Dal Corso Zeno (Marco), nato a Sona (VR), il 18 febbraio 1963, sposato con quattro figli, dopo il baccellierato in teologia presso lo Studio Teologico “San Zeno” di Verona (1989), consegue la licenza in teologia presso la Facoltà di Teologia “Nossa Senhora de Assunção” di São Paulo del Brasile (1995), il dottorato in teologia presso la Facoltà di Teologia dell’Università Misericorde di Fribourg in Svizzera (2002) e un secondo dottorato in Teologia sistematica ad indirizzo ecumenico presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma (2015). Volontario internazionale in paesi in via di sviluppo (1989-1996 e 2001-2003), insegnate di religione presso gli istituti superiori (dal 1996), giornalista pubblicista (dal 2000), docente presso l’Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino” in Venezia (dal 2004), direttore dei master di “dialogo interreligioso” e di “teologia ecumenica” presso lo stesso Istituto (dal 2018).
Per un modo inedito di pensare e abitare il mondo occorre mettersi in ascolto del sud. La prospet... more Per un modo inedito di pensare e abitare il mondo occorre mettersi in ascolto del sud. La prospettiva de-coloniale che le culture e religioni del sud del pianeta reclamano ci sembra un importante contributo da accogliere. Esse difendono il diritto epistemico a pensare diverso
l'articolo intende descrivere i caratteri e le dimensioni della dinamica ospitale come lo stile e... more l'articolo intende descrivere i caratteri e le dimensioni della dinamica ospitale come lo stile ecclesiale per partecipare al dibattito pubblico.
Presentazione ragionata e aggiornata delle opere che interessano il tema della Teologia Pubblica ... more Presentazione ragionata e aggiornata delle opere che interessano il tema della Teologia Pubblica in Italia e in altre comunità teologiche
La ricchezza del reale è multiforme e per esprimersi ha bisogno del concorso di molti e diversi s... more La ricchezza del reale è multiforme e per esprimersi ha bisogno del concorso di molti e diversi saperi: anche di quello teologico e tanto più in un cambio d'epoca come quello che stiamo attraversando (papa Francesco). La teo-logia è oggi dunque chiamata a confrontarsi e dialogare con gli altri saperi, portando alla causa di un nuovo uma-nesimo il contributo della riflessione delle comunità cre-denti. Se la teologia deve saper accompagnare i processi culturali e sociali, essa lo potrà fare solo assumendo il contesto specifico in cui nasce e lavora. La dimensione ecumenica, interreligiosa e interculturale diventa così costitutiva della teologia pubblica che verrà. Marco Dal Corso. Docente all'I.S.E. "San Bernardino" di Ve-nezia e direttore del master in Dialogo interreligioso presso lo stesso Istituto. Collaboratore della rivista Studi Ecumenici, gior-nalista pubblicista, si occupa dei temi legati al pluralismo religio-so, all'inculturazione e alla cooperazione missionaria. Per i tipi di Pazzini dirige la collana "Frontiere". Per Cittadella Editrice ha pubblicato «Molte volte e in diversi modi». Manuale di dialogo interreligioso (2018 2 , insieme a B. Salvarani). Ha inoltre curato il volume Teologia dell'ospitalità (Queriniana 2019). Brunetto Salvarani. Teologo, giornalista e scrittore, dirige la ri-vista QOL.
conclusioni (aPerte) «I l problema è che questa Europa è vecchia, for-se decrepita e non si può c... more conclusioni (aPerte) «I l problema è che questa Europa è vecchia, for-se decrepita e non si può chiedere a un vecchio di non aver paura, di essere audace. La doman-da allora è: c'è la stoffa per ritessere un discorso politico, per riformare una élite politica in Italia, in Europa? Bisogna trovare nuovi fertilizzanti. E penso, da non credente (ma è da qui che nasce la mia attenzione al mondo cattoli-co) che forse il fertilizzante può venire proprio dalla Chiesa». Così si esprime il filosofo Massimo Cacciari in un'intervista a L'Osservatore Romano 1. Un invito all'indispensabile contri-buto pubblico da parte della Chiesa (e delle chiese) in ordine al dibattito per superare la crisi. Per Cacciari, ad esempio, il paradigma identitario greco fatto di suolo e sangue non corri-sponde al paradigma cristiano che invita, piuttosto, a scoprire nel farsi prossimo, nell'essere per l'altro, la modalità con cui costruire la propria identità. Nella stessa intervista, infatti, il docente veneziano afferma: «L'identità cristiana è l'identità che acquisisci facendoti prossimo, non esiste un'identità a sé. L'identità è pros eteron, per l'altro, la tua identità diviene nella misura in cui ti fai altro» 2 .
S e la teologia pubblica si propone come obiettivo quello «di elaborare un discorso teologico sui... more S e la teologia pubblica si propone come obiettivo quello «di elaborare un discorso teologico sui temi sociali ri-volto alla società plurale» 1 , esso deve rispondere di un contesto che in qualche maniera lo informa. La neces-sità di una teologia pubblica, in altri termini, deriva dal conte-sto pluralistico post-secolare in cui viviamo, come anticipato. Infatti, secondo il teologo statunitense David Tracy: «In una cultura del pluralismo, ogni tradizione religiosa alla fine deve scegliere tra disperdersi in un minimo comun denominatore o accettare un'esistenza marginale come un'opinione interessan-te, ma puramente privata? Nessuna delle due opzioni è accetta-bile per chiunque sia seriamente interessato alla verità di alcu-ne delle principali tradizioni religiose. La necessità è formare una nuova e inevitabilmente complessa strategia teologica che eviti la privatizzazione, articolando le aspirazioni della religio-ne alla verità» 2. Ora, la mediazione tra fede e realtà sociale non è una novità dell'attualità. C'è, cioè, una storia di intermediazione teologi-ca tra fede e vita che è oggi presente in diversi modelli teologi-ci ancora operanti: quello della legge naturale (via ragione na-turale l'essere umano arriva ai principi etici; qui la rivelazione conferma e rafforza tale ricerca); quello della teologia della 1 Villagrán, Teologia pubblica, cit., p. 29. 2 Cit. in ivi, p. 13.
Per un modo inedito di pensare e abitare il mondo occorre mettersi in ascolto del sud. La prospet... more Per un modo inedito di pensare e abitare il mondo occorre mettersi in ascolto del sud. La prospettiva de-coloniale che le culture e religioni del sud del pianeta reclamano ci sembra un importante contributo da accogliere. Esse difendono il diritto epistemico a pensare diverso
l'articolo intende descrivere i caratteri e le dimensioni della dinamica ospitale come lo stile e... more l'articolo intende descrivere i caratteri e le dimensioni della dinamica ospitale come lo stile ecclesiale per partecipare al dibattito pubblico.
