Lavori migranti. Storia, esperienze e conflitti dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, a cura di Donato di Sanzo, Le Penseur Edizioni, Brienza (PZ), 2021
Questo contributo si propone di mettere a fuoco l'evoluzione della presenza straniera in Toscana ... more Questo contributo si propone di mettere a fuoco l'evoluzione della presenza straniera in Toscana negli ultimi 40 anni. Si tratta di una prima ricognizione che proverà a fornire qualche spunto interpretativo, privilegiando - tra i molti possibili - alcuni aspetti del nesso tra migrazioni e lavoro, nesso fondamentale nel concreto organizzarsi delle strategie e delle esperienze migratorie.
Il Mediterraneo come risorsa. Prospettive dall’Italia, a cura di Salvatore Capasso, Gabriella Corona e Walter Palmieri, il Mulino, Bologna, 2020
Under the rule of Fascism, positive conditions for the Anti-Fascist movement were provided: a) by... more Under the rule of Fascism, positive conditions for the Anti-Fascist movement were provided: a) by the geographical proximity between the shores of the Mediterranean Sea, and b) by the historical legacy of Italian emigration within the Basin. Faced with the oppressive situation that the Fascist Regime had established inside the Peninsula, where an ever more heavy control apparatus was being imposed, the Sea represented a fundamental resource for opponents. The waterways could easily lead to lands not subject to the Fascist penal code or the rule of its police. Lands that were often still familiar to the antifascists, thanks to the presence of the Italian communities and the widespread diffusion of the Italian language (a sort of lingua franca) in the Mediterranean arc. The zealous activity of informers and consuls did not fail to extend the Fascist control network even beyond the borders, but nonetheless under different State systems. In this situation persons and organizations moved on in making propaganda among dockers and seafarers. The reconstruction of their paths and the networks they used is of great interest for an analysis of the centrality of the Mediterranean dimension as a historical and geographical space of freedom and democracy.
«Revue Européenne des Migrations Internationales», 2018/1 (Vol. 34), 2018
“Space” – in which the phenomenon of migration takes place – is not the only category to be retho... more “Space” – in which the phenomenon of migration takes place – is not the only category to be rethought and relocated in migration studies. Another key issue is “time”, or rather a periodisation. For a long time, the academic debate on Europeans Mediterranean countries has been dominated by a claim that has been more or less taken as given, namely, the historical succession of emigra- tion and immigration. Italy, Spain, Greece, and Portugal are supposed to have followed, according to this evidence, a cyclical model of migration that was around up until the 1970s, the emigration beyond national borders being seen as a predominant movement following by a massive foreign immigration which is said to have supplanted the centrality of expatriation. The article proposes a new point of view about this question, incorporating emigration, immigration and internal migration in Italy, Spain, Greece, and Portugal in a convergent perspective.
"La prima narrazione complessiva delle migrazioni interne che hanno cambiato l'Italia dalla fine ... more "La prima narrazione complessiva delle migrazioni interne che hanno cambiato l'Italia dalla fine dell'800 all'inizio del Terzo Millennio, in una sintesi che mette insieme tipologie di mobilità differenti (i lavori stagionali, gli scambi continui tra campagna e città, i trasferimenti definitivi, i grandi travasi demografici da una parte all'altra del paese) e le istituzioni che le hanno regolate.
In un saggio dei primi anni '50, lo storico inglese Eric J. Hobsbawm sosteneva che «la storia dei lavoratori del secolo 19º è una storia di spostamenti e migrazioni». A distanza di sessanta anni gli studi migratori promossi dagli istituti di ricerca di tutto il mondo hanno ampiamente confermato l'intuizione di Hobsbawm. Oggi risulta difficile ormai pensare la storia del lavoro e la storia sociale senza considerare il fattore migratorio.
In Italia i grandi movimenti di popolazione avvenuti all'interno dei confini rivestono una eccezionale importanza per capire il nostro paese: si pensi solo alla Grande Migrazione Interna degli anni del boom economico del secondo dopoguerra. Per gli anni repubblicani disponiamo di eccellenti studi sociologici (Alasia e Montaldi; Fofi; Martinelli) ma ancora di poche riflessioni storiografiche.
Il libro prova a mettere insieme e discutere le varie tipologie migratorie che hanno interessato il territorio italiano dalla fine dell'800 agli inizi del Terzo Millennio: mobilità stagionale o duratura, spostamenti a corto o a lungo raggio, migrazioni interne o espatri. Di ognuna si discute il quanto e il come, basandosi sulle descrizioni e le inchieste coeve, pubblicate e non, spesso estremamente ricche di informazioni, soprattutto se considerate in un'ottica di lungo periodo. Particolare attenzione è data alla più aggiornata letteratura internazionale, alla tenuta di concetti esplicativi spesso mutuati dalle scienze sociali, alle relazioni tra le varie tipologie migratorie.
Il volume, che poggia su precedenti lavori di ricerca d'archivio non pubblicati, prende in considerazione anche i mutamenti economici tra aree forti e aree deboli (città/campagna, centri di grandi dimensioni/centri di piccole dimensioni, divari regionali), così come l'analisi istituzionale dei soggetti e delle norme che hanno riguardato la mobilità (anagrafe, prefetti, uffici del lavoro, enti ministeriali). Un'attenzione particolare è rivolta al peso e al segno dell'intervento pubblico, a livello locale e centrale, nel determinare gli spostamenti. Appaiono così alcuni fili che si dipanano da questioni classiche della storiografia italiana, come il rapporto tra popolazione rurale e popolazione urbana, i caratteri dell'industrializzazione, la questione settentrionale o quella agraria, ecc. Ma si aprono anche settori nuovi o poco esplorati: l'intervento dei comuni nel limitare l'accesso alla residenza legale per mantenere un controllo sull'erogazione dei servizi assistenziali (che ricorda il concetto di 'cittadinanza a geometria variabile', elaborato di recente per lo spazio europeo); i progetti statali per trasferire le famiglie rurali nelle colonie (terre conquistate alla 'nazione'), dai tentativi in Eritrea alle operazioni dei Ventimila di Italo Balbo; gli interventi assistenziali diretti alla mobilità rurale stagionale, introdotti in periodo fascista e proseguiti sotto i governi democristiani.
