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Collana Studi e Ricerche 110 Studi umanistici Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee Paola Volpini 2022 Copyright © 2022 Sapienza Università Editrice Piazzale Aldo Moro 5 – 00185 Roma www.editricesapienza.it editrice.sapienza@uniroma1.it ISBN 978-88-9377-209-9 Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 11420 Finito di stampare nel mese di marzo 2022 presso Sapienza Università Editrice La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi microfilm, film, fotocopie), nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i Paesi. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. All Rights Reserved. No part of this publication may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopy, recording or any other information storage and retrieval system, without prior permission in writing from the publisher. All eligible parties, if not previously approached, can ask directly the publisher in case of unintentional omissions or incorrect quotes of sources and/or photos. In copertina: Rubens, Peter Paul, Selbstbildnis im Kreise der Mantuaner Freunde, Wallraf-Richartz-Museum & Fondation Corboud. Photo: © Rheinisches Bildarchiv Cologne, Walz, Sabrina rba_d038880. Indice Introduzione. L’impossibile censimento degli ambasciatori 7 1. Forme e caratteristiche della diplomazia nella prima età moderna 1.1. Gli stati minori e le potenze europee 1.2. Strumenti e spazi della diplomazia 1.3. Preparazione e requisiti 1.4. Chi sceglie l’ambasciatore? Forme statuali e reclutamento 1.5. Una moltitudine di figure: residenti, straordinari, inviati, agenti 40 2. In corte 2.1. Le istruzioni 2.2. L’alloggio dell’ambasciatore 2.3. Segretari 2.4. Il passaggio di consegne e gli usi locali 2.5. A udienza: accreditamento e primi contatti 2.6. Ambasciatori straordinari e reputazione 2.7. Le spese 49 49 52 61 64 72 79 85 3. Alcuni anni, o una vita intera, all’estero 3.1. Amicizie e reti di relazioni 3.2. Gruppi politici e dinamiche fra fazioni 3.3. Restare informato 3.4. La rete dei corrispondenti 3.5. Archivi e cancellerie 3.6. Un ufficiale all’estero 17 17 26 29 35 89 89 96 101 108 110 116 6 Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee 4. Ripartire 4.1. Congedarsi dal sovrano 4.2. Le relazioni degli ambasciatori 4.3. I dispacci, materia per la formazione diplomatica 4.4. Un baule pieno di carte e di libri 4.5. Carriere 123 123 125 130 137 146 Conclusioni Bibliografia Indice dei nomi 151 155 187 Introduzione. L’impossibile censimento degli ambasciatori Se osservassimo gli stati europei all’inizio del secolo XVI, monarchie, principati e regimi oligarchici che stanno vivendo diversi processi di consolidamento e di radicamento sui territori secondo percorsi articolati e compositi, vedremmo anche una rete virtuale di individui in movimento. Mercanti, soldati, religiosi, studenti e poi corti itineranti con i loro apparati, a volte molto estesi, di ministri e alti ufficiali e di servitori della corte e della casa. Anche l’attività dei diplomatici sarebbe molto visibile: da parte di alcuni organismi statali vedremmo l’invio di ambasciatori residenti, destinati a stabilirsi per alcuni anni, tre di norma, presso stati lontani o della stessa parte politica; se disegnassimo una rappresentazione grafica coglieremmo in alcune corti una spinta particolarmente intensa all’invio di ambasciatori: quelle dell’Italia centro-settentrionale, nel secolo XV; quella di Ferdinando d’Aragona e poi quelle di Massimiliano I e di Enrico VII andando verso il secolo successivo. Volgendo lo sguardo alla destinazione, nel primo ‘500 constateremmo una concentrazione di ambasciatori residenti presso i pontefici e verso alcuni stati in via di consolidamento. L’attività dei rappresentanti diplomatici potrebbe essere colta in tutta la sua articolazione solo se seguissimo anche l’invio dei rappresentanti non permanenti. Molti infatti furono gli stati che all’inizio del Cinquecento non intendevano affidare i propri negoziati agli ambasciatori, e ancor meno a quelli permanenti. Aveva una lunghissima tradizione l’invio di ambasciatori straordinari, invitati a soggiornare presso il sovrano il tempo necessario alla presentazione delle questioni o al negoziato e in seguito a ripartire. Era inoltre ancora praticato con frequenza l’incontro fra sovrani, con la speranza, non sempre confermata dai fatti, che trattare vis–à-vis con gli altri sovrani portasse a una più efficace definizione dei negoziati. 