Presentazione ragionata e aggiornata delle opere che interessano il tema della Teologia Pubblica ... more Presentazione ragionata e aggiornata delle opere che interessano il tema della Teologia Pubblica in Italia e in altre comunità teologiche
La ricchezza del reale è multiforme e per esprimersi ha bisogno del concorso di molti e diversi s... more La ricchezza del reale è multiforme e per esprimersi ha bisogno del concorso di molti e diversi saperi: anche di quello teologico e tanto più in un cambio d'epoca come quello che stiamo attraversando (papa Francesco). La teo-logia è oggi dunque chiamata a confrontarsi e dialogare con gli altri saperi, portando alla causa di un nuovo uma-nesimo il contributo della riflessione delle comunità cre-denti. Se la teologia deve saper accompagnare i processi culturali e sociali, essa lo potrà fare solo assumendo il contesto specifico in cui nasce e lavora. La dimensione ecumenica, interreligiosa e interculturale diventa così costitutiva della teologia pubblica che verrà. Marco Dal Corso. Docente all'I.S.E. "San Bernardino" di Ve-nezia e direttore del master in Dialogo interreligioso presso lo stesso Istituto. Collaboratore della rivista Studi Ecumenici, gior-nalista pubblicista, si occupa dei temi legati al pluralismo religio-so, all'inculturazione e alla cooperazione missionaria. Per i tipi di Pazzini dirige la collana "Frontiere". Per Cittadella Editrice ha pubblicato «Molte volte e in diversi modi». Manuale di dialogo interreligioso (2018 2 , insieme a B. Salvarani). Ha inoltre curato il volume Teologia dell'ospitalità (Queriniana 2019). Brunetto Salvarani. Teologo, giornalista e scrittore, dirige la ri-vista QOL.
conclusioni (aPerte) «I l problema è che questa Europa è vecchia, for-se decrepita e non si può c... more conclusioni (aPerte) «I l problema è che questa Europa è vecchia, for-se decrepita e non si può chiedere a un vecchio di non aver paura, di essere audace. La doman-da allora è: c'è la stoffa per ritessere un discorso politico, per riformare una élite politica in Italia, in Europa? Bisogna trovare nuovi fertilizzanti. E penso, da non credente (ma è da qui che nasce la mia attenzione al mondo cattoli-co) che forse il fertilizzante può venire proprio dalla Chiesa». Così si esprime il filosofo Massimo Cacciari in un'intervista a L'Osservatore Romano 1. Un invito all'indispensabile contri-buto pubblico da parte della Chiesa (e delle chiese) in ordine al dibattito per superare la crisi. Per Cacciari, ad esempio, il paradigma identitario greco fatto di suolo e sangue non corri-sponde al paradigma cristiano che invita, piuttosto, a scoprire nel farsi prossimo, nell'essere per l'altro, la modalità con cui costruire la propria identità. Nella stessa intervista, infatti, il docente veneziano afferma: «L'identità cristiana è l'identità che acquisisci facendoti prossimo, non esiste un'identità a sé. L'identità è pros eteron, per l'altro, la tua identità diviene nella misura in cui ti fai altro» 2 .
S e la teologia pubblica si propone come obiettivo quello «di elaborare un discorso teologico sui... more S e la teologia pubblica si propone come obiettivo quello «di elaborare un discorso teologico sui temi sociali ri-volto alla società plurale» 1 , esso deve rispondere di un contesto che in qualche maniera lo informa. La neces-sità di una teologia pubblica, in altri termini, deriva dal conte-sto pluralistico post-secolare in cui viviamo, come anticipato. Infatti, secondo il teologo statunitense David Tracy: «In una cultura del pluralismo, ogni tradizione religiosa alla fine deve scegliere tra disperdersi in un minimo comun denominatore o accettare un'esistenza marginale come un'opinione interessan-te, ma puramente privata? Nessuna delle due opzioni è accetta-bile per chiunque sia seriamente interessato alla verità di alcu-ne delle principali tradizioni religiose. La necessità è formare una nuova e inevitabilmente complessa strategia teologica che eviti la privatizzazione, articolando le aspirazioni della religio-ne alla verità» 2. Ora, la mediazione tra fede e realtà sociale non è una novità dell'attualità. C'è, cioè, una storia di intermediazione teologi-ca tra fede e vita che è oggi presente in diversi modelli teologi-ci ancora operanti: quello della legge naturale (via ragione na-turale l'essere umano arriva ai principi etici; qui la rivelazione conferma e rafforza tale ricerca); quello della teologia della 1 Villagrán, Teologia pubblica, cit., p. 29. 2 Cit. in ivi, p. 13.
Una raccolta di racconti a servizio di un diverso modo di pensare la vita e la religione. Quello ... more Una raccolta di racconti a servizio di un diverso modo di pensare la vita e la religione. Quello che qui si propone è un breve assaggio della teopoetica di Alves quanto mai adatta all'abitante della post-modernità. Con l'autore, infatti, egli può condividere che la religione e la riflessione su di essa non è altro che una maniera di parlare delle cose della vita distinguendosi appena dalla poesia, perché la teologia è sempre fatta sotto forma di preghiera: nello spazio vuoto è possibile udire la musica divina. I racconti qui presentati sono apparsi ne "La pagina di Rubem Alves" sulla rivista «CEM-mondialità» nelle ultime annate. Brasiliano, teologo protestante, ma anche sociologo, filosofo, pedagogista, poeta e scrittore di storie e brevi cronache, nato nel 1933 nello stato del Minas Gerais e scomparso nel 2014, è stato tra gli scrittori più conosciuti ed apprezzati in Brasile. Ha studiato e insegnato al seminario presbiteriano di Campinas e a New York. Per primo ha coniato l'espressione "teologia della liberazione" negli anni sessanta, salvo modificare il titolo del suo saggio in Teologia della Speranza Umana su richiesta dell'editore. Perseguitato dal regime militare brasiliano, tornato in patria ha lavorato come docente presso l'Università Federale di Campinas, Sao Paulo oltre a collaborare con giornali e riviste nazionali. Autore di una vasta opera, in italiano, oltre ai primi saggi teologici degli anni '70, sono stati tradotti: Parole da mangiare (1998), Religione (2008) e più recentemente Il canto della vita (2013).
