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Il Sole 24 Ore - Il futuro ha inizio se il manifatturiero incontra il digitale
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Il Sole 24 Ore - Il futuro ha inizio se il manifatturiero incontra il digitale
1.
VENETO FOCUS Giovedì27Febbraio2014 www.ilsole24ore.com I distretti. Concia,
vino e plastica sul podio delle esportazioni u pagina 48 Laboratorio di start up. In regione incubatori d’impresa e progetti tra enti e parchi scientifici u pagina 49 Nuovi mercati. Non più i Bric, ora l’attenzione è rivolta ai Mint u pagina 49 Territori. Il saper fare si arricchisce di nuove specializzazioni e tecnologie - Nascono best practice d’impresa La Fondazione Nord Est Lafilierainnova,la ripresa c’è Fanno ben sperare produzione, export e ordinativi 2013, tutti in positivo IMAGOECONOMICA Il futuro ha inizio se il manifatturiero incontra il digitale I NUMERI 8% La disoccupazione L’indicenelprimosemestre 2013,quandolamediaitaliana siattestavasul12,4% 30% In regione Ilpesodellamanifattura sull’economiadellaregione, cherestaunadellepiù industrializzated’Europa 1,55% A Verona L’aumentodellaproduzione provincialenelquarto trimestre2013rispettoalterzo trimestre 3.100 A Treviso Leimpreseassociatea Confindustria,cheinsistono suunapopolazionedi circa 83milaabitanti 17,3 miliardi Si ricomincia dall’esistente. Chi è sopravvissuto agli ultimi cinque anni è più forte di prima Katy Mandurino I l Veneto ricomincia da se stessoedalle proprieimprese. Chi è sopravvissuto agli ultimi cinque anni è più forte di prima.Chierainattivoestanziale ha imparato a fare ricerca e ad andare all’estero. Sono nate sinergie tra singole aziende e tra associazioni di categoria. La filiera manifatturiera si è trasformata e lentamente, anche se ancora a macchia di leopardo, sta diventando innovativa, digitale e glocal. Nascono best practice spontanee e modelli di impresa che coniugano la tradizione del saper fare all’hi-tech. «L’impresa ha fatto i compiti a casa – dicono in coro i rappresentanti degli industriali –. Ora, servono fiducia e grinta, rimaste sottese, ma mai sparite». Il sentimento espresso è corroborato dai dati: il quarto trimestre 2013 ha visto la produzioneindustrialeregionaleregistrare un aumento dell’1,4% su base annua dopo otto trimestri di segno meno. Mentre la variazione congiunturale destagionalizzata ha segnato un +2,4%. A spingere i dati positivi anche l’export: le vendite all’estero hanno messo a segno un +4,3% (+3,2% nel trimestre precedente) rispetto allo stesso trimestre dell’anno prima. I fatturati totali hanno registrato un aumento dell’1,7% rispetto allo stessotrimestre dell’anno scor- soedel5,7%sultrimestreprecedente. Gli ordinativi registrano un +1,7%, in aumento di 1,2 puntipercentuali rispetto allo scorso trimestre (dati Unioncamere - Veneto Congiuntura). Certo,nontutti idati sonopositivi,dalla crisinonsi ècompletamente usciti. Secondo il Cerved, nei primi nove mesi del 2013 i fallimenti sono cresciuti del 19%: in pratica, ogni giorno, mediamente, una decina di aziende sono state dichiarate PASSAGGIO GENERAZIONALE La crisi ha spinto numerose aziende a passare la mano ai più giovani, più preparati finanziariamente, e a patrimonializzare meglio fallite o sono state avviate al concordatopreventivo.Nelprimo semestre 2013 la disoccupazione ha raggiunto l’8% (ma la media italiana si attesta sul 12,4%, dati Banca d’Italia). Ma il Veneto resta una delle regioni europee più industrializzate con un peso della manifattura che sfiora il 30% sull’economia. «La crisi è stata benefica – dice Giulio Pedrollo, a capo degli industriali veronesi – perché è stata occasione di scardinare vecchimeccanismie farcrescere la mentalità. In molte impre- se si sono resi obbligatori i passaggi generazionali e con le nuove generazioni al comando non solo l’azienda ha acquisito maggior