Sullo sfondo si tenta una riflessione complessiva sui rapporti tra amministrazione, politica e mobilità territoriale, cercando di individuare nelle specificità di determinate epoche e nei meccanismi di fondo degli elementi per una riflessione sull'azione pubblica rispetto ai flussi migratori odierni.
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L’Agro pontino, la Libia, l’Africa Orientale, le città nuove della Sardegna, il quartiere romano ... more L’Agro pontino, la Libia, l’Africa Orientale, le città nuove della Sardegna, il quartiere romano dell’E42: questi furono i più importanti scenari dell’attività del Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna nel corso degli anni Trenta. Creato grazie all’impulso del sindacalista agrario Luigi Razza, il Commissariato fu incaricato di gestire e controllare la mobilità territoriale dei lavoratori italiani in una fase decisiva per la storia del nostro paese: con la chiusura degli sbocchi tradizionali della grande emigrazione diretta verso l’estero, il fascismo dovette inventarsi una nuova politica migratoria che facesse i conti con le gravi difficoltà economiche dell’epoca e il nuovo contesto internazionale. Di fronte alla presenza minacciosa di masse di disoccupati, gli interventi promossi rappresentavano la chiave per la stabilità del regime e si legarono profondamente alla politica coloniale di aggressione in Africa e alle ambizioni imperiali e totalitarie del fascismo. Il Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna fu un attore fondamentale per la buona riuscita di queste politiche. Questo libro ne ricostruisce per la prima volta la storia, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Il fenomeno dell’immigrazione in Italia spinge a riflettere su un fenomeno analogo e contrario: l... more Il fenomeno dell’immigrazione in Italia spinge a riflettere su un fenomeno analogo e contrario: l’emigrazione degli italiani verso l’America e altre terre verificatasi negli ultimi due secoli. Il volume ne offre un quadro completo attraverso le pagine dei maggiori studiosi e le testimonianze d’epoca: dalla emigrazione prima dell’unità nazionale, alla Grande migrazione nell’età liberale, nel periodo fra le due guerre, nell’età della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, nella contemporaneità. Uno sguardo insieme storiografico e civile: ricordare i decenni in cui gli emigrati erano gli italiani può servire a capire le storie dei migranti odierni. E nella memoria della sua stessa storia l’Italia può meglio comprendere i flussi migratori epocali che interessano oggi tutta l’Europa.
Refugees and reception systems, from the First World War to the Italian Republic. Interpretive fr... more Refugees and reception systems, from the First World War to the Italian Republic. Interpretive frameworks and research perspectives The “European century of forced migrations” (about 1853-1953, according to Ferrara and Pianciola) has left a legacy that deeply affects European society to this day, as the case of the Austrian candidate to presidential election Alexander van Der Bellen shows. Nonetheless, the actual debate about refugees seems to ignore the deepness of this side of European history: nowadays refugees are conceived by media and institutions as mere victims of dramatic events, not as individuals with an active role on their own life. This kind of “victimary paradigm” is relatively recent but it risks to affect negatively the research on refugeedom, both in historical and social science perspectives. The article discusses this point in relation with the history of reception systems, in particular in post-1945 Italy. Taking into account the most recent literature, I argue that a more complex view is needed. Some issues in particular are highlighted: the mutual influence between institutions and refugees; the continuum between ordinary mobility and the migration of refugees; the stratification of refugeedom memories.
This essay focuses on internal migration and internal colonization in Liberal Italy, pointing out... more This essay focuses on internal migration and internal colonization in Liberal Italy, pointing out some relations with the global context. The second half of the XIXth century and the first 15 years of the XXth one were the age of mass migrations: while colonizing societies spread all over the world, some Italy's intellectual and governmental milieues thought that domestic problems concerning rural unemployment and social conflicts could be solved through the diversion from outward migration to internal migration flows. According to this perspective, the Italian State had to create the colonizing myth of a "Near-South" towards uncultivated lands in Southern Italy, where mass emigration of rural workers left empty space for an 'agrarian renaissance'. A first experiment was conducted by public institutions (the State and a Prefect) in 1889-1890, and it failed completely: some workers from Northeast Italy placed in Sardinia came back or died in a few months. Some years later, in 1905-1907, the initiative for the colonization of the Mezzogiorno was taken by the Northern socialist movement.
Lontano vicino. Metropoli e colonie nella costruzione dello Stato nazionale italiano, a cura di Gianluca Bascherini e Giovanni Ruocco,Jovene, Napoli 2016, 2016
«Rivista di Storia dell’educazione», n. 1, 2016, 2016
Training opportunities oriented to potential emigrants are a hot topic in the Italian public deba... more Training opportunities oriented to potential emigrants are a hot topic in the Italian public debate. Experiences in training to emigrants in our country goes back to the end of the 18th century. This article explores an important set of courses put on between 1920 and 1926 by the General Commissary of Emigration (Cge), to promote literacy and the vocational training of Italian emigrants. Historical evidence shows that Cge had a deep understanding of the international labour markets and migration policies in host countries.
The great internal migration: new analysis and old paradigms
Internal migrations in post war Ita... more The great internal migration: new analysis and old paradigms
Internal migrations in post war Italy have played a crucial role in shaping Italian society and economy. In particular, the great internal migration during the economic boom in the 50s and 60s registered the highest mobility rates in Italian migration history. Nonetheless, historians and sociologists are still lacking to study this very complex and multifaceted phenomenon with deep and fine-grained analysis. The essay is focused on a recent monograph on this issue: Nazareno Panichella, Meridionali al Nord. Migrazioni interne e società italiana dal dopoguerra ad oggi (Southern immigrants in Northern regions. Internal migrations and Italian society since the war). The author has worked out data of a rich survey on 11.000 persons (Indagine longitudinale sulle famiglie italiane: Longitudinal Survey on Italian Families) with the Event History Analysis, and presents some empirical evidences. There are shadows and lights in the Panichella’s monograph: the essay underlines both the convincing results, which appear innovative and useful for further researches, and the weaker parts of the book, which reveal the survival of some old paradigms of the “questione meridionale” (the Southern question).
«Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana», a. 12, n. 1, 2016, 2016
L’arco alpino può essere un punto di osservazione privilegiato per studiare fenomeni sociali, pol... more L’arco alpino può essere un punto di osservazione privilegiato per studiare fenomeni sociali, politici e culturali che hanno riguardato la nazione italiana e il concetto di patria. Le operazioni di politica migratoria che il fascismo promosse nelle zone di confine tra il 1938 e il 1944 sono significative per comprendere la peculiare concezione di “politiche della popolazione” che si era affermata nel corso del Ventennio. Questo saggio si propone una rapida esposizione di tre differenti ambiti di azione dele politiche migratorie del fascismo, sviluppate tra la vigilia della guerra e il 1944: la sostituzione di popolazione in Alto Adige, l’espansione demografica verso i Balcani e i rimpatri dei concittadini emigrati precedentemente in Europa – in particolare in Francia.
Lavori migranti. Storia, esperienze e conflitti dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, a cura di Donato di Sanzo, Le Penseur Edizioni, Brienza (PZ), 2021
Questo contributo si propone di mettere a fuoco l'evoluzione della presenza straniera in Toscana ... more Questo contributo si propone di mettere a fuoco l'evoluzione della presenza straniera in Toscana negli ultimi 40 anni. Si tratta di una prima ricognizione che proverà a fornire qualche spunto interpretativo, privilegiando - tra i molti possibili - alcuni aspetti del nesso tra migrazioni e lavoro, nesso fondamentale nel concreto organizzarsi delle strategie e delle esperienze migratorie.
Il Mediterraneo come risorsa. Prospettive dall’Italia, a cura di Salvatore Capasso, Gabriella Corona e Walter Palmieri, il Mulino, Bologna, 2020
Under the rule of Fascism, positive conditions for the Anti-Fascist movement were provided: a) by... more Under the rule of Fascism, positive conditions for the Anti-Fascist movement were provided: a) by the geographical proximity between the shores of the Mediterranean Sea, and b) by the historical legacy of Italian emigration within the Basin. Faced with the oppressive situation that the Fascist Regime had established inside the Peninsula, where an ever more heavy control apparatus was being imposed, the Sea represented a fundamental resource for opponents. The waterways could easily lead to lands not subject to the Fascist penal code or the rule of its police. Lands that were often still familiar to the antifascists, thanks to the presence of the Italian communities and the widespread diffusion of the Italian language (a sort of lingua franca) in the Mediterranean arc. The zealous activity of informers and consuls did not fail to extend the Fascist control network even beyond the borders, but nonetheless under different State systems. In this situation persons and organizations moved on in making propaganda among dockers and seafarers. The reconstruction of their paths and the networks they used is of great interest for an analysis of the centrality of the Mediterranean dimension as a historical and geographical space of freedom and democracy.
«Revue Européenne des Migrations Internationales», 2018/1 (Vol. 34), 2018
“Space” – in which the phenomenon of migration takes place – is not the only category to be retho... more “Space” – in which the phenomenon of migration takes place – is not the only category to be rethought and relocated in migration studies. Another key issue is “time”, or rather a periodisation. For a long time, the academic debate on Europeans Mediterranean countries has been dominated by a claim that has been more or less taken as given, namely, the historical succession of emigra- tion and immigration. Italy, Spain, Greece, and Portugal are supposed to have followed, according to this evidence, a cyclical model of migration that was around up until the 1970s, the emigration beyond national borders being seen as a predominant movement following by a massive foreign immigration which is said to have supplanted the centrality of expatriation. The article proposes a new point of view about this question, incorporating emigration, immigration and internal migration in Italy, Spain, Greece, and Portugal in a convergent perspective.
"La prima narrazione complessiva delle migrazioni interne che hanno cambiato l'Italia dalla fine ... more "La prima narrazione complessiva delle migrazioni interne che hanno cambiato l'Italia dalla fine dell'800 all'inizio del Terzo Millennio, in una sintesi che mette insieme tipologie di mobilità differenti (i lavori stagionali, gli scambi continui tra campagna e città, i trasferimenti definitivi, i grandi travasi demografici da una parte all'altra del paese) e le istituzioni che le hanno regolate.
In un saggio dei primi anni '50, lo storico inglese Eric J. Hobsbawm sosteneva che «la storia dei lavoratori del secolo 19º è una storia di spostamenti e migrazioni». A distanza di sessanta anni gli studi migratori promossi dagli istituti di ricerca di tutto il mondo hanno ampiamente confermato l'intuizione di Hobsbawm. Oggi risulta difficile ormai pensare la storia del lavoro e la storia sociale senza considerare il fattore migratorio.
In Italia i grandi movimenti di popolazione avvenuti all'interno dei confini rivestono una eccezionale importanza per capire il nostro paese: si pensi solo alla Grande Migrazione Interna degli anni del boom economico del secondo dopoguerra. Per gli anni repubblicani disponiamo di eccellenti studi sociologici (Alasia e Montaldi; Fofi; Martinelli) ma ancora di poche riflessioni storiografiche.
Il libro prova a mettere insieme e discutere le varie tipologie migratorie che hanno interessato il territorio italiano dalla fine dell'800 agli inizi del Terzo Millennio: mobilità stagionale o duratura, spostamenti a corto o a lungo raggio, migrazioni interne o espatri. Di ognuna si discute il quanto e il come, basandosi sulle descrizioni e le inchieste coeve, pubblicate e non, spesso estremamente ricche di informazioni, soprattutto se considerate in un'ottica di lungo periodo. Particolare attenzione è data alla più aggiornata letteratura internazionale, alla tenuta di concetti esplicativi spesso mutuati dalle scienze sociali, alle relazioni tra le varie tipologie migratorie.
Il volume, che poggia su precedenti lavori di ricerca d'archivio non pubblicati, prende in considerazione anche i mutamenti economici tra aree forti e aree deboli (città/campagna, centri di grandi dimensioni/centri di piccole dimensioni, divari regionali), così come l'analisi istituzionale dei soggetti e delle norme che hanno riguardato la mobilità (anagrafe, prefetti, uffici del lavoro, enti ministeriali). Un'attenzione particolare è rivolta al peso e al segno dell'intervento pubblico, a livello locale e centrale, nel determinare gli spostamenti. Appaiono così alcuni fili che si dipanano da questioni classiche della storiografia italiana, come il rapporto tra popolazione rurale e popolazione urbana, i caratteri dell'industrializzazione, la questione settentrionale o quella agraria, ecc. Ma si aprono anche settori nuovi o poco esplorati: l'intervento dei comuni nel limitare l'accesso alla residenza legale per mantenere un controllo sull'erogazione dei servizi assistenziali (che ricorda il concetto di 'cittadinanza a geometria variabile', elaborato di recente per lo spazio europeo); i progetti statali per trasferire le famiglie rurali nelle colonie (terre conquistate alla 'nazione'), dai tentativi in Eritrea alle operazioni dei Ventimila di Italo Balbo; gli interventi assistenziali diretti alla mobilità rurale stagionale, introdotti in periodo fascista e proseguiti sotto i governi democristiani.