8 Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee L’azione diplomatica non sarebbe però compresa appieno neppure attraverso la considerazione dei diversi tipi di ambasciatori e degli incontri fra sovrani. Occorrerebbe tener conto anche delle figure che viaggiavano con l’ambasciatore: il segretario d’ambasciata, in primo luogo; spesso alcuni membri della famiglia quali fratelli, figli o nipoti, che lo seguivano per istruirsi attraverso l’esperienza; inoltre i numerosi servitori che potevano includere figure di fiducia e altre più distanti. Agli ambasciatori si aggiungevano inoltre diversi tipi di emissari. Quelli mandati presso organismi minori, che non potevano avere la qualifica di ambasciatori ma ne svolgevano molte delle funzioni: residenti, inviati, agenti, a loro volta accompagnati da diverse figure, si muovevano fra organismi non pienamente sovrani ma con ampie giurisdizioni: si pensi al viceregno di Napoli dove Venezia non mandava l’ambasciatore ma manteneva un residente, cerniera per le comunicazioni, le trattative, le decisioni. Si volga lo sguardo alle Città anseatiche che, godendo di un ruolo di rilievo nelle trattative commerciali, avevano ottenuto di accreditare un ambasciatore in Spagna nel secolo XVII. Nel considerare l’agency degli individui collegati al mondo della mediazione diplomatica, il quadro dovrebbe includere anche quanti gravitavano attorno alle corti e alle ambasciate: in parte si trattava degli stessi cortigiani che tessevano relazioni e mettevano in circolazione informazioni e notizie; in parte erano figure differenti, che di norma transitavano per le corti o che vivevano la vita della città ed entravano o uscivano dalla corte all’occorrenza: dai traduttori ai servitori, dai militari ai commercianti, dai religiosi agli artisti, dai precettori ai medici, dagli informatori alle spie. Una schiera di individui che attraversava spazi: dal corto raggio dei tratti intra-cittadini o peri-cittadini (taverne e botteghe, abitazioni interne ed esterne alla città, monasteri e conventi) a quello medio degli spostamenti fra città vicine e alle distanze maggiori che univano città e corti di stati diversi1. 1 Alcune ricerche che hanno dato un contributo al rinnovamento degli approcci di storia della diplomazia sono L’invention de la diplomatie: Moyen Age – Temps modernes; Ambasciatori e nunzi. Figure della diplomazia in età moderna; Politics and diplomacy in early modern Italy; Rivero Rodríguez, Diplomacia y relaciones exteriores en la Edad Moderna, 1453-1794; Diplomazia e politica della Spagna a Roma. Figure di ambasciatori; Andretta, L’arte della prudenza. Teorie e prassi della diplomazia nell’Italia del XVI e XVII secolo; Paroles de Négociateurs. L’entretien dans la pratique diplomatique de la fin du Moyen Âge à la fin du XIXe siècle; Sulla diplomazia in età moderna. Politica, economia, religione; Lazzarini, Communication and Conflict. Italian Diplomacy in the Early Renaissance, 1350-1520; De l’ambassadeur. Les écrits relatifs à l’ambassadeur et à l’art de négocier du Moyen Âge au début du XIXe siècle; Practices of Diplomacy in the Early Modern World, c.1410-1800; Esperienza Introduzione. L’impossibile censimento degli ambasciatori 9 Con il radicamento della residenzialità degli ambasciatori si aprirono situazioni nuove: nelle città si stabilirono ambasciate più organizzate; la residenza all’estero per diversi anni rendeva necessario disporre di una sede diplomatica, che era nello stesso tempo abitazione dell’ambasciatore e sede dell’ambasciata, e vedeva la presenza di un nutrito numero di servitori. Inoltre fra le attività dell’ambasciatore residente la creazione di una rete di conoscenze sempre più radicata sul territorio acquisiva un peso fino ad allora sconosciuto. Non bastava appoggiarsi ai connazionali eminenti presenti in loco; occorreva sviluppare una serie di contatti, amicizie, rapporti di collaborazione vasti e