propulsione e velocità nel percepire le esigenze del mercato, ma è anche cresciuta nella coscienza finanziaria, patrimonializzandosi nel giusto modo». Verona ha registrato nel quarto trimestre 2013 un incremento produttivo dell’1,55% rispetto al terzo trimestre. «Inoltre – continua Pedrollo – la crisi ha sviluppato sinergie costruttive tra enti, associazioni, banche, iniziative comuni su temi comuni, come l’export o la formazione». «Facciamo innovazione nella filiera – aggiunge Alessandro Vardanega, presidente di Confindustria Treviso, 3.100 imprese che si sono viste i fatturati scendereincinqueannida21miliardia17,3 –.Abbiamomigliorato i prodotti, cambiato i canali distributivi. Dobbiamo certamente migliorare sulla strutturazione dell’innovazione, che è ancora troppo spontanea e non legata ai centri di ricerca o alle università».AnchePadovaregistradatipositivialquartotrimestre 2013. La produzione sale su base annua del 3,4%, gli ordini aumentanodel2,3%,l’exportaccelera a +8,2% spinto soprattutto dai paesi extra-Ue (+10,9%). «Il 50% delle imprese padovane va meglio di prima. Non fac- I dati IV trimestre 2013 - Gli indicatori PRODUZIONE INDUSTRIALE Base annua +1,4% PRODUZIONE INDUSTRIALE Congiunturale +2,4% FATTURATO ESTERO +4,3% MERCATO INTERNO +0,6% ORDINATIVI +1,7% OCCUPAZIONE. Base annua +0,8% ciamopiù solo volumi, ma valori – spiega Massimo Pavin, presidentedegliindustrialidiPadova –, alto di gamma, qualità. Ma risultiamo vincenti se facciamo massa per andare all’estero, se sappiamo l’inglese, se facciamo progetti con gli atenei, se aumentiamo la dimensione d’impresa». «Il Veneto continua ad avere alti livelli di specializzazione e aziende meravigliose – dice Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza –;cisonolaureatipreparati,universitàescuole eccellenti. Seripartiamo noi possiamotrainare altri territori». Ma il Veneto non può riprendersiappieno senon ripartonoi consumi interni. Ancora Zigliotto:«Lanostravolontàeidati positivi non bastano senza un mercato interno sostenuto. Il governo faccia ripartire la domanda: tolga superbolli e aumentile detassazioni,ridiafiducia e tolga la paura». Così come ènecessariorivedereilcuneofiscale,gli imprenditori lo stanno ripetendo fino allo sfinimento: «Bastano 10 miliardi per ridurredrasticamenteilcuneo emettere le imprese nella condizione di ridurre il costo del lavoro», tuona Vardanega. E si riducano «gli scandalosi costi dell’energia – aggiunge Pavin – che sono aumentati in due anni del 40%». Fonte: Uniocamere del Veneto © RIPRODUZIONE RISERVATA I fatturati Iricaviaggregatidelleaziende trevigianeche,però,neicinque annidicrisisonoscesi,dai21 miliardidel2007 +3,4% A Padova L’incrementosubaseannua dellaproduzioneindustriale nelquartotrimestre2013. Gliordinativisonoaumentati del2,3% +8,2% L’export Leesportazionidelsistema padovanonelquartotrimestre 2013,datospintosoprattutto daipaesiextra-Ue(+10,9%) 40% L’energia L’aumentodeicosti dell’energiaelettricariscontati aPadovanegliultimidueanni 50 milioni Plafond MessiadisposizionedaVeneto Bancaperleimprese delterritorio,miratiaprogetti diinnovazionee export 33 Il credito cooperativo GliistitutidelleBccdelVeneto, chesoddisfanounterzodegli artigianiregionalieunquarto deltotaledellePmi IMAGOECONOMICA «C’ è una rivoluzione industriale che sta crescendo su scala internazionale: dobbiamo imparare a guardare quello che accade oltre i nostri confini, per poter cogliere le opportunità che si presentano anche per la nostra economia». Stefano Micelli, direttore scientifico della Fondazione Nordest e professore associatodiEconomia egestione delle imprese all’università Ca’ Foscari di Venezia, è un teorico della svolta che vede il settore manifatturiero e le nuove tecnologieavvicinarsiecollaborare. «Quella che vediamo è una discontinuità importante rispetto al modo tradizionale di produrre. Siamo chiamati a