Maria Luisa Moscati Benigni
Saggista, ha pubblicato, in numerose riviste di storia, studi su ricerche effettuate negli archivi delle principali Biblioteche delle Marche, riscoprendo i siti di antiche sinagoghe e di insediamenti ebraici compresa l'antica sinagoga di Urbino. E' autrice di "Marche. Itinerari ebraici" (Marsilio, Venezia, 1993) e di altre monografie.
Fin dal 1995 ha tenuto lezioni di storia e cultura ebraica e di storia locale, all’UNILIT, Università della terza età, presso varie località: Urbino e sedi collegate.Ha collaborato con il Prof. Franco Mazzini al volume VRBINO (A.G.E. Urbino 2000) e con il Resto del Carlino alle pubblicazione di due volumi: Storia delle Marche e I monumenti delle Marche (1998). Collabora tuttora con articoli di storia locale e attualità.
Riconoscimenti: l’8 marzo 1999, ha ricevuto dal Consiglio Regionale delle Marche il premio “Donna dell’anno” per la diffusione della Cultura ebraica.
E' Membro dell’Accademia Raffaello - Urbino.
Ha curato l’allestimento di numerose mostre.
Fin dal 1995 ha tenuto lezioni di storia e cultura ebraica e di storia locale, all’UNILIT, Università della terza età, presso varie località: Urbino e sedi collegate.Ha collaborato con il Prof. Franco Mazzini al volume VRBINO (A.G.E. Urbino 2000) e con il Resto del Carlino alle pubblicazione di due volumi: Storia delle Marche e I monumenti delle Marche (1998). Collabora tuttora con articoli di storia locale e attualità.
Riconoscimenti: l’8 marzo 1999, ha ricevuto dal Consiglio Regionale delle Marche il premio “Donna dell’anno” per la diffusione della Cultura ebraica.
E' Membro dell’Accademia Raffaello - Urbino.
Ha curato l’allestimento di numerose mostre.
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A Giacomo Contri, persona cortese dal fresco pensiero di un quattro volte ventenne, i miei auguri più belli,
Maria Luisa Moscati Benigni
Ebrei a Urbino (pag. 335 e seg.)
La casa dello schoket
Piatti della cucina tradizionale ebraica
Proverbi, detti e personaggi
per dar piacer all’anima gentile,
conforta il cuor e fal più signorile,
e porge con dolcezza allegra vista
Con questi versi inizia il trattato De practica seu arte tripudii vulgare opusculum, di Guglielmo ebreo da Pesaro, maestro di danza, un vero e proprio trattato tecnico in cui i principi estetici sono chiaramente espressi: la danza diventa arte e scienza. Vi sono descritte le coreografie di basse danze, gravi e misurate, di balli più briosi e moresche oltre al modo più corretto di eseguire le musiche. Egli stesso è compositore, regista e coreografo. Nel trattato illustra anche coreografie ideate da Domenico da Piacenza che considerò sempre il suo maestro nella teoria e nella pratica del danzare.
Il corpo, che nella tradizione medievale è causa di peccato e quindi oggetto di espiazione, diventa come mezzo di autocontrollo e di manifestazione di gioia al tempo stesso, un modo di elevazione. Come nella tradizione ebraica è parte integrante della stessa: è uno dei linguaggi tra l’uomo e Dio. Innumerevoli nella Bibbia i riferimenti alla danza gioiosa, hagag, e al canto come elemento liturgico che manifesta gioia ( da cui hag, festività solenne).
Per meglio comprendere perché gli Ebrei d’Italia si gettassero con fervore nella lotta per l’indipendenza nazionale con un ampio contributo di sangue e di denaro, è necessario analizzare, sia pure brevemente, due elementi determinanti: il principio della libertà quale fondamento dell’ebraismo e l’effetto, mai assopito, prodotto dalla Rivoluzione francese.
