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Documenti e inediti Maria Cristina di Francia, Mazzarino e gli effetti della presa di Casale (1652). Una lettera inedita di Benoît Cise de Grésy Cecilia Russo Il 20 ottobre 1652 Casale, importante piazzaforte del Monferrato sotto dominio francese dal 1628, fu conquistata dagli Spagnoli. Nel tentativo di rimpossessarsi della città, i Francesi contavano sull’alleanza con il Ducato di Savoia, retto da Maria Cristina di Francia 1, prima Madama Reale. Casale già aveva subito attacchi spagnoli nel 1628, 1630 e 1639: il 10 ottobre 1652 le truppe iberiche assaltarono la cittadella dove si era asserragliato l’esercito francese. Il governatore del luogo, Jean-François de Tremolet de Buccelli, marchese di Montpezat2, in quei giorni assente, era stato sostituito dal luogotenente generale, che dapprima resistette all’offensiva nemica capeggiata dal marchese Caracena3, ma dopo dieci giorni fu costretto alla resa 4. Le corrispondenze diplomatiche evidenziano con chiarezza quanto la questione legata a Casale avesse inasprito i rapporti tra la Francia e il Ducato. Di particolare interesse in tal senso è una lettera, datata 7 febbraio 1653, nella quale Benoît Cise de Grésy informò Cristina, in merito al suo incontro con il cardinale Mazzarino. Le missive di Cise non erano vere e proprie relazioni ufficiali, ma resoconti informali alla Duchessa, scritti con franchezza e spontaneità: esse permettono di scoprire dettagli e retroscena a oggi sconosciuti, quali atteggiamenti, espressioni, caratteri e ambiguità delle persone incontrate dal diplomatico, o commenti suoi sulle vicende in corso 5. Per comprendere il ruolo chiave del personaggio appare necessario tracciarne un breve profilo biografico. Benoît Cise, nato a Chambéry nel 1612 e morto a Torino nel 1701, discendente da una ricca famiglia chierese di produttori di fustagno, trasferitasi a Chambéry a metà del XVI secolo, barone e marchese di Grésy e conte di Pecetto 6, nel 1638 cominciò la sua carriera diplomatica al fianco dello zio omonimo, rappresentante della corte dei Duchi di Savoia in Inghilterra, al quale subentrò nel 1640. Cise restò in Inghilterra presumibilmente fino al 1644, ma durante l’ambasciata inglese rientrò a più riprese a Torino, per volere di Maria Cristina. Il 1° gennaio 1645 si recò a Münster, dove affiancò il marchese di San Maurizio7 al 1 Maria Cristina di Francia (16061663), figlia di Enrico IV di Francia e della sua seconda moglie Maria de Medici, il 10 febbraio 1619, a soli tredici anni fu data in sposa a Vittorio Amedeo I, duca di Savoia. Fu reggente prima per il giovane Francesco Giacinto, fino al 1638, anno della morte del piccolo Duca e poi durante la minore età del suo secondo figlio, Carlo Emanuele II. Il potere restò nelle sue mani fino al 1663, anno della morte. Cfr. GAUDENZIO CLARETTA, Storia della reggenza di Cristina di Francia duchessa di Savoia: con annotazioni e documenti inediti, Torino, Stab. Civelli, 1869; HERMANN FERRERO, Lettres de Henriette-Marie de France, reine d’Angleterre, à sa sœur Christine, duchesse de Savoie, Torino, Bocca, 1881; GIULIA DATTA DE ALBERTIS, Cristina di Francia, Madama Reale, Torino, Società Subalpina, 1943; Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Isti- Fig. 1. Stemma dei Cise de Grésy tratto dal Blasonario delle Famiglie Subalpine a cura di Federico Bona e consultabile on line all’indirizzo http://www.blasonariosubalpino.it/ 237 congresso di Vestfalia 8. Restò in Renania fino al 1648, dove fu apprezzato per la buona padronanza delle lingue italiana e tedesca. Dal 1649 al 1651 fu ambasciatore plenipotenziario presso i Cantoni Svizzeri Cattolici9, e proprio nel 1651 contribuì a stipulare un’alleanza che assicurava al Ducato, in caso di attacco, il loro sostegno, nonché il diritto di arruolarne i soldati, e garantiva inoltre reciproca la libertà di commercio. Nel 1652 Cise fu nominato inviato straordinario della corte di Torino a Parigi. Tornò in Savoia nel 1654 e nel febbraio 1655, in qualità di consigliere ducale nelle Valli valdesi, fu incaricato di riferire a Madama Reale circa la risoluzione dei disordini delle “Pasque Piemontesi”10. Soggiornò poi in Svizzera per diversi periodi fra il 1656 e il 1684, come ambasciatore ordinario. Nel corso della vita ricevette molti riconoscimenti: fu nominato gentiluomo ordinario di camera del Duca di Savoia, divenne consigliere di Stato e fu insignito della più importante onorificenza sabauda, ossia il collare dell’Annunziata. La menzionata lettera a Madama Reale, del 7 febbraio 1653, che qui pubblichiamo, descrive l’incontro di Cise con Mazzarino, avvenuto il 1° febbraio 1653, a Villers-Cotterêts 11. Lo scritto fornisce una minuziosa relazione della crisi in cui si trovavano le truppe del giovane Luigi XIV, comandate dal visconte di Turenne12, e mostra con quale insistenza Cristina richiedesse l’aiuto della Francia13. Nel 1652 la Duchessa aveva incaricato il marchese di Lullin14 di aprire trattative segrete con i ministri spagnoli residenti a Vienna e contemporaneamente aveva chiesto alla corte parigina una tregua al lungo conflitto che devastava da molti anni il territorio piemontese. La perdita della città di Casale aveva reso ancora più preziosa per i Francesi l’amicizia con la reggente, cosicché il Cardinale fece concedere agli