Le frontiere come regioni in cui il controllo del territorio si fa più difficile e impegnativo; l... more Le frontiere come regioni in cui il controllo del territorio si fa più difficile e impegnativo; le frontiere come aree ribelli alle regole stabilite, spazi dove riscrivere i codici e le norme di relazione tra le persone; le frontiere come terre del futuro dove ridire l'identità, praticare l'ospitalità, vivere il meticciato culturale e religioso. Abitare le frontiere per spingere il pensiero a dire l'inedito. Collana diretta da MARCO DAL CORSO
Nel secolo xx la riflessione teologica si è gradualmente staccata dalla teologia manualistica che... more Nel secolo xx la riflessione teologica si è gradualmente staccata dalla teologia manualistica che aveva lo scopo di formare il clero nella sana dottrina e quindi era anzitutto preoccupata di offrire conoscenze certe a fronte dei pericoli che la cultura ambientale presentava. La ricerca storica e l'esigenza di offrire strumenti per un annuncio del Vangelo adeguato ai tempi avevano dato vita a nuove forme espressive e a un metodo diverso. La cultura anziché apparire come minaccia veniva intesa come opportuni-tà per far emergere l'inesauribile ricchezza del messaggio cri-stiano. Da una teologia cristallizzata si passava pertanto a una teologia creativa più orientata alla comunicazione che non alla difesa. Ciò comportava apertura al pensiero contemporaneo, pe-raltro sul modello dei grandi teologi medievali, tra i quali spicca Tommaso d'Aquino, che erano riusciti a riformulare la dottrina cristiana avvalendosi dei nuovi orientamenti del pensiero, pur senza nulla perdere della verità cristiana. Per usare un'espressio-ne sintetica si potrebbe dire che si passava dalla ripetizione del pensiero dei grandi maestri del passato all'assunzione del loro modo di pensare. Grazie a questo passaggio la teologia perdeva la forma monolitica caratteristica del manuale e diventava plura-le, capace di far comprendere il messaggio cristiano a destinatari immersi in una cultura radicalmente cambiata. La constatazione di questo passaggio ha fatto apparire la necessi-tà di dare continuità alla collana "Novecento Teologico", giunta al 30° volume, con una leggera variazione. Il cambiamento del titolo denota l'intento di prestare attenzione alle trasformazioni intervenute e quindi di presentare i protagonisti del nuovo dialo-go tra teologia e cultura. Se finora si erano fatti conoscere i teo-logi che hanno preparato la svolta, ora si vorrebbe dare conto dei testimoni della svolta avvenuta, di coloro cioè che hanno tentato e stanno tentando vie inesplorate affinché la reciproca provoca-zione tra teologia e cultura diventi un mutuo arricchimento.
C'è un nesso tra l'idea religiosa di un Dio misericordioso e l'idea politica della giustizia soci... more C'è un nesso tra l'idea religiosa di un Dio misericordioso e l'idea politica della giustizia sociale. Per un mondo più umano e giusto, le religioni, andando alle fonti, ripropongono la compassione come risorsa sociale e carità politica. Un contributo interreligioso al dibattito pubblico
C'è un nesso tra l'idea (religiosa) di un Dio misericordioso e l'idea (politica) della giustizia ... more C'è un nesso tra l'idea (religiosa) di un Dio misericordioso e l'idea (politica) della giustizia sociale. Per un mondo più umano e giusto, le religioni, andando alle fonti, ripropongono la compassione come risorsa sociale e carità politica. Un contributo interreligioso al dibattito pubblico
Come rimanere umani in tempi di pandemia? Come rimanere umani di fronte alla crisi migratoria? E ... more Come rimanere umani in tempi di pandemia? Come rimanere umani di fronte alla crisi migratoria? E come ripensarsi in quanto umani davanti alla crisi climatica? Se è vero che ci vuole qualcosa di più forte della logica kantiana, ma anche della solidarietà ipotizzata da Hume oppure della tolleranza predicata da Locke (solo per citare alcuni filosofi moderni vicini ai nostri temi) forse la riscoperta della compassione, sentimento oltre la logica, etica di giustizia prima che di solidarietà e tolleranza, può rappresentare, anche in ascolto del “serbatoio di senso” che sono le religioni, un importante aiuto per l’essere umano senza bussola in questo cambiamento d’epoca.
Un lessico per Fratelli tutti rivista trimestrale anno XXXIX / N. 1-2 gennaio-giugno 2021 * Marco... more Un lessico per Fratelli tutti rivista trimestrale anno XXXIX / N. 1-2 gennaio-giugno 2021 * Marco Dal Corso è docente di Dialogo Interreligioso e direttore dei Master dell'Istituto di Studi Ecumenici "San Bernardino" (VE). 1 papa francesco, Fratelli tutti, cap. VIII, n. 271-286.
CONCLUSIONI "Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che no... more CONCLUSIONI "Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo. Nella vita ne abbiamo bisogno, è ovvio, ma non dobbiamo confonderli con Dio, il cui cuore è sempre più vasto" (Carlo Maria Martini, Conversazioni notturne a Gerusalemme) Difficile, a questo punto, trarre delle conclusioni, per il lungo percorso che abbiamo tracciato. Come abbiamo sottolineato più volte, un itinerario quanto mai in progress, che sconta la fatica di decostruire paesaggi e immaginari ritenuti a lungo inscalfibili, ma soprattutto quella di ricostruirne di nuovi su macerie sparse per ogni dove. Fuor di metafora, crediamo si sia colto come la scommessa di una rinnovata teologia del dialogo e del pluralismo religioso oggi, da una parte, sia necessaria e indilazionabile, eppure, dall'altra, compito assai arduo, rispetto al quale occorre avere la capacità di sperimentare linguaggi inediti e di porsi su prospettive scoscese. Eppure... Eppure, dopo anni in cui era quasi impronunciabile, la parola dialogo sta tornando a risuonare con una certa frequenza nelle chiese e nel dibattito pubblico. Archiviato il mantra dei pericoli del relativismo, è stato papa Francesco, indubbiamente, ad avere dato un contributo essenziale a tale svolta, con una serie di gesti e di discorsi che fanno presagire l'inizio di una stagione diversa. Un passaggio importante e poco evidenziato dai media ha riguardato le sue parole in occasione dei cinquant'anni del Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamici (PISAI), una prestigiosa struttura accademica che nei decenni ha formato centinaia di sacerdoti, laici e missionari preparati, in primo luogo, al dialogo con l'islam. Esso "esige pazienza e umiltà - ha affermato Bergoglio il 15 gennaio 2015 - che accompagnano
Nel variegato panorama dei modelli interpretativi della teologia cristiana del pluralismo religio... more Nel variegato panorama dei modelli interpretativi della teologia cristiana del pluralismo religioso si possono distinguere -oltre la classica ripartizione tripartita tra esclusivismo, inclusivismo e pluralismo -i paradigmi fenomenologici che, in forma radicale o solo parziale, sono presenti nelle molteplici esperienze ecclesiali che contraddistinguono l'universo del cristianesimo attuale. Caratterizzati da una ricca fenomenologia, essi nascono da esperienze vissute di dialogo interreligioso in un contatto sempre più stretto del cristianesimo con le altre religioni. Volendo provare a sintetizzarli, ci si può riferire a quattro modelli, con relative varianti: il modello della sostituzione, del compimento, della reciprocità e dell'accettazione 1. Di ciascuno di essi in-1 Si tratta della classificazione proposta da P. F. Knitter, Introduzione alle teologie delle religioni, Queriniana, Brescia 2005 (ed. or. 2002). La riflessione attorno alla teologia del pluralismo religioso (cosa ben diversa dal paradigma di cui si parla nella classica divisione tripartitica tra esclusivismo, inclusivismo e, appunto, pluralismo) viene da lontano. Una buona sintesi della sua storia è quella offerta da C. Molari, Teologia del pluralismo religioso, Pazzini, Villa Verucchio (Rn) 2013. Nella riflessione teologica sul tema la vera questione è quella cristologica. Per una rapida carrellata vedasi il volume di A. Amato, Gesù è il Signore. La specificità di Gesù in un tempo di pluralismo religioso, LAS, Roma 1992; più recenti sono invece il testo di C. Duquoc, L'unico Cristo. La sinfonia differita, Queriniana, Brescia 2003, A. Rizzi, Gesù e la salvezza. Tra fede, religioni e laicità, op. cit. Mentre in una prospettiva di ricostruzione storica del rapporto del cristianesimo con le altre religioni indichiamo i volumi di M. di Tora, Cristianesimo e religioni. Il cristianesimo a confronto con le grandi religioni (induismo,
Un lessico per Fratelli tutti rivista trimestrale anno XXXIX / N. 1-2 gennaio-giugno 2021 * Marco... more Un lessico per Fratelli tutti rivista trimestrale anno XXXIX / N. 1-2 gennaio-giugno 2021 * Marco Dal Corso è docente di Dialogo Interreligioso e direttore dei Master dell'Istituto di Studi Ecumenici "San Bernardino" (VE).
