La libertà di coscienza è il criterio principale per valutare la risposta delle società alle domande di spazi di autonomia degli individui. Il volume analizza le forme di repressione della dissidenza religiosa dall’Impero romano–cristiano... more
La libertà di coscienza è il criterio principale per valutare la risposta delle società alle domande di spazi di autonomia degli individui. Il volume analizza le forme di repressione della dissidenza religiosa dall’Impero romano–cristiano ai secoli XVI–XVII, mediante la comparazione tra la legislazione antiereticale tardo–romana e le normative emanate nell’Europa della prima età moderna. Particolare attenzione è riservata alle discussioni tra i giuristi in favore o contro le pene di sangue e all’analisi del tentativo, prospettato da François Bauduin (1520–1573), di ridimensionare la portata sanguinaria delle normative tardo–antiche che disponevano la pena capitale per gli eretici, realizzato con una critica interpolazionistica impiegata non a scopi filologici ma per indurre i legislatori a mitigare le normative penali antiereticali. Il libro viene così a toccare il tema delle vie sanguinose e irte di sofferenze per le quali si è arrivati prima all’idea di tolleranza e poi di convivenza religiosa.
La libertà di coscienza è il criterio principale per valutare la risposta delle società alle domande di spazi di autonomia degli individui. Il volume analizza le forme di repressione della dissidenza religiosa dall’Impero romano–cristiano... more
La libertà di coscienza è il criterio principale per valutare la risposta delle società alle domande di spazi di autonomia degli individui. Il volume analizza le forme di repressione della dissidenza religiosa dall’Impero romano–cristiano ai secoli XVI–XVII, mediante la comparazione tra la legislazione antiereticale tardo–romana e le normative emanate nell’Europa della prima età moderna. Particolare attenzione è riservata alle discussioni tra i giuristi in favore o contro le pene di sangue e all’analisi del tentativo, prospettato da François Bauduin (1520–1573), di ridimensionare la portata sanguinaria delle normative tardo–antiche che disponevano la pena capitale per gli eretici, realizzato con una critica interpolazionistica impiegata non a scopi filologici ma per indurre i legislatori a mitigare le normative penali antiereticali. Il libro viene così a toccare il tema delle vie sanguinose e irte di sofferenze per le quali si è arrivati prima all’idea di tolleranza e poi di convivenza religiosa.
The article explores the relationship between the old conceptualization of crime, inherited from Scholasticism, and the new – modern – conceptualization of crime through the controversial case of the Jesuit John Ogilvie, executed in... more
The article explores the relationship between the old conceptualization of crime, inherited from Scholasticism, and the new – modern – conceptualization of crime through the controversial case of the Jesuit John Ogilvie, executed in Glasgow in 1615. It contextualizes the two main published accounts of his arrest, trial and execution, the autobiographical account known as the Relatio incarcerationis and the Scottish official account of Ogilvie’s trial and execution, A true relation of the proceedings against John Ogilvie. These two accounts represent two different worldviews. The Catholic narrative insists on the universality of dogma and is based on the theological conception of sin. The national-Protestant narrative considers it a crime of treason to deny the full authority of the king in his own nation and bases its conception of the crime on the legal rather than theological ground. By showing the contrasting elements of these worldviews, the article evidences the development of these two different conceptions of crime. The complex process of the transitional conceptualization of crime in the early modern period demands first a broader analysis to understand the conceptual evolution that took place after the Renaissance period.