articolati. Nel censimento che stiamo costruendo l’instaurazione di ambasciate permanenti dovrebbe quindi essere ben evidenziata per i rapporti che produsse e non tanto quale segno della presunta modernità degli stati che tali ambasciatori avevano inviato. Su questo aspetto, a lungo centrale per gli studi sulla diplomazia in età moderna, ricerche recenti hanno proposto un mutamento di prospettiva, leggendo la nascita della diplomazia permanente in una fase emergenziale quale strumento per il rafforzamento degli stati e non invece quale suo risultato2. Per i secoli XVI e XVII, il periodo considerato in questo volume, con qualche incursione nel secolo XVIII, la diffusione della residenzialità degli ambasciatori è nondimeno importante per i profondi mutamenti che comportò nell’organizzazione delle spedizioni diplomatiche e in seguito per gli strumenti informativi che produsse in misura sempre più consistente. Alla corte di destinazione provocò la crescita delle reti di rapporti, degli scambi di inviti e anche della pratica di consegna di doni, che dal livello dello scambio di oggetti artistici, di consolidata tradizione fra sovrani, si diffuse ed espanse in più direzioni: la pratica di offrire regali anche di valore modesto fra colleghi, per un verso, e la moltiplicazione dei doni per amicarsi i membri più potenti della corte per l’altro3. e diplomazia. Saperi, pratiche culturali e azioni diplomatica nell’Età moderna (secc.XVXVIII) / Expérience et diplomatie. Savoirs, pratiques culturelles et action diplomatique à l’époque moderne (XVe-XVIIIe s.); Ambassades et ambassadeurs en Europe (XVe-XVIIe siècles); Beyond Ambassadors. Consuls, missionaries, and spies in premodern diplomacy. 2 Fubini, La “residentialité” de l’ambassadeur dans le mythe et dans la réalité: une enquête sur les origines; Lazzarini, Communication and Conflict. Italian Diplomacy in the Early Renaissance (1350- 1520). 3 Colomer, The Persuasive Diplomacy of Gifts. 10 Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee La residenza all’estero che durava anni comportò inoltre la moltiplicazione dei rapporti epistolari con la sede di origine. Flussi di missive inviate con regolarità ai sovrani e ai segretari, e poi molto spesso anche a familiari, amici e colleghi, circolarono con una densità sconosciuta fino a quel momento creando nel secolo XVI un deposito di saperi inedito e che richiese nuovi strumenti di gestione. All’inizio del periodo considerato le forme della diplomazia stavano vivendo una fase di transizione, non esclusivamente collegata alla presenza stabile o meno degli ambasciatori, cioè alla diffusione della residenza permanente. Si trattò anche della definizione di ruoli e di spazi di manovra da parte di coloro che inviavano l’ambasciatore; dell’individuazione degli strumenti di azione presso la corte di destinazione (uomini di fiducia, procacciamento di informazioni, occasioni di incontro); dell’introduzione di linguaggi simbolici atti a mettere in scena i momenti di incontro al cospetto dei sovrani nel quadro di una società gerarchica basata sulla distinzione di rango e della formulazione degli strumenti concettuali utili ad affrontare il confronto politico4. Se dunque guardassimo, come ho detto in apertura, alla circolazione di quanti furono impegnati – spesso, potremmo dire oggi, a tempo parziale –nelle attività legate alla diplomazia alle porte dell’età moderna, la costellazione di figure in movimento che vedremmo sarebbe ricchissima: molto più ampia di quella che otterremmo attraverso l’ipotetico censimento dei soli ambasciatori permanenti; molto più mobile di quella che potremmo tracciare se considerassimo esclusivamente gli spostamenti degli inviati con mandato ufficiale. Dovremmo includere gli informatori, gli inviati con incarichi a carattere ufficiale o con funzioni celate e gli ambasciatori straordinari per questioni cerimoniali. In questi viaggi l’ambasciatore era accompagnato dalla servitù; con frequenza viaggiavano con lui i membri giovani della famiglia che in questo modo vivevano un’esperienza formativa sia attraverso il periodo trascorso all’estero e la conoscenza di paesi lontani, sia acquisendo i primi rudimenti del mestiere. Anche a proposito