viene percepito
come più forte di Monti e Bersani, ma non abbastanza da superare
nella percezione degli elettori il settantaseienne leader di centrodestra. Diversi fattori possono spiegare questo dato. Tra questi il
fatto che nel caso di Berlusconi siamo di fronte a un leader che
ha governato per molto tempo e questo può incrementarne il
giudizio di leadership. Oppure il fatto che nel caso di Grillo siamo
153
di fronte a un leader che non era tra i candidati al Parlamento e
dunque non può esercitare de facto la leadership in Parlamento.
Comunque sia, rimane il fatto che nessuno dei candidati alle
ultime elezioni ha preso il testimone di Berlusconi in termini di
percezione di energia.
Prendiamo ora in esame le righe non in grassetto della tabella
11.2, che si riferiscono all’attribuzione delle caratteristiche ai
diversi leader in funzione della scelta di voto degli elettori. In
questo modo possiamo rilevare quali caratteristiche sono state
attribuite in modo trasversale da elettori di partiti diversi a un
certo candidato e quali caratteristiche invece vengono attribuite a
un candidato soprattutto dagli elettori del proprio schieramento.
Vediamo così che gli elettori delle varie parti politiche sono sostanzialmente unanimi nell’attribuire la caratteristica dell’energia
a Berlusconi ma anche quella della competenza a Monti. Nel caso
dell’empatia e dell’onestà, invece, si vede chiaramente che queste
caratteristiche vengono attribuite in modo molto più accentuato
dagli elettori al candidato della propria parte politica piuttosto
che agli altri. Ad esempio salta all’occhio come gli elettori di
centro siano concordi nel definire Monti empatico. Il 78% degli
elettori di centro lo definisce così contro una media molto più
bassa (26%) nel caso degli altri elettori. Si noti anche come più
della metà degli elettori definiscano Berlusconi onesto (67%)
mentre gli elettori delle altre parti politiche gli attribuiscono
molto raramente questa caratteristica (6%).
Questi dati confermano in ambito politico quanto già rilevato
dalla ricerca psicosociale in altri ambiti, ossia che quando valutiamo persone che appartengono al nostro gruppo (quindi in questo
caso alla nostra parte politica) tendiamo a dare più importanza
alle caratteristiche dell’empatia e dell’onestà che a quelle dell’energia e della competenza. Se ad esempio una persona del nostro
gruppo viene attaccata ci schieriamo in sua difesa soprattutto
se l’attacco riguarda la caratteristica dell’empatia o ancora di
più la caratteristica dell’onestà. Le caratteristiche dell’energia e
della competenza sembrano invece ricevere una valutazione più
«oggettiva», nel senso che sono meno soggetti a distorsioni che
derivano dal fatto di valutare una persona della nostra stessa parte.
154
In queste elezioni non sorprende dunque che anche elettori non
di centro-destra, che giudicano nel complesso negativamente un
candidato come Berlusconi, gli abbiano riconosciuto comunque
un alto livello di energia.
