Lo studio si focalizza sull’organizzazione del territorio a cavallo dell’antica via Aquileia-Emona in età tardoantica e altomedioevale, con particolare attenzione all’area della piana goriziana, della valle del Vipacco e delle Alpi...
moreLo studio si focalizza sull’organizzazione del territorio a cavallo dell’antica via Aquileia-Emona in età tardoantica e altomedioevale, con particolare attenzione all’area della piana goriziana, della valle del Vipacco e delle Alpi Giulie: un ambito territoriale mai sufficientemente indagato nella sua organicità.
La ricerca è stata articolata secondo uno schema avente i seguenti obiettivi: 1) riconsiderazione dell’uso delle fonti archeologiche e della topografia nel quadro della disciplina storica; 2) ricostruzione della viabilità principale e secondaria in rapporto allo sviluppo dei centri abitati; 3) definizione degli assetti territoriali con particolare attenzione agli sviluppi diacronici al fine di individuare gli aspetti più evidenti di continuità/discontinuità; 4) valutazione dell’evoluzione della frontiera militare a cavallo delle Alpi orientali tra Tardoantico e Altomedioevo.
La scarsità di fonti scritte relative al territorio e al periodo considerati ha comportato la necessità di seguire percorsi disciplinari non propriamente tradizionali in ambito storico. La ricerca affronta infatti un tema, quello dell’organizzazione territoriale di un’area definita e per di più cronologicamente limitata al Tardoantico e all’Alto Medioevo, la cui analisi ha richiesto la messa in campo di una serie di saperi e di tecniche proprie dell’archeologia, dell’antropologia, della topografia storica e della toponomastica.
La creazione della Carta archeologica della piana goriziana e della valle del Vipacco inferiore ha permesso di creare uno strumento originale dedicato a un territorio assai poco studiato nella sua organicità, anche per i limiti imposti dalla divisione su basi statali delle comunità scientifiche e degli strumenti di ricerca da loro generati.
Nel tentativo di ricostruire la viabilità principale è stato definito nel dettaglio l’antico percorso della via Aquileia-Emona nel tratto compreso tra l’Isonzo e la media valle del Vipacco. L’obiettivo è stato raggiunto sulla base di alcune relazioni di scavo inedite, ma anche grazie alla scoperta di una raccolta fotografica, in buona parte parimenti mai pubblicata, prodotta agli inizi del XX secolo dall’archeologo triestino Alberto Puschi. Per quanto riguarda la viabilità secondaria, particolare attenzione è stata data all’area gravitante intorno al sito di Sv. Katarina, nella piana a nord della città di Gorizia, dove è stato possibile individuare le tracce di due sistemi di divisione agraria di età romana. L’estensione della ricerca a tutta l’area considerata ha svelato l’esistenza di una trama piuttosto fitta di strade che in senso est-ovest e nord-sud attraversavano la piana goriziana, vero e proprio snodo viario. Sulla base della distribuzione degli insediamenti si è giunti alla conclusione che tutti gli assi di collegamento, sia quelli maggiori, sia quelli minori, continuarono a essere utilizzati anche dopo il venir meno dell’amministrazione romana. Dallo studio non è emersa alcuna crisi generalizzata della viabilità, ma, piuttosto, una ridefinizione dell’importanza strategica dell’area che ebbe, soprattutto in età longobarda, effetti sulla gerarchia interna dei tracciati. Il perdurare nel tempo delle medesime direttrici stradali fece sì che le vie di comunicazione fungessero da veri e propri poli di attrazione, legando a sé i centri più importanti quali Farra, Mossa, Sv. Katarina e Sv. Pavel nad Vrtovinom.
Se alcuni elementi sembrano indicare che la metà del V secolo rappresentò per il territorio in esame un momento di forte cesura (crisi della villa rustica e degli impianti produttivi, abbandono delle mansiones e mutationes al servizio dei traffici), lo studio dettagliato di alcuni insediamenti rustici di pianura, dei centri fortificati d’altura e delle necropoli ha delineato un quadro insediativo in cui gli elementi di continuità sembrano nettamente prevalenti su quelli della discontinuità.
L’ultima parte dello studio è stata dedicata a una revisione dei dati materiali e topografici relativi al sistema di difesa alpino noto come Claustra Alpium Iuliarum. Gli elementi presi in considerazione sembrano confermare l’idea che le fortificazioni lineari furono utilizzate per un arco di tempo molto limitato, probabilmente in risposta ad alcune necessità contingenti di natura tattica. Nell’ambito dello studio vengono illustrati per la prima volta i rilievi topografici del sistema di difesa eseguiti dalla Commissione Gariboldi agli inizi degli anni ’20 del XX secolo.