del segretario d’ambasciata, una figura particolare, potremmo cogliere mansioni e prerogative diverse nelle varie realtà istituzionali. Alcuni sovrani facevano in 4 Cosandey, Le rang. Préséances et hiérarchies dans la France d’Ancien Régime; Spagnoletti, Principi italiani e Spagna nell’età barocca; Andretta, L’arte della prudenza Teoria e prassi della diplomazia nell’Italia del XVI e XVII secolo. Introduzione. L’impossibile censimento degli ambasciatori 11 modo che presso l’ambasciata, quando il diplomatico residente tornava a casa, il segretario fosse presente affinché potesse trasmettere al nuovo ambasciatore tutte le informazioni necessarie, in altri casi il segretario viaggiava con l’ambasciatore. Ma dove possiamo porre il limite agli individui da inserire nella nostra mappa? I connazionali presenti a corte, spesso figure influenti, commercianti, aristocratici o militari, che viaggiando entravano in contatto con gli ambasciatori, scambiavano informazioni e conoscenze, e introducevano l’ambasciatore negli ambienti utili a ottenere informazioni, possono essere considerati parte del sistema diplomatico? E come considerare gli uomini di lettere e gli ecclesiastici di alto rango, usi ad avere stretti rapporti con le figure della politica più attente alla dimensione culturale e a condividerne gli interessi? Gli incarichi affidati agli ambasciatori, inoltre, si combinarono in un intreccio spesso indissolubile con il disimpegno di altre funzioni. Funzioni informative, funzioni di negoziato e funzioni di rappresentanza sono i tre aspetti che tradizionalmente erano attribuiti agli ambasciatori della piena età moderna. In questo caso il loro era considerato un ruolo stabilmente definito presso una corte estera – così in Callières. Molti altri furono nondimeno gli ambiti di intervento dei rappresentanti alle corti estere: sia degli ambasciatori straordinari, che non scompaiono neanche quando quelli residenti si diffondono in modo capillare, sia di quelli ordinari o residenti, che disimpegnarono anche funzioni di mediazione sociale o a carattere culturale nei cultural exchanges. Rapporti con il territorio e reti clientelari possono far luce sulle modalità in cui le oligarchie furono integrate nel servizio al sovrano che gli ambasciatori rappresentavano. Interessi artistici o scientifici, conoscenze in campo letterario, disponibilità di oggetti esotici, erano varchi per entrare in contatto con i membri della corte ospitante, individuando occasioni e temi sui quali costruire momenti di condivisione. Per comprendere come si legarono gli individui e come circolarono interessi e scambi culturali questo censimento virtuale dovrebbe indagare in altre direzioni, analizzando altresì i processi della mediazione culturale sia durante gli anni di vita all’estero degli ambasciatori, sia al loro rientro: libri, manoscritti e carte geografiche, a volte intere biblioteche, acquisiti sulla base degli interessi coltivati nel corso delle missioni, in seguito trasferiti quando l’ambasciatore tornava a casa. E poi prodotti medici, specie botaniche, oggetti artistici, arredi e così via. 12 Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee La materialità della circolazione culturale e gli influssi sull’universo dei saperi fornirebbero così elementi per comprendere modalità e occasioni di cultural exchanges in Europa e al di là di essa5. Dunque molti membri di un sistema diplomatico inteso in senso allargato, per un verso, e molte funzioni assolte dai diplomatici, per l’altro. È un intreccio di gruppi e di singoli individui, che si spostavano a volte insieme e a volte in solitario, con ruoli in parte sovrapposti e in parte distinti, quello che dobbiamo immaginare si sia formato intorno al ruolo degli ambasciatori sin dall’inizio dell’età moderna. L’ipotetico censimento di queste figure si dovrebbe disegnare per momenti successivi, con un’articolazione di ruoli e funzioni che andrebbe a sovrapporsi parzialmente a quelli degli agenti della politica, dell’informazione, della mediazione culturale. Questa ricognizione virtuale dovrebbe registrare anche i contatti a distanza delle figure della diplomazia. Qui a muoversi non sarebbero gli individui ma i testi