Documenti e inediti
Maria Cristina di Francia, Mazzarino
e gli effetti della presa di Casale (1652).
Una lettera inedita di Benoît Cise de Grésy
Cecilia Russo
Il 20 ottobre 1652 Casale, importante piazzaforte del
Monferrato sotto dominio francese dal 1628, fu conquistata
dagli Spagnoli. Nel tentativo di rimpossessarsi della città,
i Francesi contavano sull’alleanza con il Ducato di Savoia,
retto da Maria Cristina di Francia 1, prima Madama Reale.
Casale già aveva subito attacchi spagnoli nel 1628, 1630
e 1639: il 10 ottobre 1652 le truppe iberiche assaltarono
la cittadella dove si era asserragliato l’esercito francese.
Il governatore del luogo, Jean-François de Tremolet de
Buccelli, marchese di Montpezat2, in quei giorni assente,
era stato sostituito dal luogotenente generale, che dapprima resistette all’offensiva nemica capeggiata dal marchese
Caracena3, ma dopo dieci giorni fu costretto alla resa 4.
Le corrispondenze diplomatiche evidenziano con chiarezza quanto la questione legata a Casale avesse inasprito i
rapporti tra la Francia e il Ducato. Di particolare interesse
in tal senso è una lettera, datata 7 febbraio 1653, nella
quale Benoît Cise de Grésy informò Cristina, in merito al
suo incontro con il cardinale Mazzarino.
Le missive di Cise non erano vere e proprie relazioni
ufficiali, ma resoconti informali alla Duchessa, scritti con
franchezza e spontaneità: esse permettono di scoprire dettagli e retroscena a oggi sconosciuti, quali atteggiamenti,
espressioni, caratteri e ambiguità delle persone incontrate
dal diplomatico, o commenti suoi sulle vicende in corso 5.
Per comprendere il ruolo chiave del personaggio appare
necessario tracciarne un breve profilo biografico.
Benoît Cise, nato a Chambéry nel 1612 e morto a Torino nel 1701, discendente da una ricca famiglia chierese
di produttori di fustagno, trasferitasi a Chambéry a metà
del XVI secolo, barone e marchese di Grésy e conte di
Pecetto 6, nel 1638 cominciò la sua carriera diplomatica al
fianco dello zio omonimo, rappresentante della corte dei
Duchi di Savoia in Inghilterra, al quale subentrò nel 1640.
Cise restò in Inghilterra presumibilmente fino al 1644, ma
durante l’ambasciata inglese rientrò a più riprese a Torino,
per volere di Maria Cristina. Il 1° gennaio 1645 si recò a
Münster, dove affiancò il marchese di San Maurizio7 al
1
Maria Cristina di Francia (16061663), figlia di Enrico IV di Francia
e della sua seconda moglie Maria
de Medici, il 10 febbraio 1619, a
soli tredici anni fu data in sposa a
Vittorio Amedeo I, duca di Savoia.
Fu reggente prima per il giovane
Francesco Giacinto, fino al 1638,
anno della morte del piccolo Duca
e poi durante la minore età del suo
secondo figlio, Carlo Emanuele II.
Il potere restò nelle sue mani fino
al 1663, anno della morte. Cfr. GAUDENZIO CLARETTA, Storia della reggenza di Cristina di Francia duchessa di
Savoia: con annotazioni e documenti
inediti, Torino, Stab. Civelli, 1869;
HERMANN FERRERO, Lettres de Henriette-Marie de France, reine d’Angleterre, à sa sœur Christine, duchesse de Savoie, Torino, Bocca, 1881;
GIULIA DATTA DE ALBERTIS, Cristina
di Francia, Madama Reale, Torino,
Società Subalpina, 1943; Dizionario
Biografico degli Italiani, Roma, Isti-
Fig. 1. Stemma dei Cise de Grésy
tratto dal Blasonario delle Famiglie Subalpine a cura di Federico
Bona e consultabile on line all’indirizzo http://www.blasonariosubalpino.it/
237
congresso di Vestfalia 8. Restò in Renania fino al 1648, dove
fu apprezzato per la buona padronanza delle lingue italiana
e tedesca.
Dal 1649 al 1651 fu ambasciatore plenipotenziario presso i Cantoni Svizzeri Cattolici9, e proprio nel 1651 contribuì
a stipulare un’alleanza che assicurava al Ducato, in caso di
attacco, il loro sostegno, nonché il diritto di arruolarne i
soldati, e garantiva inoltre reciproca la libertà di commercio.
Nel 1652 Cise fu nominato inviato straordinario della corte
di Torino a Parigi.
Tornò in Savoia nel 1654 e nel febbraio 1655, in qualità
di consigliere ducale nelle Valli valdesi, fu incaricato di
riferire a Madama Reale circa la risoluzione dei disordini
delle “Pasque Piemontesi”10. Soggiornò poi in Svizzera per
diversi periodi fra il 1656 e il 1684, come ambasciatore
ordinario.
Nel corso della vita ricevette molti riconoscimenti: fu
nominato gentiluomo ordinario di camera del Duca di
Savoia, divenne consigliere di Stato e fu insignito della più
importante onorificenza sabauda, ossia il collare dell’Annunziata.
La menzionata lettera a Madama Reale, del 7 febbraio
1653, che qui pubblichiamo, descrive l’incontro di Cise con
Mazzarino, avvenuto il 1° febbraio 1653, a Villers-Cotterêts 11.
Lo scritto fornisce una minuziosa relazione della crisi in cui
si trovavano le truppe del giovane Luigi XIV, comandate
dal visconte di Turenne12, e mostra con quale insistenza
Cristina richiedesse l’aiuto della Francia13.
Nel 1652 la Duchessa aveva incaricato il marchese di
Lullin14 di aprire trattative segrete con i ministri spagnoli
residenti a Vienna e contemporaneamente aveva chiesto alla
corte parigina una tregua al lungo conflitto che devastava
da molti anni il territorio piemontese. La perdita della città
di Casale aveva reso ancora più preziosa per i Francesi
l’amicizia con la reggente, cosicché il Cardinale fece concedere agli ambasciatori sabaudi a Parigi gli onori previsti per i rappresentanti reali, dispose la restituzione delle
fortezze di Verrua e Villanova d’Asti e inviò il maresciallo
Grancey 15, senza soldatesca, in aiuto all’armata guidata
dal conte Quincé 16, che era stato mandato a Casale dopo
l’assedio della città.