Il Parco della Rimembranza
Nel centenario della Grande Guerra
4 Novembre 1918 – 4 Novembre 2018
L’edificio sorge all’inizio di Via Stretta, presso le mura della città, all’ombra
dei Torricini.
È, quella di Urbino, una sinagoga di rito italiano, come quelle di Senigallia,
di Ancona e quella della vicina Pesaro: ne
fa fede la dedica che accompagna l’inno A Dio eterno composto verso la
metà del ‘500 dal rabbino Mordechai Dato, espressamente per i templi di
queste quattro città. Ciò a sottolineare la differenza nel rito, al tempo
molto sentita, tra gli ebrei italiani e quelli che giungevano dalla Spagna
(sefarditi) o dalla Germania (aschenaziti).
Come indica il nome beth ha-keneseth, casa dell’adunanza, la sinagoga è
qualcosa di più di un luogo di preghiera: è cioè anche una casa di studio
in cui si cerca di soddisfare i bisogni spirituali della comunità. Per questo
è ovunque chiamata anche Scola...
A Giacomo Contri, persona cortese dal fresco pensiero di un quattro volte ventenne, i miei auguri più belli,
Maria Luisa Moscati Benigni
Ebrei a Urbino (pag. 335 e seg.)
La casa dello schoket
Piatti della cucina tradizionale ebraica
Proverbi, detti e personaggi
per dar piacer all’anima gentile,
conforta il cuor e fal più signorile,
e porge con dolcezza allegra vista
Con questi versi inizia il trattato De practica seu arte tripudii vulgare opusculum, di Guglielmo ebreo da Pesaro, maestro di danza, un vero e proprio trattato tecnico in cui i principi estetici sono chiaramente espressi: la danza diventa arte e scienza. Vi sono descritte le coreografie di basse danze, gravi e misurate, di balli più briosi e moresche oltre al modo più corretto di eseguire le musiche. Egli stesso è compositore, regista e coreografo. Nel trattato illustra anche coreografie ideate da Domenico da Piacenza che considerò sempre il suo maestro nella teoria e nella pratica del danzare.
Il corpo, che nella tradizione medievale è causa di peccato e quindi oggetto di espiazione, diventa come mezzo di autocontrollo e di manifestazione di gioia al tempo stesso, un modo di elevazione. Come nella tradizione ebraica è parte integrante della stessa: è uno dei linguaggi tra l’uomo e Dio. Innumerevoli nella Bibbia i riferimenti alla danza gioiosa, hagag, e al canto come elemento liturgico che manifesta gioia ( da cui hag, festività solenne).
Per meglio comprendere perché gli Ebrei d’Italia si gettassero con fervore nella lotta per l’indipendenza nazionale con un ampio contributo di sangue e di denaro, è necessario analizzare, sia pure brevemente, due elementi determinanti: il principio della libertà quale fondamento dell’ebraismo e l’effetto, mai assopito, prodotto dalla Rivoluzione francese.
Il Parco della Rimembranza
Nel centenario della Grande Guerra
4 Novembre 1918 – 4 Novembre 2018
L’edificio sorge all’inizio di Via Stretta, presso le mura della città, all’ombra
dei Torricini.
È, quella di Urbino, una sinagoga di rito italiano, come quelle di Senigallia,
di Ancona e quella della vicina Pesaro: ne
fa fede la dedica che accompagna l’inno A Dio eterno composto verso la
metà del ‘500 dal rabbino Mordechai Dato, espressamente per i templi di
queste quattro città. Ciò a sottolineare la differenza nel rito, al tempo
molto sentita, tra gli ebrei italiani e quelli che giungevano dalla Spagna
(sefarditi) o dalla Germania (aschenaziti).
Come indica il nome beth ha-keneseth, casa dell’adunanza, la sinagoga è
qualcosa di più di un luogo di preghiera: è cioè anche una casa di studio
in cui si cerca di soddisfare i bisogni spirituali della comunità. Per questo
è ovunque chiamata anche Scola...