scritti e la materialità degli oggetti informativi. Non mi riferisco solo e non tanto ai carteggi, a cui ho già fatto riferimento. Penso agli scambi informativi e culturali: le relazioni, le copie delle mappe, gli esemplari delle disposizioni legislative, gli avvisi manoscritti oltre che quelli a stampa; i libri e le copie di libri per la circolazione, il prestito o il dono; oggetti ed essenze esotiche, dipinti e piccoli arredi artistici; cibi pregiati; ricette e preparazioni mediche. In questo quadro coglieremmo un intreccio di invii epistolari molto articolato: presso lo stato di origine, vedremmo che l’ambasciatore o l’inviato scriveva a diversi referenti di governo, in modo ufficiale, sulla base delle questioni affrontate nelle corrispondenze (interessi di approvvigionamento o sanitari, per esempio). Attraverso canali privati egli spesso scambiava lettere con i parenti più prossimi o più fidati, e poi con colleghi o altri individui con cui manteneva aperti canali di amicizia o di reciproco sostegno. La corte di origine d’altra parte non 5 Per gli aspetti legati all’universo culturale: Hampton, Fictions of Embassy. Literature and Diplomacy in early modern Europe; Artistic and Cultural Exchanges between Europe and Asia, 1400-1900; Double Agents. Cultural and Political Brokerage in Early Modern Europe; Tramiti. Figure e strumenti della mediazione culturale nella prima età moderna; Early Modern Diplomacy, Theatre and Soft Power; Embajadores culturales. Transferencias y lealtades de la diplomacia española en la Edad Moderna. È molto fecondo il dialogo fra gli studi sulla diplomazia e i doni artistici: The Diplomacy of Art: artistic creation and Politics in Seicento Italy; Arte y diplomacia de la monarquia hispanica en el siglo XVII; L’arte del dono. Scambi artistici e diplomazia tra Italia e Spagna, 1550–1650; The Art of Embassy. Objects and Images in the Early Modern Diplomacy. Introduzione. L’impossibile censimento degli ambasciatori 13 era il solo polo della sua comunicazione. I colleghi presenti presso altre corti, spesso conosciuti prima della partenza, rappresentavano dei contatti necessari per avere un’informazione aggiornata e affidabile, e con loro dunque potevano essere alimentati scambi di lettere; sul territorio in cui il diplomatico era inviato, potevano inoltre stringersi rapporti anche a distanza con i nazionali e con altre figure. Il movimento era amplificato attraverso la moltiplicazione degli oggetti in circolazione e la crescita dei nodi della rete di contatti epistolari. Questo censimento virtuale, con rappresentazioni dei diversi momenti, fornirebbe un’immagine a macchia di leopardo, con spazi e momenti ad alta densità di presenze, carteggi, movimenti. Le zone con una densità maggiore, ovviamente, cambierebbero nel corso del tempo, in relazione al dispiegarsi delle dinamiche più ampie: la fondazione di corti permanenti dopo il superamento di quelle itineranti, le fasi di guerra alternate a quelle di pace, segnerebbero differenze profonde nella distribuzione degli individui, dei contatti e della circolazione delle loro lettere e degli oggetti. Conterebbero anche le sensibilità personali dei sovrani, che influirono, soprattutto nel primo ‘500, sulla decisione di ammettere ambasciatori permanenti, considerando le potenzialità che la residenzialità offriva loro, e anche, per il verso opposto, i limiti che la presenza stabile di ambasciatori poteva imporre alla politica della corte. Il consolidamento della residenzialità non visse infatti un andamento progressivo e uniforme. Nondimeno i risultati in termini di gestione delle informazioni ottenuti da quanti usarono precocemente questi mezzi, come nel caso di Ferdinando d’Aragona, portarono gli altri sovrani a riconoscere la necessità di introdurre questo nuovo strumento di governo. Si pensi a Francesco I che, reduce dalla sconfitta di Pavia, al ritorno dalla umiliante pace di Madrid diede un cambio di passo alla struttura diplomatica del suo regno. Centrale fu la comprensione da parte dei sovrani dell’importanza di ottenere aggiornamenti informativi continui sulle realtà vicine o lontane. Nella sua relazione del 1543 Marino Cavalli, che nel 1541 era stato inviato come ambasciatore di Venezia presso Ferdinando Re dei Romani6, metteva a fuoco questo punto riflettendo sul significato delle relazioni degli ambasciatori per l’acquisizione di notizie e informazioni ponderate. Nella Relazione di Marino Cavalli ritornato ambasciatore da Ferdinando Re de’ Romani nel Decembre del 1543 egli distingueva fra le notizie che aveva trasmesso attraverso le lettere, in cui aveva 6 Olivieri, Cavalli, Marino. 