Con l’avvicinarsi dell’inverno le truppe francesi si ritirarono in Savoia e Cristina, esasperata dai saccheggi e dalle
violenze, dopo lunghe negoziazioni ottenne che una parte
della soldatesca francese si spostasse nel Delfinato e un’altra
parte nelle Valli valdesi.
Infine incaricò Cise di portare le proprie istanze al
Cardinale Mazzarino, che si trovava in esilio volontario 17.
Questi sarebbe potuto ritornare a Parigi fin dal 21 ottobre
tuto dell’Enciclopedia Italiana, 1960,
v. XXXI, pp. 31-37; GIULIANO GASCA
QUEIRAZZA, Una “chiansonetta” per
l’entrata solenne in Torino di Cristina di Francia, (1620), in “Studi Piemontesi”, XIV, 2 (1985), pp. 283294; GIULIANA BRUGNELLI BIRAGHI,
MARIA BIANCA DENOYÉ POLLONE,
Chrestienne di Francia, Duchessa
di Savoia, Prima Madama Reale,
Cavallermaggiore, Gribaudo, 1991;
LORENZO GILARDI, La morte di Cristina di Francia in due brevi memorie
inedite, “Studi Piemontesi”, XXVIII,
1 (1999), pp. 207-217. Sull’entourage
di nobili presenti alla corte di Savoia
cfr. VERA COMOLI-COSTANZA ROGGERO BARDELLI, La prigione di Fillindo
il Costante: opera inedita (1643) di
Filippo San Martino d’Agliè, Torino,
Centro Studi Piemontesi, 2005.
2
Jean-François de Tremolet de
Buccelli fu nominato marchese di
Montpezat. Capitano di fanteria
sotto il reggimento di Calvisson, poi
maresciallo di campo, il 10 marzo
1651 divenne luogotenente generale. Dal 1635 al 1644 partecipò alle
campagne in Italia, dove combatté
nel 1639 alla presa di Chivasso, nel
1640 all’assedio di Torino e nel 1643
all’occupazione di Trino: SAMUEL
GUICHENON, Histoire généalogique
justifiée par titres, fondations de
monastères... et autres preuves authentiques, Torino, J.-M. Briolo, 1778,
v. III, p. 134; JEAN-BAPTISTE-PIERRE
COURCELLES, Dictionnaire historique
et biographique des généraux français,
Paris, chez l’auteur, 1823, p. 360.
3
Don Luis de Benavides, Carillo
y Toledo (1608-1668) marchese di
Fromista e di Caracena. Governatore del ducato di Milano dal 1648 al
1656 e governatore dei Paesi Bassi
spagnoli dal 1659 al 1664, si distinse nella conquista della fortezza di
Casale nel 1652. CLAUDE-JEAN-BAPTISTE HÉRISSANT PINARD, Chronologie historique-militaire, contenant
l’histoire de la création de toutes les
Charges, Dignités et Grades Militaires supérieurs; de toutes les Personnes
qui les ont possédées, Paris, Claude
Herissant, 1760, v. III, p. 670.
4
GIOVANNI DOMENICO BREMIO,
Cronaca Monferrina, Alessandria,
Società poligrafica, 1911, p. 329;
GUIDO AMORETTI, La piazzaforte di
Casale, in “Atti del Quarto Congresso di Antichità e d’Arte” organizzato
dalla Società Piemontese di Archeo-
238
1652, assecondando le richieste di Anna d’Austria, la quale
considerava la sua presenza indispensabile per ristabilire gli
equilibri politici e preparare l’ascesa al trono di Luigi XIV;
ma preferì riconquistare alcune piazzeforti perse in precedenza, in particolare le città di Rethel e Saint Menehould,
per poi raggiungere l’esercito reale a Vervins e tornare a
Parigi da trionfatore.
Nella prima parte della missiva Benoît riferisce alla
Duchessa il viaggio affrontato per incontrare Mazzarino,
da lui raggiunto a Villers-Cotterêts, dove grazie all’intermediazione del conte Broglia 18, gli rese noto di essere latore
delle lettere della Duchessa di Savoia.
Incontrato il Cardinale, Cise gli illustrò i motivi della
visita: in primis i gravi problemi economici che affliggevano
il Ducato e il timore che le truppe piemontesi, stanziate a
Casale dopo la perdita della città, potessero allearsi con gli
Spagnoli (che godevano dell’appoggio del duca di Parma).
Mazzarino, perplesso, prese a lodare Madama Reale,
affermando di essere al corrente delle necessità della corte
torinese. Ricordò a Cise di aver già dato prova di quanto
il Ducato gli stesse a cuore, quando aveva fatto concedere
agli ambasciatori sabaudi le massime onorificenze. Assicurò
poi che si sarebbe prodigato per gli interessi di Cristina,
non appena rientrato a Parigi, fornendo reclute di fanteria
e cavalleria di rinforzo alle truppe sabaude e inviando in
Savoia soldati per respingere l’armata spagnola e ricavarne
qualche vantaggio. Aggiunse che avrebbe dato all’esercito
anche un aiuto economico e che avrebbe relazionato all’ambasciatore Gian Francesco San Martino d’Aglié riguardo
tutte le questioni.
Venne poi affrontata la questione della nomina del conte
Quincé, come comandante delle truppe francesi. Il conte,
di origini piemontesi, era al servizio di Luigi XIV: la sua
nomina sarebbe stata gradita a Madama Reale, ma, la corte
di Parigi preferì incaricare un maresciallo francese come
capo dell’esercito. Nella seconda parte della lettera, Benoît
rende conto della conversazione avuta sia con alcuni militari francesi sulla debolezza dell’esercito, sia con il conte
Broglia, il quale aveva confermato le buone intenzioni del
Cardinale, garantendo che egli stesso si sarebbe impegnato
a favore del Ducato.
Il 3 febbraio Cise entrò con Mazzarino e il Re di Francia
a Parigi, dove restò fino al 28 febbraio 1653, avendo così
l’opportunità di assistere al celebre Ballet de la Nuit, danzato il 23 febbraio 1653 dal giovane Luigi XIV, all’Hôtel
du Petit-Bourbon 19.