ambasciatori sabaudi a Parigi gli onori previsti per i rappresentanti reali, dispose la restituzione delle fortezze di Verrua e Villanova d’Asti e inviò il maresciallo Grancey 15, senza soldatesca, in aiuto all’armata guidata dal conte Quincé 16, che era stato mandato a Casale dopo l’assedio della città. Con l’avvicinarsi dell’inverno le truppe francesi si ritirarono in Savoia e Cristina, esasperata dai saccheggi e dalle violenze, dopo lunghe negoziazioni ottenne che una parte della soldatesca francese si spostasse nel Delfinato e un’altra parte nelle Valli valdesi. Infine incaricò Cise di portare le proprie istanze al Cardinale Mazzarino, che si trovava in esilio volontario 17. Questi sarebbe potuto ritornare a Parigi fin dal 21 ottobre tuto dell’Enciclopedia Italiana, 1960, v. XXXI, pp. 31-37; GIULIANO GASCA QUEIRAZZA, Una “chiansonetta” per l’entrata solenne in Torino di Cristina di Francia, (1620), in “Studi Piemontesi”, XIV, 2 (1985), pp. 283294; GIULIANA BRUGNELLI BIRAGHI, MARIA BIANCA DENOYÉ POLLONE, Chrestienne di Francia, Duchessa di Savoia, Prima Madama Reale, Cavallermaggiore, Gribaudo, 1991; LORENZO GILARDI, La morte di Cristina di Francia in due brevi memorie inedite, “Studi Piemontesi”, XXVIII, 1 (1999), pp. 207-217. Sull’entourage di nobili presenti alla corte di Savoia cfr. VERA COMOLI-COSTANZA ROGGERO BARDELLI, La prigione di Fillindo il Costante: opera inedita (1643) di Filippo San Martino d’Agliè, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2005. 2 Jean-François de Tremolet de Buccelli fu nominato marchese di Montpezat. Capitano di fanteria sotto il reggimento di Calvisson, poi maresciallo di campo, il 10 marzo 1651 divenne luogotenente generale. Dal 1635 al 1644 partecipò alle campagne in Italia, dove combatté nel 1639 alla presa di Chivasso, nel 1640 all’assedio di Torino e nel 1643 all’occupazione di Trino: SAMUEL GUICHENON, Histoire généalogique justifiée par titres, fondations de monastères... et autres preuves authentiques, Torino, J.-M. Briolo, 1778, v. III, p. 134; JEAN-BAPTISTE-PIERRE COURCELLES, Dictionnaire historique et biographique des généraux français, Paris, chez l’auteur, 1823, p. 360. 3 Don Luis de Benavides, Carillo y Toledo (1608-1668) marchese di Fromista e di Caracena. Governatore del ducato di Milano dal 1648 al 1656 e governatore dei Paesi Bassi spagnoli dal 1659 al 1664, si distinse nella conquista della fortezza di Casale nel 1652. CLAUDE-JEAN-BAPTISTE HÉRISSANT PINARD, Chronologie historique-militaire, contenant l’histoire de la création de toutes les Charges, Dignités et Grades Militaires supérieurs; de toutes les Personnes qui les ont possédées, Paris, Claude Herissant, 1760, v. III, p. 670. 4 GIOVANNI DOMENICO BREMIO, Cronaca Monferrina, Alessandria, Società poligrafica, 1911, p. 329; GUIDO AMORETTI, La piazzaforte di Casale, in “Atti del Quarto Congresso di Antichità e d’Arte” organizzato dalla Società Piemontese di Archeo- 238 1652, assecondando le richieste di Anna d’Austria, la quale considerava la sua presenza indispensabile per ristabilire gli equilibri politici e preparare l’ascesa al trono di Luigi XIV; ma preferì riconquistare alcune piazzeforti perse in precedenza, in particolare le città di Rethel e Saint Menehould, per poi raggiungere l’esercito reale a Vervins e tornare a Parigi da trionfatore. Nella prima parte della missiva Benoît riferisce alla Duchessa il viaggio affrontato per incontrare Mazzarino, da lui raggiunto a Villers-Cotterêts, dove grazie all’intermediazione del conte Broglia 18, gli rese noto di essere latore delle lettere della Duchessa di Savoia. Incontrato il Cardinale, Cise gli illustrò i motivi della visita: in primis i gravi problemi economici che affliggevano il Ducato e il timore che le truppe piemontesi, stanziate a Casale dopo la perdita della città, potessero allearsi con gli Spagnoli (che godevano dell’appoggio del duca di Parma). Mazzarino, perplesso, prese a lodare Madama Reale, affermando di essere al corrente delle necessità della corte torinese. Ricordò a Cise di aver già dato prova di quanto il Ducato gli stesse a cuore, quando aveva fatto concedere agli ambasciatori sabaudi le massime onorificenze. Assicurò poi che si sarebbe prodigato per gli interessi di Cristina, non appena rientrato a Parigi, fornendo reclute di fanteria e cavalleria di rinforzo alle truppe sabaude e inviando in Savoia soldati per respingere l’armata spagnola e ricavarne qualche vantaggio. Aggiunse che avrebbe dato all’esercito anche un aiuto economico e che avrebbe relazionato all’ambasciatore Gian Francesco San Martino d’Aglié riguardo tutte le questioni. Venne poi affrontata la questione della nomina del conte Quincé, come comandante delle truppe francesi. Il conte, di origini piemontesi, era al servizio di Luigi XIV: la sua nomina sarebbe stata gradita a Madama Reale, ma, la corte di Parigi preferì incaricare un maresciallo francese come capo dell’esercito. Nella seconda parte della lettera, Benoît rende conto della conversazione avuta sia con alcuni militari francesi sulla debolezza dell’esercito, sia con il conte Broglia, il quale aveva confermato le buone intenzioni del Cardinale, garantendo che egli stesso si sarebbe impegnato a favore del Ducato. Il 3 febbraio Cise entrò con Mazzarino e il Re di Francia a Parigi, dove restò fino al 28 febbraio 1653, avendo così l’opportunità di assistere al celebre Ballet de la Nuit, danzato il 23 febbraio 1653 dal giovane Luigi XIV, all’Hôtel du Petit-Bourbon 19. Nonostante l’apparente esito positivo del colloquio, Cise nel rendiconto alla Duchessa non mancò di esprimere i suoi timori: egli sosteneva che poiché la corte francese logia e Belle Arti, 20-21 aprile 1969, Casale Monferrato, Marietti, 1969, pp.663-670; IDRO GRIGNOLIO, Casale Monferrato e le sue vicende storiche, Casale Monferrato, Editrice Monferrato, 1980; GIOVANNI BATTISTA VASSALLO, ADRIANO GALASSI, BLYTHE ALICE RAVIOLA, ROMANO SARZI, Annali che contengono diversi avvenimenti in Casale Monferrato et altrove, 16131695, Mantova, G. Arcari, 2004. 