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Viviana Antongirolami

La necropoli di Montecosaro (MC), loc. Cavallino, indagata a più riprese tra 2012 e 2016, è senza dubbio una delle necropoli più dense e complesse scoperte negli ultimi anni nella provincia di Macerata; il suo rinvenimento pone le basi... more
La necropoli di Montecosaro (MC), loc. Cavallino, indagata a più riprese tra 2012 e 2016, è senza dubbio una delle necropoli più dense e complesse scoperte negli ultimi anni nella provincia di Macerata; il suo rinvenimento pone le basi per una rilettura della geografia del popolamento della bassa valle del Chienti tra età tardoromana ed alto Medioevo. Attestate su un unico piano di calpestio, datato in virtù della presenza di una sepoltura in spatheion, le tombe sono parte, con tutta probabilità, di un’unica grande necropoli e restituiscono una gamma particolarmente interessante di pratiche rituali post mortem.
Pertanto, pur non disponendo di una serrata successione temporale delle fasi di deposizione, vorremmo condividere questi dati di scavo con un intento principalmente antropologico. L’obiettivo è infatti approfondire quale fosse l’idea della morte che si andava affermando nel territorio in questione entro questo lungo arco cronologico. Un excursus sui dati ragionati relativi alle prassi funerarie tra gesti di cura per il defunto, gesti propiziatori e gesti apotropaici.
Il contributo raccoglie e mette a confronto dati inediti e parzialmente editi riguardanti l’archeologia della produzione di età medievale a Camerino, nell’alto maceratese. In particolare si analizzano due contesti archeologici indagati... more
Il contributo raccoglie e mette a confronto dati inediti e parzialmente editi riguardanti l’archeologia della produzione di età medievale a Camerino, nell’alto maceratese. In particolare si analizzano due contesti archeologici indagati nell’ambito di cantieri di emergenza tra 2006 e 2015. Il primo riguarda una piccola fornace di maiolica arcaica sita in pieno centro storico, nel contesto pluristratificato di Piazza Umberto I, Ex Istituto Magistrale, cortile del Pino Argentato (oggi Università degli Studi), rinvenuta sigillata dal suo stesso crollo di mattoni e con all’interno le forme relative all’ultima infornata. Il secondo contesto è relativo ad una vera e propria area produttiva, ben più estesa ed articolata, rinvenuta nei pressi della chiesa dell’Annunziata lungo le mura della città; qui, oltre alle strutture abbastanza ben conservate di due fornaci, si segnala l’ingente quantitativo e varietà di forme di invetriata graffita, che collocano senza dubbio l’impianto produttivo verso la fine del XV secolo. A conclusione del contributo si presenterà inoltre una selezione preliminare dei materiali prodotti, con l’ausilio dei dati scientifici ricavati da analisi archeometriche, mirate alla comprensione delle tecnologie produttive e della provenienza delle materie prime.

Il presente contributo costituisce un livello ulteriore di studio ed analisi nell’ambito della realizzazione in corso d’opera della Carta Archeologica di Camerino (MC), finora presentata in forma assolutamente preliminare; progetto ambizioso il nostro, ma necessario, reso possibile da un decennio di recuperi di emergenza in occasione delle attività di rifacimento dei sottoservizi nell’intero centro storico e nelle immediate adiacenze, costantemente monitorate dalla Soprintendenza locale. Il taglio cronologico che qui interessa, ovvero quello altomedievale e medievale, si giova di numerosissime presenze archeologiche (strutture e manufatti) attestate in maniera capillare pur se discontinua all’interno del tessuto urbano, a causa delle interferenze di età anteriore e posteriore. Gli scavi tuttavia hanno consentito di individuare aree urbane meno disturbate e chiaramente connotate cronologicamente, come Piazza Cavour o l’area di Piazza Umberto I, Ex Istituto Magistrale, cortile del Pino Argentato (oggi Università degli Studi).
