Paesaggi urbani e suburbani nella Roma dei secoli XIII-XVI
Viene presentato un insolito disegno tardo quattrocentesco, rappresentante Castel Giubileo e il s... more Viene presentato un insolito disegno tardo quattrocentesco, rappresentante Castel Giubileo e il settore di campagna romana circostante, lungo la via Salaria. Gli elementi naturali ed antropici raffigurati in questa veduta prospettica, in cui si ravvisano intenti di realismo, vengono messi in relazione con la storia della tenuta, mediante puntuali riferimenti alle fasi edilizie note del castello, alle vicende belliche che lo interessarono e alle attività agricolo-allevatizie che qui furono praticate (con particolar riguardo all’apicoltura). A tal fine si stabiliscono confronti fra questa ed altre rappresentazioni grafiche di Castel Giubileo, e si attinge a documentazione del Capitolo di San Pietro, cui la tenuta e il castello appartennero fino all'Unità d'Italia. Emergenze archeologiche visibili nel Casale di Settebagni, invece, vengono poste in relazione con strutture ancor’oggi parzialmente conservate, di cui si ricordano le ricognizioni topografiche ottocentesche e più recenti indagini archeologiche. Si riflette sul senso complessivo della rappresentazione e su un ideale profilo professionale del suo autore: non un artista, né un agrimensore, ma un abile tecnico topografo. Riflessioni sulla successione degli enfiteuti della tenuta, sui loro rapporti con il Capitolo vaticano e sui loro peculiari interessi suggeriscono che il disegno possa essere ricondotto (anche se non necessariamente per l’effettiva autorialità) a Francesco Del Borgo, usufruttuario del castello nei suoi ultimi anni di vita (1462-1468).
Archivio della Società romana di Storia patria, 2022
Fra il 1400 e il 1525 Roma fu investita da una serie quasi ininterrotta di epidemie. Con ricorso ... more Fra il 1400 e il 1525 Roma fu investita da una serie quasi ininterrotta di epidemie. Con ricorso a fonti edite ed inedite si offre qui un riepilogo di questi eventi, come ausilio alla comprensione del difficile contesto in cui si compì (nonostante tutto) il boom economico e demografico dell'Urbe del primo Rinascimento. Si presentano indizi della percezione dei fenomeni epidemici da parte di chi li viveva, sulle idee diffuse riguardo alle origini, alla diffusione e ai possibili rimedi di fronte alla peste. Si sottolinea come, in tempo di epidemia, l'anteporre il bene comune al tornaconto individuale venisse riconosciuto come atto particolarmente meritorio.
Romani e forestieri nelle case di San Pietro in Vaticano nel secondo Quattrocento, 2020
Si presentano alcune riflessioni riguardo all'incidenza che i modi e i luoghi dell'abitare eserci... more Si presentano alcune riflessioni riguardo all'incidenza che i modi e i luoghi dell'abitare esercitarono sulla vita di romani e forestieri nell'Urbe nella seconda metà del XV secolo. Fonti contabili dell'archivio del Capitolo di San Pietro permettono di mostrare il caso di alcuni affittuari di case appartenute alla basilica vaticana, di varia condizione ed origine, che seppero approfittare del rapporto così instaurato con i canonici vaticani per costruire carriere professionali o ecclesiastiche.
Con ricorso a fonti documentarie inedite si analizzano i canali di finanziamento di una piccola p... more Con ricorso a fonti documentarie inedite si analizzano i canali di finanziamento di una piccola parrocchia romana del Quattrocento officiata dal solo rettore. Si dimostra la marginalità delle entrate connesse con l’esercizio del culto, rispetto a quelle derivanti dallo sfruttamento del piccolo patrimonio fondiario ed immobiliare della parrocchia. Si osservano le molteplici iniziative imprenditoriali del rettore, tese ad una ottimizzazione delle risorse della parrocchia stessa. Si avanzano riflessioni sulle funzioni dei libri contabili delle parrocchie, sulla percezione personalistica dei beni ecclesiastici e sul rapporto del rettore con il denaro, nonché sulla immagine di sé che quest’ultimo proiettava sui suoi fedeli.
An unpublished archival source allows us to analyze the funding channels of a small Roman parish, served just by its Rector, in the second half of fifteenth century. The marginal role of economic incomes connected with the practice of religion is shown, compared with those resulting from the exploitation of the parish land and real estate. Many business ventures of the Rector, all intended to optimising the parish resources, are observed. Remarks are put forward on the real functions of parishes accounting books, on the personalistic perception of Church property and on the relationship of the Rector with money, as well as on the image of himself delivered to faithfuls.
Durante il pontificato di Leone X il gruppo professionale degli orefici romani visse una rapida e... more Durante il pontificato di Leone X il gruppo professionale degli orefici romani visse una rapida evoluzione, eppure il papa rimase legato ad una ristretta cerchia di artisti già affermati ed attivi per i precedenti pontefici. Le fortune di questi artisti dipesero assai più dalla costituzione di ricche rendite che non dalla loro attività professionale. Quanto agli altri orefici, si fa cenno alla loro clientela e alle loro abituali attività, non ultima la compravendita di metallo nobile. Si propone infine una linea di ricerca, volta all’individuazione di rapporti extraprofessionali fra gli orefici e i maggiori enti ecclesiastici cittadini, di cui si mostrano i primi risultati.
During the pontificate of Leo X the professional group of Rome goldsmiths was rapidly changing. However, he stood closely linked to a small group of well known artists, who had been already active for the previous popes. The fortunes of these artists depended much more on the creation of plentiful revenues than on their professional activities. As for the other goldsmiths, there is mention of their customers and of their regular activities, not least the purchase and sale of precious metals. A line of research is proposed (concentrate on identifying non-work relationships between goldsmiths and the main ecclesiastical city institutions), whose first results are shown here.