5 Presso l’Archivio di Stato di Torino sono conservate 1679 lettere di Cise, scritte tra il 1621 e il 1684 (Lettere ministri Francia, mazzi: 20, 45, 58, 59, 60; Lettere ministri Svizzera, mazzi: 10, 11, 12, 14, 15,16, 17, 20, 21, 22, 23; Lettere ministri Münster, mazzi 1 e 2; Lettere di particolari C, mazzo 81 e Lettere di particolari G, mazzo 46). Queste lettere di indiscutibile valore storico, sono interessanti anche da un punto di vista linguistico poiché sono importante testimonianza del francese (pre)classico. Il francese nel Seicento attraversa una fase delicata di standardizzazione e regolamentazione. La lingua usata da Cise è molto instabile, piuttosto arcaicizzante. Sono inoltre presenti molte opacità a livello ortografico e morfologico: CECILIA RUSSO, La correspondance de Benoît Cize de Grésy avec la Cour de Savoie (1651-1655), dottorato in “Lettere” - curriculum francesistica, XXIX ciclo, Università degli Studi di Torino, 2017. 6 Il feudo di Pecetto dal 5 marzo 1619 proprietà del maggiordomo Christofaro Cavoretto, tornò nelle mani della corte per volontà dello stesso Cavoretto. Il feudo fu messo in vendita per far fronte alle molte spese militari e alle provvisioni che i Duchi di Savoia dovevano sostenere in tempo di guerra. Il 7 giugno 1630 il feudo, il castello, e le giurisdizioni annesse vennero acquistate da Benedetto Cise de Grésy (zio del nostro diplomatico), aiutante di camera del Principe di Savoia, per mille ducatoni (Archivio Storico di Pecetto, v. 1. 31). Dopo la sua morte, il 16 giugno 1657, Pecetto passò in eredità al figlio, Vittorio Amedeo Cise, il quale il 3 marzo 1653 ebbe un contenzioso con la comunità circa la manutenzione del castello (A.S.P., v. 1. 34). Il 19 dicembre 1661 Pecetto passò a Benoît Cise de Grésy, cugino di Vittorio Amedeo. Benoît rivendicò il diritto di primogenitura del feudo in 239 era ancora impegnata a resistere agli attacchi di Condé 20 sicuramente non avrebbe avuto come priorità le necessità sabaude. Del resto egli non era l’unico a mostrarsi scettico nei confronti delle promesse francesi: Enrichetta di Inghilterra 21, sorella di Cristina, che Cise aveva incontrato una volta arrivato a Parigi, aveva chiesto di avvertire Madama Reale che, a suo avviso, si trattava di vane promesse 22, perché la Francia non l’avrebbe aiutata. Il Monferrato infatti continuò per tutto il XVII secolo ad essere terra di conflitto e devastazioni. Confrontando alcune corrispondenze dell’epoca è possibile chiarire quali fossero i reali rapporti tra il Cardinale e la Duchessa di Savoia. Infatti se nella lettera di Cise sembra che Mazzarino sia ben disposto verso Madama Reale, in una lettera del 12 agosto 1653 di Albert Bailly 23 a Cristina si legge che Mazzarino si era lamentato con alcuni nobili parigini del fatto che la Duchessa si fosse rifiutata di riceverlo e di dargli protezione in Savoia durante il suo esilio, ma che sebbene molto deluso egli continuava ad essere desideroso di servirla: Le Cardinal luy dit qu’il s’estoit doucement pleint, d’abord à Madame Serv[ient], du refus qu’il pretendoit que vous luy aviés fait de le recevoir, et de luy donner protection en Savoye, quand il fut contreint \de sortir/ du Royaume, mais que, non-obstant tout cela, il vous vouloit servir, et qu’elle l’avoit desabusé 24. La rete di informatori di Cristina, in tutta Europa, che relazionavano sugli avvenimenti in corso, aggiungendo commenti personali e offrendo spesso punti di vista diversi dello stesso evento, è alquanto ramificata e preziosa: Cise in tale contesto, come si evince dal documento che segue, ebbe una posizione di rilievo. Altesse Royale 25, par celle que j’eusa l’honneur d’escrire à V.A.R. le 30 du passé, je luy donnois advis comme je partois pour aller trouver Monsieur le cardinal Mazarin. Je fusb jusques à La Fere premier que de pouvoir aprendre c où il estoit. On m’asseura là qu’il estoit party de Lans 26 et prenoit son chemin par Soissonsd oùe, ne m’estant peu rendre ci tost avant son despart, je marchay la nuit pour le joindre à Villers-Cotterêts, auquel lieu le 2 du courant, luy ayant fait sçavoir mon arrivé [sic] par Monsieur le comte Brolia 27 et que j’avois des lettres de V.A.R. pour luy presenter, il me fit demy heure aprés inviter par le dit sieur comte d’entrer dans sa chambre, oùf il me receut avec un visage riant et me conduit en un coin d’ycelle, pour s’esloigner de sept ou huit principaux seigneurs qui y estoient. Je luy exposay, avec touttes les circonstances, le sujet qui avoit obligé V.A.R. à me despecher à luy et luy representay fort, au long et punctuellement, le contenu du mémoire qui m’avoit esté envoyé. Et