Le pratiche, portato con sé scenari di futuro a cui è possibile rispondere solo insieme. Anche la... more Le pratiche, portato con sé scenari di futuro a cui è possibile rispondere solo insieme. Anche la teologia, quindi, è chiamata a lavorare con le altre discipline e scienze se vuole concorrere alla domanda di senso mai così fortemente evidente da parte degli uomini e delle donne del nostro tempo.
L’articolo indaga, a partire dai documenti e dalle iniziative di carattere ecumenico ed interreli... more L’articolo indaga, a partire dai documenti e dalle iniziative di carattere ecumenico ed interreligioso sollecitate dall’emergenza sanitaria, il carattere ecumenico della cura. Essa appare prima di tutto per il suo valore di testimonianza, come attestato, tra altri esempi, da quella di mons. Derio Olivero su cui si sofferma un altro articolo presente in questo numero. Ma la cura serve anche a diffondere una cultura della convivenza, contro le discriminazioni e i pregiudizi; serve, inoltre, a riaffermare il valore politico e i diritti alla cura. Essa, infine, si propone come esperienza ecumenica ed interreligiosa come attesta il recente documento firmato dal Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso e il Consiglio Mondiale delle Chiese. Fino a provare a dire i tratti di un ecumenismo della cura.
Spiritualità ecumenica in tempo di coronavirus, 2020
L’articolo intende interrogare la stagione della “catastrofe vitale”, come viene definita l’emer... more L’articolo intende interrogare la stagione della “catastrofe vitale”, come viene definita l’emergenza sanitaria e sociale provocata dal Coronavirus, accogliendo le interpellanze che provengono dalla realtà, ma anche quelle direttamente rivolte alle Chiese. Da questa stagione si può imparare, questa la tesi, una spiritualità ecumenica pubblica capace di parlare alla società perché assume fino in fondo lo stile kenotico, parla con parresia e partecipa della fatica di “sostenere” la vita. Questa spiritualità è allora capace di far in modo che la catastrofe sia realmente vitale anche per le Chiese.
Dialogo sulla fede tra un padre e un figlio. Se, come dicono gli analisti, siamo nell'epoca della... more Dialogo sulla fede tra un padre e un figlio. Se, come dicono gli analisti, siamo nell'epoca della "evaporazione" del padre, questa crisi può essere un'occasione di crescita anche per il figlio. Ancor di più quando il tema del dialogo è attorno alla fede. Parola importante sui cui hanno provato a dialogare i due autori: Marco, padre ultracinquantenne e Tobia, vent'anni appena. Due età: quella del padre come testimonianza che la vita può essere desiderata fino alla sua fine, e quella del figlio come ricerca di senso, anche a rischio di perdersi, tra il desiderio e i suoi limiti. «Leggere questo libro tra padri e figli, leggerlo nelle piccole comunità narranti, significa aiutare a far nascere al-tre storie, altri dialoghi tra generazioni, far germogliare insomma, senza paura, nuovi campi di grano.» (Marco Campedelli, dalla Prefazione).
Premessa Da qualche tempo, ormai, anche in ambito filosofico, si discute del ruolo pubblico della... more Premessa Da qualche tempo, ormai, anche in ambito filosofico, si discute del ruolo pubblico della religione e della sua teologia. Lo esige il passaggio da una "città secolare" ad una città sempre di più post-secolare. Le religioni e il loro argomentare teologico sono chiamate a non ridursi a fatto privato (come prevedeva la stagione della secolarizzazione), ma al tempo stesso a non consegnarsi ai "guerrieri della fede" dentro schemi di tipo fondamentalistico (quale deriva messa in campo dalla stagione della rivincita del sacro, come dicono i sociologi). C'è, insomma, un pluralismo che interpella il linguaggio religioso e la sua carica profetica che una teologia pubblica è chiamata a sostenere ed interpretare. Un nuovo e diverso modo di fare teologia sembra essere quindi in gioco. Se la premessa regge, la breve indagine che presentiamo interroga alcuni recenti opere, volendole misurare all'interno dei "parametri" di una possibile teologia pubblica ecumenica. Questi sono: la capacità di tradurre il linguaggio religioso in una grammatica universale e accessibile anche a chi non appartiene alla comunità confessionale; il contributo a costruire una società più giusta ed egualitaria, non accettando lo "status quo" dell'attuale società; l'esplicitazione della rilevanza pubblica della teologia nella costruzione dell'idea di cittadinanza; la disponibilità a collaborare e dialogare con le scienze sociali, le culture e le religioni in maniera interdisciplinare e interreligiosa partecipando alla ricerca accademica e al dialogo interculturale; lo sforzo di aiutare i credenti a smettere di essere autoreferenziali, a non scambiare la chiesa per il Regno, a non cedere alla tentazione del fondamentalismo e del discorso apologetico, evitando la tentazione presente nelle chiese e nelle comunità. Concretamente ci proponiamo di dare conto della dimensione "pubblica", "ecumenica" ed infine "interreligiosa" di tale metodo teologico passando in rassegna (come esige la rubrica) alcune opere recenti, alcune esplicitamente centrate sul tema, altre ricordandolo indirettamente.