Nonostante l’apparente esito positivo del colloquio,
Cise nel rendiconto alla Duchessa non mancò di esprimere
i suoi timori: egli sosteneva che poiché la corte francese
logia e Belle Arti, 20-21 aprile 1969,
Casale Monferrato, Marietti, 1969,
pp.663-670; IDRO GRIGNOLIO, Casale
Monferrato e le sue vicende storiche,
Casale Monferrato, Editrice Monferrato, 1980; GIOVANNI BATTISTA
VASSALLO, ADRIANO GALASSI, BLYTHE
ALICE RAVIOLA, ROMANO SARZI, Annali che contengono diversi avvenimenti
in Casale Monferrato et altrove, 16131695, Mantova, G. Arcari, 2004.
5
Presso l’Archivio di Stato di
Torino sono conservate 1679 lettere
di Cise, scritte tra il 1621 e il 1684
(Lettere ministri Francia, mazzi: 20,
45, 58, 59, 60; Lettere ministri Svizzera, mazzi: 10, 11, 12, 14, 15,16, 17,
20, 21, 22, 23; Lettere ministri Münster, mazzi 1 e 2; Lettere di particolari
C, mazzo 81 e Lettere di particolari G,
mazzo 46). Queste lettere di indiscutibile valore storico, sono interessanti
anche da un punto di vista linguistico poiché sono importante testimonianza del francese (pre)classico. Il
francese nel Seicento attraversa una
fase delicata di standardizzazione e
regolamentazione. La lingua usata
da Cise è molto instabile, piuttosto
arcaicizzante. Sono inoltre presenti
molte opacità a livello ortografico e
morfologico: CECILIA RUSSO, La correspondance de Benoît Cize de Grésy
avec la Cour de Savoie (1651-1655),
dottorato in “Lettere” - curriculum
francesistica, XXIX ciclo, Università
degli Studi di Torino, 2017.
6
Il feudo di Pecetto dal 5 marzo
1619 proprietà del maggiordomo
Christofaro Cavoretto, tornò nelle
mani della corte per volontà dello
stesso Cavoretto. Il feudo fu messo
in vendita per far fronte alle molte
spese militari e alle provvisioni che i
Duchi di Savoia dovevano sostenere
in tempo di guerra. Il 7 giugno 1630
il feudo, il castello, e le giurisdizioni
annesse vennero acquistate da Benedetto Cise de Grésy (zio del nostro
diplomatico), aiutante di camera del
Principe di Savoia, per mille ducatoni (Archivio Storico di Pecetto, v.
1. 31). Dopo la sua morte, il 16 giugno 1657, Pecetto passò in eredità al
figlio, Vittorio Amedeo Cise, il quale
il 3 marzo 1653 ebbe un contenzioso
con la comunità circa la manutenzione del castello (A.S.P., v. 1. 34).
Il 19 dicembre 1661 Pecetto passò
a Benoît Cise de Grésy, cugino di
Vittorio Amedeo. Benoît rivendicò il
diritto di primogenitura del feudo in
239
era ancora impegnata a resistere agli attacchi di Condé 20
sicuramente non avrebbe avuto come priorità le necessità
sabaude. Del resto egli non era l’unico a mostrarsi scettico
nei confronti delle promesse francesi: Enrichetta di Inghilterra 21, sorella di Cristina, che Cise aveva incontrato una
volta arrivato a Parigi, aveva chiesto di avvertire Madama
Reale che, a suo avviso, si trattava di vane promesse 22, perché la Francia non l’avrebbe aiutata. Il Monferrato infatti
continuò per tutto il XVII secolo ad essere terra di conflitto
e devastazioni.
Confrontando alcune corrispondenze dell’epoca è possibile chiarire quali fossero i reali rapporti tra il Cardinale e
la Duchessa di Savoia. Infatti se nella lettera di Cise sembra
che Mazzarino sia ben disposto verso Madama Reale, in
una lettera del 12 agosto 1653 di Albert Bailly 23 a Cristina
si legge che Mazzarino si era lamentato con alcuni nobili
parigini del fatto che la Duchessa si fosse rifiutata di riceverlo e di dargli protezione in Savoia durante il suo esilio,
ma che sebbene molto deluso egli continuava ad essere
desideroso di servirla:
Le Cardinal luy dit qu’il s’estoit doucement pleint, d’abord à
Madame Serv[ient], du refus qu’il pretendoit que vous luy aviés
fait de le recevoir, et de luy donner protection en Savoye, quand
il fut contreint \de sortir/ du Royaume, mais que, non-obstant
tout cela, il vous vouloit servir, et qu’elle l’avoit desabusé 24.
La rete di informatori di Cristina, in tutta Europa, che
relazionavano sugli avvenimenti in corso, aggiungendo commenti personali e offrendo spesso punti di vista diversi
dello stesso evento, è alquanto ramificata e preziosa: Cise
in tale contesto, come si evince dal documento che segue,
ebbe una posizione di rilievo.
Altesse Royale 25,
par celle que j’eusa l’honneur d’escrire à V.A.R. le 30 du
passé, je luy donnois advis comme je partois pour aller trouver
Monsieur le cardinal Mazarin.
Je fusb jusques à La Fere premier que de pouvoir aprendre
c
où il estoit. On m’asseura là qu’il estoit party de Lans 26 et prenoit
son chemin par Soissonsd oùe, ne m’estant peu rendre ci tost avant
son despart, je marchay la nuit pour le joindre à Villers-Cotterêts,
auquel lieu le 2 du courant, luy ayant fait sçavoir mon arrivé [sic]
par Monsieur le comte Brolia 27 et que j’avois des lettres de V.A.R.
pour luy presenter, il me fit demy heure aprés inviter par le dit
sieur comte d’entrer dans sa chambre, oùf il me receut avec un
visage riant et me conduit en un coin d’ycelle, pour s’esloigner
de sept ou huit principaux seigneurs qui y estoient.