comme j’observois, en luy parlant, les mouvementz / quanto essendo suo padre, Antoine, fratello maggiore di Benedetto, egli era nipote del defunto e “per ciò compreso nella clausula contenuta nell’infeudazione […] le conclusioni et consentimento sovra ciò presentato dal Magnifico Consigliere, Senatore ed Avocato Patrimoniale nostro generale al conte ills Giò Gonterio, et sovra il tutto fatta matura considerazione ci è parso di investire, come per le presenti, con partecipazione di detta camera investiamo dettoVassallo Benedetto de Cise, Baron de Greÿsi nostro consigliere di Stato supplicante, quà presente, stipulante, et humilmente accertante del suddetto luogo, giudizione, fedeltà d’huomini, castello, tasso, beni, et altri redditi di Pecetto, et suo territorio con prima, et seconda cognizione, titolo e dignità comitale” (Archivio Storico di Pecetto, v. 1. 26). 7 Claudio Girolamo di Chabod (1583-1659) marchese di San Maurizio, barone di Saint-Jeoire e Lupigny, fu gentiluomo di camera del Duca di Savoia, gran maestro di artiglieria, capitano delle guardie, luogotenente, maresciallo di campo, consigliere di stato, ambasciatore in Inghilterra ed in Francia. Esercitò le funzioni di ministro a Münster per il trattato di Vestfalia: CLARETTA, Storia della reggenza di Cristina di Francia, cit., v. II, pp. 363-364. 8 Il congresso di Vestfalia mise fine alla guerra dei Trent’anni con una serie di negoziazioni di pace tra la Francia e l’Impero a partire dal 1644. 9 127 lettere della corrispondenza di Cise attestano che nel 1650 si trovava a Lucerna, dove restò fino a giugno dell’anno seguente. 10 Scontri che coinvolsero la popolazione valdese del Pinerolese e l’esercito franco-sabaudo, guidato dal marchese di Pianezza, nel periodo compreso tra il 24 e il 27 aprile 1655. Il 17 aprile 1655 scoppiò un conflitto tra la Corte di Savoia e i Valdesi in seguito ad un’ordinanza del 25 gennaio 1655 che imponeva alle famiglie valdesi di ritirarsi nei luoghi stabiliti dalla precedente Pace di Cavour (1561) e per l’uccisione di Bernardino Gasca, prete che aveva pronunciato un sermone ostile ai Valdesi: ALEXIS MUSTON, Histoire des Vaudois des Vallées du Piémont 240 [f.1v.] de son visage, je remarquay que luy representant les forces des Espagnols, auxquelles se joignent encore m/2 hommes soubz le nom du duc de Palme 28 (avec lequel ils se sont ajustés) et que l’on reconnoit que touttes les puissances d’Italie penchent d’interestz et d’inclination à favoriser leurs dessins et leurs interestz, sur cet article il ouvrit les yeux et demeura un peu estonné, se portant la main droitte sur la moustache et apres que j’eusg achevé mon discours il me dit: «Monsieur, j’ay baucoup [sic] d’obbligation à M.R. pour la confiance qu’il luy plait avoir en moy; elle doit estre asseuré [sic] que je n’oblieray jamais rien pour la servir et S.A.R.. Ces jours passés j’ay pris occasion d’en donner quelques preuves par les trés humbles supplications que j’ay porté à Leurs Majestés de restablir dans les honneurs royaux les Ambassadeurs de Savoye, ce qui ah esté fait, ainsy que je crois. Leurs Altesses Royales en auront advis maintenant. Pour ce qui regarde les affaires d’Italie, je connois parfaittement bien qu’il faut prendre des promptes resolutions et /[f.2r.] les executer, ce que je feray. Ausitost arrivé à Paris je respondray à celle que M.R. m’ai fait l’honneur de m’escrire. Vous pouvés, cependant, l’asseurer qu’on luy donnera promptement les assistances necessaires pour ses recreües d’infanterie et de la cavalerie, affin qu’elle puisse, au plustost, mettre en bon estat ses trouppes». Il me dit aussy que l’on donnoit, en mesme temps, les lettres d’attache et que l’on passeroit au dessus des difficultés que l’on avoit rencontré l’anné passé [sic]29. Que, pour ce qui estoit des trouppes du Roy, l’on en feroit passer un si bon nombre qu’il esperoit que, non seulement l’on repousseroit les ennemis hors des estatz de Vos Royales Altesses, mais que l’on pourroit sur eux faire quelques progrés, et que l’on donneroit les fondz necessaires pour les faire subsister et pour l’artillerie. Que pour ce qui estoit des deux diamans30, dont je l’avois informé estant à Paris, il prendroit connoissance des difficultés que l’on aporte pour empescher que V.A.R ne s’en serve pour les choses que je luy representois. Qu’il esperoit/[f.2v.] la servir en cela, de façon qu’elle sera contente puisqu’il estimoit que l’on pourroit bien tousjours les retirer des effectz de l’assignation de m. 50 livres que porte l’ordonnance qui aj esté remise. Et sur ce que je luy avois representé touchant Monsieur le comte de Quincé, il me respondit: «il est heureux que ses services soient agreables à M.R.. Il est vray que la Reyne l’avoit nommé pour commander aux trouppes que l’on envoyoit au secour de Cazal, mais le Roy faisant passer une armé [sic] considerable en Piemont, il voudra aussy pour la reputation de ses armés, qu’elle soit commandée par un mareschal de France31 soubz lequel Monsieiur le comte de Quincé sera trés aisé d’estre employé». Je luy repliquay sur cela que, comme la Reyne l’avoit declaré sa creature, par la lettre qu’elle ak escrit à V.A.R., elle croioit qu’il seroit hors de necessité d’en envoyer un autre, veu que l’on connoit en luy une grande affection et bonne volonté à servir le Roy et qu’il en temoigne aussy beaucoup/[f.3r.] pour les interestz de S.A.R., si bien que l’on se peut asseurer qu’il pourroit et des leurs colonies depuis leur origine jusqu’à nos jours, Paris, Levrault 1834; GIOVANNI TONELLO, Memorie storiche sul Marchese di Pianezza ed alcuni suoi congiunti, Torino, Casa della Missione, 1922; ARMAND HUGON, Le Pasque Piemontesi e il Marchese di Pianezza (1655), Torrepellice, Bollettino della società di Studi Valdesi, n. 98, dicembre 1955; ENEA BALMAS, e GRAZIA ZARDINI LANA, La vera relazione di quanto è accaduto nelle persecuzioni e i massacri dell’anno 1655; le Pasque piemontesi del 1655 nelle testimonianze dei protagonisti, Torino, Claudiana, 1987. 