osservare, a ragionare in un orizzonte internazionale, perché letrasformazionisociali,culturali e tecnologiche in corso hanno molto da dire al territorio Veneto». A una regione, cioè, dove l’abilità del saper fare, ma anche del saper cogliere le esigenze del cliente, adattandosi e proponendo un prodotto sumisura,sonogiàconsolidate: «Penso ad esempio alla gioielleriaeallamoda,distrettistorici,maancheallaproduzione dei macchinari e alla metalmeccanica che ha punte di eccellenza in province come Padova e Vicenza, con unagrandecapacitàdicogliere le esigenze del committente e creare strumenti quasi su misura». Personalizzazione e ritorno alla sapienza artigiana, anche quando le dimensioni sono industriali, «perché questa è la domanda del mercato oggi, superatala fasenella qualeigrandi brand dettavano le regole e si poteva solo uniformarsi», sotttolinea Micelli. Perchélasvoltapossarealizzarsi, «però, occorre investire massicciamenteinculturadigitale, avvicinare le imprese ancora digiune dei nuovi strumenti come i social network, diffondereleretieleinfrastrutture necessarie come la banda larga. C’è una domanda che va letteralmente costruita, oltre cheintercettata».Elaviapiùefficace è quella di rinnovare il rapportoframondodellascuola e aziende, portare i giovani e lecompetenzechelenuovegenerazionigestisconosenzadifficoltà all’interno delle imprese. Segnali in questo senso non mancano: ultimo in ordine di tempo,l’inaugurazioneaVenezia, nei giorni scorsi, del primo FabLab, laboratorio di fabbricazionedigitalecreatoall’interno del Vega (parco scientifico di Venezia) da quattro giovani Direttore. Stefano Micelli IMAGOECONOMICA Presidente. Francesco Peghin professionisti con la passione perlaprogettazione,latecnologiaeillavoromanuale. L’obiettivo è dare risposte concrete, offrendo ad artigiani e imprenditori servizi di formazione e produzione nella modellazione digitale avanzata, nella prototipazione rapida e nella fabbricazione seriale di pezzi unici: «Uno spazio dove condividere conoscenze e fare rete tra professionisti – afferma Elia DeTomasi,ad–.Offriamoadesigner, artigiani e imprenditori l’opportunità di creare oggetti e prototipi di ogni genere a prezzi contenuti, utilizzando macchinari tecnologicamente avanzati. Sono già partiti i primiworkshopedèprevistalarealizzazione di un laboratorio con stampanti 3D, frese, laser cutter e plotter vinilici». La situazione della regione oggi «ricorda quella dell’Italia post bellica – osserva Francesco Peghin, presidente di Fondazione Nordest – con una notevole distruzione di aziende. In questo contesto, però, spiccano realtà che riescono a crescere,epossonodiventaremodelli diriferimento perchi cerca di uscire dalla difficoltà. Trent’anni fa alcuni problemi eranosimili, laburocrazia,il fisco, ma oggi mancano strumenti compensativi, come potevano essere le svalutatazioni competitive. Per questo, il nostro dna di imprenditori autonomi che possono fare da sé richiede ora più che mai un’azione sul contesto che incida sulle zavorre presenti da troppo tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le banche. Gli istituti finanziano progetti specifici e innovativi - Aumentano gli accordi e le sinergie con le confindustrie e le associazioni di categoria Credito più mirato, credendo nel territorio IMAGOECONOMICA È come un cane che si morde la coda: le imprese faticanoaripartiresenonhanno credito, ma le banche faticano a dare credito perché sono aumentate le sofferenze e perché – aziende esse stesse – non sono tornate ai livelli di redditività pre-crisi. Ci si mette anche Basilea3,senzadubbio:parametri più stringenti, regole ferree, che costringono, più che in passato, gli istituti bancari a patrimonializzare per garantire solidità e salute. Costringendoli – a Nordest più che altrove, vista la dimensione bancaria – a guardarsi attorno e a pensare ad aggregazioni, acquisizioni, fusioni. Il