An unpublished archival source allows us to discover the library of the rector of a small Roman ... more An unpublished archival source allows us to discover the library of the rector of a small Roman parish. The ways and phases in which this library - made up of some thirty, mainly printed and legal works - was formed over a thirty years period in the fifteenth century are taken up here. A well-known printer and several copyists, along with some foreigners who owned other, philosophical, texts, presumably in manuscripts, lived in the rector's house. The presence of such a varied group of people under the same roof offers an opportunity to reflect on the reciprocal relations between cultural worlds which are apparently far apart.
Viene presentata ai lettori la Colonna Santa, oggi al Museo del Tesoro di San Pietro. La Colonna ... more Viene presentata ai lettori la Colonna Santa, oggi al Museo del Tesoro di San Pietro. La Colonna – considerata nella sua molteplice natura di raffinato elemento architettonico, di oggetto di devozione e di strumento taumaturgico – viene descritta e per quanto possibile contestualizzata. Si illustra il percorso di ricerca di cui essa è stata oggetto a partire dalla fine dell’Ottocento e se ne riassumono per intero tutte le vicende note, dai tempi in cui essa giunse a San Pietro (sec. VIII), fino al momento della sua musealizzazione, intorno ai tre quarti del Novecento. Riguardo a queste vicende si forniscono alcune precisazioni ed elementi di novità. Si pone l’accento sui motivi da cui dipesero tutti gli spostamenti subiti dalla Colonna in Età Moderna, sottolineando il significato dell’accostamento ad essa di altri tesori di devozione della basilica vaticana. Si coglie infine l’occasione per seguire le vicende delle altre colonne vitinee che insieme ad essa componevano la cosiddetta Pergula dell’antica basilica Vaticana, nonché di quelle ad esse affini, un tempo parte della decorazione dell’Oratorio di Giovanni VII.
POSTER IGIIC convegno - Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, 23/25 ottobre 2014, 2014
S.Guido, G. Mantella, A. Gauvain et alii, IL GALLO VATICANO. IL RESTAURO DI UNA SCULTURA IN BRONZ... more S.Guido, G. Mantella, A. Gauvain et alii, IL GALLO VATICANO. IL RESTAURO DI UNA SCULTURA IN BRONZO DORATO, Poster al CONVEGNO NAZIONALE del Gruppo Italiano dell’International Institute for Conservation, Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, 23/25 ottobre 2014
Attraverso una ricostruzione delle tradizionali attribuzioni date alla tela, dapprima ritenuta op... more Attraverso una ricostruzione delle tradizionali attribuzioni date alla tela, dapprima ritenuta opera di Federico Zuccari, e in seguito assegnata a Jacopo Zucchi, si presenta il lungo percorso di studi che ha progressivamente suffragato questa seconda ipotesi. Si propone quindi una sintesi delle vicissitudini della tela, di cui è certamente attestata la presenza dapprima nella basilica di San Pietro, poi nella chiesa di Santa Caterina della Rota e infine negli ambienti della Sagrestia vaticana. Sulla base di varie incongruenze emerse in sede di ricerca archivistica si evidenzia tuttavia la persistenza di dubbi riguardo alla veridicità di tale tradizione storico-artistica. Sebbene infatti gli studiosi propendano oggi con decisione per l’attribuzione della tela allo Zucchi, alcuni documenti finora rimasti inediti tendono a minare tale ricostruzione, lasciando aperta la possibilità che la tela vada ricondotta alla cerchia familiare dello Zuccari.
A complemento delle riflessioni sull’ipotesi di datazione del Gallo di Bronzo della Basilica Vati... more A complemento delle riflessioni sull’ipotesi di datazione del Gallo di Bronzo della Basilica Vaticana e delle osservazioni critiche sulla tradizione letteraria riguardo alla sua pretesa collocazione sul campanile dell'antica basilica, esposte in altra parte della stessa pubblicazione, l’autore contestualizza le fonti d’archivio riguardanti il Gallo stesso, riassumendo sinteticamente, sulla base della documentazione superstite, gli spostamenti e gli interventi di restauro a cui esso è stato sottoposto dal tardo Cinquecento ad oggi.
Nel saggio viene posta in risalto l'importanza, sul piano documentario (con specifico riferimento... more Nel saggio viene posta in risalto l'importanza, sul piano documentario (con specifico riferimento alla scienza antiquaria), dell'archivio del Capitolo di S. Pietro, veneranda istituzione, titolare, per secoli, di un vastissimo comprensorio della Campagna Romana. Nel caso della tenuta della Sepoltura di Nerone, la preziosa documentazione archivistica ha contribuito ad un migliore inquadramento delle esplorazioni archeologiche tardo-settecentesche nell'area, fornendo inediti ragguagli in merito alle campagne di scavo, susseguitesi nel periodo 1780-1783 nonché dando notizia di ulteriori (mal conosciuti) interventi in loco.
La pubblicazione di una nota d'archivio inedita permette di confermare l'attribuzione a Paolo Rom... more La pubblicazione di una nota d'archivio inedita permette di confermare l'attribuzione a Paolo Romano - già supposta, ma solamente sulla base della critica stilistica - della paternità artistica dell'ultimo ciborio dell'antica Basilica Vaticana. La constestualizzazione di questa informazione e di altre già edite, d'altro canto, consente di evidenziare il sostegno economico prestato dal Capitolo Vaticano alla realizzazione dell'opera, i modi del suo finanziamento e il ruolo di supervisione svolto da uno dei due vicari della Basilica per conto di papa Paolo II, primo committente dell'opera. Viene poi posto l'accento su alcuni passaggi del testamento di Paolo Romano - da lungo tempo pubblicato, ma ancora poco conosciuto - che impongono riflessioni riguardo al profilo intellettuale di Paolo e ai suoi rapporti con il clero della Basilica Vaticana. Di questi rapporti si seguono infine le tracce nella documentazione dell'archivio capitolare di San Pietro.
