Ritualità Funeraria

Lo scavo della necropoli arcaica e classica di Piano di Sorrento (NA) in località Trinità, condotto dall’autrice per la Soprintendenza per i Beni archeologici di Napoli e Pompei, ha restituito una tomba in ricettacolo di tufo, collocata all’interno di un gruppo di sepolture che adottano rituali differenziati.
La particolarità che ha spinto a presentare questa sepoltura è rappresentata dall’uso del ricettacolo di pietra con funzione di cinerario e dall’ articolazione del corredo nello spazio esterno al ricettacolo, inconsueta rispetto a quella delle tombe a cubo di età tardo-arcaica in Campania, con le quali si può confrontare la tomba della necropoli di Trinità.
Attraverso l’analisi dello spazio funerario, questo studio analizza le possibili motivazioni dell’adozione di questo particolare rituale funerario all’interno di uno specifico lotto di sepolture nonché le trasformazioni che il rituale di origine euboica subisce presso le genti elleniche e anelleniche della Campania antica.

Seppur sono stati molti i contributi che hanno messo in luce i caratteri del popolo dei Piceni, è tuttavia venuto a mancare uno sguardo d’insieme che sottoponesse a specifiche analisi tutti i numerosi aspetti e le varie ideologie di cui si è andata a comporre nel corso dei secoli la ritualità funeraria adottata dalla suddetta cultura.
Solo recentemente grazie all’edizione di nuove e importanti scoperte e alla pubblicazione, seppur molte volte parziale, di alcuni vecchi rinvenimenti, sono emersi nuovi importanti dati, senza tuttavia avere ancora un chiaro scenario riguardo l’ideologia funeraria dei Piceni.
È in questo panorama che si inserisce il presente elaborato, in cui si è cercato di analizzare il rituale funerario piceno tra la Prima età del Ferro (IX sec. a.C.) e il pieno Arcaismo (VI sec. a.C.). Tale lavoro vuole porsi come uno dei tanti e piccoli tasselli che negli ultimi anni cercano di avvicinarsi all’obiettivo di definire un quadro sistematico e generale riguardo le numerose componenti della ritualità funeraria adottata dalla civiltà picena. Essendo però allo stesso tempo consapevoli che le osservazioni da qui scaturite non riflettono con certezza una situazione alquanto complessa, che solo con un assiduo studio delle componenti non ancora edite potrà chiarire.
Uno dei primi obiettivi che si sono prefissati, è stato quello di arrivare a definire una
completa catalogazione di tutte le sepolture marchigiane edite, riferibili al periodo tra il IX e il VI sec. a.C. La schedatura delle suddette tombe si è ritenuta fondamentale affinché si potesse avere successivamente un valido supporto su cui poter fondare l’analisi riguardante lo sviluppo e la comprensione della ritualità funeraria picena tra la Prima età del Ferro e il pieno Arcaismo, costituente il secondo principale obiettivo di questa tesi.
Al fine di poter fornire un quadro più completo possibile sulla cultura picena e sulle
metodologie di analisi, la Tesi si è sviluppata secondo dei capitoli introduttivi alla catalogazione delle sepolture e all’esame della ritualità funeraria.
Oggetto del terzo capitolo sono la catalogazione e la schedatura delle sepolture individuate come base di ricerca per le successive valutazioni sul rituale funerario. Per ogni tomba si presenta una scheda schematica in cui sono raccolte le principali informazioni desunte dalla bibliografia di riferimento. All’interno delle schede si è posto l’accento in particolare su alcune componenti quali il rito, la tomba e il corredo di accompagnamento, valutati come fattori determinanti per la ricomposizione della ritualità funeraria. Nell’ultimo capitolo, il quarto, si presenta lo studio analitico sul rituale funerario piceno, basato su campione di 161 tombe individuate nella precedente fase di catalogazione, che si distribuiscono lungo un arco cronologico di circa tre secoli. Al termine di questo quarto capitolo, si è poi inserito un primo studio comparativo, soprattutto in merito a quanto emerso dai precedenti paragrafi, riguardo le dinamiche funerarie riscontrabili nella tomba T.100 di Corinaldo, rinvenuta nel 2018 nell’ambito del progetto “ArcheoNevola”, al fine di poter fornire delle iniziali valutazioni sulle norme funerarie che hanno regolato questo particolare contesto, tutt’ora in fase di restauro e studio.

E' uno studio sulle necropoli della campania antica. Parte da una sintesi delle fasi della scoperta ( dal XVIII secolo ad oggi) per poi procedere ad un lavoro di ricostruzione della topografia delle necropoli e dei rituali funerari più usati.

1. esibizione del corpo compito delle donne che lavano e vestono il defunto 2. accompagnamento del corpo trasportato alla tomba dove viene eseguito il rito funebre e poi il seppellimento o la cremazione 3. sepoltura Preparano il defunto al distacco con il mondo dei vivi all'entrata in quello dei morti: il corredo ha valore APOTROPAICO ossia allontana il malocchio e le energie maglie dal defunto. Proto geometrico • Necropoli nell'abitato • Corredi con ceramiche, armi, gioielli • Tombe non identificate, tutti si riconoscono nella stessa comunità • Atene nella necropoli del Ceramico sono seppelliti gli adulti ■ Nell'Agorà e nell'Odeion i bambini ■ Tombe a forma quadrata con sul fundo il cinerario con dentro le ceneri e il corredo, copertura con tumulo ■ Prime distinzioni nei corredi per il sesso Necropoli principali • Eleusi • Maratona • Eubea = HEROON DI LEKFANDI Geometrico • Aumenta la ricchezza delle sepolture + maggiore differenziazione sociale • Nuove aree sepolcrali • Il corredo viene separato dal defunto all'interno della tomba con una lastra • Atene tomba a fossa coperte con tumulo o lastra, con vasi monumentali come segnacoli funerari o stele di pietra • Attica diffusa l'inumazione: defunto supino nella fossa con corredo ai piedi + copertura con tumulo o lastra di pietra • Rodi: cremazione in fossa • Nasso: cremazioni multiple • isole corinzie: inumazione in sarcofagi Orientale + arcaica

La necropoli di Montecosaro (MC), loc. Cavallino, indagata a più riprese tra 2012 e 2016, è senza dubbio una delle necropoli più dense e complesse scoperte negli ultimi anni nella provincia di Macerata; il suo rinvenimento pone le basi per una rilettura della geografia del popolamento della bassa valle del Chienti tra età tardoromana ed alto Medioevo. Attestate su un unico piano di calpestio, datato in virtù della presenza di una sepoltura in spatheion, le tombe sono parte, con tutta probabilità, di un’unica grande necropoli e restituiscono una gamma particolarmente interessante di pratiche rituali post mortem.
Pertanto, pur non disponendo di una serrata successione temporale delle fasi di deposizione, vorremmo condividere questi dati di scavo con un intento principalmente antropologico. L’obiettivo è infatti approfondire quale fosse l’idea della morte che si andava affermando nel territorio in questione entro questo lungo arco cronologico. Un excursus sui dati ragionati relativi alle prassi funerarie tra gesti di cura per il defunto, gesti propiziatori e gesti apotropaici.