Sullo sfondo si tenta una riflessione complessiva sui rapporti tra amministrazione, politica e mobilità territoriale, cercando di individuare nelle specificità di determinate epoche e nei meccanismi di fondo degli elementi per una riflessione sull'azione pubblica rispetto ai flussi migratori odierni.
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L’Agro pontino, la Libia, l’Africa Orientale, le città nuove della Sardegna, il quartiere romano ... more L’Agro pontino, la Libia, l’Africa Orientale, le città nuove della Sardegna, il quartiere romano dell’E42: questi furono i più importanti scenari dell’attività del Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna nel corso degli anni Trenta. Creato grazie all’impulso del sindacalista agrario Luigi Razza, il Commissariato fu incaricato di gestire e controllare la mobilità territoriale dei lavoratori italiani in una fase decisiva per la storia del nostro paese: con la chiusura degli sbocchi tradizionali della grande emigrazione diretta verso l’estero, il fascismo dovette inventarsi una nuova politica migratoria che facesse i conti con le gravi difficoltà economiche dell’epoca e il nuovo contesto internazionale. Di fronte alla presenza minacciosa di masse di disoccupati, gli interventi promossi rappresentavano la chiave per la stabilità del regime e si legarono profondamente alla politica coloniale di aggressione in Africa e alle ambizioni imperiali e totalitarie del fascismo. Il Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna fu un attore fondamentale per la buona riuscita di queste politiche. Questo libro ne ricostruisce per la prima volta la storia, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Il fenomeno dell’immigrazione in Italia spinge a riflettere su un fenomeno analogo e contrario: l... more Il fenomeno dell’immigrazione in Italia spinge a riflettere su un fenomeno analogo e contrario: l’emigrazione degli italiani verso l’America e altre terre verificatasi negli ultimi due secoli. Il volume ne offre un quadro completo attraverso le pagine dei maggiori studiosi e le testimonianze d’epoca: dalla emigrazione prima dell’unità nazionale, alla Grande migrazione nell’età liberale, nel periodo fra le due guerre, nell’età della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, nella contemporaneità. Uno sguardo insieme storiografico e civile: ricordare i decenni in cui gli emigrati erano gli italiani può servire a capire le storie dei migranti odierni. E nella memoria della sua stessa storia l’Italia può meglio comprendere i flussi migratori epocali che interessano oggi tutta l’Europa.
Refugees and reception systems, from the First World War to the Italian Republic. Interpretive fr... more Refugees and reception systems, from the First World War to the Italian Republic. Interpretive frameworks and research perspectives The “European century of forced migrations” (about 1853-1953, according to Ferrara and Pianciola) has left a legacy that deeply affects European society to this day, as the case of the Austrian candidate to presidential election Alexander van Der Bellen shows. Nonetheless, the actual debate about refugees seems to ignore the deepness of this side of European history: nowadays refugees are conceived by media and institutions as mere victims of dramatic events, not as individuals with an active role on their own life. This kind of “victimary paradigm” is relatively recent but it risks to affect negatively the research on refugeedom, both in historical and social science perspectives. The article discusses this point in relation with the history of reception systems, in particular in post-1945 Italy. Taking into account the most recent literature, I argue that a more complex view is needed. Some issues in particular are highlighted: the mutual influence between institutions and refugees; the continuum between ordinary mobility and the migration of refugees; the stratification of refugeedom memories.
This essay focuses on internal migration and internal colonization in Liberal Italy, pointing out... more This essay focuses on internal migration and internal colonization in Liberal Italy, pointing out some relations with the global context. The second half of the XIXth century and the first 15 years of the XXth one were the age of mass migrations: while colonizing societies spread all over the world, some Italy's intellectual and governmental milieues thought that domestic problems concerning rural unemployment and social conflicts could be solved through the diversion from outward migration to internal migration flows. According to this perspective, the Italian State had to create the colonizing myth of a "Near-South" towards uncultivated lands in Southern Italy, where mass emigration of rural workers left empty space for an 'agrarian renaissance'. A first experiment was conducted by public institutions (the State and a Prefect) in 1889-1890, and it failed completely: some workers from Northeast Italy placed in Sardinia came back or died in a few months. Some years later, in 1905-1907, the initiative for the colonization of the Mezzogiorno was taken by the Northern socialist movement.
Lontano vicino. Metropoli e colonie nella costruzione dello Stato nazionale italiano, a cura di Gianluca Bascherini e Giovanni Ruocco,Jovene, Napoli 2016, 2016
«Rivista di Storia dell’educazione», n. 1, 2016, 2016
Training opportunities oriented to potential emigrants are a hot topic in the Italian public deba... more Training opportunities oriented to potential emigrants are a hot topic in the Italian public debate. Experiences in training to emigrants in our country goes back to the end of the 18th century. This article explores an important set of courses put on between 1920 and 1926 by the General Commissary of Emigration (Cge), to promote literacy and the vocational training of Italian emigrants. Historical evidence shows that Cge had a deep understanding of the international labour markets and migration policies in host countries.
The great internal migration: new analysis and old paradigms
Internal migrations in post war Ita... more The great internal migration: new analysis and old paradigms
Internal migrations in post war Italy have played a crucial role in shaping Italian society and economy. In particular, the great internal migration during the economic boom in the 50s and 60s registered the highest mobility rates in Italian migration history. Nonetheless, historians and sociologists are still lacking to study this very complex and multifaceted phenomenon with deep and fine-grained analysis. The essay is focused on a recent monograph on this issue: Nazareno Panichella, Meridionali al Nord. Migrazioni interne e società italiana dal dopoguerra ad oggi (Southern immigrants in Northern regions. Internal migrations and Italian society since the war). The author has worked out data of a rich survey on 11.000 persons (Indagine longitudinale sulle famiglie italiane: Longitudinal Survey on Italian Families) with the Event History Analysis, and presents some empirical evidences. There are shadows and lights in the Panichella’s monograph: the essay underlines both the convincing results, which appear innovative and useful for further researches, and the weaker parts of the book, which reveal the survival of some old paradigms of the “questione meridionale” (the Southern question).
«Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana», a. 12, n. 1, 2016, 2016
L’arco alpino può essere un punto di osservazione privilegiato per studiare fenomeni sociali, pol... more L’arco alpino può essere un punto di osservazione privilegiato per studiare fenomeni sociali, politici e culturali che hanno riguardato la nazione italiana e il concetto di patria. Le operazioni di politica migratoria che il fascismo promosse nelle zone di confine tra il 1938 e il 1944 sono significative per comprendere la peculiare concezione di “politiche della popolazione” che si era affermata nel corso del Ventennio. Questo saggio si propone una rapida esposizione di tre differenti ambiti di azione dele politiche migratorie del fascismo, sviluppate tra la vigilia della guerra e il 1944: la sostituzione di popolazione in Alto Adige, l’espansione demografica verso i Balcani e i rimpatri dei concittadini emigrati precedentemente in Europa – in particolare in Francia.
in «Studi storici» n. 4, ottobre-dicembre 2021, pp. 915-939
Albert Thomas is one of the most important figures in understanding the overlap between European ... more Albert Thomas is one of the most important figures in understanding the overlap between European socialist culture and attempts to build an international political system after World War I. However, his benevolent public judgments on the Fascist government made a strong impression on public opinion at the time and remain a puzzle for historians today. The article attempts to provide elements of reflection for understanding the issue, primarily through an analysis of Thomas’s view of trade unions, modernization and democracy. For an Italy ravaged by the violence of fascism, corporatism and industrial productivity appear to be the fundamental axes for understanding Thomas’ political horizon.
The section is devoted to the history of the International Labour Organisation in the interwar ye... more The section is devoted to the history of the International Labour Organisation in the interwar years. The interaction between the interpretation outlined by Italian historian Franco De Felice in his seminal 1988 book Sapere e politica and the most recent historical scholarship, including the researches spurred by the ILO centenary in 2019, offers the starting point for papers addressing Albert Thomas and his successors’ diplomacy and networks, the development of social rights for workers and refugees, and the relationship between the ILO and Fascist Italy De Felice’s own intellectual project.
in «Contemporanea», a. 24, n. 2, aprile-giugno 2021
The relationship between the International Labour Organization and the historical discipline stan... more The relationship between the International Labour Organization and the historical discipline stands as the main issue of the article. The most recent period is analyzed, approximately from 2000 until today, when a special interest in ILO’s history arose in the academic worldwide. Doctoral dissertations, congresses and publications start to multiply on the subject, sometimes following the wave of the so-called “transnational turn”. A parallel institutional interest of the same Organization in celebrating his own 100th anniversary (1919-2019) gave room for the flourishing of studies, some of them with an apologetic tone. A recent book by Daniel Maul, the official book of the centenary, nevertheless manages to give an account of this fortunate historiographical season with balance and rigor. Starting from Maul’s oeuvre, the article sketches a periodization and some fils rouge in the history of the ILO, proposing ideas for further research.
L'Autunno caldo rappresenta la stagione più alta del conflitto operaio in Italia, ma non è stato ... more L'Autunno caldo rappresenta la stagione più alta del conflitto operaio in Italia, ma non è stato solo Mirafiori o Sesto San Giovanni, né ha avuto come unico protagonista l'operaio massa, giovane e immigrato. A cinquanta anni dal 1969, un convegno promosso da associazioni storiche e organizzazioni sindacali ha provato a raccontare un altro Autunno caldo, partendo da esperienze considerate periferiche e da territori lasciati ai margini dalla riflessione storiografica. In questa nuova prospettiva risulta fondamentale l'interazione tra le diverse e molteplici culture del lavoro. Firenze e la Toscana dei distretti, la Terza Italia dell'Umbria e del Veneto, ma anche il Meridione di Napoli e della Basilicata, la Sardegna, Genova, Parma, Casale Monferrato e Bergamo: a partire da una varietà di casi studio, i testi raccolti in questo volume propongono un allargamento della visuale sul 1969 operaio.
Empoli. Nove secoli di storia, vol. 2, Età contemporanea, a cura di Giuliano Pinto, Gaetano Greco e Simonetta Soldani, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2019, 2019
Per capire le dinamiche dell'economia empolese è opportuno dismettere la tendenza, più volte pers... more Per capire le dinamiche dell'economia empolese è opportuno dismettere la tendenza, più volte perseguita, di leggerla puntando l'attenzione di volta in volta sul "settore dominante", come del resto ci invitano a fare i dati sugli addetti dei censimenti industriali. La vicenda economica manifatturiera empolese appare insomma refrattaria a una definizione stabile e univoca. Se è vero che in senso etimologico "definire" significa porre dei confini, delimitare, mettere un termine alle possibili variabili di mutamento, in modo da poter ricondurre la variabilità fenomenica a schemi intellegibili e "governabili", siamo qui in presenza di una realtà restia a farsi ingabbiare una volta per tutte in un singolo modello di riferimento: essa si presenta piuttosto come «un modello di sviluppo industriale dai caratteri [...] marcatamente polisettoriali», un «sistema distrettuale disarticolato» o ancora un «distretto [...] mai monoculturale», per quanto (sia detto per inciso) il rimando a un distretto idealtipico, dalle caratteristiche omogenee e monocorde non corrisponda alla formulazione di quel concetto da parte dei suoi primi studiosi.
L'edilizia è un settore dove da sempre vige il lavoro precario: i cantieri si aprono e si chiudon... more L'edilizia è un settore dove da sempre vige il lavoro precario: i cantieri si aprono e si chiudono in continuazione, gli operai vengono assunti fino alla fine dei lavori, poi devono cercare un altro impiego. Ben prima di diventare familiare all'intero mondo del lavoro in Italia, la precarietà fa parte del patrimonio genetico di un settore fondamentale dell'economia.
Ma al contrario di quanto viene solitamente pensato, quella edile non è affatto una categoria arretrata: proprio il confronto precoce con i problemi dell'insicurezza del lavoro ha spinto i soggetti organizzati (imprenditori e sindacati) a trovare delle formule originali e innovative per dare risposte all'instabilità lavorativa e ricomporre, al di fuori delle imprese, la frammentazione in cui versa il mondo delle costruzioni.