Je luy exposay, avec touttes les circonstances, le sujet qui avoit
obligé V.A.R. à me despecher à luy et luy representay fort, au
long et punctuellement, le contenu du mémoire qui m’avoit esté
envoyé. Et comme j’observois, en luy parlant, les mouvementz /
quanto essendo suo padre, Antoine,
fratello maggiore di Benedetto, egli
era nipote del defunto e “per ciò
compreso nella clausula contenuta
nell’infeudazione […] le conclusioni
et consentimento sovra ciò presentato dal Magnifico Consigliere, Senatore ed Avocato Patrimoniale nostro
generale al conte ills Giò Gonterio,
et sovra il tutto fatta matura considerazione ci è parso di investire, come
per le presenti, con partecipazione
di detta camera investiamo dettoVassallo Benedetto de Cise, Baron
de Greÿsi nostro consigliere di Stato
supplicante, quà presente, stipulante,
et humilmente accertante del suddetto luogo, giudizione, fedeltà d’huomini, castello, tasso, beni, et altri
redditi di Pecetto, et suo territorio
con prima, et seconda cognizione,
titolo e dignità comitale” (Archivio
Storico di Pecetto, v. 1. 26).
7
Claudio Girolamo di Chabod
(1583-1659) marchese di San Maurizio, barone di Saint-Jeoire e Lupigny,
fu gentiluomo di camera del Duca di
Savoia, gran maestro di artiglieria,
capitano delle guardie, luogotenente, maresciallo di campo, consigliere
di stato, ambasciatore in Inghilterra
ed in Francia. Esercitò le funzioni
di ministro a Münster per il trattato
di Vestfalia: CLARETTA, Storia della
reggenza di Cristina di Francia, cit.,
v. II, pp. 363-364.
8
Il congresso di Vestfalia mise
fine alla guerra dei Trent’anni con
una serie di negoziazioni di pace tra
la Francia e l’Impero a partire dal
1644.
9
127 lettere della corrispondenza di Cise attestano che nel 1650 si
trovava a Lucerna, dove restò fino a
giugno dell’anno seguente.
10
Scontri che coinvolsero la
popolazione valdese del Pinerolese
e l’esercito franco-sabaudo, guidato
dal marchese di Pianezza, nel periodo compreso tra il 24 e il 27 aprile
1655. Il 17 aprile 1655 scoppiò un
conflitto tra la Corte di Savoia e i
Valdesi in seguito ad un’ordinanza
del 25 gennaio 1655 che imponeva
alle famiglie valdesi di ritirarsi nei
luoghi stabiliti dalla precedente Pace
di Cavour (1561) e per l’uccisione di
Bernardino Gasca, prete che aveva
pronunciato un sermone ostile ai
Valdesi: ALEXIS MUSTON, Histoire
des Vaudois des Vallées du Piémont
240
[f.1v.] de son visage, je remarquay que luy representant les forces des Espagnols, auxquelles se joignent encore m/2 hommes
soubz le nom du duc de Palme 28 (avec lequel ils se sont ajustés)
et que l’on reconnoit que touttes les puissances d’Italie penchent
d’interestz et d’inclination à favoriser leurs dessins et leurs interestz, sur cet article il ouvrit les yeux et demeura un peu estonné,
se portant la main droitte sur la moustache et apres que j’eusg
achevé mon discours il me dit: «Monsieur, j’ay baucoup [sic]
d’obbligation à M.R. pour la confiance qu’il luy plait avoir en
moy; elle doit estre asseuré [sic] que je n’oblieray jamais rien
pour la servir et S.A.R..
Ces jours passés j’ay pris occasion d’en donner quelques
preuves par les trés humbles supplications que j’ay porté à Leurs
Majestés de restablir dans les honneurs royaux les Ambassadeurs
de Savoye, ce qui ah esté fait, ainsy que je crois. Leurs Altesses
Royales en auront advis maintenant.
Pour ce qui regarde les affaires d’Italie, je connois parfaittement bien qu’il faut prendre des promptes resolutions et /[f.2r.]
les executer, ce que je feray. Ausitost arrivé à Paris je respondray
à celle que M.R. m’ai fait l’honneur de m’escrire. Vous pouvés,
cependant, l’asseurer qu’on luy donnera promptement les assistances necessaires pour ses recreües d’infanterie et de la cavalerie,
affin qu’elle puisse, au plustost, mettre en bon estat ses trouppes».
Il me dit aussy que l’on donnoit, en mesme temps, les lettres
d’attache et que l’on passeroit au dessus des difficultés que l’on
avoit rencontré l’anné passé [sic]29.
Que, pour ce qui estoit des trouppes du Roy, l’on en feroit
passer un si bon nombre qu’il esperoit que, non seulement l’on
repousseroit les ennemis hors des estatz de Vos Royales Altesses,
mais que l’on pourroit sur eux faire quelques progrés, et que
l’on donneroit les fondz necessaires pour les faire subsister et
pour l’artillerie.
Que pour ce qui estoit des deux diamans30, dont je l’avois
informé estant à Paris, il prendroit connoissance des difficultés
que l’on aporte pour empescher que V.A.R ne s’en serve pour
les choses que je luy representois.
Qu’il esperoit/[f.2v.] la servir en cela, de façon qu’elle sera
contente puisqu’il estimoit que l’on pourroit bien tousjours les
retirer des effectz de l’assignation de m. 50 livres que porte l’ordonnance qui aj esté remise.
Et sur ce que je luy avois representé touchant Monsieur le
comte de Quincé, il me respondit: «il est heureux que ses services
soient agreables à M.R.. Il est vray que la Reyne l’avoit nommé
pour commander aux trouppes que l’on envoyoit au secour de
Cazal, mais le Roy faisant passer une armé [sic] considerable en
Piemont, il voudra aussy pour la reputation de ses armés, qu’elle soit commandée par un mareschal de France31 soubz lequel
Monsieiur le comte de Quincé sera trés aisé d’estre employé».
Je luy repliquay sur cela que, comme la Reyne l’avoit declaré
sa creature, par la lettre qu’elle ak escrit à V.A.R., elle croioit
qu’il seroit hors de necessité d’en envoyer un autre, veu que l’on
connoit en luy une grande affection et bonne volonté à servir le
Roy et qu’il en temoigne aussy beaucoup/[f.3r.] pour les interestz de S.A.R., si bien que l’on se peut asseurer qu’il pourroit
et des leurs colonies depuis leur origine jusqu’à nos jours, Paris, Levrault
1834; GIOVANNI TONELLO, Memorie
storiche sul Marchese di Pianezza
ed alcuni suoi congiunti, Torino,
Casa della Missione, 1922; ARMAND
HUGON, Le Pasque Piemontesi e il
Marchese di Pianezza (1655), Torrepellice, Bollettino della società di
Studi Valdesi, n. 98, dicembre 1955;
ENEA BALMAS, e GRAZIA ZARDINI
LANA, La vera relazione di quanto è
accaduto nelle persecuzioni e i massacri dell’anno 1655; le Pasque piemontesi del 1655 nelle testimonianze
dei protagonisti, Torino, Claudiana,
1987.