Premessa: La realtà del pluralismo religioso interroga i diversi contesti culturali non potendo m... more Premessa: La realtà del pluralismo religioso interroga i diversi contesti culturali non potendo misconoscerne la storia, le dinamiche, la complessità specifica. Ad occuparsi di questo è il lavoro interdisciplinare curato da Paolo Naso e Brunetto Salvarani con il titolo "I ponti di Babele". Tale ricerca, come dicono i curatori nell'introduzione, intende proseguire lo sforzo di analisi dell'Italia delle religioni avviato da tempo. Vogliamo quindi dialogare con l'opera e i suoi autori per cercare di capire le interpellanze del pluralismo religioso per il futuro delle culture religiose, e non, che appartengono all'universo occidentale. Alla scuola di Panikkar, infatti, abbiamo imparato che occorre riconoscere non tanto le sfide, quanto le interpellanze poste dal fenomeno multi-religioso odierno: abbiamo, cioè, lasciato l'arena del conflitto tra modernità e religione, dove valgono le sfide tra i contendenti, e abbiamo deciso di abitare l'agorà di tutti, dove le interpellanze di uno possono interessare anche l'altro. Questo è il tempo e lo spazio (post-modernità e piazza multicolore) dove le religioni possono concorrere a costruire un futuro per tutti, possono stare nello spazio pubblico non per rivendicare diritti del passato, ma per aiutare a costruire una grammatica di senso per la vita sul pianeta. Vogliamo, infondo, provare a trasformare problemi in occasioni di crescita scegliendo il pluralismo religioso non solo come realtà di fatto, ma come principio di un nuovo paradigma di convivenza. Le interpellanze del pluralismo religioso al contesto occidentale…. La crisi delle forme storiche delle religioni, in particolare quelle riferita alle chiese cristiane, protestanti, ma anche cattoliche, è una narrazione accolta da molta letteratura in occidente. Le indagini sociologiche, ma anche quelle delle scienze sociali che indagano le religioni, perfino i documenti magisteriali e pastorali descrivono la crisi dell'appartenenza religiosa, lo svuotamento delle chiese, la messa in discussione della tradizione in campo etico… Eppure, la stessa letteratura avverte che il sacro non è morto, che, al contrario, si assiste ad un suo ritorno. Come stanno insieme, allora, crisi delle religione e vitalità del sacro? Un'interpretazione ormai matura è quella di coloro che sostengono di essere in epoca di post-secolarizzazione, dove "post" deve essere inteso come superamento di un paradigma (quello della secolarizzazione e della sua annunciata "morte di Dio") e introduzione in un altro modello interpretativo, dove "credere senza appartenere" sembra essere il modus dominante.
Per un tema, quello del pentecostalismo, che gode ormai (e per fortuna!) di una ampia letteratura... more Per un tema, quello del pentecostalismo, che gode ormai (e per fortuna!) di una ampia letteratura, vorremmo nello stile della rubrica "in dialogo con…" far parlare tra loro o comunque avvicinare due recenti opere che in diversa maniera affrontano il tema. La preoccupazione non è solo quella dell'aggiornamento, quanto soprattutto quella di offrire una chiave di lettura del pentecostalismo che possa aiutare non solo a comprendere, ma anche a promuovere un dialogo con le comunità pentecostali. Obiettivo questo che compete ad una rivista che porta come titolo "Studi Ecumenici". In particolare, allora, ci appoggiamo al "magistero" di uno studioso molto qualificato di questo (e altro) tema quale Enzo Pace e ad un lavoro di ricerca di un giovane teologo brasiliano che ha recentemente pubblicato la sua tesi di dottorato sulla dimensione rituale del pentecostalismo. I testi in dialogo, allora, sono quello di taglio sociologico di E. Pace, Cristianesimo extra-large, EDB, Bologna 2018 e quello di rilettura teologica-pastorale di J. B. Ferreira de Araujo, La ritualità del pentecostalismo, Cittadella, Assisi 2019. La fede come spettacolo di massa Il sottotitolo del libro di Pace, riportato sopra, indica la prospettiva da cui si muove l'autore. Quella di offrire un'ermeneutica del fenomeno pentecostale analizzando, in questo testo, l'aspetto delle "mega-chiese" in particolare nel Sud del mondo: la fede come fenomeno spettacolare e popolare. Provando a dire le ragioni e le prospettive di una trasformazione del cristianesimo in ogni caso in atto. Un cristianesimo, del resto, che nel frattempo ha cambiato baricentro. Esso si sta rapidamente spostando. Già oggi il 60% dei due miliardi circa di cristiani sono nell'emisfero sud del mondo (Global South Christianity): rispettivamente in Africa, Asia e America Latina. Si calcola che tale percentuale possa salire nel 2050 al 75% sui tre miliardi di cristiani. L'Europa e il Nord America hanno già perso la loro posizione centrale che nel panorama del cristianesimo mondiale hanno mantenuto almeno sino al 1980. E nell'emisfero sud il cristianesimo cresce sia attraverso la Terza Età (dello Spirito) sia nella forma delle Mega-chiese. Cosa sono le mega-chiese? L'indagine di Pace aiuta a capire che esse si differenziano dai modelli ecclesiali sia della tradizione cattolica sia delle chiese della Riforma. Le mega-chiese sono interessate ad offrire spazi liturgici o rituali in cui i fedeli possano fare esperienza immediata della potenza dello Spirito, nell'efficacia dei doni spirituali che promuovono non solo un cambiamento interiore, ma anche il benessere e il successo nella vita mondana. Non hanno una tradizione storica alle spalle, si affidano a imprenditori carismatici che sapientemente trasformano le liturgie delle chiese
introduzione all'opera collettiva "Religioni e ospitalità" ospitante articoli di carattere teolog... more introduzione all'opera collettiva "Religioni e ospitalità" ospitante articoli di carattere teologico, etico e di riflessione a partire dal diritto
Se quella che stiamo vivendo non è solamente una crisi sociale e politica, ma, e tanto più, una c... more Se quella che stiamo vivendo non è solamente una crisi sociale e politica, ma, e tanto più, una crisi culturale e spirituale, occorre, allora, provare a riscrivere la risposta al problema. Questo diventa chiaro se, ad esempio, partiamo dalla realtà: in Francia, come documentato dalle cronache, alcuni cittadini di piccoli paesi alpini sono stati processati per aver compiuto il reato definito, secondo una recente legge conosciuta come "legge Sarkozy", "delitto di ospitalità". Il reato a loro imputato è di aver accolto, dato da mangiare ed ospitato per qualche giorno dei clandestini, usciti dal centro di identificazione di Ventimiglia. Ora, se l'ospitalità diventa "delitto" e non più "diritto" vuol dire che occorre tornare ad indagare il problema (il rapporto con l'altro e la questione identitaria) e provare a dare altre risposte. Come abbiamo risposto finora? Per molti secoli, il mondo occidentale moderno ha creduto che le appartenenze e le identità potessero essere declinate al singolare.
