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Follia a due: quando il delirio diventa contagioso Persone che sono unite da legami più o meno stretti di luogo, di tempo e di condizioni socio-economiche condividono stili, abitudini e un orientamento psicologico comune che rendono la loro convivenza matura e orientata verso progetti di crescita reciproca. In casi estremi, caratterizzati dalla presenza di una psicopatologia psicotica di fondo che provoca la formazione di deliri, cioè credenze erronee ritenute vere dalla persona che le manifiesta, e allucinazioni, vale a dire percezioni senza oggetto, in questo contesto culturale e sociale, si può verificare la comparsa di quello che nel 1877 due psichiatri francesi, Lasegue e Falrnet, hanno denominato follia a due o psicosi collettiva. IL PRINCIPALE E L’ASSOCIATO - Anche in questo caso è possibile individuare differenze e modalità personali e soggettive di espressione del delirio che si evidenziano tra coloro che condividono il disagio. Prende il nome di principale la persona che acquisisce per prima la credenza delirante e la trasmette all’altro membro della coppia: tra i due è il dominante, molto più intelligente e intuitivo, capace di costruire con la sua logica le prove per dimostrare la veridicità del suo delirio, partendo dalla ricerca della causa scatenante fino alla proposta dei mezzi di difesa e di contrattacco contro i persecutori esterni. L’associato o indotto, invece, è quello meno colto e intelligente: nella coppia delirante è il braccio della mente dell’altro, incapace di sviluppare piani o strategie per avvalorare la tesi del delirio, si lascia guidare passivamente da ciò che gli suggerisce o impone il compagno, colludendo con lui nella sua follia. Solitamente l’associato è molto debole e suggestionabile, non avrebbe mai sviluppato da solo un delirio se non fosse stato accanto al principale che diventa per lui un modello e un esempio da seguire. TIPI E FORME - Qualche anno dopo, nel 1942 per la precisione, Gralnick individua quattro diverse forme o categorie di follia a due che sottendono quattro diverse modalità di relazioni tra i componenti. Nella follia imposta il delirio di una persona malata di mente viene trasferito ad una che prima non lo era, anche se aveva una posizione socialmente svantaggiata: solitamente se si verifica una separazione tra i due scompaiono anche i sintomi dell’associato. La seconda forma prende il nome di follia comunicata e si evidenzia nel momento in cui una persona mentalmente sana subisce il contagio dell’idea delirante dell’altro dopo aver resistito a lungo e questa si mantiene inalterataanche dopo la separazione tra i due. Nella follia indotta, una persona già psicotica aggiunge ai suoi deliri, quelli di una persona che le è vicina: i due adottano sintomi deliranti reciproci, arricchiendo ognuno i deliri dell’altro. La quarta e ultima forma, la follia simultanea, vede la presenza di due o più persone intime che diventano psicotiche e condividono in modo simultaneo lo stesso sistema delirante a partire dalla stessa causa e senza che nessuna delle due sia dominante. LA CONVINZIONE - I fattori coinvolti nella formazione di un delirio, cioè un’idea falsa e non criticabile a cui la persona crede fermamente e in maniera totale, sono molteplici e vanno dalla presenza di un disturbo del funzionamento cerebrale, al ruolo dell’emotività, dalla risposta rispetto a un disturbo percettivo, alla presenza di un sovraccarico nella percezione. L’aspetto che più interessa in questo momento riguarda la condizione che rende possibile il contagio di un delirio da una persona ad un’altra e come questo si mantenga inalterato nonostante le controprove prodotte dalle altre persone. Ciò che lo rende forte agli occhi dell’associato è il carattere di verosimiglianza rispetto ad episodi realmente accaduti in passato, che poggia su timori antichi o su speranze proiettate nel futuro. Soltanto questa condizione fa sì che il delirio si trasmetta da un individuo all’altro, in modo che la convinzione del primo costituisca la base su cui si sviluppa la credenza del secondo. Dando ad entrambi la forza per affrontare quel mondo che se da soli fa paura. E dal quale cercano di difendersi.