11
Città situata nel dipartimento
dell’Aisne della regione della Piccardia. A Cise era stato affidato
dall’abate di Aglié il compito di presentare al Cardinale, da parte della
Duchessa, le richieste di un sostegno
militare e finanziario della Francia:
che rimasero inascoltate.
12
Henry de la Tour d’Auvergne,
visconte di Turenne (1611-1675),
maresciallo di Francia nel 1643,
incaricato degli affari francesi presso i principi tedeschi. Considerato
uno dei più grandi capi militari del
secolo, egli diresse le operazioni contro le truppe imperiali. Fu coinvolto
negli affari della Fronda dei Principi e violando la sua fedeltà al Re,
cercò di dirigere l’esercito tedesco
contro Parigi; oppresso dalle pretese
di Condé, abbandonò i ribelli e si
rifugiò in Olanda. Nel 1652 tornò
al servizio della corte parigina che
contribuì a salvare. Dopo essere stato
il principale responsabile della sconfitta di Condé, passò al servizio degli
Spagnoli nella battaglia di Dunes
(1658), che mise fine alla guerra
tra le due potenze: JEAN BÉRENGER,
Turenne, Paris, Fayard, 1987.
13
Gli anni centrali del Seicento furono molto complessi per la
monarchia francese, che dovette
affrontare all’interno la rivolta della
Fronda (una guerra civile avvenuta
in Francia tra il 1648 e il 1653 durante la quale alcuni parlamentari si
opposero alla regina reggente Anna
d’Austria e al cardinale Mazzarino)
e all’esterno dalla guerra contro la
Spagna, la quale dal 1649 mirava ad
indurre Cristina a schierarsi al suo
fianco allo scopo di riconquistare la
cittadella di Torino e Pinerolo. La
notizia di tali intese arrivò a Maz-
241
utilement servir, qui fait que Vos Altesses Royales le souhaittent
plustost qu’aucun autre.
Il repartit à cela en souriant: «l’on fera tout ce que l’on
pourra pour donner contentement à Leurs Altesses Royales et
je m’employeray pour les y servir estant à Paris, oùl l’on prendra
toutte resolutions et peu de jours aprés que j’y seray arrivé je
feray avertir Monsieur l’Ambassadeur pour traitter et resoudre
sur touttes ces affaires».
Ensuitte de quoy je me congediay de luy puisqu’il se preparoit au despart pour Dammartin (oùm ses nieces l’attendoient
pour entrer le landemain ensemblement à Paris, ce qu’ils firent).
Ce sont là touttes les responces qu’il me fit, desquelles j’ay
informé Monsieur l’Ambassadeur.
Si elles estoient effectués [sic] je croirois mon voyage estre
heureux et avoir servy utilement Vos Royales Altesses, mais je
crains fort que les effectz ne suivront pas touttes promesses.
Les grandes preparatives qu’il faudra faire pour resister à
l’armé de Monsieur le Prince, et à celle de Monsieur le comte/
[f.3v.] de Feuensaldagne 32 divertirons les moyens d’executer les
desseins que l’on temoigne avoir pour l’Italie.
Aprés m’estre congedié de Monsieur le Cardinal et attendant Monsieur le comte Brolia, qui estoit dans la chambre, je
m’entretins avec Monsieur de Coudré Montpensié 33, le filz 34,
Monsieur Gontery35, et deux ou trois autres de ces Messieurs
les officiers, qui accompagnoient Monsieur le Cardinal, lesquels
n’avoient pas honte de me dire, assés hautement, le succes de la
campagne qu’ils venoient de faire, me representant -la foiblesse de
l’armé du Roy et les necessités dans lesquelles elle s’est trouvée.
Quoyque Monsieur le Cardinal ait tousjours esté leur grand general, que leur foiblesse an paru avec confusion en ce qu’il leur ao
falu quitter Sainte Menou et Rhetel, apres s’estre mis en devoir
de faire tous effortz pour les reprendre. - Leur necessité en ce
que l’armé [sic] a demeuré des huitz jours sans avoir du pain et
plusieurs fois se sont trouvé [sic] sans poudre et sans bouletsp
dans les attaques qu’ils donnaient,/[f.4r.] nonobstant tous les
soingz de leur grand general, assisté d’un Prince 36, et de quattre
mareschaux de France 37.
Je m’informay d’eux de combien estoit forte l’armé du Roy,
quand ell’est allé [sic prendre ses quartiers d’hyver. Ils me dirent
qu’elle n’estoit plus que d’environ m/9 hommes, scavoir m/3
chevaux et cinq ou six mille hommes de pied. Ils me dirent aussy
que Monsieur le Prince travailloit desja aux preparatives de cette
campagne et qu’il publioit qu’il veut ce printemps s’aprocher de
Paris avec m/12 chevaux et m/6 hommes de pied, que l’on ne
l’en sçauroit empescher et que le comte de Fuensaldagne, avec
une autre armé [sic], entrera dans la Picardie.
Sur ces discours Monsieur le comte Brolia survint, lequel
attendant que Monsieur le Cardinal voulut aller à la messe, s’entretint avec moy, me representant par des longz discours les
bonnes intentions du dit sieur Cardinal pour tout ce qui regarde
et les interestz et le service de Vos Royales Altesses; qu’aussitost
arrivé/[f.4v.] àq Paris, il agiroit avec des soingz et dilligences
extraordinaires pour les preparatives de la campagne, et que luy,
dans touttes les occasions, passeroit les offices que son devoir
zarino, il quale consigliò a Cise di
dissuadere la Duchessa dall’intraprendere tale strada (A.S.T., Corte,
Lettere Ministri Francia, m. 60, lett.
15): HUBERT MÉTHIVIER, La Fronde,
Paris, PUF, coll. «L’Historien»,
1984; PIERRE GEORGES LORRIS, La
Fronde, Paris, Albin Michel, 1961;
MICHEL PERNOT, La Fronde, Paris,
Éd. de Fallois, 1994; OREST RANUM,
La Fronde, Paris, Le Seuil, 1995.