11 Città situata nel dipartimento dell’Aisne della regione della Piccardia. A Cise era stato affidato dall’abate di Aglié il compito di presentare al Cardinale, da parte della Duchessa, le richieste di un sostegno militare e finanziario della Francia: che rimasero inascoltate. 12 Henry de la Tour d’Auvergne, visconte di Turenne (1611-1675), maresciallo di Francia nel 1643, incaricato degli affari francesi presso i principi tedeschi. Considerato uno dei più grandi capi militari del secolo, egli diresse le operazioni contro le truppe imperiali. Fu coinvolto negli affari della Fronda dei Principi e violando la sua fedeltà al Re, cercò di dirigere l’esercito tedesco contro Parigi; oppresso dalle pretese di Condé, abbandonò i ribelli e si rifugiò in Olanda. Nel 1652 tornò al servizio della corte parigina che contribuì a salvare. Dopo essere stato il principale responsabile della sconfitta di Condé, passò al servizio degli Spagnoli nella battaglia di Dunes (1658), che mise fine alla guerra tra le due potenze: JEAN BÉRENGER, Turenne, Paris, Fayard, 1987. 13 Gli anni centrali del Seicento furono molto complessi per la monarchia francese, che dovette affrontare all’interno la rivolta della Fronda (una guerra civile avvenuta in Francia tra il 1648 e il 1653 durante la quale alcuni parlamentari si opposero alla regina reggente Anna d’Austria e al cardinale Mazzarino) e all’esterno dalla guerra contro la Spagna, la quale dal 1649 mirava ad indurre Cristina a schierarsi al suo fianco allo scopo di riconquistare la cittadella di Torino e Pinerolo. La notizia di tali intese arrivò a Maz- 241 utilement servir, qui fait que Vos Altesses Royales le souhaittent plustost qu’aucun autre. Il repartit à cela en souriant: «l’on fera tout ce que l’on pourra pour donner contentement à Leurs Altesses Royales et je m’employeray pour les y servir estant à Paris, oùl l’on prendra toutte resolutions et peu de jours aprés que j’y seray arrivé je feray avertir Monsieur l’Ambassadeur pour traitter et resoudre sur touttes ces affaires». Ensuitte de quoy je me congediay de luy puisqu’il se preparoit au despart pour Dammartin (oùm ses nieces l’attendoient pour entrer le landemain ensemblement à Paris, ce qu’ils firent). Ce sont là touttes les responces qu’il me fit, desquelles j’ay informé Monsieur l’Ambassadeur. Si elles estoient effectués [sic] je croirois mon voyage estre heureux et avoir servy utilement Vos Royales Altesses, mais je crains fort que les effectz ne suivront pas touttes promesses. Les grandes preparatives qu’il faudra faire pour resister à l’armé de Monsieur le Prince, et à celle de Monsieur le comte/ [f.3v.] de Feuensaldagne 32 divertirons les moyens d’executer les desseins que l’on temoigne avoir pour l’Italie. Aprés m’estre congedié de Monsieur le Cardinal et attendant Monsieur le comte Brolia, qui estoit dans la chambre, je m’entretins avec Monsieur de Coudré Montpensié 33, le filz 34, Monsieur Gontery35, et deux ou trois autres de ces Messieurs les officiers, qui accompagnoient Monsieur le Cardinal, lesquels n’avoient pas honte de me dire, assés hautement, le succes de la campagne qu’ils venoient de faire, me representant -la foiblesse de l’armé du Roy et les necessités dans lesquelles elle s’est trouvée. Quoyque Monsieur le Cardinal ait tousjours esté leur grand general, que leur foiblesse an paru avec confusion en ce qu’il leur ao falu quitter Sainte Menou et Rhetel, apres s’estre mis en devoir de faire tous effortz pour les reprendre. - Leur necessité en ce que l’armé [sic] a demeuré des huitz jours sans avoir du pain et plusieurs fois se sont trouvé [sic] sans poudre et sans bouletsp dans les attaques qu’ils donnaient,/[f.4r.] nonobstant tous les soingz de leur grand general, assisté d’un Prince 36, et de quattre mareschaux de France 37. Je m’informay d’eux de combien estoit forte l’armé du Roy, quand ell’est allé [sic prendre ses quartiers d’hyver. Ils me dirent qu’elle n’estoit plus que d’environ m/9 hommes, scavoir m/3 chevaux et cinq ou six mille hommes de pied. Ils me dirent aussy que Monsieur le Prince travailloit desja aux preparatives de cette campagne et qu’il publioit qu’il veut ce printemps s’aprocher de Paris avec m/12 chevaux et m/6 hommes de pied, que l’on ne l’en sçauroit empescher et que le comte de Fuensaldagne, avec une autre armé [sic], entrera dans la Picardie. Sur ces discours Monsieur le comte Brolia survint, lequel attendant que Monsieur le Cardinal voulut aller à la messe, s’entretint avec moy, me representant par des longz discours les bonnes intentions du dit sieur Cardinal pour tout ce qui regarde et les interestz et le service de Vos Royales Altesses; qu’aussitost arrivé/[f.4v.] àq Paris, il agiroit avec des soingz et dilligences extraordinaires pour les preparatives de la campagne, et que luy, dans touttes les occasions, passeroit les offices que son devoir zarino, il quale consigliò a Cise di dissuadere la Duchessa dall’intraprendere tale strada (A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 60, lett. 15): HUBERT MÉTHIVIER, La Fronde, Paris, PUF, coll. «L’Historien», 1984; PIERRE GEORGES LORRIS, La Fronde, Paris, Albin Michel, 1961; MICHEL PERNOT, La Fronde, Paris, Éd. de Fallois, 1994; OREST RANUM, La Fronde, Paris, Le Seuil, 1995. 