Le memorie di Ansuino sono una fonte preziosa per la storia di Roma nel XV secolo, con notizie ec... more Le memorie di Ansuino sono una fonte preziosa per la storia di Roma nel XV secolo, con notizie economiche, sulla vita quitidiana, sulla circolazione dei libri a stampa.
Nell’Archivio del Capitolo di San Pietro si conservano alcuni brevi quaderni, nei quali per oltre... more Nell’Archivio del Capitolo di San Pietro si conservano alcuni brevi quaderni, nei quali per oltre trent’anni (dal 1468 al 1502) il beneficiato vaticano Ansuino di Angelo de Blasiis (che fu anche notaio e rettore della scomparsa chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano in Pigna) tenne la propria contabilità personale. Si tratta di una fonte documentaria inedita e unica nel panorama romano, che permette di ricostruire le reti relazionali di chi la redasse, le sue attività economiche e le fasi realizzative di un articolato piano di fondazione di cappelle (tanto a Roma, quanto ad Anticoli Corrado, suo paese di origine), ambizioso progetto al quale destinò tutti i suoi risparmi.
Ad una attenta analisi i quaderni di Ansuino si rivelano una fonte insospettatamente poliedrica, capace di parlarci ad un tempo del loro proprietario, del clero di città, del Capitolo vaticano, del contesto anticolano, ma soprattutto della Roma della seconda metà del Quattrocento (colta soprattutto nella realtà specifica e particolare del rione Pigna, centro delle attività di Ansuino), con le trasformazioni delle sue forme edilizie, con una pluralità di poli religiosi e culturali, con l’arte tipografica che muoveva i suoi primi passi.
Accanto a pontefici e sovrani, ad alti prelati e magistrati civici, a umanisti, notai ed esponenti dell’aristocrazia cittadina, dalle pagine dei quaderni emergono gli esponenti dei ceti medio bassi della Roma dell’epoca. Meglio: proprio la possibilità di osservare le figure altrimenti anonime di tanti artigiani e vignaioli, di fornai e muratori, di veri romani e di forestieri, rappresenta uno degli aspetti di maggiore interesse nei quaderni.
Alla multiforme natura della fonte, opportunamente integrata da ulteriore documentazione d’archivio, l’autore di queste pagine fa corrispondere una commisurata pluralità di piani di lettura, indicando alcune linee interpretative che consentano di dare un ordine coerente alle notizie dateci da Ansuino, contestualizzandole e sottraendole così all’apparente disordine con cui esse compaiono nei quaderni.
L’autobiografia tematica rappresentata da questi registri di conti è stata pazientemente scomposta e nuovamente assemblata in altra forma, di modo che nelle pagine di questo libro, in definitiva, Ansuino condivide il ruolo di protagonista della narrazione con la Roma municipale e rionale in cui spese buona parte della propria vita.
Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vati... more Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vaticana nel tempo fu sottoposta, vengono presentati Meo Dominici de Flaviis e Manno di Sebastiano Sbarri, due artigiani orefici che con le proprie botteghe, rispettivamente nel XV e nel XVI secolo, hanno operato a lungo (entrambi per circa trent'anni) al servizio del Capitolo Vaticano, eseguendo lavori originali e riparazioni di reliquiari e altri oggetti sacri.
Nell'archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione sulla loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e delle modifiche cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l'usura dovuta all'uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall'altro essa conduceva a nuovi, continui interventi, che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti, desunto dall'abbondante documentazione consultata. Artisti di valore, essi hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un arte considerata minore, che raramente assurge agli onori delle cronache e ancor meno a quelli della storia, ma che contribuisce a descrivere il contesto sociale di un'epoca.
La Stauroteca Minore rappresenta il fil rouge della narrazione. Ne viene descritta l'evoluzione strutturale, ad opera dei due ricordati artisti, e si narrano le vicende della reliquia in essa contenuta, dalla quale vennero estratte a più riprese, per volere del pontefice regnante, minuscole particelle, da inserirsi nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.
Per la prima volta viene offerto un quadro storico del complesso di beni fondiari extraurbani del... more Per la prima volta viene offerto un quadro storico del complesso di beni fondiari extraurbani della Basilica Vaticana, dall'età Costantiniana ai primi anni dell'epoca postunitaria, amministrati a partire dall'XI secolo dal Capitolo di San Pietro. Il vastissimo patrimonio della Basilica si costituì e si consolidò in massima parte attraverso concessioni pontificie e donazioni di facoltosi benefattori, ma anche attraverso una consapevole politica di acquisizioni, oculatamente condotta dai canonici. La maggior parte delle proprietà facevano parte di una massa comune (la mensa capitolare), mentre altre venivano gestite da uffici specifici o organismi subalterni, ai quali erano state assegnate come dotazione particolare, a garanzia della loro piena e libera capacità operativa. Per questo motivo si è ritenuto necessario illustrare l'evoluzione dei sistemi gestionali adottati tanto dai contabili del Capitolo, quanto da quello di detti uffici subalterni. Ad una prima sezione dedicata all'evoluzione del patrimonio capitolare inteso nel suo complesso, fa seguito una ponderosa disamina, articolata in oltre 150 schede, della specifica storia delle singole proprietà individuate. Ciascuna scheda è corredata da un indispensabile supporto cartografico che ne consenta l'individuazione sul territorio col miglior grado di approssimazione possibile. In appendice vengono infine forniti i necessari ragguagli sui sistemi monetari e sule unità di misura in uso in area romana prima dell'adozione del Sistema metrico decimale. Riguardo a quest'ultimo tema l'autore propone alcune originali riflessioni sui rapporti reciproci fra più sistemi di misurazione differenti, utili a spiegarne non solo i meccanismi, ma lo stesso processo genetico.
