Anni difficili (1943 - 1945)
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Info su questo ebook
Sono nato poeta, ma l’arco della mia esistenza presente sul pianeta è coinciso malauguratamente con un periodo storico assolutamente desolante.
Le circostanze e le vicissitudini di una vita solo apparentemente normale, hanno impedito di estrinsecare ai mille venti le mie idee di sempre.
Ecco perché ritorno giovane a novant’anni e rievocando il tragico momento storico (1943 – 1945)attinente un periodo della mia vita inopinatamente trascorsa, narro le impressioni e gli avvenimenti trascorsi dei miei lontani “vent’anni”.
La contraddizione caratterizza marcatamente questo triste periodo e lo spirito di conservazione e di giustizia del cittadino “perbene” si smarrisce nel caos dominante, compromettendo così, personalità e sicurezza fino a sacrificarle.
E’ la caduta dell’Italia fascista di Mussolini. Una pagina di storia a cavallo di due periodi certamente significativi. Finalmente il trionfo della democrazia, dove, gente di natura eterogenea, di costumi, religioni e abitudini differenti; sancisce misteriosamente l’avvenire di ciascuno di noi, in un comune spirito, sintetizzante il fine superiore di un popolo libero.
Vincenzo Sannino
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Anteprima del libro
Anni difficili (1943 - 1945) - Vincenzo Sannino
Sannino
Cap.I DAL MONTE DI PROCIDA (NA) A BERGAMO
Siamo all’ultima decade del mese di agosto dell’anno 1943.
Avevo appena compiuto i diciannove anni e mi apprestavo per l’imminente partenza attinente la chiamata alle armi
del secondo quadrimestre della classe 1924.
Erano i tempi dell’Italia Fascista di Mussolini e la guerra attraversava un momento estremamente critico per il futuro del nostro paese. Il conflitto durava già da tre anni circa e le conseguenze disastrose dei bombardamenti a tappeto operati dalle Fortezze Volanti Americane
erano presenti in ogni momento della vita quotidiana dei napoletani.
La distruzione di persone e di cose era continua e senza limiti di tempo. La posizione particolare del porto della città di Napoli, risultava obbiettivo strategico fondamentale per il nemico e quindi sottoposta ad un continuo e massiccio martellamento aereo di giorno e di notte. Buona parte della cittadinanza, per sopravvivere, fu costretta ad evacuare la città spostando la famiglia fuori metropoli ed a distanza ragionevole affinché, sia pure in maniera precaria e pericolosa, non cessasse del tutto l’acquisizione dei mezzi di sostentamento necessari giornaliermente Fu così che mi trovai sfollato con mio padre, mia madre e mia sorella Clelia sul Monte di Procida. E’ un promontorio prevalentemente tufaceo che si estende dominante ad ovest della zona flegrea, a picco sul mare e prospiciente l’isolotto di S.Martino sul canale di Procida. Il Monte di Procida, distante da Napoli circa trenta chilometri, consentiva ai residenti una sufficiente tranquillità in quanto l’ubicazione dello stesso nell’estremo lembo occidentale dell’area flegrea, lo escludeva quasi del tutto dallo svolgimento operativo praticato sulla metropoli dal nemico. La scelta del Monte risultava determinante anche per lo spostamento quotidiano di mio padre, specializzato nella costruzione di siluri, la cui sede operativa era a pochi chilometri ubicata alle falde del promontorio in località Fusaro.
Purtroppo mio padre, tutto dedico alla famiglia ed al lavoro, era affetto di una complicata nefrite che, trascurata per necessità del momento che si era costretti ad attraversare, l’avrebbe più tardi, portato malauguratamente alla morte.
Frequentavo l’ultimo anno dell’Istituto Industriale A.Volta di Napoli, ma il verificarsi degli eventi catastrofici giornalieri, obbligò la chiusura di tutte le scuole di città.
La disponibilità di tempo,la bellezza devastante della gioventù locale, specie nel periodo estivo, l’amenità dei luoghi con i proverbiali ed indimenticabili tramonti in località Belsito di effetti e bellezza sconvolgenti, segnarono in maniera concreta e per lungo tempo i miei giovani anni.
Labbra assetate di amore a prima vista,congiunte in un unico respiro nel sublime godimento di un tramonto infuocato.
Floria, Antonia, Anna, Maria e sempre e soltanto un nome gioca con il proprio ricordo.
Galeotto tramonto di Belsito del Monte.
In esso vive sempre l’eterna musica divinamente trascorsa ormai nel tempo.
Il tempo, nostro peggiore nemico, è inversamente proporzionale all’esistenza stessa dell’uomo. Infatti,la presenza di questo ultimo sul pianeta, col progredire inesorabile degli anni, si accorcia progressivamente fino a scomparire del tutto. Il segreto per fermare il tempo.
Evitare la continuità, ovvero il ripetersi di quell’attimo cosiddetto magico
in cui la quasi perfezione si identifica in tutto quello che ti circonda e che avverti in quel momento per la prima volta e con gioia inspiegabile.
L’attimo magico è irripetibile, nuovo perché si