14
Alberto Eugenio di Ginevra,
marchese di Lullin e Pancalieri
(?-1662), consigliere di stato dei
Duchi di Savoia, ciambellano, cavaliere dell’ordine dell’Annunziata,
generale di cavalleria, governatore
della città, della cittadella e della
provincia di Asti, ambasciatore a
Vienna, luogotenente generale e
governatore del ducato di Chablis:
DOMENICO CERRI, Cenni storici su il
borgo e la famiglia Lullin, Torino,
1872; ELOI AMÉDÉE JACQUES FRANÇOIS
DE FORAS, Armorial et nobiliaire de
l’ancien duché de Savoie, Grenoble,
Allier père et fils, 1863-1938, v. III,
pp. 78-79.
15
Jacques Rouxel de Médavi,
quarto conte di Grancey (16031680), destinato alla carriera ecclesiastica, intraprese quella militare nel
1616. Maresciallo di campo (1640),
governatore di Gravelines (1644),
luogotenente generale dell’esercito
del Re (1646), maresciallo di Francia
(1651), nel settembre 1653 arrivò in
Piemonte per difendere le piazzeforti francesi dagli Spagnoli: PINARD,
Chronologie historique-militaire,
contenant l’histoire de la création de
toutes les charges, dignités et grades
militaires supérieurs; de toutes les
personnes qui les ont possedées…,
Paris, Claude Herissant, 1780, v. II,
pp. 589-594; FRANÇOIS DE PAULE DE
CLERMONT MARQUIS DE MONTGLAT,
Mémoires de François de Paule de
Clermont, marquis de Montglat, concernant l’histoire de la guerre entre
la France et la maison d’Autriche…
Paris, MM Champollion-Figeac,
Librairie Féchoz et Letouzey, 1881,
pp. 279 e 293-294; PAOLO LAFIOSCA,
Lettere inedite di Jacques Rouxel de
Médavi, conte di Grancey (16531654), tesi di laurea, Facoltà di
Scienze Politiche dell’Università di
Torino, a.a. 1999-2000.
16
Joachim de Quincé (o Quincey)
maresciallo di campo nel 1642, luogotentente generale nell’esercito del
242
l’oblige, pour l’avantage du service de Vos Royales Altesses et
me dit qu’estant à Paris il vouloit proposer à Monsieur le Prince
Thomas et àr Monsieur le Cardinal, s’ils jugeroient plus às propos,
que l’on convint avec V.A.R. de luy donner une somme d’argent
pour l’esquipage de l’artillierie et qu’elle en fit tous les frais,
comm’aussy de quoy faire des nouvelles levés, qui tindroient lieu
des trouppes que le Roy devroit envoyer, puisque celles qu’il a
seront necessaires à son armé.
Je luy dist qu’il falloit prendre garde, que ces nouvelles
propositions ne jettassent dans des longueures l’execution des
resolutions que l’on doit prendre pour l’Italie, puisque la saison
est bien avancé [sic] et qu’il seroit bien difficille d’entreprendre
des nouvelles levés, attendu les grandes difficultés qu’il y au pour
faire seulement les recrües./[f.5r.].
J’ay informé Monsieur l’Ambassadeur de cette proposition
(qui ne seroit s’il me semble que pour pousser le temps en avant
et ne rien conclure si on la luy faisoit), car je ne crois pas que
Monsieur le comte Brolia voulut parler de semblable nouvauté,
s’il n’en avoit eu quelque ordre de Monsieur le Cardinal. Je vois,
à la verité, que le Roy aura bien besoin de touttes ses trouppes,
comme dit le dit sieur comte Brolia […]38.
Monsieur le Cardinal àv son retour n’aw pointy passé dans La
Fere. C’estx tout ce qui est venu dans ma connoissance, au voyage
que j’ay fait que j’ay jugé digne de celle de V.A.R., à laquelle je
faisz trés humble reverence comme,
de V.A.R.,
Son trés humble trés obeissant et trés fidelle vassal et serviteur
À Paris, le 7 Fevrier 1653
De Cize de Gresy
a
eu nel ms b fu nel ms c ou nel ms d Soisson nel ms e ou nel
ms f ou nel ms g eu nel ms h at nel ms i at nel ms j à nel ms k à nel
ms l ou nel ms m ou nel ms n at nel ms o at nel ms p boletz nel ms
q
a nel ms r a nel ms s apropos nel ms t di nel ms u à nel ms v a nel
ms w à nel ms x ce nel ms y poin nel ms z fay nel ms.
Re nel 1650, mandato in Normandia,
dove comandò le truppe dal 1650 al
1651. Fu uno dei più fedeli accompagnatori di Mazzarino nel momento
in cui il cadinale rientrò in Francia,
dopo il suo primo esilio nel 1652.
Nel settembre 1652 passò nell’esercito piemontese. Sotto il maresciallo
Grancey, nel 1653 Quincé combatté
a la Roquette e fu impegnato nella
conquista del castello di Carpignano.
Nel 1655, contribuì alla riconquista
di Reggio che era sotto dominio spagnolo. Nel 1659 fu nominato amba-
scaitore in Spagna, morì a Madrid
nel corso dell’anno: A.S.T, Corte,
Lettere Ministri-Francia, m. 59, lett.
du 18 janvier 1653; PINARD, Chronologie historique-militaire, cit., t. IV,
pp. 59-61; ADOLPHE CHERUEL, Histoire de la France sous le ministère de
Mazarin: 1651-1661, Paris, Hachette,
1882, t.I, p. 126, n. 4.
17
Il Cardinale si era esiliato
volontariamente a Brül (Colonia) dal
febbraio al dicembre 1651, durante
la Fronda dei Principi (1650-1653),
scoppiata quando il 18 gennaio 1650
egli aveva fatto arrestare i più importanti frondeurs. Il 30 gennaio 1652
rientrò in Francia e raggiunse il Re e
la Regina a Poitiers, dove il 7 agosto
1652, dopo sanguinosi scontri a Parigi, arrivarono alcuni parlamentari. La
capitale francese era devastata dalla
guerra civile e la situazione sembrava
favorevole al ritorno del giovane Re
così, per togliere ogni possibilità di
protesta ai ribelli, il 19 agosto 1652 il
Cardinale si allontanò per la seconda
volta.