Paesaggi urbani e suburbani nella Roma dei secoli XIII-XVI
Viene presentato un insolito disegno tardo quattrocentesco, rappresentante Castel Giubileo e il s... more Viene presentato un insolito disegno tardo quattrocentesco, rappresentante Castel Giubileo e il settore di campagna romana circostante, lungo la via Salaria. Gli elementi naturali ed antropici raffigurati in questa veduta prospettica, in cui si ravvisano intenti di realismo, vengono messi in relazione con la storia della tenuta, mediante puntuali riferimenti alle fasi edilizie note del castello, alle vicende belliche che lo interessarono e alle attività agricolo-allevatizie che qui furono praticate (con particolar riguardo all’apicoltura). A tal fine si stabiliscono confronti fra questa ed altre rappresentazioni grafiche di Castel Giubileo, e si attinge a documentazione del Capitolo di San Pietro, cui la tenuta e il castello appartennero fino all'Unità d'Italia. Emergenze archeologiche visibili nel Casale di Settebagni, invece, vengono poste in relazione con strutture ancor’oggi parzialmente conservate, di cui si ricordano le ricognizioni topografiche ottocentesche e più recenti indagini archeologiche. Si riflette sul senso complessivo della rappresentazione e su un ideale profilo professionale del suo autore: non un artista, né un agrimensore, ma un abile tecnico topografo. Riflessioni sulla successione degli enfiteuti della tenuta, sui loro rapporti con il Capitolo vaticano e sui loro peculiari interessi suggeriscono che il disegno possa essere ricondotto (anche se non necessariamente per l’effettiva autorialità) a Francesco Del Borgo, usufruttuario del castello nei suoi ultimi anni di vita (1462-1468).
Archivio della Società romana di Storia patria, 2022
Fra il 1400 e il 1525 Roma fu investita da una serie quasi ininterrotta di epidemie. Con ricorso ... more Fra il 1400 e il 1525 Roma fu investita da una serie quasi ininterrotta di epidemie. Con ricorso a fonti edite ed inedite si offre qui un riepilogo di questi eventi, come ausilio alla comprensione del difficile contesto in cui si compì (nonostante tutto) il boom economico e demografico dell'Urbe del primo Rinascimento. Si presentano indizi della percezione dei fenomeni epidemici da parte di chi li viveva, sulle idee diffuse riguardo alle origini, alla diffusione e ai possibili rimedi di fronte alla peste. Si sottolinea come, in tempo di epidemia, l'anteporre il bene comune al tornaconto individuale venisse riconosciuto come atto particolarmente meritorio.
Romani e forestieri nelle case di San Pietro in Vaticano nel secondo Quattrocento, 2020
Si presentano alcune riflessioni riguardo all'incidenza che i modi e i luoghi dell'abitare eserci... more Si presentano alcune riflessioni riguardo all'incidenza che i modi e i luoghi dell'abitare esercitarono sulla vita di romani e forestieri nell'Urbe nella seconda metà del XV secolo. Fonti contabili dell'archivio del Capitolo di San Pietro permettono di mostrare il caso di alcuni affittuari di case appartenute alla basilica vaticana, di varia condizione ed origine, che seppero approfittare del rapporto così instaurato con i canonici vaticani per costruire carriere professionali o ecclesiastiche.
Con ricorso a fonti documentarie inedite si analizzano i canali di finanziamento di una piccola p... more Con ricorso a fonti documentarie inedite si analizzano i canali di finanziamento di una piccola parrocchia romana del Quattrocento officiata dal solo rettore. Si dimostra la marginalità delle entrate connesse con l’esercizio del culto, rispetto a quelle derivanti dallo sfruttamento del piccolo patrimonio fondiario ed immobiliare della parrocchia. Si osservano le molteplici iniziative imprenditoriali del rettore, tese ad una ottimizzazione delle risorse della parrocchia stessa. Si avanzano riflessioni sulle funzioni dei libri contabili delle parrocchie, sulla percezione personalistica dei beni ecclesiastici e sul rapporto del rettore con il denaro, nonché sulla immagine di sé che quest’ultimo proiettava sui suoi fedeli.
An unpublished archival source allows us to analyze the funding channels of a small Roman parish, served just by its Rector, in the second half of fifteenth century. The marginal role of economic incomes connected with the practice of religion is shown, compared with those resulting from the exploitation of the parish land and real estate. Many business ventures of the Rector, all intended to optimising the parish resources, are observed. Remarks are put forward on the real functions of parishes accounting books, on the personalistic perception of Church property and on the relationship of the Rector with money, as well as on the image of himself delivered to faithfuls.
Durante il pontificato di Leone X il gruppo professionale degli orefici romani visse una rapida e... more Durante il pontificato di Leone X il gruppo professionale degli orefici romani visse una rapida evoluzione, eppure il papa rimase legato ad una ristretta cerchia di artisti già affermati ed attivi per i precedenti pontefici. Le fortune di questi artisti dipesero assai più dalla costituzione di ricche rendite che non dalla loro attività professionale. Quanto agli altri orefici, si fa cenno alla loro clientela e alle loro abituali attività, non ultima la compravendita di metallo nobile. Si propone infine una linea di ricerca, volta all’individuazione di rapporti extraprofessionali fra gli orefici e i maggiori enti ecclesiastici cittadini, di cui si mostrano i primi risultati.
During the pontificate of Leo X the professional group of Rome goldsmiths was rapidly changing. However, he stood closely linked to a small group of well known artists, who had been already active for the previous popes. The fortunes of these artists depended much more on the creation of plentiful revenues than on their professional activities. As for the other goldsmiths, there is mention of their customers and of their regular activities, not least the purchase and sale of precious metals. A line of research is proposed (concentrate on identifying non-work relationships between goldsmiths and the main ecclesiastical city institutions), whose first results are shown here.