14 Alberto Eugenio di Ginevra, marchese di Lullin e Pancalieri (?-1662), consigliere di stato dei Duchi di Savoia, ciambellano, cavaliere dell’ordine dell’Annunziata, generale di cavalleria, governatore della città, della cittadella e della provincia di Asti, ambasciatore a Vienna, luogotenente generale e governatore del ducato di Chablis: DOMENICO CERRI, Cenni storici su il borgo e la famiglia Lullin, Torino, 1872; ELOI AMÉDÉE JACQUES FRANÇOIS DE FORAS, Armorial et nobiliaire de l’ancien duché de Savoie, Grenoble, Allier père et fils, 1863-1938, v. III, pp. 78-79. 15 Jacques Rouxel de Médavi, quarto conte di Grancey (16031680), destinato alla carriera ecclesiastica, intraprese quella militare nel 1616. Maresciallo di campo (1640), governatore di Gravelines (1644), luogotenente generale dell’esercito del Re (1646), maresciallo di Francia (1651), nel settembre 1653 arrivò in Piemonte per difendere le piazzeforti francesi dagli Spagnoli: PINARD, Chronologie historique-militaire, contenant l’histoire de la création de toutes les charges, dignités et grades militaires supérieurs; de toutes les personnes qui les ont possedées…, Paris, Claude Herissant, 1780, v. II, pp. 589-594; FRANÇOIS DE PAULE DE CLERMONT MARQUIS DE MONTGLAT, Mémoires de François de Paule de Clermont, marquis de Montglat, concernant l’histoire de la guerre entre la France et la maison d’Autriche… Paris, MM Champollion-Figeac, Librairie Féchoz et Letouzey, 1881, pp. 279 e 293-294; PAOLO LAFIOSCA, Lettere inedite di Jacques Rouxel de Médavi, conte di Grancey (16531654), tesi di laurea, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, a.a. 1999-2000. 16 Joachim de Quincé (o Quincey) maresciallo di campo nel 1642, luogotentente generale nell’esercito del 242 l’oblige, pour l’avantage du service de Vos Royales Altesses et me dit qu’estant à Paris il vouloit proposer à Monsieur le Prince Thomas et àr Monsieur le Cardinal, s’ils jugeroient plus às propos, que l’on convint avec V.A.R. de luy donner une somme d’argent pour l’esquipage de l’artillierie et qu’elle en fit tous les frais, comm’aussy de quoy faire des nouvelles levés, qui tindroient lieu des trouppes que le Roy devroit envoyer, puisque celles qu’il a seront necessaires à son armé. Je luy dist qu’il falloit prendre garde, que ces nouvelles propositions ne jettassent dans des longueures l’execution des resolutions que l’on doit prendre pour l’Italie, puisque la saison est bien avancé [sic] et qu’il seroit bien difficille d’entreprendre des nouvelles levés, attendu les grandes difficultés qu’il y au pour faire seulement les recrües./[f.5r.]. J’ay informé Monsieur l’Ambassadeur de cette proposition (qui ne seroit s’il me semble que pour pousser le temps en avant et ne rien conclure si on la luy faisoit), car je ne crois pas que Monsieur le comte Brolia voulut parler de semblable nouvauté, s’il n’en avoit eu quelque ordre de Monsieur le Cardinal. Je vois, à la verité, que le Roy aura bien besoin de touttes ses trouppes, comme dit le dit sieur comte Brolia […]38. Monsieur le Cardinal àv son retour n’aw pointy passé dans La Fere. C’estx tout ce qui est venu dans ma connoissance, au voyage que j’ay fait que j’ay jugé digne de celle de V.A.R., à laquelle je faisz trés humble reverence comme, de V.A.R., Son trés humble trés obeissant et trés fidelle vassal et serviteur À Paris, le 7 Fevrier 1653 De Cize de Gresy a eu nel ms b fu nel ms c ou nel ms d Soisson nel ms e ou nel ms f ou nel ms g eu nel ms h at nel ms i at nel ms j à nel ms k à nel ms l ou nel ms m ou nel ms n at nel ms o at nel ms p boletz nel ms q a nel ms r a nel ms s apropos nel ms t di nel ms u à nel ms v a nel ms w à nel ms x ce nel ms y poin nel ms z fay nel ms. Re nel 1650, mandato in Normandia, dove comandò le truppe dal 1650 al 1651. Fu uno dei più fedeli accompagnatori di Mazzarino nel momento in cui il cadinale rientrò in Francia, dopo il suo primo esilio nel 1652. Nel settembre 1652 passò nell’esercito piemontese. Sotto il maresciallo Grancey, nel 1653 Quincé combatté a la Roquette e fu impegnato nella conquista del castello di Carpignano. Nel 1655, contribuì alla riconquista di Reggio che era sotto dominio spagnolo. Nel 1659 fu nominato amba- scaitore in Spagna, morì a Madrid nel corso dell’anno: A.S.T, Corte, Lettere Ministri-Francia, m. 59, lett. du 18 janvier 1653; PINARD, Chronologie historique-militaire, cit., t. IV, pp. 59-61; ADOLPHE CHERUEL, Histoire de la France sous le ministère de Mazarin: 1651-1661, Paris, Hachette, 1882, t.I, p. 126, n. 4. 