La recente edizione completa del cosiddetto “Bronzo di Agón” o lex rivi Hiberiensis (AE 1993, 1043 = HEp. 13, 2003-2004, 731) ha reso nuovamente attuale una piccola lastra di bronzo, rinvenuta alla metà degli anni ’70 del secolo passato...
moreLa recente edizione completa del cosiddetto “Bronzo di Agón” o lex rivi Hiberiensis (AE 1993, 1043 = HEp. 13, 2003-2004, 731) ha reso nuovamente attuale una piccola lastra di bronzo, rinvenuta alla metà degli anni ’70 del secolo passato presso Gallur, Zaragoza, e che era passata quasi inosservata. La sua importanza attuale dipende dal fatto che in essa si nomina il pagus Gallorum et Segardinensium, che risulta essere uno dei protagonisti della menzionata lex rivi. Nelle quattro linee dell’iscrizione viene documentato un donativo ricevuto dai pagani, un munus, secondo la maggior parte dei commentatori, ma nel presente lavoro si mette in discussione tale interpretazione e, soprattutto, si mette in relazione questo documento con altre tre tavolette, rinvenute in Italia (CIL IX, 5565 e CIL XI, 1947) e in Africa (AE 1893, 108), accomunate, oltre che dall’essere in bronzo e dall’ avere forma e grandezze simili, dal fatto di designarsi come tesserae paganae o paganicae. Oltre a riprendere in esame e correggere letture precedenti sulla base di foto inedite dei pezzi, si segnalano le coincidenze tra i quattro oggetti, mettendo in luce il fatto che almeno due di questi potevano essere cerae, le cui iscrizioni ricordavano semplicemente il donante e la circostanza nella quale era avvenuto il dono. Quale fosse la funzione di queste tesserae, per quali ragioni si chiamassero paganicae e, soprattutto, perché tale dono venne ricevuto in modo tanto solenne, restano questioni, senza dubbio, ancora prive di risposta.