An unpublished archival source allows us to discover the library of the rector of a small Roman ... more An unpublished archival source allows us to discover the library of the rector of a small Roman parish. The ways and phases in which this library - made up of some thirty, mainly printed and legal works - was formed over a thirty years period in the fifteenth century are taken up here. A well-known printer and several copyists, along with some foreigners who owned other, philosophical, texts, presumably in manuscripts, lived in the rector's house. The presence of such a varied group of people under the same roof offers an opportunity to reflect on the reciprocal relations between cultural worlds which are apparently far apart.
Viene presentata ai lettori la Colonna Santa, oggi al Museo del Tesoro di San Pietro. La Colonna ... more Viene presentata ai lettori la Colonna Santa, oggi al Museo del Tesoro di San Pietro. La Colonna – considerata nella sua molteplice natura di raffinato elemento architettonico, di oggetto di devozione e di strumento taumaturgico – viene descritta e per quanto possibile contestualizzata. Si illustra il percorso di ricerca di cui essa è stata oggetto a partire dalla fine dell’Ottocento e se ne riassumono per intero tutte le vicende note, dai tempi in cui essa giunse a San Pietro (sec. VIII), fino al momento della sua musealizzazione, intorno ai tre quarti del Novecento. Riguardo a queste vicende si forniscono alcune precisazioni ed elementi di novità. Si pone l’accento sui motivi da cui dipesero tutti gli spostamenti subiti dalla Colonna in Età Moderna, sottolineando il significato dell’accostamento ad essa di altri tesori di devozione della basilica vaticana. Si coglie infine l’occasione per seguire le vicende delle altre colonne vitinee che insieme ad essa componevano la cosiddetta Pergula dell’antica basilica Vaticana, nonché di quelle ad esse affini, un tempo parte della decorazione dell’Oratorio di Giovanni VII.
POSTER IGIIC convegno - Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, 23/25 ottobre 2014, 2014
S.Guido, G. Mantella, A. Gauvain et alii, IL GALLO VATICANO. IL RESTAURO DI UNA SCULTURA IN BRONZ... more S.Guido, G. Mantella, A. Gauvain et alii, IL GALLO VATICANO. IL RESTAURO DI UNA SCULTURA IN BRONZO DORATO, Poster al CONVEGNO NAZIONALE del Gruppo Italiano dell’International Institute for Conservation, Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, 23/25 ottobre 2014
Attraverso una ricostruzione delle tradizionali attribuzioni date alla tela, dapprima ritenuta op... more Attraverso una ricostruzione delle tradizionali attribuzioni date alla tela, dapprima ritenuta opera di Federico Zuccari, e in seguito assegnata a Jacopo Zucchi, si presenta il lungo percorso di studi che ha progressivamente suffragato questa seconda ipotesi. Si propone quindi una sintesi delle vicissitudini della tela, di cui è certamente attestata la presenza dapprima nella basilica di San Pietro, poi nella chiesa di Santa Caterina della Rota e infine negli ambienti della Sagrestia vaticana. Sulla base di varie incongruenze emerse in sede di ricerca archivistica si evidenzia tuttavia la persistenza di dubbi riguardo alla veridicità di tale tradizione storico-artistica. Sebbene infatti gli studiosi propendano oggi con decisione per l’attribuzione della tela allo Zucchi, alcuni documenti finora rimasti inediti tendono a minare tale ricostruzione, lasciando aperta la possibilità che la tela vada ricondotta alla cerchia familiare dello Zuccari.
A complemento delle riflessioni sull’ipotesi di datazione del Gallo di Bronzo della Basilica Vati... more A complemento delle riflessioni sull’ipotesi di datazione del Gallo di Bronzo della Basilica Vaticana e delle osservazioni critiche sulla tradizione letteraria riguardo alla sua pretesa collocazione sul campanile dell'antica basilica, esposte in altra parte della stessa pubblicazione, l’autore contestualizza le fonti d’archivio riguardanti il Gallo stesso, riassumendo sinteticamente, sulla base della documentazione superstite, gli spostamenti e gli interventi di restauro a cui esso è stato sottoposto dal tardo Cinquecento ad oggi.
Nel saggio viene posta in risalto l'importanza, sul piano documentario (con specifico riferimento... more Nel saggio viene posta in risalto l'importanza, sul piano documentario (con specifico riferimento alla scienza antiquaria), dell'archivio del Capitolo di S. Pietro, veneranda istituzione, titolare, per secoli, di un vastissimo comprensorio della Campagna Romana. Nel caso della tenuta della Sepoltura di Nerone, la preziosa documentazione archivistica ha contribuito ad un migliore inquadramento delle esplorazioni archeologiche tardo-settecentesche nell'area, fornendo inediti ragguagli in merito alle campagne di scavo, susseguitesi nel periodo 1780-1783 nonché dando notizia di ulteriori (mal conosciuti) interventi in loco.
La pubblicazione di una nota d'archivio inedita permette di confermare l'attribuzione a Paolo Rom... more La pubblicazione di una nota d'archivio inedita permette di confermare l'attribuzione a Paolo Romano - già supposta, ma solamente sulla base della critica stilistica - della paternità artistica dell'ultimo ciborio dell'antica Basilica Vaticana. La constestualizzazione di questa informazione e di altre già edite, d'altro canto, consente di evidenziare il sostegno economico prestato dal Capitolo Vaticano alla realizzazione dell'opera, i modi del suo finanziamento e il ruolo di supervisione svolto da uno dei due vicari della Basilica per conto di papa Paolo II, primo committente dell'opera. Viene poi posto l'accento su alcuni passaggi del testamento di Paolo Romano - da lungo tempo pubblicato, ma ancora poco conosciuto - che impongono riflessioni riguardo al profilo intellettuale di Paolo e ai suoi rapporti con il clero della Basilica Vaticana. Di questi rapporti si seguono infine le tracce nella documentazione dell'archivio capitolare di San Pietro.