18
Francesco Maria conte di
Revel e di Broglia, nato a Chieri da
nobile famiglia piemontese, naturalizzato francese nel 1654. Sostenne
il partito del Cardinal Maurizio e
del principe Tommaso di Carignano, contro la Reggente. Combatté
nell’esercito regio francese nella
Guerra dei Trent’anni, fu luogotenente del reggimento di cavalleria italiana di Mazzarino nel 1644,
combatté nell’attacco a Lérida nel
1647. Rientrato in Francia nel 1649,
ricevette nel 1650 il governo de La
Bassée e fu promosso luogotenente
generale nel 1650. Guidò le truppe
francesi mandate in Italia a sostegno del duca di Modena, contro gli
Spagnoli e fu ferito. Sembra che sia
stato lui a facilitare la fuga di Mazzarino nel 1651; nel novembre dello
stesso anno raggiunse il Cardinale e
rientrò a Parigi nella sua armata. La
sua corrispondenza con i Duchi di
Savoia è conservata in A.S.T., Corte,
Lettere Ministri Francia, m. 56, fasc.
6 «Lettere del conte Broglia à S.A.R.,
1650-1652»: GIOVANNI MONNERET,
Sulle famiglie nobili della monarchia
di Savoia, narrazioni fregiate de’
rispettivi stemmi incisi da Giovanni
Monneret, ed accompagnate dalle
vedute de’ castelli feudali disegnati
dal vero da Enrico Gonin, Torino,
Fontana e Isnardi, 1841-1859, pp.
361-371; DOMINIQUE BROGLIE, Les
Broglie, leur histoire, Paris, Éditions
du Palais Royal, 1972.
19
Cfr. A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 60, lett. 18: JEAN-MARIE
APOSTOLIDÈS, Le roi-machine. Spectacle
et politique au temps de Louis XIV,
Paris, Les Éditions de Minuit (coll.
Arguments, no 21), 1981; PHILIPPE
BEAUSSANT, Louis XIV artiste, Paris,
Payot (coll. Portraits intimes),
1999; PHILIPPE BEAUSSANT, PATRICIA
BOUCHENOT-DÉCHIN, Les plaisirs de
243
Versailles. Théâtre et musique, Paris,
Fayard (coll. Les chemins de la musique), 1996; MARIE-FRANÇOISE CHRISTOUT, Le ballet de cour sous Louis
XIV. 1643-1672. Mises en scène,
Paris, Picard, Centre national de la
danse (coll. Nouvelle librairie de la
danse; La vie musicale en France
sous les rois Bourbons, no 34), 2005
(1re éd. 1967); GABRIELLA ASARO, «Le
roi danse: Louis XIV et la mise en
scène du pouvoir absolu», Histoire
par l’image [on line], consultato il
14 febbraio 2017. URL: http://www.
histoire-image.org/etudes/roi-danselouis-xiv-mise-scene-pouvoir-absolu.
20
Luigi II di Borbone, IV principe di Condé. Cfr. FRANÇOIS ALEXANDRE AUBERT DE LA CHESNAYE-DESBOIS,
JACQUES BADIER, Dictionnaire de la
noblesse, contenant les généalogies,
l’histoire & la chronologie des familles nobles de France, l’explication
de leur armes, & l’état des grandes
terres du royaume, Paris, La veuve
Duchesne, 1771, 19 vol., t. XII, p.
71; La correspondance d’Albert Bailly,
publiée sous la direction de Gianni
Mombello, vol. II, années 1649-1650.
Introduction, transcription, commentaire philologique et historique par
P. CIFARELLI, Aoste, Académie SaintAnselme, 1999 («Écrits d’histoire de
littérature et d’art», 2), p. 113.
21
Enrichetta Maria di Francia
(1609-1669), figlia del re di Francia Enrico IV e della regina Maria de
Medici, sorella di Cristina, duchessa di
Savoia, sposò il re d’Inghilterra Carlo
I (1625). Fu madre di due re d’Inghilterra: Carlo II e Giacomo II. La rivoluzione inglese la portò a rifugiarsi in
Francia: MICHELINE DUPUY, Henriette
de France, reine d’Angleterre, Paris,
Perrin, 1994; HERMANN FERRERO,
Lettres de Henriette Marie de France
reine d’Angleterre à sa soeur Christine duchesse de Savoie, Turin, Bocca,
1881; JACQUELINE DUCHÊNE, Henriette d’Angleterre, duchesse d’Orléans,
Paris, Fayard, 1995; CHARLES DE
BAILLON, Henriette-Marie de France
reine d’Angleterre 1609-1669, Paris,
France-Empire, 2013.
22
«Que Madame ma sœur s’accomode plus tost avec les Espagnols
que de se laisser par eux prendre ses
estatz». A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 58, lett. 25.
23
Antoine Philibert Albert Bailly fu un barnabita savoiardo che da
Parigi informava la Corte di Torino
dei retroscena della politica, durante
la Fronda. La sua corrispondenza è
stata editata in 10 volumi: La correspondance d’Albert Bailly (16431688), publiée sous la direction de
Gianni Mombello, introduction,
transcription, commentaire philologique et historique par LUCA GIACHINO, PAOLA CIFARELLI, ANTONELLA
AMATUZZI, GIORGIA PUTTERO, LAURA
GHIOSSO, STEFANIA VIGNALI, Imprimerie Valdôtaine, Aoste, 1999-2010.
24
La correspondance d’Albert Bailly,
cit., vol. IV, p. 290.
25
Destinatario: Maria-Christina di
Francia, duchessa di Savoia. Luogo e
data di spedizione: Parigi, il 7 febbraio1653. Supporto: 3 bifogli intercalati
(6r, 6v bianchi). Dimensioni: 31x22
cm. Altro: f° 6v margine destro: M.
Le Baron de Gresy 7 Feb.1653.
Collocazione: A.S.T., Corte, Lettere
Ministri Francia, m. 60, lett. 13.
Per quanto riguarda la trascrizione, la lezione del manoscritto
è stata rispettata fedelmente, sono
state inserite note alfabetiche per
gli interventi di carattere filologico. Per quanto concerne l’ortografia sono state distinte U/V e I/J; è
stato introdotto l’apostrofo dove
necessario. L’accento grave è stato
inserito sulla preposizione à, su où e
là avverbi e l’accento acuto su tutte
le e finali toniche di parole polisillabe con finale maschile o femminile.
