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Re nudo

Mezzo secolo fa nacque "Re Nudo". La rivista underground di controcultura e controinformazione, che tanto peso ebbe nella mondo giovanile post-sessantottino, era stata fondata nel novembre del 1970 da Andrea Majid Valcarenghi, oggi settantaduenne. Cessò le pubblicazioni dieci anni dopo. Segnò un passaggio dalla visione tutta politica del movimento giovanile, che aveva dato vita al Sessantotto, a un coinvolgimento nel privato, nelle nuove forme culturali e musicali. In parte erano temi ed espressioni d'importazione americana, come echi della beat generation, ma in buona parte erano anche maturati in modo originale in Italia. La rivista divenne l'organo della nuova cultura giovanile, libertaria e antiproibizionista, anti-machista e psichedelica, attratta dalle droghe e dalla spiritualità orientale che pretendeva di essere alternativa a quella commerciale fino alla provocazione. Teorizzava che il privato è politico e che non dovevano esistere barriere tra i due ambiti. Diede cittadinanza al movimenti delle donne e degli omosessuali. Valcarenghi ha ricordato in questi giorni di celebrazioni (viene pubblicato un ultimo numero che non è un giornale, ma un libro-antologia: Re Nudo, 1970-2020, Edizioni Interno 4, pp. 496, euro 37).  che l'idea animatrice della rivista e del collettivo che la produceva era quella di «di cogliere ciò che dal movimento studentesco veniva estromesso in quanto problematica piccolo borghese da snobbare, ossia la dimensione esistenziale, il tempo libero, le dinamiche relazionali, la sessualità, l'interiorità». Tutti temi che oggi sembrano appassionare poco il mondo giovanile. La spinta anti-autoritaria che era maturata nel Sessantotto si sviluppò nelle frange più radicali dei movimenti giovanili fino alla teoria dei bisogni, alla scelta della violenza, e alla pratica degli espropri proletari. Ma le riflessioni che suggeriva la rivista erano più culturali, più esistenziali e musicali che di ribellione e lotta concreta. Tentò di abbattere dei caposaldi della mentalità e della morale dominante, partendo dal familismo, dal perbenismo piccolo borghese e dall'autoritarismo. "Re Nudo" fu anche vittima degli eccessi e delle violenze predicati da una parte del movimento giovanile. Quando il collettivo che animava la rivista al punto massimo del suo fulgore per tre anni di fila dal 1974 al 1976 organizzò al Parco Lambro di Milano il Festival del Proletariato giovanile ci furono gravi incidenti. Ci fu un famoso esproprio proletario alle tende-cucina con centinaia di polli che volteggiavano in aria per la felicità dei fotografi presenti. All'assalto presero parte quasi un migliaio di ragazzi. Ci furono scontri tra militanti dei diversi gruppi politici e venne anche distrutto lo stand del movimento degli omosessuali. Spinelli, acidi, eroina ed alcol furono consumati a livelli industriali. All'happening che catalizzò l’attenzione dei media, presero parte decine di migliaia di giovani provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, non solo hippies e fricchettoni. Animarono la festa con girotondi, balli, musiche, dibattiti, amori, sesso, nudismo e creatività. Sul palco di esibirono i grandi nomi del rock italiano, come Bennato, Venditti, De Gregori, Finardi, Pino Daniele, Battiato, Area e Pfm. La rivista "Re nudo", che come il bimbo della fiaba di Andersen voleva svelare le verità che l'ipocrisia della cultura borghese nascondeva, cessò le pubblicazioni nel 1980. Ma la sua breve vita ha lasciato il segno sul nostro tempo.