Le memorie di Ansuino sono una fonte preziosa per la storia di Roma nel XV secolo, con notizie ec... more Le memorie di Ansuino sono una fonte preziosa per la storia di Roma nel XV secolo, con notizie economiche, sulla vita quitidiana, sulla circolazione dei libri a stampa.
Nell’Archivio del Capitolo di San Pietro si conservano alcuni brevi quaderni, nei quali per oltre... more Nell’Archivio del Capitolo di San Pietro si conservano alcuni brevi quaderni, nei quali per oltre trent’anni (dal 1468 al 1502) il beneficiato vaticano Ansuino di Angelo de Blasiis (che fu anche notaio e rettore della scomparsa chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano in Pigna) tenne la propria contabilità personale. Si tratta di una fonte documentaria inedita e unica nel panorama romano, che permette di ricostruire le reti relazionali di chi la redasse, le sue attività economiche e le fasi realizzative di un articolato piano di fondazione di cappelle (tanto a Roma, quanto ad Anticoli Corrado, suo paese di origine), ambizioso progetto al quale destinò tutti i suoi risparmi.
Ad una attenta analisi i quaderni di Ansuino si rivelano una fonte insospettatamente poliedrica, capace di parlarci ad un tempo del loro proprietario, del clero di città, del Capitolo vaticano, del contesto anticolano, ma soprattutto della Roma della seconda metà del Quattrocento (colta soprattutto nella realtà specifica e particolare del rione Pigna, centro delle attività di Ansuino), con le trasformazioni delle sue forme edilizie, con una pluralità di poli religiosi e culturali, con l’arte tipografica che muoveva i suoi primi passi.
Accanto a pontefici e sovrani, ad alti prelati e magistrati civici, a umanisti, notai ed esponenti dell’aristocrazia cittadina, dalle pagine dei quaderni emergono gli esponenti dei ceti medio bassi della Roma dell’epoca. Meglio: proprio la possibilità di osservare le figure altrimenti anonime di tanti artigiani e vignaioli, di fornai e muratori, di veri romani e di forestieri, rappresenta uno degli aspetti di maggiore interesse nei quaderni.
Alla multiforme natura della fonte, opportunamente integrata da ulteriore documentazione d’archivio, l’autore di queste pagine fa corrispondere una commisurata pluralità di piani di lettura, indicando alcune linee interpretative che consentano di dare un ordine coerente alle notizie dateci da Ansuino, contestualizzandole e sottraendole così all’apparente disordine con cui esse compaiono nei quaderni.
L’autobiografia tematica rappresentata da questi registri di conti è stata pazientemente scomposta e nuovamente assemblata in altra forma, di modo che nelle pagine di questo libro, in definitiva, Ansuino condivide il ruolo di protagonista della narrazione con la Roma municipale e rionale in cui spese buona parte della propria vita.
Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vati... more Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vaticana nel tempo fu sottoposta, vengono presentati Meo Dominici de Flaviis e Manno di Sebastiano Sbarri, due artigiani orefici che con le proprie botteghe, rispettivamente nel XV e nel XVI secolo, hanno operato a lungo (entrambi per circa trent'anni) al servizio del Capitolo Vaticano, eseguendo lavori originali e riparazioni di reliquiari e altri oggetti sacri.
Nell'archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione sulla loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e delle modifiche cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l'usura dovuta all'uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall'altro essa conduceva a nuovi, continui interventi, che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti, desunto dall'abbondante documentazione consultata. Artisti di valore, essi hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un arte considerata minore, che raramente assurge agli onori delle cronache e ancor meno a quelli della storia, ma che contribuisce a descrivere il contesto sociale di un'epoca.
La Stauroteca Minore rappresenta il fil rouge della narrazione. Ne viene descritta l'evoluzione strutturale, ad opera dei due ricordati artisti, e si narrano le vicende della reliquia in essa contenuta, dalla quale vennero estratte a più riprese, per volere del pontefice regnante, minuscole particelle, da inserirsi nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.
Per la prima volta viene offerto un quadro storico del complesso di beni fondiari extraurbani del... more Per la prima volta viene offerto un quadro storico del complesso di beni fondiari extraurbani della Basilica Vaticana, dall'età Costantiniana ai primi anni dell'epoca postunitaria, amministrati a partire dall'XI secolo dal Capitolo di San Pietro. Il vastissimo patrimonio della Basilica si costituì e si consolidò in massima parte attraverso concessioni pontificie e donazioni di facoltosi benefattori, ma anche attraverso una consapevole politica di acquisizioni, oculatamente condotta dai canonici. La maggior parte delle proprietà facevano parte di una massa comune (la mensa capitolare), mentre altre venivano gestite da uffici specifici o organismi subalterni, ai quali erano state assegnate come dotazione particolare, a garanzia della loro piena e libera capacità operativa. Per questo motivo si è ritenuto necessario illustrare l'evoluzione dei sistemi gestionali adottati tanto dai contabili del Capitolo, quanto da quello di detti uffici subalterni. Ad una prima sezione dedicata all'evoluzione del patrimonio capitolare inteso nel suo complesso, fa seguito una ponderosa disamina, articolata in oltre 150 schede, della specifica storia delle singole proprietà individuate. Ciascuna scheda è corredata da un indispensabile supporto cartografico che ne consenta l'individuazione sul territorio col miglior grado di approssimazione possibile. In appendice vengono infine forniti i necessari ragguagli sui sistemi monetari e sule unità di misura in uso in area romana prima dell'adozione del Sistema metrico decimale. Riguardo a quest'ultimo tema l'autore propone alcune originali riflessioni sui rapporti reciproci fra più sistemi di misurazione differenti, utili a spiegarne non solo i meccanismi, ma lo stesso processo genetico.
