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Questa ricerca si rivolge all’analisi della normativa del trasporto transfrontaliero dei rifiuti nell'UE, al fine di considerare un problema di carattere socioeconomico e ambientale: l’inquinamento dei mari, nel caso specifico dell’Alto... more
Questa ricerca si rivolge all’analisi della normativa del trasporto transfrontaliero dei rifiuti nell'UE, al fine di considerare un problema di carattere socioeconomico e ambientale: l’inquinamento dei mari, nel caso specifico dell’Alto Adriatico, causato dalle operazioni di scarico a mare delle acque reflue e di sentina.
Il problema ha molte cause, conseguenze ed effetti, ma alla base c’è una grossa lacuna di carattere logistico-normativo che produce inefficienze: l’inefficacia del sistema integrato di raccolta, gestione, trasporto, conferimento e trattamento/smaltimento, soprattutto nei Paesi confinanti con l’Italia sul versante Est, come ad esempio la Slovenia.
Essendo invece l’Italia dotata di una disciplina in materia, prevedere una cooperazione più stretta fra i 2 Paesi potrebbe essere una strada per conseguire un migliore e più efficace ciclo della produzione, gestione e smaltimento finalizzato al recupero di questa tipologia di rifiuti pericolosi.
Prevedendo un sistema integrato tra tali fasi, sviluppate su diversi fronti del confine, con al centro di questo processo la promozione del trasporto marittimo di tale rifiuto si risolverebbero moltissime problematiche logistiche e risulterebbe meno complicato rispetto all’organizzazione di un trasporto via terra che invece creerebbe disagi dal punto di vista del traffico autostradale.
In materia rileva la normativa dell’UE che dà la possibilità di promuovere e stipulare questa più stretta cooperazione, andando a delineare protocolli condivisi ai fini di organizzare al meglio tutte le attività e rendere più chiare, trasparenti e facilmente applicabili le norme che regolerebbero le operazioni, omogeneizzando i relativi ordinamenti nazionali.
L’obiettivo finale dell’operazione dovrebbe essere un ciclo integrato e sostenibile di economia circolare che vedrebbe le navi non più costrette o incentivate a scaricare a mare il rifiuto per assenza di strutture adeguate che provocano poi la deroga per loro stesse per recarsi in altro porto per conferire il rifiuto , ma anzi incentivate altresì a conferire il rifiuto secondo criteri rispettosi dell’ambiente, stoccandolo in Slovenia e trasportandolo in Italia via mare attraverso natante autorizzato, azzerando o diminuendo di molto tantissime procedure e dimezzando le emissioni di CO2 e l’impatto ambientale complessivo, per poi effettuare il trasporto finalizzato a conferire il rifiuto oleoso per il trattamento volto a fini di recupero, sia della componente oleosa che dell’acqua. L’olio diventerebbe così destinabile alla commercializzazione. L’H2O risulterebbe riutilizzabile in altri processi produttivi, e quindi aiutando nella riduzione degli sprechi e nella massimizzazione dell’utilizzo delle risorse.
Tale processo che sarà considerato nell’ambito della presente ricerca si definisce BlueGreen Waste Recovery Cycle – BG WRC.
Il BG WRC non è solo un insieme di procedure logistiche coordinate da una codificazione di un protocollo che fa riferimento a una normativa europea: ma qualcosa in più.
Per apprezzare a pieno la filosofia che risiede dietro la riflessione che ha portato all’elaborazione dell’idea fondante del BG WRC ho ritenuto fondamentale coinvolgere come correlatore il Dott. Furio Mattiussi, Operations Manager della Crismani Koper e membro del CDA del Gruppo Crismani, nonché mio datore di lavoro col quale fin dal periodo di tirocinio curriculare ho seguito il tema del trasporto e dello smaltimento delle acque di sentina.
Gruppo Crismani è un gruppo multinazionale con sede in Italia, Slovenia e Tunisia specializzato nel campo disinquinamento industriale ed economia circolare: una realtà ricca, ancorata ai valori saldi del fondatore Paolo Crismani ma proiettata verso il futuro fatto di innovazione ed entusiasmo dove mi sento onorato di prestare servizio come consulente responsabile per le relazioni istituzionali e la comunicazione integrata.
L’obiettivo finale è quello di evidenziare, anche all’esito dell’analisi di tali problematiche, il pensiero europeo: pensare in maniera europea vuol dire porre come fulcro di ogni ragionamento la cooperazione, in ogni campo, concetto alla base del processo di integrazione europea, ed inoltre sfruttare criticità e punti di forza da ambo i lati di un confine per trarne opportunità di sviluppo, finalizzate alla creazione di valore e nuovo benessere sociale, economico e ambientale.