14 Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee scritto «minutamente ogni cosa» ma non aveva potuto approfondire «le cause, li consigli, con che intenzione e con che mezzi siano state fatte le cose, e che fine abbino avuto», e la relazione finale. In quest’ultimo scritto non si accontentava di fornire una descrizione di qualche «generalità» e comunicava «distinta e particolarmente con ogni dependenza le cose de’ vicini» per permettere all’oligarchia veneta di «saper bene le forze e il modo del governo degli altri» per «negoziare e preveder di lontano» quasi come un «indovino»7. L’enfasi sulla necessità che il vertice politico aveva non solo di acquisire continuamente notizie e aggiornamenti ma anche di ricevere commenti ragionati è un chiaro segnale dell’importanza ora attribuita al sistema informativo8. La creazione della costellazione degli emissari, ambasciatori residenti o straordinari con l’insieme dei collaboratori, dei contatti sporadici, opachi o instabili, rappresentò quindi un originale apporto della diplomazia residenziale alla politica dell’età moderna. Un’altra prospettiva di ricerca da considerare è quella relativa agli ulteriori sbocchi professionali di coloro che avevano disimpegnato il ruolo del diplomatico. Al loro rientro gli ambasciatori godevano sempre di una “promozione” (da nunzio a cardinale, da ambasciatore a membro del governo di vertice) o c’erano anche dei casi in cui il diplomatico era messo da parte? E cosa ne era dell’universo di relazioni e contatti con i membri della corte presso cui l’ambasciatore aveva soggiornato per anni, e del patrimonio di libri e oggetti d’arte che taluni avevano raccolto grazie alle opportunità date dai viaggi? La ricostruzione dei profili di alcuni individui durante un ampio arco temporale dà anche sotto questo punto di vista nuova luce all’universo delle pratiche sociali e culturali nella prima età moderna. In questo volume mi sono proposta di rivedere il profilo della diplomazia nella prima età moderna guardando al rapporto fra quello che l’analisi istituzionale e la trattatistica ci dicono e quello che emerge dalle 7 Cavalli, Relazione di Marino Cavalli ritornato ambasciatore da Ferdinando Re de’ Romani nel Decembre del 1543. 8 Sulla crescita del sistema informativo nella prima età moderna News Networks in Early Modern Europe; Pettegree, L’invenzione delle notizie. Come il mondo arrivò a conoscersi; Petitjean, L’intelligence des choses: une histoire de l’information entre Italie et Méditerranée, XVIe–XVIIe siècle; Ambassadeurs, apprentis espions et maîtres comploteurs. Les systèmes de renseignement en Espagne à l’époque moderne; News and Politics in Early Modern Europe (1500-1800); Infelise, Prima dei giornali. Alle origini della pubblica informazione. Secoli XVI e XVII; The Politics of Information in Early Modern Europe; L’informazione politica in Italia, secoli XVI-XVIII e L’information à l’époque moderne. Introduzione. L’impossibile censimento degli ambasciatori 15 fonti a carattere “pratico”. I percorsi storiografici intorno alla storia della diplomazia in età moderna sono ormai apparsi maturi per andare oltre l’idea della diplomazia come strumento per consolidare lo stato nella sua incipiente fase di centralizzazione. In un periodo ricco di approcci innovativi allo studio della mediazione diplomatica9, è sempre più condivisa l’idea che essa debba essere studiata come parte di un sistema politico, sociale, culturale, religioso e che attraverso la concreta analisi dei profili degli attori ma anche delle loro pratiche si possano cogliere le intersezioni ancora fortissime nella prima età moderna fra organismi istituzionali eterogenei, in un contesto caratterizzato da un marcato policentrismo politico e da tensioni diverse, alcune delle quali