Presentazione del volume, a cura di Luciano Palermo, edito dall'Istituto Nazionale di Studi Roman... more Presentazione del volume, a cura di Luciano Palermo, edito dall'Istituto Nazionale di Studi Romani nel 2022
Il convegno è dedicato a una tematica di fondamentale importanza per lo studio dell'economia, ma ... more Il convegno è dedicato a una tematica di fondamentale importanza per lo studio dell'economia, ma anche della vita culturale e sociale romana rinascimentale. Le vicende del mercato immobiliare, e in generale dell'uso degli spazi urbani, vanno inserite, infatti, nel contesto della lunga fase espansiva che nel Rinascimento investe le istituzioni, la demografia, le strutture produttive agricole e non agricole, la finanza e la banca, il commercio interno ed esterno, e numerosi altri aspetti della vita urbana. Poco attivo nei secoli basso medievali, il mercato degli immobili sorge e si impianta nella città parallelamente alla riorganizzazione politica della nuova capitale dei papi rinascimentali. La formazione di una gerarchia economica tra gli spazi urbani, e dunque tra i rioni della città, genera infatti anche a Roma la rendita differenziale e moltiplica la domanda e l'offerta di aree, case e botteghe. E tutto ciò avviene in un contesto di importanti trasformazioni urbanistiche, governate dalle pubbliche autorità e accompagnate dal disegno di nuovi impianti viari e dal sorgere di palazzi e insediamenti specializzati. Risultano, inoltre, ben presenti dentro le mura della città ulteriori e assai ampi spazi urbani destinati ad altri significativi e tradizionali usi economici, tra i quali emergono principalmente l'agricoltura, le vigne, i pascoli e gli orti. E comincia contemporaneamente a diffondersi un significativo interesse per i monumenti antichi, che anche segnano con la loro presenza l'uso degli spazi intramurari, e per il ritrovamento e la conservazione dei reperti archeologici restituiti dal suolo della città. www.studiromani.itstudiromani@studiromani.it 06.5743442-5743445 ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI ROMANI onlus Mercato immobiliare e spazi urbani a Roma nel Rinascimento.
Sapienza "History, Anthropology, Religions" Ph. D. Students (of the 1st year) Annual Workshop ab... more Sapienza "History, Anthropology, Religions" Ph. D. Students (of the 1st year) Annual Workshop about Methodology and its problems
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An unpublished archival source allows us to analyze the funding channels of a small Roman parish, served just by its Rector, in the second half of fifteenth century. The marginal role of economic incomes connected with the practice of religion is shown, compared with those resulting from the exploitation of the parish land and real estate. Many business ventures of the Rector, all intended to optimising the parish resources, are observed. Remarks are put forward on the real functions of parishes accounting books, on the personalistic perception of Church property and on the relationship of the Rector with money, as well as on the image of himself delivered to faithfuls.
During the pontificate of Leo X the professional group of Rome goldsmiths was rapidly changing. However, he stood closely linked to a small group of well known artists, who had been already active for the previous popes. The fortunes of these artists depended much more on the creation of plentiful revenues than on their professional activities. As for the other goldsmiths, there is mention of their customers and of their regular activities, not least the purchase and sale of precious metals. A line of research is proposed (concentrate on identifying non-work relationships between goldsmiths and the main ecclesiastical city institutions), whose first results are shown here.
Ad una attenta analisi i quaderni di Ansuino si rivelano una fonte insospettatamente poliedrica, capace di parlarci ad un tempo del loro proprietario, del clero di città, del Capitolo vaticano, del contesto anticolano, ma soprattutto della Roma della seconda metà del Quattrocento (colta soprattutto nella realtà specifica e particolare del rione Pigna, centro delle attività di Ansuino), con le trasformazioni delle sue forme edilizie, con una pluralità di poli religiosi e culturali, con l’arte tipografica che muoveva i suoi primi passi.
Accanto a pontefici e sovrani, ad alti prelati e magistrati civici, a umanisti, notai ed esponenti dell’aristocrazia cittadina, dalle pagine dei quaderni emergono gli esponenti dei ceti medio bassi della Roma dell’epoca. Meglio: proprio la possibilità di osservare le figure altrimenti anonime di tanti artigiani e vignaioli, di fornai e muratori, di veri romani e di forestieri, rappresenta uno degli aspetti di maggiore interesse nei quaderni.
Alla multiforme natura della fonte, opportunamente integrata da ulteriore documentazione d’archivio, l’autore di queste pagine fa corrispondere una commisurata pluralità di piani di lettura, indicando alcune linee interpretative che consentano di dare un ordine coerente alle notizie dateci da Ansuino, contestualizzandole e sottraendole così all’apparente disordine con cui esse compaiono nei quaderni.
L’autobiografia tematica rappresentata da questi registri di conti è stata pazientemente scomposta e nuovamente assemblata in altra forma, di modo che nelle pagine di questo libro, in definitiva, Ansuino condivide il ruolo di protagonista della narrazione con la Roma municipale e rionale in cui spese buona parte della propria vita.
Nell'archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione sulla loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e delle modifiche cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l'usura dovuta all'uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall'altro essa conduceva a nuovi, continui interventi, che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti, desunto dall'abbondante documentazione consultata. Artisti di valore, essi hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un arte considerata minore, che raramente assurge agli onori delle cronache e ancor meno a quelli della storia, ma che contribuisce a descrivere il contesto sociale di un'epoca.
La Stauroteca Minore rappresenta il fil rouge della narrazione. Ne viene descritta l'evoluzione strutturale, ad opera dei due ricordati artisti, e si narrano le vicende della reliquia in essa contenuta, dalla quale vennero estratte a più riprese, per volere del pontefice regnante, minuscole particelle, da inserirsi nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.
Il vastissimo patrimonio della Basilica si costituì e si consolidò in massima parte attraverso concessioni pontificie e donazioni di facoltosi benefattori, ma anche attraverso una consapevole politica di acquisizioni, oculatamente condotta dai canonici. La maggior parte delle proprietà facevano parte di una massa comune (la mensa capitolare), mentre altre venivano gestite da uffici specifici o organismi subalterni, ai quali erano state assegnate come dotazione particolare, a garanzia della loro piena e libera capacità operativa. Per questo motivo si è ritenuto necessario illustrare l'evoluzione dei sistemi gestionali adottati tanto dai contabili del Capitolo, quanto da quello di detti uffici subalterni.