Come le parabole del vangelo, le strisce di Mafalda-eroina "arrabbiata" e "contestataria"-rifiuta... more Come le parabole del vangelo, le strisce di Mafalda-eroina "arrabbiata" e "contestataria"-rifiutano il mondo così com'è. Come il vangelo, il personaggio del fumettista argentino Quino ci aiuta a non abdicare al dovere di indignarci di fronte all'ingiustizia, a non dimenticare che la vera domanda filosofica non riguarda tanto l'essere e il nulla quanto come sia possibile il bene al posto del male. «Anche se al mondo ci sono più "problemologi" che "soluzionologi", come sostiene Mafalda, la piccola peste dei fumetti di Quino, non è un buon motivo per rinunciare al cambiamento, come dice il vangelo. È infatti possibile un diverso modo di stare al mondo, quello che si può esprimere con l'"avere tutto senza possedere nulla". Da Mafalda e dal vangelo impariamo che il criterio di giustizia sta nella circolazione dei beni e non nel loro accaparramento. La risposta al problema della fame, allora, ad esempio, prima che da una pratica viene da un pensiero: quello della gratuità. Molto oltre le intenzioni di Quino e degli evangelisti, Mafalda e il vangelo prestano attenzione alla dimensione etica della vita e portano avanti lo stesso appello alla giustizia e alla pace».
pazzinieditore.it VIGIL-TOMITA-BARROS (a cura), (†)Tissa BALASURIYA, Silvia Regina SILVA, Equipo teológico de Humahuaca, Argentina, Wanda DEIFELT, (†)José COMBLIN, Faustino TEIXEIRA, Etienne HIGUET, Joaquín GARAY, Ivone GEBARA, Christian TAUCHNER, Diego IRARRÁZAVAL. 2010 282pp ISBN:978-88-6257-078-7
Dopo aver sottolineato le sfide della teologia del pluralismo alla teologia della liberazione... more Dopo aver sottolineato le sfide della teologia del pluralismo alla teologia della liberazione (primo volume) e dopo aver indicato le prime risposte (secondo), questo terzo libro cerca di compiere passi concreti per la costruzione di una «teologia pluralista latinoamericana della liberazione".
Parliamo di "teologia", ed è ovviamente la teologia cristiana.
Diciamo "teologia latinoamericana", in un senso sia materialmente geografico che spirituale. Questa teologia è specificamente latinoamericana, perché abbiamo chiamato insieme teologi e teologi del nostro Continente. Ma anche questa teologia è spiritualmente latinoamericana, perché è localizzata e radicata in quella "geografia spirituale" delle grandi opzioni tradizionalmente riconosciute come "latinoamericane": l'opzione per i poveri, l'incarnazione nella storia, la costruzione appassionata dell'Utopia. di Dio e da una Chiesa umile e al servizio ... Una teologia, in definitiva, di liberazione, cioè sinceramente latinoamericana.
E diciamo teologia "pluralista" della liberazione, in un senso preciso e tecnico, in contraddizione con "esclusivista" o "inclusivista". La teologia della liberazione classica era sempre "inclusivista" - non avrebbe potuto essere diversamente. Quello che questo libro vuole costruire supera il paradigma dell'inclusivismo per approfondire quello del "pluralismo" – anche in senso tecnico, non in senso del linguaggio comune.
Anche se lo diciamo con tutta modestia, crediamo sinceramente che possiamo dire che questo libro di teologia della liberazione possa essere considerato il primo libro della storia scritto con il desiderio consapevole di superare l'inclusivismo e di mettersi in una prospettiva di "paradigma pluralista". I nostri critici e interlocutori diranno se siamo riusciti a dare un contributo significativo in questo sforzo. In ogni caso, intendiamo solo aiutare a fare il primo passo.
Leonardo BOFF è stato così gentile da fare un prologo per questo libro, con la sua autorevole parola di avanzamento e di chiarire le sempre nuove strade della teologia della liberazione.
Diego IRARRÁZAVAL ci offre come epilogo un bilancio teologico di questo libro diretto dalla Commissione Teologica Latinoamericana dell'EATWOT (AASETT).
«Possa contribuire a suo modo al dialogo tra le varie comunità teologiche e comunque di credenti del nord come del sud (in questo senso la prefazione a firma di Maurilio GUASCO aiuta a contestualizzare la recezione del lavoro fatto dai teologi/e latinoamericani/e). La voce che ci giunge dalla frontiera aiuti tutti noi a costruire quell’ermeneutica dell’alterità di cui abbiamo bisogno perché il mondo non imbarbarisca». (Marco DAL CORSO, direttore della collana).
pazzinieditore.it VIGIL,TOMITA, BARROS (a cura)–Michael AMALADOSS, Agenor BRIGHENTI, Paul KNITTER, Jacob NEUSNER, Teresa OKURE, †Raimon PANIKKAR, Peter PHAN, Aloys PIERIS, Richard RENSHAW, D.R.LOY, KL.SESHAGIRI RAO, F. TEIXEIRA, Amín EGEA, A. ROBLES, Irfan OMAR. 2012, 258pp. ISBN:978-88-6257-102-9
Il risultato della ricerca che questo quinto volume presenta, rivolto a persone dedite alla teolo... more Il risultato della ricerca che questo quinto volume presenta, rivolto a persone dedite alla teologia in tutto il mondo e nelle diverse continenti, produce un equilibrio non solo positivo, ma anche eccitante: nonostante ciò che molti credono, la teologia si muove, Si sta evolvendo, corre rischi, si interroga sulle trasformazioni che deve realizzare per essere teologia di oggi e teologia del futuro...
Come disciplina religiosa che è, è sempre stata tinta di un' aureola di eternità, di indiscutibilità, di immutabilità... Sembrava che la teologia - la scienza sacra! - non potesse cambiare dalla sua figura classica come patrimonio di religioni e chiese. Ma quello finì.
Decenni fa alcuni pionieri avanzarono la proposta di una teologia mondiale, una teologia mondiale - oggi diremmo una "teologia planetaria", per includere non solo il mondo umano ma il mondo cosmico, Gaia. Era la proposta di avanzare verso una teologia che usciva dal ghetto della sua stessa confessione religiosa, per poter parlare a tutta la società, quella società attuale che è sempre più religiosamente plurale.
In questo mondo di oggi, la teologia rigorosamente mono-confessionale è condannata a non essere ascoltata, forse anche a non essere nemmeno compresa dalla società nel suo insieme.
Abbiamo chiesto a questi teologi, e le loro risposte ci consentono di presentare un panorama attraente: la teologia del futuro sembra dirigersi verso un modello pluralistico (senza il classico complesso di superiorità religiosa e senza la verità esclusiva che tradizionalmente accompagnava la teologia), verso una teologia pluriconfessionale, che potremmo anche chiamare interreligiosa o multi-religiosa o (purché la parola sia ben qualificata) trans-religiosa. C'è chi parla anche di una teologia post-religional (religiosa ma al di là delle religioni, su un piano più profondo), secolare in questo senso, e con una coscienza planetaria in questa nuova società della conoscenza che in qualche modo sta diventando presente a poco a poco in tutto il pianeta, anche nei luoghi in cui pensano di non accorgersene.