calo del credito c’è stato, ma in Veneto le banche di territorio, qui più radicate che altrove, hanno sostenuto il tessuto produttivo. Banca d’Italia registra che in regione nei primi nove mesi del 2013 il credito concesso alle imprese è sceso del 2,3% (-0,8% alle famiglie). Una percentuale considerevole ma minore ad esempio, del -3,9% del Friuli Venezia Giulia o del -3,2% della Lombardia. «La diminuzione del credito è dovuta anche alla contrazione della domanda, causata dal calo degli investimenti – spiega Vincenzo Consoli, amministratore delegato di Veneto Banca, uno degli istituti popolari maggiormente presenti sul territorio (584 filiali, 6.204 dipendenti, un prodotto bancario lordo di 85,6 miliardi, un totale attivo di 42,2 miliardi – dati al giugno 2013) –. Ma gli imprenditori veneti hanno una forza straordinaria. C’è chiva meglio echiva peggio,però l’ossatura c’è». «È vero, il flusso del credito è minore – continua Consoli – ma in questi anni di crisi le banche di territorio hanno fatto la loro parte». Parte che si esplica anche in un nuovo modo di dare credito: a progetti mirati e a chi è capace di innovare, o a chi si spinge all’estero. «Siamo la terza banca italiana all’estero dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo, abbiamo stretto innumerevoli accor- “ IL TESSUTO PRODUTTIVO «Gli imprenditori veneti hanno una forza straordinaria. C’è chi va meglio e chi peggio, ma l’ossatura c’è» I MERCATI ESTERI Amministratore delegato. Vincenzo Consoli, a capo di Veneto Banca «Veneto Banca ha stretto innumerevoli accordi con le banche estere per aiutare i clienti» di con le banche estere per agevolare i nostri clienti». In quest’ottica si inseriscono le iniziative a sostegno dell’internazionalizzazione,comel’accordo siglato con Confindustria Padova e con ConfindustriaVeronachemetteadisposizione delle imprese associate 50 milioni di euro; 20 di questi sono destinati a finanziamenti a condizioni vantaggiose soprattutto per chi lavora con l’estero, mentreglialtri30sonoadisposizione di azioni di leasing, factoring e per anticipi di tredicesime e quattordicesime mensilità. O come i tre milioni di euro a supporto del settore alberghiero della costa adriatica venezia- na che gli imprenditori possono utilizzare per sostenere la liquiditàdelleloroaziende nelperiodo di chiusura (si tratta del plafondSviluppo avviatotra Veneto Banca e Fiditurismo). I segnali positivi che si intravedono dai dati congiunturali vengono interpretati dalle Bcc del Veneto come una rinnovata, anche se per il momento minima, tendenza a nuovi investimenti. I bilanci sono in controtendenza rispetto alla china negativa, si registrano utili importanti in qualche azienda. Le Bcc venete, 33 banche in tutta la regione, 635 filiali, quasi 5mila dipendenti,21 miliardi di impieghi (che equivalgono al 95% della raccolta), hanno un bacino di clientela che copre un terzo del totaledelleimpreseartigianeregionalieunquartodeltotaledelle Pmi e un patrimonio solido, che vanta mediamente il 14-15% diTier1.«Ilclimastasicuramente cambiando – dice Ilario Novella, presidente della Federazione veneta della banche di Credito cooperativo –, lo vediamodalfatto checongrande prudenzagliimprenditoristannoricominciando ad investire nei macchinari aziendali. Piccoli passi, ma significativi. Abbiamo sicuramentebisognodiun maggior clima di fiducia, ma questa è una regione dinamicissima. Pronta a ripartire». Il territorio restadecisivo perleBcc,che vogliono continuare a mantenere ben radicata la loro presenza. «Dovepossibile, senzaaggregazioni – chiarisce Novella –. L’aggregazioneolafusionetraistituti impoverisce il territorio, non è la panacea di tutti i mali. Bisogna invece rafforzare i sistemi operativi e restare autonomi». K. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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