Ancient Thater

The parodos of the Suppliant Women (1-175) shows references to natural elements and landscapes described in words by the characters, but not represented on scene. A closer observation of the ways these landscapes are mentioned allows to go back to hints of social and religious notions, and to practices related to marriage in V cent. B.C, as well as to recognize the imagery linked to divinities as Hera and Zeus Teleioi, whose action is alluded to, but not directly expressed in the text.
This analysis will focus on the strategies of verbalizing landscape, trying to bring up social and religious notions through the spaces mentioned by the parodos in a circular structure (sea- land – sea).
The enhancement of the religious components of the spaces the Danaids place themselves will show how their uncompromising hostility towards sexuality and marriage is destined to be normalized according to the divine τέλος (end) prescribed by Hera and Aphrodite to all unmarried girls.

Sibi fabulam accomodare. La poiesis nella performance dell'attore comico a Roma Abstract Il teatro comico di Roma antica è soprattutto un teatro di parola, dove la poesia scandisce i ritmi drammaturgici e crea da sé le situazioni sceniche. Quindi il testo delle commedie, il complesso apparato metrico-ritmico, l'elaborato tessuto stilistico costituiscono il punto di partenza principale per capirne l'arte. Tuttavia il testo scritturale non era allora e non può essere ora teatro. Il contributo dell'attore comico, non solo come elemento aggiuntivo per l'interpretazione di ciò che è scritto, ma anche come co-autore della pièce (intesa ovvia-mente come ciò che avviene sulla scena in presenza di un particolare pubblico e quindi come performance irripetibile) è sempre stato un elemento imprescindibile per garantire la non fissità e la necessaria 'instabilità' del testo teatrale. Questo lo sanno bene i teorici del teatro contemporaneo, ma, come ci dimostrano le caratteristiche della trasmissione dei testi e le testimonianze storico-letterarie, lo sapevano bene anche gli antichi, che a Roma, sin dall'epoca del Sarsinate, hanno visto attori e capocomici mettere la loro impronta per-sonale su commedia e tragedia, creando una dialettica fra testo scritto e testo agito, capace di modificare di volta in volta la pièce per avvicinarla a pubblici differenti, in un interessan-te gioco di varianti che ne ha disegnato la storia per gli anni e per i secoli successivi. Riflettere sull'attore comico nel mondo antico (e nel mondo romano in particolare) e sulla sua incidenza nella qualità del testo, come esso è giunto fino a noi, significa in primo luogo soffermarsi sul concetto semiotico di testo tea-trale, inteso come testo che non consta solo di un apparato verbale, ma richie-de corpi, voci, suoni, colori, forme e, soprattutto, un'interazione reale con il pubblico 2. Quindi, anche per il teatro comico antico, non importano solo le 1 Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. 2 Vedi, a questo proposito, Ubersfeld 2011.