17 Il Cardinale si era esiliato volontariamente a Brül (Colonia) dal febbraio al dicembre 1651, durante la Fronda dei Principi (1650-1653), scoppiata quando il 18 gennaio 1650 egli aveva fatto arrestare i più importanti frondeurs. Il 30 gennaio 1652 rientrò in Francia e raggiunse il Re e la Regina a Poitiers, dove il 7 agosto 1652, dopo sanguinosi scontri a Parigi, arrivarono alcuni parlamentari. La capitale francese era devastata dalla guerra civile e la situazione sembrava favorevole al ritorno del giovane Re così, per togliere ogni possibilità di protesta ai ribelli, il 19 agosto 1652 il Cardinale si allontanò per la seconda volta. 18 Francesco Maria conte di Revel e di Broglia, nato a Chieri da nobile famiglia piemontese, naturalizzato francese nel 1654. Sostenne il partito del Cardinal Maurizio e del principe Tommaso di Carignano, contro la Reggente. Combatté nell’esercito regio francese nella Guerra dei Trent’anni, fu luogotenente del reggimento di cavalleria italiana di Mazzarino nel 1644, combatté nell’attacco a Lérida nel 1647. Rientrato in Francia nel 1649, ricevette nel 1650 il governo de La Bassée e fu promosso luogotenente generale nel 1650. Guidò le truppe francesi mandate in Italia a sostegno del duca di Modena, contro gli Spagnoli e fu ferito. Sembra che sia stato lui a facilitare la fuga di Mazzarino nel 1651; nel novembre dello stesso anno raggiunse il Cardinale e rientrò a Parigi nella sua armata. La sua corrispondenza con i Duchi di Savoia è conservata in A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 56, fasc. 6 «Lettere del conte Broglia à S.A.R., 1650-1652»: GIOVANNI MONNERET, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, narrazioni fregiate de’ rispettivi stemmi incisi da Giovanni Monneret, ed accompagnate dalle vedute de’ castelli feudali disegnati dal vero da Enrico Gonin, Torino, Fontana e Isnardi, 1841-1859, pp. 361-371; DOMINIQUE BROGLIE, Les Broglie, leur histoire, Paris, Éditions du Palais Royal, 1972. 19 Cfr. A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 60, lett. 18: JEAN-MARIE APOSTOLIDÈS, Le roi-machine. Spectacle et politique au temps de Louis XIV, Paris, Les Éditions de Minuit (coll. Arguments, no 21), 1981; PHILIPPE BEAUSSANT, Louis XIV artiste, Paris, Payot (coll. Portraits intimes), 1999; PHILIPPE BEAUSSANT, PATRICIA BOUCHENOT-DÉCHIN, Les plaisirs de 243 Versailles. Théâtre et musique, Paris, Fayard (coll. Les chemins de la musique), 1996; MARIE-FRANÇOISE CHRISTOUT, Le ballet de cour sous Louis XIV. 1643-1672. Mises en scène, Paris, Picard, Centre national de la danse (coll. Nouvelle librairie de la danse; La vie musicale en France sous les rois Bourbons, no 34), 2005 (1re éd. 1967); GABRIELLA ASARO, «Le roi danse: Louis XIV et la mise en scène du pouvoir absolu», Histoire par l’image [on line], consultato il 14 febbraio 2017. URL: http://www. histoire-image.org/etudes/roi-danselouis-xiv-mise-scene-pouvoir-absolu. 20 Luigi II di Borbone, IV principe di Condé. Cfr. FRANÇOIS ALEXANDRE AUBERT DE LA CHESNAYE-DESBOIS, JACQUES BADIER, Dictionnaire de la noblesse, contenant les généalogies, l’histoire & la chronologie des familles nobles de France, l’explication de leur armes, & l’état des grandes terres du royaume, Paris, La veuve Duchesne, 1771, 19 vol., t. XII, p. 71; La correspondance d’Albert Bailly, publiée sous la direction de Gianni Mombello, vol. II, années 1649-1650. Introduction, transcription, commentaire philologique et historique par P. CIFARELLI, Aoste, Académie SaintAnselme, 1999 («Écrits d’histoire de littérature et d’art», 2), p. 113. 21 Enrichetta Maria di Francia (1609-1669), figlia del re di Francia Enrico IV e della regina Maria de Medici, sorella di Cristina, duchessa di Savoia, sposò il re d’Inghilterra Carlo I (1625). Fu madre di due re d’Inghilterra: Carlo II e Giacomo II. La rivoluzione inglese la portò a rifugiarsi in Francia: MICHELINE DUPUY, Henriette de France, reine d’Angleterre, Paris, Perrin, 1994; HERMANN FERRERO, Lettres de Henriette Marie de France reine d’Angleterre à sa soeur Christine duchesse de Savoie, Turin, Bocca, 1881; JACQUELINE DUCHÊNE, Henriette d’Angleterre, duchesse d’Orléans, Paris, Fayard, 1995; CHARLES DE BAILLON, Henriette-Marie de France reine d’Angleterre 1609-1669, Paris, France-Empire, 2013. 22 «Que Madame ma sœur s’accomode plus tost avec les Espagnols que de se laisser par eux prendre ses estatz». A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 58, lett. 25. 23 Antoine Philibert Albert Bailly fu un barnabita savoiardo che da Parigi informava la Corte di Torino dei retroscena della politica, durante la Fronda. La sua corrispondenza è stata editata in 10 volumi: La correspondance d’Albert Bailly (16431688), publiée sous la direction de Gianni Mombello, introduction, transcription, commentaire philologique et historique par LUCA GIACHINO, PAOLA CIFARELLI, ANTONELLA AMATUZZI, GIORGIA PUTTERO, LAURA GHIOSSO, STEFANIA VIGNALI, Imprimerie Valdôtaine, Aoste, 1999-2010. 24 La correspondance d’Albert Bailly, cit., vol. IV, p. 290. 