L’alto bacino del fiume Esino, specificatamente il territorio di Esanatoglia (MC), offrono un contesto di studio particolarmente interessante per quanto concerne l’evoluzione del paesaggio storico tra Alto e Basso Medioevo. Numerosi sono... more
L’alto bacino del fiume Esino, specificatamente il territorio di Esanatoglia (MC), offrono un contesto di studio particolarmente interessante per quanto concerne l’evoluzione del paesaggio storico tra Alto e Basso Medioevo. Numerosi sono i casi di rinvenimenti, solo in parte editi  e provenienti sia da ricognizione di superficie che da scavo stratigrafico, i quali testimoniano di una attestazione insediativa fin dai secoli VI-VII. Oltre ai dati di scavo, resti strutturali e toponimi piuttosto “parlanti”, significativamente dislocati sul territorio, consentono di ipotizzare che siamo in una zona fortemente contrassegnata in senso “militare”, in un momento, quello dei secoli centrali dell’Alto Medioevo, in cui Bizantini e Longobardi definivano e difendevano i propri possedimenti.
Spesso in perfetta coincidenza spaziale con tali insediamenti, a partire dall’XI secolo si assisterà alla fondazione di abbazie (Santa Maria de rotis, San Salvatore in Val di Castro), all’edificazione di abitati fortificati di fondovalle o di castelli d’altura (Santa Maria de monte , Rocca degli Ottoni detta la “Roccaccia”) con funzioni di amministrazione, controllo e difesa di distretti rurali. Gli stessi distretti rurali che, nel corso del secolo XIII, verranno inglobati dai nascenti Comuni di Matelica e Fabriano.
È plausibile che uno tra i più importanti elementi catalizzatori del popolamento antico sia da leggersi nella viabilità di ascendenza preromana e romana, la quale informa profondamente di sé questa porzione del territorio; una viabilità che, superata la dorsale montuosa marchigiana a nord e quella del Monte San Vicino a sud, raggiungeva l’alta valle del fiume Musone e quindi le città di Osimo/Numana; lo sbocco al mare dunque, con tutto quello che ne consegue.
The essay is divided into two parts; in the first we discuss about the history of the "Fraticelli" of St. Francis, among which was Angelo Clareno. He was born in Marche Region (Italy) and spent a life inspiring to the model of St.... more
The essay is divided into two parts; in the first we discuss about the history of the "Fraticelli" of St. Francis, among which was Angelo Clareno. He was born in Marche Region (Italy) and spent a life inspiring to the model of St. Francis, protected by the Angevins, but opposed by the ecclesiastical hierarchy and the Franciscan Order. After a lifetime of persecutions, travels and education, he died in the odour of sanctity in 1337.
The excavations in the Monastery on S. Maria dell’Aspro in Basilicata region where, according to the tradition, Angelo Clareno died is the subject of the second part of this article. The research provides informations about the complete plain of the building, never viewed before cause it was covered by plants and ruins. For the Post Medieval Age we have data from the great rubbish dump localized in the cloister area, composed by a huge quantity of manufacts, especially pottery (glazed pottery, maiolica with sacred subjects) used in the convent between the end of XVII century and the beginning of the XIX century.
Research Interests:
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Le persistenze architettoniche di età medievale e postmedievale rappresentano un elemento distintivo del paesaggio dell’alta Val di Chienti; nel contributo viene rivolto ad esse per la prima volta uno sguardo critico ed analitico... more
Le persistenze architettoniche di età medievale e postmedievale rappresentano un
elemento distintivo del paesaggio dell’alta Val di Chienti; nel contributo viene rivolto ad esse
per la prima volta uno sguardo critico ed analitico complessivo utile ad un’ampia schedatura
delle architetture storiche. Il lavoro di sintesi effettuato parte dai risultati di una prima
classificazione effettuata nel 2003 e la arricchisce di nuovi dati derivanti da un successivo
censimento, che ha avuto il merito di affiancare agli insediamenti fortificati e ai siti a stretta
vocazione militare/difensiva i complessi architettonici di edilizia abitativa e rurale e le
infrastrutture connesse alla viabilità antica. Tra gli insediamenti esaminati nell’alta Val di
Chienti si riscontrano caratteristiche ricorrenti tra cui l’ubicazione del sito in altura e in
posizione dominante; a volte più siti fortificati sono disposti a garantire una piena reciproca
visibilità, creando un vero e proprio sistema fortificatorio. I risultati derivanti dalla presente
ricerca individuano una tecnica dominante, attestata nella maggior parte dei casi-campione,
che rappresenta principalmente la qualità tecnica propria della ristrutturazione di età
varanesca (XIV secolo).
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