Questi professionisti in teologia ci offrono pagine entusiasmanti, degne di studio e meditazione, con i loro argomenti positivi e negativi, per un buon discernimento.
Speriamo che la conclusione del lettore sia, come la nostra, che i tempi buoni corrono per la teologia, i tempi dell'effervescenza, della mutazione, delle nuove proposte, delle esperienze rischiose, di un futuro aperto. Stiamo camminando a un buon ritmo, non senza difficoltà, verso una teologia aperta e libera.
pazzinieditore.it VIGIL, BARROS, TOMITA (a cura), F.TEIXEIRA, D.IRARRÁZAVAL, P.SUESS, †Afonso SOARES, Edmund CHIA, †K.C.ABRAHAM, Ángel GONZÁLEZ, J.TAN YUN-KA, †R.PANIKKAR, †T.BALASURIYA, Mary GETUI, R.DOLAMO, Dwight HOPKINS, Carlo MOLARI, L.TROCH, R.RENSCHAW. 382pp, 2011. ISBN: 978-88-6257-134-0.
Il sottotitolo specifico di questo quarto volume è "Intercultural Liberating Pluralistic Theology... more Il sottotitolo specifico di questo quarto volume è "Intercultural Liberating Pluralistic Theology". Ognuno dei libri che l'hanno preceduto nella serie ha focalizzato il suo contenuto, passo dopo passo, su livelli consecutivi, al fine di costruire, con gradualità logica, il percorso verso una teologia pluralistica planetaria, cioè: cristiana, interreligiosa e in tutto il mondo, che può effettivamente aiutare le varie tradizioni spirituali a servire la pace e la costruzione di un nuovo mondo.
Questo quarto volume, autonomo e indipendente di per sé come ciascuno dei precedenti, si concentra sul compito di presentare e valutare l'attuale realtà della «teologia pluralista liberale intercontinentale», cioè vuole fare una prima indagine sui dati su come c'è questa teologia, in questo momento dell'inizio del viaggio, nel mondo di oggi, nei diversi continenti.
Descriviamo gradualmente il contenuto di questo libro, con il suo sottotitolo: «teologia pluralistica intercontinentale liberatrice».
• È un libro di teologia: non di scienze religiose, né di sociologia delle religioni, né di ecumenismo o di dialogo interreligioso; il nostro interesse è teologico; vogliamo fare teologia.
• Come è "teologia", è ovvio che siamo nel campo della teologia cristiana. Non siamo entrati nel campo della "teologia interreligiosa o interreligiosa", anche se non smettiamo di avere gli occhi puntati su quella sfida a cui abbiamo già fatto riferimento più volte.
• Ma diciamo che stiamo parlando di "teologia pluralistica" ... Di solito si chiama "teologia del pluralismo religioso", che a sua volta sappiamo che è un nuovo nome per la "teologia delle religioni" ... ma vogliamo essere più espliciti : perché, a rigor di termini, potrebbe esistere una «teologia del pluralismo religioso» che non era «pluralista», ma, per esempio - ed è un caso molto frequente - esclusivo. Potrebbe essere chiamato teologia del "pluralismo religioso" ciò che lo aveva come oggetto materiale (sarebbe una "teologia di genitivo") ma non come oggetto formale (una teologia in cui il pluralismo religioso era precisamente la prospettiva fondamentale, la rilevanza da per affrontare il suo oggetto materiale). La teologia del pluralismo religioso a cui ci riferiamo non è solo una teologia "di genitivo", cioè una teologia che ha il pluralismo religioso come "oggetto materiale", ma una teologia stessa costruita dalla prospettiva pluralista, al contrario di prospettive esclusiviste e inclusiviste. Vale a dire: una teologia veramente "pluralista", nel senso tecnico del termine.
• E specifichiamo che si tratta di una teologia liberatrice, o cio che è la stessa cosa: la liberazione, cioè, inscritta in quel grande genere di teologie che condividono la "formula dimensionale" della "lettura storica della realtà, centralità del regno e opzione per i poveri». Come ha già detto più volte, la nostra serie "Per le molte vie di Dio" mira precisamente a fare il "passaggio" tra la teologia delle religioni nord-atlantiche, che nel suo insieme non rientrava nel quadro della teologia della liberazione, e la teologia della liberazione. Intendiamo promuovere l'ingresso della teologia della liberazione nel campo della teologia delle religioni - un nuovo campo per essa - senza smettere di essere teologia della liberazione.
• E aggiungiamo "intercontinentale", infine, per esprimere che non siamo più inquadrati solo in America Latina, come nei volumi precedenti, ma che abbiamo saltato i confini e abbiamo esteso le nostre antenne agli altri continenti. Questo libro è strutturato proprio rivedendo lo stato di questa teologia pluralista liberatrice (cristiana) nei cinque continenti.
Questa è quindi la descrizione dettagliata del contenuto di questo libro, che dettaglia il suo sottotitolo specifico.
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Abya Yala by Marco Dal Corso
Teologia pubblica by Marco Dal Corso
ecumenico della cura. Essa appare prima di tutto per il suo valore di testimonianza, come attestato, tra altri esempi, da quella di mons. Derio
Olivero su cui si sofferma un altro articolo presente in questo numero. Ma
la cura serve anche a diffondere una cultura della convivenza, contro le
discriminazioni e i pregiudizi; serve, inoltre, a riaffermare il valore politico
e i diritti alla cura. Essa, infine, si propone come esperienza ecumenica
ed interreligiosa come attesta il recente documento firmato dal Pontificio
Consiglio del Dialogo Interreligioso e il Consiglio Mondiale delle Chiese.
Fino a provare a dire i tratti di un ecumenismo della cura.
Parliamo di "teologia", ed è ovviamente la teologia cristiana.
Diciamo "teologia latinoamericana", in un senso sia materialmente geografico che spirituale. Questa teologia è specificamente latinoamericana, perché abbiamo chiamato insieme teologi e teologi del nostro Continente. Ma anche questa teologia è spiritualmente latinoamericana, perché è localizzata e radicata in quella "geografia spirituale" delle grandi opzioni tradizionalmente riconosciute come "latinoamericane": l'opzione per i poveri, l'incarnazione nella storia, la costruzione appassionata dell'Utopia. di Dio e da una Chiesa umile e al servizio ... Una teologia, in definitiva, di liberazione, cioè sinceramente latinoamericana.