Sono nate così le Casse Edili, enti bilaterali dove i rappresentanti dell'impresa e dei lavoratori collaborano per fornire agli operai un livello adeguato di sicurezza sociale. Attraverso la storia dell'Ente Livornese Cassa Edile, ricostruita in questo volume in occasione del suo 50º anno di vita, si getta così uno sguardo su un'istituzione poco conosciuta della storia del lavoro del nostro paese.
Storia della Formazione professionale in Piemonte dall'Unità d'Italia all'Unione Europea, a cura di Ester De Fort e Stefano Musso, Regione Piemonte, Torino 2011, 2011
Saggio pubblicato in «Spaesamenti. Antifascismo, deportazioni e clero in provincia di Livorno», a... more Saggio pubblicato in «Spaesamenti. Antifascismo, deportazioni e clero in provincia di Livorno», a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella provincia di Livorno, Ets, Pisa 2015
Le violenze fasciste dai primi anni '20, la repressione sistematica dei 'sovversivi', i contatti ... more Le violenze fasciste dai primi anni '20, la repressione sistematica dei 'sovversivi', i contatti di un antifascismo di provincia con i principali centri dell'esilio politico all'estero.
L'ingresso in guerra del 1940 e gli effetti devastanti del conflitto sul territorio, la trasformazione del territorio di San Giuliano Terme in un rifugio per migliaia di sfollati, il sistema militare tedesco di occupazione e di sfruttamento.
La chiamata alle armi della Repubblica di Salò e la caccia ai renitenti, la rete organizzativa clandestina e la nascita di una formazione partigiana, l'atroce scatenarsi della violenza nazista sui civili nell'estate 1944.
Questo libro ricostruisce la storia del territorio sangiulianese dalla presa del potere del fascismo fino al passaggio del fronte, 70 anni fa: è una storia dura, difficile e dolorosa, ma da conoscere perché è alla base della nostra democrazia. Una storia strettamente legata alla città di Pisa, che racconta i mutamenti della società e della politica italiana lungo il corso di più di venti anni, con particolare attenzione alle dinamiche drammatiche della Seconda guerra mondiale.
Da 20 anni ormai il Comune di San Giuliano Terme porta avanti con tenacia una politica a favore della conservazione e della trasmissione della memoria storica dei fatti legati al biennio 1943-1944. Il censimento della memoria promosso dall'Amministrazione sin dalla metà degli anni '90 ha permesso di mettere a fuoco gli effetti del conflitto sulla vita quotidiana delle persone, dando spazio alla voce dal basso delle comunità. Queste fonti vengono qui completate e messe in dialogo con scavi approfonditi nei maggiori archivi storici locali, nazionali ed esteri.
La partecipazione della società italiana alla Prima guerra mondiale comportò degli effetti import... more La partecipazione della società italiana alla Prima guerra mondiale comportò degli effetti importanti per la mobilità territoriale interna alla penisola. In un quadro già estremamente articolato, composto da un fitto tessuto di molteplici tipologie di mobilità e da un’abitudine consolidata allo spostamento interno per motivi di lavoro, la mobilitazione bellica irruppe a complicare ulteriormente le cose. Capire quanto la deflagrazione bellica abbia rappresentato appena una parentesi eccezionale per le migrazioni interne e quanto invece fu un evento che marcò un punto di non ritorno, è sicuramente una delle domande più significative da porsi.
Un rapporto di ricerca sull'industria conciaria a livello globale e con un focus sul distretto to... more Un rapporto di ricerca sull'industria conciaria a livello globale e con un focus sul distretto toscano di Santa Croce, curato insieme a Francuccio Gesualdi e Pierpaolo Corradini
È dai tempi del regime fascista che in Italia le istituzioni centrali prima e quelle locali poi t... more È dai tempi del regime fascista che in Italia le istituzioni centrali prima e quelle locali poi tentano di limitare la concessione della residenza ai migranti. Per questo centinaia di migliaia di persone si vedono limitato l’accesso a quei diritti che lo Stato dovrebbe garantire indistintamente a tutti. Si viene così a creare una distinzione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, fatto ancor più grave poiché tale condizione, il cui sviluppo venne favorito dalla legge contro l’urbanesimo del regime fascista, poteva esser superata senza problemi dopo l’abolizione della legge stessa, voluta da Mussolini nel 1939, e invece si è protratta e addirittura acutizzata, con particolare riferimento ai cittadini stranieri comunitari ed extra-comunitari, a causa delle politiche discriminatorie di alcuni sindaci del Centro-Nord. Tutto questo per motivazioni politico-elettorali e di controllo del territorio.
A cinquant'anni dall'autunno caldo, un convegno organizzato dalla CGIL Firenze e dall'IRES Toscan... more A cinquant'anni dall'autunno caldo, un convegno organizzato dalla CGIL Firenze e dall'IRES Toscana, in collaborazione con la SISLav, l'AISO, la Fondazione Valore Lavoro e la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, esplora i "Territori sociali del conflitto in Italia" in quegli anni. Una ventina di interventi restituiranno una panoramica del clima culturale e delle rivendicazioni sociali lungo la Penisola: dalla Basilicata alla Sardegna, da Napoli a Treviso, dentro e fuori la fabbrica. Il convegno si concluderà con un ascolto da un programma radio "rivoluzionario" di Andrea Camilleri e una tavola rotonda coordinata da Gabriele Polo.
Il convegno si terrà a Firenze, il 17 dicembre presso il Dipartimento FORLILIPSI dell’Università di Firenze, via Laura 48 (Aula magna), e il 18 dicembre in Camera del Lavoro Borgo de’ Greci, 3 (Salone Di Vittorio).
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In un saggio dei primi anni '50, lo storico inglese Eric J. Hobsbawm sosteneva che «la storia dei lavoratori del secolo 19º è una storia di spostamenti e migrazioni». A distanza di sessanta anni gli studi migratori promossi dagli istituti di ricerca di tutto il mondo hanno ampiamente confermato l'intuizione di Hobsbawm. Oggi risulta difficile ormai pensare la storia del lavoro e la storia sociale senza considerare il fattore migratorio.
In Italia i grandi movimenti di popolazione avvenuti all'interno dei confini rivestono una eccezionale importanza per capire il nostro paese: si pensi solo alla Grande Migrazione Interna degli anni del boom economico del secondo dopoguerra. Per gli anni repubblicani disponiamo di eccellenti studi sociologici (Alasia e Montaldi; Fofi; Martinelli) ma ancora di poche riflessioni storiografiche.