25 Destinatario: Maria-Christina di Francia, duchessa di Savoia. Luogo e data di spedizione: Parigi, il 7 febbraio1653. Supporto: 3 bifogli intercalati (6r, 6v bianchi). Dimensioni: 31x22 cm. Altro: f° 6v margine destro: M. Le Baron de Gresy 7 Feb.1653. Collocazione: A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 60, lett. 13. Per quanto riguarda la trascrizione, la lezione del manoscritto è stata rispettata fedelmente, sono state inserite note alfabetiche per gli interventi di carattere filologico. Per quanto concerne l’ortografia sono state distinte U/V e I/J; è stato introdotto l’apostrofo dove necessario. L’accento grave è stato inserito sulla preposizione à, su où e là avverbi e l’accento acuto su tutte le e finali toniche di parole polisillabe con finale maschile o femminile. Gli interventi più importanti hanno riguardato la punteggiatura che è stata rivisitata e adattata alle regole moderne. Alcune abbreviazioni sono state sciolte, a eccezione di M.R. (Madame Royale), S.A. (Son Altesse),V.A.R/ V.A.Rle. (Vostre Altesse Royale). Le note numeriche rinviano ad approfondimenti storicogeografici, biografici e bibliografici. 26 Si tratta del capoluogo del dipartimento dell’Aisne della regione della Piccardia. 27 Cfr. Francesco-Maria conte di Revel e di Broglia. 28 Ranuccio II Farnese (16301694), sesto duca di Parma e Piacenza e settimo duca di Castro. A causa del mancato soccorso alla città di Parma da parte dei Francesi, Ranuccio si alleò con gli Spagnoli nel 1636, durante l’assedio di Casale e attraverso l’intervento del Papa e del Gran Duca di Toscana congedò tutti i Francesi che erano al suo servizio. La Francia per consolidare l’alleanza gli offrì di sposare la nipote di Mazzarino, che avrebbe portato una dote di 500.000 scudi, ma Ranuccio rifiutò la proposta poiché la giovane non era di rango principesco: SAMUEL GUICHENON, Histoire généalogique de la royale maison de Savoie cit., v. 3, pp. 33-38. 29 Il 1652 fu segnato dalle battaglie tra frondisti ed esercito regio, il 21 ottobre 1652 Luigi XIV rientrò trionfalmente a Parigi e il giorno seguente accordò un’amnistia generale. L’anno si concluse con grandi sconfitte militari dell’esercito francese (Gravelines, Dunkerque, Barcellona e Casale). 30 Cise aveva ricevuto un diamante dal duca Henri II di Savoia, duca di Nemours, del Genevois e d’Aumale (1625-1659), arcivescovo di Reims, come dichiara in una sua lettera precedente alla duchessa del 20 settembre 1652 (A.S.T., Corte, Lettere Ministri Francia, m. 58, lett. 7). 31 Grancey fu il maresciallo francese sotto il quale combatté Quincé. 32 Alfonso Pérez de Vivero de Fuensaldaña (1603-1661) fu visconte di Altamira de Vivero e conte di Fuensaldana. Trascorse la maggior parte della sua carriera militare nei Paesi Bassi, partecipò alla guerra dei Trent’anni come capitano delle truppe della Fiandre. Nel 1635 fu governatore della cittadella di Cambrai. Nel 1636 divenne maresciallo di campo poi comandante dell’artiglieria durante il conflitto del 16401641. Sul fronte olandese del 1643 fu generale della cavalleria. Fu sul fronte francese in Portogallo tra 1644-1646 e fu generale di fanteria tra il 1648 e il 1656. Partecipò alla battaglia di Lens contro Condé, ma durante la Fronda combatté al suo fianco. Dal 1656 al 1660 fu governatore di Milano. Combatté contro il duca di Modena Francesco I d’Este: ADOLPHE CHÉRUEL, Lettres du cardinal Mazarin pendant son ministère, Paris, Imprimerie nationale, 18721906, v. V, pp. 139-140. 33 Henri d’Escoubleau, marchese del Coudray-Montpensier, conte di Châtelus e luogotenente generale dell’esercito del Re. Dictionnaire de la noblesse cit., t. 1, pp. 277, 305, 309, 310, 315, 317, 330, 333. 244 34 Paul-François-Benoît d’Escoubleau fu cavaliere e moschettiere del Re nella seconda compagnia. Fu ucciso nella battaglia di Neerwinde il 29 luglio 1693. Dopo la sua morte la terra di Coudray passò in eredità al cugino Henri-François du Bouex. Paul all’epoca dell’incontro con Cise aveva meno di diciotto anni. Inventaire-Sommaire des archives déparementales de la Creuse, antérieures à 1790, série D (Instruction publique, sciences et arts - Universités, Facultés, Colléges, Sociétés académiques) sérieE (Féodalité, Communes, Bourgeoisie et Familles - Titres féodaux, Titres de famille, Notaires et tabellions, Communes et municipalités, Corporations d’arts et métiers, Confréries et sociétés laïques), pp. 165-167. 35 Paul Gonteri (?-1687). Dai 18 ai 40 anni visse in Francia, fu maître d’hôtel del duca d’Anjou, cavaliere, consigliere e luogotenente del Re di Francia. Nel 1671 ottenne il feudo di Cavaglià e nel 1679 fu nominato gentiluomo di camera: ANTONIO MANNO, Il patriziato subalpino cit., v. XIII, p. 452. 36 Il principe Condé. 37 Mazzarino in una lettera del 15 gennaio 1653 confermò che i soldati che assediavano Rethel erano guidati da Nettancourt, Bourlemant, BussyRaboutin et Grand-Pré. Cfr. Lettres du Cardinal Mazarin pendant son ministère, éd. de ADOLPHE CHÉRUEL et GEORGES D’AVENEL, Paris, Imprimerie Nationale, 1872-1906, 9 vol., «Documents inédits sur l’histoire de France», v. VI, p. 537. 38 Cise riferì di aver incontrato un gentiluomo del segretario di guerra Michel Le Tillier, il quale gli aveva raccontato delle tensioni tra le truppe francesi e i soldati inglesi a Calais. Alla richiesta di aiuto dei soldati, Le Tellier aveva risposto che non avrebbe potuto inviare altri militari poiché il Re ne aveva assolutamente bisogno per la sua campagna. Cise aveva inoltre appreso che il governatore della città di La Fère, Manican, era in lite con il Cardinale e che anche Georges de Manchy (marchese di Hocquincourt, nominato maresciallo di campo nel 1651 e luogotenente generale nel 1655) e Albert D’Ailly (duca di Chaulnes, pari di Francia e luogotenente generale) nutrivano ancora malcontento nei confronti di Mazzarino. 245