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Everest

Everest è e rimane un’etichetta adorata dai discofili audiofili collezionisti. Solo meraviglie, talvolta dimenticate! Solo incisioni ormai leggendarie!
Principalmente orientata verso i repertori orchestrali del XX secolo, godette del contributo di grandi figure artistiche del loro tempo che però non avevano sempre il favore di grandi etichette come Decca, HMV, Deutsche Grammophon, RCA o Capitol. Anche se… !
Due fondamentali città di ancoraggio: Londra e New York.
New York con Leopold Stokowski e la sua Stadium Symphony Orchestra: il loro Uirapurú di Villa-Lobos, inciso nell’ottobre del 1958, non ha ancora eguali. Oppure Carlos Chavez, che con l’etichetta registra le sue Sinfonie.
Londra è la valanga di meraviglie parimenti irresistibili, le une quanto le altre.
Sir Adrian Boult, con la London Philharmonic, registra fra l’altro la Sinfonia di Hindemith e dei Vaughan Williams (Nona, Job), incisioni di riferimento.
Per quanto riguarda la London Symphony, Tauno Hannikainen incide alcuni dei Sibelius più importanti della discografia, fra cui un Concerto per violino con Spivakovsky, divenuto rarissimo. Sir Eugene Goossens vi lascia in eredità il meglio della propria arte, con una Manfred di Čajkovskij d’immensa poesia, nonché dei Ginastera eleganti e implacabili.
Anche lo stupefacente Walter Süsskind partecipa all’avventura: Chout di Prokofiev, Appalachian Spring di Copland (con che fervore dinamico!); il compositore americano incide inoltre per Everest alcune delle proprie opere, come la Terza Sinfonia e Billy the Kid. Anatole Fistoulari si diverte come un matto in Chačaturjan
(Gayane). Senza dimenticare Sir Malcolm Sargent, che incide in particolare dei Respighi del tutto magnifici, ma nel suo repertorio è tutto ottimo. Più raro, addirittura dimenticato, Leopold Ludwig lascia registrazioni che furono piuttosto importanti nel paesaggio discografico degli anni Sessanta (Mahler Nona, Ein Heldenleben, di R. Strauss, ecc.).
Per i solisti, ritroviamo Jorge Bolet in alcuni “recital” Chopin e Liszt che non sono i suoi fonogrammi più noti. E ancora Ernst (Ernő) von Dohnányi (!) che interpreta alcuni dei suoi componimenti.
Insomma, un catalogo da esplorare senza timori, e in tutti i recessi; vi troverete quel che cercate. Non ci si chiama “Everest” per niente.

Album

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