Ad una prima sezione dedicata all'evoluzione del patrimonio capitolare inteso nel suo complesso, fa seguito una ponderosa disamina, articolata in oltre 150 schede, della specifica storia delle singole proprietà individuate. Ciascuna scheda è corredata da un indispensabile supporto cartografico che ne consenta l'individuazione sul territorio col miglior grado di approssimazione possibile.
In appendice vengono infine forniti i necessari ragguagli sui sistemi monetari e sule unità di misura in uso in area romana prima dell'adozione del Sistema metrico decimale. Riguardo a quest'ultimo tema l'autore propone alcune originali riflessioni sui rapporti reciproci fra più sistemi di misurazione differenti, utili a spiegarne non solo i meccanismi, ma lo stesso processo genetico.
An unpublished archival source allows us to analyze the funding channels of a small Roman parish, served just by its Rector, in the second half of fifteenth century. The marginal role of economic incomes connected with the practice of religion is shown, compared with those resulting from the exploitation of the parish land and real estate. Many business ventures of the Rector, all intended to optimising the parish resources, are observed. Remarks are put forward on the real functions of parishes accounting books, on the personalistic perception of Church property and on the relationship of the Rector with money, as well as on the image of himself delivered to faithfuls.
During the pontificate of Leo X the professional group of Rome goldsmiths was rapidly changing. However, he stood closely linked to a small group of well known artists, who had been already active for the previous popes. The fortunes of these artists depended much more on the creation of plentiful revenues than on their professional activities. As for the other goldsmiths, there is mention of their customers and of their regular activities, not least the purchase and sale of precious metals. A line of research is proposed (concentrate on identifying non-work relationships between goldsmiths and the main ecclesiastical city institutions), whose first results are shown here.
Ad una attenta analisi i quaderni di Ansuino si rivelano una fonte insospettatamente poliedrica, capace di parlarci ad un tempo del loro proprietario, del clero di città, del Capitolo vaticano, del contesto anticolano, ma soprattutto della Roma della seconda metà del Quattrocento (colta soprattutto nella realtà specifica e particolare del rione Pigna, centro delle attività di Ansuino), con le trasformazioni delle sue forme edilizie, con una pluralità di poli religiosi e culturali, con l’arte tipografica che muoveva i suoi primi passi.
Accanto a pontefici e sovrani, ad alti prelati e magistrati civici, a umanisti, notai ed esponenti dell’aristocrazia cittadina, dalle pagine dei quaderni emergono gli esponenti dei ceti medio bassi della Roma dell’epoca. Meglio: proprio la possibilità di osservare le figure altrimenti anonime di tanti artigiani e vignaioli, di fornai e muratori, di veri romani e di forestieri, rappresenta uno degli aspetti di maggiore interesse nei quaderni.
Alla multiforme natura della fonte, opportunamente integrata da ulteriore documentazione d’archivio, l’autore di queste pagine fa corrispondere una commisurata pluralità di piani di lettura, indicando alcune linee interpretative che consentano di dare un ordine coerente alle notizie dateci da Ansuino, contestualizzandole e sottraendole così all’apparente disordine con cui esse compaiono nei quaderni.
L’autobiografia tematica rappresentata da questi registri di conti è stata pazientemente scomposta e nuovamente assemblata in altra forma, di modo che nelle pagine di questo libro, in definitiva, Ansuino condivide il ruolo di protagonista della narrazione con la Roma municipale e rionale in cui spese buona parte della propria vita.
Nell'archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione sulla loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e delle modifiche cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l'usura dovuta all'uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall'altro essa conduceva a nuovi, continui interventi, che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti, desunto dall'abbondante documentazione consultata. Artisti di valore, essi hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un arte considerata minore, che raramente assurge agli onori delle cronache e ancor meno a quelli della storia, ma che contribuisce a descrivere il contesto sociale di un'epoca.
La Stauroteca Minore rappresenta il fil rouge della narrazione. Ne viene descritta l'evoluzione strutturale, ad opera dei due ricordati artisti, e si narrano le vicende della reliquia in essa contenuta, dalla quale vennero estratte a più riprese, per volere del pontefice regnante, minuscole particelle, da inserirsi nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.
Il vastissimo patrimonio della Basilica si costituì e si consolidò in massima parte attraverso concessioni pontificie e donazioni di facoltosi benefattori, ma anche attraverso una consapevole politica di acquisizioni, oculatamente condotta dai canonici. La maggior parte delle proprietà facevano parte di una massa comune (la mensa capitolare), mentre altre venivano gestite da uffici specifici o organismi subalterni, ai quali erano state assegnate come dotazione particolare, a garanzia della loro piena e libera capacità operativa. Per questo motivo si è ritenuto necessario illustrare l'evoluzione dei sistemi gestionali adottati tanto dai contabili del Capitolo, quanto da quello di detti uffici subalterni.
Ad una prima sezione dedicata all'evoluzione del patrimonio capitolare inteso nel suo complesso, fa seguito una ponderosa disamina, articolata in oltre 150 schede, della specifica storia delle singole proprietà individuate. Ciascuna scheda è corredata da un indispensabile supporto cartografico che ne consenta l'individuazione sul territorio col miglior grado di approssimazione possibile.
In appendice vengono infine forniti i necessari ragguagli sui sistemi monetari e sule unità di misura in uso in area romana prima dell'adozione del Sistema metrico decimale. Riguardo a quest'ultimo tema l'autore propone alcune originali riflessioni sui rapporti reciproci fra più sistemi di misurazione differenti, utili a spiegarne non solo i meccanismi, ma lo stesso processo genetico.