Il libro prova a mettere insieme e discutere le varie tipologie migratorie che hanno interessato il territorio italiano dalla fine dell'800 agli inizi del Terzo Millennio: mobilità stagionale o duratura, spostamenti a corto o a lungo raggio, migrazioni interne o espatri. Di ognuna si discute il quanto e il come, basandosi sulle descrizioni e le inchieste coeve, pubblicate e non, spesso estremamente ricche di informazioni, soprattutto se considerate in un'ottica di lungo periodo. Particolare attenzione è data alla più aggiornata letteratura internazionale, alla tenuta di concetti esplicativi spesso mutuati dalle scienze sociali, alle relazioni tra le varie tipologie migratorie.
Il volume, che poggia su precedenti lavori di ricerca d'archivio non pubblicati, prende in considerazione anche i mutamenti economici tra aree forti e aree deboli (città/campagna, centri di grandi dimensioni/centri di piccole dimensioni, divari regionali), così come l'analisi istituzionale dei soggetti e delle norme che hanno riguardato la mobilità (anagrafe, prefetti, uffici del lavoro, enti ministeriali). Un'attenzione particolare è rivolta al peso e al segno dell'intervento pubblico, a livello locale e centrale, nel determinare gli spostamenti. Appaiono così alcuni fili che si dipanano da questioni classiche della storiografia italiana, come il rapporto tra popolazione rurale e popolazione urbana, i caratteri dell'industrializzazione, la questione settentrionale o quella agraria, ecc. Ma si aprono anche settori nuovi o poco esplorati: l'intervento dei comuni nel limitare l'accesso alla residenza legale per mantenere un controllo sull'erogazione dei servizi assistenziali (che ricorda il concetto di 'cittadinanza a geometria variabile', elaborato di recente per lo spazio europeo); i progetti statali per trasferire le famiglie rurali nelle colonie (terre conquistate alla 'nazione'), dai tentativi in Eritrea alle operazioni dei Ventimila di Italo Balbo; gli interventi assistenziali diretti alla mobilità rurale stagionale, introdotti in periodo fascista e proseguiti sotto i governi democristiani.
Sullo sfondo si tenta una riflessione complessiva sui rapporti tra amministrazione, politica e mobilità territoriale, cercando di individuare nelle specificità di determinate epoche e nei meccanismi di fondo degli elementi per una riflessione sull'azione pubblica rispetto ai flussi migratori odierni.
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The “European century of forced migrations” (about 1853-1953, according to Ferrara and Pianciola) has left a legacy that deeply affects European society to this day, as the case of the Austrian candidate to presidential election Alexander van Der Bellen shows. Nonetheless, the actual debate about refugees seems to ignore the deepness of this side of European history: nowadays refugees are conceived by media and institutions as mere victims of dramatic events, not as individuals with an active role on their own life. This kind of “victimary paradigm” is relatively recent but it risks to affect negatively the research on refugeedom, both in historical and social science perspectives. The article discusses this point in relation with the history of reception systems, in particular in post-1945 Italy. Taking into account the most recent literature, I argue that a more complex view is needed. Some issues in particular are highlighted: the mutual influence between institutions and refugees; the continuum between ordinary mobility and the migration of refugees; the stratification of refugeedom memories.
Internal migrations in post war Italy have played a crucial role in shaping Italian society and economy. In particular, the great internal migration during the economic boom in the 50s and 60s registered the highest mobility rates in Italian migration history. Nonetheless, historians and sociologists are still lacking to study this very complex and multifaceted phenomenon with deep and fine-grained analysis. The essay is focused on a recent monograph on this issue: Nazareno Panichella, Meridionali al Nord. Migrazioni interne e società italiana dal dopoguerra ad oggi (Southern immigrants in Northern regions. Internal migrations and Italian society since the war). The author has worked out data of a rich survey on 11.000 persons (Indagine longitudinale sulle famiglie italiane: Longitudinal Survey on Italian Families) with the Event History Analysis, and presents some empirical evidences. There are shadows and lights in the Panichella’s monograph: the essay underlines both the convincing results, which appear innovative and useful for further researches, and the weaker parts of the book, which reveal the survival of some old paradigms of the “questione meridionale” (the Southern question).
In un saggio dei primi anni '50, lo storico inglese Eric J. Hobsbawm sosteneva che «la storia dei lavoratori del secolo 19º è una storia di spostamenti e migrazioni». A distanza di sessanta anni gli studi migratori promossi dagli istituti di ricerca di tutto il mondo hanno ampiamente confermato l'intuizione di Hobsbawm. Oggi risulta difficile ormai pensare la storia del lavoro e la storia sociale senza considerare il fattore migratorio.
In Italia i grandi movimenti di popolazione avvenuti all'interno dei confini rivestono una eccezionale importanza per capire il nostro paese: si pensi solo alla Grande Migrazione Interna degli anni del boom economico del secondo dopoguerra. Per gli anni repubblicani disponiamo di eccellenti studi sociologici (Alasia e Montaldi; Fofi; Martinelli) ma ancora di poche riflessioni storiografiche.
Il libro prova a mettere insieme e discutere le varie tipologie migratorie che hanno interessato il territorio italiano dalla fine dell'800 agli inizi del Terzo Millennio: mobilità stagionale o duratura, spostamenti a corto o a lungo raggio, migrazioni interne o espatri. Di ognuna si discute il quanto e il come, basandosi sulle descrizioni e le inchieste coeve, pubblicate e non, spesso estremamente ricche di informazioni, soprattutto se considerate in un'ottica di lungo periodo. Particolare attenzione è data alla più aggiornata letteratura internazionale, alla tenuta di concetti esplicativi spesso mutuati dalle scienze sociali, alle relazioni tra le varie tipologie migratorie.