andavano verso la definizione di strumenti istituzionalizzati nuovi e altre premevano per la conservazione di pratiche più risalenti. Dinamiche complesse che sono state analizzate anche attraverso un approccio aperto alla considerazione dei numerosi agenti della mediazione diplomatica, in un ventaglio di figure dotate di incarichi formalizzati o informali, pubblici o segreti, temporanei o stabili. Ho preso in considerazione anzi tutto gli ambienti da cui gli emissari provenivano e quelli in cui dovevano inserirsi, le modalità di selezione di ambasciatori e agenti, connesse ai profili culturali e professionali di questi ultimi ma anche alle appartenenze politiche e sociali, quindi gli spazi della loro azione, così come gli scritti (libri, manoscritti, materiali di lavoro) e gli oggetti che la missione diplomatica metteva in circolazione all’interno di più ampi processi di scambio culturale. L’intreccio fra questi diversi livelli e tra le differenti fonti ha permesso di offrire alcuni elementi di riflessione su temi nodali della storia della diplomazia nella prima età moderna, congiungendo l’analisi delle realtà istituzionali a quella dei percorsi individuali e la considerazione degli interessi dei piccoli gruppi e delle fazioni allo studio delle opzioni di ambasciatori, inviati, agenti e altri emissari in movimento nell’Europa della prima età moderna. 9 Per orientarsi in questa messe di studi rimando ad alcune rassegne: Watkins, Towards a New Diplomatic History of Medieval and Early Modern Europe; Cox, Adams, Introduction; Bély, Histoire de la diplomatie et des relations internationales des Temps modernes: un état de la recherche en France, e Daniela Frigo, Politica e diplomazia. I sentieri della storiografia italiana; Carrió-Invernizzi, A New Diplomatic History and the Networks of Spanish Diplomacy in the Baroque Era; Lazzarini, Storia della diplomazia e International Relations Studies fra pre- e post- moderno; Sowerby, Early modern diplomatic history e Volpini, La diplomazia nella prima età moderna: esperienze e prospettive di ricerca. 16 Ambasciatori nella prima età moderna tra corti italiane ed europee Per concludere vorrei fare riferimento alla genesi di questo volume. Esso è nato anche grazie al continuo dialogo con studenti, laureandi e dottorandi dell’Università della Sapienza che ringrazio per la passione con cui hanno sempre partecipato alle lezioni e ai seminari sulla storia della pratica diplomatica in età moderna. Desidero ringraziare inoltre l’Ateneo Sapienza, il Prof. Umberto Gentiloni, direttore di Sapienza Università Editrice, la Dott.ssa Marianna Ferrara, componente del Consiglio Scientifico-Editoriale di Sapienza Università Editrice per la Macroarea E, e i revisori anonimi per gli utili suggerimenti. Sono grata ai colleghi del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo per le ricche opportunità di confronto e gli scambi proficui e all’amico e collega Fabien Montcher per l’idea dell’immagine di copertina. Questo volume è stato pubblicato con l’appoggio del progetto “Circolazione delle élites e percorsi internazionali: mobilità sociale e connessioni culturali fra Italia, stati dell’Europa e del Mediterraneo (secoli XVI-XVIII)” – n. protocollo RM11715C787ED539 finanziato da Sapienza, Università di Roma. Ha come punto di partenza il volume Il viaggio dell’ambasciatore. Tra stati italiani e corti europee (XVI-XVII s.), Tab edizioni, Roma, 2020, e ne costituisce un’assai ampia rielaborazione, con alcune parti interamente nuove. Lo stesso progetto oltre a questo volume ha avuto come esito l’organizzazione, insieme ad Albane Cogné, Maître de conférences, Université de Tours, di un convegno internazionale (Roma, 3 – 4 ottobre 2019, Sapienza Università di Roma e École française de Rome) dedicato a Circolazione delle élites e percorsi internazionali: mobilità sociale e connessioni culturali fra Italia, stati dell’Europa e del Mediterraneo (secoli XVI-XVIII) e la pubblicazione di un numero monografico a mia cura su Mobilità sociale e circolazione delle élites fra Italia e stati dell’Europa (secoli XVI-XVIII), per i «Mélanges de l’École française de Rome, Italie et Méditerranée modernes et contemporaines» 133-1, 2021.