E diciamo teologia "pluralista" della liberazione, in un senso preciso e tecnico, in contraddizione con "esclusivista" o "inclusivista". La teologia della liberazione classica era sempre "inclusivista" - non avrebbe potuto essere diversamente. Quello che questo libro vuole costruire supera il paradigma dell'inclusivismo per approfondire quello del "pluralismo" – anche in senso tecnico, non in senso del linguaggio comune.
Anche se lo diciamo con tutta modestia, crediamo sinceramente che possiamo dire che questo libro di teologia della liberazione possa essere considerato il primo libro della storia scritto con il desiderio consapevole di superare l'inclusivismo e di mettersi in una prospettiva di "paradigma pluralista". I nostri critici e interlocutori diranno se siamo riusciti a dare un contributo significativo in questo sforzo. In ogni caso, intendiamo solo aiutare a fare il primo passo.
Leonardo BOFF è stato così gentile da fare un prologo per questo libro, con la sua autorevole parola di avanzamento e di chiarire le sempre nuove strade della teologia della liberazione.
Diego IRARRÁZAVAL ci offre come epilogo un bilancio teologico di questo libro diretto dalla Commissione Teologica Latinoamericana dell'EATWOT (AASETT).
«Possa contribuire a suo modo al dialogo tra le varie comunità teologiche e comunque di credenti del nord come del sud (in questo senso la prefazione a firma di Maurilio GUASCO aiuta a contestualizzare la recezione del lavoro fatto dai teologi/e latinoamericani/e). La voce che ci giunge dalla frontiera aiuti tutti noi a costruire quell’ermeneutica dell’alterità di cui abbiamo bisogno perché il mondo non imbarbarisca». (Marco DAL CORSO, direttore della collana).
Come disciplina religiosa che è, è sempre stata tinta di un' aureola di eternità, di indiscutibilità, di immutabilità... Sembrava che la teologia - la scienza sacra! - non potesse cambiare dalla sua figura classica come patrimonio di religioni e chiese. Ma quello finì.
Decenni fa alcuni pionieri avanzarono la proposta di una teologia mondiale, una teologia mondiale - oggi diremmo una "teologia planetaria", per includere non solo il mondo umano ma il mondo cosmico, Gaia. Era la proposta di avanzare verso una teologia che usciva dal ghetto della sua stessa confessione religiosa, per poter parlare a tutta la società, quella società attuale che è sempre più religiosamente plurale.
In questo mondo di oggi, la teologia rigorosamente mono-confessionale è condannata a non essere ascoltata, forse anche a non essere nemmeno compresa dalla società nel suo insieme.
Abbiamo chiesto a questi teologi, e le loro risposte ci consentono di presentare un panorama attraente: la teologia del futuro sembra dirigersi verso un modello pluralistico (senza il classico complesso di superiorità religiosa e senza la verità esclusiva che tradizionalmente accompagnava la teologia), verso una teologia pluriconfessionale, che potremmo anche chiamare interreligiosa o multi-religiosa o (purché la parola sia ben qualificata) trans-religiosa. C'è chi parla anche di una teologia post-religional (religiosa ma al di là delle religioni, su un piano più profondo), secolare in questo senso, e con una coscienza planetaria in questa nuova società della conoscenza che in qualche modo sta diventando presente a poco a poco in tutto il pianeta, anche nei luoghi in cui pensano di non accorgersene.
Questi professionisti in teologia ci offrono pagine entusiasmanti, degne di studio e meditazione, con i loro argomenti positivi e negativi, per un buon discernimento.
Speriamo che la conclusione del lettore sia, come la nostra, che i tempi buoni corrono per la teologia, i tempi dell'effervescenza, della mutazione, delle nuove proposte, delle esperienze rischiose, di un futuro aperto. Stiamo camminando a un buon ritmo, non senza difficoltà, verso una teologia aperta e libera.
Questo quarto volume, autonomo e indipendente di per sé come ciascuno dei precedenti, si concentra sul compito di presentare e valutare l'attuale realtà della «teologia pluralista liberale intercontinentale», cioè vuole fare una prima indagine sui dati su come c'è questa teologia, in questo momento dell'inizio del viaggio, nel mondo di oggi, nei diversi continenti.
Descriviamo gradualmente il contenuto di questo libro, con il suo sottotitolo: «teologia pluralistica intercontinentale liberatrice».
• È un libro di teologia: non di scienze religiose, né di sociologia delle religioni, né di ecumenismo o di dialogo interreligioso; il nostro interesse è teologico; vogliamo fare teologia.
• Come è "teologia", è ovvio che siamo nel campo della teologia cristiana. Non siamo entrati nel campo della "teologia interreligiosa o interreligiosa", anche se non smettiamo di avere gli occhi puntati su quella sfida a cui abbiamo già fatto riferimento più volte.
• Ma diciamo che stiamo parlando di "teologia pluralistica" ... Di solito si chiama "teologia del pluralismo religioso", che a sua volta sappiamo che è un nuovo nome per la "teologia delle religioni" ... ma vogliamo essere più espliciti : perché, a rigor di termini, potrebbe esistere una «teologia del pluralismo religioso» che non era «pluralista», ma, per esempio - ed è un caso molto frequente - esclusivo. Potrebbe essere chiamato teologia del "pluralismo religioso" ciò che lo aveva come oggetto materiale (sarebbe una "teologia di genitivo") ma non come oggetto formale (una teologia in cui il pluralismo religioso era precisamente la prospettiva fondamentale, la rilevanza da per affrontare il suo oggetto materiale). La teologia del pluralismo religioso a cui ci riferiamo non è solo una teologia "di genitivo", cioè una teologia che ha il pluralismo religioso come "oggetto materiale", ma una teologia stessa costruita dalla prospettiva pluralista, al contrario di prospettive esclusiviste e inclusiviste. Vale a dire: una teologia veramente "pluralista", nel senso tecnico del termine.
• E specifichiamo che si tratta di una teologia liberatrice, o cio che è la stessa cosa: la liberazione, cioè, inscritta in quel grande genere di teologie che condividono la "formula dimensionale" della "lettura storica della realtà, centralità del regno e opzione per i poveri». Come ha già detto più volte, la nostra serie "Per le molte vie di Dio" mira precisamente a fare il "passaggio" tra la teologia delle religioni nord-atlantiche, che nel suo insieme non rientrava nel quadro della teologia della liberazione, e la teologia della liberazione. Intendiamo promuovere l'ingresso della teologia della liberazione nel campo della teologia delle religioni - un nuovo campo per essa - senza smettere di essere teologia della liberazione.
• E aggiungiamo "intercontinentale", infine, per esprimere che non siamo più inquadrati solo in America Latina, come nei volumi precedenti, ma che abbiamo saltato i confini e abbiamo esteso le nostre antenne agli altri continenti. Questo libro è strutturato proprio rivedendo lo stato di questa teologia pluralista liberatrice (cristiana) nei cinque continenti.
Questa è quindi la descrizione dettagliata del contenuto di questo libro, che dettaglia il suo sottotitolo specifico.