Il volume, che poggia su precedenti lavori di ricerca d'archivio non pubblicati, prende in considerazione anche i mutamenti economici tra aree forti e aree deboli (città/campagna, centri di grandi dimensioni/centri di piccole dimensioni, divari regionali), così come l'analisi istituzionale dei soggetti e delle norme che hanno riguardato la mobilità (anagrafe, prefetti, uffici del lavoro, enti ministeriali). Un'attenzione particolare è rivolta al peso e al segno dell'intervento pubblico, a livello locale e centrale, nel determinare gli spostamenti. Appaiono così alcuni fili che si dipanano da questioni classiche della storiografia italiana, come il rapporto tra popolazione rurale e popolazione urbana, i caratteri dell'industrializzazione, la questione settentrionale o quella agraria, ecc. Ma si aprono anche settori nuovi o poco esplorati: l'intervento dei comuni nel limitare l'accesso alla residenza legale per mantenere un controllo sull'erogazione dei servizi assistenziali (che ricorda il concetto di 'cittadinanza a geometria variabile', elaborato di recente per lo spazio europeo); i progetti statali per trasferire le famiglie rurali nelle colonie (terre conquistate alla 'nazione'), dai tentativi in Eritrea alle operazioni dei Ventimila di Italo Balbo; gli interventi assistenziali diretti alla mobilità rurale stagionale, introdotti in periodo fascista e proseguiti sotto i governi democristiani.
Sullo sfondo si tenta una riflessione complessiva sui rapporti tra amministrazione, politica e mobilità territoriale, cercando di individuare nelle specificità di determinate epoche e nei meccanismi di fondo degli elementi per una riflessione sull'azione pubblica rispetto ai flussi migratori odierni.
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The “European century of forced migrations” (about 1853-1953, according to Ferrara and Pianciola) has left a legacy that deeply affects European society to this day, as the case of the Austrian candidate to presidential election Alexander van Der Bellen shows. Nonetheless, the actual debate about refugees seems to ignore the deepness of this side of European history: nowadays refugees are conceived by media and institutions as mere victims of dramatic events, not as individuals with an active role on their own life. This kind of “victimary paradigm” is relatively recent but it risks to affect negatively the research on refugeedom, both in historical and social science perspectives. The article discusses this point in relation with the history of reception systems, in particular in post-1945 Italy. Taking into account the most recent literature, I argue that a more complex view is needed. Some issues in particular are highlighted: the mutual influence between institutions and refugees; the continuum between ordinary mobility and the migration of refugees; the stratification of refugeedom memories.
Internal migrations in post war Italy have played a crucial role in shaping Italian society and economy. In particular, the great internal migration during the economic boom in the 50s and 60s registered the highest mobility rates in Italian migration history. Nonetheless, historians and sociologists are still lacking to study this very complex and multifaceted phenomenon with deep and fine-grained analysis. The essay is focused on a recent monograph on this issue: Nazareno Panichella, Meridionali al Nord. Migrazioni interne e società italiana dal dopoguerra ad oggi (Southern immigrants in Northern regions. Internal migrations and Italian society since the war). The author has worked out data of a rich survey on 11.000 persons (Indagine longitudinale sulle famiglie italiane: Longitudinal Survey on Italian Families) with the Event History Analysis, and presents some empirical evidences. There are shadows and lights in the Panichella’s monograph: the essay underlines both the convincing results, which appear innovative and useful for further researches, and the weaker parts of the book, which reveal the survival of some old paradigms of the “questione meridionale” (the Southern question).
A cinquanta anni dal 1969, un convegno promosso da associazioni storiche e organizzazioni sindacali ha provato a raccontare un altro Autunno caldo, partendo da esperienze considerate periferiche e da territori lasciati ai margini dalla riflessione storiografica. In questa nuova prospettiva risulta fondamentale l'interazione tra le diverse e molteplici culture del lavoro.
Firenze e la Toscana dei distretti, la Terza Italia dell'Umbria e del Veneto, ma anche il Meridione di Napoli e della Basilicata, la Sardegna, Genova, Parma, Casale Monferrato e Bergamo: a partire da una varietà di casi studio, i testi raccolti in questo volume propongono un allargamento della visuale sul 1969 operaio.
Ma al contrario di quanto viene solitamente pensato, quella edile non è affatto una categoria arretrata: proprio il confronto precoce con i problemi dell'insicurezza del lavoro ha spinto i soggetti organizzati (imprenditori e sindacati) a trovare delle formule originali e innovative per dare risposte all'instabilità lavorativa e ricomporre, al di fuori delle imprese, la frammentazione in cui versa il mondo delle costruzioni.
Sono nate così le Casse Edili, enti bilaterali dove i rappresentanti dell'impresa e dei lavoratori collaborano per fornire agli operai un livello adeguato di sicurezza sociale. Attraverso la storia dell'Ente Livornese Cassa Edile, ricostruita in questo volume in occasione del suo 50º anno di vita, si getta così uno sguardo su un'istituzione poco conosciuta della storia del lavoro del nostro paese.
L'ingresso in guerra del 1940 e gli effetti devastanti del conflitto sul territorio, la trasformazione del territorio di San Giuliano Terme in un rifugio per migliaia di sfollati, il sistema militare tedesco di occupazione e di sfruttamento.
La chiamata alle armi della Repubblica di Salò e la caccia ai renitenti, la rete organizzativa clandestina e la nascita di una formazione partigiana, l'atroce scatenarsi della violenza nazista sui civili nell'estate 1944.
Questo libro ricostruisce la storia del territorio sangiulianese dalla presa del potere del fascismo fino al passaggio del fronte, 70 anni fa: è una storia dura, difficile e dolorosa, ma da conoscere perché è alla base della nostra democrazia. Una storia strettamente legata alla città di Pisa, che racconta i mutamenti della società e della politica italiana lungo il corso di più di venti anni, con particolare attenzione alle dinamiche drammatiche della Seconda guerra mondiale.
Da 20 anni ormai il Comune di San Giuliano Terme porta avanti con tenacia una politica a favore della conservazione e della trasmissione della memoria storica dei fatti legati al biennio 1943-1944. Il censimento della memoria promosso dall'Amministrazione sin dalla metà degli anni '90 ha permesso di mettere a fuoco gli effetti del conflitto sulla vita quotidiana delle persone, dando spazio alla voce dal basso delle comunità. Queste fonti vengono qui completate e messe in dialogo con scavi approfonditi nei maggiori archivi storici locali, nazionali ed esteri.
Il convegno si terrà a Firenze, il 17 dicembre presso il Dipartimento FORLILIPSI dell’Università di Firenze, via Laura 48 (Aula magna), e il 18 dicembre in Camera del Lavoro Borgo de’ Greci, 3 (Salone Di Vittorio).