Partendo da un semplice esempio di cooperazione transfrontaliera, verificata l’efficacia della stessa, si potrà toccare con mano il potenziale di una cooperazione sempre più stretta e integrata fra le 2 zone di confine di Italia e Slovenia: riprendere il progetto già intrapreso del GECT non solo appare un’opportunità interessante, ma soprattutto un orizzonte ineludibile per il futuro dell’area dell’Alto Adriatico.
Il problema ha molte cause, conseguenze ed effetti, ma alla base c’è una grossa lacuna di carattere logistico-normativo che produce inefficienze: l’inefficacia del sistema integrato di raccolta, gestione, trasporto, conferimento e trattamento/smaltimento, soprattutto nei Paesi confinanti con l’Italia sul versante Est, come ad esempio la Slovenia.
Essendo invece l’Italia dotata di una disciplina in materia, prevedere una cooperazione più stretta fra i 2 Paesi potrebbe essere una strada per conseguire un migliore e più efficace ciclo della produzione, gestione e smaltimento finalizzato al recupero di questa tipologia di rifiuti pericolosi.
Prevedendo un sistema integrato tra tali fasi, sviluppate su diversi fronti del confine, con al centro di questo processo la promozione del trasporto marittimo di tale rifiuto si risolverebbero moltissime problematiche logistiche e risulterebbe meno complicato rispetto all’organizzazione di un trasporto via terra che invece creerebbe disagi dal punto di vista del traffico autostradale.
In materia rileva la normativa dell’UE che dà la possibilità di promuovere e stipulare questa più stretta cooperazione, andando a delineare protocolli condivisi ai fini di organizzare al meglio tutte le attività e rendere più chiare, trasparenti e facilmente applicabili le norme che regolerebbero le operazioni, omogeneizzando i relativi ordinamenti nazionali.
L’obiettivo finale dell’operazione dovrebbe essere un ciclo integrato e sostenibile di economia circolare che vedrebbe le navi non più costrette o incentivate a scaricare a mare il rifiuto per assenza di strutture adeguate che provocano poi la deroga per loro stesse per recarsi in altro porto per conferire il rifiuto , ma anzi incentivate altresì a conferire il rifiuto secondo criteri rispettosi dell’ambiente, stoccandolo in Slovenia e trasportandolo in Italia via mare attraverso natante autorizzato, azzerando o diminuendo di molto tantissime procedure e dimezzando le emissioni di CO2 e l’impatto ambientale complessivo, per poi effettuare il trasporto finalizzato a conferire il rifiuto oleoso per il trattamento volto a fini di recupero, sia della componente oleosa che dell’acqua. L’olio diventerebbe così destinabile alla commercializzazione. L’H2O risulterebbe riutilizzabile in altri processi produttivi, e quindi aiutando nella riduzione degli sprechi e nella massimizzazione dell’utilizzo delle risorse.
Tale processo che sarà considerato nell’ambito della presente ricerca si definisce BlueGreen Waste Recovery Cycle – BG WRC.
Il BG WRC non è solo un insieme di procedure logistiche coordinate da una codificazione di un protocollo che fa riferimento a una normativa europea: ma qualcosa in più.
Per apprezzare a pieno la filosofia che risiede dietro la riflessione che ha portato all’elaborazione dell’idea fondante del BG WRC ho ritenuto fondamentale coinvolgere come correlatore il Dott. Furio Mattiussi, Operations Manager della Crismani Koper e membro del CDA del Gruppo Crismani, nonché mio datore di lavoro col quale fin dal periodo di tirocinio curriculare ho seguito il tema del trasporto e dello smaltimento delle acque di sentina.
Gruppo Crismani è un gruppo multinazionale con sede in Italia, Slovenia e Tunisia specializzato nel campo disinquinamento industriale ed economia circolare: una realtà ricca, ancorata ai valori saldi del fondatore Paolo Crismani ma proiettata verso il futuro fatto di innovazione ed entusiasmo dove mi sento onorato di prestare servizio come consulente responsabile per le relazioni istituzionali e la comunicazione integrata.
L’obiettivo finale è quello di evidenziare, anche all’esito dell’analisi di tali problematiche, il pensiero europeo: pensare in maniera europea vuol dire porre come fulcro di ogni ragionamento la cooperazione, in ogni campo, concetto alla base del processo di integrazione europea, ed inoltre sfruttare criticità e punti di forza da ambo i lati di un confine per trarne opportunità di sviluppo, finalizzate alla creazione di valore e nuovo benessere sociale, economico e ambientale.
Partendo da un semplice esempio di cooperazione transfrontaliera, verificata l’efficacia della stessa, si potrà toccare con mano il potenziale di una cooperazione sempre più stretta e integrata fra le 2 zone di confine di Italia e Slovenia: riprendere il progetto già intrapreso del GECT non solo appare un’opportunità interessante, ma soprattutto un orizzonte ineludibile per il futuro dell’area dell’Alto Adriatico.