Gli interventi più importanti hanno
riguardato la punteggiatura che è
stata rivisitata e adattata alle regole moderne. Alcune abbreviazioni
sono state sciolte, a eccezione di
M.R. (Madame Royale), S.A. (Son
Altesse),V.A.R/ V.A.Rle. (Vostre
Altesse Royale). Le note numeriche
rinviano ad approfondimenti storicogeografici, biografici e bibliografici.
26
Si tratta del capoluogo del
dipartimento dell’Aisne della regione
della Piccardia.
27
Cfr. Francesco-Maria conte di
Revel e di Broglia.
28
Ranuccio II Farnese (16301694), sesto duca di Parma e Piacenza e settimo duca di Castro. A
causa del mancato soccorso alla città di Parma da parte dei Francesi,
Ranuccio si alleò con gli Spagnoli nel
1636, durante l’assedio di Casale e
attraverso l’intervento del Papa e del
Gran Duca di Toscana congedò tutti
i Francesi che erano al suo servizio.
La Francia per consolidare l’alleanza gli offrì di sposare la nipote di
Mazzarino, che avrebbe portato una
dote di 500.000 scudi, ma Ranuccio
rifiutò la proposta poiché la giovane
non era di rango principesco: SAMUEL
GUICHENON, Histoire généalogique de
la royale maison de Savoie cit., v. 3,
pp. 33-38.
29
Il 1652 fu segnato dalle battaglie
tra frondisti ed esercito regio, il 21
ottobre 1652 Luigi XIV rientrò trionfalmente a Parigi e il giorno seguente
accordò un’amnistia generale. L’anno
si concluse con grandi sconfitte militari dell’esercito francese (Gravelines,
Dunkerque, Barcellona e Casale).
30
Cise aveva ricevuto un diamante
dal duca Henri II di Savoia, duca di
Nemours, del Genevois e d’Aumale
(1625-1659), arcivescovo di Reims,
come dichiara in una sua lettera precedente alla duchessa del 20 settembre
1652 (A.S.T., Corte, Lettere Ministri
Francia, m. 58, lett. 7).
31
Grancey fu il maresciallo francese sotto il quale combatté Quincé.
32
Alfonso Pérez de Vivero de
Fuensaldaña (1603-1661) fu visconte di Altamira de Vivero e conte di
Fuensaldana. Trascorse la maggior
parte della sua carriera militare nei
Paesi Bassi, partecipò alla guerra
dei Trent’anni come capitano delle
truppe della Fiandre. Nel 1635 fu
governatore della cittadella di Cambrai. Nel 1636 divenne maresciallo
di campo poi comandante dell’artiglieria durante il conflitto del 16401641. Sul fronte olandese del 1643
fu generale della cavalleria. Fu sul
fronte francese in Portogallo tra
1644-1646 e fu generale di fanteria
tra il 1648 e il 1656. Partecipò alla
battaglia di Lens contro Condé, ma
durante la Fronda combatté al suo
fianco. Dal 1656 al 1660 fu governatore di Milano. Combatté contro il
duca di Modena Francesco I d’Este:
ADOLPHE CHÉRUEL, Lettres du cardinal Mazarin pendant son ministère,
Paris, Imprimerie nationale, 18721906, v. V, pp. 139-140.
33
Henri d’Escoubleau, marchese
del Coudray-Montpensier, conte di
Châtelus e luogotenente generale
dell’esercito del Re.
Dictionnaire de la noblesse cit., t.
1, pp. 277, 305, 309, 310, 315, 317,
330, 333.
244
34
Paul-François-Benoît d’Escoubleau fu cavaliere e moschettiere
del Re nella seconda compagnia. Fu
ucciso nella battaglia di Neerwinde
il 29 luglio 1693. Dopo la sua morte
la terra di Coudray passò in eredità
al cugino Henri-François du Bouex.
Paul all’epoca dell’incontro con Cise
aveva meno di diciotto anni. Inventaire-Sommaire des archives déparementales de la Creuse, antérieures
à 1790, série D (Instruction publique, sciences et arts - Universités,
Facultés, Colléges, Sociétés académiques) sérieE (Féodalité, Communes,
Bourgeoisie et Familles - Titres féodaux, Titres de famille, Notaires et
tabellions, Communes et municipalités, Corporations d’arts et métiers,
Confréries et sociétés laïques), pp.
165-167.
35
Paul Gonteri (?-1687). Dai 18
ai 40 anni visse in Francia, fu maître
d’hôtel del duca d’Anjou, cavaliere,
consigliere e luogotenente del Re di
Francia. Nel 1671 ottenne il feudo di
Cavaglià e nel 1679 fu nominato gentiluomo di camera: ANTONIO MANNO, Il
patriziato subalpino cit., v. XIII, p. 452.
36
Il principe Condé.
37
Mazzarino in una lettera del 15
gennaio 1653 confermò che i soldati
che assediavano Rethel erano guidati
da Nettancourt, Bourlemant, BussyRaboutin et Grand-Pré. Cfr. Lettres
du Cardinal Mazarin pendant son
ministère, éd. de ADOLPHE CHÉRUEL
et GEORGES D’AVENEL, Paris, Imprimerie Nationale, 1872-1906, 9 vol.,
«Documents inédits sur l’histoire de
France», v. VI, p. 537.
38
Cise riferì di aver incontrato un
gentiluomo del segretario di guerra
Michel Le Tillier, il quale gli aveva
raccontato delle tensioni tra le truppe
francesi e i soldati inglesi a Calais. Alla
richiesta di aiuto dei soldati, Le Tellier aveva risposto che non avrebbe
potuto inviare altri militari poiché
il Re ne aveva assolutamente bisogno per la sua campagna. Cise aveva inoltre appreso che il governatore
della città di La Fère, Manican, era
in lite con il Cardinale e che anche
Georges de Manchy (marchese di
Hocquincourt, nominato maresciallo di campo nel 1651 e luogotenente
generale nel 1655) e Albert D’Ailly
(duca di Chaulnes, pari di Francia
e luogotenente generale) nutrivano
ancora malcontento nei confronti di
Mazzarino.
245