In diverse nazioni – in testa gli Stati Uniti – le rivelazioni di WikiLeaks hanno tolto il sonno ai responsabili dell’intelligence e generato un acceso dibattito sul conflitto tra libera informazione e ragione di Stato. L’Italia ha...
moreIn diverse nazioni – in testa gli Stati Uniti – le rivelazioni di WikiLeaks hanno tolto il sonno ai responsabili dell’intelligence e generato un acceso dibattito sul conflitto tra libera informazione e ragione di Stato. L’Italia ha proseguito nella sua infelice eccezione: la ricezione dei cablogrammi sul nostro Paese ha scatenato la solita opposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani, facendo sì che tutto, ancora una volta, ruotasse intorno al grande one man show. Eppure l’antologia di WikiLeaks che viene qui presentata solleva un’unica tragica domanda: com’è stata possibile l’egemonia totale di un uomo così tanto potente in Italia, quanto grottesco, kitsch e impresentabile in qualsiasi altra parte del mondo? Si possono certo scomodare le lucide profezie di Guy Debord sulla “società dello spettacolo” o la surreale congiunzione di re e giullare dell’Ubu Roi di Alfred Jarry. Ma lo spaccato italiano che emerge da questi cablogrammi ci parla anche delle connivenze di numerosissimi cortigiani, figure di primo e di secondo piano che hanno agito per i loro interessi, protetti dal grande spettacolo del loro Capo.
Marco Marsili, giornalista, politologo e docente di giornalismo presso l’Università degli Studi dell’Insubria a Varese, spiega la storia di WikiLeaks e del suo leader Julian Assange, e guida il lettore attraverso la comprensione dei dispacci inviati a Washington dall’ambasciatore a Roma Mel Sembler (2001-2005) e dal suo successore Ronald Spogli (2005 - 2009). Ne Il Clown. Il meglio di Wikileaks sull'anomalia italiana (Mimesis Entropie, Milano, 2011, 10 euro) Berlusconi viene definito un leader “incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo”, intento a spendere le sue energie in feste notturne, le quali non gli permetterebbero di riposarsi abbastanza.
Critiche per una politica estera inefficace e ondivaga, basata sui rapporti personali di Berlusconi, anche con dittatori come Gheddafi o il leader bielorusso Lukashenko. Il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin è oggetto di una attenta osservazione da parte dei diplomatici statunitensi. La loro relazione viene giudicata di natura confidenziale, anche a causa dello scambio di “regali generosi”, e foriera di redditizi contratti energetici tra Eni e il colosso russo dell’energia Gazprom. La descrizione data di Berlusconi è che “sembra essere il portavoce di Putin in Europa”. Gli Usa cercano, tuttavia, di avvantaggiare le forniture di aziende americane in vista della realizzazione del nuovo programma nucleare varato da Berlusconi (poi abbandonato in seguito al referendum) e spingono per l’inclusione delle strutture marittime italiane nel progetto Megaporti.
Forti critiche anche per l’abolizione dell’Alto commissario anticorruzione, decisa dal Cavaliere nel 2008, appena tornato a Palazzo Chigi, e sulla vicenda Alitalia: “Ha inventato una legge ad personam per ottenere un risultato politico. È una lezione per chi vuole investire in Italia”. Per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, di mantenere il vettore (che stava per essere acquistato dalla cordata Air France-Klm) in mani italiane, Berlusconi ne ha favorito la cessione a Cai. “La nuova linea area avrà un monopolio di fatto delle rotte interne italiane e i debiti e i passivi dell’Alitalia passeranno ora a una bad company avviata alla liquidazione ma tuttora di proprietà del governo” scrive l’Ambasciata Usa a Roma. Spogli ricorda come, nonostante il ministro dell’Interno Maroni si fosse detto contrario al salvataggio, “Berlusconi ha utilizzato le sue conoscenze personali e politiche per convincere un gruppo di imprenditori a impegnarsi nel ‘salvataggio’ della compagnia aerea e nel mantenere la compagnia di bandiera italiana”, favorendo la creazione di un gruppo di 16 investitori (definiti “compari” del premier) che hanno seguito il piano d’acquisto elaborato da Intesa Sanpaolo. Per venire in aiuto della cordata di amici, che hanno consentito al premier di fare bella figura, mantenendo la promessa fatta in campagna elettorale, il governo ha modificato la legge fallimentare, in modo da consentire alla società di essere divisa in due, con i passivi e i debiti per un miliardo di euro che restano nella “bad company” di responsabilità del governo italiano. Sul Carroccio un dispaccio relativo ad un colloquio tra il ministro Roberto Calderoli, il segretario della Lega Lombarda, Giancarlo Giorgetti, e il console generale di Milano, svela i piani del movimento per “diventare forza egemone nel Nord”, le speranze dello stesso Giorgetti di poter “alla fine succedere a Bossi come capo del partito”.
Parte della corrispondenza riguarda l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, che non esita a mostrarsi più che accondiscendente nei confronti dell’alleato statunitense. “Si è descritto letteralmente come filoamericano” si legge in un dispaccio. “Ha fatto riferimento al suo coinvolgimento nell’ala giovanile del Movimento sociale italiano come esempio dei suoi sentimenti filoamericani. Ha detto che il movimento era diviso in due campi: uno filopalestinese e l’altro filoamericano (e filoisraeliano). Si è definito esponente di vertice del secondo”. La sua proposta di aprire per 30 giorni le basi per l’addestramento dei giovani, viene bollata dall’ambasciatore come odorante “un po’ di fascismo”.
I dispacci diffusi da WikiLeaks dimostrano inequivocabilmente la mancanza di autonomia politica del governo Berlusconi in politica estera, e l’asservimento del premier, interessato solo alle sue vicende processuali e alla sua immagine, alla volontà dei governanti stranieri, a discapito dell’interesse nazionale. Ne esce un’immagine di un esecutivo incapace ed inefficiente, mosso solo da interessi personali, sia di natura politica che economica o giudiziaria.