4. Domanda e offerta di leadership
Alla luce dei dati raccolti nel corso della nostra indagine, un
discorso a parte merita in particolare il dato dell’energia della
leadership. Stando ai risultati presentati nella tabella 11.2??, sono
due i candidati maggiormente percepiti come «leader forti»: Silvio
Berlusconi e Beppe Grillo. In un contesto elettorale con nessun
vincitore e più di uno sconfitto, questi sono a loro volta i leader che
a maggior ragione di altri possono essere considerati vincitori (qui:
riferimento ad altro capitolo). Al fine di valutare l’importanza a
livello elettorale della leadership forte, è utile mettere in relazione
la percezione dell’energia dei candidati (offerta di leadership) con
la necessità percepita di un leader forte a capo dell’esecutivo (domanda di leadership). È interessante notare come, nel corso degli
anni, la domanda di leadership sia costantemente aumentata fra gli
elettori italiani. Nel 2001, quasi il 70% degli intervistati rispondeva
affermativamente alla domanda «Oggi in Italia c’è bisogno di un
leader forte». Tale percentuale superava il 75% sia nel 2006 che
nel 2008, per raggiungere il picco dell’85% in questa tornata
elettorale. Questo dato è da attribuirsi a una serie di fattori sia
sistemici (crescita di sentimenti antipolitici, aumentata insicurezza
economica), sia più strettamente politici (carenza dell’offerta di
centro-sinistra in tema di leadership forte). Quello che cambia
in maniera drastica in questa elezione rispetto al passato è però
la forte propensione anche fra gli elettori di centro-sinistra, così
come fra i non collocati, a condividere la necessità di un leader
forte. Tale osservazione ci porta a esaminare la possibilità che sia
proprio la mancata offerta di una leadership forte da parte del
centro-sinistra ad aver favorito il risultato elettorale largamente
insoddisfacente per la coalizione guidata da Bersani. Una risposta
in questo senso ci viene fornita dai dati presentati nella tabella
155
TAB. 11.3. DOMANDA/OFFERTA DI LEADERSHIP, PER PARTITO VOTATO
Movimento 5 stelle
Centro-sinistra
Centro
Centro-destra
Tutti
DOMANDA
OFFERTA
81
75
89
97
86
89
50
59
95
73
SALDO
+8
–25
–32
–2
–13
11.3, dove mettiamo in relazione la domanda di leadership fra
gli elettori dei vari schieramenti con l’offerta di leadership di tali
schieramenti.
La tabella riporta alla voce «Domanda» la percentuale di
intervistati che dichiarano che in Italia c’è bisogno di un leader
forte, controllando per lo schieramento da loro votato in questa
elezione. La voce «Offerta» si riferisce invece al dato (tab. 11.2)
relativo alla percentuale di elettori di ognuno degli schieramenti
che dichiarano di percepire la qualità dell’energia nel leader dello
schieramento da loro votato. Tanto nel caso degli elettori del
centro-sinistra quanto in quelli della coalizione di centro, vediamo
come la proporzione di coloro che sentono il bisogno di un leader
forte per la nazione sia molto più alta di quella di coloro che considerano Bersani (o Monti) un leader forte. Il «Saldo» per questi
due partiti è nettamente negativo. Valori diametralmente opposti
per Berlusconi e Grillo (per quest’ultimo, il saldo è addirittura in
attivo). L’ultima riga mostra il dato relativo all’intero campione.
La mancata congruenza tra domanda e offerta mostra una sorta
di «deficit di leadership» (vale a dire, la quantità di domanda di
leadership non soddisfatta dall’offerta politica) fra gli elettori
italiani che solo Grillo e Berlusconi sono stati in grado di colmare.
5. ???
Nel mondo, l’Italia è stata osservata negli ultimi vent’anni come
una sorta di laboratorio della personalizzazione politica, dal caso
Berlusconi ai successi e fallimenti di tanti altri «partiti personali».
Questa fase storica pare tutt’altro che conclusa, e non solo per la
156
possibile transizione del sistema politico italiano da un modello
parlamentare a uno di tipo maggiormente presidenziale, con la
conseguente e ulteriore enfatizzazione di candidati, leader e persone; ma anche perché continuano a essere ben vive le cause stesse
della personalizzazione politica, che nel caso italiano dipendono
in buona misura dalla sfiducia generalizzata nei partiti e nella
classe politica, e dalla speranza possibile incarnata dalla figura del
leader, tanto più in un contesto di grave crisi economica. In questo
quadro va letta la crescente domanda di leadership nell’elettorato,
anche fra quello di centro-sinistra, storicamente più refrattario
all’idea del leader forte ma ormai tentato da questa strada, anche
come possibile rimedio alle tendenze centrifughe e correntizie
che, dopo avere rischiato l’implosione del suo principale partito,
continuano a minacciarne un progressivo logoramento.
157